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Riassunto della raccolta In tutti i sensi come l'amore Simona Vinci, Schemi e mappe concettuali di Letteratura

Riassunto discorsivo con analisi della raccolta "In tutti i sensi come l'amore" di Simona Vinci.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2020/2021

Caricato il 07/04/2022

aly-farfy
aly-farfy 🇮🇹

4.7

(12)

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Scarica Riassunto della raccolta In tutti i sensi come l'amore Simona Vinci e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Letteratura solo su Docsity! IN TUTTI I SENSI COME L’AMORE – SIMONA VINCI Simona Vinci esordisce nel 1997 con Dei bambini non si sa niente edito da Einaudi nella collana Stile Libero, rivolta alle novità underground più interessanti. Le sue caratteristiche possono definirsi nella volontà di narrare il reale in modo crudo e diretto e nello scegliere personaggi in preda ad impulsi devianti. Spesso sono le donne a riempire le pagine dei suoi libri, donne in preda alla solitudine che per sopravvivere provano di tutto, ripieghi, passioni morbose. In tutte le sue opere il corpo è al centro e si collega alle ossessioni dei personaggi che animano i suoi racconti. Ogni racconto si presenta come un laboratorio di scrittura dove si evidenziano diversi elementi: ogni storia è carica di forti sensazioni e il finale genera quasi sempre stupore e disorientamento. La vinci si serve di effetti cromatici e dell’anatomia nella realizzazione di una poetica descrittiva ma anche oggettiva. Il corpo quindi è punto centrale, si pone come nuovo punto fermo in vite dove persone e cose scorrono via inermi e veloci. In tutto ciò la Vinci usa un linguaggio esplicito e mai convenzionale, cosa che ha suscitato forte scandalo. Inoltre, il linguaggio è tratto dal quotidiano, con uno stile apparentemente semplice la Vinci crea suspence ed emozioni. Le proposizioni sono brevi e semplici, il periodare è di tipo paratattico, la punteggiatura è molto frequente (comune a molti autori dell’epoca) che denota una precisa volontà di naturalezza a cui corrisponde un andamento sciolto della prosa. Ogni racconto è narrato in prima persona, da un personaggio anonimo, ipotetici alter ego della scrittrice, l’autrice è però ben riconoscibile dietro ai suoi personaggi. L'atmosfera di fondo è sempre di un degrado generale, rapporti interpersonali vuoti, egoismo. C'è una forte ricorrenza di alcuni oggetti e luoghi: il cortile, la macchina fotografica, la malattia, la cucina, il mare, un aereo. In tutti i sensi come l’amore esplora amore e dolore, vita e morte, corpo e identità, realtà e desideri. All’inizio di ogni racconto (13 in totale) ci sono passi di poesie o dediche che costudiscono la morale o un aiuto nella comprensione del racconto che l’autrice ci offre. I racconti possono essere raggruppati per tematiche (viaggio – fotografie – l'amore di coppia o nel triangolo – una donna e i suoi pensieri – il sesto senso, un amore post organico) I tredici racconti di Simona Vinci esplorano, eviscerano il corpo umano e spirituale dell’amore che, per sua natura, ha a che fare anche con la morte. Un suono inevitabile, perché in tutti i sensi si trova l’amore, nel tatto, nel gusto, nell’olfatto, e spesso questo sentimento tanto acclamato non ha il viso dolce che ci immaginiamo. Per definirlo bisogna anche soffrire e, a volte, ammettere l’orrore e la morbosità, contemplare la deformità. Post umano: si intende il corpo marchiato e mutato volontariamente che nasce dall’incontro tra carne e metallo, tra pelle e inchiostro ecc. Si esplica nella volontà di essere altro. L'anatomia non è più un destino ma una scelta: non scegliamo il nostro corpo ma ne scegliamo le decorazioni sulla pelle. Specialmente Cose, Notturno e La ragazza angelo si possono leggere nell’ottica del post umano dove le protagoniste si sottopongono a mutilazioni ridisegnando i confini del proprio corpo, siamo di fronte a forme di trasgressione alle norme sociali dell’estetica e dell’amore e anche all’idea codificata (e commercializzata) del corpo di donna, ecco perché possiamo parlare di un femminismo post umano. • 1. AGOSTO NERO È agosto. Il racconto parte in prima persona e chi parla è una madre in viaggio con la figlia, lungo la costiera toscana (Maremma). Si parla di un agosto nero, di temporali e premessa autunnale, coi colori dell’estate che stanno sbiadendo. Si spostano di paese in paese, di spiaggia in spiaggia, di stanza in stanza. La bambina raccoglie conchiglie dentro una busta gialla, la madre la osserva da lontano. Pensa, immagina, di vederla annegare, di separarsene. Guardando il mare mosso e gli scogli, immagina che la bambina si rompa la testa contro uno scoglio, immagina il sangue e immagina la testa che ondeggia tra le onde. Tale pensiero, invece di spaventarla, la tranquillizza, queste terribili e frequenti visioni forse caratterizzando il suo amore per lei? La macchina della donna è sporca, come sporchi sono i capelli biondi della figlia e in generale - a detta della protagonista - come tutto ciò che è sotto la sua cura. La bambina raccoglie le conchiglie e le mette nella busta gialla che poi getta nella macchina, le conchiglie si rompono, non apre mai la sua busta per vedere all’interno lo stato delle sue conchiglie. La donna racconta di un episodio avvenuto la mattina quando ferme in un benzinaio in mezzo alla vegetazione dove ci sono mucche, cavalli e una donna. La donna, di colore, siede su di uno sgabello con le gambe allargate, il suo vestito è alzato e il suo capo chinato verso il basso. La madre dice che le cosce della donna le fanno venire voglia di tuffarsi al suo interno. La bambina scende frettolosamente dalla macchina e si dirige verso la donna che non alza lo sguardo, la bambina la sfiora. La donna la guarda con fare serio, la bimba rimane impietrita. La madre in quel preciso istante pensa che spesso sua figlia fa ciò che lei pensa, senza che le due se lo dicano, si preoccupa per la bambina, teme che da grande possa commettere i suoi stessi errori. Alla protagonista gli alberghi e le pensioni sembrano tutti uguali, oltre a degli insignificanti dettagli non riesce a cogliere le differenze tra le varie stanze. La bambina quando entra nelle stanze lo fa in tutta fretta e con andatura virile, come suo padre (unico riferimento alla figura maschile). La protagonista racconta della stanchezza che prova alcuni giorni, la stanchezza per tutto ciò che la circonda e immagina di abbandonare sua figlia da qualche parte nella Maremma, lasciarla lì, è convinta che non si muoverebbe di un centimetro. Immagina spesso questi scenari, uno sulle scale che conducono alla spiaggia: sogna la bambina scivolare e sparire dopo l’ultimo gradino, inghiottita dalla sabbia. Mentre ricorda e pensa a tutto ciò, la guarda di sfuggita dal finestrino e pensa a quanto la ama. Mentre le due si dirigono verso il motel, la madre sogna di schiantarsi con la macchina e che i loro corpi prendano fuoco, la prima cosa ad incendiarsi sarebbero i capelli biondi della bambina. Arrivate al parcheggio, la bimba prende a calci la terra rossa allontanando i cani che cercano di avvicinarla. Mentre la madre raggiunge la stanza, nota sua figlia giù nel cortile; è immobile e fissa l’orizzonte e all'improvviso inizia a correre verso la collina, si ferma improvvisamente, alza le mani al cielo e lo fissa. La madre è abituata a questi strani atteggiamenti della figlia. L’indomani le due si dirigono verso la spiaggia di Alberese, la bambina non trova conchiglie da raccogliere. Va avanti e indietro con il capo chino verso la sabbia. La madre immagina che il corpo di sua figlia venga risucchiato dalla onde, senza che vi sia alcun rumore, non ci sarebbero funerali perché non ci donna e quella del suo corpo già morto. E poi è successo. Il bisogno di fotografare una ragazza, da poco defunta, una studentessa di 25 anni morta di ictus. Vuole immortalarne il volto, il corpo, il candore freddo e perfetto dell’amore cristallizzato. Il protagonista ha una vera attrazione per i corpi morti che rasenta la necrofilia, i corpi morti sono più vivi e veri di quelli ancora in vita: tutti i corpi morti che lui vede e fotografa sono per lui percorsi da una forza che da vivi non avevano avuto. Il protagonista apre la bara della ragazza al cimitero e fotografa tutto il suo corpo, alla fine dopo averla fotografata rimette ogni cosa al suo posto. Torna a casa, scopriamo che non è stata l’unica morta che ha fotografato, lo ha fatto con altri, anche se le foto non le riguarda mai. L’attenzione di questo fotografo necrofilo si fa sguardo collezionista ed analitico, di un oggetto (corpo) che non è più schiavo dei sensi. • 6. LA DONNA DELLA SCOGLIERA Questo racconto viene narrato da una donna ormai trentenne. Vive da sola e ha avuto un'infanzia difficile segnata da una madre ossessionata dalla forma fisica e dal peso. La donna ha subito un’esperienza che l’ha segnata per il resto della vita: all’età di circa 7 anni si trovava con suo padre sull’auto di lui, direzione mare. La bambina giocava a stringere gli occhi e a vedere le immagini dei fiori sfocati, rideva e questo infastidiva suo padre perché lui non amava la sua risata (non avevano un buon rapporto). Dopo aver accelerato, l’uomo non riesce a fermare l’auto e investe una bambina. Dopo essere stata allontanata, la bambina scappa dirigendosi su di uno scoglio, è il giorno del suo compleanno. Il racconto viene narrato quando ormai la donna è adulta ed è da poco rimasta sconvolta da una notizia che ha letto sul giornale: la notizia del giorno è che una donna si è suicidata gettandosi dalla stessa scogliera in cui era stata lei da bambina. La notizia l’ha sconvolta, non fa altro che pensare a ciò che è successo, non riesce a pensare ad altro. Organizza una cena per distrarsi, ama cucinare, la cucina è la stanza più bella della casa. Al telefono con una sua amica cerca di raccontarle ciò che la turba ma non ci riesce, così una volta riagganciato il telefono va in bagno e vomita, un'abitudine giornaliera (come una preghiera) che le permette di sentirsi meglio e cacciare via tutti i pensieri e dubbi. Porta fuori il cane e guarda le stelle mentre i pensieri corrono a quel corpo che cade sugli scogli. In questo racconto quindi si innesta il ricordo sulla base di un episodio presente, stessa tecnica lavorativa utilizzata nel racconto Lettera col silenzio. • 7. COSE Questo racconto ha come protagonista una donna che è affascinata e fissata con gli oggetti. Nella sua casa ci sono una quantità di oggetti tale da impedirle di poterli contare. Sostiene che anche il suo corpo è un oggetto, una cosa. Gli oggetti sono come lei, soli. Il suo amore per gli oggetti, di qualsiasi forma e consistenza, nasce da un desiderio inconscio di prendersi cura di qualcosa, dice che è cominciato tutto quando lui se ne è andato, lasciando tutte le sue cose, i suoi oggetti che lei ha usato e toccato accorgendosi di provare piacere. E così è nata un’ossessione. Nel corso degli anni, la protagonista è entrata in contatto con svariate tipologie di oggetti: riesce a riconoscere con i polpastrelli la loro consistenza, il tipo di fabbricazione, composizione. Lavora in un istituto di beni culturali e ha un collega cieco al quale vorrebbe chiedere cosa prova quando tocca gli oggetti, avendo lui un tatto più sviluppato degli altri. Sono anni che si pone questa domanda senza mai riuscire a trovare il coraggio di domandarlo. Il suo amore per gli oggetti la porta a cercare di avere dei contatti fisici con loro: dorme su pezzi di moquette comprata e mai montata, su dell’erba finta che ha steso sul pavimento del bagno, pur di avvertire delle sensazioni sulla pelle. Quando è stanca e sente che le solite cose non le bastano più, decide di comprare dei barattoli di vernice concentrandosi prevalentemente sulla loro consistenza. Arrivata a casa si spalma la vernice su tutto il corpo causando delle abrasioni sulla pelle ma sente di aver bisogno d’altro e compra dei farmaci in farmacia che assume aspettando di sentire il risucchio del suo stomaco. È affascinata dall’idea che la superficie del suo corpo si squagli, aprendosi e consumandosi, perché è la stessa fine che fanno le cose, prima o poi. In questo racconto la protagonista dà un valore vivo alle cose e questo genera una sorta di forma d’amore patologico e viscerale. L'attrazione per le cose è estrema in una perversione dove ogni azione si muove verso la distruzione del corpo. Il consumismo, una volta demonizzato, diventa passione amorosa e libidine dei sensi. Le cose qui finiscono per sostituire la vita stessa: siamo di fronte alla grottesca mutazione della protagonista in una cosa. Si cancella la separazione tra umano e non umano. • 8. LA RAGAZZA ANGELO Il protagonista della storia è un chirurgo plastico. Un giorno un suo ex collega di corso va a trovarlo nel suo studio, anche se non si vedono da anni questo amico sa tutto di lui, ha seguito la sua carriera a distanza. L'amico invece non si è mai laureato ed ha un aspetto trascurato. L'ha contattato perché ha bisogno d’aiuto, gli mostra delle foto che ritraggono sua sorella, Angela, una donna che presenta svariate ferite e incisioni su tutto il corpo e in particolare la fuoriuscita di ossa tanto da sembrare che abbia delle ali. Il fratello è turbato, chiede al medico di aiutarla seppur la ragazza non abbia alcun interesse a cambiare aspetto, è ormai rinchiusa nel suo mondo di disperazione. Man mano che il chirurgo scorre le foto si rende conto di essere di fronte ad una metamorfosi, da un corpo bello e fragile a qualcosa di non umano, trasformato, un incubo di carne. Apre anche ritagli di giornali che parlano di una ragazza con le ali. Il protagonista la conosce e dopo il primo incontro la descrive raggomitolata come un neonato con gli occhi pieni di paura. In seguito, dopo averla addormentata, la donna viene operata e al suo risveglio l’unica cosa che dice al medico è “Finalmente’’. Alla fine, la ragazza muore. La riflessione sul post umano si articola in letteratura di elementi desunti tanto dalla scienza quanto dalla filosofia e arricchiti di una nuova sensibilità. La Vinci scrive di un post umano dalle tendenze auto mutilanti, approda ad un post umano che tende al grottesco. Le donne di alcuni suoi racconti, come questo, proseguono inesorabili verso la morte. L’impresa di Angela in questo racconto si colloca nella concezione di arte carnale della francese Orlan la quale dal 1990 al 1993 si è sottoposta ad una serie di interventi chiururgici che le hanno dato dettagli rubati ai classici dell’arte come la fronte della Gioconda e il mento della Venere. Quella di Angela è una missione per superare con le ali costituite dalla carne la società patriarcale. • 9. DUE Questo racconto ha due protagonisti, un uomo e una donna. Il racconto inizia con l’incontro dei due: la donna non è di bell’aspetto e non è affatto romantica né affettuosa. L’uomo si considera un inetto al quale manca qualcosa per essere felice e si vergogna di lei. I due decidono di andare a convivere in una casa grande per avere i loro spazi. I loro incontri amorosi sono violenti: la donna durante un rapporto sessuale tenta di soffocare l’uomo che reagisce gettandola a terra. I due hanno degli istinti omicidi che si concretizzano con l’uccisione della loro coinquilina. La protagonista aveva deciso di affittare una delle stanze della casa ad una ragazza, una cameriera. La ragazza si presenta graziosa e fine, al contrario della protagonista. Il protagonista del racconto prova dell’attrazione sessuale per la nuova ragazza e quando la donna lo scopre non sembra avere reazioni, ma con lo sguardo fa capire al suo convivente cosa aveva intenzione di fare. Durante una cena la cameriera si trova sul divano, malata. I due conviventi stanno mangiando e nel frattempo la fissano. Tutto d’un tratto la donna mette le mani al collo della povera ragazza, l’uomo si avvicina alle due e, invece di fermare la sua compagna, decide di tenere fermi gli arti della cameriera. Dopo aver soffocato la ragazza, l’uomo va a dormire e la donna a disfarsi del cadavere. La mattina seguente i due hanno un rapporto sessuale, la casa ha ancora il profumo di quella ragazza che senza nessuna colpa è stata uccisa per puro divertimento. • 10. NOTTURNO Protagonista una donna che si trova da sola in casa di notte. La sua famiglia è partita presto. Ha avuto molti uomini negli ultimi anni e ora ripensa ad un uomo con cui è stata per un periodo, ripensa a tutta la loro storia e alle loro promesse, non ricorda più il suo sorriso e ha dimenticato anche il suono della sua voce. È il suo ventiquattresimo compleanno. Nella seconda notte fuma, beve vino, accende tutte le luci di casa, ascolta musica triste. Arriva un uomo in casa e hanno un rapporto ma lei vorrebbe che lui sparisse solamente. Nella terza notte lei pensa a tutti questi uomini e pensa a loro in modo vorace, ossessivo. Richiama un suo vecchio amor, parlano al telefono e si danno appuntamento a mezzanotte. I due si incontrano, ma appena lei lo vede le passa subito la voglia di stare con lui e dopo un po' se ne va. Durante la quarta notte pensa di nuovo agli uomini. Vorrebbe essere capace di smetterla. Durante la quinta notte decide di cucire i due lembi del suo stesso sesso, il dolore è acuto, prende un sonnifero e si addormenta. La sesta notte piange per il dolore. La settima notte è a casa, c’è anche un uomo. I due hanno un rapporto ma dura pochissimo perché lui inizia ad urlare. Lei chiama l’ambulanza e lo manda via, mentre guarda dalla finestra l’arrivo dell’ambulanze e lui che sale sopra sofferente. Un racconto dove prevale il desiderio di annientamento del corpo. Corpo pieno di ferite, penetrato e ucciso. Ferite d’amore e solitudine. La protagonista arriva ad una forte conclusione: una sorta di mutilazione genitale per chiudere dentro di sé il membro maschile e non averne mai più bisogno.
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