Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Riassunto della Vita di Vittorio Alfieri, Appunti di Letteratura Italiana

Riassunto della vita di Vittorio Alfieri

Tipologia: Appunti

2018/2019
In offerta
30 Punti
Discount

Offerta a tempo limitato


Caricato il 31/05/2019

Cinzia-Carofigli23
Cinzia-Carofigli23 🇮🇹

4.6

(20)

19 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto della Vita di Vittorio Alfieri e più Appunti in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! ​ ​giovedì 24 gennaio 2019 Parte prima Introduzione Il parlare, e molto più lo scrivere di sé stesso, nasce senza alcun dubbio dal molto amor di sé stesso. Alfieri, perciò confessa, che è stato convinto dall’amore proprio nello scrivere la sua autobiografia. Un altro dei motivi che lo hanno spinto nel cimentarsi in quest’opera è stata la paura che qualcun altro scrivesse della sua vita, in modo cattivo o errato, magari qualcuno che non lo aveva mai conosciuto. Per quanto riguarda il metodo, egli si proporrà di dividere il libro in cinque epoche (corrispondenti alle cinque età dell’uomo): puerizia, adolescenza, giovinezza, virilità e vecchiaia. La quinta parte (vecchiaia) non verrà mai portata a termine. Alfieri promette di non dileguarsi in discorsi/episodi della sua vita privi di importanza, ma di soffermarsi solo sulle particolarità che potranno contribuire allo studio dell’uomo in genere. Ecco quindi il terzo motivo ed il diretto scopo di quest’opera: lo studio dell’uomo in genere. Per quanto riguarda lo stile, Alfieri dice che lascerà fare alla penna il suo lavoro, in modo spontaneo e naturale: quindi un’opera dettata dal cuore e non dall’ingegno. Epoca Prima Puerizia «Nove anni di vegetazione» I. Nascita e parenti Nella città di Asti, il 16 gennaio 1749 nacque Vittorio Alfieri, da genitori nobili, agiati ed onesti. Queste tra loro qualità gli permisero di diventare l’uomo che è diventato. Alfieri sostiene che l’essere nato nobile, gli permise di poter dispregiare la nobiltà e svelarne le ridicolezze, gli abusi ed i vizi. La madre era di origine savoiarda; il padre morì forse di polmonite a sessant’anni, un anno dopo la nascita di Alfieri. La madre si risposò. Due anni prima della sua nascita, i genitori ebbero un’altra bambina, Giulia. Mentre scrive, Alfieri a 41anni. II. Reminiscenze dell’infanzia Prima dei sei anni, Alfieri ricorda con certezza uno zio, che gli voleva molto bene e che usava indossare dei particolari stivali a punta. Alfieri racconterà di aver rivisto quegli stivali nella sua giovinezza, e che gli richiamarono ‘’sensazioni primitive’’: ricordi https://download.wetransfer.com//eu2/59bd7a2220b910740f4…1wifX0ifQ.Y3XODbp8EomFjWrH1kKtn0byqPYqQDORwYKj_4lfv-E 14/05/19, 15U46 Pagina 1 di 14 e sensazioni che non provava appunto da quando era bambino. Sua sorella Giulia venne mandata in un convento, quando lui aveva 7 anni; di questo avvenimento si ricorda benissimo perché gli causò un grande dolore, che riprovò solo nella sua giovinezza, quando si trovò costretto a dividersi da qualche amante o caro amico. Da questo suo primo dolore di cuore, ne dedusse che ‘’tutti gli amori dell’uomo, ancorché diversi, hanno lo stesso motore’’. Dopo la partenza della sorella si fece più evidente il suo inclinamento allo studio, alla solitudine, e alla malinconia. III. Primi sintomi di un carattere appassionato La privazione della sorella lo lasciò addolorato per molto tempo. Inizialmente trovò consolazione alla sua solitudine frequentando la chiesa, poi il suo umore malinconico si fece sempre più forte. Tra i sette e gli otto anni, trovandosi un giorno indisposto e malinconico, uscì in giardino ed inziò a strappare fili d’erba e ad ingoiarli: Alfieri aveva sentito parlare dell’esistenza di un’erba detta cicuta, velenosa; nonostante non avesse mai pensato al morire, Alfieri continuava ad ingoiare erba nella speranza di trovarvi della cicuta. Si fermò solo a causa dei crampi allo stomaco che lo fecero vomitare. Inizialmente non disse nulla, ma quando sua madre lo scoprì lo rinchiuse in camera per più giorni. IIII. Sviluppo dell’indole indicato da vari fattarelli L’indole che si andava manifestando in Alfieri era questa: taciturno e placido, ma a volte loquace e vivace. Prevalentemente ostinato, restio, suscettibile e inflessibile. Alfieri giustifica questa sua indole con alcuni castighi che da bambino lo addoloravano molto, come indossare una reticella da notte in testa per andare a messa o essere chiusa in camera per giorni. V. Ultima storiella puerile Venne a trovarlo ad Asti un suo fratellastro maggiore, che studiava a Torino e che Alfieri non aveva mai conosciuto molto. Nei suoi confronti provava molta invidia (non odio) poiché anch’egli desiderava le stesse cose che appartenevano al fratello (denaro, libertà, ecc.) Un giorno, mentre giocavano a fare i soldi, Alfieri cadde ferendosi sopra l’occhio: la ferita gli provocò una cicatrice che tutt’ora possiede. Il fratello morì un anno dopo per un male al petto. Nel 1758 Alfieri fu mandato all’Accademia di Torino. Così termina questa fase/epoca della sua vita. Epoca Seconda Adolescenza https://download.wetransfer.com//eu2/59bd7a2220b910740f4…1wifX0ifQ.Y3XODbp8EomFjWrH1kKtn0byqPYqQDORwYKj_4lfv-E 14/05/19, 15U46 Pagina 2 di 14 giovinezza si può riassumere in poche parole: infermità, ozio ed ignoranza. Epoca Terza Giovinezza Abbraccia circa «dieci anni di viaggi e dissolutezze» XVI. Primo viaggio: Milano, Firenze, Roma La mattina del 1766 partì per Milano, città che non gli piacque per niente. Poi visitò Piacenza, Parma e Modena, fino a Bologna, che nemmeno gli piacque. Firenze fu la prima città che apprezzò da quando era partito; vi soggiornò per un mese. Poi visitò Luca, Pisa e Livorno che adorò per via del mare. Durante il viaggio Alfieri impara l’inglese: giustifica la sua preferenza per le lingue straniere poiché vede l’Italia un paese morto e gli italiani deboli, divisi e avviliti. Si vergognava di essere italiano, perciò non voleva praticare né sapere la lingua. Dopo una sosta a Siena, arrivò a Roma dove stette per 8 giorni: inizialmente non ne rimase colpito, ma la meraviglia crebbe di giorno in giorno. XVII. Continuazione dei viaggi A Napoli fu introdotto in parecchie case nobili; Alfieri sente la mancanza di una donna ma la sua voglia di viaggiare gli impediva di legarsi sentimentalmente a qualcuno. Riuscì a sbarazzarsi dall’aio (colui che, anticamente, aveva il compito di educare i figli delle famiglie dell'alta società) e di continuare a viaggiare da solo. Alfieri si sofferma sulla sua infelicità: sostiene di aver capito solo che probabilmente quella malinconia era dovuta all’assegna di un amore e di un nobile lavoro; e ogni qual volta una delle due mancavano, egli ne rimaneva angustiato. XVIII. Proseguimento dei viaggi: Alfieri tornò a Roma, dove conobbe papa Clemente XIII. Riuscì ad ottenere un secondo anno di viaggi per andare in Inghilterra, Francia e Olanda, con un’unica difficoltà: pagarsi il viaggio da solo. Dovendo perciò risparmiare, lo colse per la prima volta una sorta di avarizia nei confronti dei soldi. Prima però visitò Venezia, città che gli piacque molto: il loro dialetto, la folla, i teatri e i divertimenti. Ma solita malinconia, noia e insofferenza tornato presto a fargli visita. Ripensandoci ora e osservandosi meglio, Alfieri sostiene di avere un certo periodo dell’anno (di solito in primavera) in cui la mente e il cuore diventano vuoti e oziosi. XIX. Fine del viaggio in Italia e l’arrivo a Parigi Questo suo stato d’essere gli impedì di vivere a pieno i suoi viaggi. A Ferrara, non si curò del fatto che gli vi fosse la tomba dell’Ariosto, autore da lui molto apprezzato; così come a Padova, città di Petrarca. Alfieri non voleva più saperne dell’Italia. https://download.wetransfer.com//eu2/59bd7a2220b910740f4…1wifX0ifQ.Y3XODbp8EomFjWrH1kKtn0byqPYqQDORwYKj_4lfv-E 14/05/19, 15U46 Pagina 5 di 14 Una delle ragioni per cui scelse la Francia era godere del teatro: Alfieri amava le commedie, nonostante il suo cuore fosse più inclinato al pianto che al riso. Inizialmente sostò a Marsiglia, dove trascorreva lunghe ore in riva al mare. Poi si diresse a Parigi. XX. Primo soggiorno in Parigi Alfieri rimase molto deluso da Parigi, soprattutto per il mal tempo continuo che influenzò molto il suo giudizio. Trascorreva il suo tempo tra passeggiate, donne, teatri, e il dolore continuo. Prima di partire per Londra, visitò Versailles dove conobbe Luigi XV. Alfieri non perde occasioni di lanciare una frecciatina ai ‘’re rivoluzionari/plebei’’ in favore dei re dell’antico regime. XXI. Viaggio in Inghilterra e in Olanda: primo intoppo amoroso Partì per Londra insieme ad un cavaliere, il marchese Rivarolo. I due divennero molto amici. Londra piacque molto ad Alfieri, tanto da desiderare di poterci vivere per sempre e fargli dimenticare il malessere del suo vivere. Anche l’Olanda non gli dispiacque, ma meno di Londra; qui si innamorò di una fanciulla sposata, Cristina Emerentia: passarono diverse tempo a crogiolarsi in questo loro amore proibito, e trascorre felici serata con l’amico marchese. Ma questa felicità olandese non durò a lungo: la fanciulla fu costretta a partire col marito. Questa separazione spezzò il cuore dell’Alfieri, così come il dover lasciare il marchese e l’Olanda per tornare a Torino. XXII. Rimpatriato: inizio studi filosofici Dopo due anni di viaggi in Europa, torna a Torino. Iniziò il suo personale percorso di studi: lesse Rosseau, Voltaire, Montesquieu. Ma il libro che più lo colpì fu Vite Parallele di Plutarco: egli lesse le vite di quei grandi autori con tanto trasporto e furore. Studiò anche il sistema planetario, i moti e le leggi dei corpi celesti. Intanto crebbe la sua taciturnità, malinconia e nausea d’ogni comune divertimento. Decise che forse sarebbe stato moglie sposarsi ed avere figli. Pregò il cognato di presentargli qualche fanciulla nubile; la prescelta, però, fu indirizzata dalla famiglia ad un altro giovane, di miglior indole di Vittorio Alfieri. Questo episodio fece rinascere in lui il desiderio di proseguire con i suoi viaggi. XXIII. Secondo viaggio: Germania, Danimarca, Svezia Partì nel 1769. Passò per Milano e Venezia, e poi a Vienna, che gli parve molto simile a Torino. Ridivenne ozioso e piano piano assunse il carattere di un selvatico pensatore: queste sue particolarità, insieme alla normali caratteristiche i un 20enne, davano vita ad un essere assai originale e ridicolo. Visitò Praga e Dresda, fino a Berlino, dove conobbe il re Federico. Non si trattenne molto in Germania, poiché lo definisce un paese spiacevole e doloroso per la presenza massiccia di truppe militari. Copenaghen gli piacque molto, per la sua somiglia con l’Olanda. Infine arrivo in Svezia, i cui posti e abitanti gli andavano molto a genio. XXIIII. Proseguimento di viaggi Alfieri partì dalla Svezia alla Finlandia, per il golfo di Botnia, che descrive come ‘’un’ammasso di barracche’’. Partì subito dopo per la https://download.wetransfer.com//eu2/59bd7a2220b910740f4…1wifX0ifQ.Y3XODbp8EomFjWrH1kKtn0byqPYqQDORwYKj_4lfv-E 14/05/19, 15U46 Pagina 6 di 14 Germania dopo circa un mese di viaggio, il più spiacevole, tedioso e oppressivo di tutti. In Olanda rivide di nuovo l’amico marchese; poi partì per Londra, dove restò per 7 mesi. XXV. Secondo fierissimo intoppo amoroso a Londra A Londra ritrovò i suoi vecchi amici, tra i quali il principe di Masserano e il marchese Caracciolo. Ma non solo, conobbe anche una donna, Penelope Pitt (moglie di un visconte inglese), diventando il suo amante. Durante una gita a cavallo, Alfieri di sloga una spalla, che lo terrà a letto per qualche giorno, impedendogli di vedere la donna amata. Nei gironi seguenti, il visconte scopre del tradimento di Penelope e sfida Alfieri a duello; quest’ultimo accetta, nonostante la spalla slogata. Nessuno dei due muore. Il visconte chiederà il divorzio, ed Alfieri si farà subito avanti per sostituirlo. XXVI. Disinganno orribile Penelope confessa di aver avuto nel mentre un’altra relazione con un palafreniere. Alfieri si sente morire dal dolore, e ancora oggi afferma di sentir ribollire il sangue ripensandoci. Alfieri la lasciò subito dopo. Poco dopo, scopre che una gazzetta di Londra ha pubblicato tutta la vicenda. Alfieri, sentendosi più tradito che mai, corre subito da Penelope per avere spiegazioni: i due discutono molto e Alfieri maledice la donna, nonostante sappia di non potersene separare; così i due tornano ad essere amanti. Dopo una settimana, Alfieri la accompagnerà in un monastero, dove i due si lasceranno. Alfieri ammette che questo episodio è stata un’occasione in cui è riuscito a conoscere e a mettere diversamente alla prova se stesso. XXVII. Ripreso il viaggio per l’Europa e ritorno in patria Lasciata l’Inghilterra, Alfieri giungerà prima in Olanda dal suo vecchio amico marchese, alla ricerca di un pò di conforto. Poi partirà per la Spagna: durante il viaggio, sosta per un mese a Parigi, dove gli venne offerta la possibilità di conoscere Rosseau. Ma Alfieri gentilmente declinò. Arrivato in Spagna, visitò prima Barcellona e poi Madrid. La sua irrequieta indole è sempre presente: per Vittorio Alfieri, l’andare era sempre il massimo dei piaceri, e lo stare il massimo degli sforzi. Ha molte riflessioni morali e malinconiche in testa, che però non riesce a metter per iscritto, a causa dell’incapacità di stendere in versi i suoi pensieri. Questo lo portava ad avere un rapporto molto conflittuale con se stesso. Alfieri racconta di una notte in cui, il suo fedele servitore Elia (che lo accompagnava in tutti i suoi viaggi) tirò una ciocca di capelli troppo forte mentre lo pettinava; preso improvvisamente dalla collera, Alfieri lo menò. I due litigarono per molto facendo a pugni, ma poi fecero pace. Alfieri attribuì quell’improvvisa collera come ‘’la goccia che ha fatto traboccare il vaso’’, un vaso già stravolto di solitudine ed ozio. Lasciò presto Madrid per Lisbona: lo spettacolo di questa città, https://download.wetransfer.com//eu2/59bd7a2220b910740f4…1wifX0ifQ.Y3XODbp8EomFjWrH1kKtn0byqPYqQDORwYKj_4lfv-E 14/05/19, 15U46 Pagina 7 di 14 Alfieri non lascerà Firenze. Intanto, i suoi scritti aumentano, poiché l’amore per questa donna lo spronava a lavorare. Per restare a Firenze, Alfieri chiede prima una licenza più lunga, poi inizia il processo di ‘’spiemontizzazione’’: lasciò tutti i suoi beni alla sorella, e grazie al cognato ottenne il permesso dal re Vittorio Amedeo III di non far più parte del regno di Sardegna. Tutte le rime che Alfieri scriverà da questo momento in poi saranno dedicate a Luisa. Nonostante ciò, la situazione di Luisa è instabile: suo marito è molto violento, il matrimonio sembra andare a rotoli. Per salvarsi, Luisa si rifugiò in un monastero, prima a Firenze e poi a Roma, dove la separazione dal marito fu ufficialmente approvata. Per un breve periodo, i due amanti non posso incontrarsi, per non destare sospetti. Nel 1783 inizia la stampa delle prime 4 tragedie dell’Alfieri a Siena. Quello stesso anno, l’ex marito di Luisa muore. La lontananza dalla donna amata fa ricadere Alfieri per un breve periodo nella noia e nell’ozio. Intanto, l’amico Gori lo aiutava a terminare la stampa delle sue opere. Dopo le prime pubblicazioni, Alfieri ricevette la sua prima ‘’critica’’ da parte di Calsabigi da Napoli. I due amanti si rincontreranno in Svezia dopo un anno, ad Alsazia. Ma la felicità dell’Alfieri durò poco: ben presto venne a sapere della morte del Gori, il suo amato amico. Questa disgrazia lo turbò molto e lo segnò per sempre. Tornò da solo per un po' a Pisa, ma la morte dell’amico e l’avere la sua amata fuori dall’Italia gli fecero capire che ormai non c’era più motivo nemmeno per lui di restare qui. Così Alfieri tornò prima in Svezia, e poi con Luisa si trasferirono a Parigi. Qui Alfieri, accordandosi con il tipografo Didot, decide di pubblicare una versione accurata delle sue tragedie. Ma la convocazione degli Stati Generali nell’89 fa temere ad Alfieri per la pubblicazione delle sue opere. Alfieri percepisce il fervore di questi tempi e condanna la peble per aver tradito e dissacrato la libertà. Alfieri termina perciò la stesura della prima parte della Vita a Parigi, all’età di 41anni il 27 maggio 1790. Promette di continuare e portare a termine la sua biografia alla fine della sua carriera letteraria, aggiungendo 10/15 anni alla virilità o continuando con la quinta epoca. Parte Seconda Continuazione della quarta epoca Alfieri e la contessa d’Albany vivono a Firenze dal 1992. Alfieri riprende a scrivere la sua autobiografia nel 1803 all’età di 55 anni. XX. Finita interamente la prima mandata delle stampe, traduzioni di Virgilio e Terenzio; Alfieri continua con l’epoca quarta. Sempre a Parigi, ozioso e angustiato, iniziò a tradurre l’Eneide e alcune opere di Terenzio; queste occupazioni lo tolsero dal suo ozio, benché non ritrovò mai più il bollore necessario a creare nuove opere. In https://download.wetransfer.com//eu2/59bd7a2220b910740f4…1wifX0ifQ.Y3XODbp8EomFjWrH1kKtn0byqPYqQDORwYKj_4lfv-E 14/05/19, 15U46 Pagina 10 di 14 quell’ultimo anno a Parigi, scrisse soltanto epigrammi e sonetti per sfogare la sua ira contro gli schiavi padroni e dar libero sfogo alla sua malinconia. Insieme a Luisa, fecero un viaggio prima in Normandia e poi si diressero in Inghilterra. XXI. Quarto viaggio in Inghilterra ed in Olanda, e ritorno a Parigi Nel 1791 partirono per l’Inghilterra: questa volta Londra gli piacque un pò meno, criticandone soprattutto il modo corrotto di vivere. Successe nel giugno di quell’anno la famosa fuga del re di Francia, che fu poi ricattato e fatto prigioniero a Parigi. Questo avvenimento comportò la svaluta della moneta francese; ed essendo che Alfieri possedeva un terzo delle sue entrate in Francia (dove la moneta ormai aveva perso valore), dovettero subito tornare a Parigi. Nel viaggio di ritorno, Alfieri incontrò Penelope Pitt (sua vecchia fiamma) di cui non aveva saputo nulla per vent’anni. La vista di quella donna provocò all’Alfieri sentimenti contrastanti, tanto che le scrisse una lettera piena di affetti e di rimpianti. Prima di tornare a Parigi, visitarono l’Olanda. XXII. Fuga da Parigi e rientro in Italia All’inizio del 1792 tornarono ad Abitare a Parigi; Alfieri non volle ma conoscere, parlare o avere nulla a che fare con quei facitori di falsa libertà. Nella primavera di quell’anno morì la madre. Intanto la situazione in Francia peggiorò e Alfieri e Luisa partirono per mettersi in salvo; nell’uscire da una Parigi blindata, vennero fermata da un gruppo di plebei rivoluzionari che, vedendo le carrozze i lori bauli, credettero si trattasse di una coppia reale. Alfieri fece di tutto per dimostrargli che si sbagliavano. Alla fine riuscirono a scappare, e il 3 novembre di quell’anno arrivarono a Firenze, dove stabilirono per sempre. XXIII. Ripresa della vita letteraria Dopo tre anni in cui Alfieri non aveva composto nulla se non alcune rime, ideò l’Apologia del re Luigi XVI ed anche una prosa storico-satirica sulla Francia rivoluzionaria, che chiamò Il misogallo (in cui aveva riposto la sua vendetta e quella dell’Italia). Nonostante non possedesse più il furore giovanile necessario per scrivere, Alfieri trovò un altro passatempo: quello del recitare. A Firenze trovò alcuni giovani, molto capaci, con cui recitò alcune delle sue tragedie. Questo passatempo lo occupò per diversi anni. XXIV. Traduzioni delle tragedie greche, altre satire, e cose varie Per sfuggire all’ozio, Alfieri lesse alcune opere di autori che non aveva mai letto: Omero, Aristofane, Pindaro, ecc. Intanto andava anche scrivendo rime e satire. XXV. Inizio dello studio della lingua greca Nonostante non sia dotato di nessuna particolare indole verso le lingue straniere, Alfieri iniziò a comprare libri e dizionari sulla grammatica greca. Ostinato e forzando sempre di più gli occhi, la mente e la lingua https://download.wetransfer.com//eu2/59bd7a2220b910740f4…1wifX0ifQ.Y3XODbp8EomFjWrH1kKtn0byqPYqQDORwYKj_4lfv-E 14/05/19, 15U46 Pagina 11 di 14 alla fine nel 1797 fu capace di leggere qualsiasi scritto greco. Quello stesso anno portò a termine la stesura di 17 satire. XXVI. Continuazione dello studio letterario Dopo aver letto diversi autori greci e latini, Alfieri si cimenta nell’opera di Euripide, l’Alceste: e ne rimase così colpito che, dopo averla letta e tradotta e riletta diverse volte, decise di crearne una sceneggiatura tutta nuova che compose e stese nel ’98. Questa sua ultima tragedia ebbe molto successo. In quello stesso anno commissionò un suo ritratto al pittore Saverio Fabre, che Alfieri poi regalò alla sorella Giulia. XXVII. Continuazione degli studi e invasione dei francesi nel ’99 Alfieri sa che il peggio della rivoluzione francese sta per arrivare: così dispose tutto per vivere incontaminato e libero e rispettato in caso di morte. L’ultima cosa che scrisse fu un ode a Pindaro intitolata Teleutodia. I francesi invasero Firenze il 25 marzo del 1799; quello stesso giorno, Alfieri e Luisa partirono per rifugiarsi in una villa nelle campagne toscane. XVIII. Soggiorno in villa e ritorno a Firenze A Firenze viene proclamata la stessa libertà che era in Francia; molti politici e nobili vengo uccisi, cosa che fa molto preoccupare Alfieri. Questa situazione durò fino al 5 luglio del’99, quando i francesi vennero sconfitti dagli austrorussi nella battaglia della Trebbia e costretti alla ritirata. In quello stesso periodo, Alfieri scopre che la ristampa di alcune sue opere a Parigi non venne mai effettuata; così denunciò l’accaduto ai giornali. XXIX. Seconda invasione Il 15 ottobre del 1800 i francesi invadono di nuovo la Toscana; questa volta Alfieri non si rifugiò in villa ma restò a Firenze. Il generale comandante delle truppe Cesare Miollis voleva a tutti i costi conoscere Alfieri, poiché aveva letto tutti i suoi libri; ma Alfieri fece di tutto per non incontrarlo mai. Intanto, Alfieri venne preso da un nuovo forte impulso naturale di scrivere e partorì poco dopo sei commedie. XXX. Malattia Nel 18001 finalmente si raggiunse la pace con i trattati di Luneville tra Austria, Francia, Regno di Napoli, Inghilterra, ecc. mentre a Parigi, Napoleone Bonaparte veniva nominato console a vita. Alfieri, intanto, non pensava ad altro che a portare a termine quella sua lunga e copiosa carriera letteraria. Poco dopo, Alfieri si ammalò di un’accensione al capo e di una podagra al petto, che lo tenne convalescente per molto; venne poi a sapere della https://download.wetransfer.com//eu2/59bd7a2220b910740f4…1wifX0ifQ.Y3XODbp8EomFjWrH1kKtn0byqPYqQDORwYKj_4lfv-E 14/05/19, 15U46 Pagina 12 di 14
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved