Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

La Riforma Religiosa e Politica in Inghilterra: Da Giacomo I a Guglielmo III, Schemi e mappe concettuali di Storia

La diffusione delle idee cristiane diverse dalla Chiesa cattolica in Europa durante il XVI secolo, la spaccatura tra Chiesa cattolica e protestanti, la successione di Giacomo I e la sua politica religiosa e relazioni con la Francia, la crisi economica e politica sotto Carlo I, la seconda rivoluzione inglese e la fine della monarchia assoluta. Il testo illustra come le idee religiose e politiche influissero sulla storia inglese.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2020/2021

Caricato il 08/05/2022

ariel344
ariel344 🇮🇹

4.7

(12)

16 documenti

1 / 11

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica La Riforma Religiosa e Politica in Inghilterra: Da Giacomo I a Guglielmo III e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia solo su Docsity! 1. Scoperta dell’America 2. Martin Lutero e la Riforma protestante. 3. Caratteri generali della rivoluzione inglese. 1. La scoperta dell’America e gli imperi coloniali: questo tema è molto importante perché attraverso la scoperta dell’America si possono capire tante cose: ad esempio il razzismo, la schiavitù (in quanto tratta dello sfruttamento delle popolazioni indigene), ma ci aiuta anche a capire come, dopo la scoperta dell’America, molti vegetali che consideriamo parte del nostro patrimonio sono entrati a far parte del repertorio culinario: Il mais, il peperone, la patata, il pomodoro, le arachidi, il cacao, il fico d’India, sono stati importati all’inizio del XVII secolo. Ma soprattutto, vorrei esporre questo tema poiché tratta di due nazioni che mi stanno particolarmente a cuore: la Spagna e l’America; e proprio perché mi stanno a cuore, trovo interessante scoprire e sapere gli eventi passati e come tutto ebbe origine. In generale questo è un aspetto della storia che mi affascina, poiché credo che ciò che siamo ora lo dobbiamo proprio agli eventi passati della storia. Nel corso del XV secolo l’intensificarsi dei traffici marittimi favorisce lo sviluppo di alcune città iberiche affacciate sull’oceano Atlantico: Cadice e Lisbona. Mentre dalla penisola iberica e dalla Francia si raggiunge Londra, Bruges ed Anversa. Tra il 1346 e 1341 navigatori genovesi al servizio della corona portoghese scoprono le Canarie. Molto importanti sono sia lo sviluppo delle tecniche navali, per affrontare le onde dell’atlantico occorrono navi più grosse e con un sistema di vele più complesso; sia degli strumenti di navigazione: la bussola per individuare il nord e l’astrolabio per misurare, attraverso triangolazioni e calcoli, in cui si trovano le navi la latitudine. Anche la cartografia si sviluppa notevolmente. In Portogallo, nella seconda metà del Trecento, la dinastia degli Aviz favorisce l’ascesa dei ceti mercantili a danno dell’aristocrazia feudale. Il principe Enrico il Navigatore investe molto in attività marittime commerciali e esplorative Nel 1415 i portoghesi occupano Ceuta, in Africa settentrionale, di fronte a Gibilterra. Vengono poi colonizzate le isole di Madera, Azzorre e Porto Santo. Successivamente le navi portoghesi si spingono più a sud approdando alle isole di Capo Verde, Sierra Leone e nel golfo di Guinea, fondando nuove basi commerciali costiere. Queste esperienze nautiche e geografiche permetteranno a Bartolomeo Diaz di doppiare il Capo di Buona Speranza. Nel 1497 Vasco da Gama, raggiunge l’India. Ma il commercio delle mercanzie indiane rimane comunque problematico a causa del monopolio che i mercanti arabo/mussulmani continuano ad esercitare sulla regione. Per imporre i loro commerci e fondare basi commerciali, i portoghesi finiscono con l’entrare in guerra con i sovrani locali riuscendo a controllare le rotte commerciali. Mentre le navi portoghesi costeggiano l’Africa, la regina Isabella di Castiglia finanzia la spedizione di Colombo per arrivare in Cina navigando verso occidente. Il 12 ottobre 1492 le navi spagnole approdano all’isola di San Salvador, credendo di essere giunti a Cipango (Giappone) ne prendendo possesso in nome della regina spagnola. Tra la corona portoghese quella castigliana sorse il problema della delimitazione dei rispettivi diritti. Nel 1493, papa Alessandro VI stabilisce una linea di demarcazione, poi rinegoziata nel 1494, che porta ad una spartizione dei territori scoperti. Solo con Amerigo Vespucci (1501) prende corpo l’idea che le terre scoperte da Colombo sia un vero e proprio Nuovo Mondo. Nel 1519 Magellano, dopo due anni di navigazione, riesce nell’impresa di circumnavigare per la prima volta il mondo. Intanto nelle terre scoperte da Colombo inizia un disumano sfruttamento delle popolazioni indigene (per la brama dell’oro) che porterà ad una progressiva estinzione delle popolazioni autoctone ed al successivo sviluppo del commercio degli schiavi, tale commercio raggiungerà le dimensioni di una vera e propria tratta nel XVIII sec. Nel Nuovo Mondo gli europei entreranno in contatto con popolazioni diverse e diversamente sviluppate ed organizzate ma nessuna capace di resistere ai conquistadores (conquistatori). Vengono annientati l’impero azteco in Messico e quello Inca in Perù che inizialmente non si oppongono a questi nuovi venuti credendoli portatori di una nuova vita. Gli europei annientano le popolazioni indigene non solo grazie alle armi da fuoco ed all’uso dei cavalli che solo loro possedevano, ma anche perché tali popolazioni sono prive di difese immunitarie alle nuove malattie arrivate dall’Europa. La colonizzazione del Brasile da parte dei portoghesi inizierà solo dopo il 1530; dapprima la corona portoghese istituisce feudi concessi all’aristocrazia lusitana; solo successivamente decide di riacquistare il controllo diretto con un governatore generale. Prima conseguenza della conquista è la distruzione dell’universo religioso e culturale delle popolazioni americane che ne comporta non solo l’azzeramento delle credenze religiose, ma anche un vero e proprio trauma psicologico per la perdita dei tradizionali punti di riferimento religiosi, culturale e mentali. Successivamente sarà la Chiesa ad estirpare le loro credenze tradizionali imponendo i valori religiosi e culturali degli europei. Vi è pero chi, come Bartolomé de Las Casas, primo sacerdote ordinato in America, che conduce una battaglia a favore dei diritti umani degli indios e contro il loro sfruttamento. Ma le denunce di Casas rimangono inascoltate perché intesi contro i cospicui interessi economici dei conquistadores. Superata la fase di esplorazione ha inizio il consolidamento della corona castigliana; gli indios vengono raggruppati con forza in villaggi e si procede alla vendita dei loro terreni ai nuovi coloni. Il lavoro forzato degli indigeni viene utilizzato nelle fattorie dove si alleva bestiame e si coltivano banane, tabacco, caffè, canna da zucchero. Il pagamento delle tasse, basato prima in prestazioni di lavoro o fornitura di prodotti, viene forzatamente monetizzato, obbligando gli indios ad adeguarsi. I conquistadores cercano di dar vita in America a forme di organizzazione del territorio secondo gli schemi della loro terra di origine: si organizzano città e villaggi e si istituiscono municipi che assumono notevoli poteri. La monarchia castigliana cerca di ottenere un certo controllo della vita coloniale istituendo l’istituto giuridico dell’encomienda de indios (affidamento degli indios). Con l’encomienda il sovrano affida a ciascun colono un certo numero di indios ai quali insegnare la fede cattolica. Gli indios sono tenuti a prestare il proprio lavoro – obbligatorio e non retribuito - nelle terre e nelle miniere degli encomenderos che di fatto diventano i loro padroni. Gli encomenderos sono obbligati a fornire alla corona castigliana il proprio servizio militare. Nascono però tensioni fra la società coloniale ed il sovrano poiché quest’ultimo teme la nascita di una aristocrazia nel Nuovo Mondo, nel quale l’autorità regia è debole. La corona non possiede gli strumenti per controllare quei lontani possedimenti e quelle terre sono di L’imperatore Carlo V, contemporaneamente impegnato nella guerra con la Francia e con l’impero ottomano, tenta la mediazione. Ma il suo tentativo fallisce e quattordici città rifiutano di sottomettersi all’imperatore e stilano un documento di “protesta”, da qui il nome di “protestanti”. I principi protestanti si riuniscono in una lega di Smalcalda, che, nonostante sia sconfitta dall’esercito imperiale, ottiene, nella pace di Augusta (1555), il riconoscimento dell’esistenza della confessione luterana nel loro territorio. Viene sancito il principio: «cuius regio eius religio» con il quale i sudditi devono praticare la religione scelta dal proprio sovrano, o emigrare. La diffusione dello spirito protestante nella Svizzera e Alsazia porta alla nascita di forme di organizzazione confessionali diverse, ad esempio: a Zurigo gli anabattisti che sostengono il battesimo come scelta adulta e consapevole; a Basilea e a Ginevra vi è Giovanni Calvino che accentua l’idea della predestinazione: solo il Signore conosce quali anime saranno salvate, però gli uomini sono chiamati ad operare con zelo nella società in quanto verranno giudicati in base al buon esito delle loro azioni. I calvinisti non tollerano il dibattito delle loro idee e si chiudono nel recinto delle proprie certezze teologiche, chi non è d’accordo viene espulso e condannato al rogo. Accade così che le Chiese riformate riproducano l’intolleranza contro la quale avevano originariamente protestato. In tutta Europa centro-settentrionale la diffusione del movimento protestante procede con grande rapidità. 3. Nel 1603, alla morte di Elisabetta I, si estingue la dinastia dei Tudor e la corona passa al nipote Giacomo Stuart, re di Scozia. Giacomo IV di Scozia e I d’Inghilterra, era figlio di Maria Stuart (la regina cattolica di Scozia fatta imprigionare e poi giustiziare da Elisabetta I). La situazione religiosa ed ecclesiastica è particolarmente complessa: Elisabetta I aveva cercato di non radicalizzare la differenza tra anglicani e cattolici ancora molto presenti in Irlanda, in cui nelle regioni del nord si erano insidiate comunità presbiteriane, come in Scozia i calvinisti. Introdurre un’uniformità religiosa appare un dovere imprescindibile perché la compresenza di diverse fedi potrebbe condurre alla sedizione ed alla distruzione dei regni di Inghilterra e Scozia. Di fatto Giacomo I, pur cercando di aumentare il suo controllo nel campo religioso, evita di aprire liti su questo terreno tollerando la coesistenza di religioni diverse, anche la cattolica. Anche il progetto di fondere le due corone, unendone le istituzioni, viene respinto dal Parlamento. Innegabile la profonda differenza tra il mondo scozzese e la grande metropoli di Londra; il re stesso e la sua corte di giovani dediti alla caccia ed ai bagordi suscita diffidenza nell’aristocrazia inglese; solo la riconferma di Robert Cecil, ministro prediletto di Elisabetta, è una garanzia per l’aristocrazia. Pure in Inghilterra si impone lo stile suntuoso e economicamente caro delle altre corti europee. Le entrate finanziare della corona sono: rendite di terre regie, tariffe doganali, proventi feudali. Solo in caso di guerra il Parlamento può autorizzare nuove tasse. Ma sia l’inflazione, sia la propensione alle spese di Giacomo rendono le entrate statali insufficienti. Si ricorre alla vendita di uffici e di titoli nobiliari, riuscendo però a sanare solo parzialmente la grave situazione finanziaria. Il sovrano è obbligato chiede nuove tasse al Parlamento, sempre molto restio a concederle. Sotto Elisabetta, l’Inghilterra era stata il principale alfiere della lotta antiasburgica e il sostenitore della resistenza anticattolica in tutt’Europa. Giacomo I preferisce il ruolo di mediatore e pacificatore. La Francia, pur rimanendo in paese cattolico, uscita dalle guerre di religione appariva più tollerante. Contemporaneamente in Francia con la stabilizzazione politica, risorge lo spirito di rivalità nei confronti con la Spagna; questo atteggiamento è ben visto da Giacomo che spera di sfruttarlo. Il Parlamento inglese è però più propenso ad un netto impegno anticattolico in politica estera. La posizione attendista del sovrano inglese nella guerra dei Trent’anni in cui i protestanti, guidati da Federico V del Palatinato, vengono sconfitti dall’imperatore Ferdinando II e dalla Lega cattolica, risulta incomprensibile, proprio mentre la Spagna riprende la guerra contro le Provincie Unite. I calvinisti inglesi (i puritani) tornano ad intensificare la loro campagna anticattolica. Anche il matrimonio dell’erede Carlo con Enrichetta Maria, sorella del re di Francia, e la conseguente concessione della libertà di culto cattolico a Londra per la corte della regina, introduce un elemento di scarsa sintonia con gli umori della Nazione espressi dal Parlamento inglese. La fulminea scesa a corte dei George Villiers, suscitò diffusa avversione fra gli aristocratici. Dotato di molte qualità, Villiers era riuscito, grazie alla sua posizione privilegiata nell’entourage del sovrano, a raggiungere una posizione di primato sul piano politico. L’emergere anche in Inghilterra di un sistema cortigiano dominato da un’unica fazione dominante, come già succedeva alle altre corti europee, deve tener conto di una particolarità inglese: il controllo della corte non garantiva automaticamente quello del Parlamento. Alla morte di Giacomo I, e con la successione di Carlo sul trono inglese, cade anche la speranza di un’alleanza con la Francia in funzione antispagnola con la pace firmata da francesi. La prospettiva di un trionfo cattolico si sovrappone alle avvezioni per lo strapotere di Buckingham. Il Parlamento è favorevole ad una guerra navale che colpisca la Spagna nelle sue ricche colonie. Carlo I scioglie il parlamento che era entrato in aperto contrasto con Buckingham il quale impone un prestito ai sudditi abbienti; la Camera dei Comuni richiede al re -in cambio dei sussidi richiesti - di firmare una Petition of Right, che proibisca per il futuro nuove tassazioni da essa non autorizzate. Il successivo assassinio di Buckingham, accolto con manifestazioni di gioia, aggrava la situazione. Il sovrano decide di prendere in mano la situazione e torna a sciogliere il Parlamento (1629). Durante gli undici anni di governo diretto da parte di Carlo I, si verifica uno scollamento fra la corte (the Court) e il paese (the Country). Il re, non volendo convocare il Parlamento, ricorre a banchieri/mercanti per finanziarsi concedendo privilegi e monopoli commerciali, e imponendo anche ai sudditi imposte e dazi e reprimendo duramente ogni dissenso. In campo religioso, il sovrano appoggia l’arminianesimo tentando la via della mediazione nel complicato puzzle religioso dei suoi regni; ma questo provoca una reazione da parte dei gruppi puritani che porta alcune sette ad emigrare in America del Nord. Anche le Chiese d’Irlanda e di Scozia si ribellano al tentativo del re di uniformarle all’anglicanesimo: di fronte all’aperta ribellione della Chiesa presbiteriana Scozzese, Carlo I arriva ad inviare una spedizione militare che viene però sconfitta, il re è obbligato a recedere. Nel 1640, Carlo I è, suo malgrado, obbligato a convocare il Parlamento per finanziare la guerra. Il Parlamento chiede di discutere prima sulle proprie rimostranze alla corona e solo dopo delle richieste finanziare per la guerra agli scozzesi. E così, dopo appena tre settimane, il sovrano decide di licenziare il Parlamento (Short Parlament) e far arrestare alcuni componenti. Le trattative con gli scozzesi si complicano poiché essi pretendono un elevato risarcimento finanziario per i loro costi di guerra. Carlo I è costretto a riconvocare il Parlamento che di fatto non si sarebbe più fatto sciogliere (Long Parlament). L’azione del Parlamento ha il sostegno popolare. Viene chiesto al re di firmare un decreto di colpevolezza per tradimento contro il conte di Strafford suo primo ministro; sotto la pressione dell’opinione pubblica londinese Carlo I cede, finendo col firmare la condanna a morte di Strafford che verrà decapitato nel 1641. Successivamente il Parlamento ribadisce l’incostituzionalità ed illegalità di ogni tassazione senza consenso parlamentare ed ordina lo smantellamento di tutto l’apparato di governo volto alla repressione. A questo punto però il Parlamento incomincia a dividersi su come affrontare altri provvedimenti: da una parte vi è chi sostiene che il Parlamento deve tornare a svolgere solo una funzione di controllo sull’operato di governo esercitato dal sovrano e dai suoi consiglieri; dall’altra altri sono più propensi per una più stretta tutela da parte del Parlamento sul sovrano che ha mostrato ripetutamente di voler accrescere la sua autorità sottraendosi ai controlli previsti e assumendo posizioni filocattoliche. Nel 1641, un’improvvisa rivolta cattolica nell’Irlanda sconvolge gli equilibri politici del paese. L’opposizione parlamentare, guidata da John Pym e forte di un sostegno extraparlamentare, vota una proposta di sussidio alla spedizione repressiva in Irlanda condizionandola però al controllo sulla scelta del comando militare non fidandosi delle reali intenzioni del re. A questo punto, Carlo I tenta l’azione di forza ordinando l’arresto dei leader dell’opposizione che riescono però a fuggire e a dar vita ad agitazioni popolari e a manifestazioni di protesta. Il re si ritira a York, coi suoi fedeli. - il diritto di veto sulle leggi approvate dal Parlamento, controbilanciata dall’approvazione del bilancio di Stato da parte del Parlamento; - la direzione della politica estera e la nomina dei ministri, che sono però soggetti al giudizio politico del Parlamento. Il Parlamento con l’Act of Settlement (1701) esclude i cattolici dalla successione dinastica. Alla morte di Guglielmo sale al trono Anna, altra figlia di Giacomo II, poi il trono passa agli Hannover. Guglielmo I di Hannover si trova ad affrontare nel 1715, l’insurrezione della Scozia che contesta l’incorporazione/fusione del 1707 con l’Inghilterra. L’aristocrazia ha ottenuto solo una rappresentanza minoritaria nel Parlamento di Londra. Inizia un lungo periodo di predominio dei Whig nel Parlamento inglese dove i raggruppamenti politici, antenati dei moderni partiti, si contendono l’egemonia. Giorgio I, tedesco estraneo alla politica inglese, delega largamente il potere esecutivo ai ministri scelti tra i Whig; il più importante è Robert Walpole. Egli diventa il solo contatto fra il sovrano e gli altri ministri riscendo così ad influire fortemente sulle decisioni del consiglio. Nasce in questo modo la figura del primo ministro che non è solo amico personale e fiduciario del sovrano ma anche capo della maggioranza parlamentare da cui deve ottenere la fiducia per poter governare. Ora il re regna, ma non governa: è garante delle istituzioni e simbolo dell’identità nazionale. Durante il XVIII secolo Whig e Tory cominciano ad alternarsi al governo; i Whig appoggiati dai ceti più dinamici, i Tory dall’aristocrazia fondiaria più tradizionale; tutto questo in un sistema elettorale ancora molto imperfetto: vota solo che ha un reddito, manca proporzionalità elettori/eletti. Comincia a prendere vita la dialettica parlamentare moderna: una maggioranza che governa attraverso il primo ministro ed il suo governo; una minoranza che esercita una funzione di controllo; l’accettazione da parte di tutti delle regole del gioco. I membri del partito contrario non sono più nemici, ma soltanto avversari con cui competere per governare. Contro la giustificazione razionale dell’assolutismo elaborata da Hobbes nel 1688, John Locke nel 1690 contrappone uno Stato con poteri limitati, che deve innanzi tutto garantire i diritti fondamentali dell’individuo: libertà di stampa, di parola, di religione; diritto alla proprietà ed eguaglianza di tutti di fronte alla legge. La ribellione contro l’assolutismo è giustificata e per evitare questo occorre che i poteri siano separati e posti in mani diverse che si contrappongano e si bilancino a vicenda. Anche la religione non sfugge a questa ondata razionalistica e la Bibbia stessa viene sottoposta ad una nuova severa analisi che porta ad accettarne delle parti, a criticarne o rifiutarne delle altre. Nel XVIII secolo, il Regno Unito, unico Stato in cui esista una simile dialettica politica, diventa uno Stato a cui guardare con ammirazione, sia per il suo sistema di poteri divisi, sia per le libertà garantite, sia per la rappresentatività bicamerale. Quando, nel Regno Unito, al particolare sistema politico si unirà anche il fascino della grande potenza commerciale, marittima e militare, l’anglomania dilagherà in Europa. Nel continente sono sempre più in disuso le antiche istituzioni rappresentative dei ceti, la pressione dell’opinione pubblica incomincia a farsi sentire attraverso i libri, le gazzette; mentre la discussione politica avviene in luoghi informali quali i caffè ed i salotti in cui si confrontano le opinioni di gruppi sociali. Prendono vita anche società segrete tra cui si distingue la Massoneria, (nata a Londra nel 1717) che si richiama alla tradizione delle corporazioni di mestieri del Medioevo. Si tratta di una associazione di eletti dello spirito, che rifiuta discriminazioni di nascita, si ispira ad idee di pace, fratellanza, tolleranza e pratica una mutua solidarietà tra i propri membri. Risulta divisa in varie sette con ideologie diverse, ma accumunate da rituali di stampo religioso. La massoneria si diffonde ampiamente in tutta l’Europa con l’apertura di varie logge; poi raggiunge l’America. Dove non esiste la libertà di stampa e di associazione la sua attività si svolge nascostamente, venendo a volte tollerata, a volte repressa e qualche volta utilizzata dalle autorità per i suoi fini.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved