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Evgenij Onegin: Una traduzione di Ettore Lo Gatto, Sintesi del corso di Letteratura Russa

Eugenio Onegin, un romanzo in versi di Aleksandr Sergeevič Puškin scritto tra il 1823 e il 1830. la vita di Evgenij Onegin, un poeta misantropo, e i suoi rapporti con la società e le donne, tra cui Tat'jana Larin. Puškin dedica il romanzo a Pёtr Aleksandrovič Pletnёv. Il documento include una descrizione dei personaggi, la struttura del romanzo, e una analisi di alcuni capitoli. stato tradotto in italiano da Ettore Lo Gatto.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 13/07/2022

Casdsj
Casdsj 🇮🇹

4.6

(8)

7 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Evgenij Onegin: Una traduzione di Ettore Lo Gatto e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Russa solo su Docsity! Eugenio Oneghin traduzione di Ettore Lo Gatto Autore: Aleksandr Sergeevič Puškin (1799 -1837). Nacque a Mosca, in una famiglia di antica nobiltà. La madre era discendente di Abram Annibal (Il ‘Negro di Pietro il Grande’), dal padre eredita la passione per la poesia. Grazie alla vita mondana dei genitori entra in contatto con i maggiori scrittori del tempo, fin da giovane. Finito il liceo trova impiego nel Ministero degli Esteri e coltiva la sua creazione poetica. Il primo poema fu pubblicato nel 1820: “Ruslan e Ljudmila”. A seguito di alcuni epigrammi (Breve componimento diretto a fissare, per lo più in modo ironico o satirico, l'interpretazione personale di un fatto, sì da indurre il lettore alla riflessione o al riso) politici fu esiliato a Ekaterinoslav. Il poema fu acclamato dai giovani e aspramente criticato dalla vecchia generazione. Puškin si sentiva Poeta, titolo che gli venne riconosciuto anche da tutti coloro che avevano letto i suoi lavori. Lavorò presso il generale Raevskij nel Caucaso e in Crimea. Dal 1820 al 1823 servì a Kišnёv, sotto il generale Inzov. Dal 1823 fu trasferito ad Odessa, sotto il governatore generale Voroncov. Nel 1824 fu espulso dal servizio per una lettera privata in cui parlava del ‘puro ateismo’ come una possibile filosofia. Si trasferì dunque nella tenuta familiare di Michajlovskoe. Qui si concentrò sulla propria produzione artistica e sulla maturazione della propria concezione di artista. Nel 1829 si innamorò di una ragazza sedicenne, Natal’ja Gončarova, che non condivideva i suoi stessi interessi. Nel 1830 i due si sposano, ma la loro vita insieme non era felice, lei era attratta dalla vita mondana, lui invece avrebbe preferito concentrarsi sulla vita familiare, lontano dalla città e dai salotti nobiliari. P. inizia anche a sospettare di una tresca tra N. e il marito della sorella di quest’ultima. Nel 1836 fondò una propria rivista, ‘Il contemporaneo’, che non ebbe molto successo. Nel 1837 sfida a duello l’uomo che sospettava avere una storia con N. P. fu ferito mortalmente e morì qualche giorno dopo. Siccome però aveva difeso il proprio onore e la propria libertà, in un mondo che ormai lo sorvegliava e cercava di contenerlo in ogni modo possibile, egli risultò agli occhi di tutti vincitore. Personaggi: Evgenij Onegin (poeta misantropo, caratterizzati da tedio e freddezza); Lenskij (amico più giovane di O., sognatore e innamorato); Ol’ga Larin (sorella minore, innamorata di Lenskij); Tat’jana Larin (sorella maggiore, riflessiva, legata inizialmente alla vita semplice di campagna, in seguito regale Principessa, suo malgrado perfettamente inserita nella vita mondana); voce narrante (P. stesso si intromette nella narrazione per commentare o inserire elementi autobiografici); Njanja (bambinaia, descritta probabilmente con gli stessi tratti della njanja che aveva curato P.) Struttura: Scritto tra il 1823 e il 1830. Inizialmente 9 capitoli (nel piano del 1830), poi ridotti ad 8 (‘Viaggio di Oneghin’ rimosso per motivi personali; P. A. Katenin osserva che questa omissione è vantaggiosa per il lettore, perché interrompeva la narrazione del racconto, per inserire diversi elementi autobiografici, in questo modo però “nuoce all’intera opera”). Dedicato a Pёtr Aleksandrovič Pletnёv Capitolo Primo: Citazione iniziale: “A vivere s’aretta ed a sentire” Principe Vjazemskij Il capitolo primo dell’Evgenij Onegin, che nel piano retrospettivo del ‘romanzo’ fatto da Puškin nel 1830 porta il titolo “Chandrà” (Malinconia, Spleen), fu terminato nell’ottobre del 1823 e pubblicato nel Febbraio del 1825. In esso il protagonista viene presentato come un giovane esponente della nobiltà pietroburghese, imbevuto di byronismo ed irrimediabilmente annoiato della vita di società che conduce. Avuta notizia della grave malattia di uno zio di campagna, eugenio parte e lo trova già morto. Si trova così erede di una vasta proprietà nella quale decide di stabilirsi. Ricco di digressioni e di riferimenti autobiografici (+ voce narrante dice di conoscere personalmente il personaggio, come se fosse un amico), il capitolo si chiude con le amare previsioni dell’autore sull’accoglienza che la sua opera avrà dalla critica. → descritta l’educazione colta di E. “giovanotto colto, ma pedante”. “Somigliante però allo spleen inglese, -l’ipocondria nostrana - era prigione caduto il nostro Eugenio.” Il tedio lo assilla sia in città, sia in campagna. Capitolo Secondo: Citazione iniziale: “O rus! Orazio Oh, Rus’ “ Questo capitolo fu composto tra l’ottobre e il dicembre del 1823 e pubblicato nell’ottobre 1826. Nel piano del 1830 portava il titolo “Il Poeta”, con riferimento al giovane personaggio qui presentato, Lenskij. In esso si parla della vita di Evgenij in campagna, del suo scontroso appartarsi dai vicini, dell’amicizia con Lenskij; si passa poi a descrivere Ol’ga, la fanciulla amata da quest’ultimo, e la sorella di le, Tat’jana, protagonista femminile del ‘romanzo in versi’. Il sistema di vita patriarcale e tranquillo della famiglia delle due “signorine di campagna” ore lo spunto a strofe di ironica grazia. Descritto lo spirito puro e sognatore di Lenskij, asservito all’amore. La sua amicizia con Onegin, misantropo e disilluso, risulta insolita. “Disputavan di tutto e tutto infatti/ ad altre riflessioni dava l’ale”. Tatiana: “Silenziosa, / al par d’una cerbiatta timorosa, / selvaggia, triste, in grembo alla famiglia/ un’estranea pareva, non la figlia”; “Una costante ed unica compagna - / la fata Fantasia - fin dalla culla / lo scorrere dell’ozio di campagna / di sogni aveva ornato la fanciulla.” Tatiana passa le sue notti, o le mattine presto ad osservare la campagna fuori dal proprio balconcino, assorta nelle sue riflessioni, (cresciuta tra i racconti della njanja e delle sue letture) . La madre delle due ragazze era stata ‘condotta all’altare’ senza il suo volere, non amava il marito, ma si era rassegnata ad una vita tranquilla in campagna, governando una tenuta e crescendo le figlie. Paragone vita umana con la natura, metafora (frequenti nell’opera): gli uomini sono paragonati alle piante coltivate e poi mietute, ogni volta sostituite da nuove piante, giovani e sane. Alla fine del capitolo l’autore si rivolge direttamente ai posteri. Capitolo terzo: Cit. iniziale: “Elle était fille, elle était amoureuse” Malfilatre (lei era ragazza, lei era innamorata) Questo capitolo, composto tra il febbraio e l’ottobre del 1824, fu pubblicato nell’ottobre del 1827. Nel piano del 1830 portava il titolo “La signorina”, ed è infatti centrato sulla descrizione del carattere e dei sentimenti di Tat’jana. Vi si narra dell’ingresso di Evgenij in casa Larin e dell’amore che egli ispira alla fanciulla; parte del capitolo è occupata dalla celebre lettera di Tat’jana nella quale la giovane confessa con candida fiducia il suo amore. Il capitolo si chiude con un finale ad eetto, nell’attimo in cui, qualche giorno dopo aver ricevuto la lettera di lei, Onegin si presenta a Tat’jana. Tatiana si infatua di Oneghin, dell’idea che si è fatta di lui, credendo che sia l’incarnazione dell’amore raccontato nelle storie che sente da una vita → “Trasognata, si sente l’eroina / d’uno dei suoi romanzi prediletti, / or Clarissa, ora Giulia, ora Delfina, / e vaga nella calma dei boschetti, / con un pericoloso libro in mano, / dove va ricercando, e non invano, / le sue speranze, il suo nascosto ardore, / segreti frutti del ricolmo cuore;” (Non ricordo in quale capitolo viene sollevata la questione di come la lettura influenzi le donne). P. parla della tradizione letteraria e poi aerma “Ma adesso son gli spiriti ravvolti / nella nebbia e addormenta la morale; diletta il vizio nei romanzi e in molti / d’essi (come il mondo) vince il male.” altri appunti della sua matita / e, sempre più da loro incuriosita, / scopre d’Oneghin l’anima e la mente / in un motto, in un segni, una crocetta, un interrogativo, una lineetta.” Tatiana però è costretta a lasciare la casa, tanto amata, per andare a Mosca a cercare marito; ella così pronuncia il suo addio ai luoghi d’infanzia: “Vi saluto per sempre; questo mio / tranquillo mondo or cambio per il vano / falso e chiassoso turbine mondano.” Parte all’arrivo dell'inverno. Viene descritta Mosca, richiamando eventi storici che hanno segnato la città. (“Ed ecco, appare tra le querce, tetro / nella superbia della sua recente / tragica gloria, il castello di Pietro. Napoleone attese inutilmente, / inebriato per l’ultimo successo, / che il popol moscovita, genuflesso, / gli consegnasse del vecchio Cremlino / le chiavi. [...]). Tatiana non appartiene a questo mondo e viene osservata con curiosità da tutti; inizia a interagire con parenti, con i nobili e le loro figlie, in un ambiente di costumi corrotti: “ma del gran mondo sola occupazione / gradite è la malsana maldicenza. / Una bassa e volgare indierenza / accompagna i discorsi, ed ogni cosa, / perfino la calunnia, c’è noiosa.” E’ sopraatta dalla novità e vorrebbe ritornare alla semplicità della sua vecchia vita in campagna. Durante un ballo incontra il generale, ma sono le zie che devono farle notare l’interesse di quest’ultimo, lei era immersa nei propri pensieri. Capitolo Ottavo: Cit. “fare thee well! and it for ever, / Still for ever, fare thee well.” - Byron Nel piano del 1830 questo capitolo figura come nono, col titolo “Il gran mondo”. Avrebbe dovuto essere preceduto da un capitolo intitolato “Peregrinazioni”, che venne poi eliminato e del quale rimangono frammenti. Il presente capitolo, composto tra il dicembre del 1829 e in settembre 1830 e lungamente rielaborato dall’autore, venne pubblicato nel gennaio del 1832. Il poeta comincia con un appello alla sua Musa, per poi tornare al protagonista che, dopo qualche anno trascorso in vagabondaggi e nel vano tentativo di lenire i propri rimorsi, ritrova Tat’jana , divenuta ormai dama del gran mondo e si accende per lei di passione; la giovane donna però. benché lo ami tuttora, lo respinge. La Musa dell’autore ha subito un cambiamento, “Or, per la prima volta, a una serata / mondana, con un po’ di timidezza / la mia Musa ribelle ho accompagnata, / bella d’una selvatica bellezza.” La narrazione torna su Onegin, forse cambiato anch’egli. Viene elogiata la giovinezza e definito ‘beato’ chi è riuscito a godersela al meglio. “Oneghin (a lui torno, amici miei) / dopo il duello, punto dai rimorsi, aveva senza scopo alcun trascorsi / i suoi giorni nell’ozio e i ventisei / anni raggiunti, senza prender moglie, / né degli uci mai varcar le soglie.” Onegin incontra in società Tatiana e stenta a riconoscerla: ora è diventata una dama del gran mondo, non esiste più la delicata fanciulla che aveva averto teneramente il suo cuore a lui. Rimane folgorato e si accende in lui la passione, “Ma non s’accorge ella di lui per niente, / qualunque cosa faccia: [...]”. Lettera di Oneghin a Tatiana→ “Ma sia pure così; contro me stesso / più non oso lottare; a capo chino / m’arrendo, ché oramai per sempre messo / ho nelle vostre mani il mio destino.” (richiamo alla lettera di Tatiana per O.). Ella non gli risponde, ma O. non si arrende, continua a farle visita, sperando di poterle parlare in privato. Finalmente un giorno riesce a trovarla sola, “Pallida ed in disordine è seduta / e legge, il capo chino su un biglietto, / ad una mano poggiata la fronte, / e sgorga il pianto suo come una fonte.” T. lo ama ancora, ma non cede: “Allora - non è vero? - nel deserto, / lontana dalla fama e dal successo, / non vi piacqui. Che avete ora scoperto / in me di nuovo e mi correte appresso?” ; lei rivela di non essere felice in questa vita mondana, sarebbe molto più felice tornando alla semplicità e alla natura, ma ormai la sua sorte è stata decisa. “Perché fingere? V’amo. Ora sapete. / Ma ad un altr’uomo è la mia sorte unita: / sarò fedele a lui tutta la vita.” Tatiana esce e Oneghin rimane fermo, sconvolto. L’autore prende congedo dal lettore, poi dai personaggi e dal romanzo in sé. “Beato chi lasciò presto il festino / della vita e il boccale pien di vino / non vuotò fino in fondo, chi ha saputo / staccarsi dal romanzo suo più caro, / come da Oneghin io mi separo.” Frammenti del “Viaggio di Oneghin”: Nel piano del 1830 figurava come ottavo un capitolo intitolato “Peregrinazioni”. Questo capitolo, nel quale si sarebbe dovuto parlare del viaggio di Oneghin, fu iniziato nel 1829, ma già nel 1827 il poeta aveva scritto le strofe dedicate a Odessa. Sembra che il capitolo venisse portato a termine; il testo originario, tuttavia, si è conservato incompleto. In esso il viaggio di Onegin è pretesto a continue digressioni autobiografiche, che culminano nella nostalgica rievocazione che il poeta fa della propria permanenza a Odessa tra il luglio 1823 e il luglio 1824. P. lo omette per “non indurre i critici in tentazione” (?). ~”P. A. Katenin [...] ci ha fatto osservare che questa esclusione può essere anche vantaggioso per i lettori, ma nuoce al piano intero dell’opera, perché in questo modo il passaggio della tat’jana signorina provinciale alla Tat’jana gran dama diventa troppo inaspettato e non abbastanza spiegato.” Frammenti riportati: ● ”Oneghin si reca a Nižnij-Nòvgorod” ● “Oneghin si reca ad Astrachàn, e di lì nel Caucaso” ● “Oneghin visita poi la Tauride” [passaggio di P. da posizioni romantiche al realismo] L’intero romanzo in versi è costellato di citazioni letterarie e termini presi in prestito da altre lingue.
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