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Riassunto dettagliato del libro Filippo IV, Sintesi del corso di Storia Moderna

Riassunto molto dettagliato del libro Filippo IV, esame di storia moderna e contemporanea.

Tipologia: Sintesi del corso

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Scarica Riassunto dettagliato del libro Filippo IV e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! 1 - LA FAMIGLIA Il regno di Filippo III (1598-1621) successore di Filippo II Politica internazionale pacifista caratterizzata dalla pace con l’Inghilterra nel 1603. Durante il suo regno avvennero cambiamenti nella Corte che fu ristrutturata a due livelli: 1. le Case reali con il loro personale specializzato 2. Amministrazione (sistema consiliare: Consiglio di Stato, Guerra, di Castiglia, dell’Inquisizione e sistema territoriale: Consiglio d’Italia, Portogallo, Indie e Fiandre). Esaltazione della limpieza de Sangre con una forte competizione con la Chiesa di Roma. Lo sviluppo dei vari Ordini religiosi fu dovuto al loro supporto della Corona e ai vari legami stabiliti con le fazioni a Corte. Il vero artefice della rivoluzione nel governo fu il valido di Filippo III, il Duca di Lerma, interessato alla pratica del potere, fondato sulla formazione cortigiana a lui fedele e a matrimoni importanti per i suoi figli e non solo (matrimonio di Filippo IV con Isabella di Borbone, figlia della reggente di Francia Maria de’ Medici). Nell’ambiente di Corte stava crescendo lo scontento verso la figura del valido; nel 1616 decise di lasciare il suo potere al figlio, duca di Uceda ma due anni dopo il Re abbandonò il Validamiento. In questi anni fu riconfermato il modello di Corte tipico di Carlo V introdotto in Spagna già nel 1548, nel quale osserviamo la separazione tra vita privata e pubblica del sovrano e dei suoi famigliari che serviva ad esaltare il valore assoluto del monarca, ebbe un grande successo in tutta Europa e nei suoi domini. Si moltiplicò il numero di uffici e personale impiegato nelle Case reali (Camarero mayor, carica che costituiva il primo passo per diventare favorito del Re) nella Casa di Borgogna. Nella Casa di Castiglia era importante la carica del Tenente del maggiordomo maggiore seguito dal contabile. Il monopolio del potere fu nelle mani dell’alta nobiltà castigliana, ma nel complesso questi furono gli anni che gettarono le basi del siglo de oro spagnolo e il passaggio da Filippo III a Filippo IV alimentò l’avvio di una politica più espansiva e il superamento di quella fase di stallo. 2. Nascita e infanzia di Filippo IV Nasce a Valladolid da Filippo III e Margherita d’Austria nel 1605. Il concetto di Corona nell’ideale Catalano-Aragonese-Castigliano ha uno scarso contenuto mistico, ma afferma la superiorità del potere e si colloca al di sopra della stessa persona del sovrano, dunque ha un carattere spersonalizzante. La sua nascita fu salutata con allegrezza e buon auspicio di ripartenza sulle orme del nonno Filippo II. La regina Margherita portò a compimento la cacciata dei moriscos, a causa delle sue solide virtù religiose. La ricordiamo anche per l’assistenza agli infermi, per la malinconia e purtroppo per il suo bigottismo, alimentato dal suo confessore Juan de Santamaria, motivo di esclusione politica da parte del Duca di Lerma. Scelta dei nomi: Felipe che rimandava alla continuità politico-dinastica, Domingo nel segno dell’Ordine domenicano e della fedeltà all’Inquisizione e Victor de la Cruz ossia la vittoria militare sotto la guida di Dio. Il suo regno non ebbe infatti nemmeno un giorno di pace. 3.La giovinezza A soli 3 anni perde la madre, nel 1608, la quale morì di parto o secondo altre fonti, avvelenata da Rodrigo Calderón, segretario del duca di Lerma. Fu accusato di assassinio e decapitato nel 1621. La morte della madre fu un evento tragico, non riuscì mai ad elaborare il lutto e soffrì tutta la vita di una depressione morbosa motivata dalla paura della morte. Da piccolo fu anche colpito da una grave malattia e la sua ripresa fu molto lenta. La sua educazione fu caratterizzata da una disciplina religiosa e rigida, sicuramente a causa della devozione bigotta del padre e dei confessori che lo circondavano. I suoi istinti furono completamente repressi, i suoi unici divertimenti furono le rappresentazioni teatrali dai temi non scabrosi. Ricordiamo un suo amico d’infanzia, Luis de Haro, futuro Duca d’Olivares. 4. Il primo matrimonio La figlia di Maria de Medici, Cristina, avrebbe sposato Vittorio Amedeo di Savoia. Elisabetta, Filippo IV e Luigi l’infanta Anna. C’è stata una grande opposizione da parte dei protestanti, ma il matrimonio tra Elisabetta e Filippo fu reso pubblico il 25 marzo 1612 è rinviato di alcuni anni a causa della loro giovane età. Quando lei lasciò Parigi per raggiungere la Spagna, durante il viaggio contrasse il vaiolo, fortunatamente guarì poco dopo e il matrimonio fu celebrato. Si trattava di una bellissima bimba, più grande di Filippo, proprio per questo fu tenuta lontana dalla Corte e dallo sposo, il quale si dimostrò contrario poco dopo iniziando anche a protestare al riguardo. Solo nel 1620 si incontrarono, quando lui aveva 15 anni e lei 18. 5. La morte del padre Filippo III morì il 31 marzo 1621 affetto da depressione e dal costante pensiero di aver fallito come Re, ma in punto di morte il suo confessore gli ricorda anche i suoi meriti, come ad esempio il finanziamento della guerra contro i tedeschi assicurando la cristianità in Italia, la cacciata dei moriscos. Morì a soli 42 anni. Successivamente Filippo IV, ordinò al Duca di Uceda di ritirarsi dalla carica di Valido. La morte di Filippo III non lasciava molti rimpianti, tutti erano speranzosi di riportare la Monarchia cattolica ai vecchi splendori. 2 - L’EDUCAZIONE DEL PRINCIPE “Le impressioni di un ambasciatore” . Tra i libri più in evidenza troviamo Utopia di Moro e possiamo dire che prevale la storia nella cultura di Filippo, dato che la sua biblioteca conteneva libri di storia di tutte le parti del mondo più conosciute, sottolineando la concezione universalistica dell’Impero spagnolo. Amava la novella picaresca (El Lazarillo), la storia di Roma, delle Indie e delle Fiandre. Sapeva sia comporre che suonare. L'oscillazione tra ragion di Chiesa e ragion di Stato caratterizza tutto il suo regno. Privado > cortigiano di minor rango che otteneva la protezione di un signore potente Valimiento > controllo esclusivo della grazia del Re ed era percepito come un problema politico, il Lerma era riconosciuto come ministro universale e questa istituzione andava generalizzandosi in tutta Europa. Il rapporto del monarca con il suo valido costituiva la tematica principale dei Grandes Anales di Quevedo, e Filippo IV governo politico. Lo scontro tra i due non tardò a manifestarsi, uno era troppo diplomatico e il suo carattere contrastava con lo stile autoritario del secondo. Mentre rafforzava i legami col sovrano e creava la Junta de Reformacion, si acuivano i contrasti con Isabella di Borbone. Lo zio si alleò con la regina, non approvando il processo è la condanna a morte di Calderon e del Conte di Villamediana. Morì nel 1622 a 71 anni. Il rapporto tra Filippo e Olivares è stato oggetto di grandi ricerche storiografiche, anche perché ci sono stati momenti di dissonanze e conflitti nella loro amicizia. Per Olivares era necessario rompere il monopolio castigliano, promuovere matrimoni tra componenti della nobiltà distinte dei diversi reinos dell’impero e creare una classe dirigente costituita da componenti delle Giunte, formate da élite dei Consigli corrispondenti. Operò costantemente per coinvolgere Filippo nei processi del governo e nel cerimoniale, ma la sua era una personalità complessa. Il rapporto tra i due si strinse ancor di più nel 1625, anno che vide le vittorie spagnole a Cadice, Breda, Genova e Portorico, anno in cui il re venne chiamato Felipe el Grande. Tra il 1627 e il 1635 la politica estera fu impegnata su 3 fronti: la guerra nei Paesi Bassi, la successione di Mantova e il Baltico e l’Italia. Nel 1625 la Spagna intervenne a fianco dei cattolici della Valtellina contro i seguaci della riforma, essa costituiva per la spagna un corridoio di comunicazioni con gli altri domini in Italia. Dopo varie trattative gestite da Richelieu. la Francia costrinse la Spagna a restituire la Valtellina con una clausola che ne salvaguardava il cattolicesimo. La regione, però, entrava nella sfera d’influenza francese. Nello stesso periodo abbiamo la controversa eredità nel ducato di Mantova e nel marchesato di Monferrato che s’intrecciavano con la fase danese della guerra dei Trent’anni: l’espansionismo cattolico asburgico lambiva le potenze Nord Europee, in particolare la Danimarca nella quale regnava Cristiano IV che nutriva il sogno di regnare su tutta la penisola scandinava, progetto analogo a quello della Svezia. Aveva l’appoggio di Olanda, Inghilterra e Francia e scese in guerra a fianco dei protestanti contro l’Impero. Ferdinando II affidò il comando militare a Wallenstein che sconfisse le truppe protestanti e costrinse la Danimarca ad una pace umiliante. A Mantova moriva Vincenzo II gonzaga lasciando la nipote, Maria. La successione per via femminile non era legittima, il più forte candidato era Carlo duca di Nevers, ma non mancavano altri pretendenti come Carlo Emanuele di Savoia e il duca di Lorena. La morte di Gonzaga colse di sorpresa Madrid, ma non il duca di Nevers che mandò il figlio, duca di Rethel a Mantova per sposare la principessa Maria. Contro questa successione erano Carlo Emanuele I e la Spagna che hanno invaso Mantova e Monferrato. Non ci furono esiti apprezzabili per le truppe asburgiche, ma riuscirono con il trattato di Susa ad arrivare a qualche risultato: la Francia offriva ai Savoia alcuni territori nel Monferrato in cambio del diritto di transito dei francesi in esso e dell’aiuto per scacciare da Casale delle truppe di Gonzalo di Cordoba. La presenza francese nell’Italia settentrionale non piaceva e Gonzalo fu sostituito immediatamente da Ambrogio Spinola. La Spagna non aveva ricevuto nulla in cambio per la guerra in Italia. Il fallimento fu dovuto all’abbandono dell’imperatore, a incomprensioni tra Olivares e Spinola e alla maggiore forza diplomatica della Francia. Dopo questa sconfitta si ebbe la vera incrinatura nel rapporto di re e valido, il motivo era la diversità di posizioni sulla strategia internazionale asburgica, Filippo era favorevole ad investire risorse militari nelle Fiandre, mentre l’Olivares premeva sull’Italia. Era come se ormai Filippo volesse liberarsi di questo ministro autoritario, ma avesse paura di questa libertà, pertanto lo mantenne in carica. I primi eventi delle guerra franco-spagnola furono favorevoli alla monarchia asburgica, ma dopo divenne il contrario in quanto i colpi decisivi furono inferti alla Spagna e alle truppe imperiali a Rocroy e i francesi si spinsero fino alla Baviera. Al principio del 1648, gli spagnoli firmarono una pace separata solo con l’Olanda, riconoscendo la sua indipendenza. la pace di Vestfalia, sempre nel 48, fu siglata solo da Impero, Francia e Svezia. La Spagna non firmò nulla, continuando la guerra con la Francia. Quest’ultima aveva portato la guerra in Catalogna mentre il Portogallo era in rivolta. Le tensioni tra re e valido si acuivano, perché per l’Olivares prioritaria era la questione catalana, per il re, il Portogallo. Prima la caduta di Perpignan, poi la disfatta di Lerida provocarono disperazione e depressione al re. Ormai entrambi vivevano in uno stato di malinconia, con l’unica differenza che il valido alternava stati di ottimistica euforia a momenti di scoraggiamento totale, mentre la malinconia e lo sconforto di Filippo IV erano cronici. Nel 43 venne destituito dal re con la speranza di potersi riprendere il potere, desiderando che il governo tornasse nelle sue mani partecipando attivamente alla vita politica dell’Impero. Olivares morì due anni dopo. La crisi del duca aveva molteplici motivazioni: in primo luogo le sue sconfitte militari e la difficile condizione economica del regno, in secondo luogo l’odio da parte dell’aristocrazia, soprattutto quella femminile e poi il fallimento della sua politica interna; la mancata realizzazione della Union de las armas soprattutto. ALLA GUIDA DEL SISTEMA IMPERIALE - 6 Il sistema imperiale spagnolo Il primo carattere è l’unità religiosa e politica. In una società complessa caratterizzata dalla coesistenza di più fedeltà (famiglia, clan, ceto) solo due fedeltà si declinavano al singolare: quella a Dio è quella al re. La dinastia degli asburgo seppe unificare questi due sentimenti. Il secondo carattere è la presenza di una regione guida, in questo caso la Castiglia. A partire dall’età di Carlo V, è cresciuta in risorse demografiche ed economiche soprattutto grazie ai possedimenti americani. Filippo II localizza la capitale a Madrid. Il terzo carattere è l’inter dipendenza tra le parti attraverso la configurazione dei sottosistemi: una serie di funzioni coordinate assegnate ad alcune parti del sistema, un sistema di potenza regionale è uno spazio politico unitario. Il quarto carattere è il rapporto tra concentrazione e partecipazione politica. Infine il quinto carattere, l’egemonia nelle relazioni internazionali. La monarchia andò sempre più identificandosi con la confessione cattolica e l’esaltazione della limpieza de sangre. Il progetto della union de las armas fu pensato da Olivares anche per il rafforzamento della fedeltà alla Monarchia cattolica, quindi non prevedeva solo un contributo finanziario e militare da parte delle varie province, ma anche un vero coinvolgimento politico e morale. La provincia e il sottosistema che meglio desse all’urto della crisi economica e sociale fu proprio quello italiano grazie al rapporto tra il ducato di Milano, i vice regno di Napoli, Sicilia e Sardegna che configurarono un vero e proprio disgela di potenza e difesa militare, in particolare dopo l’apertura delle ostilità tra Francia e Spagna nel 1635, per le risorse finanziarie e aiuti in uomini provienienti soprattutto da Napoli. L’acclamazione di Filippo IV come Rey planeta risale al 1622, grazie alle varie opere teatrali per esaltarlo come El vellocino de oro di Lope de Vega, El laurel di Calderón. Questi dovevano perseguire l’obiettivo di assoggettare lo spettatore ad un’ideologia politica rappresentata dal potere regio infinito. Questa visione, paradossalmente, venne accentuata con maggior energia proprio durante i periodi di crisi. Filippo non ebbe neanche un solo giorno di pace durante il suo regno, fu un caso unico, non solo per i vari conflitti e le guerre, ma anche per le rivolte subite. Durante le corrispondenze epistolari con la Contessa di Paredes che divenne priora del convento col nome di suor Maddalena, il re affrontava soprattutto i suoi problemi di Stato riguardanti le sue province. Il 5 maggio 1648, il re le ricordava che Napoli è tornata sotto il suo controllo grazie al Signore. Poco dopo, il 7 luglio, avviene lo scoppio della rivolta di Masaniello e le confida che il suo desiderio più grande sarebbe che Napoli tornasse sotto il suo controllo. Questa congiuntura è strana perché sembrava di vivere un grande ciclo di rivoluzioni contemporanee: Portogallo, Catalogna, Inghilterra, Palermo, Napoli e della Fronda francese. Chiaramente non si ha un’idea precisa di rivoluzione e non si distingueva tra rivolta e rivoluzione come si fa oggi: la rivolta è un orizzonte limitato e non comporta un cambiamento nella forma di Governo, al contrario della rivoluzione. Rivoluzioni e rivolte di questi anni mettono in discussione il rapporto sovrano-sudditi, la gestione di potere nello Stato moderno in formazione e le forme di governo: in Inghilterra venne attaccata la legittimità di Carlo I stuart, divenuto un tiranno, nelle province spagnole e in francia il dibattito teorico dava vita ad una circolazione di idee e modelli che potevano spingersi fino alla Secessione della Catalogna, alla fine dell’unione tra Spagna e Portogallo e alla breve realizzazione della repubblica napoletana. Si parte dal presupposto che la crisi rivoluzionaria della Catalogna è avvenuta principalmente perché i viceré catalani erano assai deboli e i sudditi chiedevano garanzie costituzionali, per non parlare del fatto che la maggioranza delle città addirittura si opponevano al Re. Furono assassinati dei viceré e a quel punto la rivolta catalana si estese anche alle città, assumendo come questa volta il valido non rappresentava l’unico ministro ma l’esecutore degli ordini del re. I vicerè assunsero di nuovo potere, soprattutto in Italia. RELIGIONE E POLITICA - 8 suor Maria di Agreda, indossava l’abito delle Concezioniste Francescane insieme alla madre e alla sorella. Fratello è padre entrarono nell’ordine dei Frati minori. Vita claustrale caratterizzata a volontarie penitenze, levitazioni ed estasi che attiravano folle di fedeli, per non parlare della bilocazione, causa di due interrogatori da parte dell’Inquisizione perché fu accusata di aver violato la clausura. (500 episodi documentati). C’interessa perché aveva corrispondenze epistolari con il Re: in una prima fase centrale sono la condanna del valimiento e una forte connotazione politica, mentre nella seconda si nota l’interesse religioso nel quale la Agreda sceglie uno stile più letterario. Partecipò alla cospirazione delle donne contro Olivares e intervenne a fianco del partito aragonese per la nomina di Luis de Haro. È lo specchio di un clima religioso esasperato del siglo de oro spagnolo ed è l’unione del sentimento di appartenenza al re e a Dio, dunque una fedele perfetta. Quattro furono i papi contemporanei a Filippo: Gregorio XV, Urbano VIII, Innocenzo X, Alessandro VII. Il cardinale protettore si affianca all’ambasciatore ufficiale a Roma ed è un agente interno alla Curia. Urbano VIII provò a mantenersi neutrale nel conflitto tra le potenze cattoliche, ma verso la fine del suo pontificato il potere del partito filofrancese dei Barberini fu enorme. Innocenzo X, un Pamphili favorevole alla Spagna, aprì una nuova fase di rapporti tra i due Stati, ma dopo la pace di Vestfalia il rapporto diventò difficile perché le potenze isolarono la Santa sede, allentando il legame anche con la Spagna. Alessandro VII, alleato della Monarchia asburgica fu un sostenitore dell’opera Mistica Ciudad de Dios di Maria de Agreda e proclamò anche il dogma dell’Immacolata Concezione. LA MORTE DEL RE - 9 La pace dei Pirenei fu svantaggiosa per la Spagna (1659) che aveva concluso la guerra Franco spagnola iniziata nel 1635. La spagna cede alla Francia parte delle Fiandre e dell’Artois nei Pirenei e piccole perdite in territorio catalano. La vera sconfitta fu l’Italia. Modena, avendo supportato i francesi, poté godere della pace, insieme allo stato Sabaudo (molto indipendente). Questa pace aprì la porta dell’Italia ai francesi, ma era difficile un insediamento. Inoltre veniva stabilito un matrimonio che avrebbe dovuto consolidare l'unione fra le due corone: la figlia del re di Spagna Filippo IV, Maria Teresa (1638 –1683), fu promessa in sposa a Luigi XIV. Tuttavia ciò comportava la rinuncia al trono di Spagna da parte di Maria Teresa, rinuncia che Maria Teresa fece in cambio della corresponsione di una dote particolarmente elevata da parte del regno di Spagna, di 500.000 scudi d'oro. Dopo l'estinzione del ramo spagnolo della dinastia degli Asburgo a causa della morte senza successori di Carlo II, i Borbone rivendicarono per la loro casata nel 1700, sulla base del trattato dei Pirenei, il diritto al trono di Spagna, che sarebbe dovuto andare al nipote di Luigi XIV, Filippo d'Angiò. L'ascesa al trono di quest'ultimo, con il nome di Filippo V, diede origine alla guerra di successione spagnola. Di conseguenza la pace dei Pirenei sancì definitivamente la decadenza della Spagna. Dopo la morte di Haro, la forma di governo della Monarchia cambiò: non più costituito dal valido, ma da dal governo personale del re che si affidò al trio Castrillo, Medina de las Torres e Borja reintegrando il potere dei Consigli. Testamento: il re lasciava a Carlo tutti i regni e le colonie. In caso della sua morte, i diritti passavano all’infanta Margherita Maria e ai suoi discendenti. Lasciò molto anche ai suoi figli naturali, la giunta di governo avrebbe dovuto affiancare la reggente Mariana d’Austria. Alcuni personaggi di questa giunta provarono a rovinare le carriere politiche di Medina de las Torres e don Giovanni d’Austria, quest’ultimo però venne nominato viceré d’Aragona, il quale tentò un golpe insieme a Monterey e altri, riuscendo di fatto a governare la Spagna tra il 77 e il 79, un periodo critico nel quale la Spagna perde altri territori nelle Fiandre. Alla sua visione imperiale mancavano le basi, rifiutò la pace con la Francia e nel frattempo Mariana riuscì a ricomporre il suo partito. Possiamo dire che fu una figura carismatica, ma sicuramente più un militare che un uomo di governo o un re. Filippo IV morì il 17 settembre 1665, con un cerimoniale molto pomposo: il suo infatti era il mito di Filippo il grande, un luogotenente di Dio in terra: le sue esequie fecero il giro di tutto l’impero e i funerali si svolsero persino in Mexico e a Lima. Dopo la sua morte si ebbe la speranza della rinascita attraverso il suo successore Carlo II, ma in fondo di ebbe anche un malinconico annuncio, ovvero quello della fine della monarchia universale, una vera e propria parabola discendente di una grande potenza mondiale.
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