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Riassunto dettagliato del libro il cappotto di Gogol, Sintesi del corso di Letteratura Russa

Riassunto e analisi del libro "il cappotto" di Gogol

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020
In offerta
30 Punti
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Offerta a tempo limitato


Caricato il 27/12/2020

valeriacuomo01
valeriacuomo01 🇮🇹

4.6

(16)

27 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto dettagliato del libro il cappotto di Gogol e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Russa solo su Docsity! Il cappotto - Gogol Inizia descrivendo gli impiegati e funzionari come persone scontrose. C'era una volta in un ufficio a lavorare un impiegato il cui aspetto non era appariscente. Basso, con il volto butterato, capelli rossicci un po' calvo. Era un eterno consigliere titolare. Il cognome era Bazmachin (bazmak = scarpa). Il nome era Akakij Akakevic. Nacque il 23 marzo. Il giorno del battesimo vennero proposti dei nomi che non piacquero alla madre e pensó che se il destino del figlio doveva essere quello, era meglio dargli il nome del madre che si chiamava Akakij. In ufficio non gli veniva dato alcun rispetto, anche l'usciere si alzava dal suo posto quando lui passava. Aveva sempre lo stesso incarico di copista. Tutto ciò non influiva nel suo lavoro, non faceva neanche un errore e soprattutto non rispondeva mai. Le uniche parole che diceva erano "lasciatemi perché mi fate del male?". Viveva per il suo lavoro e lo faceva con il sorriso. Un direttore gli affidò un altro compito ma Akakij disse che era meglio lasciarlo copiare e basta e da quel momento venne sempre lasciato al suo incarico. Non pensava neanche al suo aspetto fisico: la divisa da verde era diventata rossa sbiadita. A casa mangiava di fretta la sua zuppa di cavoli e la carne con cipolle, poi si metteva a copiare cose che aveva portato dall'ufficio. Se non ne aveva, copiava ugualmente qualcosa. Non si concedeva alcuna distrazione. Il suo stipendio era di 400 rubli all'anno e l'unico problema era dato dal gelo dell'inverno di San Pietroburgo. Il problema era il suo cappotto, in alcuni punti era così sottile da sembrare trasparente. I suoi colleghi lo prendevano in giro infatti anziché cappotto lo chiamavano "casaccone ", era pieno di rattoppi. Decise così di portarlo dal sarto Petrovic. Salendo le scale per andare al suo appartamento, Akakij pensó di non dare più di 2 rubli a Petrovic. Egli era ubriaco e pensava che gli avesse chiesto chi sa quale cifra. Petrovic vedendo il cappotto disse che era impossibile aggiustarlo, troppo malandato, gli dice che deve farne uno nuovo. Alla parola nuovo Akakij si sentì male. Servivano 150 rubli per farne uno nuovo. Akakij supplico Petrovic di aggiustargli il suo. Dopo un altro no, Akakij se ne andò. Nel tornare a casa prese inconsciamente la direzione opposta. Poi resosi conto tornò verso casa e cominciò a pensare. Pensó di tornare da Petrovic la domenica, dopo la sbornia del sabato sera gli avrebbe lasciato il cappotto ad un prezzo più ragionevole. Tornò così la domenica mattina ma Petrovic continuava a parlare di un nuovo cappotto. Per quanto riguarda i soldi Akakij per ogni rublo che spendeva metteva una mezza copeca in una sorta di salvadanaio, aveva così dei soldi da parte. Gli mancavano però altri soldi, decise così di rinunciare ad alcune spese giornaliere come il The della sera, camminare in strada appoggiando a mala pena la punta così da non consumare le suole, fino a saltare il pasto serale. Piano piano dai suoi gesti scomparirono dubbi e incertezze e cominciò a essere più sicuro di se stesso, grazie al pensiero costante del nuovo cappotto. Quasi quasi in una copiatura addirittura commise un errore. Arrivò ad ottenere gli 80 rubli richiesti per il cappotto. Dopo due settimane giunse Petrovic con il cappotto, Akakij lo provò, pagò e poi si recò in ufficio. Teneva caldo ed era bello. In ufficio tutti sapevano di questa notizia così accorsero già tutti in portineria per ammirarlo. Per l'occasione gli dissero di dover fare una festa, fino a quando un sotto-capoufficio decise di invitare tutti a prendere un The da lui. Tornato a casa pranzò e così felice dopo non ricopiò nessuna carta. Il funzionario collega abitava lontano da Akakij, da parecchi anni non usciva la sera. Arrivato nella casa appese il cappotto e andò in sala. Tutti lo accolsero e corsero a vedere il suo cappotto. Egli non sapeva come comportarsi, si sedette così poi vicino a un gruppo di giocatori. Giunse poi la mezzanotte e decise di tornare a casa, prese il cappotto e lo trovò per terra, così lo scrollò e poi tornò sulla strada di casa. Piano piano raggiunse le strade meno popolate e illuminate tornando verso casa, non vi era un'anima. Giunse in una piazza buia e chiuse gli occhi per riaprirli solo una volta arrivato, ma ad aprirli trovò davanti a se alcuni uomini con dei baffoni che vollero il suo cappotto, così akakiji era pronto ad urlare ma gli diedero un pugno sotto al naso. Finì nella neve, alzatosi gli uomini erano fuggiti con il suo cappotto, così si mise a urlare aiuto. Nei paraggi vi era una guardia che disse però di non aver visto niente, pensava fossero suoi amici. Akakij tornò a casa disperato, i pochi capelli che aveva erano arruffati, era coperto di neve. La sua vecchia padrona di casa sentendolo urlare gli disse che bisognava andare dal commissario distrettuale in quanto quello di quartiere era un imbroglione. L'indomani andò dal commissario, il quale però continuava a dormire così Akakij per la prima volta si impose e chiese di entrare comunque. Il commissario comincio a fargli domande assurde del tipo perché tornasse a casa così tardi anziché soffermarsi sul furto. Non andò neanche in ufficio quel giorno. Tornò l'indomani con la sua vecchia casacca e il suo racconto commosse molti. Si decise di fare una colletta ma si raccolse poco perché gli impiegati erano al verde. Gli venne consigliato di rivolgersi ad un personaggio importante, il quale si sarebbe informato con chi di dovere e avrebbe risolto la vicenda. Così si recò dal personaggio importante. Era diventato importante da poco, prima non era nessuno. Era molto severo eppure molto buono di animo. Akakij raccontò al personaggio importante quanto accaduto ed egli gli rispose dicendogli che doveva rispettare le procedure e presentare prima l'istanza in segreteria e avrebbe fatto mille giri poi. Akakiji rispose che si rivolse a lui in quanto i segretari sono persone di cui ci si può fidare poco. Lui si arrabbiò moltissimo e Akakij intimorito quasi svenne. Camminava con la bocca aperta tra la gente per strada con il vento, aveva la gola gonfissima e arrivato a casa si mise a letto. L'indomani si svegliò con la febbre e il medico gli disse che gli rimanevano 48 ore. Aveva continue visioni, vedeva prima Petrovic, poi i ladri del cappotto. Poi mori. La sua camera non venne ornata in quanto non aveva eredi e tantomeno soldi. Scomparve Akakij, un uomo di cui mai nessuno si era interessato. Alcuni giorni dopo la morte un usciere comunico che Akakij dovesse tornare al lavoro e gli venne detto che era morto da 4 giorni. Così l'ufficio venne a sapere tale notizia e il suo posto il giorno dopo venne già rimpiazzato. La storia qui prende un andamento fantastico e inaspettato. A Pietroburgo correva voce che la notte, presso il ponte di Kalinkin, comparisse un fantasma in veste di impiegato che andava in giro cercando un cappotto che gli era stato portato via e con questa scusa toglieva ai passanti qualsiasi tipo di cappotto. Un impiegato dell'ufficio vide il fantasma e riconobbe in egli Akakij. Cominciarono a giungere moltissime denunce. La polizia aveva il compito di acciuffare il fantasma. Una guardia era infatti riuscito ad acciuffare il fantasma nell'atto di rubare un cappotto ma riusci poi a liberarsi grazie ad uno starnuto. Ricordando il personaggio importante, egli uscendo dal suo ufficio dopo aver visto Akakij sentì un certo senso di rimorso e da quel giorno gli appariva continuamente la sua immagine. Così mandò un suo impiegato a casa di Akakij per avere sue notizie e gli venne riferito che era morto. Rimase di male umore per tutto il giorno, così andò ad un ricevimento a casa di un amico dove bevendo champagne di rallegrò.
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