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Riassunto dettagliato del quarto capitolo di "Metello" di Vasco Pratolini, Sbobinature di Italiano

Il file contiene un riassunto dettagliato del quarto capitolo di "Metello" di Vasco Pratolini (1955).

Tipologia: Sbobinature

2019/2020

Caricato il 02/10/2022

beatrice-mancuso-2
beatrice-mancuso-2 🇮🇹

4.5

(5)

10 documenti

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Scarica Riassunto dettagliato del quarto capitolo di "Metello" di Vasco Pratolini e più Sbobinature in PDF di Italiano solo su Docsity! 04/05/2020 “Metello” di Vasco Pratolini: riassunto capitolo 4 Il quarto capitolo è principalmente incentrato sulla relazione tra il protagonista e Viola e sulla figura di quest’ultima. Metello, sebbene non provasse per lei un sentimento d’amore, trascorse tutte le sere del mese di marzo 1896 in sua compagnia. Fu proprio la donna a tramettere a Metello il gusto della pulizia, dell’importanza di possedere indumenti adeguati, e grazie anche alla generosità della stessa, il ragazzo poté vivere un periodo spensierato. Durante la relazione con Viola, il protagonista acquisì inoltre una grande sicurezza nel trattare con le donne, di cui si sarebbe servito in seguito. Qualche anno dopo, i doni di Viola avrebbero inoltre aiutato Metello a ricavare qualche soldo durante il Servizio Militare. La donna era oggetto di numerosi pettegolezzi da parte degli ortolani e dei lavandai che non perdevano occasione per sottolineare a Metello la facilità con la quale Viola era solita cambiare compagnia. Da quando le era morto il marito si erano susseguiti nel suo letto numerosi giovani che stavano per intraprendere o erano appena tornati dal servizio militare. Viola veniva anche scherzosamente accusata di aver provocato la prematura morte del marito che “si era ridotto in cenere per tenerla buona”. Tutti comunque riconoscevano alla donna di essere una signora istruita e una grande lavoratrice. Con molta probabilità sarebbe stata inoltre l’unica erede della casa e della terra dei suoi suoceri che stravedevano per lei. Viola si comportava infatti come fosse già la padrona. A Metello non interessavano i pettegolezzi che sentiva sempre all’osteria nei riguardi della donna, né tantomeno glieli riferiva. Si curava anzi sempre meno di tenere segreta la loro relazione. Un giorno Metello incontrò Moretti, che aveva già conosciuto alla Camera del Lavoro. Faceva lo stuccatore e doveva essere stato disoccupato. Avevano trascorso molte sere insieme ma, improvvisamente, Moretti gli aveva tolto il saluto in quanto aveva saputo della sua storia con Viola. L’uomo era stato infatti da Metello sostituito nel letto della donna. A seguito di una domanda provocatoria da parte di Moretti (“Come stai a viole?”), il protagonista reagì con un forte pugno in viso al quale seguì una rissa tra i due che solo i carabinieri riuscirono a fermare. La sera stessa Metello non andò da Viola, dalla quale non voleva essere visto livido e con un labbo gonfio. La decisione di chiudere per sempre con lei però la prese in seguito ad un rimprovero da parte del caporale che gli fece notare il suo scarso rendimento lavorativo riscontrato negli ultimi tempi. Il giovane aveva inoltre fatto a pugni per una causa vile. Metello lontano da Viola, che non lo aveva più cercato, si sentì come rinascere: il caporale gli aveva restituito la stima, le ragazze non gli mancavano di certo e con Moretti era tornato amico. Col passare dei mesi venne l’autunno del 1892. Metello era ormai diventato bravo nel suo mestiere e passava da una ragazza all’altra. La prima fu una pantalonaia di cui non riuscì mai a ricordarsi il nome, poi fu la volta di Pia, una bellissima ricamatrice e in seguito della sarta Garibalda. Metello non intraprese tuttavia mai una relazione seria e quando venne chiamato sotto le armi non lasciò nessuno a pensarlo. Le uniche lettere che ricevette gli furono inviate dalla sua vecchia famiglia, trasferitasi in Belgio, per tenerlo aggiornato sulle loro condizioni economiche, non migliorante nel tempo, e sul nuovo lavoro in miniera di Olindo. Moretti, di tanto in tanto, gli dava notizie di Rovezzano (dove abitava)
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