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Riassunto dettagliato delle Ultime lettere di Jacopo Ortis, Sintesi del corso di Letteratura Contemporanea

Un riassunto dettagliato del libro, lettera per lettera, con l'integrazione di significati simbolici, interpretazioni e riferimenti storici.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 29/11/2021

personaforsemagari
personaforsemagari 🇮🇹

4.3

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Scarica Riassunto dettagliato delle Ultime lettere di Jacopo Ortis e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Contemporanea solo su Docsity! Jacopo Ortis Nella prima pagina c'è Lorenzo che vuole consacrare la memoria del suo amico perché ora non può piangere sulla sua tomba a causa del suo esilio. 11 ottobre 1797 l'inizio della faccenda. La lettera inizia con Jacopo che esprime la sua delusione riguardo il trattato di Campoformio. Lui ha lasciato venezia a causa delle persecuzioni. 13 ottobre Si nota come ci siano delle risposte alle lettere di Lorenzo. Paragona l'Italia ad una terra prostituta che si vince come premio 16 ottobre In questa lettera viene introdotta Lauretta, personaggio che vediamo attraverso le lenti di Jacopo. Chiede a Lorenzo di mandargli qualche libro. Racconta che Lauretta perde il suo innamorato Eugenio. Lui non l'amava ma l'avrebbe sposata perché un po' gli faceva pena. Dice che lui ha sempre avuto a che fare con le persone cattive e quando incontra delle persone buone a causa di molti motivi gli tocca sempre abbandonarle 18 ottobre Nella lettera incontriamo nuovi personaggi, come Michele, il suo fedele servo, che lo accompagna ovunque. Gli porta il libro che Lorenzo gli ha mandato, il Plutarco. Autore antico greco ma che vive a Roma intorno al | secolo d.c. Inizia il tema con il rapporto dell'antichità e la sua ambivalenza davanti ad esso. Lui è ormai appartenente alla modernità, dove tutti i valori, secondo lui sono morti, vive ed è un uomo disincantato. Nel racconto vi sono le chiavi per l'educazione tradizionale. Jacopo si ritrova davanti al patrimonio culturale. 23 ottobre Jacopo si definisce tutto sommato in pace ma ancora si definisce un fuggiasco. Questa lettera descrive una scena di istruzione, lui si fa carico del suo compito da intellettuale (mancato). Si era messo a leggere ai contadini analfabeti del piccolo paese le vite di Licurgo e Timoleone, il padre di Sparta e l'altro ha sconfitto i tiranni di siracusa. Timoleone è inoltre il nome di un opera di Alferi. Sembra inserito in una comunità. Incontra il Signor T, già conosciuto da Lorenzo. Anche lui è tornato in campagna, insieme a lui c'è Odoardo, il futuro sposo di Teresa, che viene subito visto male da Jacopo. Il signor T inoltre viene descritto come uomo con grandi doto che ora non servono più, si riferisce a quella dell'essere intellettuali, che ora nell'epoca moderna sembre quasi una maledizione e tortura, anche l'onestà rientra in queste categorie. Sono le prime lettere che ci fanno capire il modo di fare e vedere le cose di Jacopo. Ogni lettera ha un filo che si va ad intrecciare e ripescati in diversi parti della storia. Nella notizia, per giustificare questa cosa, si dà la colpa al disordine generale di Jacopo. Disordine che peggiorerà con l'andare avanti della storia. 24 ottobre Racconto: Jacopo prende per il collo un contadino che stava rovinando il suo orto e lui dice che lo fa per vendetta perché il fratello dell'ortolano, qualche mese prima aveva rubato un sacco di fave a suo padre. Jacopo rimane scioccato dal suo comportamento e chiede che se questo gli ha insegnato suo padre (sempre il rapporto con l'antichità e i valori pervenuti da esso) e lui gli risponde francamente che tutti gli uomini fanno così. Questa lettera mostra un lato di Jacopo molto violento e irrequieto che va tenuto presente. Lui voleva instaurare valori millenari il giorno prima ma il giorno dopo lui stesso si trova coinvolto nella legge della società. 26 ottobre. Primo incontro con Teresa. Inizia un processo di idealizzazione platonica (per ora), lei è dipinta come una donna angelo, viene chiamata “divina fanciulla”. Viene dipinta usata uno lessico stilnovistico. Viene iniziato a introdurre il Signor T che tratta Jacopo in modo “famigliare” come un "figlio". Definisce già lei, come un motivo per andare avanti con la vita. Lo spettacolo della bellezza basta per far addormentare le tristezze vissute nella vita. 28 ottobre. Torna irrequieto, quella pace di prima era solo temporanea. Ha moltissimi pensieri che lo tormentano, che possiamo ricondurre alle caratteristiche principali dell'uomo moderno. Parla della sua patria e come per sfuggire alla mano degli invasori non lascerebbe nulla, neanche i suoi cari. 1 novembre Ritorna il fatto che sente la famiglia del signor t anche la sua un po' di autoillusione. Punto in cui inizia a provare disprezzo per Odoardo. Viene descritto come una persona grigia e mediocre che non si distingue, un medio borghese che rappresenta la piattezza della sua società e del mondo di quell'epoca secondo anche lo stesso Foscolo. Odoardo si inserisce perfettamente nei canoni del bravo borghese e con una buona educazione ma proprio per questo è mediocre. La sua educazione è prima di altri slanci se non quelli materialistici. L'uomo che si riduce alla sola ragione è scellerato. Come il suo parlare della sua biblioteca non per la cultura che gli ha dato ma per il valore monetario di essi. Con l'orologio sempre alla mano che rappresenta il “non perdere tempo” della società capitalistica che si era già formata. Jacopo ha iniziato a fare educatore sorella minore della sorella. Ritorna la figura di lui come educatore e instauratore di valori millenari a cui tiene tanto. Si rifà carico del ruolo intellettuale che può occuparsi di educatore ma cambia perché lo fa per altro interesse ovvero passare più tempo con Teresa, di cui si è follemente innamorato. Quel Plutarco che aveva letto ai contadini, adesso invece è chiuso e non legge più. Ha un valore simbolico, ci sta dicendo che tutta quella tradizione non è più in dialogo con la società modema di oggi. Oppure lui forse non educa per il fine come quello che aveva con i contadini ma per appunto passare più tempo con Teresa. 12 novembre In questo passo il tema principale è il rapporto con il passato. Racconta l'episodio del piantare i pini per una festività. Assume tutto un valore simbolico del tramandare i valori dell'antichità. Per esempio troviamo il piantare insieme come lasciare un qualcosa per le future generazioni meglio di quelle che ha lasciato quella di suo padre, perché ci dice che quelli piantati da lui non hanno preso radici. Jacopo però ci prova ed apre così una riflessione con il rapporto della comunità. Si perde nei suoi pensieri e si proietta in un futuro, dove si pensa vivo, non più morto, si vede anziano con una famiglia e di avere una vecchiaia felice. Ma sa che tutto questo non sarà possibile a causa del suo esilio e non potrà sentirsi parte della catena degli antichi perché è cosciente della situazione e della mentalità che ha ora l'umanità 20 novembre Questa lettera ha grandi punti di svolta. Descrive a Lorenzo la visita che hanno fatto alla tomba di Petrarca. Anche Petrarca vive lontano dalla sua terra natia ma negli ultimi anni vive nelle zone dove si trova Jacopo. Lo scenario è idilliaco, la natura viene rappresentata accogliente e armoniosa nella quale Teresa e Jacopo sono in perfetta sintonia, mentre Odoardo, il modemo per eccellenza, qui si trova a stonare con la bellezza naturale. Rappresenta un po' il concetto di sublime, l'uomo piccolo davanti alla natura. In quella molto meno rischioso parlame. Viene ricordata infatti per il suo contenuto politico. La lettera inizia con la giustificazione della sua sparizione, dicendo che l'amore per la patria e quello per T. si alimentano a vicenda, si rafforzano e non si escludono. Spiega inoltre come la natura crea persone naturalmente generose ma i tempi di oggi hanno reso le passioni poco virili ma non possono essere spazzate via completamente . Lui sì vede come l'animo descritto, gentile, addolorato dalla vita a causa di essa. La loro differenza tra inazionalità e razionalità viene accomunata dall'amore per la patria. L'amore di patria è rischioso da manifestare. C'è chi ama l'Italia ma non è generoso, gridano solo di essere stati venduti ma poi non agiscono. Ritiene Napoleone un animo basso e crudele. Non importa se lui ha il coraggio del leone (anche lui dice di avere coraggio leone dello spirito guerriero, è un attributo positivo per J.) se esso è accompagnato da malvagità volpina è inutile. Continua con la sua disapprovazione del trattato di Campoformio e sulla vendita dell’Italia. Jacopo racconta che nel periodo in cui non si è fatto sentire si è occupato e discusso di politica con signor T. Il signor T gli ha dato dei libri della sua biblioteca e lui leggendo si immerge nella visione del mondo moderno e ne trarrà delle riflessioni amare. Ha raccolto conclusioni importanti, che completano il punto di vista sulla vita e sull'umanità di 4. | libri modemi insegnano che non conoscere gli uomini è pericoloso perché non sono docili e accoglienti, però se li conosci e non sfrutti questa conoscenza per ingannarli è solo una fonte di dolore (se non ti avvali per trarre vantaggio da questa cosa). L'idea del percorso storico non è lineare, la storia è una continua contraddizione, un groviglio di eventi, che ti inducono al pirronismo. Il pirronismo è lo scetticismo, la perdita di certezze, la relativizzazione degli eventi. Quando si perdono punti di riferimento la vita sembra senza senso, ma ora, i libri antichi non danno, a loro volta, dei riferimenti perché non si riflettono più nella modernità e se ci sono vengono calpestati (lui animo gentile che viene calpestato, immagine ricorrente) . Non si può fare a meno di essere uomo moderno. Si pente di aver capito troppo. La verità ha l'amarissimo prezzo che è quello di togliere senso alla vita e di gettare nel caos e disilludersi. Dice come durante le conversazioni di politica con il signor T, Teresa sembrava a disagio rimanendo in silenzio e non intervenendo perché “non è una femminetta volgare”, chiede quindi al signor T di non parlare più di queste cose. Questa cosa potrebbe essere vista come un tentativo per proteggerla dalle turbazioni e conclusioni orrende. Teresa è la sua unica ragione di vita lei. Pensa che Teresa l'ha capito il suo amore per lei ed è come se volesse neutralizzare per non mostrare queste sue passioni. Tutto gli va male, appena anche questo suo sogno terminerà, lui calerà sipario. 3 aprile Riflessione sulla vita e sull'infelicità. Quando arriva la felicità noi ci concentriamo su noi stessi temendo l'arrivo della sventura. Sta tornando la Natura bella e descrive il paesaggio in modo romantico 6 aprile Immagina lui e T. Felici insieme e quando la sta per toccare con mano lei svanisce. 11 aprile Lettera che mette al centro un libro. Inizia con una da interno domestico, non è scontata perché prima queste scene non erano abituali. Teresa sta sul divano e guarda dalla finestra, guarda una tempesta che sta per arrivare e tiene un libro in mano, J. in un momento di distrazione prende il libro ed inizia a leggerlo a caso. Non era il libro, Il libro non viene nominato. Il libro è “Il socrate delirante di uno scrittore tedesco Wieland". 1770. Un libro attuale, moderno. Tradotto in italiano perché ebbe un grande successo all'epoca, la scena rappresentata e del bacio fra i due innamorati mentre la fanciulla è in punto di morte.Una scena molto romantica e sentimentale. La lettura crea commozione in Jacopo che non riesce ad andare avanti, lei chiede perchè non legge e si scopre che questa lettura li ha uniti ancora di più perchè si tengono per mano e una lacrima di Teresa cade sulla sua mano. Il loro primo contatto fisico provocato da un libro (come nel quinto canto dell'inferno Paolo e Francesca) crea un punto interessante su cui interrogarsi: Quale effetto fa lettura di un libro. Nella notizia lui lo specifica che questo libro può avere cose immorali. 17 aprile Troviamo uno dei due dei microracconti dell'ortis. Il racconto si apre con delle vicende e personaggi in comune ai due. Una donna che amava il loro amico Olivo che non la potè sposare essendo caduto in povertà. La ragazza che andò a visitare T. con suo marito, gli comunicò della sua morte. Troviamo inoltre una descrizione di lei come diversa da prima, piena di gioielli preziosi come ad ostentare la sua ricchezza. Ha dei modi artificiosi e affettati come se si fosse adeguata alla sua nuova condizione. Il ritratto che J. ci da del marito è quello di un uomo finto dotto, pieno di finta cultura, solo di apparenza. Questo uomo si può associare alla figura di Odoardo, medio borghese. Ostenta anche lui la sua collezione di libri nel modo materialistico di O. Jacopo vuole sapere dell'amico Olivo e viene a sapere dalla donna che è morto. Il marito quindi prende a narrare della vicenda. Dopo la morte del padre, i giudici diedero la maggior parte dei soldi a suo fratello. Spogliando uno dei due per arricchire l’altro. Il marito moralizza su questo uomo stravagante perché si è cercato questa sua sorte. Ma J. come sentendosi attaccato, difende il suo amico, dicendo che l'uomo è oppressore e solo chi è sventurato, è davvero virtuoso. Cita Dante “come sa di sale lo pane altrui”, perché non è guadagnato. Il marito aggiunge alle colpe di Olivo il fatto che lui avesse voluto pagare i debiti del padre con quello che gli rimaneva, non glorificando il gesto ma rendendolo da uomo vile. Jacopo dice molto probabilmente il fratello faceva con inganni e sotterfugi avrebbe macchiato il nome del padre e magari lui non voleva. L'uomo per bene in mezzo ai malvagi viene sempre rovinato (si mette in mezzo tra i buoni e gentili e virtuosi) e tutti quanti prendono la parte del più forte magari anche non essendo giusta. Ringrazia della morte dell'amico perché così non deve più vivere nel mondo di imbecillità dell'uomo. La donna però ribatte dicendo che chi ha bisogno del pane non deve preoccuparsi del suo onore. J. inizia ad essere ancora più irrequieto dice che loro fortunati hanno un animo oscuro. Teresa gli dava ragione con lo sguardo. Continua urlando questa volta come quelli che non hanno mai avuto sventure non sono degni della loro felicità. Guardano la miseria per insultarla credendo che il fine di tutto sia la ricchezza e il piacere. Detto questo andò via. La lettera finisce con delle osservazioni su T. come lei sia una delle poche anime buone in questo mondo. Olivo può essere sovrapposto alla figura di Jacopo, che si sente allo stesso modo dell'amico, senza colpe nella vita ma con la sventura che li perseguitano. In tutto il romanzo ci sono sparsi doppioni di J. e O. Anche Olivo ha dei rapporti complicati con l'eredità del passato perché come J, la vuole seguire e onorare ma chi lo fa si trova sempre in difficoltà ed è vittima della società moderna ingiusta e maligna. 29 aprile Jacopo dopo tanto tempo ha ripreso a scrivere ma lo fa su invito di Teresa che lo rimprovera della sua inattività. Racconta che gli era difficile e sprecava solo tempo. Dice di aver trovato un libro inglese che gli ricorda della povera Lauretta che lo incoraggia a scrivere un frammento. Che non mostra però a T. perché gli farebbe solo male. Lo spunto viene da un libretto inglese “Viaggio sentimentale” di Sterne, che decide di tradurre e di modificare per rappresentare meglio la sua situazione. Il frammento ha lo scopo di insegnare a Teresa le conseguenze fatali di un amore infelice come a volerla salvaguardare da esso. Dice anche che finisce per parlare di lui e lo stato della sua anima. Nel frammento racconta di come pianse sulla bara del suo amato insieme a lei e come lui non l'abbia abbandonata. Quando andavano a visitare la tomba, lei malediva la guerra che gli aveva tolto il padre e l'amante. Lui l'avrebbe anche sposata per farle vivere una vita pacifica. La madre di lei lo ringrazia della sua gentilezza, magari lui non era il suo Eugenio ma gli sarebbe stato sia sposo, padre e fratello. Ma una sera, gli stranieri prescrissero il suo nome e dovette fuggire senza neanche averla potuta salutare. Poi parla di lui e come la povera Lauretta gli lasciò nel cuore le sue sventure e compassione 4 maggio Sente la voce del padre di t, che lo chiama traditore ma a vedere il suo volto ritornano le illusioni 8 maggio Una risposta dalla lettera di Lorenzo dove che lei non può amarlo anche se volesse. Jacopo risponde che se ti togliesse anche questiillusione non gli resterebbe niente per cui vivere e gli resterebbe solo dolore e caos della vita. Paragona questa scena al parroco che sgridava i contadini perché bevevano ma non si rendeva conto che lo facevano per alleggerire le amarezze e le fatiche della loro vita. 11 maggio La lettera inizia con una riflessione sulla Natura che per provvedere alla sua conservazione anziché legarci in una fratellanza ci separa. Il conflitto tra gli uomini serve a mantenere in ordine il meccanismo della natura. L'uomo per vivere sicuro nella propria esistenza sterminerebbe l'uomo stesso. L'episodio che porta J. a queste riflessione è un presunto pranzo con il medico del paese che lo porta a fare una lunga camminata sotto il sole, lui stanco decide di riposarsi sotto un ulivo. Viene malamente ripreso da un contadino che lo caccia dalla propria terra chiedendogli se fosse sua. Più tardi però il contadino si fa trovare alla sua porta chiedendo scusa e che non sapesse fosse il proprietario della terra. Parla inoltre delle passioni e le miserie della specie umana che anche lui ha, non si sente meglio di queste persone e del genere umano. 12 maggio Jacopo in preda estasi davanti a Teresa che dorme beatamente. Lei sta dormendo beatamente, lui le tocca le vesti e i capelli, avvicinandosi alle sue labbra come per rubarle un bacio, ma lei tira un sospiro e lui si allontana. Dice che lui molto probabilmente le turba le notte che prima erano felici. Andandosene ragiona sul fatto che Dio abbia assegnato a lui Teresa e che solo il suo cuore è capace di amarla immensamente. Rappresenta una scena libertina. Nei romanzi libertini c'è un climax per il contatto, anche qui, prima lo sguardo dei due, poi l'intreccio delle loro mani ed ora un'altra scena intimità anche se lei incosciente. 13 maggio In questa lettera si parla dei grandi scrittori del passato che hanno investito la sua immaginazione (rapporto con antico che dà illusioni) poi ci descrive una scena tra il sublime e pittoresco. La vita quotidiana dei cittadini e poi la calma della notte mentre passeggia al buio. Si reca vicino al cimitero ed inizia a ragionare e angosciarsi sulla morte. Riflessione su come la materia sia tornata materia. Una visione molto materialistica. Niente nel mondo va sprecato e tutto si scompone e ricompone. 14 maggio Il racconto è un punto di svolta della storia. Riprende l'episodio della sera prima, mentre stava piangendo sento delle voci, riconoscendole chiama la piccola Isabellina, sorella di Teresa, che le corre incontro. Stavano passeggiando e si unisce anche J. Racconta della loro conversazione su petrarca e come T. si immaginasse questo paesaggio nelle opere di Petrarca. Questo discorso fa emozionare J. che dice “tu sei fatta per me”. Risponde che Lorenzo Jacopo si ammala, il padre di T, lo andò a visitare per persuaderlo a partire dai Colli. Lorenzo descrive il signor T in una buona luce. Racconta che avrebbe dato sua figlia in Sposa a lui se non fosse per il fatto che O. era più ricco e doveva andare così perché metteva in pace la famiglia che lo perseguitava mentre J. avrebbe solo accelerato la sua rovina. Foscolo ricostruisce questi elementi dicendo che Lorenzo è venuto a conoscenza di questi avvenimenti perché lo stesso signor T gliele ha riferite. Lo prega di allontanarsi chiamandolo figliolo, anche lui è stato sfortunato nella vita e gli dice che deve avere pietà, che la sua famiglia già è divisa e T. è distrutta a causa sua. Nei giorni successivi la sua febbre si aggrava, il signor T. cercava un piano per accelerare la sua partenza, mentre a venezia le persecuzioni erano diventate più violente. Lo stesso Lorenzo incita la madre a scrivere al figlio per consigliare di partire per un altro paese. La lettera gli arriva il 15 luglio e J. stava già meglio. Il 19 si alzò dal letto, la madre gli aveva mandato dei soldi. Prima di partire voleva salutare Teresa ma non la trova, solo Isabellina saluta, piangendo. Prima di partire all'alba scrive una lettera a Teresa. Ore 9 Questa è una lettera a Teresa, dove gli dice che partirà e sarà suo obbligo non scriverle più e lasciarla in pace. Gli chiede di fargli recapitare un suo ritratto. Addolcirà tutti i suoi pentimenti. Lui ora andrà di luogo in luogo cercando volontariamente i suoi passi verso la morte, lui si confronterà baciando la sua immagine. Le chiede di pregare per lui non per la sua salvezza ma per la sua morte perché sono poche le facoltà che gli avanzano. Sta scrivendo il decreto della fine del loro amore. Se non riuscirà a mandare il ritratto a Lorenzo, che se non gli arriva lo deve conservare come patrimonio come eredità santa. Nel frattempo si sposta e nel mentre scrive al signor T Lettera a signor T Gli dice che la lettera per Teresa l'ha data all'ortolano e sa già che la renderà molto triste ma voleva dare addio all'amata, la deve consegnare prima che si sposi con odoardo. Lui ha già decretato di morire. Lorenzo ci dice che questa lettera gli è arrivata e che anche lui stesso l'ha letto, ora seguono molti frammenti che gli vennero per posta. 20 luglio Rovigo Si pente di non averla potuta salutare, senza dargli un addio e più passano i minuti più è lontano da lei, l'ha perduta. Non sa più obbedire alla ragione e la sua volontà quindi si lascerà trascinare dal destino. 20 luglio, a sera, Ferrara Guardava il Po' e se non fosse per sua madre, che starebbe male per la sua morte, si ucciderebbe. Sosterrà la sua sciagura e quando avrà il coraggio di guardare la morte allora sarà veramente pronto. Ora che parla è tutto perduto, questa è l'unica certezza che gli rimane. Pensa a Teresa e come lei piangerà sulla tomba e che a causa sua sta male, lui ha paura che non è forte abbastanza da tollerare il dolore che gli ha causato. Se la prende con il padre di Teresa, definendolo crudele e che si pentirà amaramente quando lei lo maledirà. Inizia a delirare dandosi anche dell'omicida. Non lo dice in modo dubitante ma sicuro come se fosse già accaduto nella sua vita. Ora si rivolge a Lorenzo dicendogli che non gli scriveva a causa della tempesta di ira, gelosia e vendetta che lo travolto. Si sente mancata gran parte della vita. Si pente di essere partito, è arrabbiato perché hanno insultato la sua passione e lui doveva pagare per l'ingratitudine di un padre che lo chiamava amico, che gli raccontava le sue sventure, mentre lo pregava di andarsene. Lui l'avrebbe trascinata lungo il dirupo delle passioni, è diventato cosciente di essere un seduttore. Ora arriva un momento importante. Dice che nessuno sa il suo segreto più grande. Parla di un cadavere e la sua immagine non lo fa dormire perché lui si definisce un omicida. La notte non trova riposo, la notte si sveglia urlando ed è come se vedesse la sua testa in mano ad un boia. Gli prega di non dire alla madre del suo stato per non peggiorare i suoi dolori. PARTE SECONDA Inizio dei pellegrinaggi, la figura dello sradicato diventa più evidente ed inizia a farsi di oppio 24 luglio, ore 10 Bologna Gli dice di far ricapitare il dipinto a Michele, gli dice di andare ai colli, così può come salutare tutti in suo nome. Non lo perderà mai se non quando sarà morto e quando accadrà non dovrà cercare amici nuovi amici se non se stesso. 28 luglio, la notte Bologna Fa l'esperienza di oppio, ma non lo gioca, gli drena tutte le forze che gli rimangono 12 agosto Bologna Non ha notizie di Michele da un po' di giorni, né gli arrivano le lettere dell'amico, non vuole uscire di casa perché è tutto decadente, Prenderà alla volta di Firenze. Vide un giorno due uomini malmenati e chiede a loro come mai sono stati conciati così, loro gli spiegano che hanno rubato una mula e delle lire per vivere. Inizia una riflessione sulla società che fa piangere e sudare per arricchirsi e li spingono così al delitto, soprattutto le leggi. 27 agosto Firenze A firenze lo troviamo di nuovo davanti ai grandi del passato. In questa lettera descrive le sue sensazioni provate davanti alle tombe dei grandi del passato: Galileo, Machiavelli e Michelangelo. Esce fuori connubio genio e sfortuna. Coloro che hanno eretto quei mausolei forse speravano di essere perdonati per averli puniti a causa della loro grandiosità. Vedere quelle tombe gli ricordava quando seguiva i loro precetti e si gettava con l'immaginazione nelle generazioni future. Ma ora la sue mente è cieca e il suo cuore è profondamente guasto. L'unico personaggio che vorrebbe incontrare ora è Alfieri (che era morto nel 1803 a Firenze) ma sa che lui non lasciava persone nuove nella sua vita, ogni uomo ha la propria debolezza e va rispettata. 7 settembre Firenze Descrive a Lorenzo i paesaggi dei colli euganei. Rivocando una notte di tempesta, una cappella che stava in mezzo ai pini è andata distrutta a causa di un turbine. Quella notte gli rimarrà in mente in modo tenebroso e piena di rimorsi. Gli dice che quando andrà ai colli, dovrà consolare tutti i cittadini che chiederanno di lui, perché lui ultimamente non li salutava più ed era scorbutico, mentre prima era loro insegnante, filosofo e mentore. Gli racconteranno delle sue gite pazze nella notte e nei boschi. 17 settembre Firenze Non vuole perdere Lorenzo, essendo che non si sta facendo sentire. Tutti lo lasceranno. Gli arriva una lettera da Teresa che gli assicura del fatto che gli arriverà un suo ritratto e che lei e suo padre piangono ma il signor T non vuole che lei gli scriva, quindi molto probabilmente sarà l'ultima volta che gli scriverà perché tra poco si sposerà. Supplica la natura e il cielo di ucciderlo e porre fine alle sue sofferenze, perché lui stesso ha desiderio di morte. Lui è ferocissimo giudice di se stesso, non può incolparsi di averla amata ma di averla fatta soffrire sì. Gli chiede a Lorenzo di non parlare di lui con Teresa, né di farle leggere le lettere che gli manda. Lui si compiace delle sue infermità. 25 settembre Firenze In questa lettera parla come la Toscana sia un posto tranquillo ma lui non trova riposo neanche qui, quindi va di città in città nel suo stato di esilio e solitudine. Voleva andare a Roma a vedere le reliquie dei grandi, ma non gli fu permesso e quello mandato dalla madre è per Milano. Tutti gli italiani sono fuggitivi e stranieri in Italia, la rivoluzione ha costretto tutti a scappare. Ha viaggiato per tutta la Toscana ed è arrivato alla visita di Monteaperto, dove c'è stata la battaglia tra guelfi e ghibellini (di cui parla anche Dante nel decimo canto dell'inferno) Descrive la situazione a metà tra finzione e delirio.Immagina tutte le persone che si sono uccise invano. Urlando lui fuggiva da quella situazione e quelle orride fantasie lo inseguivano sempre e mentre era notte, lui veniva contornato da spettri, tra uno di questi c'è il più tremendo di tutti che solo lui conosce (ritorna a dare indizi). Principalmente qui parla dei sentimenti da esiliato e che neanche il più virtuoso degli uomini è protetto in questa situazione. Le sventura della patria si sovrappongono a quelle personali. 27 ottobre Milano Si trova a Milano, si lamenta per delle lettere che sono state perse. Racconta a Lorenzo, di aver incontrato Giuseppe parini e lo trova molto invecchiato. Andò a visitarlo e gli disse che aveva perso la cattedra e dopo anni di gloria è stato costretto a fare l'elemosina. Questo è simbolico perché Parini è uno degli ultimi portatori degli antichi ideali, questa sua perdita, rappresenta la perdita e disinteresse in quei valori secolari. 11 novembre Milano Va per le biblioteche a chiedere un libro italiano ma nessuno lo ha, questo lo fa riflettere, tutto ormai è scritto in francese, tutti quanti lo capiscono e lo parlano, mentre il toscano no. L'italia ormai è una prostituta. 4 dicembre Milano In tutti i paesi lui ha incontrato tre tipi di uomini: quei pochi che comandano, quelli che servono e molti che si danno da fare per ottenere protezione. Noi non possiamo né comandare né obbedire perché non si degnamo di protezione. Si vive meglio come quei cani senza padrone a cui toccano le percosse, lui sta meglio così. Se lui accettasse di essere protetto in uno Stato dove è straniero sarebbe solo sfruttato. Lui vale né più né meno delle sue entrate (civiltà capitalistica, vale quanto il suo stipendio), Lui vuole lasciare così com'è ma vorrebbe cambiarlo o che gli uomini mutassero il loro modo di fare. | letterati di oggi sono gonfi del presente, poveri di fama e di ingegno e non sanno più svilupparsi. Il mondo non si sa più sviluppare dal ciclo della schiavitù-tirannia. Prima di essere padroni ti devi lasciar opprimere. Lui stesso non vuole finirci dentro, non vuole recitare ( Si ricollega oltre episodio padova, anche contadino che caccia jacopo da pezzo di terra). Lui sa di essere stato calpestato come gli insetti che quando cammini calpesti. Ma non si gloria della schiavitù degli altri né dei tiranni. Lui morirà ignoto. E se sarà costretto ad uscire dalla sua ombra ignota non dirà come è stato fortunato ad essere stato salvato dai tiranni, ma dirà di essere una vittima di essa. Ora il discorso si muta sulla situazione dell'italia, quasi si compiace dei suoi dolori. A lui non resta altro conforto nella vita che scrivere all'amico e invoca il suo nome la notte quando non riesce a dormire e a stento nei momenti di lucidità gli scrive. Gli dice di conservare le lettere perché quando non ci sarà più saranno di conforto per le lacrime dell'amico e forse ne ricaverà qualche lezione. ( Jacopo come si è visto è sempre in forte conflitto con la società e il mondo). Racconta della sua passeggiata con il vecchio Parini, per lui è il personaggio più dignitoso di tutti (lui è il residuo del passato che ora sta tramontando proprio come Parini stesso). Gli parla a lungo della sua patria e della sua mutazione, non è più benevolenza e amore filiale. A queste parole lui si agitava, il suo aspetto a questo furore si riprendeva. Lui vede ancora lezione ben assorbita. Commenta dicendo che gli uomini sono creatori delle proprie sciagure ma esse derivano e sono scritte nell'ordine universale e il genere umano serve ciecamente al destino. Gli uomini si illudono di essere liberi ma fanno parte di un ordine generale più grande che dà ordini. Questa legge è del controbilanciamento. Noi abbiamo la presunzione di giudicare il passato con i pochi secoli che conosciamo, ma cosa sono pochi secoli paragonati al tempo immenso. Questi secolo sono solo piccoli episodi che corrispondono a una vita, gli eventi più grandi sono leggi dell'universo. Come le nazioni che si dovranno perché sopravvivono mangiando le altre nazioni. La catena storica dell'uomo fa sì che tutte le nazioni abbiano la loro età e chi oggi sono tiranne, il prossimo saranno schiave. La Terra è una foresta di belve e la Natura prende dei provvedimenti (diluvi, la peste, la fame) come per preparare un campo per l'annata successiva. Forse le sciagure di questo globo aiutano con quella di un altro. ( Vediamo un rovesciamento completo delle ideologie di Rousseau, Jacopo presenta la lezione che da Hobbes nel Leviatano, un testo filosofico del 1651, in cui la natura è cattiva, felina e malvagia. “Homo Homini Lupus" è la sua espressione, ogni uomo è un lupo in confronto agli altri uomini e ognuno vuole esercitare il proprio potere sull'altro). Chiamiamo virtù tutte quelle azioni che danno sicurezza ai tiranni ma paura a chi serve. | govemi sono ingiusti perché puniscono chi ruba per fame o necessità mentre sono i primi che derubano le province. Quando una forza prende il potere inganna gli altri facendogli credere che sono giusti ma una volta che anche questa forza sarà sopraffatta non saranno più giuste. Inizia a parlare dell'origine delle religione, siccome gli uomini non sono felici sulla terra con le loro disgrazie, crea gli Dei che opprimono le loro passioni. Per compensare le proprie debolezze l’uomo ha bisogno di qualcuno che prenda il ruolo di conquistatore. (Jacopo se deve dare spiegazione dell'uomo non fa ricorso a religione però in alcuni casi nomina Dio, si sente quasi portato a invocare dio e chiamarlo in causa). La virtù vive in poche persone, nei deboli e sventurati che hanno sperimentato tutti gli errori. La compassione è l'unica virtù. Prende atto che il suo continuo fuggire non porterà a niente perché anche nelle altre nazioni e posti, la condizione dell'uomo non cambia e nelle terre straniere nessuno avrà compassione di lui. Si rivolge alla natura chiedendo se ha veramente bisogno degli sciagurati e che li considera come vermi che si riproducono senza sapere il perché. Ma allora perché li ha dotati dell'istinto della vita o la funesta ragione. Tutto è ricoperto di tristezza per lui ma almeno ha la consolazione che i suoi cari possano piangere sulla sua tomba. L'idea immutabilità degli uomini è un tratto distintivo di scrittori antiprogressisti che non vedono miglioramento nella condizione dell'uomo (come Tacito e Machiavelli). Da appunti L'altitudine crea riflessione negli uomini, costruisce un discorso articolato che da una parte prende le distanze dall'impostazione roussoiana (uomo buono per natura) e aderisce a una visione della storia e rapporto tra gli uomini che fa leva sull’ immutabilità dell'uomo che è già istintivamente da sempre felino incline alla sopraffazione e potere sui deboli. Leviatano di Hobbes e Machiavelli. Il marchese de sade (montesquieu) che ci dice che il rapporto tra gli uomini sono retti da rapporti di forza che vengono rappressentati anche sul piano erotico, il sadismo per esempio. Jacopo sta facendo i conti con la ragione dell'illuminismo e non nutre fiducia in essa perché non è uno strumento per migliorare la condizione dell'uomo, rivela solo all'uomo la tragicità della sua condizione, alla fine della lettera si rende conto che è inutile spostarsi sempre, non ha senso andare alla ricerca di una diversa condizione essendo la stessa ovunque, decide di tornare a colli euganei così può morire nella terra d'origine e può essere compianto. La compassione tra gli sventurati è una cosa che si tiene in piedi. 29 febbraio, Alessandria Ci racconta dei suoi piani di viaggio 5 marzo, Rimini Muore un autore di poesie campestri Bertola e lui lo viene a sapere Ore 11 della sera Viene a sapere che Teresa si è sposata, meglio così, è andato tutto come era deciso e lui è più tranquillo. Parole di Lorenzo Il frammento seguente ha la stessa data e qui Lorenzo decreta di voler morire, ci sono altre lettere dopo che ripercorre il ritorno ai colli e sono i suoi ultimi pensieri. La presenza dei commenti e collegamenti di Lorenzo sono più presenti perché mette ordine a carte cotiche e frammentarie. Tutto quello che segue è una lunga preparazione al suicidio, episodio che è come prolungato addio alla vita. Continuo Lettera Lui conosce altro che il sentimento del dolore. L'eredità che gli hanno lasciato non la ritrova e quei pochi piaceri non ci sono più, c'è solo un mare di sciagure. Non odia se stesso né i viventi. L'idea della morte è sempre più concreta e sperava di non vivere più. Le illusioni sono svanite ed è rimasta solo la noia, il pentimento del passato e l'incertezza del futuro. Solo la morte promette pace. Lorenzo Da Ravenna non gli scrisse ma ha un altro frammento Frammento lettera La morte gli parla ed è in pace con essa, Lorenzo Il 13 marzo toma ai colli e manda Michele a Venezia. La madre chiede a Lorenzo perché non anche suo figlio e siccome le lettere precedenti non erano arrivate, lui non sa che vuole tornare ai colli ma credeva fosse già in Francia, allora Michele gli svela che lui fosse già ai colli e che sarebbe partito per Roma e poi per Ancona, ma lo vedeva più sollevato e dice che sarebbe passato per salutare tutti. Quando però Lorenzo legge le lettere si preoccupa perché capisce che non era un saluto di routine ma forse l'ultimo. La prima cosa che fa è trovare Teresa. Subito il suo aspetto colpisce Teresa, nessuno dice niente tranne Isabellina che gli salta in braccio. Odoardo gli chiede subito quando sarebbe partito. Michele ritorna ai Colli perché non vuole lasciare il suo padrone e lo trova a bruciare fogli, scegliendoli come per fare un bilancio prima della sua morte, rinviene anche un frammento dove dichiara che i precetti sono come le medicine, inutili perché l'infermità vince tutte le resistenze della natura. La mattina manda una Bibbia ad Odoardo che non l'aveva e mandò una lettera all'amico 14 marzo Siccome sta per morire vuole confessare all'amico il suo più grande segreto che gli divora il petto. Lui ha sempre davanti un cadavere, la famiglia dell'uomo è meno povera ma senza un padre. Durante una notte di tempesta, nel periodo in cui andava per i monti impazziti, andava a cavallo in modo pericoloso facendolo anche sanguinare. Vide un uomo e cercò di fermare il cavallo ormai imbizzarrito, gli disse di spostarsi a sinistra e lo fece ma per la paura forse si spostò e lui lo investì. ( Mito platonico dell’auriga, l'eroe che controlla le sue passioni, qui invece auriga viene completamente mollata da Jacopo, si abbandona alle passioni e non le sa controllare, indica una condizione di totale mancanza di controllo degli slanci passionali). Nessuno viene incolpato quando lo scoprono, ma lui per i sensi di colpa da dei soldi alla povera famiglia, che lo ringrazia perché così potrebbero uscire dalla povertà. Lorenzo deve tenerlo segreto, solo dopo la sua morte potrà dirlo. Legge la bibbia si sofferma su l'Ecclesiaste e il cantico di Ezechia che si basano tutte sulla vanità della vita e sul male di vivere. Un giorno va a casa del signor T e prende un volume delle tragedie di Alfieri. Legge alcuni dal Saul. Contengono funeste parole. Il signor T è preoccupato. Odoardo gli chiede quando partirà e lui gli dice che partirà tra poco e forse è l'ultima volta che si vedranno. Il signor T è come se vedesse la morte nella sua espressione. Ritorna a casa e scrive delle cose che secondo Lorenzo appartengono a quella sera. Mezzanotte Frammento dove toma a rapportarsi a Natura, come se stesse confermarmando e ribadendo la sua scelta del suicidio. C'è la personificazione della Luna, che sarà sempre bella mentre lui morirà e sarà informe. Gli prega di illuminare la sua tomba quando Teresa la cercherà tra i pini e cipressi. Si rivolge alla Natura che la mattina risplenderà per tutti ma tra un po' non più per lui. C'era un periodo in cui l'ha adorata e agiva, secondo jacopo, in modo benevolo, Ma nella sua disperazione ha capito che la natura è diversa, ha le mani grondanti di sangue. Non si ribella alla natura scegliendo di non vivere perché la vita e la morte sono parti della natura. Anche se la Natura da una strada per vivere ma mille per morire. Gli uomini sono fatti per vivere e morire, ma chi può scegliere il tempo. Mantiene anche una posizione di scetticismo e materialistica della natura. Si immagina una risposta dalla natura, “ti faccio e non devi rispettare le cose, se la mia promessa di felicità non arriva a compimento allora i tuoi doveri verso di me puoi scioglierli" Si sente autorizzato a darsi la morte. Il suicidio quidni, secondo lui, non è contronatura. La spinta a uccidersi ha anche una spinta filosofica, se muore togliendosi la vita si toglie dal pericolo di vivere. Lorenzo Non ha molte notizie di Jacopo in quei giorni. Lettera del 19 Vuole riparlare e dare addio a Teresa, ma si sente troppo in colpa per i casini che ha già combinato. Dice che ha visitato la donna che incontrò con la vita molto difficile e vive ancora ma sta per morire. Frammento Parla alla morte, si interroga su di lei, lei è un elemento necessario della natura, lui ha perduto due mesi nel dolore. Tiene il pugnale in mano e sorride, se fosse vissuto in giorno in più sarebbe vissuto troppo. 20 Marzo a sera Jacopo racconta a Lorenzo che questa sua determinazione al suicidio è stata turbata dall'incontro con Teresa e Isabellina ed e l'ultimo dialogo solo tra loro due. C'è l'addio e Teresa ricambia con lacrime ma anche dandogli il suo ritratto. Lorenzo Ritorna a casa Jacopo e si rimette a bruciare e sistemare le carte. | frammenti di sopra erano stati trascritti da dei fogli stracciati. C'è anche un commento che ha il suo stile (ma è una citazione dai Pensieri di Pascal) dove dice che non sa perché è venuto al mondo né cosa sia il mondo in sé, cosa sono i pensieri, la vita, lui non vede tutte le parti se non l'infinità che lo assorbono come un atomo.
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