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Riassunto dettagliato e completo del libro "introduzione alla storia della psicologia", Sintesi del corso di Storia Della Psicologia

A partire dal pensiero greco fino all'avvento delle neuroscienze, il riassunto copre tutti i temi che tratta il libro in modo più che esaustivo.

Tipologia: Sintesi del corso

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Scarica Riassunto dettagliato e completo del libro "introduzione alla storia della psicologia" e più Sintesi del corso in PDF di Storia Della Psicologia solo su Docsity! Storia della psicologia Introduzione alla storia della psicologia Capitolo 1 Sin dalla preistoria l'uomo si è sempre interrogato in proposito a se stesso e al rapporto fra se è l'ambiente circostante. Presumibilmente sulla base di una concezione di tipo animistico, l'uomo preistorico si sentiva parte integrante di un tutto unitario e indifferenziato, che comprendeva la vita e la morte, la materia è lo spirito, l'uomo e la natura. L'anima veniva posta come qualcosa al di là della materia e della vita terrena, la quale si separava dal corpo al momento della morte. Le origini della riflessione psicologica partono dal pensiero Greco, dal quale si sviluppano due linee teoriche, il materialismo e l'idealismo. Il materialismo considera ogni cosa materia compresa l'anima, che condivide tutte le vicissitudini del corpo fino alla morte. Nell'idealismo invece l'anima non è partecipe dei limiti e delle contraddizioni del mondo sensibile e ha la capacità di trascenderle, essendo essa è legata dalla materia. Durante questo periodo (VI-V a.C.) il pensiero di anima si sovrappone a quello di mente e diventa il tratto distintivo dell'uomo rispetto al resto della natura. La riflessione filosofica sull'uomo parte dalle idee di Socrate, di Platone e di Aristotele. Nel pensiero di Aristotele si compone il dualismo platonico fra corpo e mente, tra sensi e intelletto. Il pensiero si fonda sulla sensazione. La psicologia, oggetto del De anima, per Aristotele deve essere una scienza sensualmente legata alla biologia. Il De anima è stato considerato il primo testo di natura psicologica nella storia della cultura occidentale. Aristotele riprende la tripartizione platonica dell'anima (concupiscente, irascibile, razionale) e la riformula in chiave biologica: Tutti gli esseri viventi hanno un'anima vegetativa, gli animali hanno anche un anima sensitiva, fra gli animali solo l'uomo ha un'anima razionale che gli consente di sviluppare la conoscenza di se stesso e del mondo. Aristotele considera il cuore il centro della vita dell'organismo e dunque anche delle attività psichiche. Il cervello ha soltanto la funzione di raffreddare il corpo bilanciando e tenendo in uno stato di giusto equilibrio il calore vitale prodotto dal cuore. Ippocrate invece ritiene che il cervello sia la sede della ragione e delle emozioni, di tutta la nostra vita psichica, sana e patologica. Ippocrate inoltre ha teorizzato la teoria degli umori secondo la quale i quattro umori fondamentali del corpo determinerebbero il temperamento, l'atteggiamento psichico, e più in generale la salute e la malattia, create dall'equilibrio o dalla rottura dell'equilibrio. Al predominare di umore sull'altro corrisponde poi un carattere temperamento particolare: sangue-temperamento sanguigno, flemma- flemmatico, bile gialla-collerico, bile nera-melanconico. L'anima, nel pensiero romano, è composta da atomi leggerissimi e Interpreta i fenomeni psichici in chiave atomistica: Diversi atomi provocano impressioni diverse sugli organi di senso e pertanto sensazioni diverse. Inoltre la riflessione filosofico-psicologica romana è volta a fini pratici e utilitaristici e strettamente collegata al diritto. Secondo Galeno il cervello è il luogo dell'unione tra anima e corpo; l'anima che proviene dal fegato si combina con quella che ha sede nel cuore, e qui hanno dunque origine gli spiriti vitali, i quali raggiungendo il cervello vengono trasformati in spiriti animali nella rete mirabile. Dal cervello con gli spiriti animali si diffondono lungo i nervi per tutto il corpo. Il paradigma associazionistico si affina nelle riflessioni dei due Mill: James e il figlio John. Il primo sviluppa il concetto di associazione sincrona (L'associazione di idee dipende in misura determinante dall'ordine temporale delle esperienze. Se le esperienze sono sincrone, le associazioni sono sincrone, se le esperienze sono successive, le idee si associano succedendosi.) nel tentativo di spiegare l'intimo meccanismo che genera le idee complesse. Inoltre riprende e sviluppa la psicologia fisiologica di Hartley, generalizzando l'idea del nesso inscindibile fra mente e cervello ed estendendolo all'intero corpo: L'associazione consiste meccanismi essenzialmente corporei, la mente è il corpo, le sue sensazioni e le sue capacità di movimento. John Mill invece formula il concetto di chimica della mente, secondo il quale la capacità mentale di produrre il nuovo a partire da elementi semplici perfettamente noti a determinati può essere letta nei termini di una reazione chimica. Le diverse sensazioni associate tra loro danno luogo alle idee, senza che sia necessario trascendere l'esperienza sensibile e introdurre alcuna forma di deus ex machina. L'associazione di idee, grazie a Alexander Bain diventa del tutto una funzione, dell'uomo inteso come inscindibile unità di corpo e mente. Inoltre Bain rivendica la necessità di dare una base neurofisiologica alla psicologia. Difatti l'apertura di Bain alla dimensione fisiologica comporta la sua acquisizione dei risultati della neurofisiologia sperimentale, in primo luogo il riconoscimento della natura essenzialmente sensomotoria del sistema nervoso. Sensazione e movimento diventano i due poli dell'attività nervosa e mentale al tempo stesso; anzi, nel pensiero di Bain il movimento precede la sensazione e questa l'apprendimento. Un movimento inizialmente casuale effettuato per tentativi ed errori seguono piacere e dolore, gli effetti positivi o negativi dell'agire, e questi determinano l'apprendimento e la volontà. L'uomo come organismo. Durante il 1820, Johann Herbart sostiene che la psicologia debba diventare una scienza autonoma, senza però adottare i presupposti teorici e la metodologia sperimentale delle altre scienze in quanto la psicologia si pone come una scienza metafisica. Metafisica perché relativa alla mente in quanto realtà unitaria, dinamica e indivisibile. E proprio perchè la mente è unitaria e indivisibile, per lui, non è possibile che siano presenti alla coscienza contemporaneamente tutte le diverse idee di cui essa si compone. Fra queste idee si crea una sorta di competizione: Le più deboli, dotate di una minore intensità, che avrebbero temporaneamente sotto la soglia della coscienza per poi tornare alla ribalta in un momento successivo in funzione di un loro associarsi in compresse masse appercettive (l'intera esperienza precedente di una persona che viene utilizzata per comprendere una nuova percezione o idea) e divenire nuovamente presenti alla consapevolezza. Contemporaneamente ad Herbert si sviluppa una concezione diversa delle funzioni mentali intese come capacità di gestire e organizzare il comportamento, animale è umano, nell'interazione dell'organismo con l'ambiente, si tratta della teoria frenologica di Gall. Questo modello parte dall'assunto che sia possibile individuare le funzioni mentali del dicendole dalle capacità comportamentali e localizzarle sul cervello a partire dalla palpazione del cranio. La frenologia, è un modello teorico della mente e del rapporto mente corpo in base al quale: • La mente è un sistema integrato di diverse facoltà innate ciascuna autonomamente definibile e accettabile; • Le diverse facoltà e attitudini sono localizzate in altrettanti organi cerebrali sulla superficie del cervello; • La conformazione della testa ricalca quella del cervello poiché il cranio si sviluppa e si modella in relazione al diverso volume dei vari organi. Gall e Spurzhein individuano, tramite L'osservazione naturalistica del comportamento animale, 27 facoltà mentali, 19 condivise fra uomini e animali, come l'istinto di riproduzione e l'amore per la prole, e soltanto 8 caratteristiche solamente degli uomini. La frenologia rifiuta le facoltà normative o relative alla mente in generale, in favore di tratti comportamentali che ritiene espressioni delle componenti primitive della mente umana. L'ipotesi localizzazionalistica di Gall è penalizzata da una serie di fattori: In primo luogo si presenta come un sistema teorico e speculativo indebolita dal rifiuto del metodo sperimentale e di tutti i più significativi avanzamenti in metodo logici delle scienze esatte. Inoltre è un modello teorico che non viene accettato né dei filosofi né da biologi o medici. Solo nella seconda metà del 1800 l'evoluzionismo darwiniano renderà possibile guardare alla mente in stretta connessione con il corpo. Con Darwin si afferma anche il fatto che l'uomo sia un animale fra gli altri. Nella prospettiva dell'evoluzionismo darwiniano l'intera natura è il prodotto di un lungo processo di evoluzione per selezione naturale, al quale sopravvivono solo gli organismi adatti al mutare delle circostanze ambientali. Tanto il corpo quanto la mente devono dunque essere considerati strumenti ad attivi plasmati nel tempo della selezione naturale. Ciò che differenzia l'uomo dagli animali è la quantità delle capacità mentali. Non vi è più quindi nessuna dimensione metafisica. La teoria dell'evoluzione modifica il modo di concepire e di studiare la mente. Nasce così una nuova psicologia come studio scientifico delle capacità mentali umane nella loro dimensione biologica. L'ideatore dell'idea di evoluzione che domina l'ambiente intellettuale nel secondo ottocento è Herbert Spencer. La sua idea è che l'evoluzione sia progressiva e direzionale, fondamentalmente orientata al meglio e al bene. È questo il nucleo teorico della filosofia sintetica dispenser, una teoria basata sull'esigenza filosofica di fondare un sistema organico è integrato nel quale l'intero corpo delle conoscenze del tempo con fluisca produrre un'immagine coerente degli esseri viventi e della mente umana. Spencer adotta l'idea dell'evoluzione come metodo universale per l'interpretazione dei fenomeni. L'opera che Spencer dedica alla psicologia è considerata fondamentale perché segnala transazione da una condizione fortemente connotata in senso epistemologico e filosofico a una strettamente collegata alla biologia e alla fisiologia. Partendo da presupposti di carattere frenologico spencer concepisce i processi psichici come finalizzati alla produzione di rappresentazioni sempre più complesse in risposta agli stimoli ambientali. Le diverse manifestazioni psichiche possono e devono essere studiate scientificamente dai livelli più bassi, gli istinti, fino alle forme più evolute del pensiero astratto. Spencer ritiene dunque necessaria una psicologia come scienza autonoma. Questo comporta il superamento dell'ostacolo epistemologico legato al presupposto dell'unicità dell'uomo rispetto al resto della natura, e scioglie il nodo che legava la psicologia alla religione. Durante questo periodo lo studio del sistema nervoso ha compiuto enormi e rapidi progressi, arrivando addirittura, con Helmholtz e Bois-Raymond, a misurare la velocità di trasmissione dell'impulso nervoso. Marshall Hall durante il 1830, dimostra l'esistenza dell' Arco riflesso come collegamento diretto è automatico fra uno stimolo sensoriale e una risposta motoria tramite un percorso nervoso che collega la parte afferente con quella efferente attraverso il midollo spinale. L'estensione del modello riflesso, inteso come collegamento automatico piano stimolo sensoriale è una risposta motoria, a tutto il sistema nervoso e dunque la proposta di una sua adozione come principio esplicativo di tutto il comportamento animale, avviene per opera di Secenov. Lui sottolinea lo stretta interdipendenza di sperimentazione e riflessione teorica. Sacenov ritiene che niente precluda una lettura rigorosa e scientifica di qualsiasi funzione nervosa, quindi anche delle funzioni psichiche, in termini di riflessi, spinali e cerebrali; che dunque anche lo studio dei fenomeni psichici possa essere approcciato con una metodologia di natura elettrofisiologica, e che l'intero comportamento umano possa essere ridotto a riflessi, meccanismi di eccitazione o inibizione, e a processi di integrazione neuronale. Durante questo periodo il fisico filosofo tedesco Theodor Fechner inaugurò una nuova scienza, la psicofisica, intesa come il luogo teorico dello studio autonome e differenziate che il metodo sperimentale vorrebbe giungere a individuare per scomposizioni successive. I processi psichici non sono scomponibili in presunti elementi minimi e non è in laboratorio che lo psicologo giungerà a conoscerli appieno. Lo stile di ricerca in questo caso deve essere fatto in primo luogo di osservazioni dirette. Una psicologia fenomenologica si pone come una scienza descrittiva dei fenomeni così come appaiono alla coscienza. L'impostazione di Brentano è presentata è in antitesi con quella di Wundt. Wundt si dedicò inizialmente all'integrazione della fisiologia del sistema nervoso con la psicologia. L'interazione tra i nostri organi di senso degli oggetti ci consente di conoscere le cause delle nostre impressioni sensoriali. Sottolineando come nella percezione siano implicati la sensazione e l'immaginazione, la stimolazione è quella funzione attiva che egli chiama inferenza inconscia; i dati sensoriali vengono valutati e corretti dal sistema nervoso sulla base dell'esperienza passata del soggetto, senza che questi se ne renda conto. L'oggetto si costituisce attraverso l'esperienza passata. Proprio presupponendo la fisiologia sensoriale di Helmholtz (ex collaboratore Wundt), e la relativa metodologia sperimentale, Wundt imposta il programma della Nuova disciplina scientifica basando l'intera struttura della mente sulla percezione e sui suoi elementi minimi. Così nel 1879 Wundt 'fonda' la psicologia come scienza autonoma. Innanzitutto la psicologia è definita nell'ambito del sistema delle scienze ed essa studia l'esperienza umana, però nella sua dimensione immediata, essenzialmente legata al soggetto. La psicologia, come le altre scienze, utilizza un approccio sperimentale, associandolo all'osservazione e in questo modo producendo il proprio specifico metodo di indagine, da Wundt definito come introspezione sperimentale, per quanto riguarda lo studio della psicologia individuale, è semplice osservazione invece per lo studio dei processi mentali superiori e della cosiddetta psicologia dei popoli. L'introspezione sperimentale è un metodo basato sull' intervento volontario dell'osservatore, in un'opera di manipolazione e di controllo dei processi psichici in esame e delle variabili in grado di produrne delle modifiche significative. Wundt ritiene che gli stati psichici possono essere analizzati scientificamente solo se me li po' la T nel quadro di un esperimento psicologico, riproduci and One le condizioni e controllandone attentamente le variabili. E l'approdo di un simile percorso sperimentale deve essere l'individuazione da parte del soggetto che procede all'introspezione, dei presunti elementi minimi dell'attività psichica legati alle caratteristiche fisiche degli stimoli e delle modalità del loro associarsi. Gli oggetti principali dell' indagine psicologica sono dunque la sensazione e la percezione, nonché i meccanismi dell'associazione; e lo studio del processo psicologico articolato in tre fasi: Auto-osservazione; Determinazione del modo di connessione di questi elementi; Determinazione delle leggi che regolano tale connessione. Unt ritiene necessario delimitare l'ambito teorico della psicologia scientifica includendo nei fra gli oggetti di studio solo i fenomeni replicabili, sensazioni e percezioni. A tal proposito egli sviluppa le sue riflessioni sulle diverse fasi del processo psichico, che prenderebbe l'avvio dalla sensazione, ingegner ebbe per associazione La percezione, consentirebbe tramite la sintesi creativa il prodursi dell'appercezione, come momento in cui l'individuo acquista l'auto consapevolezza in quanto soggetto cosciente, e infine approverebbe all'atto di volontà, momento ultimo nel dispiegamento delle capacità mentali dell'uomo. Lasciando alla filosofia Lo studio delle due presunte ultimi fasi. Nell' indagine psicologica propriamente scientifica secondo Wundt occorre abbinare l'introspezione all'esperimento, producendo misurazione oggettive. Wundt codifica per la prima volta un articolazione della ricerca psicologica in quattro ambiti distinti: La psicofisiologia dei sensi, secondo la tradizione Helmholtziana; Lo studio dei tempi di reazione, sempre seguendo Helmholtz e Donders; La psicofisica, riprendendo la ricerca di Fechner; Le associazioni mentali seguendo come contesto teorico di riferimento il pensiero di John Stuart Mill e Alexander Bain. Titchener è il responsabile della diffusione di un pensiero wundtiano chiaro e sufficientemente coerente da fungere da base teorica di riferimento per lo sviluppo successivo della psicologia sperimentale. Storia della psicologia Introduzione alla storia della psicologia Capitolo 4 Titchener è stato uno studente inglese che si è formato presso il laboratorio di Wundt. Esportando la visione wundtiana in America. Li dà vita allo strutturalismo, anche detto introspezionalimismo o esistenzialismo Titcheneriano. Lui parte dal pensiero di Wundt e lo sviluppa in un sistema personale pericoloso e coerente. Titchener sostiene che nello studio dell'esperienza umana immediata la psicologia debba distinguere a sua volta fra mente e coscienza, la prima essendo la somma di tutti i processi psichici nella vita di un individuo, la seconda consistendo invece nei processi psichici in atto in un dato momento. La psicologia deve dunque studiare la coscienza per giungere a cogliere la struttura della mente. E della coscienza, che l'indagine psicologica può solo descrivere ma non spiegare, occorre cogliere i contenuti elementari, gli elementi minimi o atomi psichici, quindi individuare le leggi del loro susseguirsi combinarsi. Titchener teorizza dunque per la psicologia la necessità di cogliere la struttura della mente (obiettivo), contrapponendosi per esempio a James, che negli stessi anni sottolinea la necessità di studiare la vita psichica focalizzando l'attenzione essenzialmente sui suoi aspetti funzionali e dinamici. Per Titchener l'unico metodo di una psicologia scientifica e quello sperimentale. L'esperienza cosciente deve essere indagata dal soggetto tramite le tecniche dell'introspezione sperimentale, sviluppate da Wundt e affinate da Titchener, con lo scopo di giungere a individuare gli elementi minimi della coscienza, i dati sensoriali effettivi, senza incorrere nel cosiddetto errore dello stimolo (consiste nell'attribuzione di significati o di valori ai dati dell'esperienza cosciente,che vanno invece riportati nella loro nuda e cruda esistenzialità). In seguito all'introspezione, la struttura mentale, emerge come in un mosaico, concepita come il risultato estremamente complesso di una varietà di elementi coscienti assolutamente semplici. L'esperienza cosciente per Titchener è articolata in tre grandi ambiti: • Quello delle percezioni, i risultati della somma di sensazioni semplici; • Quello delle idee, frutto del combinarsi di immagini mentali elementari; • Quello delle emozioni, insieme di più atomi detti stati affettivi. La percezione, uno stato di coscienza concomitante con la stimolazione degli organi sensoriali, è l'elemento più importante, la base di tutta la vita psichica. La coscienza è come un fiume che scorre, dunque non scomponibile in presunti elementi minimi separati ed autonomi se non al prezzo di falsarne, distorcerne o addirittura negarne la specificità come oggetto di indagine. Il flusso di coscienza, secondo James, contiene diverse forme di sé: Un sé corporeo, uno sociale e uno spirituale, organicamente uniti a formare l'identità dell'organismo. La coscienza di sé deriva dunque al individuo dall'integrazione di diversi tipi di sé empiricamente constatabili: • Un sé empirico, materiale, il corpo, la dimensione concreta della vita quotidiana; • Un sé sociale, un uomo ha tanti sé sociali quanti sono gli individui che lo riconoscono i nei portano l'immagine nella loro mente; • Un sé spirituale, l'essere interno o soggettivo di un uomo, le sue facoltà o disposizioni psichiche. Il sé jamesiano è dunque un complesso di costrutti che comprende l'idea di se stessi ricavabile in primo luogo dalle interazioni sociali dall'auto percezione della componente somatica e dall'elaborazione degli stimoli ambientali. Corpo e mente sono uniti sul piano funzionale. La principale condizione fisica dell'attività psichica è il cervello, un organo del cui funzionamento la neurofisiologia sperimentale ha mostrato la natura plastica e associativa. L'apprendimento, la memoria e l'abitudine sono funzioni della plasticità del funzionamento del cervello in chiave associazionistica. James appellandosi al principio della least resistance (il percorso fisico o metaforico che fornisce la minima resistenza al movimento in avanti di un dato oggetto o entità, tra una serie di percorsi alternativi) come base fisiologica dell'abitudine, dunque dell'apprendimento e della memoria e sostiene che le correnti nervose si propagano più facilmente lungo quei tratti che sono stati più frequentemente percorsi. La caratteristica essenziale perché possono formarsi nuove abitudini e la plasticità del sistema nervoso. La legge dell'abitudine, secondo James, si basa sul meccanismo associativo nella conduzione nervosa: Un'attività ripetuta dà origine a una traccia nel cervello, lungo la quale è poi incanalata l'energia successiva. La componente fisica ed importanza centrale anche nella teoria che James sviluppa a proposito delle emozioni (sistema teorico principles of psychology), nota come teoria di James-Lange, o teoria periferica delle emozioni: Nelle emozioni il dato primario è infatti l'aspetto fisiologico e somatico, è l'emozione in senso psichico è prodotta dalla presa di coscienza di tale aspetto da parte dell'organismo. La percezione della situazione produce una certa condizione fisica, la consapevolezza di essa è l'emozione; le modificazioni fisiologiche si verificano prima del vissuto emotivo e la percezione di essa gioca un ruolo costitutivo Nella formazione del costrutto emozionale. Si ha paura perché si percepisce di tremare e impallidire, non piangiamo perché siamo tristi, ma siamo tristi perché piangiamo. Viviamo come sentimenti le sensazioni che seguono a bruschi cambiamenti muscolari o viscerali. James considera inadeguato il metodo sperimentale per lo studio del mentale e per cogliere appieno il significato dell'esperienza individuale. Per la comprensione dei fenomeni psicologici sostiene invece un metodo fenomenologico e genetico funzionale. (Le critiche di James a l'artificiosità delle indagini di laboratorio; il suo insistere nella necessità di prendere in considerazione anche oggetti considerati al di fuori dell' ambito della psicologia scientifica ele invasi con la quale sottolinea l'aspetto provvisorio e ipotetico dei fondamenti sui quali si fonda la psicologia sono i tratti salienti della sua famosa ambivalenza.) Il concetto di esperienza e quello di relazione con l'ambiente naturale e sociale sono essenziali, e questo aspetto processuale e relazionale caratterizza la naturalizzazione della mente operata da James. I funzionalisti ritengono che la scienza sia essenzialmente volta alla scoperta delle cause dei fenomeni, e a individuarne il significato, e/o la funzione, in relazione alla adattamento dell'uomo all'ambiente tramite la possibilità di gestire e controllare la natura. E la psicologia in quanto scienza deve seguire gli stessi principi. Essendo la psicologia dei funzionalisti interessata a cosa servono e a come funzionino i processi psichici, una condizione imprescindibile perché se ne possa produrre un'autentica conoscenza è la necessità di considerarli nel loro essere funzioni dell'intero organismo biologico. Dewey sostiene che l'arco riflesso (trattato dagli strutturalisti) se si pretende di applicarlo ai comportamenti che non siano automatismi, resta soltanto un'astrazione che ignora come nel comportamento effettivo dell'organismo ci sia un fondamentale concatenamento circolare per cui la risposta in realtà retroagisce sullo stimolo consentendo di cogliere la aspetti che non erano stati valutati adeguatamente in precedenza, e di produrre quindi una nuova risposta più adattiva ed efficace che a sua volta di nuovo innescherà un ulteriore processo circolare. Quindi sarebbe più appropriato guardare l'arco riflesso in termini di anello riflesso. I funzionalisti rifiutano che vi sia un unico metodo per l'indagine psicologica. Accanto all'introspezione e all'esperimento occorre adottare anche altre metodologie, in primo luogo osservative e comparative, nonché il metodo genetico per cogliere la dimensione evolutiva delle funzioni mentali su un piano ontogenetico quanto filogenetico. Storia della psicologia Introduzione alla storia della psicologia Capitolo 6 Proprio all'interno del movimento funzionalistico, Lightner Witmer fonda la psicologia clinica statunitense intesa come ambito nuovo specifico dell'indagine e della pratica psicologica. (piccola nota forse utile nel 1896 lui aveva fondato una clinica per bambini con problemi di sviluppo e di adattamento). Witmer incontro più volte Galton. Galton era un convinto sostenitore dell'ereditarietà dell'intelligenza, e sviluppa tecniche oggettive per l'individuazione di persone dotate, misurandone capacità sensoriali e motorie, ma la sua ricerca assume caratteri eugenetici (miglioramento razza). Witmer invece pur prendendo spunto dalle impostazione di Galton, apre la ricerca psicometrica a fattori che comprendono sia semplici variabili antropometriche, come peso e altezza, che variabili sensoriali, come tempi di reazione, giungendo infine a sviluppare un approccio complesso, alla rilevazione e alla misurazione delle capacità psichiche. Il percorso formativo di Witmer passa significativamente per l'addestramento ad opera di Cattell. Cattel con l'obiettivo di distinguere gli psicotici dai deboli di mente e selezionare bambini per programmi pedagogici speciali, sviluppa una batteria di 10 test da somministrare in modo standardizzato così da ottenere risultati comparabili da parte di ricercatori diversi. Inizia col prendere misurazioni di semplici reazioni sensoriali e motorie, per poi comprendere l'importanza delle differenze individuali. Nell'impostazione di Cattell vi è la compresenza delle due nature della psicologia: Studio della psiche umana in generale vs studio delle differenze psicologiche tra le persone. Alfred Binet è interessato a quella che egli chiama psicologia individuale, che studia quei processi psichici che variano da un individuo all'altro, essa cerca di determinare le qualità variabili nonche l'estensione e il modo del loro variare fra i vari individui. Egli afferma la necessità di studiare l'individuo nel suo contesto ambientale e situazionale e di indagare e misurare i processi psichici complessi come il giudizio, la memoria e l'immaginazione. Con l'obiettivo di individuare la norma e le sue deviazioni si collega con scopi anche più ambiziosi: Scoprire rapporti fra i vari processi mentali, in modo da prevedere il grado di sviluppo di un processo sulla base della conoscenza di un altro. I test mentali devono contenere informazioni sulle differenze qualitative, non solo su quelle quantitative. Queste frasi sulle variabili qualitative e di importanza cruciale nell'opera di Binet che elabora una serie di test per misurare l'attenzione, la comprensione, la Storia della psicologia Introduzione alla storia della psicologia Capitolo 7 Alla fine dell'Ottocento nasce per opera di Freud la psicoanalisi. La quale prevede che l'oggetto della psicologia debba essere la coscienza, e che essa vada studiata in stretta connessione con le indagini biomediche allo scopo di individuarne le basi fisiche e i modi del suo prodursi nel sistema nervoso, così come dal suo disorganizzarti in relazione alle patologie neurologiche. In Freud nasce una qualche spinta verso il suo avvertimento della concezione tradizionale, riduzionistica e meccanicistica, secondo la quale nella fisiologia vanno cercate e trovate le risposte ai problemi della psicologia legati alla conoscenza della mente, tanto nei suoi aspetti sani quanto in quelli patologici. e negli anni avverrà proprio questo, freud si allontanerà dall'impostazione teorica originaria. Giungendo alla conclusione che la fisiologia non è in grado di spiegare certi fenomeni psichici, normali o patologici, che sfuggono a una lettura in termini esclusivamente fisico-chimici. Il suo pensiero finirà per avvicinarsi alla cosiddetta psichiatria dinamica che pone l'accento sugli aspetti funzionali legati alla personalità e alle motivazioni individuali, di quei disturbi nervosi o psichici non chiaramente riconducibili a malattie organiche. Decisiva per Freud è l'esperienza presso la Salpétriére dove veniva utilizzata da Jean Martin Charcot il metodo dell' ipnosi per curare i pazienti affetti da isteria. Charcot era convinto dell'origine ideogena (indicare il supposto meccanismo di produzione dei sintomi isterici da una determinata idea) di alcuni disturbi psichici che presentavano sintomi di carattere pseudo-neurologico. Le sue idee sono fra i presupposti di quella che può essere considerata la prima teoria sistematica della psicopatologia in chiave psicodinamica, la teoria psicologica e psicopatologica sviluppata da Pierre Janet, che studiando l'ipnotismo supera le strettoie di un'impostazione organicistica e formula una teoria generale dei processi mentali nella quale confluiscono e si integrano gli indirizzi e gli apporti della psicologia sperimentale di quella clinica. Janet nel 1890 prende il posto di Charcot come direttore del laboratorio psicologico Salpétriére e nel 1902 succede a Ribot al Collège de France. Janet si dedica allo studio del comportamento e dei suoi disturbi, nonché a varie alterazioni delle funzioni psichiche. Giunge così a formulare la nozione psicopatologica di psicastenia concepita come debolezza del sistema psichico nelle sue diverse componenti e funzioni, come indebolimento rottura della relativa stabilità che caratterizza la personalità normale nel suo continuo basarsi sulla sintesi e sull'integrazione di forze, tensioni e impulsi diverse in reciproca interazione dinamica. Janet utilizza le idee di Jackson sulla Evolution and Dissolution del sistema nervoso, e le applica alla mente e al comportamento. Jackson ha sviluppato un sistema teorico relativo all'organizzazione del sistema nervoso, secondo il quale non c'è separazione né distinzione ontologica fra i diversi livelli del sistema nervoso ei comportamenti da questi controllati. Nell'opinione di Jackson non si può assumere più alcun dualismo fra emisferi cerebrali e il resto del sistema nervoso, fra corpo e anima. Il sistema nervoso centrale consiste di tre livelli, ciascuno correlato alle funzioni senso-motorie di tutte le parti del corpo, e tutti in equilibrio dinamico. Nel modello jacksoniano dei disturbi neurologici, i primi centri nervosi ad essere colpiti sono i più elevati, quelli predisposti al controllo del comportamento cosciente volontario. Ciò che si verifica in caso di lesioni corticali e la disattivazione del livello più alto di controllo del comportamento, e la libera espressione delle capacità dei centri inferiori a seguito della inibizione dei centri superiori. Il livello immediatamente successivo assume così la guida del comportamento ed è dunque responsabile delle sue manifestazioni patologiche. Nello stesso modo si verifica il deterioramento delle funzioni psichiche a partire da quelle superiori e progressivamente scendendo verso quelle automatiche. La malattia è prima una dissociazione, una mancanza di sintesi tra le funzioni psichiche del paziente, e Janet propone una analisi psicologica come metodo al tempo stesso di indagine e terapeutico per guidare il paziente verso una ricomposizione e una rieducazione. Si tratta di un metodo clinico fondato sull'ascolto e sull'osservazione del paziente durante numerose sedute, in funzione della comprensione del singolo caso individuale in una prospettiva dinamica. Di fondamentale importanza è la dimensione sociale delle funzioni psichiche, primi fra tutti il linguaggio e la memoria. Freud riflettendo sul fatto che i pazienti di Charcot, affetti da sintomi anche gravi, miglioravano utilizzando l'ipnosi, che le rendeva in qualche modo incoscienti, giunse a ipotizzare l'esistenza di una dimensione inconscia, inferita dai presunti effetti sul comportamento nell'ipotesi che essa in qualche modo confligga con la coscienza. Freud giunge così a formulare l'esistenza dell'inconscio, definito soltanto per negazione rispetto alla concezione tradizionale della coscienza. (Lui delinea per il suo complesso sistema teorico: L'uso dell'ipnosi come strumento conoscitivo e una grande attenzione nei confronti del rapporto medico-paziente.) Il presupposto teorico forte è l'idea della sostanziale continuità di tutte le diverse forme biologiche dei fenomeni patologici con quelli ritenuti normali. Freud definisce l'Io,l'Es e il Super-io (immagine pag.105). Per Freud l'inconscio non solo si manifesta nelle nevrosi ma è individuabile anche nella condotta psichica normale tramite l'analisi di sogni, lapsus e motti di spirito, considerati gli effetti di un compromesso fra tendenze che la coscienza considera come inaccettabili, perturbanti, e i suoi conseguenti tentativi di rimuoverle, allontanandole dallo stato cosciente dell'individuo. La rimozione, intesa come esclusione di pensieri o ricordi dalla coscienza, si applica soltanto ai processi cognitivi, mentre il corrispettivo affettivo - ineliminabile- continua ad agire nell'organismo psichico in quanto represso o spostato. Le nevrosi sarebbero soltanto le manifestazioni esteriori di conflitti inconsci fra le parti più essenziali della personalità. La nuova scienza della mente, la psicoanalisi, si pone nel pensiero di Freud come un modello nuovo del comportamento umano, fondamentalmente prodotto è determinato da forze, spinte e motivazioni diverse e contrastanti che restano per lo più sconosciute al soggetto e tuttavia ne costituiscono gli assi portanti tanto sul piano affettivo quanto su quello intellettuale e sociale. Ciò che appartiene alla sfera inconscia è indistruttibile e nonostante sia attivamente presente nel mondo della coscienza questa non né ha consapevolezza perché si tratta di qualcosa di sepolto e dimenticato. Compito della psicoterapia è identificare il materiale rimosso e le origini della sua rimozione, consentendo al paziente di accettarlo. Freud sceglie di esporre il proprio sistema teorico utilizzando molte metafore tratte dalla vita politica e sociale, dalla fisica e da diverse altre scienze. La psiche, nel sistema teorico freudiano, è caratterizzata da una complessa dinamica che pone in contraddizione tra loro affetti, pensieri e tendenze; non è una realtà unitaria ma un insieme di processi diversi e complessi che si svolgono nel tempo. E la prospettiva temporale è duplice: Sincrona e diacronia. Il rapporto di transfert, che si instaura fra medico e paziente, è lo strumento principale per l'individuazione è il superamento delle risposte necrotiche. L'interpretazione dei sogni si pone come lo strumento più potente per la conoscenza della vita psichica inconscia intendendosi il sogno come luogo dell' espressione di desideri e tendenze rimossi o contrastati durante la veglia, dunque strumento di enorme importanza per la psicodiagnosi in quanto legato a regioni inaccessibili della mente. I gestaltisti giudicarono sempre opportuno rimarcare l'aspetto razionale e scientifico della loro proposta teorica. Rivendicarono sempre la propria collocazione nell'ambito della stessa scienza moderna, nella scienza per la scienza ritennero di dover operare. Piuttosto che contrapporre scienza e umanesimo, i teorici della Gestalt ambivano a superare questa contrapposizione tramite la psicologia, ritenendola essenzialmente il frutto di un fraintendimento dei concetti stessi di scienza e di realtà. Intuizione e ragione erano considerati come due strumenti conoscitivi complementari, e i teorici della Gestalt invocavano una terza via che consentisse di superare la rigida alternativa tra concepire il mondo come gioco di atomi e vibrazioni ondulatorie oppure evocando essenze trascendentali come fonti di verità. Questa terza via fu chiamata realismo del significato. Storia della psicologia Introduzione alla storia della psicologia Capitolo 9 Kurt Lewin (gestaltista) applica il paradigma gestaltista allo studio della personalità e sulla base della teoria di campo sviluppa dei modelli psicologici per lo studio del comportamento individuale e delle interazioni tra individui, fondando la psicologia sociale. L'adozione di un punto di vista dinamico consente secondo Lewin di guardare scientificamente anche gli aspetti individuali del comportamento e della vita psichica. In questo senso, guardando il comportamento della persona nell'ottica della teoria di campo, Lewin sviluppa una sorta di geometria psicologica basata su un metodo per rappresentare graficamente e quantificare le dinamiche comportamentali nell'ambito delle complesse relazioni interpersonali. Egli sostiene che sia necessario guardare il comportamento umano nei termini dello spazio di vita individuale, laddove lo spazio di vita è inteso come un campo psicologico articolato in regioni diverse e determinato dall'interazione fra la persona e il suo ambiente: • C=f(S), ovvero, il comportamento è funzione dello spazio di vita; • S=(PA), ovvero, lo spazio di vita include la persona e il suo ambiente psicologico; • Quindi C=f(PA). Lo spazio di vita comprende dunque tutti fattori che a vario titolo influenzano il comportamento della persona in un dato momento. L'analisi psicologica deve guardare alla situazione totale, generata da una molteplicità di fattori tra loro interconnessi, che determina il comportamento dell'individuo in un dato momento. Se il comportamento è in funzione dello spazio di vita, e questo, in quando campo psicologico, consiste in una totalità che comprende la persona e l'ambiente, più la dimensione storica ed evolutiva che produce il modificarsi di entrambi nel tempo, allora gli eventi psicologici, nella concezione di Lewin, devono essere studiati nelle loro reciproche tanto quanto è necessario guardare l'individuo nelle sue interrelazioni col gruppo cui appartiene e più In generale col suo ambiente. Lewin allarga la portata dei principi dell'auto distribuzione dinamica delle forze e dell' apprendimento per intuizione fino a fare ipotesi esplicative dei processi sociali, della motivazione, della personalità e delle dinamiche di gruppo, laddove per gruppo egli intende una totalità integrata dotata di un'unità che trascende i singoli componenti, un campo di influenza dipendenti da fattori diversi quali il contesto, la dimensione e la composizione del gruppo stesso. dell'uomo consiste poi nella capacità di produrre riflessi condizionati di un tipo particolare, verbale. Si darebbe quindi in natura, secondo Pavlov, due diversi sistemi di segnalazione: Uno come una l'uomo è agli animali, legato al meccanismo dei riflessi incondizionati e alla possibilità di sviluppare riflessi condizionati; L'altro propriamente umano, il linguaggio verbale, come insieme di riflessi condizionati di secondo livello, elemento di mediazione tra l'uomo e l'ambiente. Anche il linguaggio dunque, e assumendolo come funzione psichica superiore per eccellenza, l'intera classe delle funzioni mentali, nell'opinione di Pablo si sviluppa nel bambino come insieme di riflessi condizionati, ovvero per apprendimento in un interazione con l'ambiente è basata essenzialmente su meccanismi stimolo-risposta. Pavlov Individua nel condizionamento la legge generale che regola tutte le modificazioni del comportamento, a qualsiasi livello di complessità è di plasticità. Dopo la morte di Pavlov la sua teoria conosce una serie di problemi interni, quindi, con l'introduzione in Unione Sovietica della cibernetica, per certi versi nuovi sviluppi è per altri un deciso superamento. Sviluppando il concetto di riflesso condizionato nel suo senso più propriamente biologico si delinea infatti una fisionomia ben più complessa del comportamento, basata sui meccanismi neurobiologici e psicobiologiche vanno bene le tirate lo stretto collegamento stimolo-risposta e sono articolati fondamentalmente a tornare il concetto di feedback appena impostato dalla diffusione in ambito soggettivo della cibernetica. Il primo fisiologo sovietico cogliere la portata rivoluzionaria dell'impianto teorico della cibernetica fu Nikolaj Bernstejn, il quale trovare il concetto di feedback la formulazione matura di quanto già da lui stesso parzialmente inteso con le espressioni riafferenza e correzione sensoriale. Egli si occupa di quella che definisce una fisiologia dell'attività per contrapposizione alla fisiologia della reazione. Lui sottolinea l'inadeguatezza del presupposto teorico meramente associazionistico per la spiegazione di comportamenti plastici e funzioni psichiche superiori. Centrali in questo senso è la dimensione finalistica del comportamento in quanto evidentemente volto alla sopravvivenza adattiva dell'individuo, un individuo che è in grado di produrre il comportamento volontario tramite un processo complesso che parte da una percezione-valutazione dell'ambiente. Il cervello dunque riceve una serie di informazioni dall'ambiente e in funzione di esse produce meccanismi di risposta specificamente tarati sull'obiettivo che di volta in volta l'organismo si prefigge di raggiungere. Fondamentali sono le riafferenze che trasformano un semplice arcoriflesso in quello che Bernstejn chiama anello riflesso: Un processo circolare per il quale da un dato simbolo l'organismo produce una reazione finale per il tramite di aggiustamenti e correzioni continue (pag142 immagine). Questa Concezione viene ulteriormente sviluppata messa a punto da Anochin, egli parte dalla teoria pavloviana e dal riflesso condizionato per giungere a formulare una teoria organica delle attività comportamentale in base alla quale l'elemento di importanza cruciale per la pianificazione ed attuazione del comportamento è l'accettore d'azione, un elemento al quale afferiscono le informazioni sull'ambiente e dal quale vengono modulate le diverse componenti del lato comportamentale in funzione di esse e dell'obiettivo da conseguire. Dunque, per Anochin, e l'inglobamento del risultato finale dell'azione, il suo obiettivo, nel programma motorio elaborato, costantemente aggiornato e nel complesso attuato dall'organismo nell'interazione con l'ambiente. In questo senso, la lettura del comportamento partire dal riflesso condizionato diviene sufficientemente potente da rendere conto di un comportamento intelligente e finalizzato. Storia della psicologia Introduzione alla storia della psicologia Capitolo 11 Molti dei presupposti teorici e degli assunti metodologici della riflessologia sono anche alla base del comportamentismo americano. John Watson presenta il colon porta mentalismo come una psicologia che nega la validità di alcuni dei principi fondamentali della psicologia strutturalista tradizionale. Il cardine teorico del nuovo sistema psicologico e invece in primo luogo la rinuncia alla conoscenza come tema di indagine scientifica e come presunta causa del comportamento manifesto, comportamento che solo può essere oggetto di ricerca scientifica in quanto concatenazione di eventi direttamente osservabili, quantificabili e dunque prevedibili e in qualche modo controllabili. Nell'opinione di Watson gli psicologi devono limitare la propria analisi al comportamento, a ciò che uomini e animali fanno nella loro interazione quotidiana con l'ambiente naturale e culturale. Ciò comporta un rifiuto dell' introspezione e di qualsiasi riferimento a processi o eventi o fattori mentali per la spiegazione del comportamento. Il comportamento, come unità di analisi della nuova psicologia scientifica, è sostanzialmente considerato come un insieme di risposte a stimoli, risposte osservabili e registrabili dall'esterno, per la previsione e il controllo delle risposte future. Watson sottolinea i nuovi orizzonti che si profilano per un'indagine psicologica che guardi finalmente all'uomo esattamente come l'animale. La psicologia come scienza del comportamento in questo senso si presenta dunque come scienza naturale, antielementistica e decisamente riduzionistica nel suo ricondurre In definitiva il comportamento e riflessi e alla fisiologia. Nasce la definizione della psiche come Black Box in un contesto nel quale la scienza psicologica si limita studiare gli stimoli forniti dall'ambiente all'organismo e le risposte da questo ad essi prodotte. Il meccanismo del riflesso assume quindi un valore fondante per il sistema teorico comportamentista, e fin dall'inizio Watson enfatizza l'importanza del riflesso condizionato come unità di analisi per lo studio dell'ambiente o l'acquisizione di nuovi comportamenti. Tra la fine degli anni 20 Skinner sviluppa il concetto del condizionamento operante, in contrapposizione con quello classico. La differenza fra le due procedure è notevole, nel condizionamento prodotto sperimentalmente da Skinner l'animale ha un ruolo attivo, i comportamenti motori precedono lo stimolo, dunque sono più vari e casuali, e solo il sopraggiungere di un elemento intervenienti, presunti processi interni che modulano il comportamento individuale, sono addirittura il requisito fondamentale per l'apprendimento. Storia della psicologia Introduzione alla storia della psicologia Capitolo 12 Vygotskij fu il fondatore della scuola storico-culturale. Essa si faceva portavoce delle esigenze di una nuova psicologia che si conosce il problema delle applicazioni, delle finalità e delle ricadute sociali del sapere. Marx aveva teorizzato la natura sociale della coscienza umana considerandola il prodotto dello sviluppo dell'uomo nella società, delle sue condizioni materiali di esistenza e del condizionamento sociale della psiche. Una simile teoria storico culturale della vita psichica concepiva il comportamento umano come fortemente orientato, se non determinato, dalle condizioni storiche, ed enfatizza va l'influenza sulla formazione della mente individuale, piuttosto che dalla matrice biologica, dei modi e dei tempi dell'evoluzione storica del contesto sociale, come precondizione per lo smascheramento dei condizionamenti operati dalla società sulla persona dell'individuo. Vygotskij afferma che l'evoluzione della psiche umana è un'evoluzione che viene condizionata dal evoluzione storica della società. Così la specificità della mente umana rispetto a quella animale è sottolineando la dimensione storico culturale dei processi cognitivi. La dimensione biologica,tuttavia non è mai estranee alla sua riflessione psicologica, e si svolgerà anzi sempre sul doppio binario della prospettiva evolutiva con l'obiettivo di mettere in luce la continuità strutturale e funzionale dell'intero mondo animale ma anche i vari momenti critici che producono una differenziazione del comportamento umano rispetto a quello delle altre specie. Prima fra tutti la capacità umana di produrre e usare dei segni o simboli. Una delle differenze cruciali tra animali e uomo sta nella capacità di usare strumenti (utensili e segni), in quanto se anche altre specie animali mostrano di essere in grado di utilizzare degli utensili, soltanto l'uomo appare in grado di produrre e utilizzare i segni. Questa capacità umana è caratterizzata dallo sviluppo di processi psichici superiori, sempre fisiologicamente legati al funzionamento del cervello ma dipendenti dal contesto storico culturale nel quale l'individuo cresce, poiché è nel contesto sociale che egli durante lo sviluppo apprende a utilizzarli. Con l'obiettivo di conoscere proprio questo sviluppo cognitivo culturalmente determinato imposta le basi teoriche per una ricerca psicologica comprata che indaghi le funzioni psichiche su più piani diversi: • Nel rapporto tra comportamento animale e comportamento umano; • Nello sviluppo delle funzioni psichiche dal bambino all'adulto; • In una prospettiva cross-culturale; • Nel confronto fra sani e malati. Vygotskij è stato un critico del comportamentismo, in quanto per lui è grave guardare al comportamento esclusivamente in termini di riflessi condizionati, poiché la coscienza è un prerequisito essenziale per lo sviluppo delle capacità tipicamente umane più complesse. Lo studio del linguaggio diviene per Vygotskij la via 'regia' per l'accesso dell'indagine scientifica ai processi psichici coscienti; nella misura in cui la funzione linguistica può essere considerata la funzione psichica per eccellenza. L'uso dei simboli viene appreso dal bambino nei primi anni di vita sulla base dell' interazione con l'ambiente sociale e dunque in risposta a un'esigenza primaria di carattere essenzialmente comunicativo finalizzata alla sopravvivenza, per poi venire progressivamente interiorizzato fino a diventare una sorta di guida razionale al proprio comportamento. Solo in un secondo momento le forme comunicative diventano quindi strumenti interiori per la regolazione della condotta e la produzione di forme organizzate di attività personale. E questo percorso oltre che per il linguaggio vale per lo sviluppo di tutti i processi psichici: Le funzioni mentali si definiscono inizialmente in una dimensione interpsichica e solo successivamente acquista una valenza intrapsichica. Secondo Piaget, che si contrappone a questo pensiero, la valenza interpsichica delle funzioni mentali e il punto d'arrivo di un processo di sviluppo delle strutture dell'intelligenza che invece sostanzialmente tra l'avvio esclusivamente da sé stesso, come caratteristica di matrice biologica della specie umana. Applicata al linguaggio, la polemica fra i due, ruota attorno al significato da attribuire al cosiddetto linguaggio egocentrico, quella fase intermedia nello sviluppo del linguaggio da parte del bambino, che secondo Piaget si pone come sviluppo da una prima forma di linguaggio interiore e tappa cruciale verso l'acquisizione del linguaggio effettivamente comunicativo. Vygotskij invece concepisce lo sviluppo psichico in termini esattamente in versi e ritiene che la direzione dello sviluppo vada essenzialmente dall'interpsichico all'intrapsichico. {Dimensione intrapsichica (di rapporti tra parti di sé, frutto di identificazioni e introiezioni) e quella interpsichica (di rapporti con gli altri)}. Vygotskij ritiene che i contenuti di pensiero dell'adulto siamo stati acquisiti ed elaborati dapprima come strumenti esterni e siano divenuti strumenti interni solo col passare del tempo e l'acquisizione di esperienze sociali. La struttura del linguaggio è innata, ma la concreta prestazione linguistica è determinata dall' ambiente sociale e culturale nel quale l'individuo nasce e cresce. Lo sviluppo del linguaggio attraversa dunque due fasi distinte, nella prima esso si pone come strumento di comunicazione, nella seconda diventa strumento di regolazione del comportamento; a questa differenziazione si sovrappone una doppia articolazione per la quale si dà un linguaggio interiore, Storia della psicologia Introduzione alla storia della psicologia Capitolo 13 Piaget è l'esponente principale di una forte ondata di interesse nei confronti della psicologia dei bambini. Lui dedica tutta la sua carriera allo studio dei bambini con lo scopo di giungere a una descrizione completa dell'intero processo dello sviluppo psichico e di formulare una teoria sistematica e coerente che sia in grado di spiegarlo. Piaget sostiene che tutti i prodotti dell'attività mentale, vadano ricondotti alla loro natura biologica, dunque alla loro dimensione adattiva ed evolutiva. Questo perché per comprendere davvero processi ed eventi psicologici è necessario studiare il continuo trasformarsi dell'uomo e della coscienza nel corso del tempo. Piaget si dedica a comprendere il modo in cui l'intelligenza in via di sviluppo costruisce il mondo esterno, formulando un complesso sistema teorico detto costruttivismo secondo il quale la conoscenza è essenzialmente attiva e il bambino produce nel tempo un mondo di oggetti diversi da sé e permanenti nello spazio, regolato dal passare del tempo è soggetto alla legge della causalità. Piaget sottolinea la complessità dinamica del comportamento volontario, è rappresentata graficamente da una circolarità di relazioni (anello piagetiano) tra azione, affettività, comunicazione e cognizione. Egli enfatizza tuttavia un aspetto particolare dell'azione: La sua valenza epistemologica in quanto fondamento dell'intero processo di sviluppo delle strutture dell'intelligenza e dunque dell'intero edificio conoscitivo che l'individuo costituisce durante la sua esistenza. Nel suo pensiero, l'interazione tra organismo e ambiente determina tanto lo sviluppo delle strutture dell'intelligenza quanto quello del loro prodotto compiuto, la coscienza. Piaget propone l'adozione di un particolare metodo di indagine per lo studio dei processi psichici nella loro dimensione dinamica evolutiva: Una combinazione di osservazione controllata e del cosiddetto colloquio clinico, volto a cambiare e integrare tra di loro l'osservazione e la sperimentazione, così da superare la rigidità e l'inadeguatezza del metodo dei test e la superficialità e la soggettività dell'osservazione pura. La mente per Piaget assolve lo stesso ruolo delle altre strutture dell'organismo come sistema di adattamento all'ambiente, e l'adattamento è concepito come frutto dell'equilibrio fra una fase di assimilazione di elementi dall'esterno e una di accomodamento in funzione di questi delle proprie strutture mentali e conoscenze sul mondo. L'intelligenza assimila dunque dati dall'esterno e ad essi si accomoda in una condizione di equilibrio fra gli schemi cognitivi e l'oggetto della conoscenza. Secondo la legge psicogenetica a partire dalla nascita, nel bambino si verifica un'evoluzione da strutture mentali semplici, fondate sull'azione automatica, a strutture sempre più complesse, fondate sul pensiero. Quella di Piaget è dunque azione strutturale della mente essenzialmente basata sulla nozione biologica di sviluppo. Come frutto e al tempo stesso condizione della continua attività di assimilazione trasformazione della realtà esterna da parte del bambino, le strutture dell'intelligenza sono considerate essenzialmente operatorie, in quanto legate a una continua trasformazione delle azioni che il soggetto compie sulla realtà e delle azioni che la realtà esterna induce nel suo comportamento. Così, il processo di maturazione individuale segue uno schema evolutosi biologicamente, dunque ereditario, per l'organizzazione dell'esperienza nel corso della crescita; esso è al tempo stesso fisiologico e psicologico e può essere complessivamente suddiviso in stadi: 1. Periodo senso-motorio, caratterizzato da un iniziale uso esclusivo di riflessi. Tappe fondamentali nell'ambito di questo primo livello sono lo sviluppo della coordinazione tra visione e prensione, è la costruzione dell'oggetto permanente e della permanenza della persona. Tramite la coordinazione di azioni giunge sviluppare una differenziazione progressiva tra se e la realtà operando un processo di decentramento, che è il prerequisito per lo sviluppo di veri e propri schemi di azione frutto della maturazione delle strutture operatorie elementari; 2. Fase preoperatoria, in cui il bambino non è ancora in grado di assumere il punto vista di altre persone; 3. Fase delle operazioni concrete, si sviluppa la capacità di associare, dissociare, ordinare oggetti e fenomeni e porli in relazione tra loro. Il linguaggio e l'uso di simboli consentono lo sviluppo della capacità di compiere operazioni mentali; 4. Fase delle operazioni formali, l'individuo sviluppa le capacità di muoversi mentalmente nella sfera del possibile col ragionamento ipotetico- deduttivo e con la capacità di porre relazioni di reversibilità, inversione e reciprocità fra i fenomeni, portando a compimento il processo di decentramento fra soggetto epistemico e realtà esterna. Piaget delinea il parallelismo fra divenire biologico e divenire psicologico, avendo però cura di sottolineare la differenza esistente fra processi organici e processi cognitivi. Storia della psicologia Introduzione alla storia della psicologia Capitolo 14 Hebb reintroduce nell' indagine psicologica la mente e il sistema nervoso e formula un modello dell'attività cerebrale che parte dal connessionismo tradizionale e lo rielabora in chiave cognitiva ipotizzando che oltre all'esistenza di centri sensoriali e centri motori e connessioni dirette tra di essi vi siano nella corteccia celebrale anche circuiti che costituiscono la base fisica dei processi di apprendimento. Si tratta di processi interni basati sulla formazione di gruppi di neuroni che attivati contemporaneamente più volte si trovano ad essere integrati all'interno di specifici circuiti funzionali. All'interno di un'assemblea cellulare l'attivazione di un'unità innesca un processo di eccitazione che si diffonde alle altre unità e ritorna, amplificato, sull'unità di partenza, e l'integrazione fra assemblee cellulari diversi è il fondamento fisico delle funzioni psichiche superiori. Il sistema nervoso degli animali cosiddetti superiori viene dunque ad essere considerato capace di auto stimolazione e di elaborazione autonoma e la mente è considerata il prodotto di un sistema nervoso altamente evolute complesso. Secondo chomsky, per spiegare il comportamento complesso, si potrebbe assumere che il comportamento di un organismo complesso richieda, in aggiunta all'informazione sulla stimolazione esterna, la conoscenza della struttura interna dell'organismo stesso, dei modi in cui esso elabora le informazioni in entrata e organizza il proprio comportamento. Si riconosce Dunque la necessità di considerare tanto il mentale quanto lo specifico neurofisiologico allo scopo di comprendere il comportamento, di rientrare nella Black Box. Così si afferma il cognitivismo, come nuovo indirizzo dell' indagine psicologica volta lo studio dei processi cognitivi e anche gli altri aspetti del comportamento in quanto connessi ai processi cognitivi. Hebb formula una sorta di neurofisiologia del pensiero secondo la quale, nei casi in cui l'individuo non dà una risposta immediata a uno stimolo, si verificano processi di mediazione che creano strutture interne al sistema nervoso. Per la gestione del comportamento i neuroni Si organizzano in assembramenti(strutture neuronali che creano circuiti in cui circolano le informazioni): Alcuni sono presenti già alla nascita mentre altri si formano attraverso l'apprendimento durante la vita dell'individuo e sono il substrato neurologico dei processi di apprendimento e memorizzazione. A comportamenti complessi corrispondono più assembramenti. Storia della psicologia Introduzione alla storia della psicologia Capitolo 15 Neisser denuncia i limiti metodologici dell'approccio cognitivista e adotta l'impostazione ecologica di Gibson. Gibson aveva contrapposto all'impostazione cognitivista una diversa concezione della mente e delle interazioni dell'individuo con l'ambiente, sviluppata a partire dalla necessità di superare il concetto classico di campo visivo e di sostituire vi quello di mondo visivo reale, ovvero l'insieme delle esperienze visive di un osservatore in condizioni ecologiche. Per Gibson, teorico della percezione diretta, la mente opera una sorta di rispecchiamento diretto dell'ambiente e ne coglie le invarianti in maniera immediata e innata in base alle pressioni selettive che l'hanno plasmata nel corso dell'evoluzione. Il nesso fondamentale fra percezione pensiero è dato dalla struttura cognitiva dell'uomo, che gli consente di cogliere le informazioni che l'ambiente contiene e gli offre. Nella teoria di Gibson, detta ecologica, le informazioni sono già presenti nella stimolazione così come essa si presenta direttamente al soggetto, il quale può coglierle in modo altrettanto diretto in quanto affordances presentate dall' ambiente in relazione al valore evolutivo che esse hanno per l'organismo. La percezione sarebbe il prodotto di smart mechanisms prodotti dall'evoluzione e in grado di cogliere nella stimolazione gli elementi invarianti e trasformarli direttamente in percetti. Animali e ambiente non possono essere considerati separatamente, l'ambiente è ciò che circonda l'animale e ciò col quale Esso costantemente interagisce. Neisser pone l'enfasi sulla necessità di studiare i processi mentali nei loro contesti naturali e in situazioni concrete nonchè nella loro dimensione evolutiva e adattiva. A partire dagli anni 70 il cognitivismo si spezza in tanti frammenti diversi, fra cui la prospettiva ecologica e la scienza cognitiva. Trova prospettiva ecologica e la scienza cognitiva lo spartiacque teorico è l'analogia col calcolatore, l'adozione del metodo della simulazione e l'enfasi sulla Valenza euristica dell'intelligenza artificiale, tutte le tematiche che caratterizzano la scienza cognitiva, con alcune sfumature fra i due paradigmi al suo interno: Modularismo e connessionismo. La scienza cognitiva e lo studio scientifico multidisciplinare della cognizione e del ruolo che questa svolge nell'agire intelligente. Essa prende in esame che cos'è la cognizione, a cosa serve e come funziona. Uno degli ambiti teorici trattati dalla scienza cognitiva è la linguistica generativa di Chomsky. Egli sostiene l'esistenza di un vero e proprio organo mentale del linguaggio, sviluppatosi nel corso dell'evoluzione e presente nell'uomo in maniera innata. Dall' esistenza di tale organo deriverebbe la possibilità stessa della rapida acquisizione della lingua nei bambini grazie una sorta di conoscenza innata di un insieme di regole grammaticali universali. A Jerry Fodor e John Hopfield si deve la nascita del paradigma della mente modulare, il quale postula la possibilità di Scomporre funzionalmente in moduli specifici la capacità cognitiva di sistemi differenti, per cui ogni modulo viene a indicare un certo meccanismo con una sua ben determinata funzione di elaborazione cognitiva. I moduli sono dunque unità funzionali altamente specifiche, innate e totalmente autonome. L'architettura cognitiva della mente che ne deriva si presume quindi basata su strutture verticali (i moduli), che trasformano computazionalmente gli input derivati dai sensi in rappresentazioni che offrono poi alla parte centrale del sistema cognitivo. Questi moduli sono caratterizzati da una specificità di dominio (sono strutture specializzate che analizzano imbuti diversi da modulo a modulo), da un funzionamento obbligato veloce e informazionalmente incapsulato. (calcolatori di quinta generazione) Una rete neurale è un modello di struttura dinamica in grado di autoregolarsi e di apprendere. È una struttura artificiale, ispirata alle strutture effettivamente esistenti nel sistema nervoso, che del sistema nervoso riproduce le caratteristiche di azione in termini di ricezione di input ad emissione di output. Le unità di cui una rete neurale è costituita sono paragonabili a un neurone. Taglio unità sono strutturate, nelle reti più semplici, in tre livelli: Unità di input, unità nascoste e unità di output. I collegamenti tale unità, i relativi pesi e le risultanti di tutti questi rapporti generano una certa risposta da parte della macchina in un dato momento in funzione dell'ambiente, della macchina e della loro interazione. Una rappresentazione è la matrice dei pesi dei vari legami tra le diverse unità, egli insieme di essi nella loro distribuzione complessiva. In quest'ottica il pensiero può essere considerato come proprietà emergente della organizzazione di una mente concepita come rete di unità profondamente interconnesse in modo distribuito, neuroni collegati da miliardi di sinapsi in continua trasformazione. Storia della psicologia Introduzione alla storia della psicologia Capitolo 16 Nel filone della ricerca sul comportamento e ambiente si innestano le neuroscienze cognitive con le indagini contemporanee su percezione e movimento, andando ad affiancarsi a quei settori della riflessione psicologica classicamente volti allo studio dell'azione e del comportamento in chiave adattiva. Le neuroscienze hanno assunto un ruolo importante nello sviluppo delle ricerche sulla mente e sul comportamento, favorendo il superamento della distinzione tra software e Hardware; le neuroscienze cognitive integrano Infatti tecniche cognitive e neuroscientifiche per lo studio delle funzioni mentali anche più complesse come la memoria. Si pone in evidenza il nesso tra sistema cognitivo, corpo e ambiente che è al centro delle ricerche sulla cosiddetta cognizione incorporata e sull'azione situata. La nuova robotica considera l'ambiente parte essenziale del soggetto agente, il quale poggia su di esso, come impalcatura cognitiva, attraverso il proprio corpo: I mobot (robot semoventi e autonomi) sono dotati di un apparato cognitivo privo di una netta distinzione tra percezione, cognizione e azione, in quanto nel loro cervello è attivo un insieme di circuiti e sottoinsiemi ciascuno perfettamente in grado di generare percorsi completi dall'input all'azione. Sulla scoperta dei neuroni specchio, che si attivano sia quando si compie un'azione che quando si osservano altri compierla, poggiano Infine le nuove ipotesi che le neuroscienze cognitive vanno formulando sull'imitazione, l'empatia, l'origine del linguaggio, l'interazione sociale e la comprensione dei comportamenti altrui. Secondo la teoria del linguaggio, la comunicazione gestuale fra due conspecifici costituirebbe un linguaggio primordiale, fondato necessariamente sulla comprensione reciproca dei gesti osservati. Il sistema mirror fornirebbe in quest'ottica la base neurale di tale capacità, potrebbe dunque essere una vera e propria condizione di possibilità della comunicazione interpersonale in forma gestuale.
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