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Riassunto di "Archeologia della moneta" di Federico Barello, Sintesi del corso di Numismatica

Riassunto del manuale di numismatica "Archeologia della moneta" di Federico Barello, con aggiunta di appunti da lezione

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 13/07/2021

claudiaplacci
claudiaplacci 🇮🇹

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Scarica Riassunto di "Archeologia della moneta" di Federico Barello e più Sintesi del corso in PDF di Numismatica solo su Docsity! ARCHEOLOGIA DELLA MONETA - Produzione e utilizzo nell’antichità — Federico Barello unità aurea in Macedonia (monete del pso di 8,10-8,60g), nell’età romana tetradramma d’argento. (=didramma) IMIVATNUNISMATICANDEFINIZIONEREISTORIA | Def Statere: nell’antica Grecia didramma di qualsiasi metallo, poi Dare una definizione di “numismatica” costituisce una difficoltà. Questo perché la disciplina non si presenta come un blocco unitario. Il metodo più semplice potrebbe essere quello di affidarsi all’etimologia: latino > nummus/greco + nòmos; nòmisma, noummos. Tutti i termini appartengono tutti a una famiglia di parole che discende dalla radice indoeuropea *nem-, con il significato di “prendere, mettere in ordine, contare, ripartire”. Si tratta quindi della scienza delle monete. Ma, moneta (nummus) non è esattamente il denaro (pecunia), ma solo un tipo di questo. La 7 moneta è uno strumento sofisticato che svolge # funzioni. Tentando una | La Moneta è uno strumento che ha convenzionalmente definizione la numismatica è sì la “scienza delle monete sotto tutti i un impatto sociale, ha tin valore garantito da loro aspetti”, una vera e propria “storia della moneta”, anche attraverso ii ta CNEScilia è qui N ENTO tuttii le contraffazioni ele monete di necessità, ma anche di tutta una serie di suoi aspetti, ma studia anche oggetti paramonetali. Ci oggetti “paramonetali”. Resta da chiedersi quali siano i criteri che sono # branche di studio della numismatica che fissano i limiti della numismatica “antica” rispetto alle altre branche possono essere cronologiche o geografiche. della disciplina. Se il termine superiore è certamente l’origine della moneta, in un momento di non facile determinazione alla periferia del mondo greco d’Asia Minore, quello inferiore è più discutibile e si è giunti a definirlo a titolo puramente convenzionale: la caduta dell’Impero Romano di Occidente (476 d.C.) non rappresenta uno spartiacque, per questo si è stabilita una data per l’inizio della monetazione “bizantina”, scegliendo il regno di Anastasio I (491 — 518 d.C.), autore di una profonda riforma monetaria che modificò i caratteri delle emissioni in bronzo. La numismatica antica si suddivide convenzionalmente in 2 grandi tronconi, quello della numismatica “greca” e quella “romana”. In questo senso, le produzioni autonome, o presunte tali, delle città greche e del mondo ellenistico ormai sotto il dominio romano sono state, soltanto di recente, considerate come fenomeno a parte, la cd “monetazione romana provinciale” (RPC). Quest’ultima pone numerosi problemi di ordine giuridico tuttora con chiariti, in merito alle forme di autorizzazione che, da parte di Roma, consentirono la produzione di moneta coloniale, civica o regionale sino al tardo III secolo d.C.. La numismatica romana si divide in “repubblicana” (origini — assunzione del titolo di Augusto da parte di Ottaviano, gennaio 27 a.C.) ed “imperiale” (Augusto — Zenone, 476 — 491 d.C.). L’interesse per la moneta come testimonianza storica è sempre esistito, ma, nel mondo antico, doveva prevalere il suo pregio come oggetto d’arte piuttosto come documento. Nessun autore antico si è mai occupato di mettere insieme un tentativo di storia monetale. Svetonio dice che il collezionismo di monete era diffuso. Indubbio è l’utilizzo di monete antiche come amuleti o oggetti d’ornamento, spesso montate in oreficerie e in qualche modo assimilate alle pietre preziose. L’aspetto collezionistico si accentua con il rinascere degli studi umanistici e la ricerca di monete antiche diviene fonte di materiale iconografico utile nella riscoperta del mondo antico, sia come galleria di ritratti di personaggi illustri, sia come modello di ispirazione artistica. Il termine “medaglia” per indicare genericamente la moneta è di origine medievale e permane nell’uso sino a tempi recenti, tanto che tuttora le raccolte numismatiche vengono dette “medaglieri”. L'interesse antiquario per la serie romana La considerazione della moneta come memoria del imperiale, agli albori dell’umanesimo, è evidente in Giovanni passato è sempre esistita. Già Petrarca possedeva una de Matociis e in Francesco Petrarca. L’allargarsi sempre consapevolezza della possibilità di utilizzo della moneta maggiore dell’interesse collezionistico oltre ai prodomi di un come fonte storica (collezionismo). commercio antiquario stimolò anche le prime imitazioni dell’antico, con la produzione di medaglie con il ritratto dell’imperatore Galba. Il 400 fu il secolo della nascita delle grandi collezioni principesche, con il formarsi dei primi importanti nuclei all’interno delle corti dove il progresso degli interessi umanistici era coltivato e incentivato. Vero precursore degli studi di numismatica antica fu Guillaume Budé (1468 — 1540), studioso della cerchia di Francesco I di Francia. Il rinnovato interesse per l’antico, stimolato in tutti i settori del sapere con il Rinascimento, determinò i veri e propri inizi di una scienza numismatica. L'attenzione continuava a cadere maggiormente nelle serie iconografiche dei sovrani illustri. L’impulso fondamentale per questi lavori veniva dal grande sforzo collezionistico, attivo in Europa tra privati colti, ma soprattutto nell’ambito delle corti dei regnanti, che facevano a gara per arricchire sempre più le loro raccolte. Tutte le opere prodotte sono opere ricche di errori, sviste, falsi, che tuttavia aprirono la via al problema fondamentale dei primordi della numismatica, quello della classificazione e ordinamento del materiale. La produzione saggistica numismatica ebbe un ulteriore incremento nel XVII secolo, soprattutto per mano di studiosi francesi. Le basi scientifiche della materia trovarono una fondazione solida soltanto per opera del gesuita austriaco Joseph Hilarius. L’ordine dato alla materia da parte sua è quello che tuttora si utilizza, in linea di massima, nell’ordinamento dei medaglieri e nella compilazione dei relativi cataloghi: le monete greche sono organizzate per regioni, e, all’interno di ciascuna regione, in ordine alfabetico per città emittente; le monete romane repubblicane sono classificate per famiglia del magistrato monetario, in ordine alfabetico, quelle imperiali seguendo l’ordine cronologico dei regnanti e dei loro familiari, e, per ciascun imperatore, in ordine alfabetico delle legende dei rovesci. L'impostazione, seppure priva di basi storiografiche adeguate, dal momento che non rispetta la storia della moneta in generale e la sequenza cronologica precisa delle singole emissioni, era tuttavia sufficiente a permettere di sistemare la gran parte delle migliaia di tipi monetali battuti nell'antichità ed espungere l’enorme quantità di falsi che gli incisori avevano creato per soddisfare la forte richiesta dei sempre più numerosi collezionisti, dai principi della casate regnanti alle principali famiglie nobili e agli eruditi loro protetti, e che abbondavano nei repertori precedenti. Da quel momento in poi la numismatica usciva definitivamente dal campo dell’antiquaria erudita e del collezionismo meccanicamente classificatorio per entrare in quello di scienza autonoma. 2.LA MONETA La moneta ha 3 funzioni principali: mezzo di scambio, misura del valore e riserva del valore/strumento di tesaurizzazione. Il 2.1. Cos'è la moneta metallo, ancora prima dell’invenzione della moneta, aveva funzione anche di misura del valore. 2.1.1. Baratto e moneta Gli economisti moderni definiscono la moneta “terza merce”, ovvero un bene che funge da intermediario negli scambi che comportano il trasferimento di 2 merci # tra loro, non direttamente comparabili. Lo scambio diretto di 2 beni è invece il baratto. Oggi si tende a considerare “moneta” e “denaro” come sinonimi, ma i 2 termini non sono equivalenti: la moneta è infatti una forma specifica assunta dal denaro in dati luoghi e in dati momenti, le cui caratteristiche vanno definite caso per caso. Per quanto riguarda il mondo antico, la moneta è moneta metallica, ovvero una quantità definita di metallo prezioso o semiprezioso munito di un’impronta; questa ha la funzione primaria di dichiarare quale sia l'autorità che garantisce per il peso e il titolo della lega e, di conseguenza, che ne impone l’uso e l'accettazione entro la propria sfera d’influenza. Come ex. del baratto viene citato il caso dei Cartaginesi, popolo dedito da sempre al commercio, ma per lungo tempo privo di moneta propria (Erodoto). Una definizione più precisa sulle finalità della moneta consiste nell’analizzarne le funzioni. La moneta può essere, anzi, deve necessariamente poter essere: 1. Mezzo di pagamento: serve ad estinguere un’obbligazione per mezzo di oggetti quantificabili. 2. Misura del valore: gli oggetti utilizzati come unità di misura consentono di determinare un’equivalenza tra merci differenti, non immediatamente equiparabili e ne consentono lo scambio diretto. 3. Sistema di tesaurizzazione: consente la conservazione della ricchezza. 4. Mezzo di scambio: è la funzione di più immediata percezione per i modemi per uno scambio “indiretto” tra 2 merci, attraverso l’impiego della “terza merce”. La necessità di espletare queste funzioni venne risolta, nelle società antiche, con una grande varietà di oggetti. In realtà si tende a definire “moneta” soltanto una categoria di questi, quella delle monete metalliche coniate che presenta caratteristiche di praticità che la rendono superiore a tutte le altre. Si possono definire come: pezzi di metallo impressi, solitamente su entrambi i lati, con rappresentazioni che le pongono alle unità monetali nominate in transazioni verbali o scritte, al fine di rappresentarle in ogni scopo legale. I primi a essere usati per gli scopi descritti dovettero essere i prodotti della natura, dell'allevamento e delle colture, queste sono le cd “monete naturali”. Queste “premonete” rimontano indietro nel tempo sino alla preistoria e non siamo in grado di definire un momento preciso. Già dal pieno Neolitico nel Vicino Oriente (6.000 — 4.500 a.C.) compaiono fenomeni di tipo “commerciale” su lunghe distanze che riguardano materiali preziosi, anche se è impossibile stabilire in quale misura potesse esistere già una forma di mezzi di valutazione dei prodotti di tipo premonetale. Solo con l’apparire della documentazione scritta in Mesopotamia e Siria si può apprezzare distintamente l’adozione nella contabilità amministrativa di una serie limitata di beni o prodotti discreti utilizzati come standard ponderali e di capacità. Non ancora vera e propria moneta, ma quelle che ne costituiranno le basi e tecniche e, solo in parte, concettuali. 2.1.2. Autorità e moneta Ciò che costituisce una delle innovazioni fondamentali che portarono delle forme premonetali alla moneta vera e propria è l’intervento di una qualche autorità che sovrintenda alla produzione, all’emissione e alla circolazione. A garantire sulla universale ammissibilità della moneta ci sia un'entità sovrapersonale, un’autorità pubblica, che viene forzatamente a coincidere con il potere istituzionale. Per essere efficace, la potestà monetaria deve essere esclusiva, affinchè non vi siano possibilità di alterazioni o interventi di modifica degli standard previsti da parte del mercato. Non è chiaro in quale misura nelle fasi più antiche di storia della moneta sia intervenuta una tale forma di autorità. Erodoto riferisce del re persiano Dario I (522 — 486 a.C.) “aveva coniato moneta in oro raffinato a grande purezza”. Il concetto di sovranità e le sue prerogative appartengono alla riflessione teorico-politica moderna, le cui radici risalgono al trattato di Jean Bodin (1530 — 1596). La mancanza di riflessione, storica, filosofica e giuridica in merito non aiuta a cogliere quale fosse la situazione specifica di ciascun ambito storico-geografico preso in esame dalla numismatica antica e costringe a muoversi nel campo delle ipotesi per quanto riguarda la ricostruzione delle mentalità, pubbliche e private, attive nelle società del mondo greco e romano. Non c’è dubbio che la produzione di moneta presentava notevoli vantaggi per chi esercitasse tale diritto in forma esclusiva. Il metallo, nell’età del Bronzo, circolava per il Mediterraneo sotto forma di “pelle di 2.2. Lo scambio e gli oggetti premonetali | ue” con peso standardizzato a 29 kg. 2.2.1. Antropologia dello scambio regno di Creso poggia in gran parte su Erodoto. Il legame tra questo re e i metalli preziosi era ben radicato nella coscienza greca. Nei depositi di fondazione del palazzo reale fatto costruire da Dario a Persepoli si sono rinvenuti 4 stateri “criseidi”. Si è diffusa tra gli studiosi l’ipotesi che non tutti i “criseidi” fossero stati battuti al tempo di Creso, ma anzi che una quantità di essi dovesse essere attribuita al re persiano che aveva inglobato il regno (Ciro II) e ai suoi successori. Lo sviluppo teorico è giunto a proporre che in realtà tutti i “criseidi” siano un prodotto persiano, introdotto da Ciro per sostituire la vecchia monetazione lidia in elettro con le nuove serie d’argento, ma anche in oro puro, ma non si dispone ancora di prove sufficienti. Un punto fermo è, invece, disponibile per collocare l’introduzione della più tipica moneta reale persiana, quella contraddistinta dal tipo del “re arciere”. La terminologia antica è ben chiara: già Erodoto utilizza l'aggettivo dareikòs, “darico”, di Dario, per qualificare stateri d’oro. L’aggettivo passa poi a indicare la moneta stessa. Il nome delle monete d’argento doveva essere quello, tradizionale semitico, di shekel, trasformato in greco in sìklos. La struttura di questa monetazione è stata suddivisa in 4 gruppi sulla base della tipologia di diritto: ® Ilre, coronato contiara, rappresentato di profilo, a mezzo busto, con un arco nella sx e 2 frecce nella dx. ® Ilre,a figura intera, rappresentato secondo la convenzione arcaica della “corsa inginocchiata”, porta la faretra e tira con l’arco. ® Il re, sempre in corsa, con arco nella sx e una lancia nella dx. ® Ilre, al posto della lancia, porta una corta spada. Le frazioni sono estremamente rare, ma non del tutto assenti. La scelta dei tipi è tesa a mostrare la potenza, cacciatrice e guerriera, del Grande Re. Per quanto riguarda la cronologia l’anno 500 a.C. è il terminus ante quem per l’inizio della monetazione del re arciere. Questa continuerà a essere prodotta per decenni, probabilmente sino alla fine della dinastia, con Dario III (330 a.C.). Sembra probabile che la zecca principale fosse collocata a Sardi. L'impero persiano va grossolanamente suddiviso in 2 zone, quella occidentale, dove la produzione e l’utilizzo della moneta in argento procede senza soluzione di continuità dal regno lidio a quello achemenide e le città greche della costa che hanno le loro emissioni autonome; e quella orientale, dove l’utilizzo del metallo a peso continuò a essere la forma privilegiata per i pagamenti. I “darici” in oro sono una monetazione di prestigio, utilizzata dal re, oltre che per il pagamento di mercenari e servizi, come donativo per i personaggi di rango in visita presso la corte. 2.3.4. Le prime emissioni delle città greche Esistono alcune serie alto-arcaiche in elettro per le quali i numismatici ritengono di aver trovato una collocazione certa tra le città greche della costa dell’Asia Minore: ® Mileto > stateri con il tipo del leone accovacciato retrospiciente, entro un riquadro incorniciato; ® Focea> tipo della foca * Cizico > tipo del tonno ®* Samo tipo del diritto composto da segni incisi che non danno luogo a una figura leggibile + frazioni con montone accovacciato, protome di felino, aquila con preda, delfino, etc. + motivi comprensibili nei rettangoli incusi punzonati al rovescio. 2.4.1. Le ragioni di una scelta Mettere in evidenza i motivi da cui dipese una scelta rivoluzionaria. L'ipotesi più istintiva sarebbe quella di pensare alle necessità del commercio. In effetti la serie dei valori andava dallo statere al suo novantaseiesimo. Ci si potrebbe volgere a traffici commerciali su lunghe distanze. L’utilizzo della moneta greca, tra VI e V secolo a.C., era confinato ad aree ristrette intorno ai luoghi di produzione delle monetazioni medesime. Nella visione aristotelica vi è una successione logica e temporale tra il baratto e lo scambio mediato dalla moneta. Sembra più probabile che alla base della creazione della moneta coniata vi siano le necessità contabili delle amministrazioni pubbliche, sempre più costrette a effettuare numerosi pagamenti comprendenti cifre elevate. Aristotele amplia la prospettiva della moneta come mezzo di scambio, divenuta piuttosto strumento convenzionale di misurazione e giustizia sociale redistributiva, destinata a mantenere la reciprocità dei rapporti sociali. Tutto si gioca sulla differenza tra il “valore nominale”, ovvero il valore imposto alla moneta circolante dall’autorità, e il “valore intrinseco”, quello cioè corrispondente alla quantità di metallo pregiato che costituisce la moneta stessa. La differenza tra i 2 fissa il grado di “fiduciarietà” di questa. Se il primo è maggiore del secondo, le casse dello stato o del principe traggono automaticamente un beneficio nel momento in cui utilizzano tale moneta per i loro pagamenti. Il corso legale della moneta era dichiarato con l’aggettivo greco dòkimon. 2.4.2. Le ragioni di un rifiuto A fronte di una rapida espansione dell’adozione del mezzo monetale nel corso del VI secolo a.C. da parte delle comunità greche autonome diffuse sulle sponde del Mediterraneo, in alcuni casi si registra una decisa chiusura nei confronti dello stesso mezzo da parte di compagini di non secondario rilievo, nelle quali l’oligarchia al potere cercava di garantire la propria stabilità frenando la mobilità sociale con norme fortemente conservatrici. In Omero il verbo metallào significa “cercare”. Non bisogna pensare che ogni emissione monetaria derivi necessariamente la sua materia prima da un’attività estrattiva: la fonte del metallo poteva provenire da altre monete o dalla fusione di oggetti in metallo prezioso. 3.1.1. Argento L’argento fu il metallo più utilizzato per tutta l’antichità nella fabbricazione di monete, grazie alla sua abbondanza e diffusione. Fonde a 960° ed è molto malleabile, è quasi impossibile trovarlo puro in natura: i composti più diffusi sono quelli in galena (solfuro di piombo). Il procedimento di estrazione comprendeva 2 fasi: una prima fusione in forno in atmosfera riducente (priva di ossigeno) per l’eliminazione delle scorie e un secondo passaggio in forno con immissione di aria forzata. Questo secondo procedimento è detto “coppellazione”. Per migliorare le caratteristiche meccaniche del metallo si aggiungeva una piccola percentuale di rame. Uno dei più importanti giacimenti per la ricerca dell'argento del mondo antico fu il distretto di Laurion, in Attica meridionale presso Capo Sounion, ed era già sfruttato nel II millennio a.C. Il minerale veniva ricercato scavando piccole gallerie fino a 190m di profondità, dove lavoravano in condizioni estremamente difficili gli schiavi. Nella valle di Agrileza sono stati indagati archeologicamente alcuni ergastéria (“officine”) destinati alla lavorazione del materiale grezzo nel V — IV secolo a.C. Indispensabile ai trattamenti era l’acqua che permetteva il lavaggio del minerale. I forni erano a tino verticale, con immissione della carica dall’alto (minerale e carbone a legna). Nel 413 a.C. l'invasione spartana dell’ Attica fece fuggire i minatori e le miniere furono chiuse. Ancora nel II secolo a.C. l’attività estrattiva doveva essere piuttosto intensa. Altro importante distretto minerario greco è quello del monte Pangeo, in Tracia, con ricchi giacimenti d’argento e oro. Fu oggetto di interesse da parte di Pisistrato nel corso del suo secondo esilio da Atene (555 — 546 a.C.), ma la conquista persiana (512 a.C.) lo rese inaccessibile. Anche la penisola iberica appare, nelle fonti greche, come un paese leggendario per la ricchezza in argento, dove gli incendi nelle foreste riscaldano il terreno e fanno fondere l’argento in filoni, che emergono poi alla superficie in occasione dei terremoti. Peri Romani le principali miniere furono quelle di Nova Carthago, Castulo, la Turdetania, dove si raccoglieva anche l’oro. 3.1.2. Oro L’oro è un metallo ampiamente utilizzato nella monetazione, fonde a 1.064° ed è estremamente malleabile. Lo si trova allo stato puro come pagliuzze o piccole pepite nei corsi d’acqua, mentre quello estratto dalle miniere va purificato attraverso la fusione. Nel mondo greco l’oro è piuttosto raro. Va sottolineato quello del monte Pangeo, dal momento che la conquista da parte di Filippo II di Macedonia comportò un aumento sensibile dell’attività mineraria (stateri d’oro con la biga, cd philippéioi). Da segnalare anche le risorse della Lidia (monte Tmolo, fiumi Pactolo ed Hermos), la Nubia e l’Arabia (per i Tolemei) e l’India. Peri Romani la Spagna costituì una delle risorse principali, con molti giacimenti nel Nord-ovest e in Betica. In Italia questo metallo è quasi assente, ma strategiche peri Romani furono le terre dei Salassi (Valle d’ Aosta e Canavese), dove pagliuzze d’oro si ricavavano dal lavaggio del terreno di deposito glaciale. Nelle monete anche l’oro è sempre impiegato ad alto grado di purezza, che oggi viene espressa in carati, ovvero misurando la proporzione dell’oro nella lega su base 24. Alternativamente il grado di purezza può essere espresso in millesimi, così come per l’argento. La moneta aurea rappresentò per una lunga fase un fatto eccezionale, legato a circostanze particolari, spesso in relazione a un aggravio di spesa pubblica. 3.1.3. Rame e leghe del rame Il rame fonde a 1.083°, è malleabile e tende, all’esposizione ad agenti atmosferici, a ricoprirsi di una patina stabile verde/azzurra di carbonati. Si tratta di uno dei metalli più usati nella storia dell’uomo, abbondantemente disponibile in natura sia allo stato nativo che in numerosi minerali. Nell’antichità non era così chiara la distinzione tra questo metallo e le sue leghe principali, utilizzando un unico termine per tutti (chalkòs in greco e aes in latino). Uno dei principali giacimenti sfruttati nell’antichità fu quello dell’isola di Cipro, così come la penisola iberica, i Pirenei, la Sardegna, la Toscana, la Linguadoca, la Cornovaglia, l’Europa centrale, i Balcani, le Cicladi e Creta, la Turchia nord-orientale. Fu più frequente l’impiego delle leghe: la principale è il bronzo, costituito da rame e stagno, l’aggiunta di quest’ultimo abbassa il punto di fusione (950°) e rende più fluida la colata. Nell'uso monetario romano il bronzo presenta un alto tenore di piombo, che va dal 22 — 25% nell’ aes grave di III secolo a.C. all’8 — 14% nella monetazione tardo-repubblicana. Altra lega importante è l’ottone (rame e zinco), con un caratteristico colore giallo simile a quello dell’oro. Si tratta di una lega difficile da ottenere, poiché lo zinco ha punto di ebollizione a 917°, una temperatura più bassa di quella di fusione del rame. L’oricalco è il risultato della produzione della lega di ottone fatta attraverso “cementazione”, viene utilizzato come lega monetale solo nella tarda età ellenistica, quando il processo di produzione era stato messo definitivamente a punto. 3.1.4. Stagno e zinco Lo stagno è una componente fondamentale per l'ottenimento del bronzo, fonde a 232°, è molto raro in natura e si trova essenzialmente sotto forma di cassiterite (ossido stabile presente in giacimenti alluvionali). Le principali fonti di approvvigionamento antico furono sostanzialmente 2, la fascia tra Spagna e Portogallo e le isole britanniche. Esistono tuttora significativi giacimenti di cassiterite anche in Toscana e Sardegna. Lo zinco è un metallo raro, con punto di fusione a 419°. Esiste un’opinione diffusa secondo la quale nell’antichità la lavorazione dello zinco fosse limitata all’utilizzo dei suoi minerali, unitamente al rame, per la produzione dell’ottone. 3.1.5. Leghe particolari Grande importanza nella monetazione del mondo antico e medievale ebbero le leghe di argento e rame, ove il primo era presente in percentuali inferiori al 50%. * Spezzatura > necessità di procurarsi moneta divisionale risolta frazionando i nominali maggiori disponibili (ex. assi romano-repubblicani tagliati a metà). * Graffiti 3.2.5. La moneta fusa Vi è uno strettissimo legame tra l’invenzione della moneta della moneta e la tecnica scelta per produrla, etc. La scelta di produrre moneta per fusione appare marginale e secondaria nel mondo antico, anche se assume rilievo particolare in ambito italico e nella prima fase della monetazione romana in bronzo. Vi devono essere delle motivazioni che vanno al di là del semplice vantaggio pratico. Un elemento indicativo in questo senso è offerto dal fatto che tutta la moneta fusa antica è moneta di bronzo. L’impressione è che la scelta tecnica della fusione sia stata condizionata dall’abitudine alla fusione del rame e del bronzo entro stampi per farne lingotti, oltre che dalla obiettiva difficoltà a coniare un metallo più duro dell’argento e dell’oro su dimensioni dei tondelli sensibilmente maggiori. Importante rilievo ebbe anche l’utilizzo della fusione per la produzione di monete in Italia centrale e a Roma. 3.2.6. Luoghi e persone: zecche e personale Il mondo antico non ci ha lasciato né descrizioni, né immagini di come fosse organizzata una zecca. Per lungo tempo si è ritenuto che una pittura parietale pompeiana, nella Casa dei Vettii, presentasse una scena di battitura di moneta nel fregio della stanza. Maggiori dettagli ricaviamo da immagini medievali e rinascimentali, nelle quali il progresso tecnico non può aver determinato particolari differenze rispetto alle situazioni antiche. Esistono anche dati archeologici relativi ai luoghi della moneta. Indubbiamente l’identificazione sicura dell’edificio destinato a produrre monete è legata al ritrovamento contestuale di più elementi connessi all’attività propria della struttura: esclusi i conii, documenti certi sono costituiti dai tondelli, accompagnati da scarti di lavorazione, lingotti, tracce dei fomi, sistemi di approvvigionamento idraulico. Ad Atene è stato rinvenuto un edificio, che l’analisi stratigrafica ci fa datare alla fine del V secolo a.C., i quali elementi più significativi sono: 10 buche, 4 bacini in terracotta per acqua e 2 fosse rivestite in malta idraulica, con masselli e scarti di bronzo, molti tondelli monetali, ceneri e carboni. I materiali ceramici associati mostrano che le attività metallurgiche ebbero luogo tra la fine del IV e il I secolo a.C. e che in queste fosse coinvolta la fabbricazione di monete lo mostrano chiaramente i 149 tondelli in bronzo non coniati rinvenuti. L’incongruenza tra la datazione dell’edificio (410 — 400 a.C.) e l’inizio delle serie monetali ateniesi in bronzo (metà del IV secolo a.C.) è stata spiegata ipotizzando che sia stata prodotta qui la più antica serie bronzea attica e databile alla fine del V — inizi del IV secolo a.C. Più complesso risulta il caso di Argo, dove sono stati portati alla luce 101 pezzi in bronzo relativi alla fabbricazione di tondelli monetali. Sull’isola di Cipro si è ipotizzata l’attività di una zecca di epoca tolemaica (II - I secolo a.C.) per il rinvenimento di tondelli in bronzo non coniati e delle relative matrici. La Magna Grecia ci offre un caso per quanto riguarda la città di Laos (non vi è traccia di fornaci, facendo ipotizzare un edificio dedicato solo alla coniazione). La collocazione della primitiva zecca di Roma sul colle capitolino, presso il santuario di Giunone Moneta, ci è assicurata da un passo di Livio. L’epiteto Moneta, che significa “ammonitrice”, potrebbe essere caratteristico delle dee poste a protezione dell’acropoli cittadina, il termine latino passò poi a indicare il luogo della coniazione e in seguito anche il prodotto dell’officina. L’incertezza sul rapporto tra il culto e l’attività monetaria indusse i lessicografi antichi a cercare assurde spiegazioni. Tracce precise dell’edificio che dovette rivestire per secoli la funzione di zecca non sono state recuperate, data l’alta frammentarietà dei resti conservati sulla cima del colle, oggetto di intensa attività edilizia in età medievale e moderna. Una recente disamina dei dati relativi a un edificio vicino, il Tabularium (archivio delle tabulae), ha portato a ipotizzare un suo ruolo nell’ambito delle attività della zecca. Di una seconda collocazione della zecca di Roma ci sono testimoni i “Cataloghi Regionali”, che la collocano nei pressi dell’ Anfiteatro Flavio e del Ludus Magnus. Per l’identificazione dei ruoli svolti dalle categorie di addetti alla zecca, si può osservare che l’optio, di basso grado militare, si può riferire a un “sovrintendente”, con ruolo di controllo. I signatores dovrebbero essere gli incisori dei conii, i suppostores gli addetti alle tenaglie che reggevano i tondelli durante la coniazione, e i malliatores quelli che con il colpo di martello ottenevano l’impronta dei conii nel metallo; gli officinatores dovevano essere operai privi di specializzazione o assegnati a operazioni secondarie, etc. Importante è la comparsa di un nuovo tipo della Moneta Augusti, ricalcato su quello di Aequitas (figura femminile con bilancia e cornucopia), sui rovesci della monetazione di Domiziano a partire dall’ 84 d.C.: forse stretta correlazione tra il tipo monetale e l’apertura della nuova sede della zecca, edificata probabilmente per la necessità di creare nuovi spazi a un’attività sempre più massiccia di coniazione. Per altre sedi di zecca imperiali si hanno pochi dati: Lione, zecca ufficiale di prima età imperiale, Thessalonica, Serdica (Bulgaria), etc. La permanenza del dubbio che in questi casi ci si trovi dinanzi a resti di una produzione di falsari chiarisce bene come per tutta l’antichità e il Medioevo l’attività di zecca non abbia avuto necessità né di edifici, né di apprestamenti particolari, e come potesse essere facilmente impiantata e spostata ovunque, oppure frazionata in più sedi. Il problema della produzione di falsi di monete romane di età repubblicana e imperiale è una questione tuttora aperta. Sembrerebbe che nella maggior parte dei casi le carenze di circolante siano dovute a provvedimenti di ritariffazione della vecchia moneta oppure del suo ritiro, oltre che a situazioni causate da emergenze di natura militare. Quanto si conosce della legislazione romana sulla moneta falsa sembra mostrare come questa riguardasse solamente quella in argento e d’oro, mentre non considerasse il problema della moneta in lega di rame: solo nel IV secolo (Costantino), la produzione di moneta viene intesa come prerogativa esclusivamente imperiale e la sua fabbricazione si trasforma in un reato di lesa maestà. 10 3.3.1. Elementi costitutivi La moneta, sin dagli inizi, è portatrice di un segno, di un simbolo, espressione e garanzia dell’autorità, il cui scopo principale è l’identificazione più chiara possibile dell’origine della moneta da parte di tutti coloro che l’utilizzano. Gli elementi costitutivi del segno monetale sono fondamentalmente 2, il tipo (1a rappresentazione figurata) e la legenda (l’iscrizione). Il tipo può essere collocato solamente su un lato, come nelle monetazioni greche arcaiche, dove al rovescio è una semplice punzonatura, oppure su tutt'e due, come nella maggior parte dei casi. La scelta del tipo va di pari passo con l’iniziativa di battere moneta ed è ascritta alla stessa volontà politica che promuove la seconda. La scelta del tipo nasce in primo luogo dalla volontà di rendere manifesto il centro emittente: di qui l'orientamento generalizzato verso la sfera religiosa, nell’ambito delle divinità che svolgevano funzioni protettrici nei confronti delle comunità e delle città. In altri casi si scelse un tipo “parlante”, che richiamasse il nome della città; oppure ancora elementi che, costituendone una delle risorse primarie, potessero assumere funzione di simbolo cittadino. Non mancò di essere sfruttata per ragioni propagandistiche. Valore propagandistico assoluto va certo assegnato alla comparsa del ritratto del dinasta sulla monetazione ellenistica, in parallelo alla maturazione del ritratto fisiognomico nell’ambito dell’arte greca. Così, come nella monetazione macedone si può cogliere un riferimento poco caratterizzato alla figura reale nel cavaliere al rovescio dei tetradrammi di Filippo II (359 — 336 a.C.), ben altra consistenza avrà la rappresentazione delle fattezze di Alessandro (336 — 323 a.C.) sotto le spoglie di Eracle. Da quel momento la barriera è sfondata e la rappresentazione dei diadochi diventerà uno dei campi di eccellenza del lavoro degli incisori monetali, in parallelo allo sviluppo del culto della figura del sovrano, ormai entità dotata di potere per volere divino e quindi assimilabile alla divinità. A Roma per lungo tempo i costumi politici impedirono la celebrazione sulla moneta di individui viventi e l’unica possibilità offerta fu quella di riportare ritratti di ricostruzione o scene allusive a imprese di personaggi di un lontano passato. In seguito alla caduta dell'ordinamento repubblicano i personaggi importanti ebbero il loro ritratto fisionomico su monete di pochi anni successive alla morte (ex. Silla, Pompeo). Tuttavia il punto di non ritorno si ebbe con una probabile autorizzazione da parte del Senato a Caio Giulio Cesare di collocare la sua immagine sulle monete: Ottaviano seguirà in tale privilegio il suo parente e darà inizio alla lunga serie di ritratti degli imperatori che arriverà sino alla fine dell'impero di Occidente, rimanendo in eredità a quello di Oriente e all'impero bizantino. Accanto al ritratto imperiale si affermò anche quello dei principali membri della famiglia. Dal momento che spesso l’immagine non era sufficiente a chiarire l’origine di una moneta, ben presto vi si affiancò una scritta, detta “legenda”. Quando non presenta iscrizioni è detta “anepigrafe”. La legenda può riportare una semplice iniziale, o poche lettere (etnico, inteso al genitivo plurale, omettendo di premettervi il sostantivo séma o nòmisma). Oppure si utilizza il nome della città, sia al nominativo che al genitivo. Quando è riportato il nome del sovrano, in ambito greco-ellenistico, questo è spesso al genitivo e normalmente accompagnato dal titolo di basileùs. Gli imperatori romani assegnarono nell’epigrafia ufficiale grande valore alle titolature con le tappe della carriera, che accompagnavano il loro nome, al nominativo, e al loro ritratto sulle monete. Le titolature sono spesso abbreviate. La più utile dal pov cronologico è l'indicazione della potestà tribunizia, carica che veniva rinnovata ogni anno, che consente quindi una datazione ad annum della moneta. Sono talvolta presenti accessori: monogrammi, sigle, simboli. 3.3.2. Metrologia e seriazione dei conii L’analisi di una moneta comincia dalla sua misurazione, ovvero dalla rilevazione dei suoi dati metrologici (diametro, peso, asse dei conii). Diametro e peso ci danno le informazioni fondamentali sulla posizione della moneta entro il sistema di organizzazione dei nominali: una moneta che vale sostanzialmente per il suo tenore metallico e per il peso è forzatamente condizionata dalle dimensioni del tondello. L'asse dei conii è la posizione relativa del tipo del diritto rispetto al tipo del rovescio, misurata sul cerchio ideale il cui centro è costituito dal centro della moneta. Solo in alcune monetazioni, in particolare quella romana, l’asse dei conii presenta una regolarità costante, per lo più fissata su 0° o 180°. Lo studio approfondito di una serie monetale dovrebbe sempre comprendere anche l’analisi della “sequenza dei conii”, cioè la seriazione cronologica dei coni utilizzati per ottenere lo stesso tipo monetale. 3.3.3. Quanti conii per quante monete? Altro problema di non facile soluzione è lo stabilire la quantità di moneta che venne prodotta per ciascuna serie, il “volume di emissione”. Il dato di partenza è rappresentato dal numero di monete che possono essere battute da un conio prima che questo diventi inservibile. Si è stimato, sperimentalmente, che il numero per un conio di diritto di un tetradramma greco vada dalle 5- 8.000 monete alla 10-16.000 monete, ma alcuni ipotizzano cifre più alte. Moltiplicando questi valori per il numero di conii individuato si possono effettuare valutazioni approssimative del volume complessivo dell’emissione, pur rimanendo troppe incognite per ottenere risultati sicuri. Sono state inoltre proposte modalità di calcolo più complesse per arrivare a stime statisticamente più attendibili. 3.3.4. Analisi del metallo La conoscenza di una moneta non può prescindere dalla nozione del preciso contenuto metallico della stessa, dato che si sono utilizzati metalli di assoluta purezza, anche solamente per la difficoltà di una raffinazione completa. Una cognizione esatta della struttura metallica di una moneta antica può dare molte informazioni sul processo produttivo di questa. 11 4.1.1. Problematiche generali La prima distinzione fondamentale che deve essere fatta è quella tra rinvenimenti singoli e tesori o ripostigli. I primi sono costituiti da monete smarrite, singolarmente o in piccolo gruppo, e non più recuperate. I secondi da aggregati più o meno consistenti di monete creati e poi nascosti. La seconda distinzione da tener presente è legata alle modalità di ritrovamento: ci sono recuperi casuali, legati ad attività di # natura, e ci sono ritrovamenti nel corso di scavi condotti con metodologia scientifica. Si pone dunque il problema dell’attendibilità del campione preso in esame, nel tentativo di ricostruire un quadro completo del circolante in un dato momento e in un dato luogo. Le monete a disposizione del numismatico sono, infatti: * Solo uncampione di quelle trovate ® Le monete trovate sono solo una parte di quelle anticamente perdute o nascoste ® Le monete perdute o nascoste sono solo una frazione di quelle realmente in circolazione ® Le monete che entrarono in circolazione in un determinato ambito sono solo una piccola percentuale rispetto a quelle originariamente prodotte. I ripostigli sono in genere monometallici (raccolgono cioè esemplari della stessa specie, o nominali realizzati con lo stesso metallo) e tendono a privilegiare gli esemplari a valore intrinseco più alto. Inoltre il materiale dei ripostigli potrebbe, in tutto o in parte, non provenire dalla circolazione locale, ma essere giunto in blocco dall’esterno e non rappresentare, dunque, il reale circolante del luogo del luogo dove è stato ritrovato. I rinvenimenti isolati in genere sono costituiti dai nominali più bassi presenti in circolazione, quelli con maggiore velocità di circolazione e, quindi, smarriti più facilmente. Non sempre si è in grado di integrare semplicemente i dati di un tipo di rinvenimento con quelli dell’altro tipo per avere un quadro completo della situazione. 4.1.2. Ripostigli monetali Va posta una differenza fondamentale tra quanto ritirato direttamente dalla circolazione e tesaurizzato, per ragioni economiche e di sicurezza, da quanto deposto come ex voto in un santuario, o come corredo di accompagnamento di un defunto per ragioni ideologiche. Un altro elemento da chiarire è il motivo per il quale il proprietario non abbia recuperato più il suo tesoro: il caso più semplice è quello della morte, senza che altri fossero a conoscenza dell’accumulo. Ripostigli di emergenza, nascosti nell’imminenza di un evento pericoloso, recuperando e selezionando il materiale disponibile al momento che meglio offrisse garanzia di conservazione della ricchezza, talvolta veri e propri “tesori”, potrebbero documentare materiale ad alto valore intrinseco effettivamente in circolazione al momento del seppellimento. Ripostigli di risparmio, creati accumulando su lungo periodo materiali appositamente selezionati per alto valore intrinseco e fiducia nella qualità della composizione metallica, in genere non mescolando nominali #, potrebbero escludere il materiale più consunto. Ripostigli da borsellino, costituiti dalle monete conservate per un immediato utilizzo, sono rispondenti al circolante reale. Depositi votivi, formatisi all’interno di santuari grazie alle offerte dei pellegrini, sono in genere su lungo periodo e con materiali eterogenei per natura e provenienza. Depositi di fondazione, ovvero deposizioni sacralizzate di oggetti nell’ambito della costruzione di strutture monumentali, dove anche le monete possono essere offerte all’interno di riti di offerta alla divinità, a protezione di un edificio o di un’altra struttura di rilevanza comunitaria. Offerte funerarie, spesso limitate a una moneta sola, ma non sempre, e comunque contenute entro un classico contesto “chiuso”, il corredo di accompagnamento del defunto nel suo viaggio nell’aldilà > rientrano in una varietà di situazioni differenti a seconda delle epoche e dei luoghi, delle differenze sociali e dei costumi funerari (analisi caso per caso). Il materiale offerto dai tesoretti è in genere di ottima qualità, sia per la selezione operata dal proprietario, sia per la tendenza a privilegiare i pezzi a più alto valore intrinseco, sia per la natura stessa della tesaurizzazione, che congela, togliendole dalla circolazione, le monete, evitandone l’usura. Il punto cruciale per lo studio di un ripostiglio è l'individuazione della data “di chiusura”, il momento, cioè, in cui l'insieme venne bloccato, nascondendolo. Tale momento è determinabile sulla base delle monete più recenti presenti nel gruppo. 4.1.3. Strati e monete Il rinvenimento di molti esemplari isolati conservati negli strati indagati dagli archeologi, presenta un primo problema di fondo. Per quale motivo i siti di età classica e medievale restituiscono tante monete? La moneta, spesso ben databile, ha una vita piuttosto lunga, che per il mondo antico si può estendere anche sull’arco di secoli, con innumerevoli spostamenti e passaggi di mano, sino al suo smarrimento. Dal momento che le monete vennero in alcuni casi perdute, è utile verificare quali possano essere stati i fattori che incisero su tali smarrimenti. La produzione di moneta antica non fu uniforme, ma i volumi di emissione alternano periodi di picco con periodi vuoti. La maggior parte dei rinvenimenti da scavo è costituito da monete a basso valore intrinseco e ad alto valore fiduciario, in generale i nominali più bassi esistenti in un dato momento. Fattori politico-economici possono influenzare in modo determinante lo stock monetario presente in una certa epoca. Un criterio fondamentale nelle analisi dei contesti archeologici è quello della “residualità”: si considerano “residui” in un strato quei reperti sensibilmente più antichi rispetto agli oggetti che vengono utilizzati per datare lo strato stesso. La spiegazione di tale presenza sta nelle modalità stesse di formazione del deposito archeologico. L’individuazione della percentuale di residualità tra i reperti di uno strato è determinante per comprendere le effettive modalità di formazione di questo. 4.1.4. Normativa di riferimento 12 Peloponneso e una probabile sospensione delle coniazioni, la ripresa ateniese successiva alla vittoria di Cnido (394 a.C.) portò a ‘una nuova serie di emissioni, dove lo stile arcaistico della monetazione precedente lascia il posto al volto di Atena dai tratti più ammorbiditi, con l'abbandono della convenzione arcaica dell’occhio di prospetto e la sua resa, più naturalistica, di profilo. Una nuova rivoluzione stilistica si avrà con la produzione degli stephanephoroi, i “portatori di corona”, tetradrammi di “nuovo stile” dove la civetta sarà circondata da una corona d’olivo, poggiandosi sopra un’anfora. Lo studio di questa serie vede la comparsa delle sigle dei magistrati responsabili, proponendo una datazione al periodo 196/195 — 188/187 a.C., ma la data finale è oggi posticipata al 40 a.C. In generale le monete ateniesi rimangono connotate dagli stessi soggetti pur con variazioni di stile fina a circa il I secolo a.C., quando poi la Grecia diventerà provincia romana. Vi è inoltre una crisi nella diffusione della monetazione ateniese quando avviene la perdita delle miniere durante la Guerra del Peloponneso, così la moneta di bronzo si affianca a quella d’argento. net 5.1.3. Corinto Altro centro di grande importanza in età arcaica, Corinto ebbe un sistema monetale proprio, basato sullo statere in argento da 8,70g, unità di derivazione dal sistema euboico, ma differenziata dalla suddivisione in 3 dramme (2,90g) invece che 2. Si basa quindi sul sistema euboico-attico con variazione dello statere d’argento, che si basa su 3 dramme invece che 2 (# Atene). La moneta corinzia è caratterizzata da bontà e stabilità sia della lega sia del peso. Anche Corinto ebbe una politica iconografica estremamente conservatrice, mantenendo lo stesso tipo di diritto per tutta la sua storia: si tratta di Pegaso, che l’eroe corinzio Bellerofonte, aiutato da Atena con un morso d’oro, aveva aggiogato e cavlcato per sconfiggere la Chimera della Licia, Pegaso inoltre avrebbe affondato lo zoccolo in un punto dove si formerà una sorgente d’acqua dolce dove in seguito verrà fondata Corinto. Il conservatorismo si mostra anche nella lettera iniziale dell’etnico cittadino, l’arcaica koppa (tra le zampe di Pegaso) al posto del classico kappa. I Greci soprannominarono questi stateri poloi, “puledri”, i modemi “pegasi”. Le serie più arcaiche recano al rovescio il semplice quadrato incuso, presto sostituito da un motivo a forma di svastica. Poi venne raffigurata Atena, detta Chalinitis, “del morso”, inizialmente all’interno di un quadrato incuso. L’elmo portato da Atena qui è a foggia corinzia, che lo distingue dalla monetazione ateniese, che invece presenta l’elmo a foggia attica. Lo stile della testa della dea elmata è quello delle monete ateniesi e siracusane della fine del VI secolo a.C. e seguirà la normale evoluzione delle convenzioni artistiche greche attraverso il V ed il IV secolo a.C. Anche in questo caso la cronologia iniziale non è agganciabile a nessun dato archeologico o numismatico certo, ma in generale le prime serie corinzie con il quadrato incuso non potranno precedere di molto la metà del VI secolo a.C. Il sistema ponderale corinzio sarà utilizzato anche nelle più antiche emissioni magno-greche. 5.1.4. La moneta incusa La presenza coloniale greca sulle coste d’Italia meridionale e in Sicilia diede origine a città, dove la moneta fiorì parallelamente a grandi realizzazioni in campo artistico e dove ebbe alcune delle più significative manifestazioni. Queste esperienze si distribuiscono in un periodo di fioritura che va dal VI al III secolo a.C. e coinvolgono molteplici compagini, da Taranto a Neapolis e Rhegion, da Siracusa ad Agrigento, Selinunte e Himera. Il fenomeno delle “monete incuse” — ovvero di monete in argento nelle quali il tipo del rovescio è esattamente il medesimo del diritto, presentandosi però in negativo, dunque incavato nella superficie della moneta invece che in rilievo. Si è ipotizzato che la moneta fosse il risultato di un processo di coniazione vero e proprio, che implicava l’uso di un conio di rovescio con i tipi resi in rilievo. Non si tratta di una tecnica a sbalzo, dell’utilizzo contemporaneo di conio e punzone. Oggi sembra plausibile che le motivazioni sottese a una scelta tecnica così elaborata e difficile siano legate a 2 aspetti, da una parte la chiara volontà di differenziazione di questa moneta da tutte le altre in quel momento prodotte da zecche greche e, dall’altra, la scelta di un espediente che rendeva praticamente la riconiazione, evitando così una delle possibili cause di drenaggio della moneta verso i luoghi lontani dai centri emittenti e dai loro territori di 15 pertinenza. Abbiamo un’alta uniformità produttiva, il rovescio è sempre incuso, l’asse dei conii non presenta mai uno scarto tra diritto e rovescio, le lettere delle legende del rovescio sono comunque in rilievo. I sistemi ponderali sono 3: 1. Acheo-corinzio: statere di 7,80-8,00g, diviso in 3 dramme + colonie di origine achea e Taranto 2. Calcidese: statere di 5,6-5,8g > città dello stretto di Messina 3. Foceo: didramma da 7,5g, diviso in 2 dramme > città tirreniche di Posidonia e Velia La monetazione di Sibari è anteriore al 510 a.C., data nella quale la città viene distrutta da Crotone (si pensa che Sibari sia stata la prima a introdurre questa moneta, intorno alla metà del VI secolo). L'abbandono della tecnica incusa non fu uniforme in tutti i centri e il passaggio al doppio rilievo si distribuisce lungo quasi tutto il V secolo a.C. L’originalità tecnico-produttiva e ponderale trova anche spiegazione nelle forme di circolazione di questa moneta, che era destinata a un mercato locale magno- greco, sembra così ipotizzabile l’esistenza di un’area di circolazione controllata dalle città protagoniste della monetazione incusa. ® Sibari: untoro con la testa rivolta all’indietro ® Metaponto: spiga d’orzo ® Crotone: tripode ® Caulonia: figura divina maschile (forse Apollo o Eracle) che regge un ramo e la figurina di un demone, accompagnato da una cerva (Apollo che purifica l'aria morbata perchè reca una figurina sul braccio oppure è semplicemente un emblema della città senza indicare una divinità) ® Poseidonia: Poseidone ® Taranto: eroe eponimo Taras a cavalcioni su un delfino o con la figura di un dio-eroe Diritto: immagine di sedano selvatico, tipo parlante, perché la parola greca per sedano (silinon) dà il nome alla città perché molto diffuso nel territorio Rovescio: quadrato incuso con punzonature È un didramma, è una delle monetazioni più antiche della Sicilia. Diritto: immagine di Dioniso Rovescio: immagine di sileno + postura del sileno che armonizza con il campo circolare delle moneta (sviluppo dell’arte dell’incisione, che porta a un’attenzione artistica oltre che tecnica) Espressione dell’etnico nella forma estesa nel perimetro della moneta. In questa città era molto forte la produzione di vino. Siracusa Nel tetradramma al diritto: una quadriga Nella dracma al diritto: un solo cavaliere Nel didramma al diritto: una biga Nel tempio di Zeus a Olimpia avvenivano i giochi panellenici, Siracusa partecipava: la vittoria alata che incorona fa riferimento alla vittoria nei giochi Rovescio: testa della ninfa Aretusa con delfini Gli incisori in questo caso appongono le proprie firme: Eukleidas + etnico che richiamano la vicinanza al mare. Databile a partire dal 359 a.C. quando sale al trono Filippo II di Macedonia e termina con la morte di Cleopatra VII dopo la battaglia di Azio. Abbiamo una trasformazione economica, con l'arruolamento di mercenari (principalmente con Alessandro Magno). Con Filippo II la Macedonia accede a una risorsa indispensabile cioè le miniere d'oro e d'argento del monte Pangeo dopo la vittoria sulla lega Calcidica. Poi grazie all'arruolamento di tanti mercenari il regno potrà collezionare una serie di conquiste. Sul fronte della monetazione la Macedonia si basa sul sistema attico (tetradramma), con una moneta consistente pari ai 17g circa. Rappresenta la progressiva estensione dell’Impero e sostituisce la circolazione delle civette ateniesi. In generale abbiamo delle scelte fondamentali dal pov iconografico, poiché un elemento caratteristico è il ritratto dei sovrani. Tema della somiglianza dei ritratti. Macedonia, Filippo Il (359-336a.C,) AR, tetradramma Diritto: Zeus barbato con corona d’alloro sul capo, lo riconosciamo anche se anepigrafe Rovescio: cavaliere con elemento epigrafico legato al nome di Filippo (philippou), al genitivo “moneta di Filippo” (fino a ora era stato affermazione della comunità) 3 è discusso sul fatto che la presenza del nome possa essere legata all'immagine di rovescio che potrebbe quindi rappresentare lo stesso Filippo, molto abile nella cavalcatura Alessandro Magno (336-323 a.C.) AR, tetradramma Diritto: effige giovanile maschile con leontè che ricopre il capo, nodo nella parte anteriore del collo da cui si intravedono le zampe (riferimento a Eracle e al leone nemeo) > forse, grazie all’epigrafe nel rovescio, si pensa volesse rappresentare, celato da Eracle, anche Alessandro Rovescio: immagine di Zeus, riconoscibile per il seggio, lo scettro e l’aquila, in nudità divina e con corona d’alloro + indicazione epigrafica ANEZANAPOY (detentore del potere) Si vuole introdurre una nuova sovranità, cercando legittimazione nel ritratto divinizzato di Alessandro. Regno di Tracia, Lisimaco AR, tetradramma;297/6-281a.C. f st Diritto: immagine di Alessandro con le corna di Zeus Ammone perché fu divinizzato dopo la morte Rovescio: immagine di Atena guerriera seduta (immagine legata all'assunzione di un’eredità greca) + epigrafe basileus Poi abbiamo l’introduzione del ritratto vero e proprio del sovrano, non più di quello di un sovrano regnante defunto, che diventa elemento distintivo dei regni ellenistici. Regno d'Egitto, Tolemeo 1 {305-282 a.C.) AR, tetradramma Diritto: ritratto fortemente realistico del sovrano, con diadema sul capo che rappresenta la natura superumana e divina dei sovrani Rovescio: immagine dell’aquila di Zeus che diventa simbolo ed elemento identificativo del regno tolemaico fino a Cleopatra VII 3 va quasi a sostituire l’immagine vera e propria di Zeus + per le regine d’Egitto però l’immagine più significativa è quella della cornucopia Il mondo italico, Sicilia compresa, ha sin dalla protostoria messo a punto un sistema di quantificazione del metallo basato sull’unità di peso della libra-litra, applicandolo alla misurazione del rame/bronzo. In Sicilia le città greche monetarono la litra in argento, considerandola equivalente a 1/10 del didramma attico. Non è chiaro quale sia l’origine di questo sistema. Il termine libra indica anche lo strumento per pesare, la bilancia. L’unità ponderale viene anche indicata con il termine generico pondus 17 la benevolenza divina verso la potenza di Roma. Un tipo particolare di moneta è quello del vittoriato, una moneta parallela al denario, che presenta la rappresentazione di una vittoria alata che incorona un trofeo di armi tolte al nemico vinto nel rovescio, mentre nel diritto la testa di Giove con corona d’alloro. Aveva il valore di % di denario e nasce nella colonia greca di Marsiglia. E' una moneta di transizione collegata al processo di conquista, poi non avrà più ragione d'esistere 40 anni dopo. Si chiama così perchè sul rovescio c'è la vittoria. La produzione del vittoriato viene ripresa a cavallo tra II e I secolo a.C., ma con valore # perché assumerà il valore di 6 di denario. Ancora una volta eccezionale appare la scelta di coniare l’oro, che ritornerà soltanto nei decenni finali della Repubblica, e rivoluzionaria la sceltà di abbandonare l’ aes grave fuso, per coniare anche tutto il bronzo. Le varie difficoltà che emergevano nel tentativo di costruire ùy sistema coerente indussero i numismatici a tentare nuove proposte cronologiche: ® Una primateoria “ribassista” > interpretazione di alcul\ passi delle commedie di Plauto > data di introduzione del denario al 187 a.C., considerando il 269 a.C. come momàpto di inizio delle serie romano-campane + oggi praticamente abbandonata. * Riesamedi tutta la documentazione disponibile > teoria “infermedia” rielaborata > basata su riconiazioni di moneta campana su bronzi romani + analisi di ripostigli > introduzione del denario negli anni della seconda guerra punica (218 — 202 a.C.), distribuendo tutto quanto precedeva nell’arco del NI secolo. La seconda teoria trovò immediato riscontro nei ritrovamenti archeologiàj di Morgantina. La notizia relativa all’argento del 269/268 a.C. data da Plinio e Livio potrebbe piuttosto essere relativa a un\eccezionale distribuzione di argento ai cittadini di Roma grazie alla rivendita di prede belliche. Sulla base di questi dati, Michael Crawford ha costruito il suo sistema (RRC\ incentrato su una datazione peri primi denari al 211 a.C., che costituisce ora il più attendibile repertorio di riferimento per tuttà la monetazione repubblicana. Le conseguenze della demolizione della pietra angolare costituita dall’anno 269 a.C. riguardano\nche la monetazione greca: la dottrina tradizionale voleva che quell’anno significasse andpe il termine definitivo delle emissioni argentee delle città autonome, greche e indigene, d’Italia meridionale, ormai sotto il completo controllo romano. Per il denario e i suoi sottomultipli venne scelto il tipo dei Dioscuri a cavallo. Un caso particolare è poi costituito dal victoriatus, frazione argentea priva di segni di valore, caratterizzata dalla figura di Vittoria sul rovescio (secondo Plinio sarebbe stato introdotto come merce, cioè come argento a peso nell’Illirico). I dati di rinvenimento sembrano confermare una destinazione del vittoriato a fare da aggancio con il sistema monetale dell’argento dei Celti stanziati nella Pianura Padana, che utilizzavano, nella seconda metà del ITI secolo a.C., una dracma al di sotto dei 3g di peso. Non è possibile rendere conto della lunga e articolata storia della monetazione denariale tra II e I secolo a.C., è importante sottolineare che la produzione fu enorme, con un’estrema variabilità dei tipi. Si sviluppa l’importanza della magistratura monetale e quindi dei controlli nella produzione, identificabile anche grazie, all’inizio, all’apposizione di piccoli contrassegni simbolo di determinati magistrati. Il peso del denario scese gradatamente nel corso del II secolo a.C. sono a 1/84 di libbra. Intorno alla metà del II secolo a.C., forse verso il 140 a.C., l’asse venne ritariffato a 16 assi invece che 10 e questo resterà il rapporto tra le principali monete in argento e rame anche in età imperiale. Agli inizi del I secolo a.C., l’asse non venne più battuto e comparirà solo sporadicamente. Non sappiamo molto sull’organizzazione della zecca in questo periodo. La zecca di Roma sospese l’attività intorno al 40 a.C. e la riprenderà solo per iniziativa di Ottaviano. La magistratura monetale era il primo gradino del cursus honorum, era composta da un collegio di 3 membri, che verranno aumentati a 4 in età cesariana e poi riportati a 3 con Augusto. Con lo sviluppo di questa magistratura, la testa di Roma tipica del diritto del denario viene sostituita da # divinità e personificazioni collegate al magistrato monetale, come ad ex. divinità tutelari, episodi delle tradizioni familiari, etc. come celebrazione della gens. Alcuni ex. possono essere: Moneta di Lucio Thorius Balbus — 105 a.C. Diritto: Giunone Suspita (propizia) con pelle caprina sul capo Rovescio: toro che evoca il nome Thorius Moneta di L. Titurius Sabinus — 89 a.C. Diritto: testa di Tito Tazio Rovescio: episodio del ratto delle Sabine 20 Moneta di Q. Cassius Longinus — 55 a.C. Rievoca la Lex Cassia Tabellaria proposta nel 137 a.C. da un suo antenato che prescriveva il voto segreto, modalità pure applicata al processo a delle vestali Diritto: profilo di donna con legenda identificativa Rovescio: il tempio di Vesta con forma a capanna, e un'urna che allude al voto segreto e le lettere A e C che stanno per “assolvo” e “condanno” 21 La moneta in questa fase assolve un ruolo importante nella comunicazione politica, soprattutto nell’ultima fase della Repubblica le monete sono estremamente legate al contesto. Vengono infatti prodotte delle emissioni imperatorie al seguito dei comandanti militari, spesso portanti la firma dei luogotenenti che controllavano la produzione militare o con diretto riferimento al comandante di quello specifico esercito. A partire dall'età sillana (quando il bronzo si avvia alla sua estinzione) in virtù dell' imperium militare ci sono emissioni monetarie sotto il controllo di comandanti in zecche itineranti che si spostavano al seguito degli eserciti. La produzione continuava parallelamente anche a Roma. Dopo il passaggio del Rubicone di Cesare la produzione ufficiale viene a cessare e rimangono solo quelle autonome “imperatorie” di vari contendenti nelle guerre civili. Diritto: effige di Venere Cesare, 46-45 a.C. Rovescio: sottomissione dei nemici sotto le armi galliche ein zecca in Spagna esergo Caesar {ARC 468/1) Diritto: testa di Roma elmata Cn. Pompeo, 46-45 a.C. Rovescio: Vittoria che consegna una palma zecca in Spagna (RRC 469/12) In seguito all’ellenismo con Alessandro Magno, in età tardo-repubblicana si sviluppa anche il ritratto di persona vivente e un ex. calzante è sicuramente quello di Cesare, che è il primo in assoluto. Denario, argento, zecca di Roma, 44 a.C. Diritto: testa di Giulio Cesare con corona d’alloro con 2 simboli, lituus (bastone ricurvo degli auguri) e simpulum (recipiente per le libagioni), che lo legano al ruolo di pontifex maximus + epigrafe CAESAR IMP(erator) Rovescio: Venere (di protettrice della gens Iulia) che tiene statuetta di Vittoria e lunga lancia e si appoggia allo scudo + lettera G + epigrafe con nome di 1 dei 4 magistrati monetali Bruto. €. Caesar P. Sepultius Macer Denario è Lenario Zecca in Gallia Cisalpina, 43 a.C. Roma, 441. RRC 4903 RRC 480522 Stille Test vela i Marco Antonio versa di cavant ltius: dieta, arscsa N. lurdus Bruins=L Pluetorius M. Aemilius Lepidus Deraric Zecca initalia, Cestianus 4220. Denario Teca nea 454280. RRO 508/3 HHC 299/28 Dito: EPIDVSPONT.IMAXI/F/P.C Testaci Dritto: BRAT IMP L'PLAST.CES" “osta di Mare Emili Lepido versi di Marco Giunio Brutoversod Più si avvicina la “caduta” della Repubblica, più abbiamo un intensificarsi della forza dei messaggi monetali, principalmente durante gli scontri finali tra Ottaviano e Marco Antonio. Ottaviano è rappresentato barbato, in lutto per la morte di Cesare, inoltre l’epigrafe sottolinea come fosse stato adottato da Cesare (Divi Filius Iuli)(dedica che viene fatta sul tempio reale in realtà solo nel 29 a.C., mentre qui siamo nel 36 a.C.). Cesare viene rappresentato nella figura di augure con il bastone ricurvo. Marco Antonio invece si sofferma sulla campagna in Armenia e sull’alleanza con Cleopatra. 22 nell'ambito della campagna dacica. Adriano: serie monetali dedicate ai suoi numerosi viaggi, promuove le province che con il predecessore Traiano avevano raggiunto la max espansione. In un rovescio l'imperatore sta aiutando la personificazione della provincia d'Africa ad alzarsi. Antonini: tratto caratteristico dei ritratti > capelli e balba molto folti e ricci, trattati nel dettaglio. Iconografie sul rovescio sono più ripetitive, legate a divinità e personificazioni, vittorie che celebrano le virtutes dell'imperatore (pietas, concordia, Apollo, Marte...). I personaggi femminili di corte compaiono nelle monete in base al programma ideologico che si vuole trasmettere così come alla legittimazione, diventa quindi comune utilizzare i ritratti femminili come legittimazione alla successione. Le rappresentazioni sono caratterizzate dal look e dall’indole. Queste donne sono le Auguste, ciò porta una continuità dinastica e, come già detto, una legittimazione nella trasmissione del potere. Plotina, moglie di Traiano Faustina, moglie di Antonino Pio Rovescio: Aeternitas con fenice in mano + legata alla divinizzazione della donna + anniversario della fondazione Faustina, moglie di Antonino Pio Rovescio: Fecunditas con bambino in braccio + prole molto numerosa Giulia Domna, moglie di Settimio Severo e madre di Caracalla e Geta Rovescio: Diana Lucifera con lucerna accesa > riferimento al parto Giulia Domna, moglie di Settimio Severo e madre di Caracalla e Geta Qui è rappresentata con i 2 figli + epigrafe felicitas saeculi Durante la monetazione del III secolo d.C. abbiamo una progressiva svalutazione del denario. Sotto i Severi il denario pesava solo più 3,1g, con un contenuto di fino solamente del 50%. Questo abbassamento di peso della moneta era dovuto a problemi economici e sociali, ma viene comunque mantenuta la purezza della lega (nell’aureo). La moneta d’argento viene progressivamente abbassata di peso, ma anche modificata nella composizione aumentando la quantità di rame. La svalutazione determinava una necessità di ridare stabilità alla moneta d’argento (spesa militare in forte aumento, difficoltà di approvvigionamento dell’argento). Caracalla nel 215 d.C. introdusse una nuova moneta argentea, l’ antoninianus, caratterizzata dal ritratto dell’imperatore con la corona radiata (per le donne: falce lunare), che nei secoli precedenti era stata utilizzata per distinguere facilmente il dupondio (imperatore radiato) dall’asse (imperatore laureato). La nuova moneta pesava circa 5g e valeva probabilmente 2 denari. L’antoniniano pesa inizialmente circa 5,11g (1/64 di libbra) e aveva il 50% di fino nella lega. 25 L’antoniniano è stata una moneta che ha cercato di ridare stabilità pur rivelando l'inadeguatezza delle materie prime. C'era un’evidente volontà di ridare risorse alle casse dello stato, infatti era corrispondente al valore reale di 1 denario e mezzo, ma aveva valore d'acquisto di 2 denari. Le emissioni di antoniniani erano abbondantissime, ciò rende progressivamente inutilizzabile il denario. Nel 240 d.C. il denario non viene neanche più coniato, ma rimane come unità di conto. L’antoniniano venne battuto sino al regno di Elagabalo (235 d.C.), poi ancora da Balbino e Gordiano III (238 — 244 d.C.). I nominali vengono gradualmente eliminati nel corso del ITI secolo, con la progressiva svalutazione dell’antoniniano (sia nel peso che nella lega). Durante il regno di Decio (249 — 251 d.C.) cessò definitivamente la produzione di denari e furono battuti antoniniani sotto ai 3g di peso, con l’argento solo al 20%. Sono monete di cattiva qualità e con tondelli molto molto appiattiti. Si dice “billone” quando la percentuale di fino (argento) è così bassa. Essa raggiunge addirittura il 2% e il peso arriva a misurare la metà di quanto era all'inizio, cioè da 5 grammi a 2,5 grammi. Anche le iconografie riducono sempre di più il loro repertorio. Ai tempi di Gallieno (253 — 268 d.C.) furono battuti gli ultimi sesterzi e la circolazione della moneta in rame dei decenni e dei secoli precedenti andò gradatamente in esaurimento. L’aureo ha subito anch'esso un progressivo e graduale calo di peso, la moneta d’oro verrà prodotta poi con pesi e tipi variabili, con molti multipli e sottomultipli. Con Gallieno abbiamo una necessità sempre maggiore per le paghe militari. La lega a sto punto non può neanche più essere chiamata argento, poiché presenta una percentuale di fino ridottissima. Cade anche il rapporto tra aureo e moneta d'argento: prima questo rapporto era 1: 25, mentre negli ultimi decenni del III secolo il rapporto era 1 aureo: 800 denari di conto. C'è un maggiore controllo sulle emissioni, a causa delle difficoltà di trovare argento, perchè con le emissioni non controllate c’era stata una produzione fatta in maniera scorretta. Con Aureliano si tocca il fondo: gli antoniniani sono di rame. La zecca di Ludgunum converge totalmente su Roma. Per far fronte alle spese militari, vengono aperte varie zecche nei teatri di guerra provinciali, che spesso sfuggivano al controllo dell'autorità centrale. Così alcune vengono chiuse, le altre sottoposte a controllo. Si era arrivati a 12 officine attive nell'Urbe, che producono masse di monete svalutate. Avviene la cd “Rivolta dei monetali” intorno al 261,soffocata nel sangue. La zecca verrà chiusa e riaperta 2 anni dopo. La crisi militare del ITI secolo d.C. determina anche un nuovo fenomeno: l'apertura delle zecche imperiali periferiche, che porta all’adozione di marchi di zecca e di officina, nonché di sigle di emissione. Iniziano a comparire sigle sulle monete che comprovano l'autorità centrale, cioè sono identificative delle singole zecche, ad esempio in esergo compaiono lettere, come P o S. Le zecche che rimangono attive sono: Mediolanum, poi spostata a Ticinum, Siscia (Pannonia) e Antiochia. Aureliano riporta l'aureo ad un peso consistente, mentre per quanto riguarda l'antoniniano questo viene riportato il fino al 5% e il peso ritorna a 4 grammi. In esergo XXI indicherebbe il rapporto cioè 20 Antoniniani : 1 denario puro. La sigla XXI occupa il posto della sigla che identifica la zecca, quindi è più difficile determinare la zecca di produzione. Nel 274 d.C. Aureliano attua una sorta di riforma, anche se non può essere considerata una vera e propria riforma, ma la si deve definire restaurazione, che voleva interessare anche il bronzo ma rimase progetto su carta. Aureliano fece un ulteriore tentativo di riassestamento della moneta, cercando di ristabilire un trimetallismo equilibrato: l’aureo fu riportato a 1/50 di libbra, l’antoniniano a 4g, etc. La sigla SC scompare dalla produzione. Viene creato l’aurelianiano o il radiato. Dopo la morte di Aureliano nel 275 rileviamo una produzione consistente grazie al controllo diretto sulla produzione della moglie Ulpia Severina. Le monete vengono rilavorate in modo che sul dritto comparisse il profilo di Ulpia al posto di quello di Aureliano. Tacito viene eletto 2 mesi dopo la morte di Aureliano. Con Probo si sviluppa una militarizzazione della rappresentazione imperiale nella moneta, portando a un’idea dell’imperatore come soldato e difensore dell’impero. Il ritratto perde la corona radiata, l’immagine della testa viene rimpicciolita per rappresentare il busto e l’elmo. Vi è una grande insistenza sulle problematiche militari poiché c’era la minaccia delle popolazioni barbariche e quindi il problema della difesa dei confini. Massimino il Irace, denario, Roma 735-736 d.i D/ MAXIMINVS PIVS AVG Busto di Massimino verso d. con corona d’alloro, corazza e mantello R/ FIDES MILITVIM La Fides, stante, tiene due stendardi militari Claudio Botico(268-270), antoniniano, Antiochia di Siria Dj IMP © CLAVDIVS AVG busto di Claudio Gotico con Corona radiata e mantello R/ DIANAEVICTR Diuna, stante, in ulto di estrarre una lreccia dalla faretra, rieneun arco nella s.; accanto, un cervo; in es. H Probo(276 282), antoniniano, Ticinum. DE VIRTUS POM AVE Bnsto di Erabo verso s. con elmo a corona radiata, lancia nellad. e scudo nella s RE VIRIVS AMG /ONXI Vintus stante, liene statuetta di Villoria nella d. Lancia e scudo nella s. 26 AI disordine monetale del ITI secolo tentò di porre ancora rimedio Diocleziano che si mise mano a un nuovo sistema monetale nel 294 d.C. Fa quindi una nuova riforma monetale e amministrativa-fiscale, imponendo anche un nuovo assetto di governo (tetrarchia). In generale, vuole restituire un’idea di forza e di stabilità nell’Impero, portando a un mutamento anche dal pov stilistico e artistico (immagini squadrate del ritratto). Diocleziano parte dall'aureo (lo porta da 1/70esimo a 1/60esimo di libbra). L'oro diventa lo strumento dei donativi, a cui si ricorreva soprattutto al momento dell'ascesa al trono, in maniera proporzionale al rango e alle gerarchie dell'esercito. Vota (auguri) decennali poi vota quinquennali (emissioni che riportano questi voti continuavano ad essere emessi fino ai voti successivi cioè 5 anni dopo). La produzione di multipli (doppio o triplo della moneta corrente) è una prassi che si intensifica e sarà molto usata nell'epoca successiva. L’aureo fu stabilito a 1/60 di libbra e rimane con peso stabile, venne creata una nuova moneta in argento che sostituì l’antoniniano (argenteus), venne reintrodotto un sistema di nominali in lega di rame basato su un’unità maggiore, con il busto laureato, che i moderni hanno chiamato follis (sacchetto con quantità predefinita di una moneta), e 2 frazioni in rame, una radiata e una laureata. Una delle incertezze maggiori nel corso del IV e V secolo riguarda la nomenclatura stessa delle monete in lega di rame. L’argenteus era 1/96 di libbra come il denario neroniano, era quasi in argento puro e aveva un rapporto 1:25 con l’aureo. La produzione era però limitata dalla scarsità di moneta prima. Vengono aperte nuove zecche anche grazie alla suddivisione del territorio in diocesi, ad ex. a Nicomedia e a Tessalonica. Nel rovescio: Diocleziano è associato a Giove, Massimiano a Eracle. Il follis era il nominale divisionale maggiore e presentava una piccola percentuale di argento sulla superficie per renderlo visibile, è caratterizzato da una produzione molto ampia. Importante storicamente è sicuramente l’ Edictum de pretiis rerum venarium (301 d.C.)(ancora Diocleziano), che Metallo Moneta Rapporto Rapporto Fas interviene come calmiere ponendo limite massimo dei conilsolido conlalibbra prezzi per i generi di prima necessità e di lusso. Ci attesta ore solido _l 1/72 4,54g quindi il tentativo di intervento sulla problematica dei Semisse 1/2 prezzi che continuavano a salire e nella difficoltà di Tremisse 1/3 (dal 383) mantenere dei rapporti fissi nel sistema monetale. Il provvedimento però non risultò utile. Argento Miliarense 1/18 yum 4,548 Costantino I introdusse (310 — 324 d.C.) una nuova moneta Siliqua 1/24 1/96 (1/144 dal 358) — 3,41g d’oro, il solidus, che restò d’allora in poi l’unico elemento stabile nella monetazione imperiale, tagliato a 1/72 di ae Nea a 3.418 1 engn 1/192 (dopo il 335) 1,70 libbra, mentre la monetazione in argento e rame fu i i € continuamente modificata. Propose una vera e propria riforma monetaria. Il nummus era instabile già con Diocleziano, e con Costantino diventa ridottissimo, una moneta ormai senza argento con valore ridotto di circa 1/3. La riduzione avviene anche nei territori orientali. Il solidus può essere considerato una riduzione dell’aureo dioclezianeo che rimane stabile per # secoli. Viene introdotto più tardi a Oriente, dalla sconfitta di Licinio, quando il potere si troverà solo nelle mani di Costantino, poi dall'impero bizantino passerà anche nel mondo arabo. Il tremisse sarà destinato a una diffusione anche nei regni longobardi in seguito alla caduta dell’Impero. Il follis perde di valore, viene azzerato il contenuto di argento, e ridotto di 1/3 quello di bronzo. Il cardine del sistema divenne il solidus, mentre la moneta d'argento viene tralasciata. La moneta d’argento miliarense (323 — 325 d.C.) è battuta con taglio uguale a quello del solido, ma è valutata 1/18 del solido. La siliquia deve il suo nome a una misura di peso per l’oro attraverso i semi della pianta di carrubo (0,19g). Per quanto riguarda l’iconografia, abbiamo una modificazione del ritratto imperiale, anche se è ancora simile a quello dioclezianeo: nella prima fase abbiamo ritratti caratterizzati da fissità e squadrati, inoltre abbiamo l'introduzione occasionale del ritratto frontale, in seguito si va verso la standardizzazione, tralasciando la fisiognomica, ma con l’intento di accentuare la dignità imperiale attraverso simboli, primo tra tutti il diadema, o la corona radiata, segnando un distacco netto rispetto al popolo e un legame con il divino. L'intento quindi non è più quello di esprimere la forza dell’Imper, am più quello di definire gli attributi caratteristici del personaggio. Il diadema diventerà il nuovo attributo del potere (ieraticità), come già era stato caratteristica della sovranità nei regni ellenistici. Continua la rappresentazione delle figure femminili: in questo caso alcuni ex. possono essere Elena (madre di Costantino) e Fausta, entrambe nominate Auguste > in particolare Fausta è rappresentata con al rovescio la Fecunditas con in braccio 2 bambini (allegoricamente i 2 figli di Fausta). 27 profili dei due fratelli sposi nel dritto, e dei genitori nel rovescio, qui c'è l'epigrafe “Theon” quindi i due defunti genitori sono assimilabili a divinità. Cleopatra VII > emissione di Cipro, uno dei possedimenti tolemaici. Dritto: tiene in braccio il figlioletto avuto da Cesare, egli era andato in Egitto dopo Farsalo per cercare di risolvere i dissidi dinastici. Rovescio: doppia cornucopia, epigrafe e sigla che identifica il magistrato responsabile dell'emissione. Cesare + ritratto che porta a una coincidenza tra il soggetto raffigurato e lo Stato. Epigrafe “dictator perpetus”. La novità fondamentale è che c'è ritratto di persona vivente, lui è il primo, precedentemente comparivano persone realmente esistite ma che erano già morte. Rovescio: Venere, progenitrice della gens Iulia, porta una vittoria sulla dx e lancia e scudo nella sx. Sono emissioni del 44 a.C., questa introduzione del proprio ritratto gli costerà caro, verrà ucciso di lì a poco. Quinzio Flaminino > aveva sconfitto il re di Macedonia. Questa produzione di stateri aurei, precedente a quella di Cesare, proveniva dall'ambiente attico e nulla aveva a che fare con l'ambito romano, ma era vicina al contesto dei re ellenistici. Grande valore intrinseco: 8,50 grammi. Dopo la morte di Cesare ci sono emissioni che recano ritratti di soggetti viventi, anche gli stessi cesaricidi, ma poi anche Marco Antonio e Ottaviano. Ritrattistica femminile romana: nella monetazione di Marco Antonio prodotta a Lugdunum è rappresentata la moglie Fulvia, nelle monete “quinari” (6 di un denario) con un paio di ali (quindi rappresentata come Vittoria). La figura di Vittoria era senza dubbio idealizzata e compare molto più frequentemente dal periodo di Cesare. In questo caso invece coincide col ritratto. mM. Antentus Quinario Lugdunum, 43 aC. RRC 69/5 Orte. trai ver Riesci: EV || DVNI. Lecne verso dsailti ARL 34. Antonius Quinario Luggiunore, 42.20 ARC 489/68 Dro II XIR. APC. Duscofemmine alato (toria) verso d. ovesco:ANTONI acne vers let AALI Messaggio propagandistico dietro la figura di Vittoria è che si considera il vero vendicatore del dittatore nonché il suo erede politico, che si collega anche all'immagine di rovescio : numeri XL e XLI indicano l'età di Marco Antonio in quel momento, era ‘un sistema usato a suo tempo anche da Cesare. Immagine di un leone, interpretata in vari modo, ascendenza da Eracle o semplicemente perchè era il simbolo usato nelle monete della Gallia, o ancora un motivo astrologico (concepimento o nascita avvenuti quando la Luna passava sotto il segno del Leone). Augusto > immagine di Diana che allude a sua figlia Giulia, attraverso alcuni tratti fisiognomici e la capigliatura. Diana perchè sarebbe una dea protettrice in alcune battaglia. Emissioni che recano ancora i nomi dei magistrati monetali. Altra attestazione, più efficace è quella in cui Giulia compare nel rovescio tra i figli Caio e Lucio Cesare, adottati da Augusto e designati per la successione. i Augunovesod ctr, vie 20 Bata di Dina /G ua verso. auausto ROMANI ese dica iagiore atri versodsapa, corona di quer Marco Antonio e Cleopatra > tetradramma del 36 a.C., i due profili hanno una voluta somiglianza soprattutto nel naso, per mostrare il legame tra i due. Il patto di Brindisi con Ottaviano in cui doveva prendere in moglie la sorella Ottavia si rompe perchè Antonio si unisce a Cleopatra. Altra somiglianza > Massimino il Trace e sua moglie, non nella stessa moneta ma in due emissioni diverse. La moglie Paulina era morta prima dell'acclamazione, le v viene dedicata “una monetazione conil capo velato che la Antiochia {Siria, Seleucis} Tetradramma; 36.0. APC 4094 Dritto: BACIAICCA KAEOMATPA DEA NEWTEPA, Busto diademato di Cleopatra verso d. Rovescio: ANTWWNICC AYTORPATWP TFITON TPIWN ANDPWWN. Testa di MarcoAntonioversod. ritratto realistico della donna quindi lo si è adattato a quello del marito. Stessa cosa vale per Quintillo e Claudio Gotico. Ulpia Severina ha un ritratto anche lei molto simile a quello del marito Aureliano, questo anche perchè vengono riutilizzati “riciclati” i coni del marito. Questo perchè Ulpia succede al marito per un brevissimo nell' interregno prima dell'ascesa di Tacito. 31
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