Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Riassunto di "Arte delle Città, arte delle Corti" di Castelnuovo, Sintesi del corso di Storia Dell'arte

Riassunto di tutti i capitoli del libro

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

In vendita dal 15/02/2021

moss-bergano
moss-bergano 🇮🇹

4.4

(16)

20 documenti

1 / 5

Toggle sidebar

Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto di "Arte delle Città, arte delle Corti" di Castelnuovo e più Sintesi del corso in PDF di Storia Dell'arte solo su Docsity! CASTELNUOVO Tra il XII e il XIII sec. Il paesaggio artistico italiano subì importanti cambiamenti. Nonostante il suo disprezzo per l’arte medievale, infatti, Vasari fa iniziare proprio nel 1250 le sue Vite. Per quanto riguarda il gotico, infatti, Vasari si mostra talvolta critico e talvolta ammirato dalle nuove opere artistiche; questa varietà di giudizi è senza dubbio causata da 2 fattori: la varietà di modi in cui il gotico si manifesta in Italia, assumendo sfumature diverse in base alle diverse maestranze; e il bias di Vasari nel preferire opere di ispirazione classica (romana) e nel disprezzare tutte le forme d’arte nuova (es. Gotico francese). Il Gotico veniva all’epoca indicato come opus francigenum (stile francese), questa classificazione (opus+luogo di proveninza) venne usata non solo per l’architettura, ma per tutti gli ambiti artistici. Alcuni esempi sono l’opus lemovicense (smalti di Limoges), opus atrabatense (tappezzerie di Arras), opus anglicanum (ricami inglesi-fondamentali nella diffusione del gotico). Il termine opus francigenum venne usato per la prima volta da un cronista tedesco per descrivere la chiesa di S. Pietro a Wimpfen (Germania), il quale utilizzò l’aggettivo “francese” per descrivere quelle particolarità stilistiche impiegate dalla maestranza parigina. Ciò che risulta difficile nel catalogare le opere di questo periodo è definire dei canoni dello stile gotico applicabili alle molteplici manifestazioni artistiche (i canoni dell’architettura non si possono applicare alla pittura o alla scultura). Tuttavia, un elemento comune a tutte le opere gotiche può essere individuato nel metodo progettuale, nel disegno fatto dal Capomastro. Tra il XII e il XIII sec, poi, la frattura tra romanico e gotico viene sempre più riconosciuta dagli artisti, i quali iniziano ad individuare uno stile “antico” ed uno “moderno”. Il gotico permeò in vari modi nell’ambito italiano e si manifestò in altrettanti modi nelle varie regioni (Lazio, Toscana, regno Normanno...)-ciò accadde anche in altre zone d’Europa, ne è esempio lo Zackendstil tedesco. Le prime manifestazioni gotiche italiane (nord-Italia) si hanno in architettura, dove compaiono edifici goticheggianti ma comunque statici e dalle spesse mura (a causa della centralità della decorazione muraria), questi edifici non sono comunque ancora parte di uno stile, ma solo il manifestarsi di influenze; gli edifici interamente gotici sono ancora pochi (es. Battistero di Parma, Antelami). A favorire la diffusione del gotico non furono soltanto le relazioni internazionali delle famiglie regnanti, ma soprattutto le attività della Chiesa, specialmente dei nuovi ordini (cluniacensi, cistercensi, agostiniani) i quali adottarono lo stile “moderno” per rendere i propri edifici riconoscibili. Il gotico italiano non sarà comunque mai slanciato come quello del resto d’Europa (es: Assisi), e a “svuotare” le pareti non saranno le vetrate quanto più gli affreschi illusionistici (quasi trompe-l'oeil). LA CORTE DI FEDERICO II La corte sveva fu, insieme ad Assisi, uno dei maggiori centri di diffusione del gotico in Italia. Il re Federico II utilizzava infatti l’arte a fini propagandistici, creando una versione idealizzata di sé e del suo governo. Il Re si riconobbe come grande costruttore di chiese, città, castelli, tutte opere che portava a compimento con l’aiuto dell’ordine cistercense; sviluppò attorno a sé una corte di artisti e intellettuali, promuovendo il ritorno alla cultura classica romana (emulazione degli antenati normanni e dell’antico impero romano). Tra le opere federiciane ricordiamo innumerevoli statue raffiguranti Federico II (tra cui il “criptoritratto” del Cavaliere di Bamberga), edifici imponenti come la Porta di Capua, la coniazione di monete d’oro (augustali) e la realizzazione di gemme e cammei. Degna di nota era anche l’interesse che Federico II nutriva per la natura, interesse che in arte si traduce in uno spiccato naturalismo e in rappresentazioni di fauna e flora (es. Manoscritto De arte venandi cum avibus). La tradizione artistica federiciana si protrasse anche nella corte del figlio Manfredi, famosa per la realizzazione di manoscritti miniati, nella quale lavorò il copista Iohensis e il Maestro della Bibbia di Corradino, lo stile miniaturistico svevo\federiciano si distingue per il connubio tra elementi classici e bizantini. L’importanza dell’arte sveva fu quella di importare in meridione lo stile gotico e di unirlo a quello classico, questo particolare connubio sarà poi ciò che darà vita allo stile di Nicola Pisano “de Apulia”. LA SCULTURA (le fonti scritte, le firme, il rapporto con la pittura) Sebbene la scultura in Italia fosse di rilievo sin dal XII secolo senza mai venir eclissata da altre arti, nel Duecento essa viene rinnovata dall’opera di Nicola e Giovanni Pisano (tanto che anche Dante ne parla nel Purgatorio e nelle Rime). Questo rinnovamento si rispecchia anche nelle firme lasciate dal figlio Giovanni, sebbene fosse usanza comune per gli artisti romanici lasciare il proprio nome sulle opere (in Italia accompagnate da elogi, pratica più rara in Francia), Giovanni Pisano arriva, nel pulpito di S. Andrea, a definirsi superiore al padre. Ma soprattutto nelle due iscrizioni del Pulpito di Pisa egli non solo si elogia definendosi portatore di un dono divino e incapace di sbagliare, ma persino inscrive una sorta di personale apologia dal carattere autobiografico, nella quale afferma la propria bravura nonostante le tensioni con la commissione e la critica. Con queste due incisioni Pisano si afferma come primo artista del medioevo ad esprimere la propria coscienza di sé. La grande concezione che Pisano aveva di sé è frutto della situazione privilegiata vissuta dalla scultura nel medioevo, la quale ricopriva il ruolo di arte-guida, portando alla formazione di nuovi modi e iconografie. Nelle sculture del nord-Italia il gotico si affermerà in seguito alle novità portate da Wiligelmo; mentre in Toscana esso arriverà più tardi, grazie all’opera dei maestri antelamici e a Nicola Pisano. Giunto in Toscana dal meridione di Federico II, Nicola pisano porterà con sé lo stile classicheggiante e l’archeologismo imperiale, unendolo agli elementi gotici e alla sensibilità anticheggiante tipicamente pisana; da Nicola discenderà non solo una nuova generazione di artisti, ma una nuova scultura italiana. Agli inizi del trecento il panorama scultoreo italiano era infatti equamente diviso tra la “contro-rivoluzione gotica” di Giovanni Pisano, il morbido stile senese (ispirato alla pittura di Giotto), e lo stile più direttamente legato alle opere di Nicola Pisano. Queste correnti non erano stagne, molti artisti adottavano liberamente sia le une che le altre (es: Tino di Camaino). La maggiore novità portata dalla scultura del ‘300 sarà nel campo della ritrattistica, dove verranno realizzate opere incredibilmente caratterizzate dal
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved