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Riassunto di Carlo Capra - Storia Moderna, Appunti di Storia Moderna

riassunto del manuale di storia moderna di Carlo Capra. Non segue l'ordine del libro ma bensì tratta macroagromenti (es. storia dell'Inghilterra, Francia, ecc..)

Tipologia: Appunti

2017/2018

Caricato il 18/07/2018

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Scarica Riassunto di Carlo Capra - Storia Moderna e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! Inghilterra INGHILTERRA NEL 1500 (p.75/123/150-152) Isole britanniche: il Galles è inglobato dal Regno d’Inghilterra. L’Irlanda è una società di clan, non è mai esistito un loro territorio. La società irlandese è divisa, debole perché gli inglesi hanno trovato appoggio in alcuni clan. Nel ‘500 comincia un flusso di feudatari inglesi che si stabiliscono lì e la stretta da parte loro si fa sempre più forte, si nomina anche un vice re. Enrico VII Tudor, uscito vincitore dalla guerra delle Due Rose (1455-1485) tra le case di Lancaster e di York, consolidò gradualmente il proprio potere, amministrò oculatamente le finanze, rafforzò gli organi centrali del governo regio: il Consiglio della Corona, i Consigli del Nord e del Gallese il Tribunale della Camera Stellata; il Parlamento fu convocato sempre più raramente (una volta sola negli ultimi 12 anni di regno). Questo indirizzo assolutistico venne proseguito dal figlio Enrico VIII (1509-1547), che pose in primo piano la politica estera. Il distacco da Roma della Chiesa d’Inghilterra e l’Atto di supremazia del 1534 coincideranno con un rafforzamento ulteriore delle strutture di governo, ma anche con una riaffermazione del ruolo del Parlamento quale interprete della volontà della nazione. Da qui in poi il Parlamento ha la funzione di sostenere la nazione soprattutto in tempi di guerra. Nel 1528 Enrico VIII Tudor, alleato della Francia nella Lega di Cognac contro l’imperatore, chiese al pontefice l’annullamento del suo matrimonio con Caterina d’Aragona, zia di Carlo V, che non gli aveva dato il sospirato erede maschio. Clemente VII non si sentì di accogliere la domanda e allora Enrico, pungolato anche dall’infatuazione per una dama di corte, Anna Bolena, decise di fare da sé. Nel 1529 convocò un Parlamento da cui ottenne non solo l’annullamento del matrimonio, ma anche la rottura di tutti i vincoli di dipendenza da Roma e l’approvazione dell’Atto di supremazia (1534), che lo dichiarava “capo supremo” della Chiesa d’Inghilterra. La dottrina e la struttura gerarchica della Chiesa non furono per il momento toccate, ma gli ordini regolari furono sciolti e i loro ingenti beni fondiari incamerati dalla corona, che li mise in vendita favorendo così la formazione di una nuova classe di medi e grandi proprietari terrieri (gentry). Artefice principale dello “scisma anglicano” era stato il potente primo segretario di Enrico VIII, Thomas Cromwell (poi accusato di tradimento e giustiziato). Dal punto di vista religioso, la vera riforma ebbe luogo durante il breve regno di Edoardo VI (1547-53), nato dalla terza moglie di Enrico VIII, Jane Seymour, con il quale la dottrina calvinista si diffuse largamente. Invano Maria Tudor, che succedette a Edoardo e sposò il re di Spagna Filippo II, si sforzò di riportare l’Inghilterra alla fede cattolica (Maria la Sanguinaria). Dopo la sua morte assumerà una forma definitiva la Chiesa anglicana, separata da Roma e soggetta all’autorità del sovrano. Anche in Scozia alla fine degli anni ‘50 il calvinismo divenne la religione dominante. Età elisabettiana Nata nel 1533 dalla seconda moglie di Enrico VIII, Anna Bolena, Elisabetta salì al trono dopo la morte di Maria Tudor, alla fine del 1558. Il suo governo si caratterizzò per un notevole equilibrio tra l’esigenza di tenere buoni rapporti con il Parlamento e la tendenza a concentrare i poteri decisionali nel Consiglio privato della corona. Nell’ ultimo Parlamento che convoca si discute dei monopoli per concessione regia e i Parlamentari capiscono che si può dire “no” alla regina. Per risolvere il problema religioso la regina adottò una soluzione di compromesso: riaffermò la supremazia del sovrano in materia religiosa ma mantenne l’episcopato. Il dissenso religioso fu ampiamente tollerato, e i seguaci di Roma cominciarono a essere seriamente perseguitati solo dopo il 1568-69 e dopo la scomunica lanciata contro la regina da Pio V (1570). Il compromesso lasciava insoddisfatti i calvinisti più intransigenti, detti puritani, che reclamavano l’abolizione dei vescovi e l’eliminazione dal culto di ogni residuo di “papismo”; ma solo nel XVII secolo il puritanesimo si trasformerà in una forza di opposizione alla monarchia. Problema della successione: alcuni speravano in un nuovo rovesciamento degli indirizzi politico-religiosi con la regina di Scozia, Maria Stuart, che era di fede cattolica e poteva vantare una discendenza legittima da Enrico VII Tudor. Nel 1587 Elisabetta ne firmò la condanna a morte, un gesto che portò all’immediata apertura delle ostilità da parte della Spagna. A questo punto l’erede legittimo era Giacomo IV di Scozia, futuro Giacomo I, figlio di Maria Stuart. In campo finanziario ci fu una stabilizzazione della moneta e moderazione dei tributi e un rafforzamento dei ceti intermedi, mentre la nobiltà titolata dei pari d’Inghilterra perse molto del suo potere politico ed economico. Commercio e navigazione: nacquero le compagnie privilegiate (di Moscovia, del Levante, delle Indie orientali), vere e proprie società per azioni che ottenevano dalla corona il privilegio esclusivo di commerciare con una certa area del globo, in cambio di prestiti. Assai numerosi erano anche i mercanti che agivano a titolo individuale. Nel 1585 ci fu un tentativo (non il primo) di impiantare colonie inglesi nel Nord America con la spedizione al comando di Walter Raleigh, che battezzò quelle terre Virginia in onore della “regina vergine”. Guerra con la Spagna (punto di rottura: appoggio alla rivolta dei Paesi Bassi e esecuzione di Maria Stuart): dal 1588 (Spagna perde con la invecible armada), si trascinerà fino al 1604, ma era ormai evidente che era fallito il tentativo di Filippo II di stroncare sul nascere la potenza navale e commerciale britannica. INGHILTERRA NEL 1600 (179-188/239-241) Giacomo I Stuart (1603-25) era già re di Scozia quando succedette sul trono inglese alla regina Elisabetta. Non si ebbe la fusione dei due paesi sotto il profilo politico e amministrativo, la Scozia mantiene il Parlamento e le istituzioni e una chiesa calvinista/presbiteriana. Sovrano impopolare presso gli inglesi per la sua origine straniera e per le sue inclinazioni omosessuali. Era estraneo a tutte le istituzioni inglesi (non sapeva che la tortura giudiziaria non era ammessa). Si ripresentarono le due questioni più importanti: questione religiosa e questione finanziaria. La legislazione contro i cattolici venne inasprita dopo la scoperta di una congiura che mirava addirittura a far saltare in aria il primo Parlamento convocato da Giacomo (Congiura delle polveri, 1605). Nei primi decenni del XVII secolo il puritanesimo si venne diffondendo sempre più largamente (contro una corte sfarzosa e corrotta) e si diffonde l’emigrazione nell’America settentrionale, i padri pellegrini nel 1620, a bordo della nave Mayflower, fondarono la colonia del Massachusetts. I costi della guerra contro la Spagna avevano creato una difficile situazione finanziaria, che neppure la pace stipulata da Giacomo I nel 1604 riuscì ad alleviare. Il problema finanziario divenne un problema politico: da un lato c’era la mancanza degli strumenti necessari per imporre ai sudditi un aumento della pressione fiscale (esercito permanente, burocrazia docile), dall’altro impossibilità di munirsi di tali strumenti a causa della mancanza di denaro. Vendite di uffici e di titoli nobiliari per riempire le casse dello Stato (nuovo titolo di baronetto). Figlio e successore di Giacomo, Carlo I (1625-49) era un uomo colto, devoto e impeccabile sul piano personale ma politicamente un disastro. Nel tentativo di guadagnare il sostegno dei puritani, dichiarò guerra alla Spagna e organizzò una spedizione navale per soccorrere gli ugonotti di La Rochelle ma fu un disastroso fallimento. 1628: il Parlamento fece accettare al re la Petizione di diritto, che dichiarava illegali le tasse imposte senza il consenso del Parlamento stesso, gli arresti arbitrari, il ricorso alla legge marziale e l’acquartieramento forzoso di soldati in case private. Quando nel 1628 il duca di Buckingham venne pugnalato a morte, decise di sciogliere il Parlamento e fino al 1640 governò senza Parlamento, appoggiandosi al Consiglio privato della corona e all’azione dei tribunali regi che giudicavano i reati di lesa maestà. Mise tasse a suo arbitrio, grazie a una equipe di esattori, è sulla strada di una monarchia assoluta come la Francia di Richelieu e la Spagna di Olivares. 1638: le novità religiose suscitarono una rivolta nella Scozia presbiteriana. Nel 1640 Carlo I si decise a convocare un nuovo Parlamento per ottenere i mezzi necessari a condurre la guerra contro gli scozzesi ma fu un “Breve Parlamento”, sciolto dopo poche settimane perché si opponeva. Fu messo in rotta l’esercito verso la Scozia, ma perde e finisce così il suo governo personale. Fu costretto a convocare nuovamente il Parlamento, questa volta “Lungo Parlamento”, 1640-53, nella Camera dei Comuni erano in netta maggioranza gli avversari della politica tenore di vita delle masse popolari, che poterono permettersi il consumo di genere di lusso come lo zucchero e gli alcolici (“l’era del gin”), ma non ne modificarono sostanzialmente la durezza dell’esistenza né la subalternità rispetto alle classi agiate. Il modello politico e costituzionale inglese attirò l’attenzione dei ceti colti europei, contrapponendosi ai regimi assolutistici del continente e soprattutto al modello francese. Guerra dei Sette anni: 1756-1763. Coinvolse le principali potenze europee dell'epoca. Gli opposti schieramenti vedevano da un lato l'alleanza composta da Regno di Gran Bretagna, Regno di Prussia, Elettorato di Hannover, altri Stati minori della Germania nord-occidentale e, dal 1762, il Regno del Portogallo, dall'altro lato la coalizione composta da Regno di Francia, Monarchia asburgica, Sacro Romano Impero (principalmente l'Elettorato di Sassonia, mentre il coinvolgimento degli altri Stati dell'impero fu minimo), Impero russo, Svezia e, dal 1762, Spagna. Francesi e britannici fecero anche ricorso a svariati alleati locali tra le popolazioni native dell'India e dell'America settentrionale. Trionfatrice del conflitto fu la Gran Bretagna, che si assicurò i maggiori guadagni territoriali e politici: dalla Francia i britannici ottennero la cessione dell'odierno Canada e delle colonie francesi poste a oriente del fiume Mississippi oltre a vari altri territori in India, nei Caraibi e sulla costa del Senegal, mentre la Spagna fu costretta a cedere la colonia della Florida; la guerra segnò il definitivo tramonto del colonialismo francese in America settentrionale e l'avvio del declino dell'influenza della Francia in India, sancendo all'opposto l'affermarsi della Gran Bretagna come principale potenza marittima e coloniale. La Compagnia delle Indie estese rapidamente la sua influenza. Una battuta d’arresto è rappresentate dall’insurrezione delle 13 colonie nordamericane (1776-1783). La vittoriosa lotta per l’indipendenza dei coloni stimolò le rivendicazioni autonomistiche degli irlandesi. Il nuovo re Giorgio III (1760-1820) aveva l’intenzione di esercitare un ruolo più attivo nella politica nazionale, suscitando l’opposizione del Parlamento e della pubblica opinione. Giorgio III affidò la formazione di un nuovo governo a William Pitt il Giovane, che si distinse per una notevole attività riformatrice: accolse le richieste degli irlandesi, combatté la corruzione, introdusse una tassazione equa e fu il più implacabile nemico della Francia. FRANCIA Francia > sotto Carlo VIII (1483-1498) e i suoi successori Luigi XII (1498-1515) e Francesco I (1515-1547) continuò nella monarchia francese la tendenza all’accentramento del potere nelle mani del re e dei collaboratori da lui scelti. Si rafforzò l’amministrazione finanziaria, imperniata sull’esazione della taglia (un’imposta sui redditi da cui erano esenti nobiltà e clero) e sulla suddivisione del paese in circoscrizioni fiscali dette généralités; crebbe l’autorità del Consiglio del re, mentre si riunirono con sempre minore frequenza gli Stati Generali; si affermarono in ambito giudiziario l’azione del Gran Consiglio e quella dei Parlamenti, tribunali d’appello eretti a Parigi e nei principali centri provinciali e formati da giuristi di origine borghese. Nel 1522 venne riconosciuto ufficialmente il meccanismo della vendita delle cariche pubbliche > formazione di una nobiltà di toga (le cariche più elevate nobilitavano i loro titolari) rivale della più antica, ma più rozza, nobiltà di spada. 1516: Francesco I stipulò con papa Leone X un concordato a Bologna > veniva lasciata cadere l’affermazione della superiorità del concilio sul pontefice, ma in cambio il re di Francia si vedeva riconoscere il diritto di nomina a tutti i vescovati e gli arcivescovati, alle abbazie e ai priorati nel proprio territorio. Ma la monarchia francese non esercitava un’autorità assoluta e uniforme su tutto il territorio nazionale > i grandi feudatari mantenevano un considerevole potere locale; le province di recente annessione (Pays d’états) avevano le loro assemblee di “stati”; la legislazione regia regolava solo alcune materie, mentre per il resto vigeva un diritto consuetudinario diverso da luogo a luogo. Le guerre di religione in Francia 1559: muore Enrico II > reggenza della vedova Caterina de’ Medici (perché morto il primogenito Francesco II) > incapaci Carlo IX (1560-74) e Enrico III (1574-89). Il calvinismo andava facendo proseliti soprattutto nelle regioni del sud e dell’ovest e tra le file della nobiltà (calvinisti francesi = ugonotti). Tre grandi casate in lotta: ✳ I Guisa, capi naturali dei cattolici intransigenti. ✳ I Borbone, i cui domini erano concentrati nel sud-ovest, esponenti del partito ugonotto. ✳ I Montmorency-Chatillon, il cui membro più autorevole, l’ammiraglio Gaspard de Coligny, era convertito al calvinismo. Per reagire alla strapotenza dei Guisa, Caterina de’ Medici fu indotta a fare concessioni agli ugonotti con l’editto di San Germano (1562) > i partecipanti a una riunione protestante a Vassy furono massacrati dai seguaci del duca di Guisa > inizio della prima fase di guerre civili, conclusa nel 1570 dalla seconda pace di San Germano, che ribadiva e allargava le precedenti concessioni agli ugonotti. Nei due anni che seguirono divenne dominante a corte l’autorità dell’ammiraglio Coligny, che riuscì a conquistare la fiducia di Carlo IX e ad ottenere per Enrico di Borbone re di Navarra, ugonotto, la mano della sorella del re, Margherita di Valois > durante i festeggiamenti per le nozze, Caterina de’ Medici, preoccupata per la crescente influenza del Coligny sul figlio, diede mano libera alla fazione dei Guisa e alla plebaglia parigina, violentemente antiprotestante > nella notte tra il 23 e il 24 agosto 1572, la notte di san Bartolomeo, più di 2000 ugonotti, tra i quali lo stesso Coligny, vennero trucidati. La salda organizzazione protestante delle regioni sud-occidentali prese a funzionare come una confederazione di Stati indipendenti e trovò un capo prestigioso in Enrico di Borbone > all’organizzazione protestante si oppose allora la Lega santa, capeggiata dai Guisa e sostenuta dalla nobiltà cattolica e dalla città di Parigi. Con la morte del duca d’Angiò, ultimo figlio di Enrico II, divenne erede presuntivo al trono Enrico di Borbone > “guerra dei tre Enrichi”: il re Enrico III, Enrico di Borbone e il giovane duca Enrico di Guisa, capo della Lega cattolica. Nel corso del 1587-88 la Lega sostituì di fatto la propria autorità a quella del monarca > il re fece assassinare il duca di Guisa e il cardinale di Lorena > alleanza col Borbone, insieme al quale strinse d’assedio Parigi nel luglio 1589 > il re viene ucciso, ma prima di morire designa suo successore Enrico di Borbone, che diventa così Enrico IV. Egli non venne riconosciuto dai leghisti, che gli contrapposero la candidatura di una figlia di Filippo II di Spagna, Isabella > truppe spagnole penetrarono in Francia dai Paesi Bassi e dai Pirenei per imporla sul trono. La guerra civile si trasformò in guerra contro lo straniero > Enrico IV ottenne l’appoggio del partito dei politiques, cattolici moderati che ponevano l’interesse dello Stato al di sopra di quello delle fazioni religiose. Pubblica conversione di Enrico IV, suo ingresso trionfale a Parigi, assoluzione pronunciata da papa Clemente VIII > fine della guerra con la sconfitta di Filippo II, che firmò la pace di Vervins (1598). Enrico IV promulgò l’editto di Nantes > sanciva la pace religiosa mantenendo al cattolicesimo il carattere di religione di Stato, ma riconoscendo agli ugonotti il diritto di praticare il loro culto (tranne che a Parigi e in pochi altri luoghi) e la facoltà di presidiare militarmente un centinaio di piazzeforti a garanzia della libertà religiosa. La monarchia francese da Enrico IV a Richelieu Dopo il travagliato periodo delle guerre di religione, la Francia sotto la ferma guida di Enrico IV di Borbone (1589-1610) riguadagnò rapidamente una posizione dominante sulla scena europea > rifiorire delle attività economiche, sgravi fiscali, soppressione di molti dazi, programma di costruzioni stradali. Ai governatori delle province cominciarono ad essere affiancati dei “commissari” straordinari, preannuncio dei futuri intendenti. I detentori di uffici venali si videro riconoscere nel 1604, dietro il pagamento di una moderata tassa annua, il diritto di trasmettere ereditariamente la loro carica > formazione di una nobiltà di toga. Si accingeva a muovere guerra agli Asburgo d’Austria e di Spagna quando cadde vittima di un frate fanatico (1610). Erede Luigi XIII (9 anni) > reggenza della vedova Maria de’ Medici, che inaugurò una politica filospagnola VS principi di sangue reale e grandi casate aristocratiche, che cercavano di riguadagnare il potere politico perduto. Maria de’ Medici affidò le redini del governo a Concino Concini, che però fu assassinato per ordine del giovane re > contrasti tra Luigi XIII e la madre. Come mediatore si impose un giovane vescovo, Armand-Jean du Plessis duca di Richelieu > Luigi XIII ottenne per lui la nomina a cardinale e (1624) lo inserì nel Consiglio della corona, all’interno del quale egli assunse in pochi mesi una posizione dominante accentrando nelle proprie mani la direzione della politica francese interna ed estera. Come linea di condotta scelse di opporsi al disegno egemonico Asburgo > ritorno a una politica estera aggressiva presupponeva il rafforzamento dell’autorità monarchica all’interno del paese e l’eliminazione di ogni potenziale focolaio d’opposizione. 1628: assedio e presa di La Rochelle, roccaforte calvinista > debellata l’organizzazione politico- militare degli ugonotti; ai protestanti venne concessa una “pace di grazia”, che manteneva la libertà di culto nei limiti sanciti dall’editto di Nantes, ma toglieva di mezzo le garanzie politiche e militari da questo previste. La campagna contro gli ugonotti e il progressivo coinvolgimento della Francia nei teatri di guerra tedesco e italiano ebbero come conseguenza un rapido aumento della pressione fiscale e in particolare della taglia, che gravava quasi esclusivamente sulle campagne > a partire dal 1625 grande ondata di rivolte popolari > estensione a tutto il paese degli intendenti di giustizia, polizia e finanza, che si avviarono a diventare le principali cinghie di trasmissione della volontà sovrana nelle province del paese. Impulso dato al commercio> l’istituzione di Compagnie privilegiate e costruzioni navali, e alla penetrazione coloniale francese in Africa, nelle Antille e nel Canada. Richielieu impulso culturale. La Francia a metà 600: il governo di Mazzarino e la Fronda Disordini della “Fronda”, che videro protagoniste le classi dirigenti e interessarono contemporaneamente la capitale e la maggior parte del paese. Fronda > fionda,strumento usato dai ragazzi Muoiono Richelieu e Luigi XIII (1642-43) – reggenza della vedova Anna d’Austria > affidò la direzione degli affari al cardinale di origine abruzzese Giulio Mazzarino, che si mantenne nel complesso fedele agli indirizzi politici di Richelieu. I principi del sangue e i nobili presero ad agitarsi e a complottare per impadronirsi del potere politico. La situazione divenne esplosiva nel 1648, l’anno stesso in cui si avviava a conclusione la guerra dei Trent’anni > di fronte a un nuovo pacchetto di misure fiscali, il Parlamento di Parigi prese la testa del movimento di opposizione e concertò con le altre corti sovrane risiedenti nella capitale un comune programma di riforme > 27 articoli del 1648: soppressione degli intendenti, diminuzione delle imposte, rifiuto del sistema degli appalti, invalidità di ogni tassa che non avesse ottenuto l’assenso dei Parlamenti, illegalità degli arresti arbitrari. La regina e Mazzarino decretano l’arresto di uno dei più autorevoli e popolari esponenti della magistratura parigina, Pierre Broussel – barricate a Parigi – corte costretta a lasciare la capitale e a piegarsi alle richieste del Parlamento. 1649: pace di Saint-Germain, vede apparentemente sconfitta la corona ma chiude la Fronda “parlamentare” > ma si accende la “Fronda dei principi” (1650-53) Fu alla fine l’esaurimento generale a riportare la pace nel paese e a consentire a Mazzarino e alla reggente di rientrare trionfalmente nella capitale. Ancora aperta la guerra con la Spagna > grazie anche all’intervento militare dell’Inghilterra di Cromwell, Mazzarino fu in grado di imporre alla corte di Madrid la pace dei Pirenei (1659), e venne stipulato il matrimonio di Luigi XIV con la figlia di Filippo IV Maria Teresa. Luigi XIV: il “mestiere di re” Luigi XIV, figlio di Luigi XIII e di Anna d’Austria – eredita la corona nel 1643 – assume il potere alla morte di Mazzarino, nel 1661 – muore nel 1715. Apogeo dell’assolutismo monarchico, e periodo in cui la Francia giunse più vicina a esercitare una supremazia sul resto dell’Europa > questo disegno venne alla fine sconfitto dalla coalizione delle altre potenze. Educazione del Re Sole > lettura dei teorici del diritto divino dei re + lezioni pratiche nell’arte di governo ricevute da Mazzarino. Quando il cardinale spirò, il giovane manifestò subito la propria volontà di governare da solo, senza più delegare a nessuno il proprio potere. Preferì servirsi di ministri di nascita modesta, che a lui solo dovessero la propria elevazione e fossero quindi più docili ai suoi voleri > es. Jean-Baptiste Colbert (figlio di un mercante): controllore delle finanze – poi “superministro” dell’economia e degli affari interni. Importante il ruolo del Consiglio, o piuttosto dei Consigli in cui questo si articolava (superiore, dei dispacci, delle parti, delle finanze). Gli intendenti, preposti alle généralités nelle quali era suddivisa la Francia ai fini amministrativi, durano in carica più a lungo e rafforzano il proprio potere, la loro autorità si estende ai settori più svariati > nominati dal re e revocabili a suo piacimento, gli intendenti sono per eccellenza le cinghie di trasmissione della volontà regale, gli occhi e le mani dell’amministrazione centrale nelle province, ma sono al tempo stesso i portavoce degli interessi locali, in particolare di quelli delle élite sociali, di fronte all’amministrazione centrale. Officiers: detentori di uffici venali > rientrano in questa categoria i consiglieri e i presidenti dei tribunali superiori e dei Parlamenti (corti d’appello) > registrazione degli editti regi – di questa prerogativa potevano valersi per sospendere l’entrata in vigore di leggi a loro sgradite, presentando delle rimostranze al re; ma Luigi XIV impose loro di registrare le leggi prima di fare eventuali rimostranze. Cit. “Lo Stato sono io”: orgogliosa manifestazione di potenza, ma anche involontario riconoscimento di un limite. L’esempio della giustizia è il più adatto a mostrare i limiti dell’assolutismo francese > la legislazione regia lasciava scoperte molte aree, specialmente del diritto privato e familiare. In campo amministrativo e fiscale, gli Stati provinciali (assemblee composte da alto clero, nobiltà e Nei paesi di lingua tedesca rimane viva per tutto il 700 la corrente, di origine secentesca, del giusnaturalismo, che sosteneva l’esistenza di un diritto naturale comune a tutti gli uomini e anteriore al costituirsi delle società politiche. Beccaria, Dei delitti e delle pene (1764). Una nuova scienza: l’economia Nella seconda metà del Settecento la vita economica diventa un sistema di rapporti tra uomini e classi sociali, regolato da leggi naturali > Francia, scuola fisiocratica fondata da François Quesnay > 1767: Fisiocrazia (“regno della natura”). Presupposti: 1-Convinzione che solo l’agricoltura sia produttrice di nuova ricchezza, mentre le manifatture e il commercio si limitano a trasformare quella esistente e a trasferire i prodotti. 2-Il surplus derivato dall’attività agricola (prodotto netto) costituisce la rendita fondiaria che i fittavoli devono ai proprietari del suolo a titolo di compenso delle anticipazioni fondiarie, cioè delle spese sostenute all’origine per rendere coltivabili le terre. Su queste premesse si basa il Tableau économique, lo schema di circolazione delle ricchezze tra le tre classi economiche: classe proprietaria, classe produttiva e classe sterile (artigiani e commercianti). L’unica imposta legittima è quella che preleva direttamente dai proprietari una parte del prodotto netto, dovuta al re come “comproprietario” dei terreni. Tendenza liberista rielaborata da Adam Smith > divisione del lavoro. La circolazione delle idee Circolazione delle idee e delle conoscenze in strati sociali molto più ampi che non per il passato e formazione di un’opinione pubblica permeata dalla fede nella ragione e nel progresso. Largamente dominate dalla tradizione rimasero le istituzioni scolastiche e in particolare le università, dove si mantenne la vecchia tripartizione nelle facoltà di Teologia, Giurisprudenza e Medicina; tuttavia qua e là si fondarono nuove cattedre e si ammodernarono i contenuti e i metodi dell’insegnamento. L’espressione più caratteristica della Civiltà dei Lumi sono i nuovi centri di aggregazione sociale: salotti, accademie, logge massoniche. La prima vera associazione massonica fu la Grande Loggia di Londra, fondata nel 1717 da due pastori protestanti. 1738: prima condanna da parte della Chiesa di Roma. Francia e Inghilterra nel 700: un duello secolare La Francia dalla Reggenza al ministero Fleury 1715: muore Luigi XIV > 1715-74: Luigi XV – reggente Filippo d’Orléans (nipote del defunto monarca), che restituì ai Parlamenti la facoltà di avanzare rimostranze prima di registrare gli editti del re. Periodo contrassegnato da una relativa libertà di opinione e di critica > inizio dell’Illuminismo in Francia. Il problema più assillante era quello finanziario > John Law, serie di arditi progetti di risanamento finanziario (“sistema di Law”): tra 1716 e 1719 creò una banca, che ottenne il diritto esclusivo di emettere banconote, e una Compagnia di commercio, che assorbì tutte le compagnie privilegiate esistenti e assunse la denominazione di Compagnia delle Indie. Ma poi ci si accorse che la Compagnia delle Indie non distribuiva gli utili sperati – febbre speculativa, panico – Law fuggì all’estero. 1726: Luigi XV, ormai maggiorenne, accordò la sua fiducia a un ecclesiastico che era stato suo precettore, Fleury (Filippo era morto) > il suo governo fermo e prudente assicurò alla Francia un lungo periodo di pace, interrotto solo dalla breve e vittoriosa campagna contro l’Austria nella guerra di Successione (1733-1738) che fruttò l’annessione della Lorena. Moneta stabilizzata, finanze riportate in pareggio, fase di netta espansione dell’economia. Negli ultimi anni di Fleury, problemi religiosi > si delineò quel contrasto tra corona e Parlamenti che avrebbe finito con l’avvelenare tutta la seconda parte del regno di Luigi XV. 4.Il fallimento delle riforme in Francia Le riforme di cui si sentiva il bisogno fallirono quasi sempre sotto il fuoco incrociato della nobiltà di corte, del clero, dei Parlamenti, che difendevano i loro privilegi, e di un’opinione pubblica illuminata che in misura crescente metteva in discussione le basi stesse del potere assoluto. Negli anni 60 l’opposizione dei Parlamenti al governo assunse un carattere cronico, polarizzandosi prima intorno alle questioni religiose e fiscali, poi investendo le fondamenta stesse dell’assolutismo monarchico. 1764: ottennero un editto di espulsione dell’ordine dei gesuiti. Falliti i tentativi di applicare le dottrine fisiocratiche. Alla fine degli anni 60 scoppiarono agitazioni popolari in conseguenza del rincaro dei prezzi legato a un cattivo raccolto. “Colpo di Stato” del cancelliere Maupeou > il re decise di sopprimere il Parlamento di Parigi e di smembrarne la giurisdizione, che copriva oltre un terzo della Francia, in sei circoscrizioni giudiziarie affidate a Consigli superiori di nomina regia (1771) – il governo venne assunto da un “triumvirato” composto da Aiguillon, Maupeou e dal controllore delle finanze Terray, che con misure autoritarie riuscì a operare una forte riduzione del deficit. 1774: muore Luigi XV – successore il nipote Luigi XVI > richiamo dei vecchi Parlamenti. Nominò controllore delle finanze un esponente di spicco del movimento illuminista, Turgot – programma fisiocratico (ma un po’ un fallimento) – dimissioni nel 1776. La Rivoluzione francese: dall’antico regime alla monarchia costituzionale 1.Economia e società in Francia al tramonto dell’antico regime 1774: avvento di Luigi XVI – inizio di un periodo di difficoltà per l’economia. Il livello di vita delle classi popolari in campagna e in città peggiorò negli ultimi decenni dell’antico regime – deterioramento tanto più sensibile in quanto faceva contrasto con la prosperità senza precedenti di cui godevano le classi agiate. Incremento notevole dell’alfabetizzazione e “scristianizzazione strisciante” > si indebolirono in molte regioni della Francia il rispetto per le gerarchie sociali e la rassegnazione alle ingiustizie di questo mondo. Alla vigilia del 1789 la società francese è attraversata da molteplici linee di tensione che la crisi politica era destinata ad aggravare e a far esplodere. 2.La crisi finanziaria e politica della monarchia Gravità dei problemi finanziari > insufficienza cronica delle entrate rispetto alle spese pubbliche – impossibilità di accrescere il carico fiscale senza modificarne la distribuzione – inefficienza del sistema tributario. Turgot aveva tentato di spostare il peso maggiore delle imposte sulla proprietà terriera, ma fallimento. 1776: posto al timone delle finanze Jacques Necker > mirava alla riduzione delle spese e degli sprechi. Aboliti molti uffici superflui, ridotte le spese della corte, unificate varie casse – licenziato nel 1781 perché rese pubblico il bilancio della monarchia, dove erano indicate anche le pensioni e le grazie concesse dal re. Nuovo controllore generale Charles-Alexandre de Calonne > unica soluzione era l’adozione di radicali riforme, che prevedevano l’istituzione di una nuova imposta fondiaria (“sovvenzione territoriale”) gravante senza eccezioni su tutti i proprietari, la liberalizzazione del commercio dei cereali, l’eliminazione delle dogane interne. Per aggirare la prevedibile opposizione dei ceti privilegiati e dei Parlamenti il ministro suggerì al re di convocare un’assemblea dei notabili. 1787: 144 notabili a Versailles – opposizione – il re sostituì Calonne con uno dei membri dell’assemblea, l’arcivescovo di Tolosa Étienne-Charles Loménie de Brienne, che mantenne la proposta di “sovvenzione territoriale”, ma la trasformò in un tributo dall’ammontare annuo prefissato – ancora opposizione e l’assemblea venne sciolta. Per quanto ragionevoli, le riforme proposte suscitavano diffidenza in quanto calavano dall’alto, erano viste come mezzi per rafforzare ulteriormente il potere arbitrario. Il Parlamento di Parigi prese la guida dell’opposizione, ormai nell’opinione pubblica costante era il riferimento agli Stati generali come all’unica istanza in cui la riforma non solo dell’economia, ma di tutta la costituzione dello Stato doveva essere discussa – nel 1788 il responsabile delle finanze dichiarò a nome del monarca che gli Stati generali si sarebbero riuniti l’anno seguente; il re richiamò Necker. Il Parlamento di Parigi dichiarò che i tre ordini avrebbero dovuto sedere e deliberare separatamente (così maggior peso a clero e nobiltà) > spaccatura del fronte antiassolutistico – 1789: l’abate Sieyès pubblica il pamphlet Che cos’è il Terzo Stato? 3.La Rivoluzione in marcia: il 1789 Molti volevano che gli Stati generali (organo di rappresentanza dei 3 ceti sociali francesi al momento della rivoluzione) si assumessero il compito di dare alla Francia una nuova Costituzione. Regolamento elettorale: disponeva il raddoppio della rappresentanza del Terzo Stato, ma non stabiliva nulla riguardo alle modalità del voto – cahiers de doléances (registro per le lamentele) da affidare ai deputati dei rispettivi ordini. Intanto grave carestia, disoccupazione, miseria – sommosse contro il carovita e le tasse si verificarono in molte località e nella stessa Parigi. 5 maggio 1789: si riunirono gli Stati generali a Versailles – deputati divisi quasi a metà tra Terzo Stato e gli altri due ordini sommati insieme. I deputati del Terzo Stato (1 nobiltà 2 clero 3 terzo stato) proposero agli altri due ordini di riunirsi in una sola assemblea per la verifica dei poteri – prima rifiuto, ma poi nella rappresentanza del clero ottenne la maggioranza una mozione favorevole alla riunione – il re ordinò la chiusura della sala dove si tenevano le adunanze – i deputati del Terzo Stato (col nome di Assemblea nazionale, su proposta di Sieyès) si radunarono in un altro locale. Il clero e la frazione più illuminata della nobiltà si unirono al Terzo Stato, e l’Assemblea nazionale si intitolò anche “costituente” – il re preparò un colpo di forza contro l’Assemblea (mercenari stranieri intorno a Parigi); Necker sostituito con il barone di Breteuil, un aristocratico reazionario. Deliberata la formazione di una milizia borghese, ma il popolo minuto si mosse per proprio conto – 14 luglio: una folla composta in gran parte da artigiani e bottegai del faubourg Saint-Antoine si presentò di fronte alla Bastiglia. Luigi XVI ordinò la ritirata dei reggimenti stranieri e richiamò Necker al governo – in tutta la Francia si costituirono spontaneamente nuovi organi municipali fedeli alle direttive dell’Assemblea nazionale e si armarono le milizie della “Guardia nazionale”. Disordini nelle campagne > “Grande Paura”, chiaro significato antifeudale. Spinoso problema dei diritti signorili > i deputati decisero la distruzione di quanto rimaneva del “regime feudale” e l’abolizione di ogni privilegio che si opponeva all’eguaglianza dei diritti (ma in realtà no abolizione totale). L’agitazione antifeudale nelle campagne sarebbe durata fino all’abolizione totale e senza indennizzo dei diritti signorili, decretata nel 1792-93. 26 agosto 1789: approvata la “Dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino”. -principi di uguaglianza tra tutti gli esseri umani -sovranità democratica -libertà di espressione/culto/ opinione 4.La ricostruzione dell’unità nazionale Ottobre 1789: marcia su Versailles, protesta contro i sovrani, chiedono migliori condizioni di vita. Luigi XVI teneva di fronte alle richieste dell’Assemblea un comportamento ambiguo e confidava nell’intervento armato delle potenze straniere. Nell’Assemblea prevalse per tutto il 1790 l’influenza dei nobili “liberali” (marchese di La Fayette e conte di Mirabeau) e del cosiddetto “triumvirato”, composto da Lameth, Duport e Barnave. Alla sinistra di questo schieramento, alcuni elementi più radicali e più sensibili alle rivendicazioni popolari, come Robespierre. Numerosi circoli o club – importante “Società degli amici della Costituzione”, che prese poi il nome di club dei giacobini. Il più radicale era il club dei cordiglieri (tra i quali Camille Desmoulins e Georges Danton). Un grande ruolo nello scontro politico ebbe anche la stampa periodica. Rapida politicizzazione delle masse parigine. Nel 1790 la capitale venne divisa in 48 “sezioni”. Prendeva forma, con l’aggravarsi dei contrasti sociali nell’inverno 1791-92, la figura del “sanculotto”, il popolano di Parigi. Il territorio nazionale fu suddiviso in 83 dipartimenti (-distretti-cantoni e comuni). Prese l’avvio in molte regioni il movimento della “federazione” Soppressione degli aspetti più inumani e irrazionali della procedura penale d’antico regime – scioglimento dei Parlamenti – nuove regole per l’amministrazione della giustizia: l’elezione popolare di tutti i giudici realizzava la completa separazione del potere giudiziario dal potere legislativo ed esecutivo e segnava al tempo stesso la fine del sistema della venalità delle cariche. Rimaneva irrisolto il problema finanziario. Confisca dei beni della Chiesa e emissione di “assegnati” (casino). In campo economico gli orientamenti liberisti dominanti all’interno dell’Assemblea si espressero con la soppressione delle corporazioni di mestiere, con la proclamazione della libertà d’iniziativa e con la legge del 1791 che proibiva le associazioni operaie. Problema religioso > approvata una “costituzione civile del clero”, che portava una radicale riorganizzazione della Chiesa di Francia – stipendi statali a vescovi e parroci, in pratica pubblici funzionari. Fu imposto a tutto il clero un giuramento di fedeltà alla Rivoluzione – condanna delle riforme ecclesiastiche francesi da parte del pontefice – presenza in molte località di un prete “costituzionale” e di un prete “refrattario”. 5.La caduta della monarchia Da tempo la famiglia reale aveva preso contatti segreti con le corti straniere in vista di un espatrio – 20-21 giugno 1791: tentativo di fuga, ma vengono beccati. Divisione tra le forze rivoluzionarie: Robespierre, Marat e altri chiedevano la deposizione del re VS la maggioranza dell’Assemblea. I cordiglieri organizzarono una grande manifestazione popolare per chiedere la repubblica, ma furono fucilati dalla Guardia nazionale – dal club dei giacobini si separò l’ala moderata dei “foglianti”, alla cui testa erano il triumvirato e La Fayette. 4 settembre 1791: votata la Costituzione > distinzione tra cittadini attivi e cittadini passivi, solo i primi avevano diritto di voto – doppio grado delle elezioni per l’Assemblea legislativa, composta di un’unica camera. Manteneva alla monarchia il potere esecutivo, che però consisteva quasi unicamente nella facoltà di nominare ministri, diplomatici e generali; i poteri del re in politica estera erano limitati. Potere sostanzialmente monarchico, ma anche consolidamento delle conquiste fondamentali della Rivoluzione sul piano giuridico ed economico > larghissimo consenso. L’opposizione al governo non fu più tollerata. Riordinato il sistema giudiziario: corti d’appello (una per ogni 4 dipartimenti) + Corte di cassazione. 1804: promulgato il Codice civile, che per la prima volta disciplinava in maniera organica tutti i settori del diritto (grande influenza in Europa). Poi anche Codice di commercio, Codici di procedura civile e criminale, Codice penale. Riscossione dei tributi affidata ad agenti dello Stato, non più a organi elettivi > divenne più efficiente, nel 1802 fu raggiunto il pareggio delle entrate e delle spese. Creazione di una Banca di Francia e di una nuova moneta, il franco detto germinale. 1800: la Russia si ritira dalla seconda coalizione antifrancese, si possono battere gli austriaci > vittoria decisiva a Marengo, l’Austria fu costretta a chiedere la pace, che fu firmata a Lunéville nel 1801. In Italia ristabilita la situazione successiva al trattato di Campoformio + alla Francia veniva riconosciuto il possesso di tutta la riva sinistra del Reno. 1802: pace con l’Inghilterra ad Amiens (restituite alla Francia le sue colonie). Napoleone realizzò la pacificazione religiosa > 1801: concordato con il nuovo pontefice Pio VII (1800-23), che assicurava la libertà di culto Dal consolato all’Impero. La terza e la quarta coalizione antifrancese Accentuazione degli aspetti autoritari del governo di Napoleone: dichiarato console a vita, nominato “imperatore dei francesi” (1804) 2 dicembre 1804: cerimonia nella cattedrale di Notre Dame, corona imperiale offerta dal pontefice > nuovo dispotismo illuminato, erede a un tempo delle tradizioni d’antico regime e dello spirito modernizzatore della Rivoluzione. 1805: (Inghilterra aveva già ripreso le ostilità) terza coalizione antifrancese, Inghilterra- Austria-Russia-Svezia-Regno di Napoli – con la Francia si schiera la Spagna. Austriaci sconfitti > trattato di Presburgo (1805): cessione al Regno d’Italia (erede della Repubblica Cisalpina) del Veneto, dell’Istria e della Dalmazia; aggregazione del Tirolo alla Baviera; pagamento di un’ingente indennità di guerra. 1806: esercito francese nel Regno di Napoli, sul trono fu posto Giuseppe Bonaparte (fratello), corte borbonica si rifugiò a Palermo. Nel frattempo venne creata la Confederazione del Reno, un’associazione di Stati tedeschi alleati della Francia. Re di Prussia Federico Guglielmo III > promuove la quarta coalizione, Inghilterra-Prussia-Russia. Vittorie francesi, accordo di Tilsit (1807), era la Prussia a farne le spese > dai suoi possedimenti si formarono Sassonia e Vestfalia, che entrarono nella Confederazione del Reno (rimane piccola parte di Prussia). Lo zar Alessandro I prometteva alla Francia il suo appoggio contro l’Inghilterra. Il blocco continentale, la guerra di Spagna e la quinta coalizione Rimasta contro la Francia solo la Gran Bretagna > 1806: dichiarata in “stato di blocco” (arma economica, blocco dei commerci); al blocco aderirono Russia-Prussia-Danimarca-Spagna. La penisola iberica insorse contro la Francia e i porti russi si riaprirono alle esportazioni. Napoleone riuscì a impadronirsi della Spagna, spodestò Carlo IV e proclamò re il fratello Giuseppe (1808) > insurrezione a Madrid e poi anche nelle province. 1808: truppe francesi si erano impadronite dello Stato pontificio, che verrà poi annesso all’Impero francese; Pio VII imprigionato a Savona. 1809: quinta coalizione, Austria-Inghilterra > Austria sconfitta a Wagram, pace di Vienna: Austria perde molti territori, formazione delle Province Illiriche, che entrano a far parte dell’Impero francese. Napoleone sposa l’arciduchessa Maria Luigia (figlia di Francesco I) > nasce il sospirato erede, Napoleone Francesco Carlo Giuseppe, che ebbe il titolo di “re di Roma”. La società francese all’apogeo dell’Impero Impero francese massimo sviluppo. Al vertice della società era la corte imperiale, sempre più simile a quelle d’antico regime; 1807: il Tribunato venne soppresso e il Corpo legislativo, così come il Senato, divenne una cassa di risonanza della volontà del padrone. 1808 creazione nobiltà imperiale L’asservimento della stampa divenne completo nel 1810; l’istruzione fu riorganizzata con le leggi del 1802 e del 1806 (creazione dei licei, istituzione dell’Università imperiale…). 1810-12: grave crisi economica. Anche le pubbliche finanze erano in una situazione critica. 1815: ultimo atto del dramma. Napoleone abbandona l’isola d’Elba, sbarca nei pressi di Cannes, entra a Parigi – si forma la settima coalizione antifrancese, Inghilterra-Russia-Prussia-Austria- Svezia – 18 giugno 1815: battaglia di Waterloo, rovinosa disfatta di Napoleone, che abdica una seconda volta. Rientra nella capitale Luigi XVIII, Napoleone viene deportato a Sant’Elena, morirà il 5 maggio 1821. 1815: Gioacchino Murat dichiara guerra all’Austria – sconfitto a Tolentino, la convenzione di Casa Lanza sancisce il ritorno sul trono di Ferdinando IV di Borbone. L’età della Restaurazione Il congresso di Vienna e la riorganizzazione dell’Europa Russia, Austria, Prussia, Inghilterra + Francia, considerata essa stessa vittima dell’avventura napoleonica > rappresentante nei negoziati di pace il ministro degli esteri Talleyrand – intesa con il principe di Metternich e con il visconte Castlereagh. Francia riconsegnata alla monarchia borbonica e riportata alle frontiere del 1792, gli Stati posti ai suoi confini orientali furono rafforzati in modo da costituire una barriera contro eventuali tendenze espansionistiche – Belgio unito all’Olanda nel Regno dei Paesi Bassi sotto la dinastia degli Orange – a Vittorio Emanuele I di Savoia Regno di Sardegna e territorio dell’antica Repubblica di Genova – alla Prussia la parte maggiore del napoleonico Regno di Vestfalia – creata la Confederazione germanica con presidente l’imperatore d’Austria – Regno di Polonia sottoposto alla sovranità dello zar – l’Austria ottenne la conferma del possesso della Lombardia e del Veneto con Istria, Dalmazia e Province Illiriche; la sua egemonia in Italia era inoltre garantita dalla parentela con le dinastie regnanti nel Granducato di Toscana e nei Ducati di Modena e Parma – nel Regno di Napoli Ferdinando IV prese nel 1816 il nuovo titolo di Ferdinando I re delle Due Sicilie – Gran Bretagna ottenne i maggiori vantaggi in campo marittimo e coloniale. Zar Alessandro I si fece promotore di una Santa Alleanza > Russia-Prussia-Austria-Francia. Quadruplice alleanza, Gran Bretagna-Russia-Prussia-Austria, con l’intento di vigilare contro ogni attentato al nuovo assetto europeo. Per il suo mantenimento furono previste frequenti consultazioni tra le maggiori potenze. Il clima ideologico e culturale della Restaurazione Diffusione europea delle correnti romantiche. Nell’Europa della Restaurazione erano pochi i paesi dotati di una carta costituzionale e quindi di un regime parlamentare: Inghilterra, Francia, Regno dei Paesi Bassi, Svezia, alcuni Stati della Germania meridionale. In Spagna la Costituzione votata a Cadice nel 1812 fu abrogata dal re Ferdinando VII – proprio a questa Costituzione, modellata su quella francese del 1791, si appelleranno i primi moti liberali nel 1820-21. Dal 1820 circa crescita della popolazione europea + espansione delle attività produttive. Rapida espansione delle ferrovie. Alla fine delle guerre napoleoniche la Gran Bretagna era “l’officina del mondo”, e il suo primato rimase indiscusso fino al 1870 circa. Sulla via dell’industrializzazione Belgio, Germania e Francia. Preoccupazione per la “questione sociale”. La Francia da Luigi XVIII alle rivoluzioni Luigi XVIII (1814-24). Le tendenze reazionarie e clericali si affermarono con il governo del conte di Villèle (1822-27) e furono rafforzate dalla successione di Carlo X, fratello minore di Luigi (1824-30). Nel 1829 venne nominato un governo ancora più reazionario presieduto dal principe di Polignac > moto di protesta tra le classi colte. 1830: le nuove elezioni diedero una netta maggioranza alle forze d’opposizione > Carlo X tentò il colpo di forza – a Parigi sorsero le barricate, combattimenti del 27-28-29 luglio 1830 – Carlo X si rifugiò in Inghilterra. Corona offerta a Luigi Filippo d’Orléans, sulla base di una costituzione monarchica modificata in senso liberale – “re dei francesi”. Nuova legge elettorale che ridusse sensibilmente i requisiti di censo per l’esercizio del diritto di voto, raddoppiando l’elettorato + istituita la Guardia Nazionale. Belgio > nel 1830 proclamò la propria indipendenza dal Regno dei Paesi Bassi e si diede una Costituzione monarchica di stampo liberale, re Leopoldo I di Sassonia-Coburgo. Monarchia orleanista (o monarchia di luglio): i moti popolari furono repressi con severità, la politica estera fu ispirata dall’intesa con l’Inghilterra, dalla contrapposizione ai regimi assoluti dell’Europa centro-orientale e dalla tendenza all’espansione coloniale (conquista dell’Algeria, 1830-47). Ma poi l’orientamento filobritannico entrò in crisi e si verificò un riaccostamento all’Austria del principe di Metternich > irritazione dei liberali. RIASSUNTI-PAROLE CHIAVE GIANSENISTI: è stato un movimento religioso, filosofico e politico che propose una peculiare interpretazione del cattolicesimo sulla base della teologia elaborata nel XVII secolo da Giansenio. L'essere umano nasce essenzialmente corrotto, e quindi inevitabilmente destinato a fare il male. Il giansenismo nacque in Francia al tempo della guerra dei trent'anni. In quel periodo la scena politica era dominata dal cardinal Richelieu. STATI GENERALI: si indica un organo di rappresentanza dei tre ceti sociali esistenti nello Stato francese prima della Rivoluzione francese del 1789 (États généraux). Nell'ultima riunione degli Stati Generali il Terzo Stato chiese altri membri per la propria camera, l'istituzione del voto per testa e la riunione in un'unica camera. Di questi punti solo uno fu concesso, quello di elevare il numero dei propri membri. In questo modo il sistema rimaneva lo stesso, perché per cambiare era necessario il voto per testa. A quel punto il Terzo Stato si autoproclamò l'unico vero rappresentante della Francia, assumendo il nome di Assemblea Nazionale, e ciò determinò la fine degli Stati Generali. NOBILTA’ DI SPADA VS TOGA: la Nobiltà di Spada è uno dei due settore della nobiltà ereditaria e di origine signorile, formatasi agli inizi dell’XI secolo, quando furono istituzionalizzate le differenze formali tra le alte gerarchie feudali e il resto del popolo. l’espressione Nobiltà di Toga definiva il settore della nobiltà che, a differenza di quella di ascendenza signorile non trovava origine dalla concessione di prerogative sovrane (titoli nobiliari o feudi) ma dall’esercizio di particolari cariche nella pubblica amministrazione. GéNéRALITé: (generalità) erano circoscrizioni amministrative (antiche province) della Francia sotto l’Ancien Régime, in vigore fino al 1784. Gli intendenti si occupavano delle generalità. Le province erano di tre tipi: i "pays d'élection", i "pays d'état" e i "pays d'imposition" ANCIEN RéGIME:(Antico Regime) è un'espressione francese che fu utilizzata dai rivoluzionari francesi per esprimere, con connotazioni peggiorative, il sistema di governo che aveva preceduto la Rivoluzione francese del 1789, cioè la monarchia assoluta dei Valois e dei Borbone. FRONDA: fu un movimento di opposizione alla politica del Cardinale. Il nome deriva dal termine francese fronde, che significa fionda, dall'arma utilizzata dal popolo parigino per distruggere le finestre degli appartamenti del cardinale nei moti di protesta. Il movimento ebbe inizio ufficiale il 10 luglio 1648 con la Dichiarazione dei 27 articoli da parte del Parlamento di Parigi, che enunciavano la limitazione dei poteri del sovrano preparando di fatto la trasformazione del regime in una monarchia parlamentare. *ugonotti: appellativo dei calvinisti francesi. Editto di Fontainebleau 1685annulla editto di Nantes (Nantes prevedeva il termine della serie di guerre di religione che avevano devastato la Francia, regolando la posizione degli ugonotti) *Guglielmo D’Orange: re d'Inghilterra, d'Irlanda e di Scozia; fu nominato Statolder d'Olanda. Guglielmo prese parte a molte delle guerre sul Continente contro Luigi XIV di Francia. Luigi XIII > Richelieu e Mazzarino Luigi XIV > Mazzarino Luigi XV > reggente Filippo D’Orleans (morto) > Fleury > (colpo di stato di Maupeou: governo parlamento triumvirato) Luigi XVI > difficoltà e tensioni La rivoluzione scoppia nel '89 come fronda aristocratica, prosegue come riv. Popolare e terminerà come riv. Borghese. Cause: -le continue guerre del `700 -la carestia degli anni `80 -lo squilibrio della società dell'ancien regime (tassato solo il terzo stato) Il re Luigi XVI è costretto a tassare il primo e secondo stato, a causa della grave crisi economica. I nobili si ribellano e chiedono la convocazione degli STATI GENERALI, che saranno convocati il 5 maggio 1789. Il terzo stato, che si era preparato con i “cahiers de doléances”, era in maggioranza, ma poiché il voto era per ordine e non per testa, avrebbe perso. Così i rappresentanti di questo abbandonarono l'assemblea e si riunirono nella sala della pallacorda dando vita all'ASSEMBLEA NAZIONALE, a cui poi si aggiunsero il clero e la nobiltà, dando vita, il 9 luglio, all'Assemblea nazionale costituente, che non si sarebbe sciolta sino all'approvazione di una costituzione sul modello di quell'inglese. L'inizio della rivoluzione, fu la presa della Bastiglia il 14 luglio. Il popolo parigino era insorto, e ben presto fu seguito dalle popolazioni delle campagne, che insorsero contro il regime feudale abolendolo. Il documento, precedente alla costituzione, più importante per la storia fu la dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino. Il documento conteneva tutti i più importanti capisaldi della democrazia e del liberalismo. Dal punto di vista sociale ci furono due importanti innovazioni: la divisione dei cittadini in ATTIVI e PASSIVI), e la nascita dei GUERRA DEI 30 ANNI Sul trono imperiale a Mattia (1612-19) era candidato a succedere il nipote Ferdinando, intransigente campione della Controriforma. Nel 1617 fu nominato re di Boemia e di Ungheria, ma poi ci fu un’opposizione dei protestanti. Nel 1618 i ceti boemi si autoconvocarono (Defenestrazione di Praga), fu formato un governo provvisorio che si diede a reclutare un esercito, in previsione dell’inevitabile scontro con gli Asburgo. Nel frattempo Ferdinando era stato eletto imperatore (Ferdinando II, 1619-37). I ceti boemi lo dichiararono deposto e offrirono la corona all’elettore del Palatinato, il calvinista Federico V, genero del re d’Inghilterra Giacomo I. L’imperatore chiese l’aiuto della Spagna e della Lega cattolica tedesca, nel 1620 gli eserciti bavarese e imperiale sottomisero l’Alta e la Bassa Austria e penetrarono in Boemia, le forze dei ribelli boemi furono sbaragliate su un’altura nei dintorni di Praga, nella battaglia della Montagna Bianca. Vittoria degli imperiali alla quale seguì una dura repressione e una ricattolicizzazione forzata e in Boemia l’imposizione di una nuova costituzione che sanciva l’ereditarietà della corona nella casa d’Asburgo e limitava i poteri dei ceti. Nel 1621 si riaprirono le ostilità tra Spagna e Province Unite. Nel 1624-25 si verificarono uno spostamento della Francia, che aveva fino allora mantenuto una neutralità benevola verso gli Asburgo, su posizioni di sostegno alla causa protestante e un intervento armato del re di Danimarca Cristiano IV. Nel 1629 Cristiano IV chiede la pace, firmata a Lubecca (contro l’esercito imperiale guidato dal nobile ceco Albrecht von Wallenstein) nella quale doveva impegnarsi a non più intervenire negli affari dell’Impero. Venne pubblicato l’Editto di restituzione, con il quale l’imperatore Ferdinando II ordinava la restituzione di tutti i beni ecclesiastici secolarizzati dopo il 1552 (l’anno “normale” della pace di Augusta). Nel 1627 muore senza lasciare eredi diretti il duca di Mantova Vincenzo II Gonzaga, il cui successore designato era il francese Carlo duca di Nevers, ma gli Asburgo rivendicarono la dipendenza dall’Impero del Ducato di Mantova e del Marchesato del Monferrato. Nel 1631 entrò in guerra il re di Svezia Gustavo Adolfo, appoggiato finanziariamente dalla Francia; egli intendeva non solo difendere la causa protestante, ma affermare definitivamente l’egemonia svedese nel Baltico. Riportò una serie di vittorie mentre i sassoni, suoi alleati, penetrarono in Boemia e si impadronirono di Praga. Nel 1632 invase la Baviera. Nello scontro con Wallenstein, gli svedesi vinsero, ma Gustavo Adolfo muore sul campo. In aiuto dell’imperatore si raccolse un esercito inviato dalla Spagna: imperiali e spagnoli inflissero agli svedesi una grave sconfitta a Nordlingen (1634). I principi protestanti si affrettarono a concludere la pace con l’imperatore (1635); anche la Svezia si preparava ad abbandonare la lotta, ma poi ci fu l’intervento diretto della Francia. L’intervento francese rafforzò la determinazione della Svezia e delle Province Unite. La flotta spagnola venne distrutta dagli olandesi nella battaglia delle Dune (1639), gli svedesi continuarono nelle loro devastazioni in Germania, l’esercito francese ottenne una grande vittoria su quello spagnolo nella battaglia di Rocroi (1643). Nel 1648 fu firmata la pace di Vestfalia, con il riconoscimento spagnolo dell’indipendenza delle Province Unite, la Francia otteneva il possesso definitivo dei vescovati di Metz, Toul e Verdun, di gran parte dell’Alsazia e di altre piazzeforti sul Reno e in Piemonte (Pinerolo). La Svezia perfezionava il proprio dominio sul Baltico, la parte orientale della Pomerania e i vescovati di Magdeburgo, Minden e Halberstadt erano dati all’elettore del Brandeburgo, Federico Guglielmo, ponendo così le basi dell’ascesa del Brandeburgo-Prussia al rango di grande potenza. Nel corso della guerra dei Trent’anni era stato sconfitto il disegno di restaurazione cattolica e imperiale coltivato dagli Asburgo d’Austria; in compenso, però, la sottomissione dei “ceti” nei ducati austriaci e nel Regno di Boemia, la sostituzione di gran parte della nobiltà e l’opera di ricattolicizzazione forzata condotta col concorso determinante dei gesuiti avevano dato ai loro Stati ereditari una compattezza nuova, basata sulla fedeltà dinastica e sul sentimento religioso tipico della Controriforma. Si costituì anche un forte esercito permanente guidato dall’italiano Raimondo Montecuccoli. Da questa comunità politico-culturale rimaneva esclusa l’Ungheria (parte soggetta al dominio ottomano o al principe di Transilvania). Nell’Ungheria “imperiale”, suddita degli Asburgo, si scatenò una vasta ribellione nel 1678 quando l’imperatore Leopoldo I (1658-1705) cercò di stroncare l’opposizione della nobiltà al potere monarchico, sospendendo le libertà costituzionali e avviando una persecuzione contro i protestanti. I rivoltosi chiesero aiuto all’Impero ottomano; il re di Polonia rispose all’appello del Papa a intervenire in difesa della cristianità, che rese possibile la vittoria del Kahlenberg (1683), che mise truppe ottomane messe in fuga. I veneziani entrano in guerra a fianco degli Asburgo e espellono i turchi dal Peloponneso. La pace di Carlowitz (1699) stabilì un grave arretramento dell’Impero ottomano, che dovette cedere agli Asburgo l’Ungheria e la Transilvania, a Venezia il Peloponneso. Il nuovo imperatore Carlo VI (1711-40) ottenne il riconoscimento della Prammatica sanzione (1713, con riconoscimento delle Diete dei vari territori), che sanciva l’indivisibilità dei domini asburgici e ordinava la successione al trono della figlia, Maria Teresa. Questo ordine però non si rispetta quando Federico II occupa la Slesia. Con Maria Teresa (1740-80), già negli ultimi anni di guerra i nuovi e devoti collaboratori che la circondavano avevano avviato una serie di riforme nell’organizzazione dell’esercito. Nel 1748 costrinse i “ceti” di ciascun Land, cioè le rappresentanze dell’alta e della piccola nobiltà, del clero e delle città, a votare le imposte non più ogni anno, ma per un intero decennio, lasciando a organi regi di nuova istituzione, i governatorati, il compito di effettuare il riparto e l’esazione dei tributi. Le due cancellerie boema e austriaca vennero sostituite nel 1749 da un unico Direttorio e si affermò una nuova concezione unitaria dello Stato, sia pure limitata al complesso territoriale austro-boemo (esclusi Ungheria e possedimenti italiani e belgi). Determinante fu il motivo della “pubblica felicità”. Nel 1765 morì Francesco Stefano, marito di Maria Teresa e imperatore del Sacro Romano Impero dal 1745 come Francesco I, Il successore fu Giuseppe II, il figlio primogenito, che fu nominato al tempo stesso dalla madre “coreggente” degli Stati ereditari asburgici. Dedicò il suo regno a un solo scopo: rafforzare l’autorità e la compattezza dello Stato, del quale come Federico il Grande si considerava il primo servitore. Dall’imperatore prese il nome la politica religiosa nota come “giuseppinismo”, nel quale confluivano sia istanze di riforma interne alla Chiesa cattolica, sia la volontà di affermare l’autorità dello Stato sul clero nazionale, di chiamarlo a contribuire in misura più equa ai pubblici pesi e di farne uno strumento utile per il progresso morale e civile della società. Nel 1781 fu emanata la “patente di tolleranza”, che rendeva legittimo il culto per le confessioni protestanti e grecoortodossa e furono eliminate quasi tutte le discriminazioni di cui soffrivano gli ebrei. Vennero poi disciplinate le pratiche di culto. Sempre nel 1781 furono aboliti i residui della servitù personale. Nel 1787 fu promulgato il celebre codice penale giuseppino, che pur mantenendo pene detentive di impressionante durezza accoglieva i principi della legalità della pena, non più soggetta alle decisioni arbitrarie dei giudici, e della parità di tutti i sudditi di fronte alla legge. Nel 1787 Giuseppe II volle intraprendere una guerra a fianco della Russia contro la Turchia, che causò un enorme costo finanziario e umano. I Paesi Bassi belgi insorsero nel 1789, cacciando i rappresentanti austriaci e proclamando l’indipendenza (anche l’Ungheria era sull’orlo della rivolta quando Giuseppe II morì (1790)). Il suo successore fu Leopoldo II (1790-92), il fratello minore Pietro Leopoldo, granduca di Toscana. Poi suo figlio, Francesco II (1792-1836), che chiuderà per sempre in Austria l’era dell’assolutismo illuminato, lasciando il posto a quel clima di immobilismo e di sorveglianza poliziesca che ne farà nella prima metà dell’800 la “prigione dei popoli”. Prussia (p.250-252/293-295/301-302) La Prussia era territorio di cavalieri teutonici (famosi per le crociate contro i pagani del Baltico). Il Grande Maestro dell’ordine teutonico a metà del 1500 nazionalizza l’ordine e il principato di Brandeburgo (posizione strategica sui confini nord-ovest con il Sacro Romano Impero) viene annesso alla Prussia. Quest’unificazione da al territorio una vocazione militare, perché la Prussia è ala frontiera con i Paesi slavi e Brandeburgo non ha confini naturali. Sono Stati di economia agricola. Brandeburgo viene devastato dalla guerra dei Trent’anni. Quando Luigi XIV revoca l’editto di Nantes. 250/300.000 ugonotti emigrarono e diverse migliaia vanno a Brandeburgo, che ha bisogno di ripopolare i territori. Chi emigra appartiene ai ceti mercantili. Nel 1660 l’elettore Federico Guglielmo di Hohenzollern, acquisì con la pace di Oliva la piena sovranità sulla Prussia. Nelle campagne brandeburghesi e prussiane i grandi proprietari fondiari, detti Junker, esercitavano un dominio pressoché assoluto sui contadini. In cambio della disponibilità ad accettare un maggior accentramento dei poteri nella persona del sovrano, gli Junker videro rafforzati i loro privilegi. Per mettere la propria forza militare al servizio della coalizione antifrancese nella guerra di successione spagnola, il figlio di Federico Guglielmo chiese e ottenne dall’imperatore il titolo di re di Prussia come Federico I (1701) (re in Prussia). Le premesse per la spettacolare ascesa della potenza prussiana furono poste però soprattutto dal successore Federico Guglielmo I (1713-40), il “re sergente”, che nel 1733 stabilì un sistema di coscrizione obbligatoria. Era un uomo crudele, violento, molto fedele all’imperatore. Il figlio, futuro Federico II era totalmente l’opposto: uomo di cultura, scriveva in francese, era omosessuale. La burocrazia era reclutata per lo più tra la borghesia colta ed era sottoposta alla volontà dispotica del sovrano, assolutismo di impronta burocratico-militare. Le ostilità con Inghilterra e Spagna confluirono poi nel più vasto conflitto europeo noto come guerra di Successione austriaca (1740-48). A scatenarla fu l’aggressione lanciata dal nuovo re di Prussia Federico II contro la Slesia, la parte più settentrionale del Regno di Boemia soggetto agli Asburgo. Alla testa della monarchia austriaca si trovava Maria Teresa (1740-80), figlia dell’imperatore Carlo VI; ma all’eredità asburgica miravano anche gli elettori di Baviera e di Sassonia, che avevano sposato due figlie del precedente imperatore Giuseppe I, mentre i Borbone di Francia e di Spagna non volevano lasciarsi sfuggire l’occasione per infliggere un colpo decisivo alla dinastia tradizionalmente nemica. All’inizio Maria Teresa ottenne solo aiuti finanziari dall’Inghilterra. Poi Federico II, pago della conquista della Slesia, si ritirò dalla guerra, il re di Sardegna intervenne a fianco dell’Austria in cambio della promessa di nuovi territori appartenenti alla Lombardia austriaca, e l’Inghilterra si impegnò più decisamente dopo la caduta di Walpole (1742). Nel 1748 si firmò la pace di Aquisgrana sancì il possesso prussiano della Slesia e la cessione da parte di Maria Teresa dei Ducati di Parma e Piacenza a Filippo di Borbone. A un trattato d’alleanza stipulato nel 1756 tra Inghilterra e Prussia, l’abile diplomazia del cancelliere austriaco Kaunitz, deciso a strappare la Slesia a Federico II, riuscì a contrapporre uno schieramento composto da Austria, Francia e Russia, cui si unirono in seguito Svezia e Polonia, il cosiddetto “rovesciamento delle alleanze”, che pose fine alla tradizionale inimicizia tra le dinastie degli Asburgo. Nel 1763 si firmò la pace di Hubertusburg che confermò il dominio di Federico II sulla Slesia. Uno dei più famosi fra i despoti illuminati fu il re di Prussia Federico II il Grande (1740-86). Si rifaceva al “contratto sociale” e dichiarava che il re “è solo il primo servitore dello Stato”; d’altra parte proseguì consapevolmente la politica paterna di rafforzamento militare e burocratico, mantenne la servitù della gleba e preferì costantemente i nobili per le cariche militari e civili. Incrementò il suo esercito e ottenne un nuovo importante ingrandimento territoriale in occasione della prima spartizione della Polonia (1772) con l’annessione della Prussia occidentale, che assicurò la saldatura tra le due parti principali dei suoi domini. Politica di popolamento delle terre orientali, immigrazione favorita dalla grande tolleranza religiosa. La burocrazia prussiana acquistò fama di essere la più efficiente e onesta d’Europa. Importanti riforme attuate nel settore giudiziario (gettate le basi del codice civile prussiano, promulgato poi nel 1794). Paesi Bassi (p.148-150/ 163-166) Alle origini dell’insurrezione olandese contro la Spagna (nota come guerra degli Ottant’anni), che è stata definita la prima rivoluzione borghese dell’età moderna, vi furono essenzialmente tre fattori: • Fattore religioso: diffusione delle dottrine riformate, in particolare del calvinismo. Risposta repressiva di Filippo II. • Fattore politico: il monarca aveva affidato il governo dei Paesi Bassi alla sorellastra Margherita, moglie del duca di Parma Ottavio Farnese, ma al suo fianco aveva posto il cardinale di Granvelle, che diresse la lotta contro l’eresia rafforzando l’Inquisizione e mostrando scarso rispetto per le tradizionali autonomie cittadine. Suscitò l’irritazione e opposizione dei patriziati urbani e dell’alta nobiltà. I nobili fiamminghi invasero in armi il palazzo della governatrice e pretesero l’abolizione dell’Inquisizione e la mitigazione delle leggi contro i protestanti (1566). • Fattore economico: crisi che verso la metà degli anni 60 colpì i centri urbani e soprattutto Anversa. Nell’estate del 1566 ad Anversa e in altre città folle di calvinisti si diedero a devastare le chiese e a distruggere le immagini sacre. Filippo II inviò nelle Fiandre un forte esercito al comando del terribile duca d’Alba, che fece arrestare i capi dell’opposizione e istituì un tribunale straordinario, il Consiglio dei torbidi, che in pochi mesi pronunciò oltre un migliaio di condanne a morte. Nel 1569 ci fu una nuova ondata di malcontento suscitata dall’imposizione di tasse per mantenere l’esercito spagnolo. Il principe Guglielmo di Orange-Nassau allestì una flotta e invase le province settentrionali dal mare, facendosi proclamare nel 1572 statolder (cioè governatore militare) delle province di Olanda e di Zelanda e convertendosi al calvinismo. Gli ugonotti francesi e protestanti inglesi e tedeschi si unirono ai rivoltosi. Nel 1575 Filippo II fece bancarotta e i soldati si ammutinarono e saccheggiarono orribilmente Anversa. Fu stipulata tra cattolici e protestanti un’intesa per la comune lotta contro l’oppressore, però il comportamento prepotente dei calvinisti e l’abile politica del nuovo governatore inviato a Bruxelles alla fine del 1578, Alessandro Farnese, figlio di Ottavio e di Margherita, misero rapidamente fine all’accordo. Nel 1579 si giunse alla scissione del paese. Le le 10 province meridionali (circa Belgio) tornarono all’obbedienza, ma le 7 province settentrionali continuarono la lotta (Guglielmo d’Orange assassinato da un sicario nel 1584). Il ruolo di primo piano degli olandesi nella rivoluzione scientifica e filosofica è un riflesso del carattere avanzato dell’economia e della società delle Province Unite nel XVII secolo. Quando, nel 1609, la Spagna si risolse a riconoscere di fatto la loro indipendenza, con la tregua dei dodici anni, già da alcuni decenni le Province Unite erano protagoniste di uno spettacolare sviluppo economico, che ne fece la potenza marittima e commerciale più importante d’Europa. Una delle aree nevralgiche d’Europa per i traffici e gli scambi. Il ruolo di grande emporio e di centro finanziario internazionale esercitato nel 500 da Anversa passò ad Amsterdam. Si era sviluppata dal XV secolo la pesca delle aringhe in alto mare; con una flotta mercantile che da sola superava a metà 600 quelle di Inghilterra, Francia, Spagna e Portogallo messe insieme, gli olandesi divennero “i carrettieri del mare”, i padroni dei trasporti per via d’acqua. Una delle rotte più frequentate era quella del Baltico, ma già a fine 500 li troviamo anche nel Mediterraneo e nei porti del Levante. Penetrazione degli olandesi nei continenti devastazioni in Germania. I negoziati di pace furono avviati nel 1641 e sfociarono in una serie di trattati noti come la pace di Vestfalia che sanciva la dipendenza delle province unite. La Francia otteneva il possesso di alcuni vescovati e l’Alsazia e la Svezia affermo il suo dominio sul baltico. Nell’impero fu ammesso anche il calvinismo, restava accesa la guerra tra Francia e Spagna conclusa solo nel 1659. La guerra dei Trent'anni si concluse lasciando in Germania, Boemia e nell’Italia del nord devastazione e carestie. Italia del Seicento: Nei secoli precedenti l’Italia basava la sua economia sulla produzione e l’esportazione di materiali e offerti pregiati. Queste attività di lusso subirono un duro colpo durante la crisi del 600. Le manifatture di Milano, Firenze,Genova e Venezia furono innanzitutto vittime della concorrenza dei produttori del nord Europa che creavano prodotti meno costosi. Le manifatture italiane persistettero a produrre articoli eccellenti che ormai erano fuori moda. Tutto ciò era incrementato dagli effetti della guerra dei Trent’anni. Il settore più dinamico dell’Italia seicentesca era quello dei gelsi e cioè della produzione di seta. Si svilupparono anche le fabbriche tessili, di chiodi e di attrezzi. Il mezzogiorno rimaneva estraneo da questi miglioramenti. Durante il Seicento assistiamo anche ad un forte aumento dei prezzi agricoli. Le organizzazioni ecclesiastiche erano la parte più importante della ricchezza fondiaria e dei beni immobili. Si parla di manomorta, preti, frati e monache si consideravano sudditi del Papa perciò beneficiano dell’esenzione delle imposte. Domini spagnoli, Napoli e isole: I patrizi a Milano e i baroni a Napoli approfittarono dell’indebolimento della Spagna, occupata nella guerra dei Trent’anni, per riaffermare il loro potere sulla società. Le conseguenze della crisi spagnola furono molto più gravi al sud Italia. La grave carestia e il malcontento generale provocarono un’insurrezione in Sicilia nel 1647 che portò a saccheggi e incendi. Sempre nello stesso anno anche Napoli si rivoltò contro gli spagnoli. I rivoltosi napoletani erano guidati da Masaniello che venne quasi subito ucciso dai suoi stessi seguaci. La rivolta però non si placò e riuscì per vari mesi a tenere prigioniero il viceré Arcos. Gli insorti napoletani cominciarono a chiedere la protezione del re di Francia per ristabilire la repubblica. Il cardinale Mazzarino non volle impegnarsi ad appoggiare la rivolta. Il fallimento della rivolta napoletana incrementò la crisi già in atto e cancellò ogni prospettiva di abolire il feudalesimo. Ducato di Savoia e granducato di Toscana: Il lungo regno di Carlo Emanuele I, figlio di Emanuele filiberto, fu contraddistinto da prospettive espansionistiche. Col trattato di Lione del 1601 Carlo Emanuele cedette al re di Francia alcuni territori transalpini e ottenne in cambio il marchesato di Saluzzo. Negli anni che seguirono iniziò ad ambire a Monferrato e ai luoghi limitrofi di Milano. La prima guerra di Monferrato non ebbe risultati. La seconda (1628-30) vide invece i piemontesi alleati con gli spagnoli contro i francesi. Nel 1631 firmarono il trattato di Cherasco che sanciva l’acquisizione dei Savoia di un certo numero di terre di Monferrato ma con la cessione di Pinerolo alla Francia. Le enormi spese e la pestilenza gettarono anche il Piemonte in crisi. Solo con Vittorio Emanuele 1663 si rafforzò il governo e l’economia mercantile, risollevando il Piemonte dalla crisi. Nel granducato di Toscana I progressi di Cosimo I e Ferdinando I si arrestarono sotto i successori. Le arti subirono un lento declino e nelle campagne vigeva ancora la regola della mezzadria. Vigeva un clima bigotto e conformista alla corte medicea. Il porto di Livorno costituiva una fiorente comunità mercantile composta soprattutto da ebrei. Lo stato della chiesa: A Venezia erano insorte nuove regole come quella di non poter costruire nuove chiese senza il consenso del governo Veneto. Queste libertà fecero adirare Papa Paolo V che proibì di celebrare qualsiasi funzione ecclesiastica in terra veneta. Il Veneto non ubbidì all’ingiù zio e trovò il suo difensore in Paolo Sarpi, frate letterato e polemico. Con l’intervento delle potenze francesi e spagnole il Veneto ne uscì a testa alta cancellando l’imposizione del Papa. L’Italia del Settecento: Il quadro politico italiano fu profondamente trasformato dalle guerre di successione. Gli unici Stati che non subirono contraccolpi di rilievo furono le repubbliche di Venezia, Genova e Lucca e lo stato pontificio. Fin dal 1706 I domini spagnoli erano passati, grazie ai successi militari, agli Asburgo di Vienna che dovettero però cedere la Sicilia ai Savoia. Nel 1734 Napoli e la Sicilia furono riconquistate dallo spagnolo Filippo V. In compenso Carlo VI d'Asburgo ebbe Parma e Piacenza mentre Francesco Lorena otteneva il granducato di Toscana, dopo la morte dell’ultimo de’ Medici. All’inizio del Settecento, inoltre, ci fu un indebolimento dello stato della chiesa. I privilegi della chiesa vennero ristretti in campo giurisdizionale come le nomine al vescovato e il diritto d’asilo. Napoli e Sicilia sotto i Borbone: Con Carlo di Borbone che riconquistò Napoli nel 1734 si arrivò alla limitazione delle giurisdizioni baronali e alla riforma dell’università di Napoli. Dalla scuola napoletana uscivano alcuni dei maggiori illuministi come Galanti e Filangieri. Quando Carlo Borbone divenne Carlo III re di Spagna, il ministro degli esteri Bernardo Tanucci, divenne la figura più importante del consiglio di reggenza. Tanucci nel 1776 portò ad una ripresa dell’azione riformatrice con Filangieri. Illuminismo in Lombardia: Dopo la pace di Aquisgrana nel 1748 la monarchia austriaca rimaneva in possesso dello stato di Milano e del ducato di Mantova. Nell’orbita asburgica rientrava anche il granducato di Toscana affidato al marito di Maria Teresa d’Asburgo, Francesco Lorena. Nel 1779 fu riordinata l’amministrazione delle finanze e abolita la vendita di cariche che dovevano essere conferite ora solo in base ai requisiti. Il risultato più importante fu il compimento di un nuovo catasto ad opera di una giunta regia presieduta dal giurista toscano Pompeo Neri. In questo clima di riforma prendeva sempre più piede l’ideologia illuminista in Italia. Un contributo importante alla diffusione dei lumi venne da un gruppo di giovani nobili che si raccolse intorno alla figura di Pietro Verri. Proprio in questo sodalizio nacque l’esperienza giornalistica dei caffè che apparve nel 1764 con l’operetta dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria. La Toscana di Pietro Leopoldo: Il marito di Maria Teresa, Francesco Lorena, diventato anche imperatore del sacro romano impero, risiedeva a Vienna e si faceva rappresentare a Firenze da un consiglio di reggenza. Il figlio di Lorena, Pietro Leopoldo assunse il controllo della Toscana appena diciottenne. Egli avviò un’azione di bonifica della Maremma e rese legale la compravendita e l’esportazione di cereali nello stato. Il documento più celebre della riforma leopoldina fu il codice penale del 1786 che eliminava per la prima volta in Europa la pena di morte. Alla fine del 700 con il vescovo Scipione de’ Ricci, attivò un programma di riordinamento della chiesa che prevedeva la sostituzione della lingua volgare al latino nelle funzioni religiose. Questa riforma tuttavia non fu accettata dal clero. Alla fine del Settecento nasce anche la figura dell’uomo cicisbeo, ovvero, colui che aveva il compito di vivere al fianco della moglie di un altro nel quadro di un triangolo programmato e voluto. L’Ottocento: In seguito alle conquiste di Napoleone, i paesi bassi, l’Italia, la Germania e la Polonia entrarono a far parte di un sistema continentale che al tempo della sua massima espansione (1810-12) presentava tre situazioni diverse: i territori direttamente annessi all’impero francese (Belgio. Olanda,italia settentrionale), gli stati separati dalla Francia ma sottoposti alla sovranità di Napoleone (regno d’Italia) e gli Stati vassalli (Baviera, Sassonia) . Gli strumenti della conquista napoleonica furono l’imposizione dei codici statali francesi. Al di fuori del sistema napoleonico rimasero la Sicilia e la Sardegna, borboniche, e i Savoia sotto la protezione inglese. In Italia Bonaparte nominò Francesco Melzi come vicepresidente. Egli introdusse istituti analoghi a quelli francesi, confermò il cattolicesimo come religione di stato e dette impulso ai lavori pubblici e all’applicazione dei codici napoleonici. Nel 1806 il regno d’Italia venne ingrandito con il Veneto e la Dalmazia, in seguito, con il Trentino e l’Alto Adige. Nel 1808 fu nominato da Napoleone Gioacchino Murat come re di Napoli. Egli introdusse gli ordinamenti francesi anche nel mezzogiorno e abolì il feudalesimo. L’Italia dalla restaurazione al risorgimento: Il regno Lombardo Veneto e il regno di Sardegna: Dopo il congresso di Vienna non furono ristabilite le natiche repubbliche di Venezia e Genova. La prima fu annessa agli stati asburgici e la seconda al regno Lombardo Veneto. Sebbene lenta, l’amministrazione asburgica del regno Lombardo Veneto appare una delle più scrupolose nel quadro italiano. Gli austriaci garantirono all’Italia progressi nel campo della sanità e dell’istruzione ma anche in campo economico nell’accrescere la produzione di seta. In questo clima nacque a Milano una rivista, “il conciliatore”, nata nel 1818 da un gruppo di intellettuali tra cui spiccava Federico Confalonieri. In questa rivista venivano divulgati porgerti di illuminazione a gas e vari esperimenti. Fin dalla sua nascita la rivista fu perseguita dalla censura. Il regno sardo fu quello che si avvicinò di più a ristabilire il passato abolendo i codici napoleonici. Anche Carlo Alberto di Savoia segui questa linea instaurando nuovi e più avanzati codici. I Ducati padani: Parma, Piacenza e Guastalla beneficiavano del mite governo di Maria Lorena che mantenne in vigore la legge napoleonica. Ben diversa fu la sorte di Modena e Reggio sotto Francesco IV D'este che mise in vigore un codice estense antico. Il granducato di Toscana, Ferdinando III Lorena si ispirò ad un governo saggio e moderato sul modello del padre Pietro Leopoldo. Egli instaurò un clima di tolleranza che fece nascere parecchie riviste della restaurazione come l'antologia. Questo indirizzi furono perseguiti dal figlio Leopoldo II. Lo stato pontificio era diviso in 17 province alcune comandate da cardinali altre da ecclesiastici di minor rango. Regno delle due Sicilie: Il regno delle due Sicilie fu quello che mantenne di più le istituzioni napoleoniche. Nel complesso in Sicilia si mantenne il codice napoleonico sempre sotto la giurisdizione borbonica e fu abolita la feudalità. Società segrete: Nell’ottocento nacquero associazioni che avevano in comune l’obbligo del segreto circa le loro finalità e la loro indennità. Sempre dalla massoneria deriva la carboneria introdotta nel regno di Napoli dai francesi nel 1806 e da lì diffusa nelle altre regioni italiane. Essa non aveva una precisa ideologia, i membri si chiamavano cugini e il loro obbiettivo principale era quello di instaurare una costituzione simile a quella spagnola. Queste idee portarono a diversi moti di insurrezioni che chiedevano il rinnovamento della costituzione. In Piemonte scoppiò una rivolta (1821) che si muoveva per cacciare l’Austria dalla penisola. Chi tra i patrioti seppe meglio rinnovare le forme di lotta fu Giuseppe Mazzini (1805-1872). Egli aderì alla carboneria e diede inizio ad un’intensa attività pubblicistica. Nel 1831 dovette recarsi in esilio a Marsiglia. Da lì ebbe l’idea di creare un nuovo progetto di organizzazione patriottica che chiamò “la giovine Italia’. Questo movimento voleva lottare per l’unificazione e la rigenerazione del paese. Essenziale fu il contributo della gioventù e delle masse popolari. La giovine Italia riuscì a reclutare molti adepti. Nel 1833 il moto fu sventato da una serie di persecuzioni poliziesche. Mazzini decise così di invadere la Savoia provocando l'insurrezione popolare di Genova ma fallì miseramente. Tra i protagonisti di questo tentativo ci fu anche Giuseppe Garibaldi. Mazzini si trasferì a Londra e solo nel 1839 decise di ricostruire la giovine Italia a favore dei lavoratori. Mazzini non fu colpevole delle rivolte scoppiate in Romagna né della spedizione dei fratelli bandiera che decisero di andare in Calabria e aizzare la plebe contro i Borboni. Una delle più importanti correnti di fede mazziniana fu il neoguelfismo che credeva nella possibilità di un’alleanza tra il liberalismo e il papato nel comune interesse italiano. Ne fu assertore Gioberti che riprendeva l’idea di una missione del popolo italiano ma subordinandola al papato vedendo il pontefice come il capo di una confederazione tra gli Stati italiani. A rafforzare i movimenti liberali furono anche la stampa e i congressi degli scienziati. La prospettiva neoguelfa parve assumere concretezza quando fu eletto nel 1846 Pio IX. Egli emanò una serie di provvedimenti che adottano misure liberali come quelle di Leopoldo II. Dove invece i governi si mostrarono restii fu nel regno Lombardo Veneto e delle Due Sicilie. UNITA D’ITALIA Negli anni '20-'40 dell'Ottocento, diversi progetti di unificazione dell'Italia. Uno era quello repubblicano e unitario del genovese Giuseppe Mazzini. Un altro era repubblicano, ma federalista di Carlo Cattaneo e del toscano Giuseppe Montanelli. Un altro ancora prevedeva una confederazione degli stati esistenti, un programma neoguelfo. i Savoia si proponevano di proseguire la loro tradizionale politica di espansione territoriale realizzando un grande regno del Nord. La sola strada che restava aperta era quella del sostegno anche di chi proveniva dalle file repubblicane al progetto di ingrandimento del regno di Sardegna. il regno di Sardegna mantenne la costituzione liberale, lo Statuto albertino, concessa da re Carlo Alberto nel 1848. Era perciò una monarchia parlamentare, con una vita politica vivace e una libera stampa, diventando così il centro di attrazione di molti esuli dagli altri stati italiani, a cominciare dal regno delle Due Sicilie. Inoltre prima Massimo d'Azeglio e poi soprattutto Camillo Benso conte di Cavour sostennero una politica di riforme e di progresso economico che fece del Piemonte lo stato italiano meglio inserito nei mercati internazionali e più al passo con l'evoluzione dell'economia europea. Cavour fu il principale artefice politico dell'unificazione. Per al quale seppe ottenere l'aiuto (interessato) della Francia di Napoleone III. La seconda guerra di indipendenza (1859) venne sostanzialmente vinta dai francesi a vantaggio del Piemonte. il crollo dei piccoli stati padani, la fuga del granduca di Toscana presentò al re un progetto chiamato unión de las armas che assegna denaro ad ogni provincia del denaro per radunare soldati. Le nuove operazioni militari contro l’Olanda avevano successo ma dal 1628 si creo un nuovo fronte di problemi da Mantova e le finanze spagnole iniziarono ad andare in malora. Negli anni successivi scoppiarono rivolte e malcontento generale c’è avviarono il declino della monarchia spagnola. Rivolte nella penisola iberica: Tra il 1637 e il 1643 le sorti della guerra dei Trent’anni erano a sfavore della Spagna. Le cause furono le rivolte scoppiate quasi simultaneamente in Portogallo e in Catalogna. Olivares fu licenziato da Filippo V che vide l’insorgere della rivolta anche a Napoli. Nel 1649 scoppiò anche la pestilenza che ridusse tantissimo la popolazione di Castiglia. Solo la Catalogna mostrava una ripresa. La guerra di successione spagnola: Nel 1700 muore Carlo II e nello stesso anno fu stipulato un accordo fra le maggiori potenze che assegnavano a Carlo d’Asburgo la Spagna, i Paesi Bassi e l’America mentre a Filippo D’Angiò, nipote di Luigi XIV, l’Italia. Appena prima di morire Carlo II fu convinto a rendere Filippo d’Angiò l’erede universale che assunse il titolo di Filippo V. Nel 1701 si creò la grande alleanza tra Savoia, Inghilterra, Olanda per contrastare filippo V e il regno di Francia. Successivamente di allearono anche Portogallo, Prussia e Danimarca. Nel 1713 fu firmata la pace di Utrecht che ristabilirà l’ordine politico lasciando Filippo in Spagna e separandolo dalla Francia assegnando a Carlo (VI) gli altri territori. Ottomani (p 86-89; 147-148; 217-218) Espansione della potenza ottomana: L’impero ottomano prese il nome dalla dinastia turca degli Osmanli (ottomani) fondata all’inizio del XVI secolo da Osman I. Questo impero si estese a dismisura finché nel 1453 Costantinopoli cadde in potere di Maometto II che la fece capitale chiamandola Istanbul. Maometto II estese il suo territorio fino a comprendere Serbia e Bosnia. Ad oriente, infatti, l’espansione ottomana veniva contrastata dalla dinastia safavide (persiana) che era diventata sciita. Selim I rivolse l’attenzione al mediterraneo e nel giro di 2 anni (1516-18) sottomise la Siria e l’Egitto abbattendo il regime dei mamelucchi (milizia egiziana). Tale conquista ebbe grande importanza economica per il trasporto si spezie e sete orientali giunte attraverso il golfo persico e il Mar Rosso. Inoltre fu importante dal punto di vista religioso in quanto l’Egitto posseduta la città di Medina e la Mecca. Il sultano di Costantinopoli diventa così il capo riconosciuto di tutto l’Islam sunnita. Nel 1526 riprese l’avanzata dei turchi nei Balcani quando, Solimano il magnifico, risalí il Danubio prendendo l’Ungheria. Il re d’Ungheria, Luigi II, fu sconfitto ed ucciso nel medesimo anno. L’impero ottomani si spinse fin sotto la mura di Vienna. Nel 1532, dopo numerosi attacchi subiti dagli austriaci, Solimano si convinse a concludere la pace con Ferdinando a cui spettava un’ampia parte dell’Ungheria. La minaccia degli ottomani nel mediterraneo continuava, teatro di saccheggiamenti dei pirati, soprattutto di Barbarossa. A questo punto Carlo B decise di guidare una spedizione che portò alla riconquista di Tunisi, presa da Barbarossa, che durò pochissimo poiché nel 1538 gli ottomani sconfissero anche le flotte della Spagna e di Venezia. La pacifica convivenza di razze e religioni era una caratteristica della civiltà islamica. Fondamentalmente fu il contributo dei sudditi cristiani che rafforzó il regime attraverso il DEVSHIRME ovvero una sorta di leva forzata dei bambini che venivano educati nella fede musulmana e addestrati a far parte dei giannizzeri, esercito turco. Battaglia di Lepanto: L’egemonia spagnola in Italia e il possesso del regno di Napoli, rende an Filippo II il monarca dominante nel mediterraneo ma anche una figura esposta agli attacchi dell’impero ottomano. Dopo un tentativo fallito di conquistare Malta, la flotta ottomana, guidata da Selim I sferrò un attacco contro Cipro (1570). Per iniziativa del Papa Pio V si costituì una lega Santa che comprendeva Venezia, Spagna, Malta, Savoia e Genova. Nel 1571 la flotta cristiana guidata da Giovanni d’Austria e quella turca si affrontano a Lepanto, all’imboccatura del golfo di Corinto. Lepanto fu l’ultima battaglia combattuta con navi a remi e con tecnica dell’abbordaggio. La vittoria cristiana incrementò l’affermazione degli ideali della controriforma. Negli anni successivi il re di Spagna e il sultano stipulano una tregua perché dovevano risolvere problemi su altri fronti, l’uno in nord Europa e l’altro in Persia. Per tutto il ‘500 il mediterraneo fu un crocevia di scambi e traffici di merci che rendere più aggressiva e intensa l’attività piratesca. La Persia e l’impero ottomano: A dividere la Persia dei Safavidi (turchi che imponevano lo sciismo e governavano la Persia) dall’impero ottomano non era solo la frontiera del Caucaso ma anche la contrapposizione religiosa tra islamico sciita e sunnita. Lo scià, Abbas, ottenne importanti successi militari e dette impulso all’economia persiana. Incoraggiò l’esportazione di sete e tappeti pregiati. Nel 1722 la dinastia safavide venne rovesciata ad opera di un invasore afghano e si susseguí un periodo di lotte. La preoccupazione per il fronte orientale spinse gli ottomani a chiudere nel 1606 la guerra contro gli Amburgo di Ungheria. Questo determinò la fine dell'espansione ottomana. La compattezza e disciplina dell’esercito turco comincio ad indebolirsi. Ci fu un repentino cambio del sistema di successione che indebolì anche la figura del sultano. Gli ottomani furono sconfitti definitivamente alla fine del ‘600 in Ungheria. Il risultato fu l’insorgere della potenza europea. Asia cap.15 “Celeste Impero” civiltà millenaria che nell’età moderna raggiunse la sua massima estensione. Dinastia Ming (1368-1644), condizioni di pace e stabilità, potere nelle mani dell’imperatore > valori: dottrina di Confucio, obbedienza e sottomissione gerarchica. Ma poi il crescente prelievo fiscale e l’incremento demografico portarono a un peggioramento delle condizioni di vita dei contadini, aggravate, nel XVII secolo, da una serie di terribili carestie > rivolte contadine. Di questa situazione di anarchia approfittarono i manciù (abitanti della Manciuria) per invadere la Cina e occupare Pechino, dove l’ultimo imperatore Ming si diede la morte nel 1644 > inizia la dinastia Q’ing, destinata a regnare fino al crollo dell’Impero nel 1911. La popolazione riprese a crescere, nuove colture, ecc. > ma irrigidimento crescente delle strutture economiche e sociali, esasperato tradizionalismo sia nella sfera intellettuale come in campo tecnologico, che finirà per condannare alla stagnazione e al declino quella grande civiltà. Il Giappone nell’“era Tokugawa” Lo Stato giapponese si era formato a partire dal VII secolo seguendo il modello cinese. Nel 1603 il titolo di shogun (“generalissimo” che troviamo accanto all’imperatore, mikado) fu assunto da Tokugawa Ieyasu, che lo trasmise ai suoi discendenti fino al 1867 > “era Tokugawa”. Periodo caratterizzato dalla persistenza delle strutture feudali e al tempo stesso forte accentramento statale, chiusura delle frontiere verso l’esterno (ma questo non impedì all’economia di continuare a svilupparsi, dato che il mercato interno era abbastanza vasto). Si accentuava nei villaggi il divario tra i coltivatori più facoltosi e le masse dei contadini poveri (andavano maturando le condizioni per il passaggio al sistema di produzione capitalistico). L’Impero moghul in India India = grande serbatoio di uomini e crogiolo di razze, lingue e religioni diverse. Frammentazione politica, diverse forze in precario equilibrio > rotto dall’irruzione di un capo militare afghano, Babur, discendente di Tamerlano, che tra il 1526 e il 1530 gettò le fondamenta dell’Impero moghul, destinato a durare fino al XVIII secolo. Akbar il Grande (1556-1605) > diede un inquadramento statale relativamente saldo ed integrò musulmani e indù. Masse contadine in condizioni di estrema miseria. Notevole sviluppo manifatturiero, stimolato dallo sfarzo della classe dirigente e in misura crescente anche dalla domanda europea. Aurangzeb (1658-1707) > apogeo dell’Impero moghul. Con la morte del suo successore (1712) l’Impero cominciò a sfasciarsi > nel 1736 la stessa Delhi fu presa e saccheggiata dal monarca persiano Nadir Shah, e nuove invasioni sopraggiunsero dall’Afghanistan verso la metà del secolo; intanto era iniziata la penetrazione francese e soprattutto inglese. La Persia e l’Impero ottomano A dividere la Persia dei safawidi dall’Impero ottomano era non solo la lunga e mal definita frontiera che dal Caucaso scendeva fino al golfo Persico, ma la contrapposizione religiosa tra islamismo sciita e sunnita. 1722: la dinastia safawide venne rovesciata ad opera di un invasore afghano, Nadir Shah, e ne seguì un confuso periodo di lotte. 1606: l’Impero ottomano chiuse il fronte senza alcun vantaggio territoriale, anzi con la rinuncia al tributo fino allora percepito, la nuova guerra ingaggiata contro gli Asburgo in Ungheria nel 1593 > fine dell’espansione territoriale. L’autorità del sultano fu indebolita da un decisivo mutamento nel sistema di successione > seniorato, cioè succedevano i fratelli in ordine di età. XVIII secolo: accentuarsi dell’autonomia dell’Egitto, della Siria e degli Stati barbareschi + inizio della gara tra le potenze europee (Austria e Russia in primo luogo) per spartirsi le spoglie della parte balcanica dell’Impero ottomano. Asia ed Europa Per tutta l’età moderna l’Asia diede all’Europa molto più di quanto ne ricevette, fino al XIX secolo il traffico con l’Asia si svolse essenzialmente in una sola direzione. Il protagonista principale della penetrazione economica europea fu nel XVI secolo il Portogallo; ma l’unica vera colonia europea in Asia fu l’arcipelago delle Filippine, rivendicato per il re di Spagna da Magellano nel 1519 e meta di regolari spedizioni navali dalla costa pacifica del Messico a partire dal 1564. Nel XVII secolo al predominio portoghese in Indonesia subentrò progressivamente quello olandese, e lungo le coste dell’India cominciò a farsi sentire la presenza inglese e francese. Atteggiamento nei confronti degli indigeni > portoghesi e spagnoli imponevano la loro fede e le loro leggi, ma si mescolavano con la gente del posto dando vita a comunità di sangue misto, olandesi e inglesi erano più tolleranti dal punto di vista religioso e più legati a una mentalità razzista. L’attività missionaria riguardò in età moderna quasi esclusivamente la Chiesa cattolica e si esplicò principalmente attraverso l’opera degli ordini religiosi, i gesuiti in particolare. Con l’esiguità complessiva degli stanziamenti europeo-occidentali nell’Asia meridionale fa contrasto l’immensità dei territori conquistati dalla Russia nella parte settentrionale del continente (Siberia) nella prima metà del 600. Polonia (Regno polacco-lituano) Nel Cinquecento era un crogiolo di popoli (polacchi, lituani, ucraini, tedeschi) e crogiolo di fedi religiose (cattolica, greco-ortodossa, luterana, calvinista, anabattista). Benché una vigorosa controffensiva cattolica fosse in atto nella seconda metà del 500, il principio della libertà religiosa venne ribadito ancora nel 1573 diventando una sorta di oasi religiosa in un’Europa intollerante. Difficile l’affermazione di una forte autorità statale, anche per la presenza di una nobiltà eccezionalmente numerosa e fieramente attaccata ai propri privilegi e alle proprie tradizioni militari. I poteri della monarchia erano limitati dalla presenza di un Senato e di una Camera dei deputati (il Sejm), entrambi espressione esclusiva della nobiltà. Nel 1572 muore senza eredi l’ultimo re Jagellone; Sigismondo II viene eletto e si afferma il carattere elettivo e non ereditario della corona, da questo momento in poi verranno eletti principi stranieri, che dovevano appoggiarsi all’una o all’altra fazione aristocratica: dietro la facciata monarchica la Polonia era in realtà una repubblica aristocratica. In Polonia lo sconvolgimento rappresentato dalla “grande guerra del Nord” (1700-21) aveva determinato un ulteriore regresso economico e demografico e segnato il rafforzamento delle grandi famiglie magnatizie. Morte di Augusto III di Sassonia, re di Polonia (1733-64). La Russia appoggiò l’elezione di Stanislao Poniatowski (1764-95), Stanislao lanciò un programma di riforme che prevedeva la soppressione del “liberum veto” – intervento armato di Caterina II VS uno schieramento di nobili polacchi (Confederazione di Bar) ostili sia all’influenza russa, sia alle riforme. Al termine di un confuso periodo di lotte, le grandi potenze confinanti si accordarono nel 1772 per smembrare il territorio a proprio vantaggio > “prima spartizione della Polonia” tra Russia, monarchia austriaca e Prussia. Ma Stanislao continuò le riforme > nuova invasione e “seconda spartizione” (1793) tra Russia e Prussia. Ciò che restava della Polonia scomparve con la “terza spartizione” del 1795 (dopo un’insurrezione) > Stato cancellato dalla carta politica dell’Europa. Russia Nella Russia moscovita le condizioni economico-sociali sono simili a quelle del regno Polacco (territorio enorme, poco popolato, scarso sviluppo). Dal punto di vista politico però accentrò il potere nelle mani del monarca, nei cui confronti gli stessi nobili erano in uno stato di soggezione servile inconcepibile nel resto dell’Europa. Il ruolo cruciale della Chiesa ortodossa era rendere sacra la figura dello zar. La Russia fu protagonista di una grande espansione con Ivan III il Grande (1462-1505) e Basilio III (1505-1533); posero inoltre le basi per una stretta associazione tra stato e Chiesa e creazione di una nuova nobiltà che in cambio della concessione di terre assicurava alla corona il servizio militare e civile. Ivan IV (1533-84) si fece incoronare zar, effettuò una politica di rafforzamento del potere monarchico e di alleanza con i ceti inferiori in funzione antinobiliare. Allacciò rapporti commerciali con le potenze occidentali (in particolare Inghilterra), vittoriose campagne militari (tutto il bacino del Volga, fino al mar Caspio, era ormai in mani russe). A partire dal 1560 Ivan IV diventa matto, il culmine del terrore venne raggiunto con lo sterminio di una popolazione di commercianti. Oneri sempre più gravi della lunga guerra contro Polonia e Svezia, che si concluse nel 1582 con la sconfitta della Russia e la rinuncia forzata allo sbocco sul Baltico. Successore il figlio Fedor (1584-98), infermo di mente, il potere effettivo fu esercitato dal cognato Boris Godunov che continuò la politica anti-nobiliare di Ivan IV. Dal 1605 (morte) la Russia sprofondò in uno stato di totale anarchia > “epoca dei torbidi”, che ebbe fine solo nel 1613 quando venne eletto zar Michele Romanov, la cui dinastia era destinata a regnare fino al 1917. I Romanov ripresero la tradizione assolutistica già affermatasi con Ivan IV e portarono a compimento con Alessio (1645-76) una notevole espansione territoriale > consolidamento del dominio sulla Siberia, aggregazione dell’Ucraina. Gli inasprimenti fiscali provocati dalla guerra e il progressivo peggioramento delle condizioni di vita dei contadini servi della gleba determinarono un profondo stato di malessere e di fermento nella popolazione. Questa crisi fu aggravata ancora da una pestilenza scoppiata nel 1654 e dal grande scisma religioso che
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