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Riassunto di "Come leggere Jane Eyre" (Francesco Marroni), Sintesi del corso di Letteratura Inglese

Sintesi completa del testo, capitolo per capitolo.

Tipologia: Sintesi del corso

2016/2017

Caricato il 16/09/2022

sergio.mucci
sergio.mucci 🇮🇹

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Scarica Riassunto di "Come leggere Jane Eyre" (Francesco Marroni) e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! Note principali LETTERATURA INGLESE “Come leggere Jane Eyre” 1 Capitolo I: “Charlotte Bronte: i nomi, i luoghi, le lettere, le firme”  Oltre il mito brontiano  Il mito brontiano ha una sua notevole presa sull’immaginario popolare, perché intorno ad esso si concentrano da sempre vettori di un’episteme romantica nella quale siamo ancora immersi: il mito ha depotenziato l’impatto artistico della Bronte in termini di diffusione e di fruizione dei romanzi. L’ingresso di Charlotte, Emily e Anne Bronte sulla scena letteraria ottocentesca, produsse un effetto esplosivo: mostrarono allo sguardo delle nuove generazioni territori ancora inesplorati, tematiche e dialoghi ancora da inventare. Il loro consapevole atteggiamento innovatore rivelò ai letterati vittoriani che il romanzo stava correndo verso il futuro più della poesia, che la storia dei generi letterari stava cambiando radicalmente, che le strategie ereditate dalla tradizione rappresentavano solo i primi passi.  All’indomani della morte delle sorelle, contribuì la celebrata “Life of Charlotte Bronte” di Elizabeth Gaskell che mirava ad offrire un’immagine marcatamente morale della vita e delle opere dell’autrice di “Jane Eyre”: dà ampio spazio al ritratto di una donna che, in condizioni di estrema difficoltà, riesce ad affrontare le più terribili sofferenze con pia sopportazione, forza d’animo mista a solida e radicata religiosità. La “Life” era stata commissionata dal padre di Charlotte, il reverendo Patrick Bronte, poco più di due mesi dopo la morte della figlia. Nonostante l’impegno e la buona volontà, la Gaskell scontentò tutti: ma, a parte le polemiche, rimaneva il fatto che il ritratto della “Life” era del tutto edificante, in linea con la strategia gaskelliana mirante a omettere tutto ciò che potesse scalfire o macchiare l’integrità morale di Charlotte Bronte. La scena con cui si chiude la “Life”, una Charlotte sempre pronta a dare tutta se stessa per gli altri, impegnata ad alleviare le pene della famiglia, mai capace di trasgressione o di qualsiasi forma di ribellione, stride non poco con l’immagine di donna che i lettori riescono a derivare dai suoi romanzi. La Charlotte scrittrice che si avventura nei pericolosi meandri della psiche femminile, per i detentori della morale vittoriana, deve essere sempre piegata all’esigenza di una mitizzazione che, alimentata da dati oggettivi di una vita familiare tragica, postuli una rappresentazione biografica in grado di avvalorare il quadro ideologico a sostegno di una concezione patriarcale della società. La “Life” di Elizabeth Gaskell fu il primo passo verso il mito.  Altro elemento importante è la scoperta che le vite dei figli del reverendo Bronte erano state tutte segnate dall’eccezionalità: lo stesso Patrick Bronte era stato un uomo di forte determinazione e temperamento (irlandese, di umili origini, ebbe una borsa di studio per andare a Cambridge). Nonostante la mancanza assoluta di mezzi, Patrick Brontë era riuscito ad affermarsi.  Ambizione letteraria, desiderio di affermazione, perseguimento del successo letterario, autostima e autopromozione sul palcoscenico delle lettere: questi somo gli elementi su cui Charlotte costruisce la sua identità, sostenuta da un’ambiente familiare in cui rivalità ed emulazione diventano pane quotidiano dei figli del reverendo Brontë: siamo bel lontani dal ritratto gaskelliano della “Life”: l’autrice va ad incarnare, inconsapevolmente, il pensiero dominante dell’epoca. Infatti Note principali LETTERATURA INGLESE “Come leggere Jane Eyre” 2 ogni episodio della vita brontiana concorre a definire un ritratto di donna che sembrerebbe privare di autorità la voce anticonformista di Charlotte Brontë scrittrice: è attiva, nella scrittura gaskelliana, una censura che interviene a distorcere gli eventi narrati ogni qualvolta Gaskell si rende conto che una parola di troppo o rivelazioni scottanti possano suscitare il risentimento dei lettori vittoriani.  Voci, visioni e discorsi in conflitto  La contraddizione tra la “Life” e i personaggi femminili creati da Charlotte è una contraddizione che permea di sé l’intera società vittoriana in cui era fondamentale tenere distinti in modo netto il ruolo maschile da quello femminile. Le donne che aspirano alla realizzazione di sé non possono fare a meno di vivere nel loro intimo un lacerante conflitto: al dentro (ribelle e insoddisfatto) si oppone il fuori (ortodosso e appagato), fatto di un’apparente accettazione del ruolo ancillare rispetto all’uomo.  È necessario che una donna sappia portare con disinvoltura la maschera imposta dalla norma: questo le consentirà di evitare la condanna da parte dell’opinione pubblica, salvo poi vivere interiormente una condizione nient’affatto facile, imponendo una parola senza maschera e una voce che non suona come vorrebbe il pensiero dominante. Le opere della Brontë (come pure quelle degli altri scrittori vittoriani) non possono non misurarsi con le trasformazioni scientifiche dell’epoca e rifletterne tensioni, disarmonie e dilemmi.  Il ribellismo impetuoso di eroine quali Jane Eyre non può fare a meno di fare i conti con il contesto socioeconomico: tale momento si conclude con una serie di rinunce e forzate revisioni che consentono di postulare un ritorno all’armonia sociale e all’equilibrio interiore, secondo una modellizzazione cara alla borghesia. Nelle scene dell’epilogo, è il personaggio femminile a fare un passo indietro, pur di conquistare sicurezza economica e ruolo sociale. George Eliot, nel romanzo “Middlemarch”, capolavoro della letteratura vittoriana, mostra come l’eroina decida alla fine del suo percorso di abbandonare ogni velleità riformistica per lasciare al marito il ruolo politico di riformatore. In quest’opera, l’enfasi è posta sul verbo broke: il termine “spezzare” è sintomo di un disegno sociale che prevede per l’eroina una limitazione di sé, qualcosa di molto simile a una vita spezzata. Alla donna rimane un solo gesto: piegare la significanza della sua vita in una multipla e insignificante prossimità, dove tutto si risolve e si dissipa in mille piccole azioni di gratificante carità e quotidiana gentilezza.  Al contrario, le eroine di Charlotte vivono la loro condizione femminile con grande sofferenza: le sorelle Brontë, attingendo alle loro rispettive traiettorie biografiche, drammatizzano storie di donne che fanno un lavoro in sé conflittuale: il lavoro di istitutrice. Per una ragazza proveniente dal ceto medio, senza un minimo di “ubi consistam” (“punto di appoggio”) economico, fare l’istitutrice voleva dire essere collocata nel vivo di una contraddizione sociale, in un punto di frizione tra l’alto e il basso, rimanendo in buona sostanza un’estranea rispetto al contesto familiare.  Se è vero che nella scala sociale la posizione occupata dall’istitutrice è sempre inferiore a quella della famiglia presso cui lavora come educatrice, è altrettanto Note principali LETTERATURA INGLESE “Come leggere Jane Eyre” 5  I Brontë erano anche cartografi del loro universo finzionale, stabilendo sempre un nesso tra i toponimi e i loro eroi, come disegnare città immaginarie, tracciare confini, ecc. Il primato della predilezione brontiana spettava, oltre che alla letteratura, alla geografia: la carta geografica diventa il luogo in cui tracciare le linee di itinerari immaginari. A questo influì uno dei libri preferiti di Charlotte: “Le mille e una notte”, visione di paesaggi esotici e favolosi: decisero di dare vita ad una pubblicazione autoprodotta, “Young Men’s Magazine”, in cui riversarono tutta la capacità inventiva delle loro menti, sempre protese verso mondi alternativi e immaginari.  Glass Town, Angria e Gondal: le mappe dell’invenzione  Tutto cominciò con il regalo del padre al figlio Branwell di una scatola con dodici soldatini di legno, che subito misero in moto la fantasia dei bambini: i Dodici divennero i protagonisti di nuove storie che si aggiunsero a quelle che già abitavano il loro immaginario. Ebbe così luogo una svolta decisiva nei loro giochi e nella loro inventiva: fu l’inizio delle storie di Glass Town, Angria e Gondal.  Anche nella loro ideazione di saghe fatte di rivalità amorose e battaglie cruente, l’impronta paterna si faceva sentire: i figli di Patrick Brontë formano un gruppo solo in superficie compatto, in realtà le loro personalità sono ben distinte. Si vanno a creare, dunque, due schieramenti: alla coppia costituita da Charlotte e Branwell si oppongono Emily e Anne, alla saga di Angria si oppone la saga di Gondal (quest’ultima, secondo l’immaginario di Anne e Emily, probabilmente collocata nel Nord Pacifico).  Per quanto riguarda la saga di Glass Town e Angria, bisogna mettere l’accento sul ruolo svolto da Charlotte, che riversa nel discorso angriano tutta la sua passione per l’esotismo o per un orientalismo che traeva spunto dalle “Mille e una notte” e dai racconti turchi di Byron. L’Africa diviene lo spazio privilegiato di tale mondo fantastico, con l’inconscio desiderio di trasportare la luce, il sole e le oasi di quel territorio sterminato sulle lande grigie e desolate di Haworth. Se Branwell era tutto preso dalla descrizione delle battaglie, nulla interessava di più a Charlotte delle vicende amorose dei suoi personaggi che avevano dalla loro parte passione, eros, inquietudine e coraggio: rivela una maturità artistica conquistata in piena autonomia, con uno sguardo che sa già stabilire perfettamente quello che deve essere il romanzo del futuro, su quale terreno muoversi la sua narrativa. È possibile questo perché Charlotte ha una consapevolezza estrema dei meccanismi del genere: quando deciderà di scrivere i suoi romanzi, lo farà senza mai recidere del tutto il legame fra la sua invenzione narrativa e le cartografie meravigliose degli anni di Angria e Glass Town. Nelle stanze delle tre sorelle Brontë le saghe ideate, prendendo spunto dai dodici soldatini di legno, non perirono mai, quei discorsi mitici non furono mai abbandonati.  Opere come “Jane Eyre” e “Wuthering Heights” trovano la loro matrice immaginativa in quel mondo fatto di saghe, un mondo che aveva programmaticamente escluso la verità, ma perseguiva una sua particolare logica che aveva escluso un centro ordinatore per fare luogo a un continuo rincorrersi degli eventi, di felicità e sofferenze. Per Charlotte la vocazione letteraria non era un’ipotesi: troppi erano i fattori che le confermavano che il suo mestiere era Note principali LETTERATURA INGLESE “Come leggere Jane Eyre” 6 quello di romanziere e poeta. Il 29 dicembre 1833 decise di scrivere a Robert Southey che, già da vent’anni, era Poeta Laureato, noto per la sua amicizia con Coleridge e Wordsworth: inviò al letterato alcune poesie, ma probabilmente il poeta ne ricavò il convincimento che dovesse trattarsi di “una signorina romantica poco abituata alle realtà della vita”, ma, nonostante questo, Charlotte era una ragazza decisa a emergere, ambiva a far sentire la sua voce. Quando ormai aveva perso ogni speranza, fu raggiunta dalla tanto attesa di Southey: nella prospettiva di una presa di coscienza della condizione femminile, le parole di Southey ebbero una funzione non del tutto negativa, mettendo in evidenza davanti agli occhi della ragazza quanto forte e radicato fosse il pregiudizio, anche fra i letterari di indiscusso prestigio morale, nei confronti di quelle donne che come lei ambivano a ritagliarsi uno spazio sulla scena letteraria nazionale (“La letteratura non può essere l’occupazione della vita di una donna, e non dovrebbe mai esserlo…”).  Branwell e Charlotte non temono di rivolgersi a due monumenti della poesia inglese, perché sentono l’urgenza di stabilire un ponte dialogico fra la canonica di Haworth e il mondo esterno. Tale dialogo, alla luce della loro profonda autostima e autoconsapevolezza artistica, non poteva essere cercato se non al massimo livello, guardando verso le vette della letteratura romantica (per il codice vittoriano, indicava un atto di presunzione e di autoaffermazione impropria). Inoltre la risposta di Southey deve avere determinato in Charlotte uno stato di profondo e doloroso scoramento: la risposta segna una revisione importante nella vita della ragazza, sia dal punto di vista della dignità e autodifesa personale, sia dal punto di vista del nesso gender/poesia. La giovane Brontë, passato un primo momento di sconforto, raccoglie la sfida con la certezza che la sua affermazione letteraria sarà anche l’affermazione della donna la cui voce reclama il diritto all’ascolto, a uno spazio sociale che non sia quello dei riti domestici. Charlotte chiede, al pari degli uomini, che siano riconosciuti il suo ingegno, le sue capacità e le sue ambizioni. Charlotte decise di scrivere di nuovo a Southey perché non riusciva ad accettare l’idea di essere stata considerata una ragazzina frivola che passava il tempo a scrivere poesie e vagheggiare un futuro di gloria. Non è casuale che Charlotte tenga a dire subito che il lavoro è quello dell’istitutrice, attività che la colloca immediatamente in una posizione “istituzionale”, rivalutando la sua persona nell’ottica dell’insegnamento e della disciplina. Charlotte, più che adeguarsi all’ortodossia vittoriana, sceglie una linea politica di autolimitazione e di sopravvivenza socioculturale: è costretta a negare e smentire se stessa, quando bene sa che non vuole né negarsi né smentirsi. È possibile derivare anche che il suo senso del dovere verso la vocazione non è minore del senso del dovere verso il ruolo di istitutrice.  A partire dal 1837, in Charlotte s’innesca un movimento di riflessione sul rapporto fra poesia e romanzo: la tradizione vedeva la produzione poetica un gradino al di sopra della forma romanzesca: il romanzo fondava la sua crescente popolarità su una concezione della realtà in cui il vero era estromesso. Al contrario la poesia controllava le umane passioni e ne offriva una versione equilibrata, scevra dalle tonalità cupe e moralmente discutibili dei romanzi più popolari. L’accusa di mancanza di realismo è ripresa da George Eliot in cui Note principali LETTERATURA INGLESE “Come leggere Jane Eyre” 7 sostiene la necessità di abbandonare menzogna e sensazionalismo nella narrativa: Eliot evoca la pittura olandese, spesso dedicata ai lavori umili e alla gente comune; di qui la scelta di porre l’enfasi su un quadro morale che si fonda sulla dottrina della simpatia nella sofferenza e sui valori della vita comunitaria dell’Inghilterra rurale.  Per Charlotte, invece, il personaggio ha ancora una funzione molto importante rispetto alla tematica del cambiamento. La sua ricerca letteraria non si sviluppa secondo una linea wordsworthiana che privilegia il discorso della comunità e dell’umana solidarietà, ma vede proprio nella forma romanzesca lo strumento più idoneo per interpretare la traiettoria realistica dell’individuo, nei suoi tormenti psicologici e nelle sue contraddizioni sociali: Charlotte è convinta che l’invenzione (la dissimulazione, l’illusione, la menzogna e la fuga verso mondi immaginari) sia parte della realtà non meno della “dura verità” della vita quotidiana. In “Jane Eyre” il primo romanzo ad entrare nel vivo della scena autobiografica sia “Rasselas” di Samuel Johnson, che si interroga filosoficamente sulla vita e su che cosa significhi la ricerca della felicità.  Jane Eyre: successo e scandalo della scrittura  La Charlotte istitutrice allarga il campo delle sue “esplorazioni” che non sono mai disgiunte dalla riflessione letteraria e dal convincimento di avere già le idee abbastanza chiare per avventurarsi nella forma romanzesca. Già all’inizio degli anni Quaranta aveva cominciato ad elaborare scene che rimandavano a situazioni e personaggi del mondo di Glass Town e di Angria. Un personaggio eroico di forte impronta byroniana come Zamorna, protagonista delle scene angriane, si trasforma in Rochester, mentre altre situazioni come le scene di Gateshead Hall e Moor House erano state oggetto di stesure frammentarie. “Jane Eyre” è il risultato di una consapevole meditazione sul romanzo, in cui ogni parola ha una sua ragione di essere semiotico-strutturale, nulla è scontato: un classico “è un libro che non ha mai finito di dire quello che ha da dire”.  Tre giorni dopo la pubblicazione, l’autrice vide l’edizione in tre volumi firmata Currer Bell, pseudonimo che non lasciava trapelare il sesso dell’autore. Il romanzo che, nella nuova stampa fu “rispettosamente dedicato a W.M. Thackeray” trovò proprio nell’eroe letterario della giovane autrice il primo e più importante sostenitore. Visto l’anonimato del libro, Thackeray ritenne giusto di scrivere all’editore per esprimere le sue opinioni dopo l’appassionata lettuar di “Jane Eyre”. Il plauso di Thackeray gratificò molto Charlotte che lesse la lettera non proprio come il riconoscimento del suo talento: non mancò di far trapelare la delusione per il fatto che il suo idolo non avesse saputo riconoscere il capolavoro, ma piuttosto avesse riversato tutta la curiosità intorno all’identità dell’autore. Quello che Charlotte ignorava era che la moglie di Thackeray, non diversamente da Bertha Mason, viveva di fato come una reclusa per via della sua follia: essendo la storia dello scrittore nota, non furono in pochi a ritenere che “Jane Eyre” fosse stato scritto proprio dall’istitutrice di casa Thackeray.  Nella prefazione alla prima ristampa, la scrittrice non perdeva l’opportunità per rispondere a quei recensori che avevano visto in “Jane Eyre” un romanzo non rispettoso della morale comune, definendolo “improper”, non rispettoso delle Note principali LETTERATURA INGLESE “Come leggere Jane Eyre” 10 un’immagine di normalizzazione e di ritorno ad un ordine che significa la quotidianità con i suoi ritmi: Jane è una ragazza non più ospite di Rochester a Ferndean Manor, non più potenziale amente, ma moglie legittima; Jane ora è lei la padrona, la sola padrona.  Alla fine del percorso, il contesto è tale da potersi compiere l’incarnazione di un ideologema1 radicato nella mentalità vittoriana: la maternità e sul nesso donna/maternità. La normalità rappresentata è quella della società vittoriana, la quale non doveva e non poteva scandalizzarsi delle amanti di Rochester, delle sue visite ai bordelli e la frequentazione di donne moralmente non immacolate, ma era pronta a criticare gli atti di ribellione e di autoaffermazione di una giovane istitutrice che cerca di difendere la sua dignità di donna e la sua verginità. Jane non vuole perdere l’amore di una figura come Rochester, uomo della sua vita, ma non vuole nemmeno far parte della galleria di prostitute collezionate da lui.  L’epilogo disegna una topologia domestica che solo parzialmente vede Jane trionfante rispetto a Rochester, ora apparentemente “un’aquila in gabbia”, ma ha ottenuto una moglie casta e anche un figlio maschio per dare continuità genealogica alla sua casata.  Nei romanzi vittoriani, se non nella vita reale, i peccati non possono rimanere impuniti: dal passato di Rochester, contaminato dal male e dalla degradazione morale, è rimossa ogni grave macchia durante l’incendio di Thornfield Hall: ne esce fisicamente “punito”, con la perdita dell’uso degli occhi e l’amputazione di una mano. Importante è il termine judgement, inteso come condanna, che ricorre sia nelle parole di chi racconta, sia nelle parole del vecchio maggiordomo di Rochester: la Jane narratrice tiene a sottolineare che, prima del matrimonio con lei, Rochester è stato punito, in rispetto a una concezione religiosa fondata sulla teodicea2. In quanto alla cecità, è evidente il carattere simbolico e letterario, rinviando al Sansone biblico, ma anche a Milton ed altre mitiche cecità maschili che investono la perdita della vista di una valenza di conquistata consapevolezza. Dopo un periodo di purificante sofferenza, Rochester riacquisterà la vista a un occhio e potrà ammirare il figlio che evidenzia l’autenticità del maschio paterno. La dominanza di Jane si esercita su un uomo che, ormai recluso e lontano dalle tentazioni giovanili, esiste solo come genealogia, come replica di sé nel figlio (stando al codice vittoriano e considerata la temperie pre-darwiniana, delinea una conclusione in sintonia con le aspettative).  Rochester non è più quella figura byronica, un po’ dongiovanni irrequieto: ora è un vecchio albero, ferito per sempre, è l’uomo giusto per Jane Eyre che può affermare “Reader, I married him”. Non solo non è il genere di frase che il codice vittoriano si aspetterebbe da una ragazza, ma la chiamata del lettore come testimone ha qualcosa di dissacrante, irriverente. Si tratta di un’inversione dei ruoli che contrasta, sul piano della dialettica uomo/donna, con quell’ideologema della maternità che vorrebbe la donna nella ruolizzazione schematica di moglie e madre, senza avere il diritto di parola dinanzi alla società. Invece la voce narrante 1 Struttura dei vari livelli testuali, termine coniato da Michail Bachtin 2 Branca della teologia che studia il rapporto tra la giustizia di Dio e la presenza nel mondo del male. Termine coniato da Leibniz. Note principali LETTERATURA INGLESE “Come leggere Jane Eyre” 11 dichiara di essere stata la protagonista dell’evento matrimoniale, lei l’autrice del testo che conduce al matrimonio, contro un quadro ideologico che vorrebbe la voce femminile sempre defilata. Dietro queste quattro parole “Reader, I married him” si nasconde anche un pensiero che rimanda al matrimonio fallito: al primo matrimonio con Rochester, interrotto con l’entrata in scena di Richard Mason, il fratello della prima moglie, Bertha. Sotto quel sintagma enfatico si agita uno sguardo retrospettivo che evoca frustrazione, improvviso disincanto e fuga dal dolore: dieci anni dopo aver pronunciato quel “Reader, I married him”, Jane racconta la sua storia. Da madre premurosa e moglie amorevole si trasforma in autrice della propria biografia. Su un piano semiotico, la sua persona (I) e Rochester (him) sono legati non già dalla parola love, ma dalla parola marriage: da questa angolazione di potere, Jane può guardare alla burrasca della sua vita, per costruire un disegno corrispondente all’ideologema dell’epilogo.  Consapevole che il romanzo non stridesse con i codici sociali dell’epoca su un punto importante quale il matrimonio, Brontë delinea una traiettoria che non trova completo riscontro nei suoi più autentici pensieri intorno all’istituto matrimoniale. Fortuna o bellezza: Jane non possiede né l’una né l’altra, ma dalla sua parte ha il desiderio. L’epilogo è il risultato di un processo di negoziazione interiore tra la vera idea brontiana intorno al nesso donna/matrimonio e l’esigenza posta dall’orizzonte dei lettori potenziali. La Brontë si trova a dovere esprimere tutta la sua indignazione per taluni codici sociali, mentre al tempo stesso deve preparare la strada affinché tale indignazione pervenga al lettore in una modalità mascherata.  Liminarità e solitudine come affermazione dell’io  L’incipit rivela un io narrante che preferisce nascondersi. Fa sì che a parlare sia il codice dei fati anziché soffermarsi sul codice identitario (chi sono, perché racconto la mia vita) da cui derivare la presentazione di sé secondo un ordine logico-temporale che colloca in primo piano l’identità di chi parla.  Da un punto di vista semantico-strutturale, il primo capitolo di “Jane Eyre” configura i paradigmi fondativi della narrazione: l’io narrante non incomincia dicendo “il mio nome è…” (si pensi alle opere dickensiane come “David Copperfield” e “Great Expectations”), ma negazione e privazione s’intrecciano nell’inizio del romanzo. Alla piccola Jane sono negati gli affetti e gli spazi dell’affettività, in cui l’”io” è privato dalla possibilità di esistere e di esprimersi, mentre il “noi”, a livello ontologico, non riguarda la bambina, ma piuttosto il gruppo di famiglia da cui lei è esclusa. La negatività ambientale è lessicalizzata dalla negazione grammaticale (“no possibility”, “out of the question”), i cui vettori introducono al campo semantico della privazione del calore umano, ma anche del calore reale, quello cioè del caminetto.  Sul piano morfosintattico va notato come il grande assente sia il soggetto dell’enunciazione autobiografica, mirante a porre l’accento sul nesso strutturale tra gli agenti atmosferici e Jane Eyre. Il romanzo non solo drammatizza sentimenti e passioni, ma introduce una corporeità che reagisce sempre all’azione degli elementi. I primi pronunciamenti dell’io narrante sono legati alla percezione del freddo, presenza climatico-paesaggistica i cui rigori sembrano attraversare il Note principali LETTERATURA INGLESE “Come leggere Jane Eyre” 12 romanzo fino al momento del matrimonio di Jane con Rochester. L’io che s’impone è quello che sa recuperare la felicità del non poter fare (la negatività iniziale, alla luce della “physical inferiority”, paradossalmente si trasforma in felicità). Tale posizione di inferiorità le consente di definire in modo netto l’opposizione fra lei e gli altri, anche sul piano dei rapporti familiari. È sola al mondo, senza legami parentali o affettivi: intorno a sé Jane vede solo il vuoto. Ciò che l’intero capitolo drammatizza è il paradigma della solitudine.  Nel quadro della concezione vittoriana dell’infanzia, il più grande peccato di Jane sarebbe la dissimulazione, la capacità di nascondere e mentire, la facilità con cui sa inventare menzogne. Se si trova sola è per mancanza di un atteggiamento socievole e di un comportamento improntato alla sincerità: tutto questo fa sì che Gateshead Hall diviene una casa della punizione e della sofferenza, una non-casa.  La solitudine diventa il terreno ideale per costruire la sua identità femminile contro il mondo, contro gli altri. E questo è un tratto costante del personaggio: quando, dopo il matrimonio fallito, Jane istitutrice decide di fuggire, le parole pronunciate davanti a Rochester, che ne vorrebbe fare la sua amante, sono in sintonia con la condizione psicologica della Jane bambina: “Io devo badare a me stessa. Quanto più sola, quanto senza amici, quanto più senza appoggi, tanto più rispetterò me stessa”. Jane sa bene che solo se riuscirà a affermare uno spazio fisico potrà anche affermare l’ontologia di se stessa. Lo spazio che appartiene a Jane è quello della liminarità, che sancisce la sua posizione instabile, stato di permanente precarietà contro cui l’eroina deve combattere. Quel piccolo segmento di “stanza” conquistato, si tratta sempre di qualcosa che Jane costruisce come un locus privato, sottratto allo sguardo degli altri, stanza in cui la sua personalità può difendersi e difendere le stanze interiori del suo immaginario. La sequenza dei verbi per soggetto il suo “io” dà la misura della transizione dalla fuga dagli altri alla sacra difesa di se stessa: “I slipped in there”  “I soon possessed”  “I mounted”  “I set cross-legged”  “I was shrined”, un crescendo in cui l’ultimo verbo, dal latino scrinium rimanda al campo semantico della gelosa tutela di sé.  Nella dialettica del dentro e del fuori, importante è l’opposizione fra il tendaggio a destra e la vetrata a sinistra. Alla rigida tenda di damasco rosso (segno prolettico della “red room”) si oppone la trasparenza del vetro che consente allo sguardo una proiezione fantasmatizzante verso il paesaggio esterno. Tale opposizione preannuncia la tensione dell’eroina ad abbandonare quel buio ambiente per la libertà dello spazio aperto: la finestra è già un varco verso l’esterno. Non può essere tralasciato il rapporto di Jane con il personaggio: il suo è uno studio analitico della totalità degli oggetti che cadono sotto i suoi occhi. Il legame con la realtà esterna è forte, romanticamente investito di pathos e partecipazione emotiva. Legge il libro e parimenti legge il paesaggio, vicino e lontano, in cui riconosce le sofferenze inflitte al suo corpo e le agonie patite dalla sua anima. In altri termini, come vero e proprio correlativo oggettivo, l’intera scena esterna sembra ribadire la triade corpo/freddo/sofferenza: la realtà esterna trova una più sottolineata conferma proprio dai disegni del libro che la piccola Jane sta sfogliando: il mondo in cui si trova immersa si configura come una landa desolata. Ad essere condannato al gelo e alle intemperie non è semplicemente il Note principali LETTERATURA INGLESE “Come leggere Jane Eyre” 15  Importanza è da dare all’interrogazione intesa come auto-investigazione e scandaglio interiore: avviene dopo la decisione di Mrs. Reed di affidare la piccola Jane alla Lowood School, istituzione caritatevole che prepara le ragazze orfane e di umili origini a divenire istitutrici. Libera da ogni legame, Jane s’interroga, in una oscillazione continua tra euforia e inquietudine, fra esaltazione di sé e malinconica perdita di fiducia: nel suo soliloquio parla con l’altra Jane, quella più matura e riflessiva, dove s’individua una prima consapevolezza della vita come contraddizione, la libertà d’essere che può significare anche la libertà di non- essere.  “Jane Eyre” è un romanzo che postula l’uno e l’altro itinerario, la strada costruttiva (“pars costruens”) e quella distruttiva (“pars destruens”): ma a Charlotte interessa più il percorso formativo che l’arrivo, come invece avviene nel caso del “Pilgrim’s Progress”, in cui vivere significa affrontare i problemi che si presentano durante il progress. Nella sua solitudine l’orfana è costretta a confrontarsi con quello che non sa, con un futuro che, dopo la crisi e il periodo di guarigione, non riesce a penetrare: la rappresentazione spaziale del futuro dell’io narrante drammatizza le oscillazioni psicologiche dell’io esperiente che, scrutando l’esterno, cerca di capire il suo essere nel tempo. Nella nuova fase della sua vita, dovrà fare i conti con un’istituzione che ha le sue gerarchie e le sue regole.  Tutto questo è incarnato dalla figura del reverendo Robert Brocklehurst, fondatore e direttore di Lowood School, descritto dalla piccola Jane tramite il lessema unknown, che innesca traiettorie che puntano non solo all’immediato, ma anche ai segmenti successivi, al mistero e al non-detto di Thornfield Hall: la voce narrante si pone la necessità di adattare, con una prolessi non del tutto esplicita, gli avvenimenti misteriosi della futura istitutrice. Lowood School si annuncia più come un freddo luogo di negazione: la porta chiusa a chiave, suggestivo di una buia prigione, veicola il primo indizio di una realtà lungi da essere la topologia della libertà, dove l’assenza di contatti con il mondo esterno rende la sua esistenza priva di qualsiasi motivazione umana. In questo locus claustrale, il suo linguaggio è sempre la solitudine, unico elemento di continuità: l’eroina configura la sua vita come un paesaggio nella nebbia, rendendosi conto di come non sia facile organizzare la sua vita dal momento che dalla nuova fase non ha ricevuto le indicazioni che si aspettava. Prigionia, malattie, punizione sono i vettori negativi dell’istituzione che l’ha accolta. Superato l’impatto iniziale, Jane stringe amicizia con Helen Burns che assume ai suoi occhi il ruolo di guida spirituale, perché la ragazza incarna quella dedizione e autolimitazione fisica predicate dal reverendo Brocklehurst.  Mentre è assorta nella lettura del romanzo “Rasselas”, la ragazza parte del tutto assente, distaccata, rappresenta la capacità filosofica di distacco dalle cose mondane. Con Helen Burns, assume un ruolo importante anche Miss Temple che mostra solidarietà verso Jane, cercando di rendere più umana la condizione delle ragazze della scuola, suscitando le ire di Brocklehurst, che sottolinea come la funzione di un’educatrice deve essere di soffocare ogni forma di vanità nelle allieve. Note principali LETTERATURA INGLESE “Come leggere Jane Eyre” 16  Per Jane, la concezione religiosa del reverendo è la negazione della religione stessa, è la parola che nega la vita, che porta alla morte. A Mr. Brocklehurst non interessa il contagio di una malattia, ma il contagio del vizio che, nella sua ottica ipocrita, è la vera battaglia da compiere nel nome del Signore, in difesa della fede e della morale cristiana. Tuttavia, per la prima volta l’eroina conosce la solidarietà di altre persone e capisce che nella vita è possibile stabilire rapporti che lasciano il segno: Miss Temple e Helen Burns diventano figure importanti, perché da entrambe apprende che sono possibili l’umana comprensione, l’affetto e la condivisione di comuni pensieri e situazioni, nonostante Jane si renda conto che l’amica accetta punizioni e umiliazioni alle quali la sua indole si ribellerebbe. La visione del mondo le divide in modo profondo: mentre Helen proclama la sua distanza dalle passioni umane, Jane non riesce a essere indifferente alla vita terrena e alle sue promesse. Eppure la lezione di Helen raggiunge Jane che fa di tutto per imparare che le passioni vanno tenute sotto controllo, l’energia interiore va messa al servizio dello studio, del proprio progresso, non della violenza.  La topologia della Lowood School allarga la prospettiva della protagonista in termini di socializzazione, a favore di una comprensione degli altri, nei loro pregi e difetti: questa fase appare come uno snodo fondamentale che implica la sua apertura verso gli altri, considerati come alleati: l’opposizione paradigmatica (io vs. gli altri) diviene meno forte e, grazie a Miss Temple e Helen Burns, Lowood si dà come proiezione verso gli altri (io  altri).  La configurazione topologica è diversa, ma lo sguardo di Jane allieva istituisce un rapporto di continuità con l’immaginario suscitato dal paesaggio del libro di Bewick a Gateshead Hall. La strategia narrativa pone enfasi sull’unità dell’essere contro il cambiamento di situazioni, mentre al tempo stesso registra i cambiamenti nella schematizzazione della solitudine. L’eroina è sola rispetto ai gruppi di ragazze: la scena ripropone la coppia oppositiva io vs. altri (laughing groups vs. without a companion), ma qualcosa è cambiato: il sintagma negativo-disgiuntivo yet not feeling lonely, postula una transizione che arrotonda le asperità sociali della sua personalità io  altri. Quello che colpisce è la posizione di marginalità che assume una valenza di instabilità, di dissestamento dell’io in un contesto che Jane non riconosce come spazio di libertà.  Altro aspetto riguarda la sensibilità della protagonista al cospetto delle opposizioni spaziali: tutto ciò è sintomatico della ossessiva oscillazione fra il dentro e il fuori: the gleeful tumult within vs. the disconsolate moan of the wind outside. Liminarità vuol dire incertezza della posizione come essere alla ricerca di un rapporto col mondo: la voce narrante non manca di enfatizzare la sua percezione delle intemperie come espressione di un suo sentire estetico, né omette di sottolineare come la sua condizione di essere senza radici renda ancor più eccitante la rappresentazione di un mondo che sembra precipitare in un tenebroso caos.  È parte viva del suo temperamento lasciarsi coinvolgere dalla lotta degli elementi in modo da sentire il piacere di essere travolta e trascinata dal turbinare delle tempeste. La morte di Helen Burns implica anche la fine della sua concezione del mondo: le parole con cui la malata muore, sanciscono il culmine di un itinerario Note principali LETTERATURA INGLESE “Come leggere Jane Eyre” 17 fatto di negazione di sé, di totale distanza dalla mondanità e passioni. La filosofica della rassegnata accettazione della fine, la saggezza fatta di astrazione rispetto al corpo, lo sguardo rivolto verso un Dio pronto ad accogliere le anime dei morti sono pensieri che non rientrano mai nei piani religiosi e nei progetti pratici della protagonista. Jane non riesce a vedere il Dio che Helen morente vede, ma la sua interrogazione è quella di una personalità ancora fortemente aggrappata al visibile, incapace di considerare il suo corpo un fardello inutile, un qualcosa di disgiunto dall’anima. Helen invece colloca lo spirito molto al di sopra del corpo.  Jane, dopo l’esperienza dell’ascetismo dell’amica, riflette sulla sua condizione e conclude che i suoi occhi non guarderanno in alto in cerca di Dio, che il suo percorso sarà totalmente diverso: guarderà avanti. Rimprovera a Helen di avere abbandonata se stessa con troppa facilità, di avere trascurato il suo corpo per inseguire la voce di una divinità che Jane non scorge al suo orizzonte. Sin dalla prima scoperta dell’atteggiamento remissivo e devoto dell’amica malata, le parole dell’io narrante sono molto esplicite: “I was no Helen Burns”, che mettono in chiaro la distanza tra lei e l’amica, il suo modo di reagire difronte alle ingiustizie non sarà mai uguale alla muta rassegnazione di Helen.  Non devono stupire le reazioni censorie e scandalizzate degli ambienti della Chiesa d’Inghilterra davanti ad un romanzo che si interrogava su Dio, mettendone in discussione la presenza sulla terra e fra gli uomini. La domanda “Where is God?” rivolta ad Helen esprime una provocazione da parte di Charlotte Brontë che non si rassegnava all’idea che le donne fossero considerate, anche di fronte a Dio, solo per essere le sacre e pie protagoniste della maternità, non già protagoniste attive sull’ampio palcoscenico della Storia.  “The real world was wide”: Jane istitutrice e i codici dell’essere  Lowood School rappresenta lo spazio dell’immobilità e la triade corpo/freddo/sofferenza viene confermata e rafforzata. Jane difende il suo corpo contro il primato dell’anima; il freddo produce malattie culminanti nella tisi; la sofferenza si scompone in due versioni: i brividi derivanti dalla persistenza del freddo e i doloro delle frequenti punizioni. Non appena Jane raggiunge la maturità per proporsi come istitutrice, lascia la scuola. La consapevolezza è quella di una mente che si espande, un mondo che pulsa di vita diversa, più avventurosa.  Nel suo immaginario si definisce la natura divaricante di una dialettica topologica che vede l’immobilità (Gateshead e Lowood) contro il movimento (il tempo futuro e le nuove possibilità di realizzazione ed espressione di sé: ora giunge il momento del movimento. La tensione fantasmatizzante di Jane la sta conducendo altrove, verso mete nuove, che vuole affrontare pur rendendosi conto che l’esterno è pieno di pericoli: ma sono proprio questi pericoli (come avviene per Cristiano nel “Pilgrim’s Progress”) ad affascinarla e stimolarla, in uno sguardo sempre proiettato verso avanti, non verso l’alto. Il suo carattere è in contrasto con quello di Helen: se per Helen la libertà consisteva nella liberazione del fardello del corpo per lasciar correre la sua anima verso Dio, per Jane non Note principali LETTERATURA INGLESE “Come leggere Jane Eyre” 20  Se assumiamo la prospettiva della Jane Eyre autobiografa, gli aspetti che affascinarono la ragazza di allora e che la fecero innamorare (cosmopolitismo, sregolatezza, passionalità, mistero) sono le medesime cose che ora dovranno essere cancellate dal testo matrimoniale. Il Rochester che alla fine del romanzo sposa Jane è un uomo ormai bloccato per sempre a Ferndean, posto remoto: in tale spazio appartato potrà solo dispiegare una vita fatta di regole domestiche imposte da Jane, portando a compimento il depotenziamento politico-eroico della trasgressività dell’uomo. A dettare la linea d’azione è Jane moglie, madre e padrona della casa e del testo autobiografico che ne certifica il ruolo di dominanza anti-patriarcale. Non più quindi l’eroe, ma un uomo che ha piegato i giovanili ardori alla causa che afferma il primato della famiglia e degli affari domestici.  Mistero, follia e le tentazioni della morte  Sul piano narratologico, la reclusa della soffitta mette in crisi il modello teorico avanzato da Greimas nei termini di netta contrapposizione degli attori della vicenda. Bertha sembrerebbe un’antagonista di Jane Eyre, la grande nemica dell’istitutrice. In realtà è una figura della non-disgiunzione, nemica e amica dell’istitutrice e nemica e amica del mondo. È inutile aggiungere che Bertha è il punto di crisi, figura liminare collocata fra l’umano e il non-umano, il segmento narrativo assente, ma che condiziona azioni e pensieri dei protagonisti.  La voce narrante deve controllare il testo in modo che le frizioni tra le convenzioni narrative e questa figura non raggiungano il livello di vera e propria “esplosione” dei codici sociali: l’autobiografia mira a giustificare la scelta severa compiuta da Rochester, sulla base di una sequenza di motivazioni: sessualità eccessiva  animalità  corruzione  depravazione  contaminazione.  Il testo lascia alla donna un residuo di umanità e un nesso, sebbene tenue, con il genere umano: né infatti il resoconto autobiografico potrebbe mostrare una malattia mentale che sia ancora tollerabile, ad un livello tale da consentirne il controllo. Se si considera il metalinguaggio dello spazio, la collocazione di Bertha Mason in soffitta implica una assiologia invertita fra l’alto e il basso: l’alto diventa negativo, il basso positivo. Tale ribaltamento dimostra come Thornfield sia un antimondo e la soffitta percepita come una cripta mortuaria: in questo antimondo contaminato da follia e morte, il destino del castello non potrà che essere quello della distruzione per fuoco; le fiamme divoreranno l’edificio e Bertha, in tal modo purificano lo spazio e la peccatrice che lo contaminava.  Molto prima della rivelazione della verità nascosta, Jane riceve precisi segnali, preludio al momento in cui Bertha sarà un essere visibile: inizialmente non è visibile, ma solo udibile. Il corpo si fa sentire nel modo più invadente possibile e la sua risata le comunica una dimensione sottratta a ogni razionalità. Dopo il primo approccio caratterizzato da familiarità e quiete domestica, ad emergere adesso sono valenze di segno opposto: mistero, stranezza (strange) e, sempre a proposito dell’organizzazione spaziale, la governante durante la prima visita lancia un indizio molto ambiguo, dichiarando che il terzo piano sarebbe l’ambiente ideale per un fantasma: attraverso la strutturazione topologica, il testo comincia subito a parlare, indirettamente, della verticalità della sua storia. Note principali LETTERATURA INGLESE “Come leggere Jane Eyre” 21  Bertha è una storia da seppellire sotto una montagna di menzogne che Jane accetta con positiva condiscendenza. Eppure l’eroina sembrerebbe percepire che Thornfield cela un segreto terribile: la storia di Bertha Mason ha qualcosa che rimanda alla stessa sanguinaria dimensione gotica. La risata disumana torna quando la folle abbandona la sua cella per cercare di asserire il suo diritto di donna e sospingere l’istitutrice fuori dal castello, fuori dallo spazio che ora vedeva invaso da una estranea: azione che suggerisce che, nella sua testa degradata dalla prigionia, Rochester è ancora suo marito.  Dapprima la risata del demonio e dopo il tentativo da parte della matta di dar fuoco alla camera da letto di Rochester. La scena ha tutte le caratteristiche di un gothic novel e ha una funzione prolettica in quanto sarà un vasto incendio a distruggere la casa e la stessa Bertha Mason. Interverrà Jane a salvare Rochester dalle fiamme come la salvatrice, colei che si trova nel momento giusto per soccorrere l’uomo, come era avvenuto quando Jane, nella scena del primo incontro, aveva aiutato Rochester a salire di nuovo sul suo cavallo.  La verità nascosta nella soffitta imporrà la sua parola solo dopo il tentativo di bigamia da parte di Rochester: non deve stupire che l’io narrante non si riferisca mai a Bertha Mason come Mrs. Rochester, come sarebbe giusto secondo le convenzioni vittoriane: Rochester tiene molto a rappresentare Bertha, non in termini umani, ma come un animale feroce, un essere immondo. In termini di degenerazione morale, Rochester tocca il punto più basso dopo essersi confrontato con la bestia umana.  È un’immagine, quella della folle con il volto coperto dai capelli, che nega un’identità, volto e occhi da cui riconoscere le tracce della sua umanità perduta. Rochester successivamente racconterà a Jane la sua storia in ogni dettaglio e, durante la narrazione, le sue espressioni non mostrano un minimo di umana considerazione per la moglie folle.  La costruzione della propria buona fede passa attraverso la distruzione della famiglia Mason, della quale Rochester traccia i lineamenti di una degenerazione mentale. Nella narrazione di Jane autobiografa, la vicenda del matrimonio è la storia di una macchinazione solo per motivi di interesse: la negazione di Bertha passa attraverso una serie di negazioni, indice di una auto-assoluzione morale da parte di Rochester che, contro la legge, ha appena tentato di sposare Jane. Nella ripetizione di tratti negativi della ragazza (no respect, I never loved, ecc.) riconosciamo un’abilità retorica che mira alla persuasione e insieme all’edificazione di un percorso che punta a un solo obiettivo: il passaggio dall’autoassoluzione all’assoluzione da parte di Jane Eyre. Infatti, tutta la storia da lui narrata punta a stabilire un’opposizione molto precisa fra Jane Eyre, “the good angel” e Bertha Mason “the hideous demon”, con l’intento di convincere la giovane istitutrice che ogni suo errore successivo ha avuto questo inganno quale matrice. Con la sua sua innocenza vuole catturare una fanciulla che, ignara di come banno le cose del mondo, appare agli occhi di lui il modo migliore per evitare una frattura rispetto al suo passato e garantirsi un futuro di redenzione. Note principali LETTERATURA INGLESE “Come leggere Jane Eyre” 22  Nel narrare la storia “verticale” della moglie matta, cioè la sua caduta sempre più in basso nella degradazione morale e nell’animalità senza pudore, Rochester descrive Bertha come una donna dominata dai più immondi istinti sessuali. Per Rochester, la moglie legittima diventa “la donna della soffitta”, indegna di essere chiamata per nome: di qui l’accento sul disgusto al cospetto di un simile essere che sembra sintetizzare i comportamenti di quella che parrebbe essere una razza inferiore, priva di purezza e autocontrollo.  Il silenzio di Jane è un indicatore della sua esitazione a sostenere l’analisi di Rochester che le propone di vivere fuori dal vincolo matrimoniale. Jane penetra il tessuto narrativo dell’uomo e interpreta le sue parole: non una moglie, legittimamente sposata, ma, sul piano religioso e giuridico, la donna di Rochester fuori dalla legge degli uomini e di Dio.  Nella scelta drastica di Jane gioca anche il ruolo di Blanche Ingram, aristocratica, è strumentalizzata da Rochester, facendo trapelare l’idea che sarà lei la sua sposa: l’istitutrice non sa capire le manovre del padrone e, frustrata dalla sua condizione di inferiorità, pensa a Rochester come a un uomo fin troppo attento alla bellezza, fin troppo debole.  La matta rinchiusa nella soffitta diviene per essere un’alleata di Jane, che le rivela l’altra faccia dell’amore (la faccia che sessualmente riduce, non già la donna, ma l’uomo a “maschio alfa” in cerca di sfogare i suoi ardori nella stagione degli accoppiamenti. È proprio l’imprigionamento della donna creola a indicare la via della fuga: Jane si propone di non mettere mai più piede in un labirinto d’ombre come Thornfield.  Ultima ribellione, ultima dimora: le trame della rinascita  L’eroina continua a camminare, in un cammino che si sviluppa sia nello spazio esteriore sia in quello interiore: è un doppio percorso ontologico, si muove da un luogo all’altro proprio come nella vita si passa da una fase all’altra. L’esperienza cercata da Jane è un continuo mettersi alla prova: dopo essere stata costretta ad abbandonare Rochester, Jane è un’altra Jane, totalmente diversa, sola e confusa. La voce narrante non è più Jane che racconta la sua vita, ma piuttosto una Jane adulta che osserva la Jane giovane come l’altra parte di sé che non sa più riconoscere.  Il paradigma della solitudine torna a imporre il suo linguaggio: la triade corpo/freddo/sofferenza torna a fare il suo ingresso nel testo, con un’evocazione di immagini che rimandano alla bambina che osservava i ghiacci artici con stupore. La sua percezione della realtà è data dall’intersezione di vettori contrari: la serie dialettica include le opposizioni fra corpo e anima, dentro e fuori, caldo e freddo, piacere e sofferenza. All’immagine di an ardent, expectant woman si oppone a cold, solitary girl che mette in scena il raggelante primo bilancio della sua vita: tale freddo interiore diviene freddo esteriore.  Nella modellizzazione di tale ingorgo di sentimenti, la temporalità si configura come una transizione fra un prima e un dopo: dove si estendevano campi di fiori ora un sudario di ghiaccio che indica un paesaggio di morte. La morte-in-vita diviene il disegno perseguito dalla protagonista: vivere e morire al tempo stesso in attesa di una rinascita. Note principali LETTERATURA INGLESE “Come leggere Jane Eyre” 25  L’eroina si presenta alla famiglia come Jane Elliott, circondando la sua figura di mistero. Rivelerà la sua storia solo quando si convince che Moor House sembra offrirle le risposte a lungo cercate, sia in termini vocazionali, sia nella prospettiva di una costruzione identitaria. La casa della brughiera è la messinscena ideale dei valori che si oppongono alla triade corpo/freddo/sofferenza: Jane trova un ambiente umanamente ricco in cui viene dato il primato al lavoro e all’impegno sociale. La sofferenza fisica ha fine e Jane potrà cancellare dalla sua memoria i pensieri con cui aveva bussato alla porta di Moor House.  La rinascita passa metaforicamente attraverso la morte, ma se è vero che l’eroina trova in quel luogo calore umano, va notato che l’eroina si rende conto che nella stanza più intima della sua personalità si agitano sentimenti e ombre che rinviano al suo più recente passato, alla sua passione amorosa, al sentimento di un completamento del suo percorso. Jane capisce che quella casa così ospitale non è la sua vera dimora. A rompere il raggiunto equilibrio psichico di Jane entra in scena St. John Rivers che si convince di scorgere nella cugina ritrovata la potenziale compagna dei suoi progetti di missionario. Egli mostra di essere animato da uno straripante zelo calvinista, come risulta dal suo profondo convincimento di essere stato chiamato da Dio a una grande impresa che vuol dire opera di colonizzazione religiosa e culturale delle popolazioni dell’India.  Sin troppo ovvio appare il parallelismo fra lo zelo dell’imprenditore, anima e corpo dedito al lavoro e al profitto, e lo zelo evangelista di St. John Rivers che vuole dedicare tutto se stesso alla causa di una missione che metterà fine alle frustrazioni di un giovane: in questa sua ambizione di realizzare un imponente progetto di evangelizzazione, egli parrebbe somigliare a Jane, che è mossa anche da ambizioni e desideri che vanno ben oltre lo spazio di Marsh End: la sua decisione di fare il missionario è la risposta della sua mente irrequieta. L’opera civilizzatrice si dà come unico territorio in cui cercare la svolta, quel radicale cambiamento della sua esistenza che sembra promettere la gloria cercata.  La sua è una missione sovranamente dura, per una personalità che ama gli estremi: tutto o nulla. St. John chiede a Jane di seguirlo quale moglie legittima, come moglie pronta al sacrificio per il suo uomo, ma non come una moglie da amare con passione e desiderio. Jane manifesta una iniziale disponibilità a seguirlo a patto che le sia consentito di rimanere una donna libera e indipendente, impegnata a servire Dio e la grande causa dell’evangelizzazione: la risposta di St. John è un netto rifiuto. Jane, dopo essersi resa conto che con lui nessuna mediazione è possibile, si sente invasa da un moto di rifiuto. La sua vita matrimoniale senza piacere alcuno significherebbe morte in vita: Jane Eyre si ritrova in un mondo che non è più quello suo, non più quello che aveva immaginato come dimora dei suoi affetti e desideri e una nuova fuga dallo spazio diviene l’unica alternativa.  Dopo la luce nel buio della brughiera per Jane si pone il problema di scoprire un’altra luce, in grado di liberarla dallo sguardo raggelante di St. John. L’unica luce possibile è quella naturale del mattino successivo che le indicherà l’ultimo fondamentale segmento da compiere prima di riunirsi a Rochester, il solo uomo che sa tenere alta la fiamma della sua passione femminile. Le parole con cui Note principali LETTERATURA INGLESE “Come leggere Jane Eyre” 26 l’eroina esprime la sua determinazione di abbandonare il cugino e la sua missione sono espressione di forza d’animo e coraggio. Alla luce dell’immagine femminile degli anni Quaranta, sicuramente queste parole parvero tutt’altro che ortodosse: la libertà di Jane sta nella sua capacità di ribellarsi a ogni forma di dominanza maschile.  Ignara degli avvenimenti, Jane corre verso Rochester, telepaticamente sente la sua voce. Ormai incapace di reprimere il suo desiderio troppo a lungo soffocato, percorre l’ultimo segmento con la certezza che, dopo aver conosciuto molte strade, l’unica voce che sa riconoscere sia quella dell’eroe a cui ha affidato tutti i suoi desideri di donna. Considerando la necessità di approntare una nuova scena per un nuovo inizio, non è una coincidenza che il romanzo si concluda a Ferndean Manor, la casa assolutamente isolata di Rochester, dove ogni oggetto parla un linguaggio dal quale sono state espunte le parole di rivolte e insubordinazione, quelle stesse parole con cui la piccola Jane aveva cominciato il suo percorso tra i pregiudizi antifemminili e le angustie mentali della società vittoriana.
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