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Riassunto di "Crimine e costume nella società selvaggia" (Malinowski), Appunti di Antropologia Sociale

riassunto completo di ogni capito e prefazione

Tipologia: Appunti

2020/2021

In vendita dal 21/05/2022

laura-da-re
laura-da-re 🇮🇹

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Scarica Riassunto di "Crimine e costume nella società selvaggia" (Malinowski) e più Appunti in PDF di Antropologia Sociale solo su Docsity! Bronisław Malinowski Crimine e costume nella società selvaggia Premessa di Malighetti Testo del 1926, divenuto un classico per lo studio del diritto e un manifesto per l’antropologia giuridica. Unisce due grandi contributi di Malinowski all’Antropologia: • l’approccio teorico-metodologico di matrice funzionalista • l’inaugurazione dell’antropologia applicata. Malinowski è divenuto il protagonista di una rivoluzione metodologica legata alla considerazione dell’etnografia come scienza sperimentale e alla convergenza fra la figura del teorico e quella del ricercatore, oltre che incarnazione di un ideale professionale fondato sulla conoscenza diretta e personale dell’oggetto di studio. Argonauti (1922) → luogo d’ideazione del metodo dell’osservazione partecipante. Frazer applaudì quest’opera e ne fece la prefazione. Punto di riferimento per un cambiamento metodologico radicale. Con Malinowski l’etnografia acquisisce il significato di attività di lavoro sul campo condotta da un singolo ricercatore e culminante in un testo di tipo monografico. In questo testo egli è consapevole dei cambiamenti metodologici che sta apportando. Questo metodo si basa su tre punti fondamentali: 1. la conoscenza dei principi, delle finalità e dei risultati della moderna ricerca scientifica 2. l’articolazione dell’osservazione rigorosa dei fatti sociali con la partecipazione dell’etnografo alla vita tribale 3. l’applicazione di metodi quantitativi, e principalmente il “metodo della documentazione statistica mediante la prova concreta” (studio di ciascun fenomeno attraverso la serie più ampia possibile delle sue concrete manifestazioni), per raccogliere, elaborare e definire i dati e tradurre, quindi, in termini operativi i primi due principi. Finalità dell’etnografia: districare le leggi e le regolarità → spessore positivista. Adottò un concetto di oggettività basato sull’opposizione tra soggetto e oggetto e fra teoria e dati. I fatti sono oggettivamente esistenti nel modo a prescindere da chi li osserva e possono essere raccolti solamente da un approccio scientifico neutro e quindi usati solo da ricercatori formati sul piano teorico e metodologico. La base teorica deve servire a identificare le questioni rilevanti per lo sviluppo scientifico della disciplina ed elaborare proposizioni di tipo nomotetico e generalizzante. La teoria fornisce all’etnografo problemi e ipotesi che vanno confermate con i fatti e per introdurre leggi. La sua è una metodologia di tipo induttivo (riprende il metodo baconiano anche nell’utilizzo di tavole e tabelle). Essa evidenzia uno spostamento dell’interesse dal lavoro di analisi e sistematizzazione teorica dei dati al processo di raccolta. Paragona l’etnografia all’importanza dell’esperimento nelle scienze naturali: empirismo, rigore e procedure condivise. L’elaborazione di questo metodo portò a identificare la specificità dell’antropologia e la sua distinzione dalle altre scienze. Malinowski non fu il primo a vivere fra i nativi ma la sua ricerca sul campo è stata preceduta da una specifica formazione professionale in antropologia. La prospettiva funzionalista rappresenta anche il presupposto da cui discendono i principi metodologici del lavoro sul campo (convinzione che una particolare credenza o istituzione sia interrelata con altre e contribuisca alla presenza del sistema socioculturale nel suo insieme) → un’antropologia interessata a una rappresentazione totalizzante della cultura; invita a concettualizzare gli elementi della cultura per stabilire delle connessioni sistematiche tra essi. Il primo scopo della ricerca è di fornire un profilo chiaro della società indagata che spieghi in che modo i vari elementi configurino un insieme complesso e articolato (rappresentazione completa e sistematica di una singola cultura dai confini definiti e discreti). La prospettiva funzionalista implica che le singole parti non siano analizzate settorialmente ma nelle loro interazioni reciproche e sistematiche al fine di ricostruire la totalità del sistema sociale → la comparazione di tratti culturali decontestualizzati caratteristica dell’evoluzionismo non è più realizzabile. In questa prospettiva il concetto di cultura viene a coincidere con quello di società. Osservazione partecipante + teoria funzionalista + formula monografica (genere plastico che aspira alla restituzione olistica di una totalità socioculturale). “Antropologia applicata”: lo studio del nativo che sta cambiando Antropologia applicata = studio del “nativo che sta cambiando”; la teoria funzionalista portò ad analizzare le società nel loro funzionamento nel presente, sotto l’impatto della civiltà occidentale. Fu fondata una rivista, Africa, con lo scopo di costituire un forum di discussione fra antropologi e amministratori intorno alle possibilità e ai limiti dell’antropologia applicata. Il significato della disciplina viene fatto coincidere con il compito di “promuovere e controllare il cambiamento” e aiutare a sostituire le istituzioni indigene, ritenute obsolete, con “il sapere e le competenze occidentali” (indirect rule). Essendo l’antropologo neutrale e privo di interessi personali e di pregiudizi, è considerato da Malinowski la persona più indicata per soddisfare le esigenze dell’amministratore. Il sapere prodotto è quindi un’informazione tecnica e immediatamente applicabile. Il mancato utilizzo dello specialista di antropologia è fra le cause dei fallimenti delle politiche coloniali, ci dovrebbe essere cooperazione tra di esso e il funzionario coloniale. Malinowski considerò l’elemento tragico del cambiamento culturale indotto dalla presenza europea e descrisse negativamente il colonialismo come “sistema che produce inevitabilmente impoverimento, massacri di massa”, etc in nome della “giustizia, del prestigio e dell’onore dell’uomo bianco”. Tuttavia, queste critiche si limitarono a mettere in discussione le modalità con cui il processo di “occidentalizzazione” fu realizzato, senza considerare i meccanismi di sfruttamento economico, oppressione politica e discriminazione razziale. Considerava la modernizzazione del modo operata Critica la teoria del “comunismo primitivo” di Rivers, inteso come metodo inconsapevole o intuitivo di regolazione della vita (sentimento di gruppo). Quando si parla di “costumi avvertiti come vincolanti” bisogna chiedersi se non sia solo una semplificazione teorica, provando a pensare invece a questi vincoli come dei meccanismi sostenuti da motivi reali, interessi e sentimenti complessi. Critica la visione di Hobhouse del diritto come “corpo di regole imposte da una autorità indipendente dai legami personali” come troppo ristretta. Ci sono obblighi doveri obbligatori tra le norme di condotta delle società selvagge che vengono ricompensate secondo il loro grado di perfezione e punite se non seguite. Nessuna società può funzionare se le sue regole non sono seguite volentieri o spontaneamente, anche quella occidentale. Riconosce la carenza nella teoria e nell’osservazione dei fatti nella complessità dell’argomento. L’antropologia moderna ha trascurato la complessità degli incentivi sociali e psicologici nel seguire le regole del diritto. Chiarisce la metodologia: esame induttivo dei fatti, effettuato senza pregiudizi fino a giungere a una classificazione delle norme e a una dinamica concezione dell’organizzazione sociale. CAP 2 – L’economia melanesiana e la teoria del comunismo primitivo Descrizione della società e dell’ambiente delle Trobriand (facili mezzi di intercomunicazione, densa popolazione, agricoltura e pesca, commercio e scambio). Osservando si possono riconoscere accordi economici complessi, un’organizzazione chiusa dei gruppi di lavoro e una suddivisione fissa delle funzioni sociali (la canoa è di un solo uomo e c’è un equipaggio appartenente allo stesso sotto-clan; tutti hanno degli obblighi reciproci; ogni uomo riceve la propria parte del pescato) → la proprietà della canoa e il suo utilizzo consistono in una serie di obblighi e doveri ben definiti. C’è una rigorosa distinzione e definizione dei diritti di ciascuno e un sistema composito e complesso di detenzione della proprietà (no comunismo o socialismo). Critica qualsiasi definizione esportata dalla società occidentale, bisogna solo descrivere lo stato legale in termini di fatti concreti. Descrizione di come viene definita la proprietà della canoa: il proprietario (determinato da rango, età e abilità personali) investe per la costruzione e manutenzione, ogni uomo dell’equipaggio ha garantito un posto e ha obblighi e doveri specifici. Ogni canoa ha anche il proprio posto nella flotta e il proprio compito durante la pesca comune → preciso sistema di suddivisione in funzioni e di obblighi reciproci, dove il senso del dovere e il riconoscimento della necessità di cooperare si situano a fianco ad una consapevolezza del proprio interesse, dei privilegi e dei benefici. Proprietà = somma dei doveri, privilegi e reciprocità che legato i proprietari all’oggetto e ciascuno all’altro. CAP 3 – La forza vincolante degli obblighi economici Prende in esempio la divisione della pesca: solo una piccola parte rimane al villaggio, il resto viene scambiato con verdure delle comunità che risiedono più all’interno → sistema di obblighi reciproci basati su un accordo (principalmente economico, ma con un aspetto cerimoniale) permanente tra due comunità di villaggio. Ha anche un aspetto giuridico, ovvero l’obbligo di ripagare e nessuno dei due partner può rifiutare il dono. Le due comunità fanno (molto importanti) distribuzioni cerimoniali di cibo che si basano su una reciproca dipendenza artificialmente e culturalmente creata (quella interna di pesce, quella esterna id versure). Se non rispettano tale accordo, sanno che verranno puniti, ognuno di esse possiede un’arma per far rispettare i propri diritti: la reciprocità (non si limita a questo aspetto) → fa parte di un intero sistema di mutualità. CAP 4 – Reciprocità e organizzazione duale Il principio duale, contrariamente a Rivers, è il risultato integrale dell’intrinseca simmetria di tutte le transazioni sociali, della reciprocità dei servizi senza i quali nessuna comunità potrebbe esistere. Gli scambi non avvengono a caso, ognuno ha il suo partner permanente (parla del kula) → stabilisce un sistema di legami sociologici di natura economica, spesso combinato con altri legami tra individuo e individuo, gruppo e gruppo, etc. In ogni azione c’è un dualismo sociologico: due parti che scambiano funzioni e servizi, ognuna sorvegliando la misura dell’adempimento e la correttezza del comportamento dell’altra. In tutto questo non c’è nessuna generica accettazione di privilegi o riduzione di doveri. Tuttavia, l’aspetto cerimoniale può nascondere queste caratteristiche. CAP 5 – Diritto, interesse privato e ambizione sociale Oltre al vincolo degli obblighi reciproci ci sono altri vincoli al comportamento: vincolo sociale, rispetto per i diritti, e soprattutto l’aspetto cerimoniale → nella distribuzione del surplus sentono l’opportunità di una manifestazione di potere e di valorizzazione della propria personalità. La generosità è una virtù e la ricchezza e l’elemento essenziale dell’influenza e del rango. L’associazione di una transazione semi-commerciale con specifiche cerimonie pubbliche fornisce un’ulteriore forza vincolante di appagamento per mezzo di uno speciale meccanismo psicologico: il desiderio di esibizione, l’estrema stima per la ricchezza e l’accumulo di cibo → forze mentali e sociali che trasformano certe regole di condotta in leggi vincolanti. Tuttavia, ogni volta che il nativo può eludere gli obblighi senza perdita di prestigio o di guadagno lo fa. Se si guarda meglio, infatti, ci sono costanti intoppi ed è raro che un uomo sia completamente soddisfatto del suo partner. Si vede come le regole che hanno un obbligo vincolante siano separate dalle semplici norme del costume e che il diritto civile è più sviluppato del sistema dei divieti. Le regole descritte sono comunque elastiche e adattabili, solo l’avidità intenzionale, la negligenza o la pigrizia vengono considerate come violazione del contratto (rimane comunque una questione di orgoglio e di consapevolezza che si verrà ripagati). L’elemento legale consiste quindi in tutte le complesse disposizioni che rendono le persone rispettose degli obblighi, tra cui il modo in cui molte transazioni sono collegate in catene di servizi reciproci, ognuno dei quali deve essere ripagato. Anche la forma pubblica a e cerimoniale contribuisce. CAP 6 – Le regole giuridiche negli atti religiosi Si può trovare l’aspetto legale in qualunque dominio della vita tribale, anche nelle cerimonie che vengono considerate un obbligo dell’esecutore nei confronti degli altri sopravvissuti (che ha comunque reciprocità). Il lutto è un anello nella catena della reciprocità tra moglie e marito e le loro famiglie. CAP 7 – Il diritto matrimoniale Relazione permanente di mutualità tra l’uomo e la famiglia della moglie, in particolare il fratello. La donna rimanere sempre sotto la tutela del parente materno maschio più prossimo, che prende cura del suo benessere anche economico anche dopo il matrimonio ed è il custode dei figli. Il matrimonio e patrilocale, quindi la moglie si trasferisce nel villaggio del marito, in modo che al raccolto tutti i villaggi si incrociano e si possa valutare pubblicamente la presa in carico della propria famiglia (questo è un vincolo psicologico per lo zio materno per mantenere gli altri). A questo il marito deve ripagare con doni periodici a ogni contributo del raccolto, mentre i bambini dovranno aiutare lo zio nel lavoro e le bambine fornirgli la discendenza. Ponendo le offerte del raccolto in un contesto sociologico vediamo come tutto questo trova giustificazione in quanto anello nella catena della mutualità. Un’analisi approfondita mostra come alcune di queste azioni apparentemente inutili sono potenti incentivi economici, che altre forniscono la forza legale vincolante e che altre ancora sono il risultato diretto delle idee di parentela native (no comunismo!). CAP 8 – Il principio del dare e ricevere che pervade la vita tribale In tutti i settori della vita tribale si può ritrovare lo stesso meccanismo legale di obblighi vincolanti: transazioni economiche (doni e contro-doni reciproci in cui entrambe le parti beneficiano ugualmente). Cita Argonauti e si corregge nell’utilizzo del concetto di “dono puro” (marito-moglie, padri-figli), in cui non ha una visione sufficientemente lunga della catena delle transazioni. Il sistema su cui si basa la vita dei nativi è un complesso dare-e-ricevere a lungo termine, in cui servizi reciproci si bilanciano. Chiunque disobbedisca a questo meccanismo si troverebbe subito fuori dall’ordine sociale ed economico, e tutti ne sono consapevoli. Un cittadino onorabile è tenuto a svolgere i propri doveri e non si sottomette ad essi per istinto o intuito ma per il dettagliato funzionamento del sistema in cui ogni atto ha il proprio posto. Parla di magia (istituzione pubblica) e dei rimborsi ai servizi: la vera ricompensa del mago non è nelle piccole offerte ma nel prestigio, nel potere e nei privilegi che la sua posizione gli conferisce. Tutti gli atti di magia comunitaria sono obbligatori per l’esecutore. Anche ogni importante atto religioso è un obbligo morale verso l’oggetto, lo spirito, o il potere venerato. Esso soddisfa sia i bisogni motivi dell’esecutore ma ha anche un posto nello schema sociale in cui è considerato, da terze persone, come dovuto, osservato e poi ripagato punizione; ignora l’esistenza di un qualsiasi accordo sociale o di motivi psicologici che inducano all’obbedienza di una classe di costumi per ragioni puramente sociali. Tuttavia, nessun uomo agisce involontariamente o istintivamente contro i propri istinti, appetiti inclinazioni. La funzione del diritto è di frenare le propensioni naturali e controllare gli istinti e non di imporre un comportamento non spontaneo come obbligatorio ma di assicurare una cooperazione basata su concessioni e sacrifici reciproci per un fine comune. Ci sono vari tipi di imperativi nella vita del selvaggio: la forza del costume, il rispetto per la tradizione, conformazione a rituali religiosi, sanzione della punizione tribale (indignazione dell’intera comunità, attraverso cui sono salvaguardate la proprietà, l’onore personale, l’autorità del capo, l’esogamia, il rango e il matrimonio). Diritto civile: classe di regole vincolanti che controllano la maggior parte degli aspetti della vita tribale, regolano i rapporti personali tra parenti, membri del clan e tribù, relazioni economiche, esercizio del potere e della magia, diritto matrimoniale. Queste regole non hanno alcuna sanzione religiosa o punizione tribale. Le forze vincolanti sono nella concatenazione delle obbligazioni, disposte in catene di mutui servizi per lunghi periodi di tempo + l’aspetto cerimoniale (quindi tendenza all’interesse personale, l’ambizione e la vanità inserite nel meccanismo sociale). PARTE SECONDA – Il crimine primitivo e la sua punizione CAP 1 – La violazione della legge e la restaurazione dell’ordine Accusa verso l’antropologia che cerca il sensazionale, mentre l’autore afferma di aver indagato l’aspetto ordinario. Riassunto di tutte le conclusioni precedenti, enfatizzando come l’atteggiamento del selvaggio sia uguale a quello di una comunità civilizzata. Il diritto funziona in maniera molto imperfetta, quindi una descrizione delle questioni penali è necessaria senza che questa sia però enfatizzata. Il principio giuridico più importante è il diritto materno, che regola la successione al rango, il potere, le cariche, l’eredità, i diritti al suolo, la cittadinanza locale e l’appartenenza al clan totemico. Questo sistema si basa sulla mitologia e su alcune credenze magico-religiose. Esistono altri sistemi di norme giuridiche minori che costituiscono sistemi legali indipendenti: legge del matrimonio (si basa su principi legali indipendenti dal diritto materno), la posizione del capo, i privilegi e i doveri del mago, etc. Sapendo che il diritto non è perfetto ci possiamo porre delle domande: come funzionano questi sistemi nella realtà delle cose? Ogni sistema è ben armonizzato dentro i propri limiti? Sconfina in altri campi? Qual è il carattere del conflitto di due sistemi legali indipendenti? Per rispondere a queste domande ci si deve appellare agli aspetti criminali. Problemi irrisolti: • la natura degli atti e delle procedure penali e il loro rapporto con il diritto civile • i principali fattori attivi nella restituzione dell’equilibrio perturbato • le relazioni e i possibili conflitti tra sistemi diversi Aneddoto del suicidio di un ragazzo per accusa pubblica di violazione dell’esogamia del clan totemico. Si vede la distanza tra l’ideale morale e dell’attuale applicazione nella vita reale. L’opinione pubblica fu mossa da un’accusa diretta altrimenti non avrebbe reagito al crimine. Si può vedere come la “reazione di gruppo” e la “punizione soprannaturale” non furono quindi i principi attivi della punizione. L’infrazione dell’esogamia non è infatti rara e viene tollerata. Esistono dei sistemi di evasione delle leggi fondamentali, per esempio l’utilizzo della magia (riti e incantesimi che se eseguiti correttamente annullano i danni dell’infrazione). Questo ci insegna che in una comunità in cui le regole vengono sistematicamente aggirate da metodi ben consolidati non può esserci spazio per una servile aderenza alla tradizione → evasione metodica della legge. La magia, prendendo di mira istituzioni stabili, è uno strumento criminale offerto dalla tradizione, quindi un settore della tradizione contro la legge e in diretto conflitto con essa. L’antropologia moderna cita la legge dell’esogamia come uno dei comandamenti più rigidi → è una finzione. La violazione dell’esogamia è considerata diversamente a seconda del grado di vicinanza parentale delle due persone: quando la parentela di attenua, la severità diminuisce. Per questo motivo, inoltre, per un uomo le femmine del suo clan non sono un gruppo unico e omogeneo, ma un insieme ben differenziato di individui ciascuno dei quali sta in una relazione di parentela speciale. Fino ad ora si è parlato di rapporti sessuali, tuttavia il matrimonio nello stesso clan è qualcosa di più serio, anche se ci sono stati dei casi. CAP 2 – Stregoneria e suicidio come influenze legali Stregoneria come strumento di coercizione e suicidio come espiazione e sfida. La stregoneria è praticata da specialisti, che esercitano il potere a proprio vantaggio e anche professionalmente dietro compenso. Questi sono tuttavia moderati perché avrebbero più da perdere che da guadagnare, dato che lo stesso status di mago li mette in una posizione di prestigio. Coloro che hanno potere hanno diritto di precedenza sulla volontà dello stregone. Quando un fatto totalmente illecito o un’ingiustizia devo essere puniti, lo stregone sente il peso dell’opinione pubblica ed è disposto a lavorare sotto ricompensa. Magia = agisce come una vera forza legale attraverso la quale si attuano le regole della legge tribale, previene l’uso della violenza e ristabilisce l’equilibrio. Il costume di cercare le ragioni per cui un uomo sia stato ucciso con stregoneria, attraverso la riesumazione del corpo e la ricerca di segni, mostra quali offese non sono così disonorevoli. Inoltre, ci mostra quale risentimento susciti ogni eccesso di qualità o di proprietà non garantiti dalla posizione sociale, qualsiasi risultato p virtù non associati al rango oppure al potere. Colui che controlla la mediocrità degli altri è il capo, che non può utilizzare violenza fisica nel momento in cui c’è solo un sospetto, quindi, ricorre alla stregoneria (che deve ripagare comunque). Poiché la stregoneria rimane un sostegno agli interessi acquisiti e si schiera inevitabilmente dalla parte dei potenti, essa è una forza conservatrice della legge e dell’ordine e fornisce la fonte principale della generale paura della punizione. [digressione sull’applicazione sbagliata della morale occidentale che conducono all’anarchia e all’estinzione della cultura e della razza]. La stregoneria non viene mai utilizzata in diretta opposizione alla legge, ma può essere utilizzata come pratica criminale per fare torti a qualcuno di più debole → enfatizza lo status quo e le diseguaglianze tradizionali e ne contrasta la formazione di nuove. Il suicidio, sebbene non sia un’istituzione giuridica, possiede uno specifico aspetto legale. Le due forme fatali di suicidio (buttarsi dalle palme [lo’u] e ingerire veleni [soka]) sono utilizzate come strumenti per uscire da situazioni senza sbocco, abbracciando un sentimento complesso di auto- punizione, vendetta, riabilitazione, rancore sentimentale. [altro esempio di violazione dell’esogamia e conseguente suicidio – esempio di insulto tra marito e moglie e doppio suicidio] Due sono i motivi nella psicologia del suicidio: espiazione di una violazione o un tentativo di fuggire ai propri obblighi; protesta contro coloro che hanno portato alla luce questa violazione e hanno insultato il colpevole in pubblico costringendolo a una situazione insopportabile (chiede vendetta ai parenti e amici). Suicidio e stregoneria sono mezzi per far rispettare la legge e costituiscono influenze conservatrici. I principi secondo i quali il crimine è punito sono molto vaghi e i metodi di esecuzione della punizione sono irregolari. Non ci sono disposizioni che potrebbero essere classificate come “amministrazione della giustizia” secondo un codice e metodi fissi. Il crimine nella società trobriandese può essere definito solo vagamente e le proibizioni sono elastiche, con sistemi metodici di evasione. CAP 3 – Sistemi giuridici in conflitto Il diritto è costituito da sistemi indipendenti e solo parzialmente adattati l’uno all’altro → stato di equilibrio instabile. Lo studio del meccanismo di tali conflitti è istruttivo del tessuto sociale. [esempio drammatico di conflitto tra diritto materno e amore paterno (usanze tollerate dal costume ma che operano contro la legge, che porta a una profonda spaccatura nella vita sociale della comunità]. Il diritto materno è associato a un sentimento debole tra zio-nipote, mentre l’amore paterno tra padre-figlio è molto forte (per via della patrilocalità del matrimonio).
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