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RIASSUNTO DI DUE SAGGI "NEL LABORATORIO DELLA STORIA" per ESAME DI STORIA MODERNA (GIULI), Sintesi del corso di Storia Moderna

Riassunto dei saggi: - "terra e territori: la cartografia per la ricerca storica" (Stopani) - "Disciplinare, confortare, persuadere: le fonti della storia religiosa (Cavarzere) per esame di ISTITUZIONI DI STORIA MODERNA (prof. Giuli), LIN, 2020-2021

Tipologia: Sintesi del corso

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Scarica RIASSUNTO DI DUE SAGGI "NEL LABORATORIO DELLA STORIA" per ESAME DI STORIA MODERNA (GIULI) e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! NEL LABORATORIO DELLA STORIA — M.P. Paoli 1. Terrae territori: la cartografia per la ricerca storica (Antonio Stopani) 1.1 Le origini delle fonti cartografiche Il termine “cartografia”, diffusosi dall'Ottocento, designa la disciplina scientifica e i procedimenti tecnici per la realizzazione di una carta geografica. Nello stesso periodo si diffonde anche l'uso del termine per indicare un corpus documentario composto da immagini che rappresentano una realtà semplificata e ridotta. In questo periodo la cartografia è legata alla rappresentazione metrica della Terra; per cartografia scientifica si intende la misura e il rilevamento topografico di una porzione di superficie terrestre collegandola ad alcuni punti eminenti di cui sono note le coordinate astronomiche. A partire da esse il territorio viene ricoperto di triangoli di cui si misurano gli angoli formati dalle linee congiungenti a quelli circostanti e i lati. Tali procedimenti furono un progresso importante, tanto da non considerare più la documentazione pre-ottocentesca, perché considerata incapace di restituire un'immagine precisa della realtà. Un'immagine è infatti considerata carta solo se gli oggetti che riporta sono l'esito di un'operazione di misura della realtà; inoltre, il giudizio sulle carte è dato dalla precisione con cui essa rispetta il processo cartografico di matrice scientifica. Nel Novecento la carta viene usata come fonte per lo studio dei contesti sociali. Le fonti cartografiche originali possono trovarsi negli odierni archivi (di Stato, comunali e privati). Esse possono essere: - Sciolte: inserite negli incartamenti che illustravano - In raccolte separate: scorporate dai fascicoli, fonte diretta ma con lo svantaggio di essere separata dal contesto storico. È importante risalire al contesto, le condizioni, istanze istituzionali e i protagonisti che contribuirono alla realizzazione. Infatti, nel saggio di Stopani si propone un metodo di ricerca che punta a collegare la carta alla società di appartenenza, non solo come strumento scientifico, ma come risultato di evoluzioni geo-politiche, ambientale, patrimoniale etc. La carta possiede un carattere referenziale > proprietà dei simboli grafici di indicare oggetti o condizioni del mondo fisico. 1.2 La diffusione sociale della carta A seguito della scoperta dell'opera dell'astronomo Claudio Tolomeo (Il sec. d.C.), la carta diventa oggetto scientifico, celebrativo, amministrativo delle élite europee, con applicazione ben oltre le carte nautiche. Infatti, questi usi estetici sono confermati dalla tendenza ad arricchire e adorare gli edifici pubblici e privati. Carte dipinte si trovavano nelle camere di udienza di monarchi, eruditi e ricchi personaggi. Era alla moda appendere questo oggetto di lusso, sempre più presente nei mercati. Ne sono un esempio i cicli affrescati commissionati da principi rinascimentali: Giacomo Gastaldi per la Sala dello Scudo a Venezia, Egnazio Danti per Palazzo Vecchio e per la Galleria delle Carte vaticana, il cardinale farnese per la Sala del Mappamondo etc. In alcuni casi si rappresenta il dominio politico del committente, usate quindi come supporto per discussioni governative; al tempo stesso esaltano la sua autorità agli occhi di cittadini, diplomatici etc. > la carta diventa mezzo simbolico con cui il committente esibisce il proprio prestigio. Con l'invenzione della stampa, la carta si diffonde anche nelle prime bibbie protestanti, illustra città famose, diffonde la conoscenza dei nuovi mondi scoperti. La diffusione tra i ceti elitari è legata ai progressi delle conoscenze scientifiche divulgate attraverso scuole e università, es. quelle fondate dalla Compagnia dei Gesuiti da metà XVI sec. e l'importanza sempre maggiore di matematica e astronomia è testimoniata dall'aumento di manoscritti a riguardo nelle varie biblioteche. Saranno i testi usati per la formazione di architetti e geometri, perché importanti per lo studio di ingegneria idraulica, meccanica, tipografia, fabbricazione di attrezzature etc. Dalla metà del Quattrocento si inizia a spiegare la misurazione tramite triangolazione, rifacendosi alle regole geometriche di Euclide (queste teorie furono riprese p.e. da Leon Battista Alberti nel Ludi rerum mathematicorum del 1445) 1.3 Carte per il governo La cartografia nel suo rapporto con lo Stato è un tema molto studiato, soprattutto per l'uso di essa come strumento di governo del territorio e come sviluppo della concezione di unità geopolitica. La “cartografia ufficiale” conceme la fissazione di confini, il controllo delle zone umide, il governo delle risorse naturali, usi della terra e definizione della proprietà. Gli stati di antico regime sono basati sul pluralismo dei corpi territoriali, pensato come ordine di cose preesistente i poteri sovrani che lo incardinano politicamente. Ogni forma di autorità pubblica superiore è iscritta nel paradigma della iurisdictio, che riguarda la difesa dell'ordine e la risoluzione dei conflitti. Gli stati, nel corso dell'età moderna, si attribuiscono sempre maggiori attività in materia fiscale, religiosa, economica, addossando ai corpi periferici compiti di salvaguardia dei territori. Dal XVI secolo le istituzioni si dotano di corpi tecnici stabili che controllano strade, corsi d'acqua, risorse naturali. Per fare ciò necessitano della carta: Boutillier nella Somme reale spiega che la carta è testimonianza oculare, p.e. consiglia a un giudice di avvalersi di essa per visualizzare oggetti contesi. È quindi l'agente istituzionale a fare uso della carta come strumento di codificazione e comunicazione di informazioni. Le carte istituzionali hanno caratteristiche comuni: sono topografiche a grande scala, quindi riguardano porzioni di territorio non estese, sono manoscritte e sono inserite all'interno di documentazione scritta. Svolgono funzione illustrativa del testo. In questo caso carta e documento sono strettamente legate e pensate per essere lette insieme. 1.4 L'inchiesta e la carta L'uso pratico della carta trova una sua prima applicazione nelle inchieste promosse dagli organi centrali per raccogliere informazioni. Nell'età modema la carta servirà a riunire dati territoriali (confini, consistenza dei beni comuni, strade, fiumi, fortezze etc.). Nei Boke Named the Governour Sir Thomas Elyot, segretario del Consiglio Privato, annovera tra gli usi quello di supporto all'azione di governo, consigliando al buon governatore di rivelare il territorio sotto la sua autorità. Esempi di inchieste importanti: una veneziana che testimonia la precocità, nel 1460, dell'uso della carta come archivio centrale di dati territoriali; e una spagnola, del 1557, per il sincretismo di codici espressivi usati. Entrambe hanno caratteri comuni: - Buon governo = grande collezione di dati del territorio — La carta è essenziale per la comunicazione e fissazione dei dati In entrambi casi è un tecnico che raccoglie informazioni fornite da esperti locali. È una procedura decentralizzata perché le autorità centrali ne delegano la raccolta a quelle periferiche. Alla base dell'inchiesta sta proprio il dialogo tra tecnico e informatori, che si basa sulla certificazione dei diritti sugli oggetti descritti da parte delle comunità. Nel caso dell'inchiesta nella Nuova Spagna si ha lo scopo di formalizzare l'assetto territoriale, facendo uso di informatori indigeni, ecclesiastici e maggiorenti locali. Due documenti compongono le inchieste: la relazione scritta dei rappresentanti delle autorità locali e le carte realizzate da disegnatori indigeni. Il primo documento rappresenta una cultura politica che cerca di definire gli accordi interetnici tra élite indie e ispaniche; il secondo rappresenta la capacità dei cartografi indios di unire pittogrammi autoctoni ed elementi del sistema semiotico dei colonizzatori. Le carte venivano create in base alle necessità: nel 1539, Enrico VIII chiese l'inventario dei siti delle coste inglesi più esposti alle incursioni, necessitanti di nuove fortificazioni. Le carte disegnate in questa occasione sono quindi uno studio dei siti. Le planimetrie di fortezze e città con indicazioni delle opere difensive (tipiche delle carte militari) rispondono alle tecniche delle guerre fondate sull'assedio. Indicano depositi di munizioni, posizione delle bocche da fuoco, porte di accesso etc. Questo tipo di carte permettono di conoscere il modo in cui le autorità centrali gestivano le operazioni Pag. |5 politici come magistrati o governatori, servendosi della carta come espletamento delle loro funzioni. Esse alimentano inoltre il mercato librario e cartografico con collezionismo; fondano accademie scientifiche, sono lettori di atlanti, raccolte o scritti scientifici. La pratica di rappresentare cartograficamente la proprietà rappresenta quindi uno dei domini dell'agire umano. Le operazioni di rilevazione di proprietà sono legate ai primi catasti settecenteschi; i primi, rudimentali, furono quelli nella regione dello Hainaut in Svezia sotto Gustavo Adolfo Il e in Danimarca. | cabrei funzionano con logica esclusiva perché promossi da famiglie/enti per iniziativa di questa, mentre i catasti sono inclusivi (mappatura di tutte le proprietà). Spesso la differenza tra catasti e carte fondiarie per la bonifica è lieve, es. i polder olandesi sono talmente estesi da essere assimilabili ad unità amministrative comunali con azioni catastali. Lo stesso vale per le carte dei rilevamenti disposti dalla magistratura fiorentina per distribuire i carichi fiscali in base ai benefici ricevuti dalle opere fluviali. Con l'applicazione del principio di tassazione secondo le ricchezze, le carte di Settecento e Ottocento sono caratterizzate da strumentazione più precisa e il loro uso corretto è assicurato dalla formazione dei tecnici nelle scuole tecniche. 1.9 Carte e visibilità del mondo La carta si diffonde in campi sempre più ampi. La carta è al cuore dei processi comunicativi di o gni tipo: es. abitudine sei-settecentesca degli attori di rivolgersi alle autorità con suppliche, accompagnando con disegni e schemi di carte commissionate ad agrimensori. Si tratta di questioni poco importanti e questo sottolinea il ricorso alla carta da parte degli strati alfabetizzati della popolazione: disposizione delle panche in chiesa, processione, dislocazione dei banchi al mercato. La necessità di visualizzazione percorre l'intera età moderna. La metafora della visione e dell'osservazione della realtà si ritrova nella definizione dell'intendente francese come “occhio del sovrano"; i dipendenti dello stato inviati nelle periferie mostra l'incapacità dei sovrani di governare dinamiche sociali ed economiche periferiche. Abramo Ortelio nel ‘500 mette in luce come la carta geografica situi e memorizzi eventi storici. La necessità di localizzare e visualizzare la storia si rafforza nel Rinascimento (ha come conseguenza la nascita del genere dell'atlante storico). La carta nel XVIII secolo si pone, con i nuovi mezzi di misurazione topografica, come unico atto rappresentativo della realtà. Il perfezionamento delle tecniche dipende dai progressi di fabbricazione degli strumenti in Francia, Inghilterra e Germania. Barometri, igrometri, termometri (misurazioni altimetriche), macchine parallattiche, circoli ripetitori (misurazioni astronomiche), bussole, tavolette pretoriane per rilievi topografici etc. sono strumenti fondamentali per la carta. L'uso di tali strumenti necessita di formazione scolastica e addestramento. Cambia l'idea di osservazione e misurazione del mondo, la stessa Enciclopedia di Diderot e d'Alembert si propone come atlante della conoscenza del mondo. Il lettore, leggendoli, avrà una visione del mondo simile alle relazioni di viaggio. L'immagine fa ormai parte della conoscenza, affianca e completa la descrizione. | padri della geografia scientifica — Alexander von Humboldt e Carl Ritter — estesero l'uso della carta allo studio dei fenomeni fisici, contribuendo allo sviluppo della carta tematica (rappresentare con simboli, linee e colori la distribuzione spaziale di fenomeni come una malattia, una lingua, un fenomeno climatico). Nel 1817 Humboldt realizza la prima carta con curve isoterme (linee che uniscono punti con stessa temperatura) e sviluppa l'uso della carta come strumento euristico, capace di rilevare la ripartizione nello spazio di categorie di fatti, rappresentando così successivamente aree di diffusione vegetale e animale, dati demografici, culturali e sociologici. 2. Disciplinare, confortare, persuadere: le fonti della storia religiosa (Marco Cavarzere) 2.1 Dall’”’unica fonte” alla varietà delle fonti: storia religiosa e metodo critico Per secoli l'unica fonte religiosa europea erano le Sacre Scritture e, per il mondo cattolico, dalla tradizione apostolica del papato. Gli eventi della storia ecclesiastica erano manifestazione dell'opera Pag. |6 della Provvidenza e non avevano bisogno di spiegazioni. Il superamento di questa visione si verificò gradualmente e coincise con un cambiamento dei presupposti culturali su cui la società si fondava. Le conseguenze del passaggio a una visione critica dello sviluppo storico furono, da un lato, all'allargamento delle fonti considerate e, dall'altro, il cambiamento dei modi di interpretazione e discussione di esse, secondo lo spirito dell'epoca. Sono due fenomeni legati. | primi segnali di scollamento tra visione provvidenziale e storiografia religiosa si registrarono all'interno di un contesto intriso di fede nella Verità della Bibbia: dei monaci benedettini francesi della congregazione di Saint-Maur (“maurini"), a cavallo tra Sei- e Settecento, diedero avvio a una riconsiderazione delle fonti. Si impegnarono nella pubblicazione delle opere dei padri della Chiesa (sec. IV-VIII), le “edizioni patristiche", condotte secondo un nuovo metodo storico -critico descritto da uno di loro, Jean Mabillon nel De re diplomatica (1681). Furono stabilite regole scientifiche per l'accertamento dell’autenticità dei documenti storici: valutazione della scrittura, materiale di supporto (carta, papiro, pergamena), inchiostro, lingua + si fonda la disciplina della diplomatica, che si interessa di questi aspetti. Nel 1698 Mabillon mise in dubbio l'autenticità delle reliquie dei martiri ritrovate a Roma nelle catacombe, mettendo in pratica la disciplina. Nello stesso periodo anche l'ordine dei gesuiti praticò la ricerca. Furono pubblicati gli studi degli Acta Sanctorum del 1643 dai padri fiamminghi noti come “bollandisti” (Jean de Bolland). Erano una raccolta di testimonianze storiche sui santi canonizzati dalla Chiesa cattolica; scopo dell'opera era trovare prove inconfutabili che testimoniavano il culto dei santi cattolici, messo in discussione dalla Riforma protestante. AI contrario però, si scoprì che molti santi erano in realtà figure leggendarie, con storie tramandate poco attendibili. Gli Acta furono proibiti dalla Chiesa. Con l'Illuminismo la vittima principale fu l'autorità delle Sacre scritture e della Rivelazione come fonte storica. Gli Illuministi, ispirati dal filosofo porto-olandese Baruch Spinoza che ne confutò radicalmente l'autorità, si posero in una posizione polemica verso gli schemi di storia universale della Bibbia, ridicolizzandone le narrazioni e sostituendole con uno sviluppo che comprendeva popoli messi ai margini dalla tradizione. Voltaire offre l'esempio più organico con Saggio sui costumi e lo spirito delle nazioni (1756), storia universale laica che prescinde dalla Bibbia e include una cornice di eventi più vasta. Divengono più importanti del popolo d'Israele paesi come la Cina, più antichi e popolosi. Questa nuova visione permise di abbattere antichi pregiudizi e guardare al passato in un modo nuovo. Gli illuministi non portarono però novità per quanto riguarda le fonti. La rivoluzione dello studio della storia religiosa arriva con Leopold von Ranke, professore di storia tedesco e autore di una storia dei papi (anni '30 dell'Ottocento) redatta tramite una selezione di documenti diplomatici tratti da vari archivi. Di formazione luterana, non critica il papato, cerca invece di studiarne le vicende sulla base dei dati desumibili dai documenti, in modo da capire come “sono andate effettivamente le cose”. Basò gli studi su un rigoroso criterio di prova: la sua riflessione si reggeva su precise fonti, citate in note e appendici che davano conto delle scelte adottate. Si cercava quindi ora di creare una storiografia scientifica, tuttavia la situazione messa in luce da Ranke mostrava un Sud arretrato a causa del papato e un Nord all'avanguardia grazie alla Riforma, situazione che rispecchiava più la modernità rispetto al passato. Ovviamente, il ruolo di Ranke fu decisivo, poiché da quel momento in poi chiunque voglia scrivere opere storiche deve far riferimento ai documenti, criticamente vagliati tramite la tecnica messa in atto dai maurini. La risposta cattolica a Ranke fu nel 1881, quando Leone XIII decreta l'apertura dell'Archivio Segreto Vaticano, dove era raccolta gran parte della documentazione. Ancora oggi l'Archivio mantiene il suo nome ed è divenuto centro di primaria importanza per lo studio del cristianesimo occidentale. Negli stessi anni Ludwig von Pastor rispose a Ranke con Storia dei papi, con dati desunti dal Vaticano e dal resto d'Europa, ma con un pregiudizio ideologico di base, pensato per difendere Roma. Le opere di Ranke e Pastor si basano su fonti istituzionali ecclesiastiche (diplomatiche, giudiziarie), fonti dottrinali (trattati, documenti pontefici); la prospettiva storica si basava sulle ideologie. Pag. |7 Dopo circa un secolo verranno presi in considerazione altri aspetti della vita religiosa, intesa come espressione del rapporto degli individui con il divino. Le fonti fino ad allora esaminate si rivelarono insufficienti. Tra gli anni Sessanta e Settanta del ‘900, gli studiosi ampliano le fonti da analizzare: Carlo Ginzburg portò avanti lavori sull'Inquisizione romana, grazie ai quali ha rintracciato testimonianze di culti agrari precristiani di età moderna e ha ricostruito le credenze della classe medio-bassa. Con l'apporto di nuove discipline, come l'antropologia storica, sono comparse nuove fonti; i riti vengono analizzati come rappresentazioni di rapporti sociali simbolici, i comportamenti etichettati come “magici” sono studiati come espressione di spiritualità, l'iconografia dei dipinti religiosi mostra i rapporti tra fedeli e immagini etc. La storia religiosa non si riduce alle fonti scritte, ma osserva diversi elementi. Ciò fu dovuto a un mutamento degli obiettivi della storia religiosa, studiata da laici senza convincimenti religiosi, ma inspirati dal comprendere la storia. Si esaminano le fonti per capire il funzionamento della società del passato. Oggigiorno, le fonti si sono inoltre moltiplicate, importanti sono i documenti che descrivono l'azione di disciplina e persuasione promossa dalla Chiesa romana dopo il Concilio di Trento. 2.2 Disciplinare Le prime fonti prese in esame furono prodotte come “disciplinari”. Chiesa e Stati si dedicarono a imporre stili di vita e di pensiero conformi a una disciplina generale. Strumenti di disciplinamento furono in primis vescovi e parroci che dovevano controllare i fedeli. Questo processo fu ostacolato da una società poco irreggimentabile. La Chiesa impose un'ortodossia dottrinale con strumenti quali l'Inquisizione. Nelle diocesi si adottarono strumenti di disciplina che costituiscono oggi documenti importanti degli obiettivi della politica ecclesiastica del tempo. Esistevano i cosiddetti “Cinque Libri" stabiliti dal Concilio: erano registri di battesimi, cresime, matrimoni, defunti e stati delle anime (censimento delle famiglie) compilati e aggiornati dai parroci. Avevano un significato politico, poiché rappresentavano le uniche testimonianze sullo stato civile delle persone; inoltre, essere inseriti significava godere dei diritti civili, negati a ebrei p.e. | registri servivano anche per far rispettare le regole del diritto canonico: i libri registravano nome del battezzato, dei genitori, dei padrini e delle madrine, documentando parentele spirituali in un periodo in cui non era insolito che il padrino fosse il futuro sposo della battezzata, usando il mezzo come strumento di alleanza matrimoniale. Le registrazioni matrimoniali attestavano che il matrimonio si fosse svolto in facie ecclesiae, di fronte al prete e secondo le regole della Chiesa, impedendo bigamie (non era insolito che un uomo creasse una nuova famiglia durante il viaggio di lavoro). | registri furono usati dai demografi in passato per studiare l'andamento della popolazione, ma anche per studiare le relazioni di potere e di vicinato presenti in un dato territorio etc. AI di fuori della parrocchia, i fedeli erano sotto il controllo del vescovo, che con il Concilio doveva compiere una visita alla diocesi ogni anno e ogni tre anni doveva recarsi a Roma a rendere conto di quanto avveniva. Le visite diocesane ebbero cadenza irregolare e le visite romane furono sostituite con relazioni scritte. La visita parrocchiale descrive le condizioni delle chiese della diocesi, degli edifici ecclesiastici e sulla popolazione e clero risiedente. Gli storici dell'arte e di architettura studiarono i dati per risalire alla storia artistica degli edifici. Le visite erano documenti giurisdizionali che affermavano le prerogative delle istituzioni ecclesiastiche sulla diocesi, anche su “opere"/fabbriche” (istituzioni laicali destinate ad amministrare i beni della parrocchia) e confraternite. Un'altra documentazione prodotta riguardava l'attività del tribunale vescovile. | vescovi ‘amministravano anche giustizia civile e penale attraversi i propri organi con cancellieri, notai, forze di polizia e prigioni. Nelle società di antico regime non esisteva un monopolio della legge, ma a seconda dei casi c'erano diversi tribunali dotati delle proprie regole (statali, cittadini, delle corporazioni etc.). Quelli vescovili giudicavano gli ecclesiastici e laici se per motivi di morale. Si tratta dei peccati sanciti dalla chiesa, che oggi appartengono alla sfera personale. Si occupavano di
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