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Intermediari Finanziari: Ruolo delle Banche e degli Intermediari Non Bancari, Sintesi del corso di Economia degli Intermediari Finanziari

Una panoramica dell'intermediazione finanziaria e del ruolo preminente delle banche, oltre a quello di altri intermediari finanziari non bancari. Vengono descritte le attività di credito indiretto, l'evoluzione del settore e i soggetti non bancari che si inseriscono nei canali del credito. Vengono trattati soggetti come assicurazioni, società di intermediazione mobiliare, fondi comuni di investimento, società di investimento a capitale variabile, società di leasing e di factoring.

Tipologia: Sintesi del corso

2010/2011

Caricato il 15/07/2011

gigiuzzolo
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Scarica Intermediari Finanziari: Ruolo delle Banche e degli Intermediari Non Bancari e più Sintesi del corso in PDF di Economia degli Intermediari Finanziari solo su Docsity! PRINCIPALI INTERMEDIARI FINANZIARI Le banche, nella intermediazione finanziaria, hanno un posto preminente, infatti esse operano da lungo tempo nell’esercitare ogni altra attività finanziaria aldilà di quella classica che le banche esercitano con l’attività di raccolta del risparmio e di concessione dei prestiti. Quindi le banche fanno parte di quella categoria delle così dette imprese finanziarie. Gli intermediari finanziari non bancari Lo sviluppo delle operazioni di credito indiretto ha dato origine all’attività bancaria e di conseguenza ne è derivata una fioritura di altri intermediari finanziari, si a livello nazionale che a livello estero, di tipo non bancario. Tutto ciò si deve ad un incremento economico delle operazioni di credito. In altri termini, il moltiplicarsi degli intermediari finanziari è stato agevolato dalle nuove disposizioni che hanno armonizzato le legislazioni di paesi dell’Unione Europea e dalla evoluzione dei bisogni delle imprese e delle famiglie che ha operato da stimolo alla diversificazione dell’offerta. A fianco dell’intermediazione bancaria svolta dalla banca di emissione (che finanzia il Tesoro e le altre banche) e dagli altri enti creditizi che esercitano attività bancarie, vi sono una serie di soggetti non bancari che si inseriscono nei canali del credito. L’intermediazione non bancaria è svolta da numerosi organismi che sono inseriti in gruppi creditizi attraverso partecipazioni azionari e tra questi si possono citare: 1. Le aziende di assicurazione e gli istituti di previdenza i quali gestiscono una quota di risparmi volontari od obbligatori PAGE - 71 - della società lavorativa, acquistando titoli pubblici e concedendo mutui; 2. Le società di intermediazione mobiliare (SIM) rappresentano degli strumenti finanziari che diventano imprese di investimento di tipo polifunzionale che viene spiegata nel seguente modo: negoziazione di strumenti finanziari per conto proprio e di terzi, nel collocamento e nella distribuzione di valori mobiliari, nella raccolta di ordini di acquisto e di vendita, nella gestione di patrimoni immobiliari, nella consulenza in materia di investimenti sempre in strumenti finanziari e nella sollecitazione del pubblico risparmio. Le SIM non possono esercitare la raccolta del risparmio tra il pubblico e altre attività di tipo prettamente bancario; 3. I fondi comuni di investimento raccolgono capitali presso il pubblico e li investono operando un meticoloso frazionamento dei rischi, a fianco dei fondi comuni di diritto italiano sono operativi gli OICVM (Organismi di Investimento Collettivo in Valori Mobiliari) che sono fondi comuni di diritto comunitario gestiti da società dislocate in altri paesi dell’Unione e possono offrire in Italia le loro quote al pubblico. 4. Le società di investimento a capitale variabile (SICAV) sono rivolte all’investimento collettivo in valori mobiliari del patrimonio raccolto mediate offerta al pubblico e in via continuativa di proprie azioni. E’ una forma di investimento in attuazione di una direttiva comunitaria ed interessa un settore di mercato di risparmiatori i quali vogliano affidare i loro risparmi ad un gestore specializzato, ma che intendono esprimere il loro giudizio sulla gestione durante le assemblee sociali. PAGE - 71 - Infatti, le ottimali condizioni di liquidità potrebbero esser raggiunte dalla banca conservando presso di sé i depositi senza riutilizzarli in operazioni di prestito. In questo modo la gestione non crebbe utili, ma una perdita in quanto la banca è costretta a pagare gli interessi sul denaro raccolto. E’ chiaro come la gestione bancaria sia il risultato di un compromesso tra le esigenze di liquidità, solvibilità e redditività e per che tali obiettivi siano realizzabili di pari passo, l’ente creditizio conservi l’equilibrio finanziario (liquidità), l’equilibrio patrimoniale (solvibilità) e l’equilibrio economico (redditività). LE RISERVE DI LIQUIDITA’ Da quanto sopra esposto ne discendono due esigenze fondamentali operative: 1. bisogno di creare riserve di liquidità (non impiegare totalmente i fondi raccolti, una quota dei depositi viene conservata sotto forma di denaro o investita in forme trasformabili facilmente in denaro al fine di garantire i risparmiatori e assicurare la capacità della gestione bancaria di far fronte alle richieste di prelevamento giornaliere da parte dei depositanti. Le riserve rappresentano un dato positivo per la liquidità e la solvibilità, ma ne viene compromessa la redditività della banca. A questo punto potremmo distinguere: prima riserva, che sono rappresentate da attività infruttifere utilizzabili immediatamente senza costi, e seconde riserve, costituite da attività fruttifere il cui utilizzo richiede un certo tempo anche se brevissimo e un costo di trasformazione in denaro). 2. bisogno di armonizzare la natura e le caratteristiche delle operazioni di raccolta con le operazioni di impiego (tra queste attività bancarie, la raccolta dei fondi che è espressa PAGE - 71 - tramite le seguenti categorie: Fondi in conto corrente, depositi a risparmio libero, depositi vincolati, certificati di deposito, prestiti obbligazionari); L’impiego dei fondi viene realizzato dalle banche sia in attività finanziarie con finanziamenti accordati alle imprese sia con prestiti concessi alle aziende di erogazione. In sintesi le operazioni di raccolta devono armonizzarsi con le operazioni di impiego in maniera tale da ottenersi la coincidenza con le operazioni a breve, mentre i prestiti a media e lunga scadenza possono essere finanziati solo da depositi vincolati a media durata o con emissione di prestiti obbligazionari. Il reddito discende come in qualsiasi impresa dalla contrapposizione dei costi e dei ricavi di competenza dell’esercizio. I costi sono espressi dagli interessi passivi corrisposti su operazioni di raccolta e tutte le spese di gestione in generale. I ricavi corrispondono agli interessi attivi sulle operazioni di impiego e dagli utili sulle operazioni di valori immobiliari, valute estere, commissioni e proventi accessori sui servizi alla clientela. La formazione del risultato economico è dato dalla gestione dell’impresa bancaria che è unitaria, ma che può essere suddivisa per aree di attività al fine di arrivare alla determinazione del risultato economico d’esercizio tramite una serie di risultati intermedi. PRIMA AREA E’rappresentata dall’intermediazione creditizia e dalle operazioni di investimento finanziario, che realizzano interessi attivi e passivi ed altri proventi, e la differenza offre il margine di interesse che è uguale a proventi su impieghi meno i costi di raccolta. SECONDA AREA Si riferisce alla gestione caratteristica della banca comprensiva delle operazioni di negoziazioni di titoli e di divise estere, di intermediazione finanziaria e di prestazione di servizi. Da queste PAGE - 71 - operazioni ne discende il margine di intermediazione così ottenuto si passa al risultato lordo di gestione (sottraendo tutti i costi amministrativi compresi personale, fitti passivi, premi di assicurazione etc.). Da ultimo ne discende il risultato netto di esercizio che è la sintesi dei componenti di reddito che debbono essere stimati (accantonamento, ammortamento, rettifiche di valore, componenti della gestione straordinaria e delle imposte sul reddito). I RISCHI DELL’ATTIVITA’ BANCARIA L’esercizio dell’attività bancaria,come tutte le attività economiche, è sottoposta a rischio d’impresa, e cioè all’eventualità di subire perdite. Il rischio d’impresa discende da decisioni scelte in condizioni di incertezza. Possiamo individuare i seguenti rischi: 1. Rischi di natura economica che si riferiscono all’equilibrio tra i ricavi e i costi di gestione; 2. Rischi di natura finanziaria che si riferiscono all’equilibrio tra le entrate e le uscite monetarie; Qui di seguito si specificano meglio e si mette in evidenza il rischio economico: • Rischi di insolvenza della clientela; • Andamento dei tassi; • Andamento dei mercati finanziari; • Inflazione; • Altri eventi negativi; L’insolvenza della clientela che gode di un affidamento rappresenta il primario rischio delle aziende di credito e nasce in rapporto a ogni operazione di prestito, in altri termini la banca rischia la mancanza dell’importo da parte dell’imprenditore. In relazione ai finanziamenti negoziati a tasso fisso per il periodo del prestito o al tasso rivivibile soltanto periodicamente, la banca è sottoposta al rischio della variabilità delle condizioni del mercato monetario. Per fronteggiare la variabilità, le banche PAGE - 71 -
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