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Riassunto di Il governo dei papi nell’età moderna Carriere, gerarchie, organizzazione curiale, Sintesi del corso di Storia Moderna

riassunto completo di Il governo dei papi nell’età moderna Carriere, gerarchie, organizzazione curiale

Tipologia: Sintesi del corso

2015/2016

Caricato il 08/04/2016

ing.univaq
ing.univaq 🇮🇹

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Scarica Riassunto di Il governo dei papi nell’età moderna Carriere, gerarchie, organizzazione curiale e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! Capitolo 1 La continuità discontinua del papato. • Nel 1943 Pio XII nella sua bolla unam sanctam ribadisce come il papa fosse il vicario di Cristo e i due costituivano un solo capo, quindi cadeva in errore chi aderiva a Cristo senza aderire fedelmente al suo vicario in terra. E per fare ciò Pio XII ricorda Gregorio e Leone Magno. • Nel 2000 il futuro pontefice Benedetto XVI nel suo Dominus Jesus ribadisce ancora l’autorità papale ricorrendo di nuovo all’esempio di papi antichi come Giovanni Paolo II (regnante), Gregorio I, Leone I, Pio XII e Bonifacio VIII. • In queste due occasioni si sono citati dei papi precedenti per dare forza alla propria autorità, spesso papi antichi e lontani, non attigui all’attuale pontefice. Questo è segno di una sorta di continuità che però presenta delle forti rotture. Una continuità molto discontinua. • La storia del papato è realtà storica che ha un’evoluzione che presenta nella forma una certa continuità data dalla successione apostolica, ma presenta forti discontinuità tra un papa e un altro. • La storia del papato soprattutto in età moderna è piena di queste forti discontinuità tra un’elezione ed un’altra, ma quali sono le cause di questa marcata discontinuità? • Breve durata dei pontificati data dall’anzianità dei papi eletti che in età moderna è di 62 anni, ma anche dalle malattie che li colpiscono già da prima del pontificato. Nelle monarchie normali, il regnante aveva un’età di molto inferiore. • Natura elettiva del soglio pontificio. Non essendoci una linea dinastica, come nelle altre monarchie ereditarie, e siccome spesso il successore era sostenuto dalla fazione opposta del precedente, spesso i papi facevano a gara per annullare le azioni del loro predecessore o comunque, pensandola in modo diverso, perseguivano la loro indole senza curarsi di rispettare una certa continuità. • Una storia del pontificato romano nell’età moderna ce la da Ludwig von Pastor nel suo Storia dei papi dalla fine del Medioevo, ma si nota subito dalla trattazione che non è una serie di personaggi che tracciano una linea continua, ma egli per ogni singolo papa ne traccia una biografia con un ritmo ciclico, per ogni papa infatti traccia: • Composizione del collegio elettorale • Forze esterne che concorsero all’elezione • Personalità dell’eletto • Politiche • Vocazione pastorale • Mecenatismo artistico Si nota quindi una composizione ciclica a sé per ogni papa. Si susseguono così papi nobili ed ignobili, esempi negativi e virtuosi, in un ciclo senza fine senza punti di contatto o meglio con pochi punti di contatto tra loro. • Questa continuità con tracce di discontinuità si nota bene in un elemento macroscopico (oltre alle politiche) che è quello dei nomi dei papi nell’età moderna. • Piccola premessa: ci sono 3 momenti della scelta dei nomi dei papi: •.1. Dall’inizio al medioevo circa i papi lasciavano il proprio nome •.2. dalla conquista degli ottoni che vollero imporre papi tedeschi questi presero ad italianizzare il nome prendendo spunto dai papi del primo millennio (inizia i numeri cardinali). •.3. Papa Francesco ha spezzato questa usanza usando un nuovo nome. • Per la scelta di un nome spesso i papi sceglievano il nome del papa precedente che li aveva favoriti all’elezione al soglio oppure un nome di un papa precedente che ammiravano, la grande diversità dei nomi dei papi in età moderna testimonia una forte discontinuità tra un papato e un altro: •.4. 1500 => 17 papi con ben 11 nomi diversi. •.5. 1600 => 11 papi ben 7 nomi diversi. • L’unico campo in cui i successori seguirono i predecessori furono le mode nel vestire e nelle pose nei dipinti. Capitolo 2 La formazione dei pontefici romani • I papi nell’età moderna ebbero una formazione più da amministratori che da pastori. Un caso emblematico, ma non inusuale, fu ad esempio, che Alessandro Farnese (Paolo II) celebrò la sua prima messa ben 17 anni dopo il suo primo vescovato. • Essere vescovi non era elemento probante di alcun tipo di attività pastorale. • Dal XV secolo alla metà del XVI secolo => da Martino V sul soglio di Pietro vennero chiamati cardinali che poco o nulla si erano operati nella vita religiosa, addirittura Pio III e Leone X prima dell’incoronazione dovettero essere ordinati urgentemente sacerdoti. Ed erano stati inviati da sovrani, preparati per essere alti funzionari, non pastori. Una delle caratteristiche richieste era quella di aver svolto il ruolo di ambasciatori per la santa sede. • Seconda metà del XVI secolo al XVII secolo => componente importante fu la partecipazione alla Congregazione del Sant’Uffizio, soprattutto dall’elezione di Paolo IV Carafa in poi (1555), i suoi predecessori si erano invece distinti nel concilio di Trento. La formazione era soprattutto giuridica e ricevettero gli ordini sacri solo molto tardi. Ancora c’erano i favoritismi dei sovrani. • Decio Azzolini dice che l’italianità del papato era l’unico elemento in grado di garantire l’autonomia della chiesa rispetto alle grandi potenze europee, un papa francese avrebbe proteso il proprio sguardo troppo verso la francia, uno spagnolo verso la spagna, un papa italiano invece avrebbe potuto mantenere quel livello di universalità richiesto perché l’Italia nel suo essere molto frammentata era un elemento molto debole nello scacchiere europeo e un regno con la pretesa di essere nazionale non avrebbe potuto asservirsi a una potenza nazionale. Inoltre era un periodo molto difficile per la santa sede in cui l’autorità del papa era molto compromessa a favore spesso dei concili e un periodo in cui molti papi concessero molti concordati per mantenere un’autorità di facciata (esempio più scandaloso fu la prammatica sanzione di Burges), per cui aveva disperatamente bisogno di autonomia e questa autonomia va ricercata in Italia. • Sui cardinali => • i cardinali furono italiani, ma non romani (almeno non del tutto) • venivano dalla nobiltà o dai patriziati cittadini soprattutto perché costava di tasca loro il cursus honorum. • I cardinali avrebbero dovuto avere un ruolo di vigilanza sull’operato di vescovi e arcivescovi, rappresentando un’alta moralità. • In realtà essi assunsero un ruolo politico e mondano, una sorta di novella aristocrazia romana di tipo cortigiano, essi avevano infatti ville di proprietà e un elevato numero di familiares da mantenere, con ovviamente, rendite altissime. • C’era quindi bisogno di limitare questo aspetto troppo cortigiano della categoria, soprattutto per lo scandalo di questa mondanizzazione sfrenata. • Pio II propose di abbassare il numero di familiares e di diminuire le rendite. • Sisto IV e Alessandro IV vollero abolire la partecipazione da parte dei cardinali a feste, battute di caccia, teatro e altre attività tipiche dell’aristocrazia cortigiana, imporre l’obbligo di residenza nelle diocesi e stabilire un limite alle rendite. • Le soluzioni di riforma però non piacevano e venivano osteggiate dai cardinali. • Tutto cambia nel 1517 quando una congiura del collegio dei cardinali ad opera del cardinal Petrucci ai danni di Leone X portò il papa a colpire duramente il collegio con l’elezione di 31 nuovi cardinali (la “scardinalata”). • Il sistema si stabilizzò con l’istituzione del sistema della congregazioni di metà cinquecento le quali, soprattutto quella del Sant’Uffizio, vigilò tantissimo sulla moralità dei cardinali, ma anche e soprattutto, i cardinali da un ozioso stile di vita aristocratico passarono al lavoro all’interno delle congregazioni e quindi a compiti burocratici. • Sui Vescovi=> • Per chi voleva fare carriera in Curia doveva passare per un ruolo cardinalizio o come messaggeri o ambasciatori papali all’estero, ma erano compiti costosi e faticosi e non tutti poterono farlo. • Pochi, anzi pochissimi, furono in casi di cursus honorum che partiva dalla condizione di vescovo. • Giovan Battista de Luca nel suo Discorso sopra il modo da tenersi nell’esame d’ vescovi mostra come per i vescovi italiani ci fosse un vero e proprio esame da superare. La cosa non accadeva per i vescovi di altre nazioni. Per questa cosa ci sono una serie di ragioni: ■ Il gran numero dei vescovati in Italia. ■ I vescovi in Italia non predicavano né catechizzavano né confessavano, insomma non avevano nelle loro mansioni la cura d’anime. • In Italia insomma ci voleva l’idoneità! • Ma come era composto l’esame? Questo non era basato sulla teologica, i vescovi non venivano messi alla prova con domande di catechesi o di cultura teologica, ma l’esame avveniva sul diritto canonico e sulle capacità politco-organizzative. • Tra le mansioni del vescovo infatti vi era: ■ Provvedere alle vacanze dei parroci ■ Accertare le esenzioni dei Regolari ■ Controllare la vita dei monasteri ■ Sorvegliare i beni della chiesa e catalogarli in testi che dovevano redigere triennalmente e portare a Roma per la visita ad Limina ■ Gestire le cause all’interno delle diocesi ■ Ma niente cura d’anime! • I vescovi insomma erano più importanti dei cardinali perché mentre il lavoro dei cardinali era collegiale quello dei vescovi era singolo e capillare, erano insomma delle specie di prefetti del papa che facevano valere la giurisdizione romana lontano da Roma. • Ma allora se la chiesa era universale perché i vescovi italiani avevano tutte queste prerogative e quelli stranieri no? Semplicemente perché in età moderna la debolezza della struttura papale (vedi sopra quando si dice costretta a concedere molte deroghe alle monarchie) aveva giurisdizione solo in Italia; in Germania, Spagna, Francia e colonie i vescovi si rimettevano spessissimo ai loro sovrani (siano essi re o principi) e da essi venivano eletti fino al secolo scorso. Capitolo 4 Modelli Curiali • La curia era praticamente una corte. • La curia era divisa fondamentalmente in due parti: • Curia “stabile” formata da numerosi uffici venali ■ 15 uffici importanti retti da 41 curiali ■ 20 uffici con responsabilità amministrative ■ 14 uffici meno importanti con funzioni propriamente onorifice • In questa curia “stabile” era più semplice entrare e meno oneroso, soprattutto meno rischioso (favorendo i self made man) dato che di solito sopravviveva al papa differenza della… • Curia “instabile” formata dalla familia del papa che durava fino a che il papa fosse rimasto in carica, essa non comprendeva solo i consanguinei del papa, ma anche i camerieri, l’orologiaio, il maggiordomo, il sacrista , il segretario dei brevi ecc. • La scelta di fare carriera in questa curia instabile era molto rischiosa e Commendone la suggeriva solo a chi avesse disponibilità economiche a prescindere dalla posizione in curia, dato che alla morte del papa avrebbe potuto perdere tutto. • Durante questa strutturazione della curia prima della riforma sistina di Sisto IV il pontefice gravitava fisicamente all’interno della corte, dato che le funzioni della corte avvenivano dove lui viveva, e veniva spessissimo avvistato all’interno del palazzo, si poteva interagire direttamente con lui. Infatti le biografie dei papi di questo periodo sono molto vive e dettagliate. • La riforma di Sisto V (1586/1588) portò alla creazione delle congregazioni, molti papi fecero e disfecero moltissime congregazioni, ma le fondamentali furono 3: • Congregazione del Sant’Uffizio • Congregazione del Concilio di Trento che si smembrò ne: ■ Congregazione dell’immunità ■ Congregazione dei vescovi e regolari (inizialmente solo dei regolari) • Con la riforma sistina che portò l’inserimento delle congregazioni all’interno della curia avvennero diverse novità: • Sollevavano il pontefice da molte incombenze • Le congregazioni specializzarono gli interventi della curia • Burocratizzazione della corte papale • Ma sempre sull’onda della discontinuità praticamente nessun papa tranne Sisto IV fece degli interventi organici sulla città di Roma e soprattutto nessuno li fece per rinnovarla e renderla migliore, ma solo per autoglorificazione di sé. • La Roma papale fu, infatti, una serie di palazzi privati e, ancora in piena età moderna, il centro storico era un’intricata rete viaria medievale, fatta di vicoli e casolari che non ottimizzavano gli spazi e soprattutto quasi priva di piazze, insomma molto diversa dalle capitali europee coeve. La Residenza del Papa vivo • Si può affermare che la residenza più usata nell’età moderna fu quella del Quirinale, senza però mortificare del tutto il complesso del vaticano. • Cosa è la residenza di un papa? Non solo l’ambiente in cui vive, ma anche quello dove il pontefice svolge le sue funzioni di governo. • A differenza delle altre realtà europee come Spagna e Francia, le cui monarchie costruirono in età moderna delle regge fuori dall’apparato urbano (si pensi all’Escorial a Madrid e a Versailles a Parigi) a Roma il papa vive a stretto contatto con l’Urbe e le residenze sorgono proprio al centro della citta. • La posizione geografica del Quirinale è perfetta: al centro di Roma e posta sul colle, sovrasta la città e impone anche simbolicamente il proprio potere sulla stessa. • Ma le residenze dei papi sono state molteplici e dislocate: • Costantino costruisce il Laterano nel IV secolo, ma solo nel VI secolo un papa vi andò ad abitare, fino ad allora si registrano una gran varietà di residenze e non di rado all’interno di cimiteri. • L’appropriazione dell’area urbana della città inizia con papa Damaso nel IV secolo, ma gli avvenimenti fondamentali sono stati la trasformazione del Pantheon in tempio cristiano (609) e quando nell’ VIII secolo Giovanni VII spostò la sua residenza sul Palatino. • Papa Innocenzo III costruì una residenza in Vaticano nel XIII secolo. • Per tutto il Duecento i papi si mossero moltissimo dimorando n più di venti località diverse: Anagni, Assisi, Ferentino, Montefiascone, Orvieto, Perugia, Rieti, Segni, Tivoli, Viterbo. • Nel XIV secolo il papato si trasferì ad Avignone. • Nel 1417-1431 Papa Martino V torna a Roma e lasciò tracce di innumerevoli passaggi in diverse residenze => Vaticano, Laterano, presso S. Maria Maggiore, nella residenza di famiglia Colonna. • Torniamo in Vaticano => Niccolò V e Alessandro VI (fine XV secolo) realizzarono una cittadella fortificata nel borgo del Vaticano, in modo da essere sicura rispetto alla città. Tanto che Alessandro VI vi fece un appartamento che però i suoi successori non usarono. • Giulio II si stanziò nelle Stanze dette oggi “di Raffaello”, abitate fino a Paolo III (il quale passò anche lunghi periodi a Palazzo Venezia). • Giulio III si costruì delle stanze sopra uno dei corridoi del Belvedere. • Pio IV e Pio V invece costruirono un’altra residenza tra Torre Borgia di Alessandro VI e il corridoio del Belevedere. • Tutte queste migliorie al complesso vaticano non convinsero però tutti i papi successivi che utilizzarono molto di più il Quirinale. • Paolo V nel 1600 completò il nucleo principale del palazzo papale al Quirinale e da allora si affermò come ideale residenza papale. • Il Quirinale era una residenza papale senza alcun simbolo religioso, né affreschi, né sculture, né crocefissi, nulla. Questo perché la residenza del quirinale doveva essere solo la rappresentazione del potere temporale del papa, questo creò un rapporto di complementarietà tra il Quirinale e il Vaticano, il primo era il luogo in cui il papa risiedeva e svolgeva le sue funzioni d governo, il secondo era il luogo in cui il papa svolgeva le sue mansioni religiose, tanto che era d’obbligo la frequentazione in giornate fisse come a Natale o a Pasqua. • Insomma Quirinale = Papa Re / Vaticano = Papa Vescovo di Roma. • Dopo l’acquisizione dello stato pontifico nel Regno d’Italia, con la perdita del potere temporale il papa dovette ritirarsi all’interno delle mura vaticane. La residenza del papa morto • Per molto tempo i papi furono sepolti in Vaticano (tutti i nove pontefici del XV secolo ad eccezione di Martino V che fu sepolto in Laterano). • Insomma fino a Paolo IV Carafa furono in prima battuta sepolti al Vaticano, ma • Paolo IV fu traslato in S. Maria sopra Minerva, chiesa che lo aveva visto attivo alla guida del Sant’Uffizio. • Nella seconda metà del 1500 fino a Paolo V che si fece seppellire per la prima volta nella storia dei papi al Quirinale, molte furono le sedi delle spoglie dei papi: • Pio IV nel 1583 a Santa Maria degli Angeli. • Pio V che morì nel 1572, nel 1588 fu traslato nella cappella sistina di Santa Maria Maggiore per volontà di Sisto V. • Gregorio XIII fu tumulato a S. Pietro. • Sisto V inizialmente a S. Pietro poi fu tumulato nella sua cappella sistina a Santa Maria Maggiore. • Urbano VII inizialmente a S. Pietro fu tumulato in S. Maria sopra Minerva. • Paolo V a S. Maria Maggiore. • Gregorio XIV voleva farsi seppellire a S. Maria Maggiore. • Ecc. insomma di 10 papi 4 rimasero al Vaticano e 4 andarono a S. Maria Maggiore (o subito o in seconda battuta). • Dopo questi anche Niccolò IV fu sepolto a S. Maria Maggiore. • Dei 22 papi che seguirono Sisto V però, vi fu un “ritorno al Vaticano” infatti 14 di questi furono seppelliti lì. • Insomma il punto di rottura in cui i papi ebbero una sepoltura particolare fu nella seconda metà del 1500 fino a Paolo V. • Come mai nel periodo in cui ci fu un effetto rinvigorente dell’autorità papale (il Concilio di Trento ebbe fine proprio in questo periodo) i papi cercarono sepoltura lontani da S. Pietro? • Un buon gradimento lo ebbe S. Maria sopra Minerva in un primo momento, ma la chiesa oltre S. Pietro che ebbe maggior gradimento in questo periodo fu S. Maria Maggiore. • Difficile spiegare perché, un elemento in comune con le sepolture di questi papi fu il fatto che a provvedere e a pagare le spese della tumulazione del papa defunto in questo periodo era consuetudine che fosse il suo successore. • Si rompe così la linea clientelare e familiare, per andare su una strada nuova, quella del provvedimento del successore, nascono così cappelle maestose ornate da statue giganti dei papi (Sisto V) e il teatro scelto per questo nuovo tipo di sepoltura così autoglorificante fu la basilica di S. Maria Maggiore. • I papi successori iniziarono così a traslare le tombe dei propri predecessori favoriti, di coloro che erano stati per l’oro un esempio da seguire. • Insomma un nuovo modello di sepoltura, in un nuovo scenario sulla linea glorificatrice ed autoglorificatrice tipica dei papi post tridentini e una linea che sarà usata dai papi anche nella realizzazione di strutture per la città, che non hanno mai, o quasi mai (un’eccezione la offre Sisto IV), una grossa utilità per la città, ma sono segni tangibili dell’autoglorificazione dei papi. • Papa Sisto V inoltre definì che i precordi (le interiora) dei papi fossero posti come reliquie nelle loro parrocchie d’origine. Come i papi agirono sulla città? • La presenza dei papi al Quirinale ebbe un forte impulso sul modo di intendere governo papale, un governo più diretto e senza dubbio più temporale del solito. • Sisto V, Paolo V, Urbano VIII e Alessandro VII consolidarono l’insediamento pontificio al centro della città.
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