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Riassunto di "Il Mosè di Michelangelo", "Il perturbante" e "L'umorismo" di Freud, Schemi e mappe concettuali di Psicologia Della Percezione

Riassunto di "Il Mosè di Michelangelo", "Il perturbante" e "L'umorismo" di Freud per il corso da 6 CFU di Psicologia dell'arte della prof.ssa Chiara Tartarini, a.a. 2022-2023.

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2022/2023

Caricato il 15/05/2023

Carolinab1998
Carolinab1998 🇮🇹

4.6

(139)

63 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto di "Il Mosè di Michelangelo", "Il perturbante" e "L'umorismo" di Freud e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Psicologia Della Percezione solo su Docsity! IL MOS È DI MICHELANGELO (1913) Ciò che colpisce è l’intenzione dell’artista, nella misura in cui egli sia riuscito ad esprimerla nella sua opera e a farla cogliere al pubblico. Non è solo una comprensione intellettuale, affiora nello spettatore la situazione affettiva e psichica che ha dato origine all’opera. → L’intenzione dell’artista può essere comunicabile come qualsiasi altro fatto della vita mentale. Interpretare un’opera significa rintracciare il senso e il contenuto di ciò che è raffigurato nell’opera d’arte. A volte, solo dopo l’interpretazione di un’opera lo spettatore può capire cosa ha provocato in lui un’impressione così forte. La statua del Mosè è definita da Freud “enigmatica”, in quanto l’unica certezza è che il soggetto è Mosè, mentre esistono molti dubbi sulla concezione della sua figura. I L’espressione di Mosè è stata interpretata in vari modi: • Thode : mostra un miscuglio di ira (nelle sopracciglia contratte), dolore (occhi) e disprezzo (bocca) • Dupaty : la sua fronte angusta è come un velo che copre uno spirito immenso • Lübke : la fronte contratta mostra la capacità di un’ira mostruosa • Guillaume : il volto mostra superba semplicità, dignità animata, energia della fede, lo sguardo è diretto al futuro • Müntz : lo sguardo di Mosè è rivolto verso ai misteri che vanno oltre il genere umano La scultura ha dunque suscitato letture disparate. Inoltre, Michelangelo ha voluto rappresentare un’immagine atemporale di un carattere/stato d’animo o ha rappresentato l’eroe in un momento preciso della sua vita? → Ci viene presentato un episodio chiave della storia di Mosè, la discesa dal Sinai, quando si accorge che gli Ebrei hanno fabbricato un vitello d’oro: il suo sguardo è rivolto verso questa scena e ciò gli provoca sensazioni espresse nei tratti del volto e che provocheranno un’azione di estrema violenza. → Michelangelo ha rappresentato il momento dell’ultimo indugio, la quiete che precede la tempesta. Anche in questo caso le prospettive divergono su alcuni particolari: • Burckhardt : Mosè è rappresentato nel momento in cui scorge gli Ebrei che adorano il vitello d’oro e sta per sobbalzare → momento preliminare a una mossa piena di energia, che si attende con timore • Lübke : Mosè afferra la barba come se volesse dominare il suo moto prima di esplodere • Springer : Mosè, come le altre 5 figure sedute collocate nella parte superiore della tomba papale, doveva avere una funzione prevalentemente decorativa Ci sono inoltre alcuni critici che reputano che non si tratti della scena del vitello d’oro: • Grimm : la figura è pervasa di coscienza di sé, eppure si frena prima di scatenarsi aspettando di vedere se i nemici che vuole annientare oseranno assalirlo • Wilson : l’attenzione di Mosè è attratta da qualcosa e il suo sguardo indignato e pieno di disprezzo può ancora mutare in compassione Justi e Knapp si concentrano su singoli dettagli significativi: • Justi mette in rapporto la percezione del vitello d’oro da parte di Mosè e i dettagli della statua → si concentra sul dettaglio delle Tavole della Legge che stanno per scivolare sul sedile di pietra → la mano sx si appoggia sul ventre (nel Vecchio Testamento le viscere sono la sede degli affetti) → la gamba sx è tirata indietro mentre la dx è protesa: Mosè è pronto a scattare, ma al momento è ancora dominato dal dolore interiore paralizzante • Knapp sottolinea invece i preparativi all’azione (le Tavole iniziano già a scivolare e, quando la figura scatterà in piedi, cadranno e si romperanno) e contesta che sia rappresentata l’inibizione iniziale di chi è sopraffatto dall’eccitamento Secondo Knackfuss, il segreto principale dell’effetto provocato dal Mosè risiede nel contrasto artistico tra il fuoco interiore e la calma esteriore dell’atteggiamento. Thode invece sostiene di non vedere le Tavole scivolare, bensì restare ben salde, inoltre considera la statua come facente parte di un gruppo di 6 figure sedute le une accanto alle altre, rappresentanti dei tipi di vita umana (vita activa, vita contemplativa), escludendo quindi la rappresentazione di singoli eventi storici. Inoltre il fatto di trovarsi seduto escludeva che Mosè stesse scendendo dal Monte Sinai. → Le altre figure scultoree preparate per la tomba (San Paolo seduto, Lea e Rachele in piedi) non si preparano a compiere un’azione, risulta difficile pensare che ci sia un’unica statua che si prepara a un avvenimento mentre le altre rimangono immobili. → Tale incoerenza va contro l’economi generale del movimento ed è incompatibile con lo stato d’animo che deve destare una tomba. → Mosè è in un atteggiamento di calma sublime, non è un uomo in preda all’ira. ↓ Secondo questa prospettiva, non rimane che considerare il Mosè come la raffigurazione di un carattere: egli sarebbe un condottiero appassionato, conscio del suo compito divino di legislatore , il quale si scontra contro la resistenza irragionevole degli uomini. Per caratterizzarlo è stata enfatizzata l’energia della volontà, effetto possibile solamente mettendo in scena un movimento apparentemente calmo (espresso tramite il capo che si volta, i muscoli tesi, la posizione della gamba sx, stessi elementi del Giuliano / vir activus della Cappella medicea ) . ↓ La caratterizzazione viene enfatizzata ponendo il rilievo il conflitto tra genio / plasmatore dell’umanità e la generalità degli uomini, espresso tramite le passioni dell’ira, del disprezzo, del dolore. Michelangelo avrebbe dunque scolpito non un quadro storico, ma un tipo, un carattere di insuperabile energia che domina il mondo avverso, e l’ha creato dando forma ai tratti riferiti alla Bibbia, alle proprie esperienze interiori, alle impressioni derivate dalla personalità di papa Giulio e forse anche ai ricordi della tenacia combattiva di Savonarola. Secondo Freud, la versione di Thode risulta incompleta: serve tracciare un rapporto più stretto tra la calma apparente e il fuoco interiore del personaggio. II L’esperto d’arte russo Ivan Lermolieff (in realtà un medico italiano di nome Giovanni Morelli, che scrisse dei saggi in tedesco nel 1874-76) mise in discussione l’attribuzione di molte opere, insegnando a distinguere le copie dagli originali e costruendo nuove individualità artistiche. → Sono i dettagli secondari ad essere di fondamentale importanza: elementi che passando solitamente inosservati e che il copista trascura di imitare. → Metodo strettamente connesso con la psicoanalisi medica, che indovina cose nascoste in base a elementi inavvertiti. Anche nella statua di Mosè sono fondamentali alcuni dettagli poco o mai presi in considerazione: • la posizione della mano dx mette in relazione in modo singolare le tavole e la barba (con il bordo della mano Mosè si appoggia alle tavole, mentre con le dita fruga nella barba) → in realtà solo l’indice tocca la barba, premendola in modo così forte che sopra e sotto il dito essa si rigonfia, mentre le altre tre dita sono appena sfiorate dall’estrema treccia dx → è difficile quindi stabilire se la mano dx gioca con la barba o vi si insinua, si sa con certezza solo che l’indice vi scava un solco profondo, gesto singolare e difficile da comprendere • la matassa di barba sulla sx non segue il volgere del capo verso sx e forma un arco che si arrotola, trattenuto dalla pressione dell’indice dx → la barba appare proiettata verso dx nonostante la testa sia girata verso sx • al di là della matassa sulla sx, il resto della barba fluisce giù verticalmente e le estremità sono accolte dalla mano sx aperta sul grembo ↓ la mano dx, con un effetto prevaricatore, trattiene la barba dal partecipare al moto del capo e dello sguardo verso sinistra tuttavia è strano che per trattenere la barba fluente Mosè abbia usato un unico dito (l’indice) ↓ Si può ipotizzare che ciò sia dovuto a un residuo di contatto tra la mano dx e la parte sinistra della barba, in uno stadio precedente a quello attuale: forse la mano aveva afferrato con più forza la barba e quando si è ritratta una parte della barba l’ha seguita e ora resta a testimoniare il movimento che si è verificato. → Si tratterebbe quindi di un movimento a ritroso compiuto dalla mano. Questa ipotesi costringe ad avanzarne altre: • Mosè sobbalza all’udire il frastuono della folla e alla vista del vitello d’oro: la furia che egli prova è ancora lontana dall’oggetto che l’ha provocata e intanto si riversa sul proprio corpo, la mano è pronta all’azione e tira in avanti la barba che aveva seguito il movimento del capo, ma poi la situazione cambia, la stretta sulla barba si allenta, tuttavia le dita erano penetrate così a fondo nella barba che nel ritrarsi verso dx spostano una grande matassa di ciocche con sé • la mano si regge sulle Tavole oppure la mano regge le Tavole? → il bordo inferiore delle Tavole ha una forma diversa rispetto a quello superiore, presenta una cimasa simile a un corno, un dettaglio che permette di capire che le Tavole sono capovolte e tenute in equilibrio su una punta → anche le Tavole sono arrivate a questa posizione come conseguenza di un movimento precedente: Mosè sedeva tranquillo e reggeva le Tavole dritte sotto il braccio dx, con la mano dx che afferrava in basso i bordi servendosi dell’appoggio offerto dalla cimasa, ma quando la sua pace viene scossa dal tumulto la mano allenta la presa e va ad afferrare la barba, mentre le Tavole rimangono affidate alla pressione del braccio, ma esse iniziano a scivolare verso il basso e per evitare che cadano a terra la mano dx torna indietro, trascinando parte della barba con sé ↓ l’insieme barba-mano-Tavole appoggiate sulla punta deriva da un unico movimento appassionato della mano e dalle sue conseguenze Justi e Knapp avevano giustamente notato che le Tavole stavano scivolando, sono stati in qualche modo i precursori dell’analisi dei motivi del movimento. III Si deve dunque rinunciare all’interpretazione che la statua raffiguri l’effetto che la vista del suo popolo decaduto ha su Mosè: ciò che viene rappresentato non è l’avvio a un’azione violenta, bensì il residuo di un movimento trascorso. In un momento d’ira egli voleva balzare, vendicarsi, dimentico delle Tavole, ma ha superato la tentazione e frenato la sua rabbia proprio per salvare queste ultime. C’è in lui una triplice stratificazione in verticale, come se la padronanza avesse preceduto dall’alto verso il basso: • nelle espressioni del volto si rispecchiano gli affetti dominanti • al centro della figura sono visibili i segni del movimento represso → la mano sx è posata sul grembo con un gesto morbido e racchiude i lembi estremi della barba, come se volesse rimuovere la violenza con cui l’altra mano aveva maltrattato la barba rifiuto, aveva detto “Ah, niente occhiali, niente occhiali… ho anche begli occhi, begli occhi”, facendo raccapricciare il ragazzo, che però poi si placa e compra da tale soggetto un cannocchiale tascabile, con il quale comincia a spiare l’abitazione dello Spallanzani. Si scopre poi che Olimpia è un automa a cui Spallanzani ha inserito il meccanismo e Coppola gli occhi. Nathaniel assiste un giorno a un litigio tra i due, durante il quale l’ottico s’impossessa dell’automa, i cui occhi però vengono gettati su Nathaniel, dicendo che erano stati rubati a lui. Lo studente viene colto da un attacco di follia e nel delirio il ricordo della morte del padre si lega a quanto sta accadendo. Dopo qualche tempo, Nathaniel sembra finalmente guarito e decide di fare una passeggiata in città, salendo poi sulla torre del palazzo comunale, ma qualcosa di strano che si muove in strada attira la sua attenzione: egli osserva la scena con il cannocchiale e cade di nuovo in preda all’incoscienza, dato che tra la folla aveva scorto l’avvocato Coppelius. Il ragazzo infine si getta dalla ringhiera della torre gridando “Begli occhi, begli occhi!” → Il motivo della bambola dotata di vita apparente, Olimpia, non è l’unico elemento perturbante del racconto, anzi al centro del racconto c’è il motivo del Sandmann, che strappa gli occhi ai bambini che non vogliono andare a letto: la paura di questo essere si radicò profondamente in Nathaniel, il senso del perturbante dunque è anche connesso alla paura di vedersi sottratti gli occhi. → A questo punto il poeta insinua già un dubbio: è un delirio del bambino in preda all’angoscia o è un resoconto da ritenere reale (nel contesto del racconto)? → Riguardo il dubbio sull’animazione di Olimpia, il narratore inizialmente produce nel lettore una sorta di incertezza impedendogli in un primo tempo di comprendere se ci si trova nel mondo reale o in un mondo fantastico di sua invenzione. → Nel corso del racconto, questo dubbio scompare, poiché il lettore si accorge che il narratore ha intenzione di introdurlo a guardare tale mondo attraverso le lenti del cannocchiale di Coppola, giungendo alla conclusione che l’ottico in realtà era l’avvocato Coppelius (v. in italiano coppola = crogiuolo, coppo = cavità dell’occhio), e quindi anche il mago sabbiolino. ↓ Un’incertezza intellettuale qui non c’è più: ciò che viene rappresentato non sono le fantasie di un folle dietro le quali si riconosce il fatto concreto, tuttavia l’impressione perturbante non viene diminuita da questa consapevolezza. → L’esperienza psicoanalitica riconosce che ci si trova di fronte a una tremenda angoscia infantile, causata dalla prospettiva di perdere gli occhi. Lo studio dei sogni, delle fantasie e dei miti ha insegnato che il timore di perdere la vista è un sostituto della paura dell’evirazione (v. Edipo si auto-acceca ma è un’attenuazione della pena dell’evirazione, l’unica che sarebbe stata adeguata al suo caso). → Nel sogno, nella fantasia e nel mito esiste una relazione sostitutiva tra l’occhio e il membro virile. → Anche nel Mago sabbiolino, la paura per gli occhi è dipendente dal complesso di evirazione, inoltre tale paura è posta in stretta relazione con la morte del padre e il mago sabbiolino ha anche un ruolo di disturbatore dell’amore: egli divide la fidanzata e il migliore amico da Nathaniel, distrugge Olimpia, costringe il giovane al suicidio nel momento in cui aveva trovato la serenità con la vecchia fidanzata. → Questi aspetti diventano molto significativi se al mago sabbiolino si sostituisce la figura del padre temuto, dal quale ci si aspetta l’evirazione. → Il padre e Coppelius rappresentano per il bambino l’imago paterna scissa in due contrasti dalla sua ambivalenza uno minaccia l’accecamento (evirazione) l’altro supplica che vengano risparmiati gli occhi del figlio Il desiderio di morte contro il padre cattivo trova la sua raffigurazione nella morte del padre buono, che viene addossata a Coppelius. A questa coppia di padri corrispondono successivamente il professor Spallanzani e l’ottico Coppola: la bambola automatica è la materializzazione dell’atteggiamento femminile di Nathaniel verso il padre nell’infanzia e quindi i padri della bambola, Spallanzani e Coppola appunto, sono reincarnazioni della coppia di padri di Nathaniel (identità rafforzata dal fatto che viene detto che gli occhi della bambola sono stati rubati al ragazzo). → L’amore ossessivo di Nathaniel per la bambola è quindi un amore narcisistico: il giovane fissato al padre dal complesso di evirazione diventa incapace di amare le donne. Hoffmann era nato da un matrimonio infelice, quando aveva 3 anni suo padre si separò dalla sua famiglia e non tornò più a vivere assieme a loro: la relazione col padre fu sempre una delle componenti più vulnerabili nella vita emotiva dello scrittore. ↓ L’elemento perturbante rappresentato dal mago sabbiolino è riconducibile all’angoscia propria del complesso di evirazione infantile. → Nel racconto di Hoffmann troviamo il motivo della bambola che sembra viva, già rilevato da Jentsch: una condizione favorevole al sorgere di sentimenti perturbanti si verifica quando predomina l’incertezza intellettuale se qualcosa sia o no vivente, o quando ciò che è inanimato spinge troppo oltre l’analogia con ciò che è vivo. Con le bambole si rimane all’interno del mondo infantile: il bambino, nei primi tempi in cui inizia a giocare, non distingue nettamente ciò che è vivo da ciò che è inanimato e tratta la sua bambola come un essere vivente. → La bambola vivente, al contrario del mago sabbiolino, non si tratta del risveglio di una vecchia angoscia infantile: il bambino non si spaventa alla vista della bambola che si anima, anzi spesso desidera che ciò avvenga. → La fonte del sentimento perturbante non è in questo caso una paura infantile, bensì un desiderio infantile o una credenza infantile. Hoffmann riesce a suscitare il sentimento perturbante anche in un altro racconto, Gli elisir del diavolo (1816), in cui il protagonista, Medardo, ha un sosia, carico dei suoi stessi delitti e rimorsi. Alla fine nel racconto, quando vengono svelate le premesse dell’azione che fino a quel momento erano rimaste celate, il risultato non è l’illuminazione, ma il completo smarrimento del lettore. → Anche in questo caso è possibile far derivare i motivi che esercitano un’azione perturbante da fonti infantili. I motivi del sosia (che in questo caso è caratterizzato anche dalla telepatia, ovvero il protagonista è compartecipe del sapere, del sentire e delle esperienze del suo doppio), dell’identificarsi con un’altra persona al punto da dubitare del proprio Io, del raddoppiamento / suddivisione / scambio dell’Io, del ritorno dell’uguale sono stati indagati anche da Otto Rank in Der Doppelgänger, il quale analizza anche la storia dell’evoluzione di questo motivo: ➢ il sosia era in origine un’assicurazione contro la scomparsa dell’Io, una “smentita del potere della morte” → il primo sosia del corpo è stata l’anima immortale, poiché con essa si è creata una difesa dall’annientamento → questo trova riscontro nel linguaggio onirico, in cui l’evirazione viene espressa con il raddoppiamento o la moltiplicazione del simbolo genitale → nella civiltà dell’antico Egitto, questo si traduce come una spinta a modellare l’immagine del defunto in materiale durevole → tali rappresentazioni sono sorte a causa dell’amore per sé stessi, del narcisismo primario che domina la vita psichica del bambino e dell’uomo primitivo e con il superamento di questa fase muta anche il significato del sosia, il quale diventa un perturbante precursore di morte ➢ il sosia acquista un contenuto nuovo: nell’Io si forma lentamente un’istanza particolare capace di opporsi al resto dell’Io, che serve all’autosservazione e all’autocritica, che esegue il lavoro della coscienza psichica → si tratta della coscienza morale, il Super-Io, il quale è capace di trattare l’Io come un oggetto e che rende possibile immettere un nuovo contenuto alla vecchia rappresentazione del sosia ➢ il sosia può anche immedesimare tutte le possibilità non realizzate e tutte le aspirazioni dell’Io che, per sfavorevoli circostanze esterne, non sono riuscite ad attuarsi, così come tutte le decisioni della volontà represse Tutto questo però non aiuta a capire il grado molto alto di perturbamento che è congenito al sosia, né la tendenza difensiva attuata dalla psiche nel proiettare l’Io al di fuori di sé come qualcosa di estraneo. Il carattere perturbante può provenire soltanto dal fatto che il sosia è una formazione appartenente a tempi psichici primordiali ormai superati, quando aveva tuttavia un significato più amichevole. Gli altri turbamenti dell’Io a cui ricorre Hoffmann sono facilmente classificabili in base al modello del motivo del sosia: si tratta di un riaggancio a singole fasi dell’evoluzione dell’Io, di una regressione a tempi in cui non erano ancora nettamente tracciati i confini tra l’Io e il mondo esterno e gli altri. Un’altra fonte del sentimento perturbante è la ripetizione di avvenimenti consimili, la quale ricorda anche l’impotenza di certi stati onirici: il ritorno non intenzionale provoca un senso di impotenza e perturbamento (es. quando in montagna ci si trova in un bosco e ci si smarrisce, tornando ogni volta nello stesso punto). → Il fattore della ripetizione involontaria rende perturbante ciò che di per sé è innocuo, in quanto la ripetizione insinua l’idea di fatalità, di inevitabilità, dove normalmente apparirebbe solo come “caso”. → Il perturbamento causato dal ricorso di eventi analoghi può essere fatto derivare dalla vita psichica infantile (di cui Freud aveva già trattato nell’opera Al di là del principio del piacere): nell’inconscio psichico è riconoscibile il predominio di una coazione a ripetere che procede dai moti pulsionali e che dipende probabilmente dalla natura più intima delle pulsioni stesse. Tale coazione è sufficientemente forte da imporsi al di sopra del principio di piacere. → Si percepisce come perturbante ciò che può ricordare questa coazione interna a ripetere. Casi indubbi di perturbamento: ➢ nell’Anello di Policrate (ballata di Schiller, argomento tratto da Erodoto), l’ospite si allontana inorridito perché realizza che ogni desiderio dell’amico si realizza immediatamente → l’amico è diventato perturbante ➢ il caso clinico dell’“uomo dei topi”, affetto da nevrosi ossessiva, racconta di come quest’uomo aveva augurato a un signore da cui aveva subìto un torto che gli venisse un malore, un malore che effettivamente lo colpì due settimane dopo → per l’uomo dei topi fu un’esperienza perturbante → l’impressione sarebbe stata ancora più forte se tra l’augurio e la morte fosse passato meno tempo, o se al paziente questa esperienza fosse successa più volte → tutti i pazienti nevrotici raccontano esperienze simili (es. gli capitava di incontrare spesso le persone a cui avevano appena pensato, o sostenevano di avere presentimenti che reputavano poi fondati) ➢ una delle forme più perturbanti è la paura del malocchio, studiata anche dall’oculista Seligmann → chi possiede qualcosa di prezioso e allo stesso tempo di precario teme l’invidia del prossimo, in quanto proietta sugli altri l’invidia che egli avrebbe provato al loro posto → la sua invidia raggiunge ad un certo punto un’intensità particolare che verrà poi tradotta in effetto: si arriva a temere un’intenzione segreta di nuocere e si suppone che questa intenzione disponga anche della forza per attuarsi Gli ultimi esempi di perturbante dipendono da un principio, l’onnipotenza dei pensieri. L’analisi dei casi in cui compare l’elemento perturbante ha ricondotto all’antica concezione del mondo propria dell’animismo, caratterizzata dal popolare il mondo di spiriti umani, dalla sopravvalutazione narcisistica dei propri processi psichici, dall’onnipotenza dei pensieri e dalla tecnica della magia, dall’assegnazione di poteri magici a cose e persone estranee (mana). → Sembra che ogni individuo abbia attraversato una fase corrispondente a questo animismo dei primitivi e che tale fase sia stata superata lasciando però residui e tracce ancora suscettibili di manifestazione → tutto ciò che appare perturbante tocca tali residui di attività psichica animistica e li spinge a manifestarsi. ↓ Viene attribuito un carattere perturbante a quelle impressioni che tendono a confermare l’onnipotenza dei pensieri e il modo di pensare animistico in generale. Ogni affetto connesso con una commozione viene trasformato in angoscia qualora abbia luogo una rimozione, quindi tra le cose angosciose dev’esserci tutto un gruppo in cui l’elemento angoscioso è qualcosa di rimosso che ritorna, che costituirebbe appunto il perturbante → è indifferente se questa cosa rimossa che ritorna sia stata portatrice d’angoscia fin dall’origine o se sia stata portatrice di qualche altro affetto. ↓ Se è questa la natura segreta del perturbante, si comprende perché l’uso linguistico consente all’Heimliche di trapassare nel suo contrario, il perturbante (Unheimliche): infatti questo elemento perturbante non è in realtà niente di nuovo o di estraneo, è bensì qualcosa di familiare alla vita psichica fin da tempi antichi, che le è diventato estraneo soltanto dopo un processo di rimozione. Il rapporto con la rimozione ci chiarisce ora anche la definizione di Schelling (unheimlich è tutto ciò che dovrebbe restare segreto, che però invece riaffiora). A molte persone appare perturbante ciò che ha rapporto con la morte, con i cadaveri e con il ritorno dei morti, con spiriti e spettri (una casa unheimlich = una casa abitata dagli spettri). Questo è forse il caso più singolare di perturbante, in quanto tale sentimento di mescola strettamente con quello dell’orrido e coincide in parte con esso. → È raro trovare un settore in cui il nostro modo di pensare e di sentire sia cambiato così poco dai tempi primordiali come nella nostra relazione con la morte, e ciò si può spiegare con due fattori: ➢ la forza delle nostre reazioni originarie del sentimento ➢ l’insicurezza della nostra conoscenza scientifica → la biologia non è ancora in grado di decidere se la morte sia il destino inevitabile di ogni essere vivente o soltanto un caso che che si verifica di norma, ma che potrebbe essere evitabile L’inconscio si rifiuta di accogliere l’idea della propria mortalità, così come le religioni continuano a contestare alla morte individuale la prosecuzione dell’esistenza oltre il termine della vita. → Quasi tutti a questo proposito pensano ancora come pensavano i selvaggi, quindi è logico che il timore della morte sia ancora così forte e sia pronto a manifestarsi non appena qualcosa lo faccia affiorare. → Probabilmente questo timore ha ancora il significato antico secondo cui il morto è diventato nemico dei sopravvissuti e mira a prenderli con sé. Data questa immutabilità del nostro atteggiamento verso la morte, c’è da chiedersi dove sussiste la condizione per la rimozione (che è necessaria affinché l’elemento primitivo possa riemergere come qualcosa di perturbante). → Le persone “colte” non credono più alla possibilità che i defunti diventino visibili in forma di anime e il loro atteggiamento verso il morto è un atteggiamento univoco di pietà. La cerchia dei fatti che trasformano l’angoscioso in perturbante è praticamente esaurito con gli argomenti appena affrontati: ➢ animismo ➢ magia / incantesimo ➢ onnipotenza dei pensieri ➢ relazione con la morte ➢ ripetizione involontaria ➢ complesso di evirazione Ci sono però ulteriori casi da integrare a quelli sopra elencati: ➢ un uomo vivente può risultare perturbante quando gli attribuiamo cattive intenzioni, che si realizzano con l’aiuto di particolari poteri → iettatore, ma i suoi poteri ci riportano sul terreno dell’animismo ➢ l’effetto perturbante della pazzia ha la stessa origine: il profano vi vede la manifestazione di forze che non aveva supposto di trovare nel suo prossimo, ma di cui è in grado di percepire il moto in angoli remoti della propria personalità → il Medioevo aveva attribuito tutte queste manifestazioni morbose all’azione di demoni → la psicoanalisi mira a mettere in luce queste forze occulte e per questo motivo può risultare perturbante per molte persone ➢ anche le membra staccate dal corpo hanno un effetto perturbante, soprattutto se si attribuisce loro anche un’attività autonoma → anche in questo caso, il perturbamento è dovuto alla prossimità al complesso di evirazione ➢ spesso viene suscitato un sentimento perturbante quando il confine tra fantasia e realtà si fa sottile → qui poggia anche gran parte del perturbamento che provocano le pratiche magiche: l’elemento infantile, che domina anche la vita psichica dei nevrotici, è qui presente come eccessiva accentuazione della realtà psichica rispetto alla realtà materiale → questo tratto si ricollega all’onnipotenza dei pensieri (v. racconto dallo “Strand Magazine” di una giovane coppia che, abitando in un appartamento mobilitato in cui c’era un tavolo con intagliati dei coccodrilli e sentendo ogni notte uno strano odore e urtando contro qualcosa nel buio, fu portata a pensare che la casa fosse abitata da coccodrilli fantasma) ➢ spesso gli individui nevrotici trovano perturbante l’apparato genitale femminile, tuttavia questo perturbane (Unheimliche) è l’accesso all’antica patria dell’uomo (Heimat) → anche in questo caso unheimlich è ciò che un giorno fu heimisch, familiare, e il prefisso negativo un- è il segno della rimozione III Può essere esatto che l’Unheimliche sia lo Heimliche che ha subìto una rimozione e poi è ritornato, e che tutto il perturbante risponda a questa condizione, tuttavia anche con queste condizioni l’enigma del perturbante non sembra ancora risolto, in quanto la proposizione non è reversibile: non tutto ciò che ricorda i moti di desiderio rimossi e modi di pensare sorpassati dei primordi individuali e della preistoria dei popoli è anche perturbante. Per quasi ogni esempio apportato da Freud per analizzare il perturbante, ne esiste uno analogo che lo contraddice: ➢ la mano mozzata del racconto di Hauff è perturbante (per il complesso di evirazione), ma nel racconto di Erodoto, il ladrone che la principessa vuol trattenere le lascia la mano mozzata del fratello e tale passaggio non desta alcun effetto perturbante ➢ le fiabe brulicano di desideri immediatamente realizzati, che non provocano alcun turbamento → esse si pongono nel terreno animistico dell’onnipotenza di pensieri e desideri ➢ il massimo effetto perturbante si ottiene quando cose, immagini, bambole, ecc. inanimate si animano, ma nelle favole spesso si incontrano oggetti vivi, che però non troviamo perturbanti ➢ anche la morte apparente e la rianimazione di morti sono perturbanti, ma sono consuete nelle fiabe (es. Biancaneve), ma anche nelle storie di miracoli del Nuovo Testamento ➢ il ritorno non intenzionale delle stesse cose non è sempre perturbante, a volte può avere valore di rafforzamento, altre volte ha addirittura un effetto comico (v. Mark Twain, A Tramp Abroad, il protagonista fa sempre domande ripetitive ed è ossessionato dalle routine di viaggio dei suoi compagni) ➢ il senso di perturbamento causato dal silenzio, dalla solitudine, dall’oscurità allude all’elemento dell’incertezza intellettuale (quindi ha analogie con il senso di perturbamento suscitato dalla morte) L’interesse psicoanalitico riguardo al perturbante si è dunque esaurito, quanto resta richiede probabilmente un’analisi estetica, ma così facendo si metterebbe in dubbio il
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