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Riassunto di "In cattedra. A cura di Chiara Cappelletto", Schemi e mappe concettuali di Poetica

Riassunto dettagliato di "In cattedra".

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2023/2024

Caricato il 21/12/2023

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lucilla-tempella 🇮🇹

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Scarica Riassunto di "In cattedra. A cura di Chiara Cappelletto" e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Poetica solo su Docsity! CHI HA PAURA DEI DOCENTI UNIVERSITARI? - CHIARA CAPPELLETTO tre compiti diversi: - studiare, scrivere e pubblicare - occuparsi di questioni amministrative - insegnare è un fatto che le scienze umane siano state marginalizzate negli ultimi trent’anni dalle scienze quantitative, non solo per il contenuto della ricerca, ma anche per il valore epistemico della loro euristica, considerata vaga, relativa e perciò incapace di produrre un sapere affidabile un’altra competizione è quella con la giornalistica → si perde di vista la differenza tra il giornalista delle idee e lo studioso delle idee: anche i prof universitari sono spesso impegnati su entrambi i fronti, si cimentano in esercizi di divulgazione, scrivono nei blog, su riviste online per questo libro si è scelto un genere di scrittura accademicamente inusuale ed evita l’articolo scientifico e l’epistola ↳ l’arte retorica è lo strumento privilegiato per comprendere il loro lavoro: in quanto docenti praticano la medesima forma di discorso, usano la dialettica per sostenere argomenti il docente universitario media tra gli autori che ha studiato e quelli che i suoi studenti preferiscono ↳ è alla ricerca di un compromesso: equilibrio tra inclinazioni, voglie, noie, conoscenze, obblighi alcuni dei professori interpellati mettono in discussione la lezione ex cathedra, che avrebbe il demerito di impedire l’atteggiamento euristico degli studenti → Cappelletto non è d’accordo: ha visto studenti sollevare questioni sofisticate in lezioni frontali Cappelletto rivendica, come Lyotard, l’antico principio secondo cui l’acquisizione del sapere è inscindibile dalla formazione dello spirito e anche della personalità → sempre di più il sapere è però un discorso esteriorizzato rispetto al sapiente: oggi si separa l’insegnamento dal discorso e con ciò dal docente l’io docente non è un io psicologico: tutti si assomigliano mentre tengono una lezione, sono agenti epistemici, in grado di esprimersi attraverso uno schema argomentativo generale la docenza si basa su un principio fondamentale della funzione del discorso: la possibilità del destinatario di dissentire pubblicamente nel merito della questione e non dichiararsi persuaso
 TRASMETTERE IL VIRUS DEL SAPERE - SILVIA ROMANI parte da un libro di Maria Corti, “Metodi e fantasmi” = i fantasmi che stanno accanto ai prof nelle aule universitario sono gli eidola degli autori, che in quanto fantasmi sono remoti ↳ il mestiere di docenti in scienze umane è un continuo dialogo con le ombre: i fantasmi dei maestri, degli autori, dei luoghi, degli avvenimenti il tema della fruizione del sapere, argomento di grande urgenza, è legato a due questioni: 1. valenza semantica e “autoportante” dei contenuti: molte discipline umanistiche si espongono al rischio di venire considerate un insieme di conoscenze già depositate nelle coscienze collettive, spesso l’attività del docente viene vista alla stregua di un processo anamnestico, perché i contenuti delle discipline sembrano familiari, semplice riconferma di quanto la collettività immagina di aver appreso l’antico ci appartiene, ne siamo gelosi e sentiamo che lì ha sede la fantomatica identità dell’Occidente → addirittura sembrerebbe inaccettabile ammettere che la pelle di Achille potesse essere un po’ più colorita di quanto il nostro immaginario le consenta ↳ crediamo di poterci rivolgere all’indietro in cerca delle nostre radici per trovare conforto questa ingordigia nei confronti dell’antico è stata legittimata dalla psicoanalisi freudiana, che si è rapportata in modo bulimico con l’antichità, assorbendola (cfr. metafore archeologiche di Freud, linguaggio del mito classico nei sogni) ↳ l’antichità è migrata senza fatica nei meandri della psiche trasformandosi in pulsione, sentimento: è diventata parte di noi senza farsi oggetto di indagine Romani parla di un rischio sempre in agguato quando si entra in un’aula universitaria per fare lezione sull’antico, perché si porta un sapere che molti credono di possedere ↳ in realtà il dialogo con gli antichi spesso è tutt’altro che confortante: esempio di un articolo che accosta l’Economico di Senofonte al manifesto della brigata femminile Al-Khansaa (Isis) → il manifesto è scritto da donne per donne, l’Economico racconta di una chiacchierata tra Socrate e Iscomaco, che insegna alla moglie il ruolo della consorte: alla fine Senofonte e l’ideologia dell’Isis finiscono per proporre due visioni del genere femminile molto simili ↳ la barbarie, l’arretratezza e la misoginia non si trovano necessariamente nella dicotomia tra Occidente e islamismo radicale, ma possiamo riscontrarle anche in quella che consideriamo la culla della nostra civiltà 2. l’autorevolezza del medium attraverso cui si comunicano i contenuti: oggi i professori universitari sono deprivati dell’autorevolezza del loro ruolo, non possono neanche contare sull’aura che fino a pochi anni fa circondava la figura del docente universitario → devono combattere su un terreno nuovo, ma nessuno ha insegnato loro a combattere: non esiste alcuna formazione per il docente universitario se non l’esperienza e l’imitazione l’ORALITÀ oggi nell’insegnamento universitario è padrona (cfr. oralità omerica) ↳ l’eidolon non è il testo, l’autore, il contesto, ma il medium: la performance ↳ mettere a confronto le piazze della Grecia e l’agorà dell’aula universitaria Vassar è stata vissuta dall’autrice come una città rifugio → città aperta non allineata rispetto alle norme dell’accademia classica, college dedicato interamente alle cosiddette liberal arts LIBERAL ARTS = traduzione di artes liberales, intese dai latini come la totalità dello scibile (trivium + quadrivium) e considerate essenziali per la formazione del cittadino libero ↳ hanno il valore epistemico di integrare la conoscenza nel suo complesso, unendo scienze umane e scienze naturali, scienze teoriche e scienze applicate (anche se, essendo una formazione non professionale, escludono medicina, giurisprudenza e ingegneria) le scienze umane trovano accoglienza nelle liberal arts, ma proprio questa stessa accoglienza ne sancisce l’esilio, ovvero la progressiva estraniazione dal più ampio agone di ricerca dominato dalle scienze sperimentali ↳ bisogna difendere le scienze umane, sia dall’esterno, sia dall’interno, cioè anche nel quadro delle scienze umane stesse, dove vige l’egemonia di un “mentalismo”, fautore di quella neutralità dello spazio dell’aula in cui siamo chiamati a distaccarsi dal corpo l’immagine delle sabbie mobili richiama a un ammasso di sabbia fine caratterizzato da una capacità limitata di sostenere pesi = instabilità del terreno, minaccia di sprofondamento ↳ in contrasto con il ruolo edificatorio che la modernità occidentale ha attribuito alla formazione universitaria di stampo umanistico ↳ sapere come processo cumulativo, che si costruisce come un edificio: dal basso verso l’alto Descartes = la bellezza di un edificio risiede nella sua coerenza formale, che consente solidità Kant = l’errore dei pensatori prima di lui è di non essersi occupati dell’integrità strutturale dell’edificio del sapere, ma aver costruito su fondamenta barcollanti senza prima essersi occupati dello statuto delle fondamenta stesse → da qui nasce l’ossessione kantiana per le fondamenta e l’operazione di demolizione di quanto eretto da altri e rimozione dei detriti ed erbacce ⇨ oggi nelle aule universitarie siamo sotto influenza di questi padri del razionalismo, che ci portano un modo di relazionarci al mondo che l’autrice chiama sguardo dell’io spettatore (che guarda le cose e gli altri da lontano) questo io spettatore assomiglia un po’ all’immagine di Lucrezio del naufrago che, approdato sulla terraferma, contempla il mare in burrasca → è scappato alla precarietà e ora si limita a guardare ↳ quando invece entriamo a contatto con la nostra precarietà le premesse dell’io spettatore crollano: la vulnerabilità ci contraddistingue in quanto esseri umani e il dolore, la perdita, il vulnus non lo viviamo mai da spettatore, bensì da attore incarnato ↳ quando sentiamo la precarietà sul nostro corpo (o la vediamo sul corpo altrui) siamo costretti ad abbandonare l’io spettatore l’immagine delle sabbie mobili mette in scena lo sgretolarsi delle fondamenta, ma anche lo sgretolarsi di uno sguardo (io spettatore) la Statale di Milano, nell’esperienza dell’autrice, non dando validità filosofica a questioni di genere ed etnia non coglieva il ruolo dell’esperienza incarnata → insegnamento e apprendimento sono pratiche incorporate
 IN NOME DELL’ALTRO - MARCO FORMISANO insegnante di filologia classica, in particolare di letteratura latina ↳ della sua biografia considera fondamentale, per il modo in cui si approccia alla lettura dei testi antichi, l’avere lasciato l’Italia: naturalmente ne consegue che il suo sia un insegnamento in lingua straniera, ed è chiaro che la lingua utilizzata in aula sia parte integrante del programma di studio, in generale perché connota profondamente i contenuti, in particolare per la disciplina letteraria perché la precisione linguistica è la funzione fondamentale dell’attività stessa del critico ↳ non può più dare per scontato il governo perfetto della lingua con cui insegna: forte accento, intonazione anomala, immagini oscure, veri e propri errori ↳ nella sua vita non si sente integrato in nessun luogo: non ha maturato un radicamento reale in nessun Paese e può immaginare l'esercizio della sua professione in qualsiasi Paese ↳ condizione di ERRANZA = alla ricerca della conoscenza della totalità del mondo riconoscere e accettare l’altro non equivale ad assimilarlo alle nostre categorie di pensiero, ma permettergli di essere altro da noi → il testo, soprattutto antico, lunghi dall’offrire la prossimità dell’identico, deve poter rappresentare un inesauribile potenziale di alterità - INTERTESTUALITÀ la filologia classica (greco e latino lingue deterritorializzate per eccellenza) è la più internazionale tra le discipline, ma è caratterizzata da una compattezza metodologica per cui è diffusa la pretesa di una ricostruzione oggettiva del passato greco e romano: il fine ultimo sembra sempre la ricostruzione (del pubblico, delle intenzioni dell’autore, delle circostanze storico- politiche, ecc.) ↳ il potenziale delle letterature antiche non va ricercato nella loro storicizzazione o nella descrizione del contesto, quanto nella loro millenaria capacità di sottrarsi proprio alle loro origini per parlare ancora a noi oggi Formisano identifica nel metodo intertestuale (confronto continuo di un testo con altri testi anteriori che rappresentano i modelli di ispirazione) uno dei principali ostacoli all’individuazione del testo come portatore di alterità → leggere e interpretare un testo latino finisce per diventare una mera indagine sui modelli seguiti dall’autore nella composizione es. l’autore è specializzato in letteratura tardo-antica (III-VI secolo), il cui linguaggio è ancora quello dell’età classica, nonostante i cambiamenti storici di grande portata (cristianesimo) ↳ la produzione di questo periodo è stata a lungo considerata come il prodotto di un’epoca di decadenza, fino a che è stata riscoperta e riletta nei suoi continui rimandi ai classici: ciò che di buono c’è in questa letteratura sarebbe la vicinanza ai valori della classicità problemi della ricerca intertestuale: 1. diventa una ricerca delle intenzioni dell’autore: si formulano ipotesi intorno all’autore, alle sue letture e alla sua biografia 2. l’individuazione delle allusioni intertestuali stabilisce gerarchie estetiche e genealogiche storiche (Virgilio o Ovidio saranno sempre migliori del poeta tardo Claudio Claudiano) la ricerca dei riferimenti intertestuali si concentra unicamente su quegli aspetti che un’opera ha in comune con altre → tutto quello che è unico, non comparabile o non riducibile a un’influenza esterna, viene scartato e oscurato ↳ ogni testo porta invece sempre una voce unica e irripetibile, volontà di incidere sulla realtà in maniera diversa da qualsiasi altra esperienza di scrittura ⇨ l’obiettivo dell’approccio intertestuale è quello di rendere il testo familiare, cioè immergerlo in una rete di relazioni culturali note: il testo antico invece dovrebbe poter essere anche intraducibile (ma comprensibile) perché nella sua intraducibilità si rivela la sua essenza - ALTERITÀ in gran parte delle società occidentali attuali si pratica un riconoscimento solo formale e non una reale accettazione della carica perturbante che l’altro in quanto tale possiede ↳ la comparazione con gli altri a cui siamo tutti abituati ottiene il risultato di trasformare la “diversità” in una vittoria dell’Uguale DIVERSITÀ (diversa da alterità) = parola d’ordine della società contemporanea, soprattutto nelle università, luoghi in cui si ritiene che l’internazionalizzazione di docenti e studenti rappresenti un arricchimento culturale e sociale → un simile discorso teorico spinge ad accettare solo quelle differenze conformi al sistema, assimilabili al mainstream politico-culturale, respingendo forme di alterità radicale lo straniero è una figura che noi cerchiamo di comprendere secondo categorie a noi note → viene coinvolto in un processo di familiarizzazione, invece di riconoscergli la sua essenziale alterità: vorremmo addomesticarlo a partire da una riflessione sul termine freudiano Unheimlich (“perturbante”, cioè che non appartiene alla sfera familiare Heimlich) = elemento perturbante ed estraneo alla sfera domestica che dovrebbe pertanto giungere da fuori, ma in realtà appartiene alla casa stessa ↳ ciò che perturba non è l’estraneità, ma l’inquietante prossimità ⇨ l’alterità non è un elemento che proviene dalla sfera esterna ma piuttosto un elemento intrinseco dell’identità: applicato allo studio dei testi antichi, si ricerca l’alterità all’interno del testo stesso, piuttosto che dal continuo confronto con altri testi ↳ l’intertestualità infatti stabilisce rapporti di familiarità con la tradizione letteraria precedente e ha l'effetto di dissolvere l’individualità del testo l’invito dell’autore allo studente è quello di considerare il testo come uno straniero, profondamente marcato dalla propria alterità, inassimilabile quindi al sistema culturale in cui si vorrebbe inscriverlo e alle consuete categorie di pensiero → non dev’essere soggetto a quel processo di integrazione che ne oscura l’alterità originaria Medioevo negativo = superstizione, violenza, ignoranza Medioevo positivo = elementi poetici, avventurosi, misteriosi (visione romantica) ⇨ sono sedimentazioni culturali che costituiscono barriere deformanti come trattare queste precomprensioni nelle aule universitarie? ↳ cercando di renderle esplicite, di mostrare la loro forza contemporanea, di accennarne i presupposti ideologici quasi mai neutri ↳ ma poi la storia (anche la storia della filosofia) non deve dare certezze, deve toglierle: nello studio del pensiero medievale, attraverso la lettura dei testi, si scopre un’irrimediabile distanza ⇨ in aula si può trovare un compromesso tra la familiarità del passato (Medioevo percepito come la culla della nostra cultura) e l’alterità, l’estraneità di società, filosofie, pensieri che per essere compresi vanno analizzati e costruiti questa tensione nel nostro rapporto con il passato emerge in: 1. una fiducia nella possibilità di tracciare traiettorie genealogiche del presente, cioè imparare a leggere una cultura e le sue tradizioni alla luce della comprensione storica 2. un lavoro sulla distanza storica, sulla singolarità dei testi e degli autori: il passato è una successione di presenti, da studiare in quanto tali INSEGNARE CON UN CLASSICO - MANUELE GRAGNOLATI lo scopo dell’autore, nell’occuparsi di Dante, è quello di insistere con un particolare spirito critico sulla complessità dell’autore medievale, meno monolitico di quanto si possa pensare → utilizzare l’opera dantesca per sviluppare una riflessione critica indipendente, che vada al di là del senso comune e colga la ricchezza del testo che è attraversato da paradossi, tensioni e contraddizioni Epistola a Cangrande della Scala → lettera in latino con cui Dante dedica il Paradiso al signore di Verona, due spunti interessanti per la lettura della Commedia: - è “polisemica”, cioè portatrice di molti significati - il suo titolo non è dovuto solo al lieto fine della storia, ma anche al linguaggio umile da qui in poi l’autore procede mostrando alcune complessità e contraddizioni insite nel poema dantesco: lingua volgare/latino, contrasti con la dottrina cristiana, binomio anima/corpo QUESTIONE DEL LINGUAGGIO Dante usa il volgare e non il latino in una situazione di diglossia medievale, in cui il latino era la lingua alta del potere, della scienza e della religione, mentre il volgare era la lingua d’uso del commercio, riservata a campi del sapere meno elevati ↳ Dante si era già espresso sull’utilizzo del volgare nel De vulgari eloquentia, un trattato in latino per promuovere la poesia in volgare, in cui però era evidente una tensione tra il Dante poeta, che celebrava la naturalezza del volgare, e il Dante grammatico, che preferiva all’instabilità del volgare l’immutabilità del latino → viene proposta una struttura regolata e disciplinata del volgare l’operazione linguistica della Commedia non consiste nella ricerca disciplinata del volgare illustre, ma nella scelta di una lingua il più possibile inclusiva, aperta a tutti i registri possibili mescolati ↳ Dante è un autore sperimentale, non convenzionale, che non si conforma alle norme a lui contemporanee LA POLISEMIA nell’Epistola la polisemia della Commedia viene spiegata tramite il riferimento a un Salmo: l’esodo di Israele dall’Egitto viene letto con un significato allegorico come salvezza dell’umanità realizzata da Cristo → è per dire che la Commedia si può leggere alla luce di un’esegesi analoga a quella riservata ai testi sacri stupisce come Dante sia portatore di una concezione cristiana che vede il Vecchio T. come figura che anticipa il Nuovo e il Nuovo come compimento che realizza il Vecchio ↳ trasformare la Bibbia ebraica in una prefigurazione del Nuovo T. rappresenta una forma di espropriazione teologica ai nostri giorni lo studioso ha anche il compito di sottolineare la problematicità del poema dantesco, sottolineando l’originalità dei suoi testi, che spesso fanno resistenza a una integrazione completa all’interno del paradigma cristiano 1. canto IV dell’Inferno, che trasforma il limbo dei teologi cristiani in un luogo che celebra la cultura classica 2. De Monarchia, trattato che esprime un pensiero politico che fu considerato eretico dalla Chiesa di Roma lettura che Auerbach propone del X canto dell’Inferno ⇨ incontro con Farinata degli Uberti e Cavalcante de’ Cavalcanti: incontro tra due diverse visioni del mondo, quella cristiana dantesca e quella materialista di Cavalcanti (da cui Dante ha preso le distanze) → viene in questo canto presentata la teoria dell’Aristotelismo radicale, eterodosso (nega l’immortalità dell’anima individuale), introdotto in Europa da Averroè Auerbach sostiene che l’effetto prodotto dalla formula plurilinguistica e pluristilistica che contraddistingue la Commedia è l’inversione della teleologia figurale ↳ secondo la teleologia figurale la vita del mondo terreno è “figura” del compimento da realizzarsi escatologicamente nell’aldilà ↳ la concretezza e il realismo con cui i personaggi di Farinata e Cavalcante sono descritti mentre aderiscono a una visione materialistica della vita (l’uno legato alla politica, l’altro al figlio) fanno sì che la loro esistenza terrena non funzioni come figura per un compimento nell’aldilà ma acquisti una sua autonomia un simile contrasto con la teologia tradizionale è presente anche nella concezione dantesca dell’essere umano → analisi della natura della corporeità nell’aldilà la concezione escatologica tradizionale non era interessata a quanto succedeva nell’aldilà dopo la morte della persona, ma si concentrava sulla fine dei tempi e sul Giudizio Universale ↳ la nuova concezione escatologica invece cominciò a considerare la morte fisica come il momento decisivo della vita dell’individuo e a interessarsi alla sua permanenza nell’aldilà (es. bolla papale del 1336 secondo cui l’anima separata non ha bisogno del corpo per accedere alla visione di Dio) anche la Commedia immagina che tutto inizi non appena l’anima giunge nell’aldilà ↳ però nella Commedia la corporeità è una componente fondamentale dell’esperienza nell’aldilà: Dante parla di “ombre”, ma è chiaro che le anime di cui ci parla siano dotate di un corpo aereo provvisto sia di aspetto esteriore sia di tutti gli organi sensoriali (possono sentire il dolore fisico, parlare ed esprimere emozioni) episodio del mancato abbraccio tra Dante e l’amico Casella → il guardiano del purgatorio rimprovera le anime dicendo che il desiderio di abbracciarsi è simbolo di un attaccamento per il corpo mortale che dev’essere abbandonato: nella Commedia la materialità del corpo sembrerebbe superflua allo stesso tempo però il corpo aereo indica che senza il suo corpo vero l’anima è imperfetta ↳ la gioia con cui le anime del paradiso reagiscono alla prospettiva di riunirsi, alla fine dei tempi, con il loro vero corpo rivela l’intensità della nostalgia che continuano a provare per esso ↳ Dante dimostra un senso di affettività diverso da quello dei teologi contemporanei
 CONTRO IL CARISMA - ANTONIO MONTEFUSCO l’autore parte da un testo di Weber, La scienza come professione ↳ qui Weber discute del ruolo del docente universitario e in particolare distingue il docente dal profeta e dal demagogo: il docente universitario dev’essere essenzialmente un insegnante e quando parla deve far tacere il demagogo e il profeta che sono in lui ↳ l’esercizio del docente è quello di un “sacrificio dell’intelletto” che obbliga il docente all’onestà e alla trasmissione della sola chiarezza il quadro attuale dell’università italiana - secondo l’autore - risponde a una sempre più accentuata razionalizzazione e intellettualizzazione → gli effetti che questo processo ha avuto sulla figura del docente sono radicali: ha esasperato alcuni elementi, come la spinta alla performance (pubblicazioni e attrattività per gli studenti) e l’insistenza sul selfbranding ↳ questo ha portato allo sviluppo estremo di quella competizione che caratterizza la ricerca universitaria e spesso il docente si sente indotto a fare cose molto diverse da quelle che voleva ↳ LACERAZIONE come caratteristica intrinseca della figura del docente AUTOBIOGRAFIA DI ABELARDO la storia biografica di Abelardo parla dell’essere docente universitario = archetipo del magister ↳ Abelardo ottiene la cattedra all’università di Notre-Dame, in un periodo (XII-XIII secolo) in cui l’università nasce intorno al docente, il cui sostentamento è garantito proprio dai suoi studenti ↳ forte competizione tra i professori, che sono anche chierici quando Abelardo si innamora di Eloisa l’amore per ella confligge con l’acume e la potenza che egli aveva dimostrato nelle cose della filosofia → sarà deleterio: gli provocherà l’evirazione lettere tra Roscellino, suo maestro, e Abelardo → scontro intellettuale tra allievo e maestro, non solo su argomenti teologici, ma anche su temi personali: Roscellino esercita con la metafora dell’incompletezza una violenta presa in giro rispetto all’evirazione di Abelardo dimostrazione di forte gerarchia, di forte compressione dell’altro ↳ nell’università è ancora vivo e pervasivo il conflitto tra potere e pensiero STONER di Williams la storia di Stoner è quella di un’ascesa sociale dovuta all’amore per la letteratura → sente una forte vocazione per l’insegnamento universitario e arriva a rinunciare all’amore per una donna: Stoner propone una visione volutamente castrata dell’attitudine del docente, che tende a silenziare la possibile tentazione di stravolgimento che può venire dall’eros ↳ se Abelardo era stato costretto a rinunciare a quella parte di sé, Stoner attua da solo un restringimento del proprio orizzonte operativo l’autore sottolinea l’assenza in queste prospettive di un elemento cruciale della vita del docente: lo STUDENTE → non è un’esclusione solo letteraria, ma anche presente nella vita del docente universitario: l’università è rimasta totalmente insensibile alle innovazioni in campo pedagogico che hanno invece cambiato la scuola primaria e secondaria all’università si insegna senza sapere davvero come si fa, perché si dà per scontato che il docente si affidi a una propensione alla trasmissione basata sul carisma ↳ insegnare senza nessuna preparazione o consapevolezza invece non è una tematica degli insegnanti del secondario, che sono sottoposti a formazione ↳ è evidente una certa idea di trasmissione dei saperi alti, volutamente distinti da quelli degli insegnanti di scuola lo studente è un soggetto che nel corso del suo percorso di studi si emancipa ↳ l’EMANCIPAZIONE è un processo di soggettivazione ↳ mette in discussione la verticalità della trasmissione del sapere: è importante smantellare l’idea di un’assoluta disuguaglianza tra l’emancipatore e l’emancipato (docente e discente) ↳ per insegnare l’emancipazione bisogna fare spazio cognitivo alla possibilità di un’uguaglianza intellettuale tra i soggetti della docenza MAESTRO IGNORANTE di Rancière = se l’insegnante si predispone a insegnare ciò che non sa, il rapporto di insegnamento si sviluppa sotto il presupposto dell’uguaglianza delle intelligenze ↳ il maestro universitario ignorante è in realtà in una posizione di privilegio, perché si indirizza a persone in fase di maturazione intellettuale ↳ è una condizione ideale per attuare una relazione educativa che realizzi un rapporto tra intelligenze obiettivo - progetto complessivo che permetta al docente di rinunciare alla propria aureola e di percorrere un finalmente comune con gli insegnanti della scuola secondaria - definire un nuovo paradigma di “docente ignorante”, capace di accompagnare all’emancipazione intellettuale della società e non di imporre una gerarchia di valori RACCOGLIERE LA CHIAVE GETTATA VIA - STEFANO SIMONETTA Simonetta cerca una via per attenuare il divario tra studenti normali e studenti ristretti, garantendo a questi ultimi l’accesso al sistema bibliotecario, una rete di tutor e un open day dei corsi ↳ a partire dal 2015 la Statale organizza attività didattiche all’interno degli istituti che costituiscono il polo universitario penitenziario (Milano Bollate, Milano Opera) la forma di didattica adottata è quella di cicli di lezioni che si svolgono una volta a settimana presso le strutture carcerarie e vedono la partecipazione di classi miste di circa quaranta alunni ↳ è riuscito a far sì che le ore di lezione rientrino nei loro carichi didattici ufficiali (guadagnano cfu) lo scopo di questa visita al carcere non è “fare del bene” ma dialogare con chi non può venire a farlo nella sede dell’università → articolo 27, le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità: scopo precipuo del lavoro è ristabilire dei diritti riportare la discussione filosofica nelle carceri è un modo per ricambiare il contributo straordinario che quei luoghi di dolore e disperazione hanno dato alla storia del pensiero da Socrate a Gramsci ↳ rapporto di parentela tra filosofi e prigioni: - Socrate, deciso a restare in prigione pur di sottostare alle leggi (ingiuste) della città - Boezio, che in prigione inizia un dialogo con Filosofia, una riflessione sulla giustizia: - More il carcere costituisce uno degli ambienti più consoni alla riflessione filosofica → la prigione genera inevitabilmente pensieri: la privazione di libertà, la separazione dal resto della società, il distacco da ogni affetto conducono a riflettere su se stessi una sorta di maieutica: presentazione preliminare di alcune delle definizioni e delle prese di posizione formulate nel corso della storia del pensiero (Simonetta rompe il ghiaccio con un testo, un pensatore, una corrente filosofica) ↳ a questo punto è per tutti più semplice prendere la parola e dire la propria partendo da quanto altri hanno già sostenuto autorevolmente irriverenza di letture come Boezio o Beccaria di fronte al pubblico non libero altra tecnica di insegnamento (medievale) = quaestiones disputatae = vere e proprie sfide accademiche che vedevano studenti fronteggiarsi e discutere, talora scambiandosi i ruoli e sostenendo tesi opposte → alimentare dubbi, accrescere la capacità di mettere in discussione ogni certezza obiettivo: attenuare gli squilibri esistenti tra le due metà della classe → ridurre al minimo la distanza tra noi e loro, tra liberi e ristretti, mantenendo sempre un grado di separazione indispensabile per le esigenze di sicurezza
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