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Riassunto di "La morte a Venezia" di Thomas Mann, Sintesi del corso di Letteratura Tedesca

Riassunto dettagliato del libro "La morte a Venezia" di Thomas Mann in italiano.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

In vendita dal 22/11/2021

alessia992307
alessia992307 🇮🇹

4.5

(27)

9 documenti

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Scarica Riassunto di "La morte a Venezia" di Thomas Mann e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Tedesca solo su Docsity! LA MORTE A VENEZIA di THOMAS MANN CAPITOLO 1 GUSTAV ASCHENBACH (più di 50 anni) abita a Monaco di Baviera e fa una passeggiata. È uno scrittore. È inizio maggio (falsa estate). Il giardino inglese era afoso come in agosto. Stava ritornando ma a causa del temporale attende il tram elettrico per riportarlo in città. La fermata era davanti al cimitero e lui scorgeva le lapidi e leggeva le “sentenze”. Vede un uomo sul portico: magro, sbarbato, pelo rosso, lentigginoso. L'uomo lo ha guardato perché si sentiva osservato. Dopo aver visto l’uomo sente un allargamento del proprio animo, un desiderio giovanile di lontananze. Era la voglia di viaggiare. Ha una visione di una palude tropicale. Poi visione scompare e riprese passeggiata. Pensò al suo lavoro e si sentiva sicuro della sua maestria. Aveva bisogno di una interruzione, un periodo di vita nomade per far sì che l’estate diventasse sopportabile. Arriva il tram elettrico e poi dedica la serata allo studio delle carte geografiche e degli orari. CAPITOLO 2 GUSTAV ASCHENBACH è l’autore dell’epopea in prosa sulla vita di Federico di Prussia, del romanzo | Maja, della novella Un Miserabile e del saggio Spirito e arte. È il figlio d’un alto funzionario della magistratura. | suoi antenati erano stati ufficiali, giudici. Una spiritualità più profonda entrata grazie alla madre del poeta, che era figlia di un maestro di cappella boemo. Gustav era precocemente maturo e adatto alla vita pubblica. Quando ancora era studente liceale aveva già un nome. A 40 anni, affaticato dal lavoro, rispondeva alle lettere da tutto il mondo. Non aveva conosciuto la spensierata gioventù. A 35 anni si era ammalato durante un soggiorno a Vienna. Non era robusto e i medici gli avevano prescritto di non frequentare la scuola e studiare a casa. Quindi cresciuto senza compagni. Il suo motto era “resistere”. Lui affermava che ciò che esiste al mondo di grande è una manifestazione di resistenza, era la formula della sua vita e gloria. Lui era il poeta di tutti coloro che lavorano all’orlo dello sfinimento. Lui nonostante gli errori aveva conquistato la dignità verso la quale ogni grande talento si sente naturalmente spinto e pungolato. La sua evoluzione era stata un’ascesa verso la dignità. Un’evoluzione è un destino. La sua opera (forse Un Miserabile o quello dedicato a Federico) col tempo prese una tinta ufficioso- educativa e il suo stile si volse alla classica esemplarità. AI suo 50esimo compleanno un principe tedesco gli conferisce un titolo di nobiltà. Dopo anni aveva scelto Monaco di Baviera come residenza stabile. Si era sposato con una fanciulla di famiglia colta che poi è morta. Gli è rimasta solo una figlia sposata. GUSTAV era di statura inferiore alla media, bruno, glabro (senza barba), corpo gracile, capelli folti e brizzolati sulle tempie, naso massiccio arcuato, bocca grande, guance magre e mento con fossetta. L’affinamento della sua fisionomia era opera dell’arte e non di una vita agitata e difficile. Aveva occhiali. Aveva visto l'inferno sanguinoso dei lazzaretti della Guerra dei Sette Anni. CAPITOLO 3 Ancora a Monaco per 15 giorni. Diede ordine di preparare la casa di campagna per il suo ritorno entro 4 settimane. Partì fra la metà e la fine di maggio col treno per Trieste e si imbarcò per Pola. Cercava luogo esotico dove si arrivasse facilmente. Quindi scelse isola dell’adriatico. Pioggia e aria pesante, la chiusa clientela austriaca dell'albergo e la mancanza del contatto col mare lo misero di cattivo umore. Non aveva trovato ancora il luogo della sua destinazione. Dopo una settimana e mezza si imbarcò per Venezia. Sul ponte cìera un gruppo di turisti di Pola, erano giovani commessi, uno si distingueva per il buon umore ma era un falso giovane, era un vecchio ma aveva abiti appariscenti, chiassosi e si comportava come giovane. Lui si chiedeva come la compagnia lo considerasse naturale. Lui si era addormentato con il libro in grembo. A mezzogiorno fece colazione nella sala da pranzo. | giovani commessi e il vecchio trincavano con il capitale. Il pranzo era misero. Il vecchio era ubriaco a causa del vino e barcollava. Arrivati al porto, lui voleva una gondola per essere portato alla stazione dei vaporetti, voleva alloggio in riva al mare. Vede ancora il vecchio ubriaco a cui cade la dentiera. Il gondoliere era un uomo di aspetto sgradevole, vestito alla marinara, di razza non italiana a causa di baffi biondi e ricci, corporatura mingherlina. Gustav vuole andare alla stazione dei vaporetti ma l’uomo gli dice che i vaporetti non trasportano i bagagli in tono rude e arrogante. Gustav insiste. Pensava di essere caduto nelle mani di un criminale. Ma alla fine lo porta al Lido. Entra nell'albergo perché non aveva spiccioli e li fece cambiare per pagare il gondoliere. Ma quando torna trova i suoi bagagli su una carretta sul molo e la gondola con il gondoliere sono spariti. Scopre che non aveva la licenza e è fuggito per non essere beccato. Entra nell'albergo e nella stanza da cui si vedeva il mare. Prese poi il tè sulla terrazza ed uscì percorrendo la passeggiata lungo la spiaggia. Poi si cambiò d’abito per il pranzo e scese presto in salone dove c'erano gli ospiti dell’albergo che erano internazionali. Nota un gruppo di giovani polacchi in compagnia di una istitutrice. 3 ragazze e un ragazzo dai lunghi capelli sui 14 anni. Il ragazzo era di una bellezza perfetta: viso pallido, ricci color miele, naso dritto, espressione gentile, gli ricordava le sculture greche, abito inglese alla marinara, esile. Glisembrava fosse malato per la pelle bianca. Il pranzo era pronto. Gli occhi del ragazzo che andava nel salone si incrociarono con quelli di Gustav. | ragazzi avevano aspettato la madre. Gustav fu commosso dalla loro modestia e decoro. Dopo cena passeggiò nel parco e si coricò presto. Il giorno dopo non c’era bel tempo. Aprì la finestra e sentì l'odore putrido della laguna. Lo assalì il malumore. Pensò che anni prima un tempo simile era stato dannoso alla sua salute e aveva lasciato Venezia. Fece colazione e vide le giovani polacche con l’istitutrice mentre il ragazzo non c’era. Gli arrivò posta e aprì le 3 lettere. Entrò il ragazzo e descrizione ragazzo. Gustav andò in spiaggia e si sedette sulla poltrona a sdraio. Si guarda attorno e vede tante famiglie straniere (es. russi). Lui amava il mare perché l'artista ha bisogno di riposo. Rivide il ragazzo pronto a sguazzare nell’acqua e ascoltava la sua voce chiara e sottile. Lo chiamarono e il suo nome era ADGIO. Poi sbrigò un po’ di corrispondenza ma poi lasciò stare. Vede un amico di Adgio, robusto dai capelli neri di nome Yaschu. Alla fine con l’aiuto di qualche reminiscenza polacca concluse che il nome del ragazzo doveva essere TADZIO. Poi il ragazzo si riposò dal bagno. Dopo mezzogiorno lasciò la spiaggia e tornò all'albergo e stanza. Rimase a lungo davanti allo specchio osservando i suoi capelli grigi e il viso stanco e scavato e pensò alla sua gloria. Scese a fare pranzo e dopo andò in ascensore e un gruppo di ragazzi lo raggiunse, tra loro c'era Tadzio. Gustav nota che i denti del ragazzo non erano perfetti, erano senza smalto delle dentature sane. Nel pomeriggio va a Venezia con il vaporetto. Scende a San Marco e prese il tè in piazza. La passeggiata produsse un rovesciamento completo del suo umore e delle sue decisioni. Per la seconda volta era dimostrato che la città con quelle temperie aveva un pessimo effetto sulla sua salute. Per questo pensa di andare in un piccolo villaggio balneare vicino Trieste. Ritorna all'albergo dicendo che voleva partire l'indomani mattina. Cenò e trascorse la sera a leggere giornali sulla poltrona a dondolo in terrazza. Preparò i bagagli. L'indomani l’aria pareva più fresca, andò a fare colazione e vide le giovani polacche con l’accompagnatrice. L’auto per accompagnare i partenti alla stazione stava per partire ma lui voleva fare colazione in pace. Quando si alzò Tadzio entrò dalla porta e Gustav pensò “Addio”. Nel percorso verso la stazione gli venne il dubbio sulla sua decisione che diventava dolore. Aveva il pensiero che non avrebbe più rivisto Venezia perché aveva accertato che la città era nociva per la sua salute. Doveva considerarla come una residenza impossibile e proibita. Arrivato alla stazione cerca il suo baule ma era già stato spedito per Como, quindi in direzione sbagliata. Gustav dichiarò che non voleva partire senza il suo baule e quindi ritornava all’Albergo dei Bagni. Gli viene data un’altra stanza quasi identica alla prima. Verso mezzogiorno rivide Tadzio e proprio per lui gli era stato così penoso il distacco.
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