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Riassunto di "Maria Teresa d'Asburgo: l'arte del possibile", Sintesi del corso di Storia Moderna

Riassunto del libro "Maria Teresa d'Asburgo: l'arte del possibile"

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 21/01/2021

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Scarica Riassunto di "Maria Teresa d'Asburgo: l'arte del possibile" e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! MARIA TERESA D’ASBURGO: L’ARTE DEL POSSIBILE MAURIZIO SANGALLI INTRODUZIONE Gregorio Guglielmi dipinge nel 1760 nel castello di Schonbrunn l’apoteosi di Maria Teresa e del consorte Francesco Stefano di Lorena. Nell’affresco dell’anno precedente, sempre dipinto nel medesimo palazzo, Guglielmi raffigura la casa d’Austria dotata di mitezza e misericordia; nell’altro viene esaltata Maria Teresa nelle sue gloriose riforme attuate nel suo quarantennio di regno 1740- 1780, attorniata dai pilastri di esercito e burocrazia. Inoltre, Maria Teresa appare profondamente calata in mezzo a rapporti genealogici. In lei riscontreremo anche la volontà di congiungere varie etnie dall’alto, provando, per esempio, a far parlare a etnie diverse fra loro una stessa lingua. In qualità di Mater Austriae, Landesmutter, poi, Maria si ritrova a dover agire nei confronti della sua Austria con constantia, fortitudo, clementia e pietas. Infine, Maria Teresa è colei che comprende che la politica è die Kunst des Moglichen, “l’arte del possibile”: gli obiettivi, cioè, si raggiungono dove e quando è possibile, non a tutti i costi; però con pragmatismo, mediazione, compromesso, in particolare con i ceti dirigenti, tutte caratteristiche che invitano a guardare questa epoca come spia del futuro intransigentismo operato dal figlio Giuseppe II. Due sono le massime che guidano la condotta di Maria Teresa: responsabilità personale (a cui non si sottrae mai) e considerazione maternalistica del suo Stato e dei suoi sudditi. Il culmine del mito teresiano è la guerra di successione, amministrata in maniera eccelsa, sebbene vengano persi territori importanti come la Slesia; guerra durante la quale la sovrana riesce a tenere testa in maniera eccelsa alla Prussia. Tramite le sue riforme, attuate per praticare una politica di potenza, tramite le quali si cercherà di creare uno Stato più presente, più imprenditoria e un tentativo di rendere meno distanti i territori dell’impero; inoltre una politica di ingerenza nei confronti della Chiesa. → Coedx Theresianus mai promulgato → vedi pag. 8 Molti hanno parlato di “stato incompiuto”. Ebbene, quello di Maria Teresa lo fu, non potendo che iniziare tutti gli ammodernamenti che sarebbero serviti e riscontrando, allo stesso tempo, forti contrapposizioni. Per quanto ne riguarda il carattere, possiamo dire che Maria Teresa fu una donna religiosa, influenzata dal cristianesimo settecentesco e da echi giansenisti, che le inculcarono l’obbligo morale di tutelare la salute morale, oltre che fisica, dei suoi sudditi, risultando, molto spesso, eccessivamente bigotta (istituzione di una Commissione di Castità, pene severissime, lotta a bordelli e ritrovi licenziosi, eccetera). In ogni modo, è stata comunque un soggetto attorno alla quale gravita la realtà di un’epoca. CAPITOLO I: LA CASA D’ASBURGO FRA STATO E IMPERO 1. La Erzhaus Osterreich La dinastia degli Asburgo costituisce un unicum in Europa, essendosi stanziata in territori “ereditari” e allo stesso tempo legata alla carica imperiale per tre secoli (1438-1740). “Dinastia” va intesa come “Casa”: fu Rodolfo IV a rivendicare per sé nel secondo Trecento il titolo di Erzhezorg (o archidux), basandosi sull’investitura feudale di uno dei suoi territori acquisiti dalla dinastia di Carinzia e dando inizio a una casata tenuta insieme dalla tradizione e dai vincoli di sangue, i quali conferiscono un forte senso di appartenenza e coscienza di sé. Sede della famiglia è la Rocca dello Sparviero posta alla confluenza dei fiumi Aare e Reuss (territorio che si trovava nell’allora regno di Borgogna e che così riuscì a sfuggire alla conquista ottoniana), che fungeva da sentinella alpina e che, grazie a questo ruolo, acquisterà eminenza. Gelosamente difese sono poi le origini mitiche della dinastia, che si fanno risalire da una parte a Enea, con Merovingi e Carolingi; dall’altra alla gens Iulia; fino ad arrivare a un riferimento di discendenza dai romani Anicii attraverso la famiglia Pierleoni (ipotesi abbandonata quando si scoprì che tale famiglia aveva origini ebraiche). Quando i Lorena si uniranno agli Asburgo, spunterà una teoria che li lega a Eticone. Il vero fondatore risulta, comunque, Rodolfo I, il quale ottiene i possedimenti di Austria, Stiria, Carinzia, Carnia, Marca slavica, Eger e Pordenone dallo scontro col re boemo Ottocaro II Premyslide (battaglia di Durnkrut 1278). Boemia e Moravia verranno conquistate solo nel 1526 (battaglia Mohacs). Il collegamento a Ottocaro è importante nel momento in cui verrà considerato una sorta di precursore degli Hoenzollern di Prussia (per Fede I vedi pagg. 13-14). Sarà poi Rodolfo IV a falsificare le lettere di indipendenza dei territori austriaci nel 1358-59 per elevare il signore austriaco al di sopra degli altri feudatari e in particolare dei principi elettori Asburgo dei quali l’Austria non fece mai parte. Si inizia così ad agire senza l’intromissione imperiale, arrivando a conquistare quelli che saranno il cuore dei possedimenti di famiglia, fra Europa, Balcani e Italia (Friuli, Trento, Grigioni, Feltre, Belluno, parte dell’Istria, Friburgo, Brisgovia, contea di Feldkirch nel Voralberg e Trieste). Federico III = colui che può aiutare a risolvere i disastri provocati dalla rivolta hussita in Boemia e colui che può costituire un baluardo nei confronti dei Turchi. 2. Tra Reich e Erblander Massimiliano (figlio di Fede III) acquisisce, tramite politiche matrimoniali, la Borgogna nel 1477, rafforzando talmente tanto il potere della casa da accarezzare il sogno di poter diventare papa alla morte di Giulio II nel 1513. Massimiliano è importante per le sue riforme di alcune istituzioni imperiali, messe in atto fra 4 e 5cento: -Tribunale di Corte (perché il suo potere, da metà 300, non poteva più estendersi ai territori dei principi elettori -fine 400: prende forma il Reichstag (Dieta imperiale), costituita dal Collegio dei Principi Elettori, da un secondo Collegio formato da principi laici ed ecclesiastici e da un terzo Collegio di rappresentanti delle città imperiali -fine 400: “pace territoriale perpetua”, che rafforza l’arbitrato imperiale e tenta di eliminare la faida (premessa per l’istituzione dei 10 circoli nel territorio dell’impero -1512-) -Tribunale Camerale (contrapposizione fra interessi imperatore e interessi ceti) -Tribunale Aulico, che esalta nuovamente l’arbitrato imperiale. Con i trattati di Westfalia del 1648, viene sancita definitivamente la sostanziale parità tra ceti imperiali e imperatore sotto molti punti di vista. 3. Gli Stati asburgici: territori e istituzioni [Quando Maria Teresa sale al trono nel 1740], i possedimenti della Casa d’Austria rispecchiano quelli che abbiamo già visto, il cui cuore è l’arciducato d’Austria (Alta Austria -paesi sopra il fiume Enns- con capitale Linz, Bassa Austria -sotto l’Enns- con capitale Vienna, che diverrà capitale dal 1617 al posto di Praga). Vi sono poi Stiria, Carinzia, Carniola, Craina, Contea del Tirolo a ovest e Voralberg all’estremità ovest; ducati di Bressannone e Trento -ma non sotto diretto controllo, infatti sono appannaggio del Tirolo-; Gorizia, Gradisca, Trieste, Litorale. In più ci sono i territori storici della famiglia: varie signorie in Svevia e Brisgovia, Burgau e Gunzburg. Il Regno di Boemia è fondamentale, perché costituisce il passaporto per il voto all’interno dei principi elettori ed è anche un territorio importante economicamente. Territori acquisiti dopo la guerra di successione spagnola: Paesi Bassi austriaci, Brabante, Limburgo, Lussemburgo, Gheldria; contee e signorie nell’attuale Belgio, Milano, Mantova, Granducato di Toscana -1737-. romanze che il tedesco, e di tutte -tranne il francese- aveva una conoscenza orale, scrivendo quindi male in tutte queste lingue. 3. Sponsali complicati A metà degli anni venti, Elisabetta Farnese interviene a favore del figlio Carlos, portando un Borbone a Vienna e forse sul seggio imperiale. Ma l’Inghilterra degli Hannover non può permettersi un eccessivo rafforzamento di dinastie continentali, riuscendo a separare Madrid e Vienna. Il principe Eugenio di Savoia, invece, opera per un progetto tutto germanico, proponendo inizialmente Giuseppe di Wittelsbach, figlio del principe elettore di Baviera, rendendosi conto che la discendenza femminile avrebbe interrotto l’accesso della dinastia al trono; inoltre sapeva che tale alleanza si sarebbe risolta in funzione anti-francese… PERO’ avrebbe anche sancito l’annessione della Baviera ai territori della Casa d’Austria e avrebbe rafforzato la parte cattolica in un Sacro Romano Impero in cui la parte protestante si stava facendo sentire sempre di più: per depotenziare questa ascesa, Eugenio arriverà anche a proporre il matrimonio con Federico Hoenzollern erede di Prussia. Di nuovo, a scombinare le carte giunge l’Inghilterra, che aveva avuto voce in capitolo per quanto riguardava la Prammatica Sanzione, stabilendo che il principe consorte dovesse essere di secondo rango, in modo da non alterare gli equilibri politici dell’Europa continentale. Tale famiglia di secondo rango esisteva, era legata agli Asburgo ed erano i Lorena, e sono loro la prima scelta, ma a venti anni il pretendente Leopoldo Clemente muore di vaiolo. Entra allora in campo il secondogenito, Francesco Stefano. Ricordiamo che la Francia aveva mire nel ducato di Lorena, per questo la famiglia doveva tenersi buona la Francia; per questo motivo Francesco Stefano si rende conto che un matrimonio con gli Asburgo potrà avvicinarlo a vari alleati europei, fra cui l’Inghilterra (sopracitata), così da fungere come contrappeso per le brame francesi. Carlo VI allontana però Francesco affidandogli delle missioni, così che, se le strategie matrimoniali dovessero cambiare, il pretendente numero uno sia lontano. Ciò che cambia radicalmente tutto è la guerra di successione polacca, nella quale si scontrano il figlio del re di Sassonia e Polonia e il suocero di Luigi XV di Francia. Alla fine del conflitto, al suocero, Leszczynski, viene offerta la Lorena, e a Francesco Giuseppe, in cambio di questa cessione, il Granducato d Toscana (dove i Medici si erano estinti nel 1737 con la morte di Gian Gastone). Convincere Francesco Giuseppe a cedere il territorio dei suoi avi era un’impresa alquanto difficile, ma è qua che arriva Carlo VI, concedendogli la mano di Maria Teresa e convincendolo a cedere la Lorena. I due si sposano il 12 Febbraio 1736. Francesco Giuseppe fu un’abile politico-diplomatico. Il 21 aprile muore Eugenio di Savoia. 4. Granduchi in Toscana L’insediamento della coppia a Firenze è rimandata per lo scoppio della guerra austro-russo- turca, per la quale Carlo VI prova a mandare in campo l’inesperto genero, le cui ripetute sconfitte lo fanno destituire e preparano i due per la partenza verso Firenze, dove entrano il 19 gennaio 1739. Da qui torneranno però poco prima della morte di Carlo VI, lasciandovi in loro rappresentanza, ossia il principe lorenese Marc Beauvau de Craon. Nel 1747 nascerà il suo futuro sovrano residente, Pietro Leopoldo. I lorenesi guardano male questo granducato, inserito in un paese arretrato; inoltre i fiorentini sognano di poter tornare alla repubblica e gli è inviso. Non facile, dunque, come reggenza; la quale però prospetta di riformare le strutture pubbliche e di fare limitati interventi su quelle socioeconomiche: -riorganizzazione esercito -vendita di beni appartenuti ai Medici, per sanare il debito pubblico -diminuzione dei tassi di interesse sui titoli di stato -razionalizzazione di magistrature e dell’amministrazione centrale -tentativo di arginare lo strapotere della Chiesa romana. Per fare tutto ciò è necessario dotarsi di un Consiglio di Reggenza che affianchi ai lorenesi dei FUNZIONARI TOSCANI competenti (es. Pompeo Neri); tale consiglio è il perno che ordina gli altri due organi di Guerra e Finanza. La tenuta del nuovo dominio viene messa a dura prova durante la guerra di successione austriaca, durante la quale Francesco Giuseppe sceglie la strada della neutralità, concentrandosi sui problemi interni del paese (si registrerà un cambiamento solo con Antonio Botta Adorno 1757→ pag. 51). Il primo settore al quale mettere mano è quello delle finanze, dove il caos regna sovrano. Inizialmente, si sceglie la strada dell’appalto generale a privati per la riscossione delle imposte, e vengono scelti i Lombart, franco-lorenesi. Tale compagnia sarà però abbastanza incompetente, e questo farà pensare a Francesco Giuseppe di ampliare a più privati. Le necessità finanziarie porteranno inoltre a sfruttare i giacimenti di ferro piombinese ed elbano o il monopolio del sale. I risultati NON sono affatto buoni: il debito pubblico non si sana e il popolo è vessato da esagerati gravami fiscali. La situazione economica della Toscana, in generale, non è buona: le manifatture tessili locali stanno decadendo, l’agricoltura viene fatta progredire non per se stessa, ma come appoggio per le esigenze dei contesti urbani: Sallustio Bandini scrive, nel 1737-38, il Discorso sopra la Maremma di Siena, dove sostiene che l’agricoltura, non solo senese, deve essere 1)a base dell’economia del paese e 2)il commercio dei grani deve essere liberalizzato. La reggenza abbraccia il primo punto, ma non il secondo, che inizierà a profilarsi come buono dopo vari fallimenti, ai quali tuttavia si aggiungono pure i contratti agrari arretrati e la persistenza della mezzadria. Il settore che la reggenza può aggredire più facilmente è quello delle proprietà terrene a trasmissione ereditaria→ 1747 legge di Pompeo Neri che introduce limitazioni all’istituzione dei fedecommessi + 1751 provvedimento che riduce le giurisdizioni feudali e controllo pubblico sull’esazione delle imposte. Spia di un nuovo rapporto che si vuole inaugurare con la Chiesa di Roma. Settore delle manifatture: Francesco Stefano punta sulla SETA, non più sulla lana, seguendo un percorsi di liberalizzazione del commercio interno e protezionismo su quello interno (freni a questo sviluppo: alti costi del lavoro, rigidità delle corporazioni, numero eccessivo delle dogane interne). Potenziamento del Porto franco di Livorno → nonostante gli accordi con gli stati barbareschi e Istanbul, è la concorrenza inglese e olandese che impedisce un rilancio vero e proprio. A tutti questi problemi sarebbe soluzione la liberalizzazione dei commerci. Zavorre del passato granducale=miriade di legislazioni anziché una unica; inoltre l’accenno di riforme si scontra con l’arretratezza del ceto dirigente locale. Maria Teresa si sposterà pochissimo da Vienna (sia per le continue gravidanze, sia per godersi la tranquillità della famiglia), uscendo per questioni burocratiche o matrimoni. 5. Una prole numerosa Sedici figli fra 1737 e 1756, interpretabile forse con la paura di non poter perpetrare la continuità dinastica. Ben tredici supereranno l’infanzia e dieci le sopravviveranno. -Maria Anna: zitella fino alla morte della madre, finendo priora al Capitolo delle Dame Nobili di Praga In generale, con le figlie Maria Teresa adotta un atteggiamento rigido (forse dovuto al suo cattolicesimo, in virtù forse anche del legame che lega la dinastia alla Chiesa di Roma). Cattolicesimo→ opzioni matrimoniali possibili: Wittelsbach di Baviera e Wettin di Sassonia. -Giuseppe (13 marzo 1741), sospirato figlio maschio. Nome non molto ricorrente in passato, tradizione inaugurata dal nonno di Maria Teresa. -Maria Cristina (1742)→ sposerà duca Alberto di Sassonia (1765) -Maria Eliabetta (1743), sfigurata dal vaiolo, dopo la morte della madre seguirà la sorte della sorella Maria Anna (si era pensata inizialmente di destinarla a Luigi XV, rimasto vedovo, che comunque sposa la contessa du Barry) -Carlo Giuseppe muore a sedici anni per il vaiolo -Maria Amalia (1746) sposa nel 1769 Ferdinando Borbone di Parma, nipote di Luigi XV (→ conferma l’alleanza coi Borbone + assicura i confini meridionali del Milanese) -Leopoldo (1747), futuro granduca di Toscana; sposa Maria Luisa di Borbone, figlia di Carlo III di Spagna, con la quale ha tantissimi figli (inizialmente, Maria Teresa aveva pensato di sposarlo all’erede femmina del ducato di Modena, però cambia opinione quando il figlio Giuseppe rinuncia ai suoi diritti sul granducato di Toscana) -Carlotta Carolina, Giovanna Gabriella, Maria Giuseppina muoiono da piccole -Ferdinando (1754) sposa l’erede del ducato di Modena (citata sopra), Maria Beatrice Ricciarda d’Este (allo stesso tempo, Maria Teresa si garantisce la tranquillità sui confini meridionali del Mantovano) -Maria Antonietta (1755) politica matrimoniale più azzeccata, ma anche più disgraziata: Luigi XVI di Francia -Massimiliano Francesco, ultimogenito, dopo una caduta da cavallo che ne stroncherà la carriera militare, intraprenderà la carriera ecclesiastica, e diventerà arcivescovo elettore di Colonia (gli Asburgo centreranno così l’obiettivo di avere un voto in più nel Consiglio dei Principi Elettori, da spendere ovviamente a favore della dinastia). CAPITOLO III: GUERRE E RIFORME 1. Fidati collaboratori Maria Teresa accede al potere con una scarsissima preparazione politica, all’interno di una situazione finanziaria assurda; Maria Teresa riconferma così i collaboratori paterni (Starhemberg, Sinzendorf, fratelli von Harrach, ma soprattutto Bartenstein, giurista protestante convertitosi al cattolicesimo nel 1714, non è di nobili origini, favorito dalla sovrana ma criticato dagli avversari; conte Kinsky e Castro, conte di Tarouca, poi duca di Silva, capo del Consiglio dei Paesi Bassi austriaci). 2. La prima guerra di Slesia, 1740-42 Problemi di successione: - Carlo Alberto di Baviera muove i primi passi per consolidare la sua candidatura (non ha sottoscritto la Prammatica, è uno dei pochi), rispolverando il testamento dell’imperatore Ferdinando I, fratello di Carlo V, secondo il quale, essendosi estinta la linea austriaca ed essendo lui stesso discendente della figlia maggiore di Ferdinando, il trono spetterebbe a lui (patto di mutua successione, 1546) (altro a pag 63). -Federico II re a Berlino, nuovo giocatore in questa contesa (Prussia aveva subito un rafforzamento e si era convertita al calvinismo -stata sempre luterana-, cosa che aveva condizionato la loro tolleranza nei confronti di altre religioni; le Diete territoriali erano state esautorate -per altre info vedi pag 64-); la Prussia nel 1740 aveva raddoppiato la sua popolazione, con un esercito fra i meglio addestrati e più competitivi d’Europa. Federico saprà anche mutare la politica nei confronti degli Junker, concedendo loro privilegi e onori, militari in primis, legandoli sempre più alle sorti dello Stato nel suo complesso (binomio nobiltà-dinastia). Federico NON ASPIRA AL TRONO IMPERIALE, ma capisce che, essendo il suo Brandeburgo fra i grandi elettori, PUO’ CONDIZIONARE LA PARTITA PER LA NUOVA ELEZIONE (elezione a imperatore), potendo garantire il suo voto a Francesco Stefano in cambio della Slesia. Il 17 dicembre 1740, Federico entra precocemente in azione, invadendo la Slesia: come abbiamo già detto, il suo esercito era molto forte, quello austriaco è scarso e per questo perde a Mollwitz il 10 aprile 1741. Maria Teresa tenta di correre ai ripari provando a puntare su Maria Amalia, vedova dello zio Giuseppe I e suocera di Carlo Alberto di Baviera, inoltre promette numerosi territori, ma è tutto inutile: ormai la compagine antiaustriaca (Francia, Spagna, Sassonia, regno di Sardegna, Prussia) è andata formandosi. Così, Maria Teresa va di persona a chiedere l’insurrectio, ossia l’aiuto imposto il contributo, riduzione di esso in Carinzia e Stiria, Tirolo mantiene privilegio di votazione, Ungheria e Paesi Bassi non vengono neanche sfiorati da questa riforma). E la RIFORMA ISTITUZIONALE? 1749. Cosa va riformato: 1) Directorium in publicis et cameralibus si occuperà di amministrazione e finanze → unico collegio delle Cancellerie di Austria e Boemia (da cui rimangono fuori Ungheria, Lombardia, Paesi Bassi). Decade l’Hofkammer ungherese e al di sopra di tutto svetta il Directorium. 2) Va riformato anche l’ambito della giustizia. Intento: sottrarre alle due cancellerie voce in capitolo in quanto all’amministrazione della giustizia, che deve essere esercitata da un ente unificato. QUINDI: cancellerie austriaca e boema vengono deprivate delle loro prerogative finanziarie e giudiziarie. Qualcuno potrebbe erroneamente vedere in queste nuove riforme un’adesione alla teoria filosofica della divisione dei poteri di Montesquieu, quando è, invece, frutto di volontà pragmatica di ottenere risultati visibili e a breve scadenza → scelte pragmatiche > ragioni ideologiche. Funzionari pubblici e privati → meritocrazia. L’unica pecca è che questi funzionari sono concentrati a Vienna, quando sarebbe bene che fossero stati distribuiti più capillarmente. Capitani circoscrizionali verranno d’ora in poi eletti dal Directorium. Lo Stato deve però contribuire alla formazione di questo nuovo strato dirigente → collegio aperto dai Gesuiti (latino, tedesco, storia non solo antica, diritto, lingue vive, architettura civile e militare), il Collegium Therisianum. Una decina di anni più tardi verrà fondata l’Accademia Orientale, che si occuperà di diplomazia che dovrà avere rapporti con l’est Europa, la penisola balcanica, l’Impero ottomano. Aggiornamenti degli insegnamenti medici; seguiti da quelli filosofici e infine di quelli giuridici (importo del modello prussiano-protestante nel campo del diritto pubblico ed ecclesiastico). 5. Le RIFORME economiche: catasti, manifatture, commerci Era necessario un aumento del drenaggio fiscale → primo settore su cui intervenire era il primario,perché di agricoltura viveva la maggior parte del popolo e la terra continuava ad essere simbolo di prestigio sociale. Il mondo dell’agricoltura era però delicato, perché bisognava stare attenti a non toccare i privilegi dei signori. Gravitando in questo solco, Maria Teresa cerca comunque di aumentare il tenore di vita dei cittadini. Abusi a cui erano sottoposti i contadini = corvées; raramente i contadini potevano far sentire la loro voce (solo nel Tirolo erano rappresentati dalla Dieta, che di solito rappresentava maggiormente le parti più alte della società); non erano comunque privi di rappresentanza. In ogni modo, si andò diffondendosi un fenomeno detto “secondo servaggio” o “nuovo feudalesimo”: questo fenomeno porterà a un indebolimento del potere “contrattuale” dei contadini. Terra = imposizione fiscale → serve averne una mappatura precisa → catasto (deriva dalla dicitura capitastrum , che indicava l’elenco medievale dei contribuenti tenuti a pagare il testatico -imposta di carattere personale che teneva conto delle “teste” dei contribuenti-; un primo catasto era già stato iniziato all’epoca di Carlo VI; entrerà definitivamente in vigore solo nel 1760 . Terra divisa in due parti: A) parte signorile B) parte servile. La parte signorile stava sfuggendo all’imposizione fiscale; quindi le finanze statali potevano essere rimpinguate tramite imposte indirette. La mappatura doveva servire ad evitare l’evasione fiscale da parte dei nobili. → Prima impresa catastale sotto Carlo V; le fila vengono poi riprese da Giuseppe I nel 1704. Inoltre, venne deciso che sarebbero stati fatti controlli dei territori da dei commissari scelti . → Come si svolgeva il prelievo fiscale? Unità fiscale = podere in grado di sfamare un nucleo familiare con variazioni dovute a produttività (e quindi, per es., a fertilità dei terreni). Non erano solo le terre a ricevere tassazione, ma anche alcuni edifici cittadini. Nobili più tasse, contadini meno (anche se le elargizioni extra da parte delle Diete gravavano su contadini stessi). Rimaneva da fare, nel 1748, il catasto domenicale, ossia della parte nobiliare. Prese il via nel 1750, come già accennato. I successivi sette anni servirono per attuare effettivamente la cosa e prendere in esame le contestazioni. (Secondo alcuni, invece di sgravare fiscalmente i contadini, ne aggravò le condizioni). Ciò che non venne intaccato furono le corvées e gli abusi signorili, molto spesso ad esse connessi. → I contadini vivevano al limite della sussistenza; sarebbe bastato un brutto raccolto, forte maltempo, vessazioni dovute a guerre per gettarli nella miseria. Maria Teresa e i suoi comprendono che un volano per l’economia può essere sostegno a MANIFATTURE e COMMERCI. Testo fondamentale di “mercantilismo all’austriaca” = P. W. Von Hornigk, L’Austria avanti a tutti, solo che lo voglia, 1684. Soluzione = creare un ulteriore nuovo organismo, il Direttorio Universale del Commercio, che doveva semplificare e razionalizzare i differenti sistemi doganali interni ai territori asburgici e verso incentivi alle manifatture. Direzione del Direttorio assunta da Chotek, coadiuvato da von Hatzfeld e Francesco Stefano. Per proteggere o stimolare la produzione nazionale vengono innalzati i dazi sui prodotti importati e sugli articoli di lusso; questo però scatena una reazione delle potenze straniere e conseguenti guerre doganali. Si cerca di incentivare la creazione di manifatture tessili nel territorio, per compensare la perdita delle manifatture tessili della Slesia, ormai prussiana. Problema erano le corporazioni, che frenavano l’iniziativa imprenditoriale; viene consentito il lavoro femminile e minorile e liberalizzato il lavoro a domicilio. Territori danubiani e balcanici → anche attività estrattive. C’è anche bisogno di abbattere le barriere doganali interne, varato in maniera omogenea solo nel 1766 . Da questo processo si defila l’Ungheria, e ciò sarà per essa negativa. Per le VIE DI COMUNICAZIONE , già Carlo VI aveva collegato Vienna e Trieste; nel 1748 venne istituito un servizio pubblico di trasporto . Commercio voleva anche dire CIRCOLAZIONE DELLA MONETA , che non era unica; nel 1750 si decise quindi di unificare il valore delle monete perlomeno negli Stati ereditari e 1753 venne istituita l’ unica moneta: il “tallero teresiano” . Sarà questo il volano per il commercio con altre potenze, venendo apprezzato anche dall’Impero ottomano. 6. Il regno di Boemia: il “forziere” della monarchia Praga venne eretta ad arcidiocesi in quel periodo, sancendone l’indipendenza dalle sedi vescovili limitrofe. Slesia = polacchi + tedeschi; prevalenza di luterani → manifatture tessili → obiettivo strategico di Fede II, che solo in un secondo momento proverà ad impossessarsi del resto della Boemia. Dopo la rivolta boema seicentesca, Ferdinando II d’Asburgo riesce a imporre l’ereditarietà della Corona di San Venceslao, cosa che fino a quel momento gli era stata impedita. Epurazioni protestanti negli anni venti del seicento, al seguito delle quali alcune famiglie aristocratiche si arricchirono. Cattolicesimo unica confessione accettata: molti se ne vanno in Slesia (che era stata fornita di uno statuto particolare grazie all’elettore di Sassonia) o in altre parti d’Europa; a Ferdinando II era quindi stato possibile imporre l’ortodossia cattolica solo al resto della Boemia (in realtà alcune sacche di protestantesimo continuarono ad esistere). Inoltre, si innesca una sovrapposizione di lingua tedesca e ceca all’interno dell’amministrazione → spia del fatto che Haugwitz voleva rendere la Boemia omogenea al resto dei territori ereditari, per centralizzare così le funzioni amministrative e finanziarie. Depressione seicentesca in Boemia → si abbatte sul settore agricolo → ne risentono le casse erariali → uniche alternative: prestiti dai banchieri, corvées → corvées sfruttano contadini (giorni di lavoro aumentati) + spostamenti coatti di famiglie → rivolte contadine in Boemia 1679-80, 1719, 1735 MA riforme di Haugwitz cercano di sgravare vessazioni. 1760 situazione inizia a mutare, con ventata proveniente da altri paesi che porta idee nuove: riconsiderazione delle condizioni di vita del ceto contadino. Boemia: malcontento giunge a un punto di rotture dopo un down meteorologico fra 1766 e 1769, nel 1766 le rivolte si espandono anche alla Slesia austriaca (es. scandalo Mansfeld pagg 101-102). → Maria Teresa comprende che è finalmente necessario rendere più tollerabile il sistema servile, visto che non si azzarda ad arrivare ad abolirlo (il che non sarebbe stato neanche possibile, o perlomeno non in tempi brevi). Le idee del “dispotismo illuminato” giungono anche in Germania. La situazione è resa definitivamente insostenibile da un’epidemia di peste nel 1770-71 → ai cereali si aggiunge la produzione di patate. Kaunitz propone di abolire il servaggio e di sostituire le corvées con pagamenti, a cui si preferisce agire per piccoli passi. I contadini si ribellano in massa e Maria Teresa è costretta a far scendere l’esercito. Insurrezione dai tratti moderni, che riguarda anche scioperi. Maria Teresa concede un’amnistia generale , capendo che bisogna ridurre il potere dei signori . -contadini vengono suddivisi in classi, la maggior parte dei quali assiste a una diminuzione di giorni di lavoro -proprietari terrieri devono pagare eventuali prestazioni di lavoro richieste Riforma imposta in tutti i territori della Boemia. CAPITOLO IV: ALTRE GUERRE E NUOVE RIFORME 1. Alliances e mésalliances Problema delle alleanze internazionali. Due opzioni in campo: 1) Proseguire con alleanza con l’Inghilterra, che però si è dimostrata poco affidabile e poco interessata ad ascoltare le esigenze asburgiche 2) Scardinare il tradizionale sistema di alleanze e vertere sulla tradizionale nemica, la Francia borbonica (si riesce anche a prevedere che esisterà un annoso conflitto commerciale Fra-Ingh). Inoltre, obiettivo fisso di Maria Teresa è la riacquisizione della Slesia (il fatto che la Prussia avesse preso anche la contea di Glatz rendeva più vulnerabile la Boemia). I contributi estorti alle Diete per le spese militari e il riammodernamento dell’esercito vanno messi a frutto (tassa per gli armamenti era stata infatti resa pluriennale). Aboliti compensi in natura, ma rimangono in vigore gli oneri di acquartieramento. Si continua però a consentire ai nobili di armare reggimenti, bisogna far sì che tutti si uniformino a regole uniche. Passo successivo: introduzione della coscrizione (di nuovo, Ungheria NON viene inclusa). Queste RIFORME MILITARI vengono capitanate dal feldmaresciallo J.Daun. La sua attenzione si concentra sulla formazione del corpo ufficiali, programmato sin dall’infanzia (fonda infatti a Vienna una scuola propedeutica al servizio militare; pi la già richiamata Accademia Militare di Wiener Neustadt e l’Accademia di Ingegneria a Gumpendorf). La regina si rende poi conto che gli ufficiali, per essere stimolati a ben operare, devono percepire che la loro carica è importante: visite personali ai reparti + diritto al titolo di nobiltà dopo 40 anni di servizio + Ordine di Maria Teresa. CAMBIO DI ROTTA DELLA DIPLOMAZIA asburgica è principe W. A. von Kaunitz- Rietberg (Kaunitz). Pragmatismo e consapevolezza dell’adozione di nuove strategie nel settore amministrativo. Formazione di tipo giuridico, il suo precettore lo introduce ai testi pre-illuministici. Definitivo riconoscimento è la nomina a membro della Conferenza Segreta, momento dal quale Kaunitz influenzerà pesantemente la politica estera asburgica. Comprenderà che fondamentale per gli Asburgo è non tanto il soglio imperiale, quanto il consolidamento del loro Stato. (Altre info pag 108). Quando entra nella Conferenza Segreta, ha ben chiaro quello che si chiamerà “rovesciamento delle alleanze”, a lui si oppongono i tradizionalisti (Francesco Stefano, per esempio, preferisce Inghilterra e Russia alla Francia perché aveva ancora in mente la perdita della Lorena, presa dalla Francia). Come ottenere, secondo Kaunitz, un avvicinamento della Francia? → propone di cedere la Savoia (di Emanuele III) a Filippo di Borbone, che in cambiò darà Parma e accorpamento di Regno Sardegna e del milanese Quello che resta da fare, per Maria Teresa, è la prosecuzione del rafforzamento della monarchia. 5. Una nuova stagione di riforme Protagonista indiscusso di questa nuova fase sarà il cancelliere di stato Wenzel Anton Kaunitz, il quale è convinto che le riforme di Haugwitz non siano accurate e che si debba concentrare il potere in un consiglio composto da poche e fidate persone: solo centralizzando le decisioni di indirizzo si possono velocizzare i tempi delle stesse e renderle maggiormente efficaci. Bisogna perciò individuare i funzionari più capaci e farli entrare in sinergia; essi dovranno essere costituiti da competenza e capacità decisionale. Il nuovo sistema prende corpo già nel 1760, quando i rovesci militari fanno sì che queste decisioni debbano essere rapide. Il debito cresce, ma il drenaggio fiscale migliora di molto. In ogni modo, si mostra necessario rendere il sistema istituzionale più snello ed efficiente così da migliorare le prestazioni dell’esercito. Eventi fanno sì che venga finalmente creato il già proposto Consiglio di Stato ( Staatsrat ), una sorta di consiglio ristretto per gli affari interni . Sei membri: Haugwitz, Daun, Blumegen (governatore della Moravia), von Borié e von Ehrenstein (componente tecnica), von Kronburg come una sorta di segretario (stretto collaboratore di Kaunitz); quindi, anche se il controllo sulla carta ce l’ha Haugwitz, quello effettivo spetta a Kronburg e, quindi, allo stesso Kaunitz. Oltre a tutti i territori “controllati” da questo Consiglio, Kaunitz controllava anche Dipartimenti d’Italia e Paesi Bassi – anche questi domini rientravano nel novero delle questioni discusse all’interno del nuovo organismo, infatti i Consigli che vi avevano soprinteso fino ad allora vengono soppressi. Potremmo dire che al sistema di stampo prussiano a cui si era ispirato Haugwitz, Kaunitz sostituisce un sistema di stampo francese. Le competenze amministrative vengono trasferite in una cancelleria unita Austro-boema con a capo il conte boemo Chotek, il quale lavora per un equilibrio di poteri fra centro e periferia , ma si deve scontrare sia con Haugwitz sia con Kaunitz. Ultimo tassello: settore finanziario, dove novità sono più significative: a causa dell’inefficienza del Directorium , la Hofkammer riacquisisce la sua centralità e, con a capo il conte Herberstein, ha il compito di soprintendere a tutte le entrate della monarchia, configurandosi come vero e proprio Ministero delle Finanze. I flussi di cassa vengono poi affidati a una Cassa Centrale che unifica le entrate e si occupa di gestire le uscite . A controllo di tutto il settore viene istituita una Corte dei Conti , con a capo von Zinzendorf; questa corte dei conti controlla il banco di Vienna e anche il Ministerial-Banco- Deputation. Riforme hanno bisogno di essere rifornite dal denaro pubblico, e le entrate non ci sono se l’economia stagna. E quindi cosa fa Maria Teresa per rilanciare l’economia? Si è sempre più convinti che la ricchezza dei territori si incrementi sostenendo le produzioni locali o l’impianto di nuove manifatture. Il perseguimento del bene e del benessere comuni deve essere una delle priorità del nuovo corso → ridurre ulteriormente i privilegi delle corporazioni; allettare imprenditori e maestranze straniere affinché spostino le produzioni sul territorio austriaco; favorire le nuove manifatture con sostegni finanziari ed esenzioni fiscali. Stato interviene per creare nuove opportunità imprenditoriali e lo stesso ceto aristocratico si mostra più intraprendente. Meno presente la componente borghese. Fra Vienna e l’alta Boemia sorgono cartiere, fabbriche di velluti, manifatture tessili, vetrerie, cuoierie, istituto per il candeggio delle sete di lino; per queste manifatture si ha bisogno di manodopera straniera, soprattutto olandese. A tutto ciò si aggiunge l’apporto di finanziamenti pubblici, l’esenzione di dazi in entrata sulle materie prime → il successo di queste iniziative può essere garantito. Stiria, Carinzia, Boemia: produzione siderurgica. Traino vero = produzioni di oggetti di lusso (seterie, porcellane, fili d’oro e d’argento, cristalli). Viene lasciato più spazio alla libera iniziativa. Lo Stato si occupa poi di predisporre elementi per facilitare gli scambi. Inoltre: fine a sostegni finanziari pubblici troppo sbilanciati e fine dei monopoli . Totale abolizione dei dazi doganali INTERNI. Kaunitz si scontra con Chotek su questo punto: le impellenti difficoltà economiche della corona impongono, al momento, di soprassedere su questa riforma. COLONIALISMO? L’Austria non percorre, se non molto timidamente, la strada del colonialismo; anche perché NON ha una flotta mercantile adeguata o tantomeno una militare per difenderla. L’unico colonialismo di cui si parla è quello nei confronti dei territori di recente acquisizione (vale a dire sottratti all’Impero ottomano); il Banato è una di queste zone: vengono individuati gruppi di tedeschi e finanziati affinché vi si trasferiscano. Input: possibilità di esportare tecniche agricole + laboriosità dei tedeschi. In quella zona, inoltre, vengono a trasferirsi anche Serbi e Rumeni, in fuga dall’Impero Ottomano. Ai coloni vengono offerti casa, attrezzi agricoli, sementi e appezzamenti di terra, più un’esenzione temporanea dal pagamento delle tasse. Componente religiosa delle colonie: Banato → cattolici fedeli alla dinastia; Transilvania → sudditi di fede evangelica provenienti da Stiria e Carinzia; 1752-54 prendono il via dell’est moltissimi protestanti: questa è una decisione atta a fare dei territori dinastici dei territori cattolici (del resto, gli Asburgo hanno spesso discriminato i protestanti; altra religione sovente discriminata è quella ebraica, benché ci si renda conto dell’importanza -soprattutto economica- degli Ebrei all’interno di quelle regioni). 6. Il regno di Ungheria e le altre regioni orientali: un mondo a parte Sin dal Medioevo, la Corona di Santo Stefano aveva costituito l’antemurale della cristianità contro i pagani e poi contro i musulmani; il ruolo difensivo del paese ne forgerà il carattere, la cavalleria ungherese costituirà il fiore all’occhiello degli eserciti asburgici di Maria Teresa e si mostrerà decisivo varie volte. I Magiari discendevano dagli Ungari, che seminarono il terrore in Occidente dalla fine del IX alla metà del X sec, vennero poi sconfitti duramente nel 955 da Ottone I; di lì alla conversione al cattolicesimo di Stefano I, il passo è breve. I successivi due secoli sono di espansione e consolidamento (in particolare, i Magiari si estendono verso Transilvania, Slovacchia; XII sec il regno di Croazia si unisce formalmente a Ungheria). Questi fenomeni aggregativi significano una mistura di etnie: Magiari, Slovacchi, Ruteni, Romeno-Valacchi, Croati, Serbi, Greci, Armeni, Tedeschi, Ebrei, zingari di differenti provenienze, etc. Poteva anche succedere che una tale commistione si presentasse anche sotto un’unica famiglia. A fare da discrimen era non tanto l’etnia, quanto le funzioni e il rango . Lingua ufficiale del paese = latino, così tutti potevano riconoscervisi. → Tardo Medioevo = consistenti flussi migratori da Occidente, spinti dalla crescita demografica a cercare nuovi spazi coltivabili, complicando ma allo stesso tempo arricchendo situazione etnica. Ciò ebbe un impatto anche sull’espansione urbana. Pianure ungheresi: coltivazioni e allevamento, vi erano anche giacimenti di metalli preziosi, oro, argento e rame. L’apogeo del paese, fra tre e quattrocento, si ha proprio per via di tali metalli preziosi. 1453 → Ottomani prendono Costantinopoli → ondata di paura → ungheresi e boemi decidono di affidarsi agli Jagelloni per contrastare Ottomani. → Luigi II sconfitto nel 1526 a Mohacs → cesura d’Ungheria: paese diviso in tre parti 1) UNGHERIA “REALE” (Slovacchia e parte Croazia) a Ferdinando I d’Asburgo, fratello di Carlo V 2) TRANSILVANIA Stato vassallo dei Turchi, che diventa plurireligioso -e già multietnico- 3)Parte comprendente Buda, quella più consistente al vincitore La nobiltà è dominata dall’elemento magiaro, mentre una componente sociale di un certo peso è costituita dagli haiduk , contadini fuggiti dai territori ottomani e dediti a violenze e saccheggi, quando non erano utilizzati come forza-lavoro. Differenze religiose erano accettate e protette da antichi privilegi (per diversi credi, vedi pag 135). Punto di vista economico = peggioramento progressivo della condizione servile dei contadini , fenomeno collegato all’affacciarsi di una crisi economica. Questa puntualizzazione vuole dimostrare che la servitù non fu il cardine dell’economia europea, come molti sostengono. Il regno continua a mantenere le sue misure amministrative : bicameralismo, Tavola dei Nobili, Camera bassa = rappresentanti delle contee e delle libere città; presenza di una sorta di diritto di cittadinanza ( incolato ), legato al possesso di terra . Su tutti, comunque, domina il ceto nobiliare. Tutti i delegati hanno diritto di essere ascoltati, quindi le Diete durano anche per alcuni mesi. Comitati di varia espansione, capitanati da governatore elettivo ( alispan ) e dal rappresentante del re ( foispan ); altri rappresentanti sono il palatino o vicerè ; l’ arcivescovo di Esztergom ; il gran giudice ( iudex curiae ) , che amministra la giustizia: tutti organi che vogliono sottolineare la peculiarità magiara. Leopoldo I (ulteriori info pag 137) fu l’artefice della riconquista di buona parte dell’antico territorio ungherese, grazie all’abilità del suo generale Eugenio di Savoia. La dinastia fa quindi in modo che i beneficiari delle terre riconquistate siano le famiglie a lei fedeli. (Si spiega così anche la decisione di mantenere separate le antiche terre di Santo Stefano, così i nemici della monarchia avranno più difficoltà a coalizzarsi). Politica di ricolonizzazione delle aree spopolate sottratte ai Turchi. Il regno resta ancor più diviso, d’ora in poi, tra labancok (cattolici e fedeli alla dinastia) e kurucok (malcontenti, o “crociati”, ostili agli Asburgo. L’insoddisfazione si concentra fra le masse contadine e la piccola nobiltà calvinista e trova il suo campione in Rakoczy, che riesce a espellere gli Asburgo per una decina d’anni (vedi pag 138). Carlo VI promuoverà la pacificazione dell’Ungheria trasferendo la capitale da Presburgo a Buda, dove fa costruire un palazzo reale. Il confine fra grande aristocrazia e piccoli nobili si è fatto più importante, in ogni modo l’aristocrazia continua a controllare le leve del potere. Peso della borghesia è ancora limitato. Nobiltà è tanta, ma molto diversificata al suo interno. Forte ondate migratorie di Tedeschi, Rumeni e Serbi hanno ridimensionato la componente magiara. Ciononostante, la condizione servile dei contadini è peggiorata. Arretratezza di tecniche e attrezzi, vie di comunicazione inadeguate, popolamento scarso e necessità di bonifica di aree paludose → cambiare ed emancipare contadini e loro lavoro è complicato per questi motivi. Non esiste più la divisione in tre che abbiamo sopracitato, ma il paese continua a sentirla, Ungheria “reale” continua a sentirsi indipendente, è per questo che l’Ungheria rimarrà fuori anche dal secondo processo riformistico, quello degli anni sessanta. Inoltre, Maria Teresa rimane inoltre delusa dal rifiuto magiaro di rivedere il sistema di reclutamento dell’esercito, nonché i rapporti signorili. Maria Teresa capisce che la riforma non può essere rimandata ma, allo stesso tempo, non può passare attraverso l’approvazione della Dieta. Si ricorre, pertanto, ad alcuni escamotages: -urbarium → mette ordine nel settore dell’imposizione fiscale, senza sconfessare il sistema signorile, limitando gli abusi. Questo ed altri provvedimenti verranno però varati sottoforma di regolamenti, o “inarticolati”: la differente natura giuridico-legislativa ne consente l’immediata esecuzione. È attraverso questo canale che in Ungheria vengono introdotte le innovazioni necessarie. -Creato un ateneo ungherese da parte dell’arcivescovo di Esztergom -1769 Maria Teresa dota di una facoltà medica questo ateneo, come ponte per introdurre riforme in campo sanitario (creazione di lazzeretti e luoghi di ricovero per infanzia abbandonata) (Istituti di educazione secondaria erano già presenti, Gesuiti e Scolopi in primis). Vero momento di svolta nel campo dell’Istruzione = soppressione della Compagnia di Gesù. I Gesuiti non smettono di operare da un giorno all’altro, anche perché inizialmente mancano docenti laici. La diversità nel regno viene comunque salvaguardata. Tutto questo denota il lungo iter burocratico catastale ( il catasto potrà infatti entrare in vigore solo il 1° gennaio 1760 → NUOVO SISTEMA che non si basa più sulle dichiarazioni dei proprietari, ma sulle perizie dei funzionari pubblici e sulla rappresentazione particellare dei terreni, che avrebbe consentito di avere una base certa su cui calcolare l’imposta fondiaria, non diversamente da quanto era accaduto in Boemia). Tutto ciò permette anche di sottrarre alle amministrazioni locali la ripartizione e la successiva esazione della medesima imposta: ora a controllare questo aspetto sono cancellieri e tribunali del censo. Così come a Vienna, a scatenare l’urgenza del catasto sono le conseguenze della guerra dei Sette Anni. Viene abolita la distinzione fra estimo civile e rurale. Il censimento dovrà d’ora in avanti servire a RIDEFINIRE I RAPPORTI SOCIO-POLITICI tra il sovrano e le differenti componenti del corpo sociale , quelle privilegiate in primis . I primi anni ‘50→ occasione per procedere più speditamente anche al risanamento del settore finanziario. 1753 = Istituzione del Banco di Santa Teresa che, garantendo ai creditori erariali il pagamento degli interessi sul denaro prestato, è indirizzato verso la graduale estinzione del debito pubblico, con la restituzione dei capitali ricevuti dai privati. Inoltre, un altro grosso problema da risolvere era costituito dagli appalti delle tasse, disseminati tra i vari finanziatori disposti ad anticipare le somme dovute all’erario, riservandosi poi di procedere all’effettiva riscossione delle medesime → Pallavicini individua nella società di Greppi l’unica depositaria di un contratto di appalto generale = passo ulteriore verso la semplificazione e la razionalizzazione. Solo nel 1770 a Greppi verrà tolto questo onere della riscossione delle imposte, dato, al suo posto, alle strutture statali. Tale decisione dopo che conte Carlo di Firmian aveva dominato Milano per più di un decennio, sotto cui era prevalsa una linea di accomodamento nei confronti del ceto dirigente locale. Firmian porrà a capo del Dipartimento d’Italia Giusti e poi Sperges. 2) Vedono la luce nuove istituzioni che testimoniano un progetto riformistico che non si vuole più limitato ai settori amministrativo e finanziario. - 1765 = Giunta Economale per gli Affari Ecclesiastici → deve arginare lo strapotere del patriziato milanese, mettendo ordine tra il clero regolare, avviando un’inchiesta sui beni ecclesiastici, emanando un editto sulle manimorte (una giunta di questo tipo -Conessus in publico-ecclesiasticis- fu creata a Vienna solo dopo, nel 1769 → la Lombardia era, per l’appunto, un banco di prova per le riforme). Le riforme in questo frangente sono spinte dalla considerazione della Chiesa come un ente privilegiato. Altrettanto chiaro obiettivo: separare le funzioni di Chiesa e Stato: non più censura ecclesiastica, non più Tribunale dell’Inquisizione, non più carceri in conventi e monasteri, non più diritto d’asilo all’interno di edifici di culto, non più numero eccessivo di festività religiose, limitazioni all’entrata negli ordini religiosi, soppressione dei piccoli conventi. Si voleva anche creare una Chiesa nazionale, il più possibile staccata dalla dipendenza della Santa Sede. Anche il controllo dell’istruzione (tradizionalmente appannaggio della Chiesa) viene ora assegnato a una Giunta degli Studi ( 1765 ) . Università di Pavia viene sottratta al controllo del Senato milanese con introduzione di nuove discipline. -Magistrato Ordinario delle Entrate viene esautorato. Ci si serve di Pietro Verri per costituire una commissione che argini lo strapotere della “ferma generale” greppiana e che avochi allo Stato tutti i proventi derivanti da regalie che in passato erano state gestite da soggetti più diversi Quella che gestisce le riforme in Lombardia è una classe dirigente non dissimile da quella utilizzata nelle altre parti della monarchia asburgica: una classe dirigente che non ha confini nazionali, che trova nella dinastia il suo coagulo, che si forma in territori anche distanti tra loro. PROBLEMI DI QUESTO SISTEMA RIFORMISTICO AMPLISSIMO: -troppe persone con incarichi plurimi -troppi nuovi organismi con competenze sempre non ben definite → vedi sotto 3) Ultimo decennio viene utilizzato per ritagliare meglio i confini fra le differenti istituzioni. Il settore economico-finanziario viene ora concentrato nelle mani del Regio Ducal Magistrato Camerale e della Camera dei Conti come ente di controllo. Con questo, però, si fa pressante il problema di riempire il vuoto creatosi nei vari segmenti dell’iter educativo. → 1773 viene data vita al Magistrato agli Studi, viene soppressa la Compagnia Di Gesù. → settore primario riformato da Giovanni Bovara, che stila un progetto basato su scuola gratuita per ogni borgo, cappellanie scolastiche nei centri minori, scuole cittadine di varie discipline, esami di abilitazione per insegnanti (ai quali vengono corrisposti salari decorosi) → settore secondario, quello più strettamente collegato al controllo dei religiosi: nuove discipline e continuità fra studi secondari e universitari Ovviamente, sulla pratica tutto è leggermente diverso: la maggior parte degli insegnanti che supera i corsi di riabilitazione provengono dal ceto ecclesiastico. Istanze illuministiche che trovano adito: critiche su pedanteria gesuitica, apertura nei confronti dell’insegnamento delle scienze, apprendimento delle lingue nazionali. C’è ancora il conflitto gesuiti- giansenisti. Obiettivo di Giuseppe II → legare strettamente tutti i territori al centro viennese. → cammino delle riforme teresiane si arresta con abolizione del Senato, sostituito da un sistema giudiziario a triplice grado che deve avere come punto di riferimento una codificazione univoca che sopprima il vecchio pluralismo giuridico 3. I Paesi Bassi meridionali: un mondo lontano → formati da Artois, Fiandre vallone e francesi, Hainaut, Lussemburgo Inghilterra è molto interessata a questa nuova acquisizione asburgica, perché li pone a sentinella dei francesi. Siccome degli Asburgo è bene fidarsi fino a un certo punto → 1715 = terzo trattato della Barriera -o di Anversa- → i fidi alleati olandesi possono tenere delle guarnigioni sul confine, per contrastare eventuali ambizioni francesi . Nonostante vessazioni della guerra, questo territorio si rialza molto velocemente: è questo il motivo per il quale la Compagnia di Ostenda viene impiantata qua da Carlo VI, perché il porto di Trieste era ancora troppo debole per reggere il confronto con quelli delle Fiandre, Anversa su tutti. (Aggiunta a pag 161). Maria Teresa controlla a metà del Settecento uno dei territori più fittamente popolati d’Europa, molto intraprendenti sotto il profilo economico. Divisioni religiose cattolici vs protestanti sono ormai un ricordo lontano. Il confronto è ora semmai tutto interno al cattolicesimo, avendo composto proprio qui Giansenio, vescovo di Ypres, i suoi trattati: grazia, libero arbitrio, peccato originale, redenzione→ questi i problemi più dibattuti dalle riforme protestanti cinquecentesche vengono riproposti da Giansenio e dai suoi seguaci. A inizio Settecento, il giansenismo muta un po’ forma, chiedendo soprattutto indipendenza dei vescovi dalla Santa Sede e Chiese nazionali. Plenipotenziari che devono governare qui: Botta Adorno, Cobenzl, Starhemberg; come governatore il cognato Carlo di Lorena, che riuscirà meglio in questo ruolo che in quello di comandante militare → potenziamento porto di Ostenda, miglioramento vie di comunicazione terrestri e fluviali, si impiantano nuove fabbriche per i prodotti di lusso; ulteriore miglioramento delle tecniche agricole. → Tutte queste cose fanno sì che ci siano maggiori entrate. Maria Teresa si farà poi promotrice di iniziative volte a sostenere lo sviluppo della regione. 4. Landesmutter l’ultimo quindicennio -Inghilterra è indiscutibilmente la prima potenza europea e la seconda dopo la Spagna quanto a possedimenti coloniali -Prussia è definitivamente assurta al ruolo di potenza continentale -Fede II è convinto che il risentimento teresiano nei suoi confronti si sia incancrenito. Maria Teresa vorrà comportarsi in maniera tranquilla, ma Giuseppe II e Kaunitz continueranno a dirle che deve essere perentoria -Impero Ottomano non è più pericoloso, è un paese ormai in declino -Russia è pericolosa, nonostante la tradizionale alleanza fra i due Stati -Questione Polonia: da quando, nel 1569, si è unita con la Lituania, è diventato uno dei Paesi più estesi d’Europa, ma anche più deboli. → è da poco terminata la Guerra dei Sette Anni quando 1763 muore Augusto III re di Polonia. Francia = deve riprendersi dalla Guerra dei Sette Anni, non vuole inserirsi; spetta a Russia, Austria e Prussia confrontarsi. Maria Teresa decide di ritirare la proposta di un Wettin, mentre Dieta polacca propone Poniatowski, che è però stato amante della zarina. Maria Teresa non vuole dare un rifiuto troppo netto per paura che questo possa fornire a Prussia e Russia il pretesto definitivo per agire in Polonia. Intanto sale la tensione fra Caterina II e l’Impero ottomano, tanto da scatenare una guerra alla fine degli anni sessanta. È in questi frangenti che, nonostante Maria Teresa voglia rimanere neutrale, Kaunitz la sprona ad agire al fine di bloccare le aspirazioni russe. Giuseppe II è dalla parte di Kaunitz e decide anche di incontrare in segreto, per blandirlo, Fede II → non più Francia e Svezia come garanti di equilibrio, ma un “direttorio” tedesco, austriaco e prussiano insieme, come fulcro della politica imperiale e, più in generale, dei rapporti di forza centro-europee. Le eccessive pretese russe cominciano a preoccupare la sovrana, tanto che si decide di intervenire più energicamente (per lo meno sotto il profilo diplomatico) per contrastarle. Poniatowski (polacco), intanto, è diventato sempre più indipendente, ossia più difficilmente manovrabile. L suo regno è comunque dilaniato da contese religiose (cattolici, ortodossi, protestanti): Poniatowski capisce che la coesione si può ottenere solo con un piano di riforme radicali (abolizione del liberum vetum, che blocca da decenni qualsiasi decisione all’interno della Dieta Polacca -un solo voto contrario fa fallire qualsiasi proposta-; garantire la libertà religiosa; esercito nazionale)… ma il sovrano non ha fatto i conti con l’opposizione interna: ostacolo maggiore = esercito di Caterina, che non ha ancora lasciato il territorio. → GLI ANNI ‘70 VEDONO LA NUOVA REDISTRIBUZIONE DEI TERRITORI: Caterina II si rende conto che può sopperire ai mancati risultati sul fronte ottomano con l’acquisizione di alcuni territori a scapito della Polonia→ fratello minore di Fede II, Enrico, propone alla zarina una spartizione del regno polacco-lituano. Maria Teresa sa che non deve rimanerne fuori → nell’agosto 1772: PRIMA SPARTIZIONE DELLA POLONIA. Frontiera russa viene fatta coincidere col corso del Dvina e quello dell’alto Dnepr; gli Asburgo ottengono Galizia e Lodomoria, esclusa la Cracovia, con ben 3 milioni di nuovi sudditi. La Prussia ottiene il risultato più importante: acquisizione del territorio tra il Brandeburgo e la Pomerania, tranne Thorn e Danzica (quindi, Hoenzollern raggiungono obiettivo di avere Brandeburgo e Prussia orientale contigui. Maria Teresa sembra quasi intravedere nell’annessione di questi territori il germe dei problemi che le differenti nazionalità causeranno nel secolo seguente, causando l’estinzione della dinastia. Questa annessione, inoltre, aumenta di molto la componente slava, e di questo Maria Teresa si rende conto→ credo ortodosso maggioritario in questa componente, e quindi una maggioranza che avrebbe dovuto sottomettersi ai cristiani. Questa prima spartizione, però, non pone fine al conflitto russo-polacco: ciò che vi pone fine saranno due eventi: -Svezia di nuovo unita grazie al sostegno francese (minaccia per i russi nemici) -rivolta intestina russa di Pugacev → 16 luglio 1774 pace siglata a Kuciuk Qainarge. Le condizioni per la zarina sono comunque favorevoli, non può dirsi insoddisfatta: sbocco sul Mar Nero, indipendenza del Kanhato di Crimea -transita perciò dalla sua storica tutela ottomana a quella russa-; russi cercano poi di accattivarsi gli Asburgo, cedendo loro la Bucovina. Ad essere completamente avulsa da tutto ciò è la Francia, che è troppo impegnata nel conflitto commerciale con
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