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Riassunto di "Molto rumore per nulla" di Shakespeare, Sintesi del corso di Letteratura Inglese

Riassunto e commento della commedia "Molto rumore per nulla" di Shakespeare

Tipologia: Sintesi del corso

2015/2016
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Caricato il 05/12/2016

trulla1
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Scarica Riassunto di "Molto rumore per nulla" di Shakespeare e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! Molto rumore per nulla (titolo originale in lingua inglese: Much Ado About Nothing) è una commedia teatrale scritta da William Shakespeare tra l'estate del 1598 e la primavera del 1599, ambientata a Messina. Considerata a lungo commedia romantica per i temi amorosi e per la struttura ricca di elementi farseschi e giocosi, l'opera rientra a pieno titolo nel novero delle tragicommedie, nelle quali l'elemento comico si fonde a quello tragico e propriamente drammatico, qui rappresentato dalla finta morte di una delle protagoniste, la bella Ero, e dal complotto ordito da Don Juan per tentare di sviare la storia dal lieto fine cui tuttavia volge. Commedia breve e brillante, è stata fortunata sul versante della rappresentazione teatrale, restando nei secoli una delle commedie di Shakespeare più conosciuta e portata sulle scene. L'efficacia della macchina teatrale è stata riconosciuta come tecnicamente magistrale, anche nei suoi aspetti secondari e nei particolari apparentemente insignificanti, dalla quasi unanimità della critica. La locuzione "molto rumore per nulla" è entrata nel gergo comune, sia di matrice inglese che non, per indicare un'esagerazione o un'assurdità riferita ad un fatto del tutto trascurabile o inconsistente. TRAMA L'opera si divide in cinque atti: il primo è formato da 3 scene; il secondo è formato da 3 scene; il terzo è formato da 5 scene; il quarto è formato da 2 scene; il quinto è formato da 4 scene. Ad aprire la commedia è l'arrivo del principe Pedro d'Aragona a Messina, di ritorno da non ben identificate imprese d'armi. A casa del suo vecchio amico Leonato la notizia è annunciata da un messaggero, dando l'occasione a Beatrice, nipote di Leonato, di chiedere in modo sarcastico notizie di Benedetto di Padova, al seguito del principe. Leonato ci informa che costui e la nipote sono impegnati da anni in una schermaglia fatta di battibecchi e prese in giro. Il principe giunge a casa di Leonato, accompagnato da Benedetto, dal giovane conte fiorentino Claudio e dal fratello dell'aragonese, Don Juan, in passato rinnegato dal principe, che viene comunque ricevuto benevolmente dal padrone di casa. Uno dei favoriti di Don Pedro, il giovane Claudio, si innamora della figlia di Leonato, Ero, cugina di Beatrice e donna virtuosa. Nel contempo si assiste alla prima delle argute schermaglie tra Beatrice e Benedetto, entrambi sprezzanti le gioie dell'amore. Rimasti soli, Claudio chiede un parere sulla bella Ero a Benedetto che si pronuncia in maniera caustica e priva di possibili fraintendimenti: (EN) « Why, i' faith, methinks she's too low for a high praise, too brown for a fair praise, and too little for a great praise; only this commendation I can afford her, that were she other than she is, she were unhandsome, and being no other but as she is, I do not like her. » (IT) « Allora, per la verità, mi sembra troppo bassa per un'alta lode, troppo scura per una chiara lode, e troppo piccola per una grande lode. Solo questo posso riconoscerle di buono, che se fosse diversa da com'è, non sarebbe bella, e che, essendo com'è, non mi piace » (Benedetto, Atto I scena I. Traduzione di Maura Del Serra) Claudio si confida con Don Pedro che giura che lo aiuterà nel conquistare Ero. Borraccio, braccio destro del perfido Don Juan, spia la conversazione e riferisce tutto al suo signore, il quale ordisce con lui e l'altro sgherro Corrado un modo per mandare all'aria l'unione tra i due. Il secondo atto si apre con una serie di equivoci e inganni, sia in buona fede non voluti che tramati in modo oscuro e malvagio. Organizzato alla corte un ballo in maschera, i partecipanti giocano, mascherati, gli uni con gli altri: Beatrice confessa il suo dissapore nei confronti di Benedetto ad un ignoto avventore mascherato, che non è altri che lo stesso Benedetto, costretto a essere di nuovo il bersaglio delle sue frecciate avvelenate. Don Juan finge di scambiare Claudio per Benedetto e gli instilla il sospetto che Ero non sia la virtuosa ragazza che egli crede: Don Pedro starebbe infatti corteggiandola, con la scusa di mettere in buona luce il giovane Claudio agli occhi di lei. Claudio, ingenuamente, cade nel primo dei tranelli orchestrati a suo danno. Chiarito l'equivoco, Leonato approva il matrimonio, che sembra definito e destinato a celebrarsi a distanza di pochi giorni. Da uno scambio di battute tra i partecipanti si capisce che il malanimo fra Beatrice e Benedetto è forse frutto di una precedente passione, finita male tra i due, risalente a tre anni prima. Nel frattempo Don Juan mette a punto il suo piano: farà assistere Claudio e Don Pedro ad un incontro amoroso tra Borraccio e Margherita, dama di compagnia di Ero[6]. L'oscurità della notte e alcuni stratagemmi faranno sì che i due scambino la dama per la promessa sposa, rovinandone la reputazione. Intanto un farsesco complotto, ordito dal principe Pedro, mira a far cadere Benedetto e Beatrice l'uno nelle braccia dell'altra. Don Pedro, Leonato e Claudio, fingendo di non accorgersi della presenza dell'amico padovano, millantano una struggente passione della donna nei confronti di un tale sprezzante uomo qual è Benedetto. Costui, colpito dalla rivelazione e dalla considerazione che gli altri hanno di lui, decide di mettere da parte la diffidenza che prova per il sesso femminile ricambiando l'amore di Beatrice. Così canta Baldassarre, in una canzone poi divenuta celebre: (EN) « Sigh no more, ladies, sigh nor more; Men were deceivers ever; One foot in sea and one on shore, To one thing constant never; Then sigh not so, But let them go, And be you blithe and bonny; Converting all your sounds of woe Into hey nonny, nonny. » (IT) « Dame gentili non più sospiri; tutti gli amanti sono incostanti; un piede in terra un altro in mare, non sospirate, fateli andare. E in ogni guisa fra giochi e risa mutate l’intimo vostro rovello in un ironico bel ritornello. della commedia shakespeariana: mentre nel poema di Ariosto il narratore è la stessa Dalinda, nell'opera di Spenser chi racconta il fatto è colui che vive il dramma del tradimento come accade per il personaggio shakespeariano di Claudio. Le schermaglie amorose di Benedetto e Beatrice sono inedite, e nel loro burrascoso rapporto risiede la forza della commedia: in parte, però, esse sembrano avere un precedente letterario in Il Cortegiano di Baldassarre Castiglione, pubblicato nel 1528 e che aveva avuto grande successo e diffusione nelle corti europee, sia in lingua originale che in traduzione: la traduzione in lingua inglese era di Sir Thomas Hoby. I due personaggi che ispirarono gli eterni litiganti sono Gaspare Pallavicino ed Emilia Pia[9]. Non è da escludere che le allusioni della donna alle scarse capacità dell'uomo siano riconducibili al confronto con un modello maschile di nobiluomo presente nel testo di Castiglione, privato del suo significato politico. Altre possibili influenze sono state individuate nella produzione drammaturgica tedesca, particolarmente in due pièce: il Die Schöne Phaenicia del 1595 di Jacob Ayrer (che fu traduttore delle opere di Shakespeare, ma i cui lavori vennero pubblicati postumi nel 1618) ed il Vincentius Ladislaus del Duca di Brunswick del 1593-1594 [10]. Poco chiari sono i collegamenti tra il lavoro shakespeariano e l'opera di Ayrer, per l'impossibilità di definire con certezza se le somiglianze sono da attribuirsi ad una fonte comune non pervenutaci o chi dei due influenzò l'altro. Non si esclude che il dramma Fedele and Fortunio di Anthony Munday del 1585, traduzione della commedia perduta Il fedele (1576) del veneziano Luigi Pasqualigo, abbia fornito spunti per la commedia shakespeariana. La commedia di Murray, incentrata sulla figura di quattro amanti che procedono per innamoramenti, accuse di tradimento e sentimenti non corrisposti, utilizza molte delle situazioni presenti in Molto rumore per nulla: ascolto di conversazioni altrui, persuasione sensuale, incontri clandestini, tranelli ma anche elementi magici.Anche i lavori del drammaturgo George Whetstone furono di ispirazione al Bardo: se Shakespeare si ispirò all'Heptameron per Misura per misura, forse è in The Rocke of Regards (1576) che il ripudio di Ero sull'altare trova il suo precedente letterario. La prima pubblicazione dell'opera si ebbe in una edizione in quarto il 23 agosto 1600 ad opera di Andrew Wise e William Aspley, due editori inglesi, su stampa di Valentine Simmes. Con molta probabilità, la trascrizione avvenne dai cosiddetti "foul papers" (it.: "prime stesure manoscritte") del Bardo o dai ricordi degli attori. Dalla data di prima pubblicazione dell'opera è deducibile che la prima rappresentazione della commedia avvenne precedentemente a tale anno: la data di ingresso della commedia nello Stationers' Register, il registro per la regolamentazione delle stampe, corrisponde al 4 agosto 1600. Non si hanno, tuttavia, notizie di una precedente rappresentazione a quella avvenuta a corte nell'inverno del 1612-1613, in occasione dei preparativi per il matrimonio tra Federico V Elettore Palatino ed Elisabetta Stuart, celebrato il 14 febbraio 1613. Presentata come Much Adoe abowte Nothinge entrò con tale titolo nei repertori delle compagnie inglesi che talvolta la presentarono anche come Benedicte and Betteris. Non si ebbero altre edizioni della commedia fino al 1623, anno di stampa del first folio da parte di John Heminges e Henry Condell, due attori della The Lord Chamberlain's Men, la compagnia teatrale della quale Shakespeare era attore e drammaturgo. La stampa nel second folio si ebbe nel 1932. Much Ado About Nothing ebbe la fortuna di essere tra i drammi presenti sia nel quarto che nel successivo first folio: ciò ne permise la comparazione diretta da parte degli studiosi. La stampa del first folio, infatti, si differenzia dal quarto per la sostanziale mancanza di spazio, tanto da costringere la commedia a subire alcuni tagli delle didascalie sceniche ma soprattutto abbreviazioni dei vocaboli. I rimaneggiamenti, sebbene non drastici, resero difficili le interpretazioni di alcuni passaggi dell'opera. In particolare, poi, i nomi dei personaggi furono modificati da una stampa all'altra. Nel quarto del 1600, gli sgangherati Carruba e Sorba (Dogberry e Verges), erano inizialmente indicati come "the maister Constable and the Headborough" e accompagnati dal nome degli attori, che erano William Kempe e Richard Cowley. La modifica dei nomi, che spesso nel first folio non appaiono scritti per esteso, ed il taglio di alcune didascalie di scena, resero il lavoro di comparazione tra le edizioni più complicato. Anche Antonio, fratello di Leonato, figurava nel quarto solo come "Old" o "Brother", mentre vi è un personaggio che non troverà posto nelle trascrizioni successive: Innogen, la moglie di Leonato e madre di Ero. Da ricordare è che il titolo dell'opera, riportato come Much adoe about Nothing sia nel first folio che in quelli successivi, cambiò nella forma attuale solo nel fourth folio del 1685. La commedia si svolge a Messina, ma il contesto storico nel quale si situa la commedia non è ben delineato: dato il carattere giocoso dell'opera , non è stata data una forte caratterizzazione reale all'ambientazione. Nell'anno di composizione della commedia, databile tra il 1599 ed il 1600, la Sicilia era sotto la dominazione spagnola: per questo motivo alcuni personaggi, più precisamente Don Pedro ed il suo seguito, sono evidentemente di nazionalità spagnola e legati da rapporti di amicizia con il governatore di Messina rappresentato da Leonato. Si afferma come Don Pedro e i gentiluomini italiani al suo seguito siano appena giunti in Sicilia di ritorno da una battaglia, ma non ci viene fornita alcuna indicazione utile per una precisa connotazione dello spazio d'azione. Ben più esplicito al riguardo era stato Bandello nella novella, che indirettamente ha fatto da fonte all'opera, ambientandola al tempo dei Vespri siciliani e introducendo direttamente tra i personaggi la figura storica del re Pietro III di Aragona, chiamato dai siciliani per sbarazzarsi degli angioini. « Correndo gli anni di nostra salute MCCLXXXIII, i siciliani, non parendo loro di voler più sofferire il dominio dei francesi, con inaudita crudeltà quanti ne l'isola erano un giorno, ne l'ora del vespro, ammazzarono; ché così per tutta l'isola era il tradimento ordinato. [...] Il re Piero di Ragona, avuto questo avviso, subito ne venne con l'armata e prese il dominio de l'isola, perciò che papa Niccolò III a questo lo sospinse dicendogli che a lui, come a marito di Gostanza figliuola del re Manfredi, l'isola apparteneva. »La scelta di Shakespeare di ambientare la commedia a Messina è stata molte volte argomento di discussione fra gli storici e gli intellettuali locali e non. Qualcuno sostiene addirittura che Shakespeare fosse originario di Messina, mentre altri affermano che lo scrittore abbia solo immaginato Messina senza mai vederla, fatto è che nessuno ha mai fornito prove inconfutabili per potere dimostrare nulla. Il dato certo è che all'epoca in cui fu scritta la commedia, Messina era una città molto conosciuta all'estero, perché ricca, fiorente e politicamente importante. Nonostante la tradizione teatrale abbia a lungo identificato in Beatrice e Benedetto i due protagonisti dell'opera, Molto rumore per nulla è una commedia corale, nella quale ogni personaggio occupa un posto importante. I personaggi che popolano la commedia sono di varia estrazione sociale, riconducibili tutti, ad eccezione dei bislacchi Carruba e Sorba (Dogberry e Verges), agli ambienti curtensi in cui il dramma è ambientato e nel quale le figure matriarcali sono del tutto assenti. Come sottolinea Miola, sebbene "Molto rumore per nulla" non abbia alcuna discendenza diretta da un preciso testo classico latino, la costruzione drammatica e le relazioni tra i personaggi risentono delle strutture della Commedia nuova di origine greca, poi adottate da Plauto e Terenzio, che arrivarono fino alla Commedia dell'arte. La narrazione delle vicende del giovane nobile d'animo (Claudio, l'adulescens), innamorato della ragazza virtuosa (Ero, la virgo), che confessa il suo sentimento ad un cinico "servo" (Benedetto, che rappresenta il furbo servus), rispecchiano gli antichi intrecci delle commedie classiche: mentre, però, Claudio e soprattutto Ero, sono fortemente tipizzati e caratterizzati per le loro virtù quasi come maschere, Benedetto invece, è il prototipo di servitore che diverrà il protagonista scaltro e cervellotico de Le furberie di Scapino di Molière. Claudio, fiorentino al seguito di Don Pedro d'Aragona, è in missione d'armi, dove si è distinto per destrezza e bravura. Ha stretto salda amicizia con Benedetto, al quale si accompagna. Il nome del personaggio (dal latino claudus/claudius, zoppo, claudicante) si adatta bene alla instabilità del suo carattere. Colpito dalla giovane Ero, se ne innamora immediatamente, salvo poi crederla altrettanto facilmente una traditrice. Giovane soldato inesperto della vita e incline alla gelosia, non ha il coraggio di dichiararsi in prima persona, demandando il compito al superiore Don Pedro, di cui si dimostra però subito sospettoso. Benedetto (Benedick), giovane padovano anch'egli compagno d'armi degli spagnoli, si caratterizza come un personaggio fortemente misogino, polemico nei confronti dell'universo femminile e fortemente avverso alle smanie amorose. Nemico giurato del matrimonio, vede nel sacramento la fine della voglia di libertà mascolina. Palesa i suoi pensieri nel corso di illuminanti monologhi, come quello che introduce la terza scena del secondo atto. Da notare come il significato del suo nome, benedetto, abbia una corrispondenza ideale con quello della sua antagonista femminile Beatrice: "colei che rende felici", "che dà felicità, gioia". Don Pedro, principe d'Aragona, e Don Giovanni (Don Juan), suo fratello, rappresentano rispettivamente il lato buono ed il lato malvagio di una stessa medaglia. Il primo, legato da una salda amicizia con Leonato, signore di Messina, si prodiga nell'intrecciar legami tra alcuni dei protagonisti (si pone come intermediario tra Claudio ed Ero ma anche tra Benedetto e Beatrice), il secondo tenta invece di distruggere l'amore tra i primi due. Detto "il bastardo", in passato ha meritato la sfiducia del fratello, da poco riconquistata, come ci svela Leonato al momento dell'accoglienza a palazzo. L'astio di Don Juan non si è però placato. Se Don Juan non volge le proprie attenzioni alla seconda coppia è solo perché la propria caratterizzazione di malvagio senza troppe inflessioni psicologiche non potrebbe reggere il contrasto con loro: inoltre, rappresentando il cattivo per antonomasia, i suoi tentativi si dirigono verso i protagonisti della commedia romantica, la cui distruzione del rapporto avrebbe dirette conseguenze sul fratello. In questo, Don Juan si fa precursore di altri due personaggi shakespeariani: il perfido Iago dell'Otello e il malevolo Edmund del Re Lear. Il nome richiama Giovanni d'Inghilterra, che ebbe reputazione di traditore e usurpatore, ma il probabile modello storico per il personaggio è don Juan de Austria, fratello "bastardo" di Filippo II di Spagna, vincitore della Battaglia di Lepanto ma assai poco fortunato nella scalata al potere. Leonato, il governatore di Messina padre di Ero, e zio di Beatrice, è legato a Don Pedro da una salda amicizia, che verrà messa a dura prova dalle malefatte di Don Juan. Beatrice e la cugina Ero, esattamente come Benedetto e Claudio, sono personaggi dai caratteri molto differenti. Beatrice è il personaggio femminile che ha maggior spazio nella commedia, ed è in continua lotta verbale con Benedetto. Il suo astio sembra provenire da una passata relazione finita male con il giovane padovano. Nonostante non palesi mai chiaramente tale situazione passata, una battuta del II atto, scena I, fa intendere che ella abbia in passato dato il suo cuore a Benedetto, il quale l'avrebbe ricambiata con un rifiuto. Dipinta come sdegnosa, si rivela donna sagace ed intraprendente: come molti personaggi femminili shakespeariani, è l'unica ad opporre resistenza ai soprusi, come quando Claudio accusa la cugina. Desiderosa di vendetta anch'essa (come Lady Macbeth ed in passato come la Medea euripidea) vorrebbe divenire uomo per poter reclamare giustizia. Ero (Hero), figlia di Leonato, è il secondo personaggio femminile maggiore della commedia. Il nome rimanda alla mitologica Ero amata da Leandro. Ero è il simbolo delle virtù femminili, della grazia e della bellezza. Il suo candore è in realtà fortemente caratterizzato come espediente di cui Shakespeare si serve unicamente per dare maggiore risalto al presunto adulterio di lei. Nel III atto, scena IV, si difende dalle battute maliziose di Margherita sul suo futuro sessuale con Claudio. Margherita (Margaret), insieme con Orsola (Ursula), entrambe damigelle di compagnia di Ero, è complice del tranello ordito alle spalle di Beatrice per farle credere di essere l'oggetto delle pene d'amore di Benedetto. Margherita sarà anche involontariamente complice del piano di Don Juan, ma la sua innocenza sarà prima confermata da Borraccio nella sua confessione e ribadita da Leonato nell'ultimo atto. Altri personaggi minori ma non secondari, sono comunque indispensabili allo svolgimento della trama assumendo la funzione di contrasto e di messa in rilievo delle caratterizzazioni dei personaggi maggiori. Carruba (Dogberry), accompagnato dalla fida spalla Sorba (Verges), che continuamente maltratta, è il capo delle guardie di ronda a Messina. Come altre volte, il nome originale scelto da Shakespeare per personaggi
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