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Riassunto di Paleotti e Aldrovandi e la Bologna nel secondo Cinquecento - Olmi e Prodi, Sintesi del corso di Storia dell'Arte Moderna

RIASSUNTO DI G. Olmi, P. Prodi, Gabriele Paleotti, Ulisse Aldrovandi e la cultura a Bologna nel secondo Cinquecento, in Nell’età di Correggio e dei Carracci, catalogo della mostra pittura in Emilia dei secoli XVI e XVII - Bologna, Nuova Alfa Editoriale, 1986, pp. 213-235 PER L'ESAME DI STORIA COMPARATA DELL'ARTE EUROPEA IN ETÀ MODERNA CON LA PROFESSORESSA IRENE GRAZIANI

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 23/11/2021

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12elisa12 🇮🇹

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Scarica Riassunto di Paleotti e Aldrovandi e la Bologna nel secondo Cinquecento - Olmi e Prodi e più Sintesi del corso in PDF di Storia dell'Arte Moderna solo su Docsity! Gabriele Paleotti, Ulisse Aldrovandi e la cultura a Bologna nel secondo Cinquecento Giuseppe Olmi e Paolo Pro. Giuseppe Olmi - Paolo Prodi (1932-2016): professori di storia moderna all’UNIBO e nelle principali università italiane. Riforma protestante > O scisma protestante, nelle sue correnti principali della Riforma luterana e della Riforma calvinista, è il movimento religioso di separazione (Scisma) dalla Chiesa Cattolica avvenuto nel XVI secolo, con risvolti politici di tipo rivoluzionario, che ha portato alla nascita del cosiddetto "cristianesimo evangelico". Figura centrale alla quale si attribuisce la nascita del movimento protestante è l'ex-frate agostiniano Martin Lutero. Concilio di Trento > 1545-1563 Il concilio di Trento o concilio Tridentino fu il XIX concilio ecumenico della Chiesa cattolica, convocato per reagire alla diffusione della riforma protestante in Europa. L'opera svolta dalla Chiesa per porre argine al dilagare della diffusione della dottrina di Martin Lutero produsse la controriforma. Il concilio di Trento si svolse in tre momenti separati dal 1545 al 1563 e durante le sue sessioni a Roma si succedettero cinque papi (Paolo II, Giulio III, Marcello II, Paolo IV e Pio IV). Produsse una serie di affermazioni a sostegno della dottrina cattolica che Lutero contestava. Con questo concilio la Chiesa cattolica rispose alle dottrine del calvinismo e del luteranesimo. Il concilio non riuscì nel compito di ricomporre lo scisma protestante e di ripristinare l'unità della Chiesa, ma fornì una risposta dottrinale in ambito cattolico alle questioni sollevate da Lutero e dai riformatori. Venne fornita una dottrina organica e completa sui sacramenti e si specificò l'importanza della cooperazione umana e del libero arbitrio nel disegno di salvezza. Controriforma > Per riforma cattolica, o controriforma, si intende quell'insieme di misure di rinnovamento spirituale, teologico, liturgico con le quali la Chiesa cattolica riformò le proprie istituzioni dopo il Concilio di Trento. Furono in particolare i pontefici successivi al concilio ad attuare e portare a compimento il processo di riorganizzazione della Chiesa. Il primo di essi è papa Pio V, eletto nel 1566, che promulgò il Catechismo Romano, l'uniformità della liturgia nella chiesa occidentale e l'adozione universale del rito romano nella sua forma tridentina. Nel 1571 Pio Vistituì inoltre la Congregazione dell'indice, con il compito di mantenere aggiornato l'Indice dei libri proibiti e la facoltà di effettuare speciali dispense. Arte della controriforma > L'arte della Controriforma, che fu una conseguenza del concilio, influenzò l'intera Europa a partire dalla seconda metà del XVI secolo. 1 princìpi generali sulla liceità dell'uso delle immagini furono rivisti e subito dopo il concilio la tendenza alla magnificenza del manierismo e alcune licenze formali vennero abbandonate, almeno in campo religioso. La Chiesa romana introduce il controllo delle opere da parte delle autorità religiose locali. Le opere devono essere vagliate con attenzione e in esse vi deve essere chiarezza, verità, aderenza alle scritture. La piena leggibilità, il decoro, devono essere caratteristiche imprescindibili; le deformazioni, i lussi e i viluppi e le disinvolture del Manierismo sono condannati senza appello. Nel 1576 Gabriele Paleotti, il vescovo di Bologna, scrive una lettera indirizzata ai fedeli della sua diocesi in occasione dell’avvicinarsi di una epidemia di peste. In questa lettera ci illustra un quadro positivo della situazione bolognese del Secondo Cinquecento, dicendo che Dio aveva aiutato la città arricchendola economicamente, mantenendola in pace e aumentando le arti e illustrando le scienze. Gabriele Paleotti (1522-1597) È stato un cardinale, giurista e accademico italiano, arcivescovo e importante figura della Controriforma. Si era laureato în diritto civile e canonico, presso “Lo Studio bolognese”, ovvero la scuola giuridica bolognese, e aveva anche insegnato della università prima di intraprendere la carriera ecclesiastica. Partecipa attivamente al Concilio di Trento. È tra i più convinti di dover portare una riforma spirituale e organizzativa della Chiesa condotta attraverso l'esempio personale, un'attenta e sensibile meditazione e il coinvolgimento di tutte le forze laiche ed ecclesiastiche della diocesi. L'arcivescovo doveva avere un contatto diretto e un colloquio quotidiano con il clero e il popolo tramite la predicazioni e le visite regolari alle parrocchie della città e del contado. 27 febbraio 1566 > diventa arcivescovo di Bologna. Avvia un profondo e radicale rinnovamento dei costumi e della vita religiosa. Paleotti riorganizzò la vita diocesana di Bologna che portò all'insistenza sull'aspetto sociale della vita cristiana: tutti i fedeli erano chiamati a riunirsi per collaborare con il vescovo e a partecipare alla vita della comunità. Promuioveva iniziative nel campo caritativo è assistenziale alle fasce più deboli è emigrate della società, da parte del clero e dei laici, che riteneva necessario al beneficio pubblico. Combatte una battaglia contro la disonestà diffusa fra gli amministratori di ospedali e ricoveri. 1582 > pubblicò il celebre Discorso intorno alle immagini sacre e profane, che dettò ì principi a cui dovevano attenersi gli artisti. della Controriforma. Grazie ai suoi studi e alla sua carriera da docente, Paleotti, ebbe per tutta la vita un appoggio di amicizia da due grande figure: *.. Lo storico Carlo Sigonio: con il quale fonda un'associazione fra gli studenti con lo scopo di promuovere in università gli studi di storia ecclesiastica e una solida preparazione religiosa. * Il naturalista Ulisse Aldrovandi: grazie anche a lui spinge gli studenti a studiare la storia religiosa cristiana. Paleotti è convinto della congiunzione tra cristianesimo e scienza, ma riconosce una netta distinzione tra mondo della natura, che deve essere indagato con la ragione e i sensi, e il mondo soprannaturale la cui conoscenza deriva dalla fede. Ai quali Paleotti era solito rivolgersi spesso per avere aiuti o pareri nel corso della sua carriera ecclesiastica. Sigonio e Aldrovandi sono sospettati di eresie a causa dei loro insegnamenti dall'inquisizione della controriforma, ma grazie a Paleotti, che corre in loro sostengo, vengono scagionati. La sua sensibilità nei confronti della cultura lo riscontriamo anche quando a Bologna viene pubblicato l'indice dei libri proibiti, e Paleotti manifesta delle perplessità sul ritiro dei più diffusi manuali di studio utilizzati dalle università. Bologna era stata nei secoli precedenti la grande città universitaria soprattutto per gli studi giuridici, che a metà 1500 iniziarono un periodo di decadenza, che portava tutta l'università di Bologna verso un declino. Essa si risollevò grazie alla grande crescita dello studio della medicina, scienze esatte (matematica e logica) e scienze naturali, degli studi letterali, della filosofia e della filologia. Ulisse Aldrovandi (1522-1605) È stato un naturalista, botanico ed entomologo italiano, realizzatore di uno dei primi musei di storia naturale, studioso delle diversità del mondo vivente, esploratore che, negli ultimi decenni del Cinquecento e fino ai primi del Seicento, si impose come una delle maggiori figure della scienza, nonché guida e riferimento per i naturalisti italiani contemporanei. Il suo studio del mondo animale e vegetale è diretto dall'osservazione sul campo e della realtà. ‘Aldrovandi è aniche molto attivo nei problemi culturali e sociali di Bologna. Si impegnò nella riqualificazione dell’arte medica è farmaceutica è dell'assistenza pubblica. 1568 > fonda il primo Orto Botanico di Bologna, con lo scopo di fornire a studenti, medici e speziali un vero e proprio laboratorio di istruzione e ricerca, con una continua e inesauribile reperibilità di piante e medicinali provenienti da tutte le parti della Terra. 1574 > da alle stampe l’Antidotarii Bononensis epitome: la prima farmacopea di Bologna, dove stabilisce in modo definitivo i farmaci validi da utilizzare e i criteri della loro preparazioni. Sotto suggerimento del Cardinale Paleotti scrive anche il “Theatrum biblicum naturale” una storia naturale del mondo biblico. Inoltre, per tuta la sua vita cerca di raccogliere informazioni per la stesura di un completo e dettagliatissimo catalogo dell'intera realtà naturale, su piante, animali e minerali. Le sue informazioni le ricavava da appunti presi personalmente nel corso di alcuni viaggi, da ciò che gli comunicavano gli studiosi italiani e stranieri, e da 3500 volumi che costituivano la sua ricca biblioteca. Ma per uno scienziato come lui le informazioni da manuali e dai racconti degli altri non erano ritenute soddisfacenti quanto la continua osservazione della realtà sul campo. Le sue imponenti raccolte naturalistiche sono riunite in larga parte nel Museo Aldrovandiano custodito presso l'Università di Bologna, a Palazzo Poggi. Questo ricco museo veniva definito da lui un “microcosmo di natura” o “teatro di natura”. Anche il suo museo era aperto al pubblico, e costituiva uno strumento utile per gli studiosi, favoriva la ricerca e rendeva più semplice la didattica. Una delle prime funzioni pubbliche di museo. Nel suo testamento espresse la volontà di lasciare il suo museo alla città di Bologna, affinché i suoi studi e le sue raccolte diventino un effettivo patrimonio del genere umano. Per arricchire il suo museo chiese l'aiuto anche ai principi appassionati di storia naturale, come i Granduchi di Toscana, Francesco | e Ferdinando 1 de' Medici. Però era difficile avere esemplari di terre lontane; come delle Americhe, soprattutto perché i sistemi di conservazione non erano adeguati per fare un viaggio così lungo e garantire la buona conservazione di animali e piante. Perciò, Aldrovandi, per poter documentare visivamente gli esemplari che studiava, fece eseguire 8000 figure di animali pianti e minerali da pittori, disegnatori e incisori. Così intorno alla sua figura, si creò una vera e propria bottega artistica. Aldrovandi dirigeva i lavori e aveva assegnato a ciascun artista delle fasi di lavorazione sotto la sua guida diretta: 1. Pittori: eseguendo figure a tempera e acquerello. Soprattutto nei primi 30 anni della sua produzione. 2... Disegnatori: ricopiavano le figure su tavolette di legno di pero. 3. Incisori: che realizzavano le xilografie da integrare nei suoi libri. Queste le conserva anche in 14 armadi che chiamava “Pinachoteche”. Conosciamo molti nomi di questi artisti: Giovanni de’ Neri, Cornelio Schwindt, Cristoforo Coriolano, Lorenzo Benini, Pastorino Pastorini, Jacopo Ligozzi, Teodoro Ghisi, Francesco Cavazzoni, Bartolomeo Passerotti. E possiamo distinguerli in due categorie: A. Artisti che lavoravano a Bologna alle dirette dipendenze di Aldrovandi e esclusivamente per lui; B... Artisti che venivano utilizzati solo saltuariamente e molti neanche lavoravano a Bologna Molti altri artisti visitarono il museo di Aldrovandi, e si rivolgevano a lui quando gli occorreva consigli per dipingere qualche pianta o animale. Aldrovandi finì anche, inevitabilmente, per sviluppare una serie di riflessioni sul significato e sul valore delle arti figurative e în particolare sulla pittura: esaltazione della pittura che definisce “nobilissima e più bella”. Questo perché la pittura offre la possibilità di riprodurre dal vivo il prodotto della natura (lo puoi dipingere nel prato, mentre la scultura la devi realizzare in studio). Per Aldrovandi la raffigurazione delle “cose di natura” è un mezzo idoneo per raggiungere la loro conoscenza e poterne poi effettuare l'esatta descrizione. Ma perciò c'è bisogno di copie assolutamente fedeli della realtà, eseguite da artisti disposti a lavorare dal vero e a lasciarsi guidare da lui, rinunciando ad ogni tipo di velleità di tipo estetico. Realismo spinto e quasi ossessivo. Ma la sua è solo una visione strumentale dell’arte. Prospero Fontana (Bologna, 1512 ologna, 1597) In alcuni suoi dipinti si può ritrovare i segni di un interesse botanico non del tutto casuale, sicuramente nati da precise indicazioni fornite da uno scienziato. Prospero Fontana, Deposizione, per l'Oratorio della Morte, Pinacoteca di Bologna Nella generale atmosfera fiabesca del paesaggio, c'è quel particolare con le foglie scientificamente disegnate. Prospero Fontana, Orazione nell’Orto, Galleria Diva Bergel Bologna Con quel tappeto erboso su cui sta inginocchiato il Cristo, minuziosamente descritto dall'artista, scomposto in tante piccole piante, quasi didatticamente. Bartolomeo Passerotti o Passarotti (Bologna, 1529 — Bologna, 1592) Sicuramente coltivava interessi particolari di tipo scientifico e sullo studio del corpo umano. Abbiamo la conferma del Borghini, che dice di aver prestato un libro di anatomia all'artista. Ma ariche perché nella sua vastissima produzione di ritratti ci rincorrono botanici, medici, speziali, collezionisti effigiti con strumenti della loro professione... Bartolomeo Passarotti, disegni dei Louvre, Bartolomeo Passarotti, Lezioni di anatomia Bartolomeo Passarotti, quadro con giovane negro vicino a vaso di fiori, 1580 Attribuito a Passarotti da Salerno Commissionato da un cultore di botanica, probabilmente. Fiori dettagliatamente raffigurati e messi in mostra con la cura del catalogatore. Bartolomeo Passarotti, Ritratto botanico, Galleria Spada, Roma Bartolomeo Passarotti, Ritratto di famiglia Perracchini, Galleria Colonna, Roma Bartolomeo Passarotti, Ritratto di famiglia, Vienna Se poi dal mondo vegetale si passa a quello animale, ecc un felice adattamento con la figure del padrone. ‘0 i numerosi cani, scelti dall'artista su base di precise caratteristiche di razza per creare Bartolomeo Passarotti, Ritratto di uomo con cane, Chambery Passarotti conosceva l’Aldrovandi e ne visitava il museo. Ma anche la sua bottega era un museo, una vera e propria Wunderkammer. Era molto legato e aveva una forte curiosità per il mondo marino. Bartolomeo Passarotti, Andromeda liberata da Perseo, Galleria Sabauda, Torino Totale esclusione del. dramma, tragicomica postura dei due protagonisti. E il cavalluccio della giostra che fa capolino da dietro lo spezzone di roccia. Dentro la tradizione aura della maniera. Ma nell'angolo in basso a destra ecco un ritaglio, particolare e antimanieristico, con l'ingresso di forme naturali vere e palpitanti, un piccolo giardino botanico che fiorisce, e poi le conchiglie con l'essere marino, fantastico ma molto simile ai molti visivamente documentati dall'Aldrovandi
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