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Riassunto di "Pittura ed esperienze sociali nell'Italia del 1400", Schemi e mappe concettuali di Storia Dell'arte

Riassunto di "Pittura ed esperienze sociali nell'Italia del Quattrocento", Baxandall

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2018/2019

Caricato il 25/02/2022

val3nm
val3nm 🇮🇹

5 documenti

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Scarica Riassunto di "Pittura ed esperienze sociali nell'Italia del 1400" e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia Dell'arte solo su Docsity! Valeria Chiappari 4863290 Pittura ed esperienze sociali nell’Italia del Quattrocento Le condizioni del mercato Nell'analisi del rapporto commerciale tra pittori e committenti del secolo XV bisogna partire dalle motivazioni che portano ad una commissione, che Giovanni Rucellai riassume in piacere del possesso, onore a Dio e alla città, buona reputazione e lasciare un buon ricordo di sé; pale d'altare e cappelle di famiglia affrescate riuniscono questi scopi. Il fine primario del dipinto resta sempre però essere osservato e fornire stimoli, che devono partire da un programma iconografico ben studiato e spesso fornito dal committente stesso, che in questo secolo non lascia molta scelta al pittore. Possiamo ancora oggi studiare alcuni contratti sopravvissuti, come quello fra il Ghirlandaio e Francesco di Giovanni, per capire gli obblighi delle due parti: si stabilisce ciò che il pittore deve dipingere, si fissa un termine di consegna, si espone la richiesta di materiale di qualità. Per quanto riguarda il pagamento, oltre ai materiali, era valorizzata anche la capacità tecnica del pittore o dei suoi collaboratori. Nella prima metà del secolo i materiali hanno una grande rilevanza, soprattutto l'oro e l’azzurro ultramarino, che sono sul dipinto segno di sfarzo; mentre nella seconda metà (per diminuzione di disponibilità e questioni di moda) la ricchezza è simboleggiata maggiormente dalle abilità del pittore, che viene fortemente finanziato affinché mostri nell’opera un vasto impegno chiaramente riconoscibile per bellezza. Non tutti però si adeguarono al cambiamento di rotta, per esempio Borso d’Este continuò a pagare secondo l’estensione del dipinto. L’occhio del Quattrocento Di fronte a un dipinto tutti vediamo la stessa cosa ma ne percepiamo di diverse a seconda delle nostre conoscenze ed esperienze. Il pittore faceva affidamento sulla conoscenza scontata di vari episodi (es. Annunciazione), e i colti sentivano l’obbligo di osservare a fondo il dipinto per darne dei pareri verbali, fondamentali per l’artista. Ogni parere era dato da una prospettiva diversa: un medico faceva più attenzione all’anatomia, un religioso agli episodi sacri, ma tutti avevano qualche conoscenza di ciascuna disciplina. Molti dipinti del secolo XV sono di carattere religioso perché era chiesto di spiegare in modo chiaro e avvincente ai fedeli, anche se spesso si commettevano degli errori come l’inserimento di soggetti con implicazioni eretiche, soggetti apocrifi o rappresentati in modo frivolo. Il pittore rappresentava scene religiose conosciute che il fedele aveva già in mente a proprio modo, quindi i soggetti dipinti non dovevano essere troppo caratterizzati in modo che ognuno potesse adeguarli alla propria concezione immaginaria. Nel corso del secolo furono molto importanti i sermoni dei predicatori, che collaboravano coi pittori con lo stesso scopo di istruire i fedeli, e davano delle istruzioni su come rappresentare i soggetti sacri secondo le fonti: per la figura di Cristo si dava poco spazio all’immaginazione perché si credeva di averne una testimonianza oculare, i santi avevano i propri simboli. Alcune fonti importanti riguardo i gesti raffigurati derivano dai monaci votati al silenzio (che si esprimevano a gesti) ma soprattutto dai predicatori che avevano una gamma di movimenti codificati e conosciuti in tutta Europa. Capire alcuni gesti come l’invito, il dolore o la vergogna è fondamentale per l’interpretazione di scene sacre ma anche profane; la capacità di interpretazione migliora poi con la fioritura dei drammi religiosi a Firenze, ma anche con la diffusione della “bassa danza” (a passo lento). Il trattato De Pictura di Alberti e quello di Guglielmo Ebreo sulla danza hanno in comune l’importanza dei movimenti come proiezione dei moti dell’animo, la somiglianza tra le discipline si vede soprattutto nei dipinti dove il pittore può inventare, come la Nascita di Venere di Botticelli. Altra disciplina fondamentale per i pittori, soprattutto nell’ambito del commercio, è la matematica, sia per l’aspetto geometrico che aritmetico. Era importante l’atto della misurazione del volume dei materiali contenuti nei barili, le capacità geometriche che venivano applicate in questo caso erano le stesse che poi si utilizzavano nella produzione dei dipinti, ed anche il pubblico aveva queste nozioni anche per poter capire come venivano applicate nella pittura. Spesso infatti il pittore richiamava nel dipinto la capacità di misurazione per stimolare l’uso della vista, perché tutte le forme possono essere viste con approccio geometrico. L’aritmetica è un’altra branca della matematica commerciale, insegnata tramite nozioni giunte dall’Islam nel secolo XIII tramite Leonardo Fibonacci. La regola universale dei mercanti era la Regola del Tre, applicabile a vari tipi di problemi e perfezionabile con l’esperienza pratica sul mercato. L’armonia numerica data dalle proporzioni era poi applicata anche all’arte e alla musica. La conoscenza della geometria consente di osservare con occhio prospettico le linee di un dipinto e la conoscenza religiosa permette di fare di questa armonia lineare un'allegoria. Dipinti e categorie All’epoca la storia pittorica del secolo XV non era nettamente divisibile come quella del Trecento (Cimabue- Giotto-allievi di Giotto). Un elenco neutrale di artisti del secolo è stilato da Giovanni Santi, padre di Raffaello Sanzio, in un componimento poetico in cui narra vita e gesta di Federico da Montefeltro, con un excursus pittorico per una visita a Mantova in cui vede delle opere di Mantegna. Il pittore-poeta dà importanza anche all’Olanda ed altre regioni o città d’Italia, ma Firenze resta sempre il centro più ricco. Cristoforo Landino fu il miglior storico dell’arte del Quattrocento, era estimatore del De Pictura di Alberti e contribuì a renderne noti alcuni concetti principali. Tradusse inoltre nel 1473 la sezione della Naturalis Historia riservata alla critica d’arte con termini tratti da Plinio da altri ambienti (fluido, grave, severo, liquido); nel 1480 descrisse gli artisti del suo tempo utilizzando nuovi termini ma sempre traendoli da altri campi tramite l’uso della metafora, o termini presi direttamente dalle botteghe degli artisti. Nell’introduzione al commento alla Commedia di Dante, fa un resoconto degli artisti fiorentini, in particolare Masaccio, Filippo Lippi, Andrea del Castagno e Beato Angelico; possiamo così fare un’analisi del lessico specifico utilizzato nell’ambito artistico da Landino. Masaccio a) Imitatore della natura: uno dei principali valori del Rinascimento, Landino lo loda per la maestria in prospettiva e rilievo, Masaccio si distacca dai modelli dei libri per cogliere la realtà così com’è. b) Rilievo: l’apparire di una forma modellata a tutto tondo, trattando abilmente i toni sulla superficie. Masaccio usa la luce per dare risalto a rilievo e lo fa basandosi sulle finestre degli ambienti in cui lavora. c) Puro: disadorno, conciso, chiaro, ma NON spoglio. d) Facilita: tra facilità e abilità nel comporre, scioltezza. Lontana da pentimenti e correzioni. e) Prospectivo: si distingue nell’uso della prospettiva, “Brunelleschi la inventò, Alberti la sviluppò e la spiegò.” Filippo Lippi f) Gratioso: che possiede grazia, piacevole, non compatibile con il rilievo. g) Ornato: non inteso come oggi in senso strettamente decorativo. Inteso come acuto, nitido, ricco, ilare, giocondo, accurato, la figura è flessa e bilanciata. Diverso da Masaccio che preferisce una fedele rappresentazione del reale e le cui figure sono fisse e decise. h) Varieta: non è la pura abbondanza di materiali, ma la diversità di soggetti. i) Compositione: armonizzazione dei vari elementi per ottenere l’effetto desiderato, strettamente legata alla varietà. Donatello condivide con Filippo Lippi le capacità di composizione e varietà. j) Colorire: stesura del colore, anche in base alla luce. Andrea del Castagno k) Disegnatore: rappresentazione degli oggetti basata sulle linee di contorno, fondamento dell’arte insieme al ”colorire”. l) Amatore delle difficultà: dimostrazione di abilità e talento, lavora facilmente nonostante le difficoltà. Come Brunelleschi che nel concorso del 1401 si fa notare per i virtuosismi, che comunque non sono sterili imprese di destrezza. m) Scorci: modo in cui manifesta la difficoltà, es. Trinità adorata dalla Vergine, San Girolamo e una Santa. Ciò sostituisce l’oro nel captare l’attenzione del pubblico. Richiede lo sforzo sia del pittore che del fruitore. Vasari li definisce troppo studiati e forzati. n) Prompto: suggestione di particolari movimenti, diversificazione della figura.
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