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Riassunto di Storia Moderna "L'Età moderna. Dalla scoperta dell'America alla Restaurazione, Dispense di Storia Medievale E Moderna

Riassunto di Storia Moderna "L'Età moderna. Dalla scoperta dell'America alla Restaurazione" - F. Benigno Riassunti di tutti i capitoli del libro.

Tipologia: Dispense

2022/2023

Caricato il 03/06/2024

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Scarica Riassunto di Storia Moderna "L'Età moderna. Dalla scoperta dell'America alla Restaurazione e più Dispense in PDF di Storia Medievale E Moderna solo su Docsity! Riassunto di Storia Moderna scoperta dell'America alla Restaurazione” — F. Benigno “L'Età moderna. D: 1. Il sogno dell'impero, la realtà di monarchie e repubbliche All'inizio del XVI secolo il sovrano Carlo d'Asburgo riunisce un insieme di possedimenti molto vasto. Dal padre Filippo | d'Asburgo (detto il Bell) ereditò i domini della casuta d'Asburgo, ovvero l'Austria (ereditata da suo padre Massimiliano 1) insieme alle Fiandre (ereditate da sua madre Maria di Borgogna) e dalla madre Giovanna (detta la Pazza perché molto gelosa dei presunti tradimenti del marito), figli di Isabella di Castiglia e Ferdinando d'Aragona che unirono le due corone nel XV secolo, i regni di Castiglia e Aragona (questultimo includeva anche la Sardegna, la Sicilia, il regno di Napoli e le nuove colonie americane. Inoltre Carlo V divenne imperatore nl 1519, acquisendo un controllo indiretto su principati tedeschi (che nonostante la loro autonomia riconoscevano l'autorità imperiale come potere di indirizzo e coordinamento dell'impero) e concentrando nelle sue mani il governo di un grande ed eterogeneo conglomerato di territori. Dopo la caduta dell'impero romano d'occidente il ricordo di unentità politica capace di imporre universalmente la fede cristiana e la propria autorità non svanì: essa fu ripresa dai caroling e poi dagli svev. I titolo di imperatore conferiva ancora una tcorica superiorità rispeto agli altri sovrani. Tuttavia il Sacro Romano Impero, sin dlla sua nascita, era stato un impero debole e le sue sorti legate alle capacità dell'imperatore. L'ascesa di Carlo V ridiede nuovo vigore all'idea di una possibile rinascita dell'impero e del suo sitomo agli antichi fasti. Tuttavia anche lui falli nel progetto di ridare vigore all'idea imperiale, riconoscendo l'incapacità di superare le difficoltà legate alla complessità della politica europea e di tenere uniti possedimenti acquisiti trasmettendoli ad un unico erede. Alla sua morte, infatti, lascia l'Aragona, la Castiglia, le Fiandre e i possedimenti italiani al figlio Filippo IL, mentre garantisce la successione al trono imperiale e al fratello Ferdinando (che ereditò l'Austria acquisì la Boemia e l'Ungheria). Nacquero, quindi, due rami dinastici distinti, nonostante l'alleanza € la parentela, © guidati da diversi interessi dinastico-territoriali. In questo modo tramontò la prospettiva di un unico impero cristiano europeo, sconfitta dai nuovi processi che investirono l'Europa tra il XV e il XVI secolo (la fine dell'unità religiosa cristiana, i nuovi equilibri territoriali dati dallespansione ottomana, lo sfruttamento del nuovo continente e il consolidamento di forti monarchie in grado di ndersi su vasti territori). L'elemento più importante delle società europee all'inizio dell'età moderna è la formazione di forti poteri monarchici grazie alla creazione di strutture burocratiche per il controllo della vita civile e religiosa, dlla giustizia, della fiscalità e dell'esercito. Questo sviluppo comporta una trasformazione del ruolo della monarchia e dei sovrani: tradizionalmente essi venivano considerati come i detentori della giustizia (ci si rivolgeva a loro in caso di controversie tra sudditi) e allo stesso tempo anche come i dispensatori di benefici e privilegi. Il sovrano era colui che puniva e premiava per conservare l'armonia sociale, per questo le sue qualità principali erano considerate l'equanimità la magnanimità. Tra il XV e il XVI secolo, i sovrani si attribuirono anche altre prerogative conseguenti all'aumento del controllo sui territori (in particolare l'aumento della capacità di prelievo fiscale, vincolato, però, all'assenso delle rappresemtanze politiche dei territori allntemo dei parlamenti; è proprio atraverso le tasse che sovrani potevano finanziare apparati burocratici stabili è gli eserciti, che iniziarono ad essere pagati anche in tempi di pace), L'aumento del loro potere portò i sovrani a liberarsi delle alte strutture, come i domini dei grandi feudatari e le città autonome, che minacciassero le prerogative regie. L'esigenza di tenere a freno i processi spontanei di frammentazione del potere rendeva necessario stendere il raggio d'azione della giustizia del tuttavia per fare ciò serviva un apparato burocratico piuttosto costoso e i fondi venivano dalle tasse, la cui efficienza era legata al contrllo che il sovrano aveva sul territorio: questo processo circolare condizionò la politica delle monarchie anche nei secoli successivi. Un altro effetto della crescita del potere regio fu la loro tendenza a porre la loro sovranità come indipendente da alti poteri esterni ' cioè che non riconosce alcun potere tereno superiore al proprio) e voluta direttamente da Dio. A fame le spese fù l'impero, che perse la sua teorica supremazia per il mancato riconoscimento da parte degli altri monarchi, e il papato, che perse la sua capacità di influenzare i sovrani con i vincoli che derivavano dalla sua supremazia spirituale. I sovrani, quindi, cercarono di subordinare le strutture ecclesiastiche al loro controllo e in alcuni cas, dopo la riforma protestante, si separarono dalla Chiesa di Roma. Il rafforzamento dei poteri monarchici comportarono la diffusione dell'idea di appartenenza ad un unico organismo politico vincolato alla continuità di proprie tradizioni e costumi comuni nonostante le differenze regionali (gli storici le definiscono “identità protonazionali"). 1 sovrani europei della prima età moderna erano portatori di diversi diritti di successione sui diversi teritori che facevano parte dei loro domini e non si fondevano in superiori unità politiche, giuridiche e amministrative (rimanevano regni diversi ma con lo stesso sovrano): questo agglomerato politico-trrtoriale si definisce “monarchia composita”. La razionalizzazione amministrativa e politica, quindi, non venne subito efTettuata. La guerra dei cent'anni consentì alla Francia di creare un ambiente di unità in tutt il regno contro la minaccia inglese. I sovrani della casa Valois si preoccuparono di eliminare i domini feudali autonomi come il Ducato di Borgogna (che comprendeva la Borgogna e le Fiandre, la cui corte era famosa per splendore e mecenatismo). Îi re Luigi XI riuscì ad annettere alla Francia alti territori francesi che però sfuggivano al suo controllo. Il suo successore Carlo VIII riuscì a portare sotto il suo controllo anche la Bretagna grazie al suo matrimonio con Anna di Bretagna. Questa aggregazione territoriale fu resa possibile grazie al rafforzamento dell'esercito, sostenuto con le tasse al crescente controllo sugli ecclesiastici è dalla creazione di un'amministrazione stabile che riformò anche gli apparati giudiziari. 1 successori di Carlo VIII (Luigi XII, Francesco 1 ed Enrico Il) tentarono di seguire la stessa strada ma in un contesto internazionale mutato a causa dell'ascesa degli Asburgo e della riforma protestante. In Inghilterra, dopo la sconfitta contr la Francia nella guerra dei cent'anni, si estinse la dinastia dei Plantageneti € scoppiò una lotta per la successione al trono tra la casata degli York e quella dei Lancaster, nota come la guerra delle due rose, che durò trent'anni. In questo periodo la monarchia inglese fù fortemente influenzata dll'ristocrazia, dal clero, dlle città e del Parlamento. Nel 1485 salì al trono la dinastia Tudor con Enrico VII, erede dei Lancaster e marito di Anna di York. La monarchia inglese ritrovò una propria capacità di azione politica: venne riorganizzato il sistema fiscale e venne istituito un tribunale (la Camera stellata) direttamente dipendente dal re e che gli permetteva di giudicare i reati di natura politica. Il suo successore, il figlio Enrico VIII riprese questa strategia, puntando anche all'espansione commerciale è marittima mediante il rafforzamento della fiotta. Enrico VIII fece dell'Inghilterra una delle grandi protagoniste dello scenario europeo e si staccò dalla Chiesa di Roma dando vita alla Chiesa anglicana, posta sotto il suo stretto controllo. Il processo di ricomposizione politico-terrtoriale si verificò anche nella penisola iberica. Il Portogallo, sotto la dinastia degli Aviz, intraprese delle esplorazioni per scopi commerciali nella costa atlantica e in Africa, dando vita a una rete marittima dî scambi tra Africa e Europa occidentale. | regni di Aragona e Castiglia si unirono con il matrimonio tra Ferdinando Il d'Aragona e Isabella di Castiglia (conosciuti come “i re cattolici”): nonostante il mantenimento di leggi e istituzioni distinte, l'unione dinastica garanti la coesione tra i due regni. Questa unione permise di organizzare un potente esercito comune per portare a termina la reconquista. Nel 1492, dopo la caduta del regno di Granada e la definitiva cacciata dei musulmani dalla penisola, i re cattolici i ritrovarono a governare su una popolazione molto eterogenea dal punto di vista cultural, etnico e religioso (oltre ai cattolici c'erano ebrei e islamici), I due sovrani, sfruttando l'Inquisizione spagnola (un tribunale ecclesiastico al servizio della corona spagnola, la cui creazione fù concessa dal papa), imposero l'uniformità religiosa cristiana combattendo le minoranze etnico-rligiose anche con l'uso della forza. A questo scopo vennero espulsi gli chrei dai domini dei re cattolici e di convertire forzatamente i musulmani alla fede cristiana. L'alta presenza dei “marranos” (cbr converti) e dei “moriscos" (musulmani convertiti) alimentarono l'odio religioso e la discriminazione. Da quando Ferdinando Il ottenne gran parte del regno di Navarra, spartito con la Francia, la penisola iberica (ad eccezione del Portogallo) fu dominata da un'unica entità dinastico» regno di Napoli passò nelle mani di Ferdinando d'Aragona e i francesi dovettero rinunciare alle pretese sul regno. Nel XVI secolo, dopo il fallimento del progetto dei Borgia, il papa Giulio Il tentò i riaffermare il potere territoriale del papato, minacciato dall'espansionismo di Venezia verso la Romagna e dalla formazione di piccole signorie che tentarono di acquisire l'indipendenza. Egli, quindi, diede vita alla lega di Cambrai con l'imperatore Massimiliano I d'Asburgo e Ferdinando d'Aragona riuscendo a sconfiggere le forze veneziane nella battaglia di Agnadello. Sventata la minaccia veneziana, il papa cambiò strategia e costituì la lega santa, una nuova alleanza tra potenze italiane ed europee per scacciare i francesi dalla penisola. Luigi XII, sconfitto, dovette abbandonare Milano. Il suo successore, Francesco I, tentò di riconquistare Milano, considerata un obiettivo primario per la sua posizione strategica in Italia. Dopo la battaglia di Marignano, in cui il re di Francia sconfisse gli Sforza, nel 1516 venne siglato il trattato di Noyon tra Francesco 1, Carlo d'Asburgo (nuovo sovrano di Castiglia e Aragona) e il papa: Milano sarebbe andata alla Francia e Napoli alla Spagna. Nel 1521, però, Carlo venne eletto imperatore (prendendo il nome di Carlo V) e mosse di nuovo guerra alla Francia: con la vittoria a Pavia gli spagnoli catturarono Francesco Le lo costrinsero a firmare il trattato di Madrid con cui rinunciò ad ogni pretesa sull'Italia e cedette le Fiandre (che erano state annesse alla Francia nel secolo precedente) a Carlo V, che le rivendicò come propria eredità familiare. Il papa Clemente VII, resosi conto che il pericolo maggiore per la libertà d'azione dei potentati italiani non era più costituito dai francesi ma dal potere di Carlo V. operò un rovesciamento delle alleanze che però non diede i risultati sperati. La coalizione antiasburgica con Francia, Venezia, Milano, Genova e Firenze (lega di Cognac) non fu in grado di contrastare l'esercito imperiale, che irruppe in Italia e arrivò ad occupare Roma, costringendo il papa a rifugiarsi a Castel Sant'Angelo. In questo contesto si resero protagonisti i lanzichenecchi, ovvero i mercenari tedeschi di fede protestante al servizio dell'impero: essi si resero artefici di un oma che suscitò orrore e sconcerto in tutta l'Europa. Questo episodio provocò un nuovo rovesciamento del govemo dei Medici a Firenze, dove venne ripristinata la repubblica, e l'abbandono di Genova dell'alleanza con la Francia per allearsi con Carlo V. Con la pace di Cambrai nel 1529 Francesco I dovette accettare il ritorno degli Sforza a Milano (come beneficio concesso dall'imperatore) e riconoscere la cessione del regno di Napoli e delle Fiandre a Carlo V. Questo accordo sancì l'affermazione dell'egemonia spagnola in Italia. Carlo V e il papa si accordarono perché l'impero ripristinasse la signoria dei Medici a Firenze in cambio del riconoscimento papale dei titoli di re di Boemia e di Ungheria a Ferdinando d'Asburgo, fratello di Carlo V. Nonostante la pace, i conflitti continuarono: Francesco I acquisì nuovi territori in Savoia ma perse definitivamente il Ducato di Milano, che tomò sotto il diretto controllo dell'impero con l'estinzione della dinastia Sforza. ll nuovo re francese Enrico Il intraprese un'altra campagna contro Carlo V'alleandosi con i protestanti tedeschi ma venne sconfitto (anche a causa dei problemi economici del regno di e fù costretto a firmare la pace di Chateau-Cambrésis nel 1559, che chiuse la stagione delle guerre d'Italia, I francesi furono definitivamente espulsi dalla penisola italiana. Filippo II figlio di Carlo V e erede dei troni spagnoli, governò direttamente Milano (in quanto venne nominato duca dall'imperatore), il regno di Napoli, la Sicilia e la Sardegna ed esercitò una grande influenza su tutta la penisola, con l'alleanza del Ducato di Savoia e del Ducato di Toscana. Le guerre d'llia, oltre a rappresentare la fine delle libertà italiane, rappresentarono anche un momento fondante del sistema diplomatico-militare delle potenze. Emerse la sproporzione tra le forze che le grandi monarchie erano in grado di mobilitare e quelle delle vecchie realtà statuali. L'egemonia politico-militare spagnola in Italia durò circa due secoli. Carlo V venne eletto imperatore con il voto dei sette grandi elettori, Egli dovette affrontare l'agguerrita competizione di Francesco I re di Francia, che sostenne la necessità di non concentrare troppo potere nelle mani di un solo sovrano. La disputa si risolse con l'acquisto dei voti dei grandi elettori: Carlo V. mobilitando i più ricchi banchieri d'Europa (tra cui î Fugger) riuscì a offrire una somma maggiore rispetto al rivale. Con l'elezione a imperatore, però, egli si ritrovò a governare un insieme assai vasto ed eterogeneo dî territori. In Spagna l'ascesa al rono suscitò timori e resistenze da parte di coloro che temevano l'emarginazione degli interessi spagnoli da parte di un sovrano nato s e residente nelle Fiandre. In Spagna scoppiò una guerra civile tra gli oppositori al nuovo sovrano (le città, organizzatesi nella “confederazione dei comuneros") e i suoi sostenitori di Carlo V (l'aristocrazia, che temeva che le città ne avrebbero messo in pericolo la rappresenttività) che fu vinta da questi ultimi e l'ordine fù ristabilito. Una volta stabilizzata la situazione in Spagna, dopo aver sconfitto i francesi in Italia ed essere stato incoronato imperatore dal papa, Carlo V sembrò in grado di instaurare un ordine imperiale europeo ispirato all'impero romano e a quello carolingio ma anche segnato dall'impronta degli Asburgo, che si consideravano i fautori di una missione universale voluta da Dio. Questo progetto venne contrastato dal'espansionismo ottomano (sotto la guida del sultano Solimano | detto il Magnifico, gli ottomani realizzarono un'offensiva nei Balcani, conquistando territori asburgici fino a gran parte dell'Ungheria, e sostennero la pirateria barbaresca del Nord Affica che minacciò i territori di Carlo V nel Mediterraneo; nonostante l'impegno diretto dell'imperatore, visto come il caposaldo del cattolicesimo nella lotta ai musulmani, non vi furono vittorie importanti; nel 1536 Solimano si alleò con Francesco I contro Carlo V, che viene sconfitto in battaglia nonostante l'alleanza con il papato, Genova e Venezia: la presenza di un avversario potente come l'impero ottomano assorbi risorse finanziari e militari dell'impero e impedi a Carlo V di concentrarsi nella guerra contro la Francia, il principale ostacolo al progetto di egemonia continentale dell'impero) e dalla nascita e dalla diffusione della riforma protestante in Germania, che provocò una dura confltualità politica © religiosa (l'alleanza politico-militare dei principi protestanti tedeschi rappresentò una minaccia per la politica di Carlo V, soprattutto in seguito alla loro alleanza con i sovrani francesi; l'imperatore non riuscì a sconfiggere la coalizione nemica). Di fronte a quella situazione Carlo V si rese conto dell'impossibilità di realizzare l'egemonia continentale dell'impero. L'ipotesi di lasciare tutt i suoi domini a un unico erede, suo figlio Filippo IL trovò l'opposizione del fratello Ferdinando d'Asburgo (a cui i principi tedeschi avevano promesso la successione al soglio imperiale) e dei principi stessi, preoccupati di consegnare l'impero nelle mani di un sovrano troppo potente dopo l'alleanza con i francesi. Nel 1555 venne siglata la pace di Augusta, che sanci la convivenza di cattolicesimo e luteranesimo nell'impero. Poco prima di morire, Carlo V cedette al figlio Filippo II le Fiandre (territorio particolarmente caro a Carlo V perché c'era nato e perché era una regione molto ricca ed economicamente fiorente), la Castiglia, l'Aragona e i domini italiani (Milano, regno di Napoli e Sicilia), mentre al fratello Ferdinando, già re di Boemia e Ungheria, attribuì la carica di re. 2. Ordini, ceti e forme della rappresentanza politica Agli inizi dell'età moderna nell'Europa cristiana l'universo naturale era considerato predisposto da Dio. Ne consegue che anche il mondo sociale (visto come parte integrante dell'universo, dovesse far parte di un disegno divino. Dalla dottrina filosofica dell'organicismo (secondo cui la realtà poteva essere interpretata come un organismo vivente) scaturì la tendenza a immaginare la società divisa in tre parti disposte in maniera gerarchica ma dipendenti l'una dall'alta: il clero, la nobiltà e il resto della popolazione. Il clero, ovvero l'ordine formato dagli ecclesiastici, aveva il primato (ovvero la funzione sociale più importante) e doveva garantire all'intera comunità la benevolenza da parte di Dio e di permettere agli esseri umani di poter accedere alla vita ultraterrena. I riconoscimento del primato del clero comportava delle conseguenze: gli ecclesiastici dovevano essere mantenuti a spese della società ma soprattutto erano loro riconosciuti una serie di dignità e privilegi. Nella società europea occidentale di antico regime, quindi, il clero era il Primo Stato. Gli ecclesiastici non si limitavano alla cura delle anime: oltre alla sfera sacra, basata sull'amministrazione dei sacramenti e sulla predicazione, il clero amministrava ingenti patrimoni, era titolare di poteri pubblici (gli ecclesiastici govemavano città e territori), gestivano istituzioni educative, sanitarie e assistenziali e facevano da consiglieri ai sovrani. Queste funzioni garantirono al clero la rappresentatività nelle principali istituzioni politiche rappresentative dei ceti. Molto importante era anche il ruolo dei nobili (che formavano il Secondo Stato), che svolgevano attività militari di protezione dei beni e delle vite 6 di tutti mediante l'uso delle armi. Anche ai nobili, data l'importanza della loro funzione sociale, venivano riconosciuti una serie di privilegi. Tuttavia, a diflerenza del clero, la nobiltà poteva riprodursi e quindi era in grado di perpetuare i propri beni e privilegi ma anche il ricordo delle proprie genealogie (fatte risalire, miticamente, ad antichi progenitori). Anche la nobiltà affiancò al proprio ruolo originale le funzioni di direzione politico-amministrativa. Si trattava di un delega da parte del sovrano di funzioni politiche, amministrative e giudiziarie prevalentemente connessa alla concessione di un beneficio. La delega finì per diventare perpetua, costituendo la base di un ordinamento quasi separato che limitava i poteri del sovrano. Il beneficio non era una proprietà privata del vassallo ma nel corso del medioevo i nobili acquisirono la facoltà di trasmetterlo in via ereditaria. Inoltre, all'interno dell'universo nobiliare di affermò lentamente una scala gerarchica basata su titoli feudali concessi dal sovrano. L'universo nobiliare non è mai stato completamente a disposizione del potere del re e la legittimazione, la forma e la disposizione di questo gruppo sociale non sono stati sempre del tutto dipendenti dal volere dei sovrani (nonostante questi potessero concedere e creare nuovi titoli, elevare alcune famiglie ai titoli nobiliari e contrastare l'ascesa di altre famiglie). Tra le più prestigiose famiglie nobiliari si coltivava l'ideologia della comune discendenza dai conquistatori barbari, che comportava l'idea di un sovrano considerato come un primo tra gli uguali (veniva meno il carattere di supremazia del sovrano, visto come una semplice guida). Inoltre il carattere di nobiltà di una famiglia poteva essere misurato in base all'nichità della propria discendenza. La nobiltà non nasceva solo dalla concessione di un titolo da parte del sovrano, a anche dall'esercizio conereto del potere signorile (delegato formalmente o meno dal sovrano) e da processi di selezione delle famiglie più importanti nelle città La nobiltà poteva nascere, quindi, anche in realtà che potevano sfuggire al potere dei sovrani L'ordine nobiliare non era un gruppo chiuso e impermeabile: si poteva diventare nobili attraverso lente pratiche sociali che conferivano un carattere di nobiltà, come l'esercizio di cariche pubbliche, appure attraverso l'arricchimento. A partire dal XVI secolo, data la crescita dei bisogni finanziari degli apparati burocratici statali, i sovrani iniziarono a vendere titoli nobiliari. Essere nobili voleva dire non solo avere un ruolo di preminenza all'intemo della società, ma anche attribuirsi di un carattere di distinzione che consente di discriminare tra nobili e non nobili, ponendosi in un gradino più alto della scala sociale. Le città dell'antico regime erano popolate da gruppi definiti in base alle professioni. Molto importante è il ruolo sociale ed economico delle corporazioni, che nacquero e si svilupparono a partire dalla seconda metà dell'XI secolo. L'origine di tali associazioni era legata al desiderio degli artigiani o dei mercanti di uno stesso settore produttivo di unirsi per difendere i loro interessi ‘comuni, tentando di acquisire il monopolio dei vari ambiti manifatturieri o commerciali ai danni dei concorrenti che non facevano parte delle corporazioni. Esse divennero istituzioni in grado di controllare loro settori di attività nei minimi dettagli attraverso regole ben precise che regolavano la produzione e la vendita delle merci. Le corporazioni erano distinte in base all'importanza e al prestigio economico-sociale dei mestieri. A partire dalla seconda metà del XIV le corporazioni subirono un irrigidimento delle normative di accesso causato dalle difficoltà degli apprendisti di raggiungere il rango di maestri in quanto privi del denaro necessario per aprire una propria bottega, che veniva spesso impiegato per pagare le tasse, sempre più elevate. La struttura interna delle associazioni corporative era di tipo rigidamente gerarchico, al cui vertice c'era la direzione collegiale composta dai maestri. Le corporazioni acquistarono un notevole grado di controllo sulle attività produttive e sul mercato del lavoro. Inoltre esse assumevano spesso funzioni di difesa delle città da pericoli estemni e compiti di tutela dell'ordine pubblico, 0 viceversa potevano essere potenziali motori di rivolte. Esse organizzavano, distinguendola e gerarchizzandola, una parte consistente dello spazio sociali dei non nobili e non ecclesiastici, Alla funzione religiosa e militare corrispondevano gruppi sociali separati che facevano riferimento rispettivamente al potere religioso (il papa) e al potere politico (il sovrano). A questi gruppi venivano attribuiti specifici ruoli, risorse simboliche e materiali e specifiche rappresentanze nei massimi organismi politici. Il cosiddetto Terzo Stato era diviso in base al ceto di appartenenza, 7 Gli esploratori trecenteschi tentarono anche di spezzare il monopolio dell'oro dei mercanti arabi dell'Africa settentrionale. Nella prima metà del XIV secolo i genovesi scoprirono le Canarie ma non riuscirono a trasformarle in un insediamento a causa della peste; tuttavia la zona fu assoggettata alla Castiglia agli inizi del XV secolo. La navigazione nell'Oceano Atlantico fù resa possibile dallo sviluppo delle tecniche navali e degli strumenti di navigazione. Nel XV secolo vennero introdotte delle innovazioni provenienti dall'Europa settentrionale, come la velatura composta (basata sull'utilizzo di più un albero e più di una vela e che sostitui la tradizionale navigazione a remi) il timone unico dritto di poppa. Queste innovazioni resero più manovrabili © governabili le imbarcazioni. | navigatori genovesi furono i primi a rendersi conto che per affrontare le onde oceaniche trasportando pesanti carichi di merce occorreva disporre di navi più grandi e più sicure Grazie all'innesto degli elementi per la navigazione sulla costa atlantica nelle navi mediterranee vennero concepiti nuovi tipi di imbarcazioni (come la caravella 0 il galeone) fomite di un complesso sistema di vele, armate di cannoni per difendersi dai irati e dotate di grandi capacità di carico. Allo sviluppo della navigazione contribuirono anche la diffusione di strumenti come la bussola (un ago magnetico che indica il Nord) e il perfezionamento dell'atrolabio (serve a misurare l'altezza della stella polare 0 del sole rispetto all'orizzonte per stabilire la latitudine). Tuttavia queste innovazioni provocarono un cambiamento nel modo di affrontare i viaggi marittimi da parte dei naviganti: la pratica della navigazione atlantica pose il problema di abbandonare le stime delle distanze basate sull'esperienza adottando una metodologia basata su calcoli e misurazioni (la bussola, ad esempio, indica il Nord magnetico e non il Nord geografico e la traiettoria deve essere corretta con i calcoli). Anche lo sviluppo della cartografia fu un fenomeno rilevante: l'avvio delle esplorazioni atlantiche produsse una vera e propria domanda di rappresentazioni efficaci di terre e rotte, nonostante fossero ancora rudimentali e poco precise. Grazie alla cartografia fu possibile stabilire il percorso più breve da seguire per giungere fino alle Indie (ovvero i territori dell'Estremo Oriente ricchi di spezie). In Portogallo la crisi demografica dovuta alla peste e alle guerre civili nella seconda metà del XII secolo favorì l'ascesa sociale dei mercanti ai danni dell'ristocrazia feudale. La dinastia degli Aviz nel XV secolo promosse attività commerciali ed esplorazioni per curare i propri interessi economici. Vennero colonizzate le isole di Madera (dove i portoghesi introdussero la coltivazione della canna zucchero, considerata una spezia esotica molto preziosa; a quel tempo veniva importata in Europa dai veneziani, che lo acquistavano dai mercanti arabi), Porto Santo e le Azzorre. L'attività di esplorazione delle coste africane era legata alla necessità di approvvigionarsi di oro e di schiavi africani. Le navi portoghesi si spinsero sempre più a Sud, approdando alle isole di Capo Verde, in Sierra Leone e nel golfo di Guinea (dove venne fondata una stazione commerciale da cui i portoghesi riuscirono ad attingere al mercato dell'oro in Africa). L'idea di circummavigare il continente africano, nonostante le sue dimensioni fossero ancora sconosciute, cominciò a sembrare possibile. Nel corso delle loro spedizioni lungo le coste dell'Africa, i portoghesi fondarono basi commerciali che fungevano anche da punti di rifomimento per le navi lontane dalla madrepatria. Date le difficoltà del ritomo in Europa a causa dei venti contrari e delle bonacce stagionali essi si convinsero che per tornare in Portogallo le navi dovessero sfruttare un percorso diverso da quello dell'andata, compiendo un'ampia svolta verso Nord-Est. L'esperienza accumulata nel corso delle esplorazioni consentirono alla marineria portoghese di raccogliere informazioni nautiche e geografiche che resero possibile il progetto di circumnavigazione dell'Africa per arrivare alle Indie dove avrebbero dovuto impadronirsi del commercio delle spezie: il navigatore Bartolomeo Diaz arrivò alla punta meridionale dell'Africa, ribattezzandola Capo di Buona Speranza e alla fine del XV secolo Vasco da Gama riusci ad approdare a Calicut, in India. La presenza di popolazioni di religione musulmana e dei mercanti arabi che avevano saldamente in mano il commercio delle spezie mettono fine alla speranza di aggirare l'intermediazione con i mercanti arabi. A differenza che in Africa, nelle Indie i portoghesi avevano ben poco da offrire in cambio delle merci preziose e l'unico mezzo di pagamento accettato dai mercanti orientali era l'argento 0 il corallo. In questo contesto i portoghesi misero a punto una tecnica aggressiva che venne in seguito ripresa dai 10 conquistatori europe: essi approfittarono dei contrasti politici ed economici fra i principi dela zona tiuscendosi ad insediare nelle città rivali. All'inizio del XVI secolo Calicut venne bombardata e il sovrano venne obbligato a vendere le spezie solo al Portogallo ad un prezzo prestabilito. I si crearono anche una serie di stazioni commerciali fra le coste dell'Africa orientale è quelle dell'India occidentale, cercando di controllare le rotte commerciali dell'Oceano Indiano e ritenendo inutile e costosa l'occupazione territoriale diretta, limitandosi, invece, alla creazione di basi fortificate nei pressi delle città costiere. Cercarono anche di bloccare le vie commerciali che portavano le spezie dal Mar Rosso e il Golfo Persico al Medio Oriente: questa mossa scatenò la reazione miliare dell'Egitto, che intervenne per tutelare gli interessi dei mercanti arubi gravemente it dalla politica portoghese, con l'aiuto anche della repubblica di Venezia. La vittoria sulla flotta lana garanti al Portogallo il controllo del porto di Hormuz, di grande importanza strategica. L'insediamento di basi portoghesi fu parte di una strategia economica e militare mirata ad imporre il monopolio portoghese nel commercio delle spezie. A differenza della politica commerciale veneziana, basata sulla vendita a prezzi alt, quella dei portoghesi si caratterizzava per i prezzi competitivi che assicuravano ugualmente un ottimo margine di profitto, anche grazie all'mposizione di bassi prezzi ai venditori asiatici e all'eliminazione dell'intermediazione dei mercanti arabi. La strategia d'impedire con la forza il commercio delle spezie lungo la via che conduce al Mediterraneo orientale smise di sortire gli effetti desiderati a causa dell'espansionismo degli ottomani: essi conquistarono la Siria e l'Egitto e strinsero un alleanza con Venezia. Questi sviluppi resero sempre più difficile ai portoghesi il controllo delle tradizionali rotte delle spezie. Essi dovettero rinunciare al controllo del Golfo Persico e consentire la ripresa degli affari degli arabi con l'India Alla fine del XV secolo la Castiglia, dopo aver portato a termine la reconquista, promosse una spedizione nell'Oceano Atlantico. Il navigatore genovese Cristoforo Colombo (dopo aver ricevuto il rifiuto dal re del Portogallo) propose alla regina Isabella di Castiglia di finanziare una spedizione navale per arrivare in Cina, terra ricca di spezie e sete molto preziose, navigando verso occidente con la convinzione della sfericità della Terra. Ottenuto il denaro necessario dalla regina e dei mercanti genovesi, Colombo salpò con tre caravelle e il 12 ottobre 1492 sbarcò su un'isola delle Bahamas che chiamò San Salvador prendendone possesso a nome della Castiglia. Fino alla sua morte il navigatore fu convinto si essere sbarcato nel Cipango (come veniva chiamato il Giappone). SÌ aprì la fase delle esplorazioni delle terre a Ovest dell'Oceano Atlantico. La scoperta delle nuove rotte pose ai portoghesi e ai castigliani il problema della delimitazione dei rispettivi diritti. Essendo l'espansione della fede cristiana la motivazione ufficiale delle spedizioni, si fece ricorso al papa Alessandro VI, che cercò di eliminare le ragioni della contesa fra Portogallo e Castiglia stabilendo una linea di demarcazione: le terre a Ovest di tale linca sarebbero dovute essere attribuito alla Castiglia e quelle a Est della linea al Portogallo, ma le due parti, non soddisfatte dalla decisione dell pontefice, si accordarono per spostare la linea di demarcazione. Con questo att, il trattato di “Tordesillas, i due regni si arrogarono il diritto di sovranità sulle nuove terre senza tener conto delle popolazioni autoctone. Nel XVI secolo, nonostante il Brasile spettasse alla Castiglia, una flotta portoghese venne spinta dai venti sulle coste brasiliane € ne prese possesso. Solo con il viaggio ‘compiuto da Amerigo Vespucci prese corpo l'idea che le terre scoperte da Colombo facessero parte di un nuovo continente. | navigatori castigliani, allora, ripresero la ricerca di una rotta per l'oriente: il navigatore Ferdinando Magellano, al servizio dell'imperatore Carlo V, si cimentò nella circumnavigazione dell'America e scopri le Filippine ma la spedizione si rivelò un fiasco perché, secondo il trattato di Tordesillas, le isole produttrici di spezie rientravano nell'area spettante ai portoghesi. Nel frattempo i castigliani cominciarono a sfruttare le nuove terre americane. Lo sfiuttamento e le malattie sconosciute nel nuovo mondo e giunte con gli europei provocarono un netto crollo della popolazione autoctona. Nelle Antille, essuritesi le risorse d'oro, vennero impiantate le coltivazioni di canna da zucchero, la cui manodopera venne data dall'acquisto di schiavi neri dopo il crollo demografico delle popolazioni autoctone. Nei secoli successivi il mercato degli schiavi assunse grandi dimensioni. L'ulteriore espansione dei castigliani nel continente venne u data dall ricerca d'oro, Mentre in Asia i portoghesi incontrarono civiltà con cui avevano rapport da secoli, in America i castigliani entrarono in contatto con civiltà assolutamente sconosciute e diverse fra loro pe livelli i sviluppo: in alcune zone gli indigeni vivevano organizzati in tribù (praticando la caccia e la pesca e coltivando il mais, un cereale sconosciuto agli europei la cui coltivazione si rivelò meno impegnativa e più redditizia del grano), mentre in altre erano presenti civiltà molto evolute sul piano politico € organizzate in imperi. Gli imperi azteco e inca, tuttavia, non disponevano di tecnologia sufficiente a resistere alluto della civiltà curopea. Le armi da fhoco, infut, diedero ai conquistadores una superiorità schiacciante. Nel 1519 una spedizione in Messico guidata da Hernin Cortés spazzò via li aztechi. Nel 1532 un'alta spedizione, guidata da Francisco Pizarto, annientò gli inca in Perù. L'arrivo dei conquistadores venne interpretato dagli indigeni come il concretizzarsi di antiche profezie secondo cui i loro regni sarebbero caduti in seguito all'urivo dlle divinità. Questa credenza condizionò l'atteggiamento iniziale degli aztechi e degli inca e rappresentò il tentativo di spiegare un fatto imprevedibile (come l'esistenza di altre civiltà più evolute) da parte di popolazioni vissute în un isolamento secolare. I motivi per cui pochi conquistadores riuscirono a sconfiggere intere popolazioni americane, tuttavia, sono alti. Infatti i maya, gli aztechi gli inca presero velocemente coscienza dlla natura umana e aggressiva degli aggressori. Neanche la superiorità tecnologica degli europei (dotati di armi da fuoco e di cavalli, sconosciuti in America) è una spiegazione soddisfacente, in quanto gli indigeni riuscirono presto ad adattare i propri metodi di combattimento. Altri fattori molto più rilevanti furono alla base della vittoria degli curopi: e malattie arrivate dall'Europa (che decimarono e popolazioni autoctone in poco tempo a causa dell'assenza di difese immunitarie), la diversa concezione della guerra (per gli indigeni l'bietivo della guerra era quello di catturare il nemico, mentre i conquistadores sterminarono i nemici), le differenze culturali nella dominazione (gli indigeni sottomettevano le altre popolazioni obbigandole al pagamento di un tributo ma concedevano il mantenimento degli us e dei costumi tradizionali, mentre i conquistadores saccheggiarono e annientarono il nemico) e te divisioni e i conflitti politici allintemo degli imperi che i conquistadores seppero sîtuttre a proprio vantaggio). L'obiettivo principale dei conquistadores fù la ricerca d'oro: essi si dedicarono alla sistematica e violenta spoliazione dî città e popolazioni, riducendo molti indigeni in schiavitù nelle miniere doro. Più tardi anche il Portogallo intraprese la colonizzazione del Brasile: inizialmente vennero soltanto fondate delle basi commerciali ma l'interesse di mercanti privati di varia provenienza spinse il re portoghese ad allontanare possibili rivali e ad avviare la colonizzazione. La conquista provocò la distruzione dell'universo religioso è culturale delle popolazioni americane: ta sconfitta militare dei loro regni ad opera di semplici esseri umani mise in dubbio il potere e l'esistenza delle divinità considerate fondatrci € tutrici dei loro popoli. L'azzeramento delle credenze religiose fu un vero e proprio trauma psicologico per le popolazioni, private di ogni punto di riferimento religioso e culturale. AI saccheggio e allo sterminio si aggiunse l'azione della Chiesa di evangelizzazione degli indias, estipando le credenze tradizionali € imponendo valori religiosi e culturali europei. Le popolazioni americane furono vittime non solo di uno sfruttamento spietato ma anche di uno stravolgimento del mondo sociale, ei valori e della memalità. Nonostante all'intero della Chiesa ci fosse chi denunciava l'legitimità dellesproprazione delle terre degli indios e il non rispetto di loro dirti umani (come il sacerdote Bartolome de las Casas, che arrivò anche ad essere favorevole all'importazione di schiavi africani pur di tutelare gli indios) i conquistatori, animati da cospicui interessi economici, lì destinarono ugualmente al lavoro forzato nelle miniere © nelle piantagioni. Dopo la fase delle esploratori e della conquista, iniziò il consolidamento della sovranità castigliana con la creazione di istituzioni che govemassero gli immensi teritori dell'America centrale © meridionale. Lo sfruttamento delle risorse naturali cominciò a perdere i tratti di mero saccheggio per trasformarsi in un'attività organizzata în cui erano coinvolti sia i privati che la corona. La diminuzione demografica degli indios spinse i casigliani a deportae i superstiti nei villaggi e vendere le loro terre ai coloni. Il lavoro forzato degli indigeni venne utilizzato nelle grandi fattorie dove, oltre all'allevamento, veniva praticata la coltivazione dlle banane, del tabacco, n pontefici svolsero un'intensa opera di mecenatismo e furono committenti di molte opere d'arte tra il XV e il XVI secolo. All'interno delle corti si elaborò la figura umana del cortigiano: secondo Baldassarre Castiglione, autore dell'opera /l cortegiano, il vero gentiluomo di corte è colui che sa consigliare al meglio il suo signore, oltre a saper praticare in maniera esemplare tutte le attività che si svolgevano a corte senza mai lasciar trasparire la fatica che gli costa l'esercizio. Nella visione cristiana medievale la natura era vista come la raffigurazione della potenza e della volontà di Dio, una realtà da ammirare per cogliere i segni della sua ira che si manifestava attraverso eventi straordinari di grande portata. Con l'umanesimo si fece strada una visione diversa della natura, vista come un soggetto relativamente autonomo e dotato di proprie regole su cui gli uomini potevano indagare. Nonostante l'umanesimo e il rinascimento siano state culture che anticiparono la rivoluzione scientifica seicentesca, molti intellettuali rinascimentali furono attratti da materie come l'astrologia (lo studio degli astri con l'obiettivo di cogliere la loro influenza sugli eventi), la magia (la tecnica di manipolazione degli eventi con la volontà), l'alchimia (l'arte di manipolare pietre e metalli che si riteneva avere virtù magiche, terapeutiche o spirituali) e la qabbalah (una dottrina derivata dall'ebraismo che esaminava la possibilità dell'uomo di tornare a Dio attraverso molteplici mediazioni), tutte discipline che si proponevano di acquisire i segreti della natura per consentire la manipolazione umana della realtà, ma prive di fondamento. 5. Solo la gra; salva: la Riforma protestante Nei primi decenni del XVI secolo si diffusero in Europa delle idee cristiane molto diverse da quelle insegnata dalla Chiesa cattolica. Già nei secoli precedenti la Chiesa dovette fare i conti con l'esistenza di dottrine ispirate al messaggio cristiano ma che si discostavano in diversa misura da quella ufficialmente affermata dalla Chiesa. I sostenitori di tali idee, chiamati eretici, venivano solitamente sottoposti a scomunica (venivano cioè espulsi dalla comunità dei fedeli e additati come nemici della fede) e perseguitati dalle autorità civili in nome della difesa delle fede ortodossa. Il sorgere di dottrine eterodosse, che nonostante fossero basate sugli stessi testi sacri della Chiesa cattolica non si conformavano alla dottrina ortodossa, aveva origine nella grande distanza tra la visione del mondo proposta dai testi sacri e il comportamento della Chiesa (Gesù Cristo proponeva unetica della donazione e del sacrificio molto lontana dalla tendenza all'accumulazione dei beni materiali e di potere del papato). Da questa tensione nasceva il frequente richiamo da parte di piccoli gruppi di intellettuali a una riforma della Chiesa che la facesse tornare ai valori evangelici del cristianesimo delle origini. La riforma cristiana non conduceva necessariamente all'eresia ma alla base della formazione di dottrine che in seguito vennero definite eretiche c'era una volontà riformatrice: si voleva fare in modo che la Chiesa si conformasse alla volontà espressa dal suo fondatore Gesù Cristo e che sia il comportamento sia le teorie della Chiesa rispechiassero il messaggio evangelico. Le prime dottrine eterodosse e riformatrici sorsero nel XIV secolo basandosi sulla critica alla ricchezza della Chiesa e al potere temporale dei papi. Il pensatore umanista Erasmo da Rotterdam, nel XV secolo, scrisse L'elogio della pazzia in cui criticò aspramente la corruzione e l'immoralità della Chiesa e l'eccesso di potere del papa, che non solo si comportava da sovrano nei suoi domini ma pretendeva anche di influenzare la vita civile degli alti stati. Nel 1517 un monaco agostiniano, Martin Lutero, diffuse novantacinque tesi teologiche fortemente contrastanti con l'ortodossia cattolica. Tuttavia la Chiesa di Roma non si allarmò, contando in una possibile ravveduta del monaco o nell'intervento dell'Inquisizione. Le novantacinque tesi, invece, sconvolsero il mondo cattolico distruggendo per sempre l'unità della Chiesa. Le idee di Lutero, quindi, non furono una semplice eresia destinata ad estinguersi con la repressione, ma una spaccatura profonda nell'Europa cristiana, che da allora fu divisa tra cattolici (fedeli alla Chiesa di Roma) e protestanti (appartenenti a una delle tante Chiese originate dalla critica al cattolicesimo). Alla base della riflessione teologica di Lutero c'era il confronto tra la lettura dei testi sacri e la dottrina ortodossa della Chiesa. Lutero si accorse che i testi sacri is affermano che la salvezza per luomo discende dala grazia divina, da una concessione volontaria di Dio ai singoli. La Chiesa, invece, non svolge alcun ruolo e la presenza del papa non viene neanche menzionata. Mettere in evidenza questi aspetti significava ndditare come inutile (o addiritura dannosa) l'opera di mediazione fra l'uomo e Dio svolta dalla Chiesa. Secondo il tradizionale insegnamento cattolico, la struttura ecclesiastica deve affiancare costantemente il credente, aiutandolo a ad evitare gli errori e a resistere alle tentazioni dei beni materiali attraverso l'amminisirazione dei sacramenti © indirizzandolo a una vita spirituale fatta di opere di bene. Anche dopo la morte del fedele la Chiesa si incarica di mediare tra l'uomo e Dio, garantendo la salvezza ‘grazie alle preghiere dei parenti rimasti in vita. La Chiesa si avvale anche dellintercessione dei santi, personaggi dalla vita e la fede esemplari. fedeli possono, quindi godere della cooperazione terrena della Chiesa e di qulla ultraterena dei sant. Secondo la dotrina cattolica, l'anima dei defunti passerebbe per un luogo di sofferenza temporanca necessaria a liberarsi dai peccati, il purgatorio. Si tratterebbe di un luogo dove l'aima si libera lentamente dei peccati, che vengono scontati e annullati con il tempo. Una vita passata rispettando gli insegnamenti della Chiesa garantirebbe, secondo l'ortodossia che la permanenza nel purgatorio duri il più breve tempo possibile, permettendo all'anima di accedere al paradiso. L'esperienza del purgatorio potrebbe essere ulteriormente abbreviata svolgendo opere di carità o facendo offerte in denaro alla Chiesa. Nei primi anni del XVI secolo si diffuse la pratica dlle indulgenze, ovvero la compravendita degli sconti di pena validi per i defunti nel purgatorio: grazie a questa pratica la Chiesa poté accumulare ulteriore denaro per le sue casse. Secondo la posizione di Lutero, invece, soltanto la grazia salversbbe l'uomo: il fedele non avrebbe bisogno, quindi, di compiere azioni particolari per cercare la salvezza etena, ma dovrebbe soltanto avere fede. Solo la fede sottrrrebbe l'uomo alla schiavitù del peccato originale. Secondo Lutero, la sore dell'anima era, quindi, immodificabile e imprevedibile, decisa solo da Dio. All'interno delle tesi luterane le indulgenze assunsero un carattere di impostua: esse vennero additate come mercimonio di un bene divino, la grazia, che veniva invece donata liberamente all'uomo. Venne sottolineata anche linutiltà delle preghiere indirizzate i sant, che come la Chiesa non possono intercedere per l'anima del fedele, e venne aspramente criticato il culto dlle reliquie. La messa in discussione del ruolo della Chiesa fu alla base dell tesi di Lutero. Le novantacingue tesi erano un testo per soli dotti, seritto in latino. Grazie alla stampa © alla traduzione in tedesco ebbero una straordinaria circolazione in Germania. La rapida diffusione e il grande successo riscosso dalle idee luterane non furono dat soltanto dal loro carattere radicale e rivoluzionare ma anche dal fatto che esse interpretarono bisogni largamente diffusi nella società cinquecentesca. La dottrina luterana promosse un rinnovamento morale € religioso, nonché la protesta nei confronti del clero corotto. Essa attirò, perciò, tutti coloro che sostenevano l'esigenza di un rinnovamento spirituale e materiale della vita religiosa e degli ordinamenti ecclesiali. Inoltre, eliminando l'intermediazione della Chiesa tra l'uomo e Dio e favorendone il rapporto diretto, la teologia luterana rappresentò un passo importante Verso una religiosità più popolare € meno istriosa grazie al libero accesso ai testi sari. Alcuni sovrani trovarono nelle idee luterane la possibilità di rdure l'influenza spirituale, sociale, economica e politica della Chiesa e di assumere il controllo delle chiese locali impadronendosi degli ingenti beni del clero, Anche molti gruppi sociali furono attratti dalla dottrina di Lutero, vista come lo strumento religioso e culturale che poteva scardinare l'ordine poliicosociale esistente: esse vennero lette come la possibiltà di abbattere il potere della Chiesa svincolando la società dalle sue norme, portando maggiore libertà per tutt, Secondo Lutero l'unica fonte autentica della parola di Dio, l'unica autorità a cui cristiano deve fare riferimento nela sfera religiosa, erano i test sacri. Egli quindi considerava inutile la pretesa della Chiesa cattolica di essere l'unica interprete della parola divina e di mediare fra uomo è Dio. Queste idee comportavano la negazione del valore della tradizione tcologica cattolica e del suolo del sacerdozio. Inoltre veniva affermato il principio dell libera interpretazione dei testi sacri da parte del cristiano. Inizialmente le idee luterane sembrarono un problema secondario, un semplice contrasto teologico e culturale trail ffate agostiniano e la tradizione ortodossa. Lutero 16 venne chiamato a Roma per essere processato ma Federico il Saggio, duca di Sassonia e principe elettore dell'impero, offri protezione al monaco. Successivamente il papa Leone X condannò esplicitamente la dottrina di Lutero. In altri suoi seriti, Lutero affermò che il papa non poteva considerarsi al di sopra dei testi sari, riprendendo il pensiero di Erasmo da Rotterdam secondo cui si doveva tomare ai valori dl cristianesimo delle origini e alla conoscenza della Bibbia. Egli criticò anche i sacramenti previsti dal cattolicesimo (gli unici che riconosceva erano il battesimo, considerato non più il rito della cancellazione del peccato originale ma il momento di ingresso dell cristiano nella comunità, e l'eucaristia, negando però il valore della dottrina cattolica della transustanziazione, secondo cui pane e vino si trasformerebbero nel corpo e nel sangue di Gesù Cristo, e considerando il sacramento come la presenza divina nella comunità) e la figura del sacerdote, inutile perché ogni cristiano è chiamato al rapporto diretto con Dio. Lutero si schierò, quindi, a favore dell'abolizione della struttura gerarchica del clero e a sostegno della dottrina dell sacerdozio universale, secondo la quale tutt i fedeli possono amministrare i sacramenti e predicare. Lutero attaccò l'avidità del papa e la sua autorità terrena, negando la legittimità della sua imposizione di tasse ai fedeli, A questa critica aggiunse anche quella al celibato degli ecclesiastici. Per queste sue idee Lutero venne ufficialmente scomunicato, tuttavia egli poté contare sulla protezione di Federico il Saggio e le idee luterano conobbero una notevole diffusione e un gran successo in tutta la Germania, Carlo V, per evitare una traumatica rottura all'interno della Chiesa e della politica tedesca, si fece promotore di una conciliazione tra le due part. Convocato davanti alla dieta imperiale riunitasi a Worms, però, Lutero si rifiutò di modificare la propria posizione e l'imperatore fù costretto a dar seguito alla scomunica bandendo il monaco dai territori dell'impero, Tuttavia Federico il Saggio offfi rifugio e protezione a Lutero, che si dedicò alla traduzione della Bibbia in tedesco, sostituendo la Vulgata nella tradizione culturale tedesca e estendendo alla maggioranza della popolazione la possibilità di avere accesso ai testi sari (dato che il latino era una lingua poco conosciuta anche dai pochi che erano in grado di leggere e serivere). Rendendo disponibile a tutt la lettura diretta della Bibbia, Lutero mirava a scardinare il sistema tradizionale La rapida divulgazione delle sue idee ebbe un effeto dirompente nella realtà tedesca: in molte città i fedeli chiesero a gran voce l'applicazione della riforma, spesso appoggiati anche dai principi e dai govemi cittadini, che aderirono alla riforma con l'intento di incamerare e vendere i beni della Chiesa. Le idee luterano si diffusero anche nelle campagne. Tuttavia ci fu anche un episodio piuttosto oscuro: l'esplosione di una rivolta contadina a Baden, che mirava a recuperare i diriti comuni sulle terre tolte ai contadini da parte dei feudatari invocando la comunanza dei beni e una redistribuzione su base egualitaria del potere attraverso la lotta armata contro i principi, a cui parteciparono anche gli anabattisti (coloro che negavano il valore al battesimo ricevuto in età infantile, in quanto non era frutto della fede e della conversione), venne repressa nel sangue dai principi e dai poteri dominanti con il pieno appoggio di Lutero. Con la presa di distanza dalle interpretazioni radicali del suo pensiero, Lutero conservò l'alleanza con i principi e i ceti dominanti tedeschi. Nel frattempo iniziò a strutturarsi una vera e propria Chiesa luterana. L'imperatore Carlo V inizialmente ebbe un atteggiamento cauto nei confronti dela riforma: per non inasprie i già difficili rapporti con i numerosi principi tedeschi che appoggiarono a riforma e per non impegnare le proprie risorse militari in Germania, ata la guerra contro fran e ottomani, egli decise di tentare nuovamente la via della mediazione, complici le difficoltà di immaginare l'universo cristiano definitivamente diviso in due confessioni e la difTusione dell'ideale del ritorno all'unità cristiana. Costretto dall'emergenza bellica a concentrarsi sui conflitti contro la Francia e l'impero ottomano, Carlo V dovette trattare con i principi riformati e concedere una temporanea tolleranza nei confronti del cult luterano, Qualche anno dopo, migliorata la situazione intemazionale, cercò di ricondurre i teritori imperiali all'unità religiosa ma numerosi principi e città riflutarono di sottomettersi all'autorità di Carlo V (per questo vennero detti protestanti tutti coloro che abbracciarono le nuove Visioni teologiche di Lutero), Ci furono alti tentativi dî dialogo tra le due parti ma la prospettiva di un accordo sembrò allontanarsi sempre di più. l principi protestanti, preoccupati dalla potenza dell'esercito imperiale spalleggiato dai principi tedeschi camolici, " esente dal pagamento delle tasse; i secondo era formato dai contadini, dagli atigiani, dai mercanti e dai non musulmani. Mentre l'impero ottomano completava la sua espansione territoriale, l'idea di impero universale di Carlo V tramontò definitivamente. Tuttavia la casa d'Asburgo continuò ad essere una delle più potenti d'Europa: i domini di Carlo V vennero suddivisi tra il fratello Ferdinando, che già re di Boemia e d'Ungheria al quale vennero affidati i territori dell'area austriaca e la successione imperiale, e il figlio Filippo II che ereditò la Castiglia (insieme alle colonie americane), l'ragona (iosieme alla Sardegna), la Sicilia, il regno di Napoli, Milano e le Fiandre. Filippo II si rirovò, quindi, a regnare su una vasta aggregazione di teritori non contigui fra loro e molto diversi per leggi, lingua, tradizioni e consuetudini. Questa monarchia composita trovò i suoi unici elementi comuni nel sovrano e nella religione cattolica (la monarchia di Filippo II è infatti detta monarchia cattolica), professata con grande fervore dal monarca. Dopo la pace di Chateau-Cambresis nel 1559, che sanci la pace con la Francia e il passaggio della penisola italiana della sfera d'influenza asburgica, la lotta all'eresia protestante fu l'obiettivo principale di Filippo II. Essendo la fede cattolica il cardine della sua monarchia, l'ortodossia religiosa era un carattere imprescindibile per la fedeltà al sovrano. Lo strumento primario per la lotta alla diffusione delle idee riformate fu l'Inquisizione spagnola (operante in Castiglia e Aragona), che aveva al proprio vertice un inquisitore eletto non dal papa ma dal sovrano. L'inquisizione spagnola rappresentò un importante strumento giuridico indirizzato al controllo delle coscienze e del comportamento dei sudditi. Filippo II cercò introdurre l'Inquisizione spagnola anche negli altri teritori da lui controllati, provocando la durissima opposizione delle istituzioni locali, provocando delle crisi nei rapporti tra il sovrani e le aristocrazie locali (questo episodio contribui ad alimentare le agitazioni che condussero alla ribellione nelle Fiandre contro la corona spagnola). Filippo I si avvalse dei i composti da aristocratici, ecclesiastici ed esperti di loro pareri sulle diverse questioni. | consigli che si articolarono durante il regno di Filippo II si distinguevano in base alle materie di competenza (come il consiglio di stato, che consigliava sulle questioni politiche, il consiglio di guerra, che consigliava sulle questioni militari, e il consiglio di sanza, che consigliava sulla questioni finanziarie) © in base ni territori (come il consiglio di Castiglia, il consiglio d'Aragona, il consiglio dtaia, il consiglio delle Fiandre e il consiglio delle colonie). Il meccanismo di funzionamento di queste istituzioni prevedeva che esse stilassero un parere articolato sulle singole questioni, chiamato consulta. Questo documento veniva inviato al monarca, che lo esaminava e prendeva la sua decisione, annotandola in calce. Quindi veniva rimandato al consiglio da cui proveniva, che provvedeva ‘a redigere un decreto 0 un ordine che veniva poi inviato, a seconda dei casi, a sovrani e ministri de regni stranieri oppure ai governatori, ufficiali, istituzioni locali 0 ai singoli sudditi. A differenza del padre, Filippo II fissò la propria sede a Madrid, dove, dall'interno della reggia dell'Ecorial, governò il suo regno con unattenzione e una circospezione tali da guadagnarsi la definizione di “re prudente”. Questo sistema, tuttavia, aveva delle falle: i lunghi tempi richiesti dala circolazione delle comunicazioni, sommati ai tempi richiesti dai consigli per la discussione delle singole questioni e ai tempi necessari perché il sovrano prendesse una decisione, rendevano piuttosto complessa l'azione politica della maggiore potenza europea del XVI secolo. La penisola italiana fu il bastione della monarchia spagnola nello scacchiere del Mediterraneo. Il sovrano mirò a garantire la stabilità politica e sociale e la sicurezza militare dei territori da lui govemati ma anche a tutelare i propri interessi nei rap[ della penisola che conservarono la propria indipendenza. Per fare ciò, Filippo Il ricorse a una strategia che ispirò anche i suoi successori, basata sulle pressioni militari e diplomatiche, sugli accordi e sulla concessione di titoli e onorificenze molto gradite dai principi e dai gruppi aristocratici italian. Il motivo per cui Filippo II tentò di assicurare la pace nella penisola fu lo scoppio della rivolta nelle Fiandre, da cui prese avvio un lungo conflitto. In questo contesto il Ducato di Milano costituì un'importante base logistica per l'invio di truppe e comunicazioni nel Nord Europa, La presenza spagnola in Italia si configurò, quindi, non come un regime di occupazione ma come una sorta di sistema di stati che riconoscono il proprio legittimo sovrano in » lippo II, conservando la propria struttura istituzionale e sociale. Su questa propensione alla stabilità e al rispetto delle consuetudini e delle leggi delle varie realtà politico-errtorii si concentrarono le priorità della monarchia spagnola. La pace conclusa sul continente europeo consentì a Filippo II di concentrarsi sul bacino del Mediterraneo. L'impero ottomano proseguì con la sua politica espansionistica, appoggiato dalle flotte della pirateria nordafricana. Filippo II aprì i conflitti con la pirateria, uscendone sconfitto. Le forze ottomano avviarono la conquista dell'isola di Cipro scacciandone i veneziani. Questi avvenimenti destarono preoccupazione in tutta l'Europa cristiana, che vide nell'avanzata ottomana una minaccia all'esistenza stessa della religione cattolica. Il papa Pio V lanciò un appello ai principi cristiani perché avviassero una crociata contro i turchi ottomani, creando un'alleanza che potesse schierare una potente flotta. Nonostante l'appello del pontefice, Filippo II si mostrò restio ad intraprendere una simile impresa: per la politica militare spagnola era più conveniente concentrare le forze contro la pirateria del Nord Africa piuttosto che muovere guerre ad un nemico potente come l'impero ottomano; l'esplosione della rivolta nelle Fiandre, poi, spinse il sovrano a privilegiare lo scacchiere dell'Europa settentrionale: oltre ai motivi politici e militari c'erano le ragioni economiche: la guerra aveva costi molti elevati. La presenza in Spagna dei moriscos' i discendenti delle popolazioni musulmane costretti a convertirsi al cristianesimo, continuò a generare allarmi tra le autorità politiche ed ecclesiastiche. Nonostante la conversione forzata ci erano parecchi dubbi circa la loro effettiva assimilazione alla cultura e alla religione cattolica (e quindi circa la loro fedeltà al sovrano); inoltre, la loro grande concentrazione nella parte meridionale della penisola, faceva temere un loro possibile legame con la pirateria nordafticana. Filippo II cercò di impedire l'uso della lingua araba e di cancellare gli elementi della religione musulmana dalla cultura dei moriscos, provocando la loro rivolta Il sovrano decise, allora, di procedere alla loro deportazione e alla loro dispersione in tutto il territorio della Castiglia, cercando di aumentare la sicurezza della costa meridionale ma non riuscì a cancellare la minoranza culturale e religiosa. In seguito venne stipulata l'alleanza (detta lega santa) tra Filippo II il papa Pio V, Venezia, Genova, Savoia e Toscana contro gli ottomani. La Francia, alleata dell'impero ottomano, non vi aderì. La lega santa intraprese la guerra navale contro gli ottomani, guidati dal sultano Selim IIL La flotta guidata da Giovanni d'Austria, fratellastro di Filippo II, sconfigge quella ottomana a Lepanto nel 1571. Nonostante l'esultanza del mondo cattolico, che esaltò la vittoria dei cristiani contro i musulmani a fini di propaganda politica e religiosa, la vittoria non fu sfruttata dai membri della lega, che sî sciolse subito dopo a causa delle divergenze dei diversi interessi strategici: Venezia scelse di concludere una pace separata con gli ottomani, rinunciando a Cipro in cambio di garanzi per la sicurezza dei propri commerci, mentre Filippo Il dovette abbandonare la guerra contro gli ottomani per concentrare le forze sul conflitto nelle Fiandre. Nonostante la vittoria, la fine del contlitto nel Mediterraneo fu dovuto ad alti fattori: lo sciogliersi della lega santa e lo scoppio di nuovi conflitti tra l'impero ottomano e la Persia, che spinse anche i musulmani a spostare le propt risorse militari. Nel 1581 Filippo Il e il sultano Selim II siglarono una tregua. L'attenzione di Filippo II sì rivolse al tentativo di acquisire la corona del Portogallo e ai confliti in Europa settentrionale: a tal fine sostenne la costruzione della /nvencible armada, una poderosa costosissima flotta realizzata per invadere l'Inghilterra di Elisabetta I (l'invencible armada, però, subì una pesante sconfitta nel 1588). Il Mediterraneo tornò ad essere il mare dei commerci e della pirateria, praticata sia dai musulmani che dai cristiani. Le città barbaresche continuarono ad affidarsi all'attività dei corsari (pirati al servizio di un regno) per arricchirsi ai danni dei commerci europei. Le attività di corsa avevano lo scopo di acquisire beni materiali e di prigionieri da destinare alla schiavità. Dalla fine del XVI secolo € per tutto il secolo seguente il Mediterraneo non fu più teatro di grandi scontri fra europei e ottomani. Nonostante i piccoli conflitti e la diffidenza generata dalle differenze religiose, la tradizionale fitta rete commerciale rimase intatta. Si diffuse, però, anche il fenomeno delle conversioni dei cristiani all'slam: accadeva, inftt, che gli schiavi europei preferivano convertirsi è mettersi al servizio dei sultani piutosto che affrontare una vita di schiavit in terra ottomana. 2 7. La Chies: armi: l'Europa della Controriforma Uno dei modi in cui la Chiesa tentò di risolvere il problema della riforma protestante fu la convocazione di un concilio ecumenico, Nella Chiesa delle origini il concilio, ovvero la riunione straordinaria di tutti i vescovi, costituiva la massima autorità ecclesiastica. Con il successivo prevalere dell'autorità del papa, tuttavia, i concili diventarono sempre meno frequenti. Nel XV secolo si erano diffuse le dottrine conciliariste, che sostenevano la supremazia del concilio sull'autorità papale: queste dottrine furono combattute dal papa, che riuscì a prevalere. Tuttavia, nel periodo della diffusione del protestantesimo, si fece strada la convinzione che il concilio rappresentasse l'unica istanza in grado di porre fine ai dissidi religiosi e a ricomporre l'unità del mondo cristiano. Carlo V propose sin dall'inizio della riforma luterana di convocare un concilio, ma i papi Leone X e poi Clemente VII rifiutarono temendo la rinascita del conciliarismo. Fu il papa Paolo III ad annunciare un concilio a Mantova, ma esso fu rinviato varie volte. Nel 1544 il concilio fu convocato a Trento: la sceta di questa sede del concilio fu data da motivi politici (si trattava di una città italiana allintemo del territorio del Sacro Romano Impero e governata da un vescovo: questi fattori fornivano garanzie sia al pontefice che all'imperatore) e geografici (la vicinanza di Trento ai paesi di lingua tedesca fu un segno di apertura al dialogo con il mondo protestante). Gli obiettivi di Paolo IIT e di Carlo V erano molto diversi: il papa vedeva nel concilio la sede in cui intraprendere la restaurazione dell'autorità della Chiesa e la lotta contro gli eretici, mentre l'imperatore sperava nel compromesso con i protestanti al fine di salvaguardare la propria autorità in Germania. Al concilio partecipò anche alcune personalità laiche ed ecclesiastiche che auspicavano una riforma della Chiesa e una ricucitura della frattura del mondo cristiano. Il concilio venne interrotto più volte e si svolse in maniera non continuativa, All'apertura del concilio la maggioranza degli ecclesiastici che vi parteciparono erano italiani e l'assemblea fù saldamente sotto lo stretto controllo del papa. La prima fase del concilio si caratterizzò per il contrasto tra la linea imperiale e quella pontificia. La speranza di Carlo V era quella che si affrontassero per primi i problemi della disciplina del clero e si rinviassero le questioni teologiche ad un secondo momento (non voleva precludere la possibilità di un compromesso religioso con i principi protestanti tedeschi, una volta ristabilita la sua autorità in Germania e che il concilio avesse avviato la riforma della vita ecelesiastica). Il papa, invece, non aveva alcuna intenzione di concedere alcunché ai riformati e, nonostante l'opposizione dell'imperatore, riuscì ad afffontare alcune questioni teologiche di fondamentale importanza, criticate 0 completamente rifiutate dai protestanti. Per assumere ancora più controllo sul concilio, Paolo III decise di spostare la sede a Bologna, città appartenente allo Stato della Chiesa, suscitando l'opposizione di Carlo V. II concilio venne interrotto. Nel 1551 il nuovo papa Giulio III riportò il concilio a Trento e invitò i rappresentanti riformati che però rifiutarono di parteciparvi. Nella seconda fase venne esaminata la questione dell'eucaristia. Il concilio venne di nuovo interrotto dalla guerra tra Carlo V e il re di Francia, Enrico II, alleato dei protestanti tedeschi. Nel 1560 il papa Pio IV riconvocò il concilio di Trento in un periodo in cui il contesto intemazionale era mutato: il conflitto franco-asburgico era concluso e il re di Francia stesso sollecitò la ripresa del concilio, sperando di contrastare la diffusione del calvinismo nel proprio territorio. Nella terza fase venne trattata la questione dell'obbligo di residenza dei vescovi nelle loro diocesi. Il papa impose ai vescovi l'obbligo di risiedere nella loro diocesi ma ribadi la sua facoltà di concedere le esenzioni. Sul piano dottrinale l'obiettivo del concilio fù quello di fare chiarezza sui punti basilari della teologia cristiana, dei quali i protestanti denunciarono la poca chiarezza e l'incoerenza. Contro la dottrina protestante del libero accesso ai testi sari il concilio ribadi il ruolo della Chiesa come unica depositaria della lettura e dell'interpretazione della parola divina attraverso l'unica versione della Bibbia autorizzata, la Vulgata. Contro la dottrina protestante della salvezza mediante la sola grazia venne riaffermato il principio della mediazione della Chiesa tra uomo e Dio e l'importanza delle opere di carità: ne conseguì, quindi, la riaffermazione di n dei principi cattolici e il ramo austriaco degli Asburgo nei conflitti contro i principi protestanti e gli ottomani, la formazione in Francia di una controparte assolutamente cattolica che fosse ostile agli ugonott i calvinisti francesi) ma evitando di rafforzare la monarchia francese e il controllo degli orientamenti della Chiesa mediante l'elezione di papi favorevoli alla politica spagnola. Per realizzare questi progetti, Filippo Il poteva contare sulle ingenti risorse economiche derivanti dall'oro e dall'argento provenienti dalle colonie americane. Inoltre, egli riuscì ad ampliare i propri domini ottenendo la corona del Portogallo: sfruttando abilmente una crisi dinastica, egli si assicurò l'appoggio dell'aristocrazia e dell'alto clero portoghesi e invase il regno facendosi incoronare re (Filippo Il era figlio di una principessa portoghese nipote del defunto sovrano). Anche in questo caso non si verificò l'unione politica del regno ma fu una semplice unione dinastica e vennero mantenute le istituzioni portoghesi. Ad ostacolare la politica di Filippo II, però, concorsero vari fattori: l'insostenibilità di un impegno militare contro gli ottomani (sia nei Mediterraneo che nei Balcani) uniti a quelli contro il protestantesimo sparso un po' ovunque nella parte centro- settentrionale dell'Europa, il policentrismo geopolitico europeo (che rese difficile unire le forze cattoliche contro obiettivi comuni) © il radicalizzarsi delle posizioni religiose (che facilità l'espansione del calvinismo, una fede protestante molto più combattiva e agguerrita del luteranesimo). Da questi fattori derivarono grandi problemi di coesione politico-sociale e contrasti con le autorità in tutte le aree di propagazione del calvinismo, tra cui le Fiandre, govemate da Filippo IL Il risultato di questi contrasti fu una guerra civile che dilaniò l'Europa a partire dalla seconda metà del XVI secolo. Alla morte del re Enzico VIII, in Inghilterra scoppiò una crisi dinastica. Nel 1553 sali al trono Maria Thudor (figlia di Caterina d'Aragona, la moglie che Enrico VIII ripudiò per sposare Anna Bolena). La salita al trono di una regina cattolica suscitò la reazione degli anglicani (anche a causa del suo matrimonio con Filippo II) e în particolare dei puritani (ovvero i calvinisti inglesi). Questi ultimi sostennero, invece, l'ascesa al trono dell'alta figlia di Enrico VIII, Elisabetta (figlia di Anna Bolena). La regina, consapevole del pericolo rappresentato dalla sorellastra, la fece rinchiudere nella Torre di Londra e tentò di imporre un ritorno al cattolicesimo attraverso una dura repressione delle fedi protestanti (per questo si guadagnò il soprannome di Maria la Sanguinaria). La morte prematura della regina, dopo soli quattro anni di regno, fece fallire il progetto. Scoppiò una nuova risi dinastica: le due pretendenti al trono furono Elisabetta e Maria Stuart (regina di Scozia e cugina di Enrico VIII), che sostenne l'Ilegittimità della pretesa di successione di Elisabetta per l'ilegitimità del matrimonio da cui era nata. Il Parlamento inglese, tutavia, sì espresse in favore di Elisabetta I, nuova regina d'Inghilterra dal 1558. La sua politica riguardo le dispute religiose fu inizialmente prudente: conoscendo i rischi che avrebbe corso favorendo una delle due confessioni religione in conflitto a discapito dell'altra e sapendo che la minoranza puritana era molto influente tra le classi dirigenti, la regina decise di puntare su una Chiesa anglicana rinnovata ma saldamente controllata dalla corona. Elisabetta I promulgò l'Atto di uniformità che rese obbligatorio l'uso del Book of common prayer nella liturgia e con un nuovo Atto di supremazia riaffermò la figura sovrana come capo della Chiesa anglicana. Riformb, inoltre, la Chiesa anglicana tramite un compromesso: la liturgia e l'organizzazione ecclesiale rimase simile al cattolicesimo, mentre sul piano teologico si avvicinò fortemente al protestantesimo. La regina evitò di sposarsi con un principe cattolico © protestante (l'immagine della “regina vergine” acquistò grande popolarità e consenso nel regno) mentre a piccoli passi cereò di riformare ulteriormente la Chiesa anglicana in senso protestante. Non esitò a reprimere le congiure cattoliche tramate da Maria Stuart, che fu incarcerata in seguito a una rivolta puritana in Scozia. Elisabetta I fu molto attenta a favorire il commercio inglese e a sviluppare la marineria © la flotta militare: in particolare fece largo uso dell'attività dei corsari inglesi (di cui il più famoso fu Francis Drake), che praticarono azioni di pirateria nei confronti delle navi spagnole. Sul piano diplomatico intemazionale crebbe l'ostilità inglese nci confronti della potenza spagnola, innalzando l'Inghilterra al ruolo di massima potenza di opposizione alla Spagna € al cattolicesimo. Filippo Il decise di muovere guerra all'Inghilterra, facendo allestire l'Invencible armada, la più grande flotta militare mai vista fino ad allora. Tuttavia » la decisione di invadere l'isola, data dalla volontà di mettere fine al sostegno inglese nei confronti dei protestanti in Europa e all'azione di disturbo dei corsari inglesi al commercio spagnolo, fu seguita da un grande fallimento: la flotta spagnola venne in parte dispersa a causa delle condizioni atmosferiche avverse e venne poi vinta dalla flotta inglese, più piccola ma meglio organizzata e spalleggiata dalle navi olandesi. II conflitto religioso in Inghilterra rimase aperto ma i cattolici furono ridotti a una minoranza e non poterono ribaltare la situazione. Dopo la scoppio della guerra tra Spagna e Inghilterra, inoltre, essi finirono per rappresentare uno spauracchio collettivo, considerati come possibili alleati della monarchia di Filippo IL In seguito alla pace di Chateau-Cambrésis nel 1559, che decretò la consegna dell'Italia al controllo della corona asburgica e la fine delle ambizioni francesi nella penisola, la Francia entrò in una grave risi politica. Alla morte del re Enrico I, la monarchia fù guidata dalla vedova Caterina de' Medici, in reggenza del figlio Carlo IX (in quanto la legge salica non permetteva alle donne di salire al trono di Francia). Il problema principale che dovette affrontare Caterina fù, oltre alle ambizioni di potere dei grandi aristocratici del regno (che tentarono di prendere la corona approfittando della reggenza), la diffusione del calvinismo. Nonostante fossero una minoranza, gli ugonotti erano ben radicati nella parte Sud-orientale del regno e raccoglievano vaste adesioni trai ceti artigiani e aristocratici. La famiglia ugonotta più importante era quella dei Borbone, imparentata con la famiglia reale dei Valois, mentre la famiglia più importante tra quelle cattoliche era quella dei Guisa, molto influente a corte e dalle posizioni molto radicali. Lo scontro religioso si legò alle tradizionali rivalità nobiliari (furono proprio queste rivalità a spingere i Borbone ad abbracciare il calvinismo, come segno distintivo nei confronti dei rivali), rendendo molto precaria la posizione dei sovrani minorenni sotto la tutela di Caterina. I protestanti, preoccupati dall'educazione cattolica del giovane sovrano, tentarono di allontanare la reggente con una congiura mal tentativo fall. Pur di pacificare il paese, Caterina concesse una limitata libertà di culto agli ugonotti ma tale decisione scatenò la reazione dei cattolici: essi, sotto la guida dei Guisa, si resero artefici di un eccidio di un gruppo di ugonotti (massacro di Vassy). Caterina evitò di schierarsi a favore di uno o dell'alto fronte in lotta ma tentò sempre di aizzarli l'uno contro l'altro per difendere l'autorità della corona, che comunque si mostrò sempre più debole. Carlo IX divenne maggiorenne e sali al trono. Le tensioni religiose aumentarono e nel 1567 scoppiò una vera e propria guerra civile. Per cercare di appacificare cattolici e ugonotti venne organizzato un matrimonio tra Enrico di Borbone e Margherita di Valois (sorella del re). Per evitare la ripresa della guerra civile, Caterina e Carlo IX decisero di aderire al piano dei Guisa per eliminare gli ugonotti in un sol colpo: la notte di San Bartolomeo furono uccisi i maggiori esponenti della nobiltà ugonotta (circa 2300 morti in una notte nei giorni successivi la notizia si sparse nelle altre zone del regno, dove vennero massacrati altri ugonotti). Iniziò la fase più violenta della guerra di religione, che trasse alimento dalla morte di Carlo IX nel 1574 e dall'ascesa al trono di Enrico Ill, altro figlio di Caterina. Il nuovo sovrano era considerato dai Guisa debole e arrendevole nei confronti degli ugonotti, ai quali egli concesse libertà di culo. I cattolici si organizzarono, perciò, in una lega cattolica capeggiata da Enrico di Guisa. Nel 1584 si verificò una nuova crisi dinastica: Enrico Ill non aveva eredi e, con la morte di un altro figlio di Caterina, il parente maschio più prossimo alla famiglia dei Valois era Enrico di Borbone. Le forze in mano ad Enrico III si unirono alla lega cattolica di Enrico di Guisa, che venne sconfitta dagli ugonotti questa fase è passata alla storia come la guerra dei tre Enrichi). Tuttavia i Guisa erano diffidenti nei conffonti del sovrano e tentarono di prendere il potere fomentando una rivolta a Parigi. A quel punto Enrico III fece uccidere Enrico di Guisa. Il re di Francia, a sua volta, venne ucciso nel 1589 per mano di un frate domenicano. Il regno di Francia passò in mano a Enrico di Borbone, che prese il nome di Enrico IV e inaugurò il regno della dinastia borbonica. Sconfita la lega cattolica, egli si ritrovò a governare un regno segnato dalla guerra contro la Spagna e spaccato al suo interno. Per mettere fine alle guerre di religione, il sovrano rinnegò la propria fede calvinista e si convert al cattolicesimo (dato che non avrebbe potuto governare stabilmente un regno la cui maggioranza professava una fede diversa dalla sua). In seguito a questo atto anche i membri della lega cattolica riconobbero la sua sovranità Anche il papa Clemente VIII riconobbe la legittimità del suo regno, riammettendolo ufficialmente 26 all'interno della Chiesa cattolica (nonostante fosse la seconda volta che Enrico IV si convertiva al cattolicesimo; la prima conversione fu un tentativo di scampare alla strage di San Bartolomeo). Le vittorie militari del nuovo re di Francia portarono anche alla pace con la Spagna, duramente provata dal dissesto delle proprie finanze. Enrico IV emanò l'editto di Nantes, che dichiarò il cattolicesimo religione ufficiale del regno riconoscendo la libertà di culto agli ugonotti in luoghi prestabiliti (e concedendo loro alcune piazzeforti all'interno del regno). Concluso il capitolo delle lote religiose Enrico IV poté dedicarsi al risanamento delle finanze e al ristabilimento della situazione economica del regno, logorate da trent'anni di guerre civili. Nonostante il successo della sua politica economica e il raggiungimento della pace religiosa, Enrico IV continuò ad essere visto da cattolici più radicali come un sovrano opportunista, non mosso da sinceri ideali cattolici (date le sue numerose conversioni). Inoltre fu sospettato di voler stringere alleanze in funzione antiasburgica con i principi protestanti tedeschi per creare un fronte europeo contro la monarchia cattolica spagnola. In questo clima, Enrico IV venne ucciso nel 1610 da un estremista cattolico. Durante e subito dopo le guerre di religione, due sovrano francesi, Enrico IIl ed Enrico IV, vennero assassinati. La divisione religiosa dissolse laura sacrale che i sovrani costruirono attomo alla propria persona, Un sovrano considerato nemico della vera fede non era più l rappresentante di Dio in terra ma un pericolo per la comunità: di conseguenza la resistenza al suo potere e, ne casi limite, la sua uccisione vennero assimilate alla legittima difesa. Si affermò il tema della liceità dell'uccisione di un sovrano eretico come forma estrema di lotta politica nota come monarcomachi Secondo l'aristotelismo politico la monarchia tende, secondo un processo naturale, a diventare un regime di tirannia (così come l'aristocrazia sfocia nelloligarchia e la democrazia sfocia n oclorazia e demagogia). Secondo i monarcomachi, l'obbedienza al sovrano è condizionata al mantenimento di una condotta ritenuta consona alla regalità: si pretende che il re sia magnanimo con i sudditi e che ristabilisca l'armonia della società. Ma se un re, invece, perseguita i suoi sudditi esi fa difensore di uno schieramento nei confronti dell'altro invece di cercare la pacificazione tra le due parti, allora diviene un tiranno a cui non si deve più obbedienza e, anzi, è giusto resistergli. Una ‘simile impostazione, che condiziona la libertà d'azione del sovrano e la vincola al rispetto di un patto implicito con i suoi sudditi, mina il fondamento sacro dell'autorità regia. Nella Francia delle guerre di religione si affermò anche una teoria politica che consente al sovrano di sottrarsi allo scontro religioso. sostenitori di questa visione, definiti poliiques, sostengono il rafforzamento dell'autorità regia e la concessione di una certa libertà di culto come unico rimedio alla divisione ideologica religiosa. Il più importante esponente di questa teoria fu Jean Bodin, che nel 1576 scrisse i Si libri sulla repubblica. Secondo la sua teoria politica, la sovranità dello Stato è per sua natura unitari indivisibile e perpetua; inoltre, gli unici limiti a cui è sottoposto il potere sovrano, ne realizzare un ordine equo e giusto, sono dati dalle leggi di natura, dalle leggi divine, dalle leggi fondame dello stato e dal rispetto della proprietà privata dei sudditi. Il principe, secondo Bodin, deve essere legibus solutus, ovvero sciolto dalle leggi a cui egli stesso dà vita. Il diritto di resistenza, e ancora meno di uccidere il sovrano, non è assolutamente tollerato. La teoria di Jean Bodin apri la strada alla teorizzazione del potere assoluto dei sovrani 9. La rivolta dei Paesi Bassi e la nascita delle Province Unite 1 Paesi Bassi erano una terra fiorente, con un'agricoltura ricca e un artigianato florido (specializzato nella manifattura tessile). La parte più ricca erano le Fiandre, con l'importante piazza commerciale e finanziaria di Anversa (soprattutto dopo la creazione della borsa valori nel 1531). L'inserimento nella monarchia di Carlo V fu un grande vantaggio per i Paesi Bassi: nonostante egli fosse un sovrano viaggiatore, che si spostava spesso tra i suoi domini, la sua corte poliglotta e cosmopolita risiedeva a Bruxelles. A metà del XVI secolo la prosperità, tuttavia, subì un improvviso arresto, a cui fecero seguito alcuni segni di crisi. Il commercio risenti della concorrenza inglese e della crescente importanza delle nuove rotte commerciali atlantiche. Le regioni meridionali dei Paesi n trasformare le sette province ribelli in una repubblica. Nacque la repubblica delle Province Unite, guidata dagli Stati Generali come autorità su Negli anni successivi, nelle Province Unite (in cui sì affermò sempre di più l'egemonia dell'Olanda, la provincia più ricca e più popolosa) prese corpo una forma di stato più repubblicano. Gli Stati Generali si trasformarono da ampia assemblea dei ceti a ristretto organo di rappresentanza in cui ogni provincia godeva di un solo voto (a prescindere dal numero dei rappresentanti). Dopo aver siglato una tregua con la Spagna, all'interno delle Province Unite scoppiò una disputa religiosa tra î fautori di una versione tollerante e razionalista del credo calvinista, promossa da Giacomo Arminio, e i sostenitori intransigenti guidati da Francesco Gomar: la polemica si concluse con la condanna delle dottrine arminiane. Nonostante la disputa, le Province Unite trovarono una propria stabilità all'inizio del XVII secolo. Nel 1621, all'interno della guerra dei trent'anni, si riaprirono i confl con la Spagna: le Province Unite andarono a colpire la monarchia cattolica nei suoi possedimenti coloniali. Con il trattato di Munster nel 1648 la Spagna rinunciò definitivamente alle pretese di sovranità sulle Province Unite Il trattato venne presentato agli Stati Generali lo stesso giorno in cui. ottant'anni prima, il duca d'Alba fece giustiziare i conti di Egmont e Homes, alleati di Guglielmo d'Orange. 10. Economia e finanze nel secolo dei genovesi Nella seconda metà del XV in alcune zone europee (e dal XVI secolo in quasi tutto il continente) si avvertirono i primi segnali di ripresa demografica dopo gli sconvolgimenti prodotti dalla peste nera. Crebbe la popolazione urbana, grazie allafflusso di persone dalle campagne e allo sviluppo di nuovi centri. Le città in cui prosperavano le attività manifatturiere e commerciali aumentarono la loro popolazione fino a diventare grandi metropoli. All'origine della ripresa demografica e della crescita cinquecentesca vi furono due fattori: l'abbassamento della diffusione © della moralità delle epidemie e l'aumento della natalità accompagnato da una minore mortalità in tà infantile (che foce si che più persone raggiungessero l'età adulta e, quindi, potessero procreare). Si abbassò anche l'età media del matrimonio, allungando l'arco di tempo che le donne avevano a disposizione per generare figli. La crescita demografica, tuttavia, comportò anche l'incremento della domanda di derrate alimentari, che determinò una crescita dei prezzi dei prodotti agricoli (soprattutto dei cereali, che erano alla base della dieta della grande maggioranza degli europei) Il settore agricolo venne quindi sollecitato a produrre di più, in special modo i cereali. Le superfici coltivate, che a causa della peste del XIV secolo conobbero una forte riduzione, tornarono ad ampliarsi. Furono portate avanti molte opere di bonifica delle zone paludose. I progressi della cercalicoltura furono dati in gran parte dall'aumento delle superfici coltivate: le rese agricole aumentarono di poco rispetto ai livelli del secolo precedente. La precarietà dell'equilibrio demografico e dell'agricoltura cinquecentesca emerse con chiarezza dalla carestia causata da un peggioramento generale del clima che colpi i paesi dell'arca mediterranea a partire dal 1590, La carestia innescò una vera e propria crisi di sussistenza segnata dall'aumento della mortalità e della caduta del numero di nascite. Inoltre, tra la fine del XVI secolo e l'inizio del XVII secolo, la peste tornò ad aumentare il sso di mortalità Nel XVI secolo anche la produzione manifatturiera attraversò una fase di espansione: essa riguardò i settori tessile, minerario ed edilizio. Lo sviluppo delle armi da fuoco e le esigenze della raflinazione dei metalli diede un impulso alla metallurgia. In Italia centro-settentrionale, l'area economicamente più avanzata del continente insieme ai Paesi Bassi meridionali, nella seconda metà del secolo crebbero le manifatture laniere: quest'area del continente si specializzò nella produzione di tessuti di alta e altissima qualità. A trarre vantaggio dalla domanda di tessuti di media e bassa qualità (proveniente da chi non poteva permettersi i tessuti di lusso italiani), invece, furono le manifatture inglesi Il bacino del Mediterraneo, nonostante il progressivo affermarsi delle rotte atlantiche, rimase il cuore dei commerci cinquecenteschi, che beneficiarono dell'aumento della domanda di merci e 30 derrate agricole. Il grano, le spezie, le materie prime e i manufatti tessili e metallici furono i prodotti maggiormente commercializzati nel continente europeo. Crebbe il volume e il valore degli scambi che coinvolsero l'Europa settentrionale: nelle Fiandre, Anversa divenne la principale piazza finanziaria e commerciale del continente europeo, attirando mercanti di tutti i paesi per l'acquisto e la vendita di ogni genere di mercanzie, e vi sorsero le prime due borse internazionali, una per la quotazione delle merci e l'alta per la regolazione delle transazioni finanziarie. Un ruolo di primo piano nella crescita del volume dei traffici commerciali che interessò le aree del Mare del Nord e del Mar Baltico nella prima metà del XVI secolo fu ricoperto dai mercanti delle città costiere dei Puesi Bassi. I marinai e i trasportatori della provincia settentrionale dell'Olanda furono protagonisti di un'importante ascesa economica nella seconda metà del secolo, quando la prospera zona meridionale del paese fu scossa dalla rivolta contro la corona castigliana e le città mercantili della parte settentrionale cominciarono a sostituirsi nella gestione dei traffici con i porti del Baltico, avviando uno sviluppo i cui esiti furono visibili nel XVII secolo. A partire dalla seconda metà del XV secolo, in tutta Europa, si registrò una tendenza all'aumento della pressione fiscale. Ciò fu dovuto alla crescita dei prezzi, che spinse i pubblici poteri ad adeguare le proprie entrate allinflazione, e alle crescenti spese miliari, causate sia dall'aumento dei conflitti che dai mutamenti nelle tecniche militari (l'introduzione delle armi da fuoco e l'ampliamento numerico degli eserciti; le truppe, che fino alla seconda metà del XVIII furono formate da soldati mercenari, non solo dovevano essere pagate ma anche equipaggiate). Per far fronte ai problemi economici le autorità ricorsero a due strumenti: l'incremento della tassazione straordinaria © l'indebitamento. L'aumento della pressione fiscale dovette fare i conti con l'opposizione delle popolazioni, dei cei privilegiati, dell istituzioni e dei corpi territoriali. Inoltre l'arreratezza degli strumenti di accertamento della ricchezza (pochi e quasi mai aggiornati erano i registri dei redditi da tassare) minavano pesantemente l'efficienza dei sistemi fiscali. 1 governi furono obbligati a ricorrere alle compagnie bancarie: in cambio della cessione dei proventi di una 0 più tasse, i banchieri fomnivano alle casse pubbliche il denaro necessario. Nel XIII e nel XIV secolo si diffuse la prassi dei sovrani di contrarre prestiti a breve scadenza con le compagnie di banchieri (in particolare quelli fiorentini). | tassi d'interesse erano molto elevati a causa del rischio che comportavano simili prestiti: era molto facile che i sovrani non rimborsassero le somme prestate e mandassero in fallimento i banchi. Nei comuni dell'Italia centro-settentrionale, delle Fiandre e della Germania nacque il debito pubblico consolidato, basato sull'emissione di titoli pubblici a lungo termine su cui i cittadini avrebbero investito è che avrebbero dato diritto alla restituzione del valore dei titoli e alla riscossione di interessi. Nel corso del XVI e del XVII secolo sî diffuse il debito pubblico fluttuante, basato sulla concessione da parte dei banchieri di prestiti a breve termine, con un importo che varia col tempo, che i sovrani avrebbero dovuto rimborsare con l'aggiunta di interessi. Durante l'arco di questi due sccoli l'indebitamento degli stati crebbe a dismisura (Filippo II, impossibilitato a rimborsare i banchieri, dichiarò bancarotta per ben tre volte e anche i successivi sovrani della Castiglia furono costretti a sospendere i pagamenti; la stessa cosa successe in Francia, la cui corona fu soggetta ad un indebitamente sempre maggiore). Per far fronte alle crescenti spese, i sovrani ripresero la pratica della venalità degli uffici, ossia la vendita di incarichi militari, ‘amministrativi e finanziari. Nel caso di uffici tradizionalmente appannaggio di nobili, l'acquisto conferiva titolo di nobiltà: la nobiltà acquisita tramite il denaro (la nobiltà di toga) rimase distinta dalla nobiltà militare (nobiltà di spada) Grazie ai cospicui prestiti concessi ai monarchi di tutta Europa, furono numerosi i banchieri, i mercanti e gli appaltatori (anche di umili origini) che riuscirono a salire nella scala sociale acquistando feudi e titoli nobiliari. Il funzionamento della fiscalità e delle finanze pubbliche era strettamente legato all'attività di banchieri e finanzieri privati, che dovevano avere grandi disponibilità di denaro liquido, a capacità di raccoglierlo da molteplici soggetti per poi convogliarlo dove richiesto e la fiducia dei clienti e degli altri finanzieri, indispensabili per muovere denaro da un luogo all'altro tramite la lettera di cambio. Quest'ultimo consisteva in un accordo privato con il quale un soggetto poteva pagare un altro soggetto ottenendo una promessa di pagamento dal si banchiere a cui aveva affidato i contanti e riscuoterli presso un altro banchiere affi e in un'altra valuta. Oltre a rendere possibile a mercanti, banchieri e semplici viaggiatori di trasportare il denaro senza il rischio di essere depredati lungo il viaggio, la lettera di cambio nascondeva spesso operazioni di prestito a interesse, vietate dalla Chiesa bollandole come peccato di usura. Dal XV secolo, grandi compagnie bancarie (come i Medici a Firenze e i Fugger ad Augusta) crearono una solida rete di agenzie autonome in molte parti d'Europa. Durante il XVI secolo si istituzionalizzò una rete europea del cambio mediante lettera: cominciarono a tenersi delle fiere dei cambi, i ui centri erano l'unico luogo in cui era possibile intrattenere rel dirette (tutte le lettere proveniente da un'altra città dovevano necessariamente passare per una fiera) Nei primi anni del secolo la maggiore fiera del tempo si tenne a Lione, che beneficiava di una collocazione geografica posta al crocevia fra la Castiglia, la penisola italiana e l'Europa settentrionale. Tuttavia, Lione subi ben presto gli effetti della concorrenza dei mercanti-banchieri di Genova: dopo aver perso la sfida con Venezia per il controllo dei traffici mediterranei con il Medio Oriente, il ricco ceto mercantile genovese impiegò le proprie navi e i propri capitali nei traffici commerciali con la Spagna, la Francia e l'Europa settentrionale (Genova concedeva cospicui prestiti all'alleata monarchia francese ma dal 1528, quando la repubblica di Genova abbandonò l'alleanza con la Francia per schierarsi dalla parte dell'imperatore Carlo Vi i mercanti e banchieri genovesi orientarono verso la Spagna non solo gli investimenti ma anche i capitali). Il XVI secolo si caratterizzò per il primato genovese nel commercio del denaro in Europa: per questo motivo è stato definito “il secolo dei genovesi”. Tuttavia, le frequenti bancarotte del regno di Castiglia finirono per incrinare la fiducia degli investitori e al crollo dell'egemonia dei banchieri genovesi. La crescita dell'importanza dei banchieri e del mercato creditizio fu legata anche alla maggiore disponibilità di metalli preziosi: dalle colonie americane arrivarono ingenti quantità d'oro, che dalla Castiglia venne distribuito verso le altre aree d'Europa a causa della necessità di acquistare manulatti, che le manifatture castigliane non sempre erano in grado di produrre, e dalle spese politiche e militari 11. L'affermazione del barocco Tra il 1580 eil 1680 in Europa (a partire dall'Italia) si sviluppò il movimento culturale del barocco, caratterizzato dall'irregolarit, l'infrazione a regole date, la ricerca dell'insolito e la volontà di stupire. Il barocco investi tutti gli ambiti: dalle arti visive alla letteratura e alla musica, a anche la religiosità, la politica, la filosofia e i costumi. In una società sempre più autoritaria e rigida che mirava al mantenimento dell'ordine costituito, il principale imperativo estetico era quello che spinge alla ricerca della trasgressione, della stranezza e della maestosità: una prassi tollerata e incoraggiata in ambito artistico e letterario dai sovrani, dall'arstoerazia e dalla Chiesa cattolica (tutt soggetti che opponevano ai tentativi di eversione in ambito religioso, politico, filosofico € scientifico). L'obiettivo principale dell'artista era quello di stupire i fruitori delle sue opere. La qualità maggiormente richiesta dall'artista divenne l'ingegno, la dote intellettuale che consiste nel saper trovare nuove forme e contenuti, che in epoca barocca si tradusse spesso nell'accostamento di oggetti apparentemente inconciliabili attraverso l'uso della metafora. Il linguaggio che venne elaborato dagli artisti era costellato di simboli e altri elementi in grado di compendiare una molteplicità di significati e di favorire i legami di senso. Questo tentativo di favorire molteplici interpretazioni era legato alla sensazione angosciosa dell'uomo barocco di vivere in un periodo di crisi, contraddistinto dalla messa in discussione di valori ritenuti inattaccabili, e il bisogno di contrastare la perdita dei propri punti di riferimento. La Chiesa, dopo la controriforma, cercò di controllare la produzione culturale mediante la censura e la committenza. L'intervento del potere politico nella sfera della cultura era finalizzato a ottenere il consenso dei sudditi. Sia i sovrani che i pontefici si rivelarono dei committenti molto raffinati. In epoca barocca si prediligevano oggetti artistici che impressionavano per la loro magnificenza, secondo la tendenza » nascita di un'idea comune di bene e male, secondo Hobbes, discende dalla forza dello stato (che si forma con un contratto fra gli individui) che impone a tutti determinati comportamenti. Un altro materialista fu Baruch Spinoza, secondo il quale Dio si identifica nella legge che governa il mondo: la religione, quindi, assume il valore di conoscenza della realtà e non di pura e semplice obbedienza a comandamenti imposti dalle diverse confessioni. Il più importante meccanicista fu Isaac Newton, che sostenne che il compito della filosofia non è quello di studiare la causa del moto ma analizzare il modo in cui una forza opera e descriverla in termini di leggi matematiche. Egli elaborò la legge di gravitazione universale, riunendo una volta per tutte la fisica terrestre e la fisica celeste, cancellando a separazione tra cielo e terra tipica del pensiero aristotelico-tolemaico. L'universo iniziò ad essere concepito come totalmente indipendente dall'ordine divino. Sin dalle sue origini l'università rappresentò il principale luogo di trasmissione dell'alta cultura nel continente europeo. Nel XVII secolo era ancora il latino la lingua con cui si trasmetteva il sapere. Nonostante molti intellettuali cinquecenteschi e seicenteschi insegnassero nelle università, il loro rapporto con l'istituzione era abbastanza formale: l'università era, în genere, poco amata dagli scienziati, poiché al suo intero non vi si faceva attività di ricerca ed era un luogo dove essi lavoravano per guadagnarsi da vivere. Il luogo del vero confronto intellettuale era l'accademia, una struttura nata nei primi anni del XVI secolo che raccoglieva appassionati di una determinata disciplina che si incontravano per discutere singole questioni. AI suo nascere era una struttura informale ma successivamente le accademie si dotarono di un nome, di un regolamento e di una propria con un motto (che rispecchiava il fine che si proponevano i suoi membri, i quali utilizzavano nomi fittizi durante le sedute; all'interno delle accademie non esistevano gerarchie e tutti gli uomini erano uguali). In Italia, le accademie più importanti fu l'Accademia dei Lincei (di cui fece parte anche Galilei). In generale, in ambito italiano, la fragilità dell'esistenza delle accademie fu dovuta al fatto che vennero promosse da singoli mecenati, incapaci di assicurare una duratura continuità all'accademia e una protezione dalla vigilanza dell'Inquisizione contro ogni forma di sapere che potesse apparire eversivo dell'ordine sociale e religioso. In Francia, per volere del re Luigi XIV, nacque l'Académie royale des sciences, ì cui componenti percepivano un salario dalla corona per dedicarsi alla sperimentazione in diverse discipline e venivano chiamati alla corte dii Versailles per prestare la loro opera al servizio del re per la progettazione e realizzazione di opere di pubblico interesse. 13. Tra guerra e rivolta: la crisi politica di metà Seicento Verso la metà del XVII secolo le principali monarchie europee dovettero affrontare dei gravi roblemi politici. In Spagna il re Filippo IV si vide costretto a fronteggiare una serie di rivolte che teressarono alcuni regni della sua monarchia composita: alla ripresa della guerra contro le Province Unite si aggiunsero, nel 1640, le ribellioni secessioniste della Catalogna e del Portogallo e, nel 1647, anche quelle în Sicilia e nel regno di Napoli (dove la rivolta portò alla proclamazione della repubblica napoletana in Ialia meridionale). In Francia Anna d'Austria, la moglie del defunto Luigi XIII e reggente del figlio Luigi XIV, dovette fare i conti con una rivolta generale, chiamata Fronda, che fu capeggiata dal Parlement di Parigi insieme alla nobiltà e fù indirizzata ad allontanare il cardinale Giulio Mazzarino dalla sua posizione di governo. In Inghilterra, la tendenza del re Carlo 1 a govemare dispoticamente (introducendo nuove tasse senza il consenso del Parlamento) e alcune sue modifiche negli equilibri politico-religiosi in senso filo-cattolico condussero il Parlamento a opporsi al sovrano e a capeggiare una grande insurrezione che terminò con la proclamazione della repubblica e la decapitazione del re. Queste crisi politiche ebbero dei tratti comuni. Nonostante la pace di Augusta firmata nel 1555, il Sacro Romano Impero cominciò a essere attraversato da profondi confliti religiosi. Grazie all'azione dei gesuiti, che si occuparono di formare le élites in senso cattolico e di fare da guida spirituale a principi e aristocratici, la Germania centro-meridionale rimase in maggioranza cattolica, mentre in Germania centro-settentrionale si era 35 ormai diffuso il luteranesimo. A rendere più instabile la situazione fù la diffusione del calvinismo, confessione religiosa non prevista dagli accordi della pace di Augusta. L'aggressività dell'azione dei gesuiti e il consolidarsi dell'orientamento filo-cattolico della famiglia imperiale spinsero i principi luterani e calvinisti a organizzarsi in un'alleanza difensiva, l'Unione evangelica. La reazione dei principi cattolici fu quella di formare la Lega cattolica. L'imperatore Mattia d'Asburgo attenuò la politica di pacificazione dei suoi predecessori cercando di limitare la libertà di culto. La crescente tensione fu alimentata anche dal problema della successione al soglio imperiale, dato che l'imperatore non aveva eredi e il successore designato, Ferdinando II, era un cattolico intransigente. AI tentativo dell'imperatore di limitare la libertà del culto calvinista aprendo la strada al suo successore, nel 1618 la città di Praga insorse: venne preso d'assalto il castello e furono gettati dalla finestra i due rappresentanti imperiali che vi si trovavano (l'episodio è come la “defenestrazione di Praga” e diede inizio alla guerra dei trent'anni). Alla morte di Mattia d'Asburgo, i boemi si rifiutarono di riconoscere l'autorità di Ferdinando II e scelsero come sovrano Federico V del Palatinato, nuovo capo dell'Unione evangelica. Le truppe imperiali, appoggiate dalla Lega cattolica e dalla Spagna, riconquistarono la Boemia, dove venne imposto il cattolicesimo. La crescente forza militare degli Asburgo preoccupò le potenze europee di orientamento protestante, che temerono di fare la stessa fine della Boemia e scesero in campo contro i due rami d'Asburgo (quello imperiale e quello spagnolo) in un conflitto che ebbe come teatro principale la Germania. Tuttavia si ebbero degli scontro anche în altri paesi: la confederazione elvetica, grazie all'appoggio francese, riuscì a respingere l'attacco spagnolo proveniente dall'Italia (la conquista del territorio svizzero avrebbe facilitato gli spostamenti delle truppe spagnole verso la Germania); la Danimarca, luterana, fu battuta dall'esercito cattolico; la Svezia, anch'essa luterana, venne sconfitta dall'impero. La sostanziale affermazione delle truppe asburgiche provocò un mutamento nell'equilibrio religioso dei territori dell'impero, regolato da più di mezzo secolo dalla pace di Augusta. L'imperatore Ferdinando II emanò l'editto di restituzione senza il consenso della dieta imperiale: esso prevedeva la restituzione dei beni ecclesiastici confiscati da parte dei principi protestanti. Il tentativo dell'imperatore di governare senza il consenso della dieta e di rafforzare il proprio potere spinse i principi cattolici tedeschi a protestare: essi subordinarono la loro fedeltà alla rinuncia al rafforzamento dell'autorità imperiale. I principi protestanti, invece, ottennero l'abrogazione dell'editto di restituzione. Nel momento in cui sembrava che gli Asburgo avessero ottenuto l'egemonia europea, la Francia intervenne militarmente e il conflitto assunse una dimensione geografica maggiore. Gli equilibri militari mutarono a sfavore degli Asburgo, fino alla vittoria dei francesi: nel 1648 si giunse alla pace di Vestfalia, che delineò importanti. cambiamenti nell'equilibrio politico europeo. La pace sanci il tramonto dell'egemonia asburgica e del progetto di riportare al cattolicesimo l'Europa centro-settentrionale. La Spagna fù costretta a rinunciare alla riconquista delle Province Unite: nel Sacro Romano Impero venne ridimensionato il ruolo dell'imperatore, costretto a riconoscere ai principi e alle città piena autorità politica e religiosa e venne frammentato il territorio in varie entità geopolitiche diverse per dimensione e confessione religiosa; la confederazione elvetica ottenne l'indipendenza dall'impero. Le clausole della pace di Augusta, inoltre, vennero estese anche alle altre confessioni protestanti (oltre al luteranesimo). Il conflitto tra la Francia e la Spagna continuò fino alla battaglia delle Dune, in seguito alla quale fu siglata la pace dei Pirenei nel 1659 (la Francia ottenne alcune piazzeforti nelle Fiandre e nel Lussemburgo. Con la pace dei Pirenei anche la Spagna accettò la fine del proprio progetto di egemonia europea. Non solo la corte del re di Francia divenne il cuore della diplomazia europea, emarginando quella di Madrid, ma con la fine del predominio spagnolo iniziò il periodo dell'egemonia francese, cui sfuggirono solo le grandi potenze navali e commerciali: le Province Unite e l'Inghilterra. Le spese della guerra dei trent'anni, cui parteciparono quasi tutt i maggiori paesi, costrinse ovunque le finanze statali a una disperata ricerca di denaro. L'urgenza finanziaria spinse le corone a usare metodi non tradizionali per l'sazione dei tributi, ricorrendo a finanzieri in grado di anticipare il denaro, eludendo le approvazioni delle assemblee rappresentative e creando nuove imposizioni. Su 36 scala europea, la lotta tra cattolici e protestanti costituì un crinale ideologico decisivo, rispetto al quale si orientarono i comportamenti politico-diplomatici e le conseguenti azioni militari. Non fu sol il fiscalismo a condurre le popolazioni ala ribellione, ma la legittimità, le modalità d'esazione e T'us che si fece dei soldi che venivano raccolti. Non tutt i conflitti che si aprirono a metà del XVII secolo riguardarono gli scontri religiosi e la libertà di culto, mentre tutti furono accomunati dalla condanna dei metodì assolutistici e dispotci dei governi. Vers la fine del XVI secolo nelle grandi monarchie si foce costante la figura del favorito, una persona che gode di particolare fiducia da parte del sovrano e riceve, in cambio dei suoi consigli, speciali onori. In precedenza vi era la prassi diflusa da parte dei sovrani di non concedere troppo potere a un singolo individuo, preferendo controbilanciare le fazioni cortigiane dando a ognuna un po'di riconoscimento. Tale prassi venne modificata da Filippo Ill re di Spagna (successore di Filippo Il), che concesse al suo favorito, Francisco Gomez de Sandoval duca di Lerma, il potere di governare al suo posto. Questa decisione rese possibile un govemo maggiormente consensuale (i sudditi non potevano contestare la politica dei sovrani e con la nomina dei favoriti poterono manifestare il proprio dissenso evitando di accusare dirertamente il re, rappresentante di Dio). utt le classi dirigenti aristocratiche videro in questa delega di potere la possibiltà di influenza politica © del suo riconoscimento sociale e simbolico, la fine del potere autocratico dei sovrani che crebbe nell'epoca delle guerre di religione. L'esempio spagnolo venne imitato anche dalle altre potenze. (in Inghilterra, al fianco del re Giacomo I, si installò stabilmente George Villiers duca di Buckingham, mentre in Franca la regina Maria de' Medici, vedova di Enrico IV e reggente del figlio Luigi XIII, nominò favorito Concino Concini). L'altra faccia dlla delega al potere emerse subito: la reazione di un sistema politico ottigiano dominato da una fazione unica, quella guidata dl favorito. Il controllo da parte di una sola persona che non è il re tendeva a polarizzare il sistema politico in due fronti: da una parte il favorito e la sua rete clientelare, dall'altra gli aristocratici esclusi dal potere, che iniziarono a coalizzarsi per cercare di prendere il posto del favorito, opponendosi tramite atti di resistenza passiva volti a rendere più difficoltosa l'azione politica del favorito, dimostrando al sovrano la necessità di una mutazione di govemo. L'ascesa al potere del duca di Lerma costitui una svolta nella politica europea seicentesca. Un ulteriore mutamento sì ebbe alla morte di Filippo III, quando salì al trono Filippo IV: egli sì circondò di uomini intenzionati come lui a salvare la monarchia da ciò che sembrava essere un declino e nominò come proprio favorito Gaspar de Guzman conte-duca dî Olivares. Quest'ultimo si propose di ripristinare la superiorità spagnola rinvigorendone latitudine bellica, sull'esempio della politica estera di Filippo II Uno dei primi atti del nuovo favorito fu quello di non rinnovare la tregua con le Province Unite, riprendendo la guerra nei Paesi Bassi e sostenendo militarmente gli ‘Asburgo d'Austria nella guerra dei trent'anni. Pe sostenere questa ambiziosa ma onerosa politica, il conte-duca di Olivares lancia un piano volto a rendere la monarchia spagnola più efficiente nella raccolta di tributi: esso prevede una redistribuzione del peso finanziario delle spese miliari che fino ad allora era gravata essenzialmente sulla corona di Castiglia, sugli altri territori della monarchia. Il fallimento di tale manovra fù dato dalla resistenza del ceto dirigente spagnolo, preoccupato che la partecipazione alle spese degli altri territori potesse portare anche alla spartizione degli onori. Per ovviare agli ostacoli dell'opposizione al suo governo, il conte-duca di Olivares ricorse sempre più frequentemente a mezzi stmordinari, con lo scopo di cludere l'opposizione politica annidata ne consigli e per assumere rilevanti scelte economiche e finanziarie senza alcun controllo. Atl fine il favorito creò di luoghi decisionali straordinari diversi da quelli normalmente previsti, ovvero delle giunte speciali di ministri che dovevano decidere su una specifica questione. Allo stesso tempo collocò in utt gli snodi decisionali degli uomini a lui fedeli per assicurarsi che le decisioni prese venissero effettivamente rispettate. Alla fedeltà al sovrano, dunque, si aggiunse anche quella al favorito alla politica da lui condotta. Dalla condivisione del potere estesa tutta unelite aristocratica si passò alla concessione a un gruppo politico del potere derivante dal controllo della macchina statale liberata dai suoi tradizionali vincoli: il favorito fu visto come la controfigura del tiranno, detentore di un potere dispotico affermatosi grazie al plagio 3 ragione i sovrani tentarono di convocare il meno possibile il Parlamento e solo quando strettamente necessario. Per imporre nuove tasse, quindi, Giacomo fu obbligato a chiedere l'approvazione del Parlamento, che però si mostrò restio a concedere a causa dei contrasti con il re e dalla diversa visione che egli aveva del ruolo della nazione nella politica europea. Con Elisabetta l'Inghilterra divenne il paese protestante più importante d'Europa e rappresentò il maggiore ostacolo all'egemonia asburgica, in aiuto alla resistenza anticatoica, mentre Giacomo I, invece, ambiva a fare dell'Inghilterra un elemento di mediazione € pacificazione nella scena politica curopea (a causa del risorgere di una polarizzazione politica ira Spagna e Francia e dell'editto di Nantes in Francia lasciò intravedere la possibilità di una convivenza tra sudditi di confessioni religiose diverse). L'indirizzo politico del re non fu condiviso dal Parlamento, propenso a riformare ulteriormente la Chiesa anglicana in senso protestante e a un più netto impegno anticaolico in politica estera. Gli avvenimenti dlla guerra dei trentanni suscitarono una forte eco in Inghilterra, proprio mentre si avvicinava la scadenza della tregua di dodici anni tra la Spagna e le Province Unite. A promuovere apertamente la campagna anticatolica furono dei gruppi di calvinisti, detti “puritai” (il termine indicava coloro che volevano purificare la Chiesa anglicana da tutt gli elementi derivati dal cattolicesimo). L'intenzione di Giacomo | era quella di promuovere un'allcanza cattolica con un matrimonio tra il suo erede Carlo I e una principessa spagnola; nonostante il fallimento della trattativa, l'alleanza cattolica fu siglata con la Francia: Carlo I sposò la sorella del re di Francia, Enrichetta Maria. Questa scelta introdusse un ulteriore elemento di scarsa sintonia con gli umori della nazione espressi in Parlamento. Le tensioni aumentarono notevolmente a causa dell'ascesa a corte di George Villiers, un nobile minore divenuto rapidamente duca di Buckingham e nominato favorito grazie al favore del sovrano. Analogamente a quanto avvenuto nelle alîre monarchie europee, anche in Inghilterra emerse un sistema cortigiano dominato da un'unica fazione dominante ma trovò l'opposizione del Parlamento, diviso tra flocatolici e filoprotestanti. Alla morte di Giacomo 1 sal al trono il figlio Carlo I. Le inquietudini suscitate dalla prospettiva di un trionfo cattolico nella guerra dei trenfanni si accompagnarono alla crescente avversione per lo strapotere del duca di Buckingham, che continuò a svolgere un ruolo-guida nel regno anche con il nuovo sovrano. La politica inglese si concentrò sull'appoggio ai principi protestanti tedeschi e agli ugonotti, mentre l'opinione maggioritaria in Parlamento era favorevole a una guerra antispagnola. ll ruolo del duca di Buckingham divenne il centro delle polemiche e nel 1626 Carlo si trovò costretto a sciogliere il Parlamento a causa degli attacchi al proprio favorito. Il duca di Buckingham tentò allora di aggirare l'opposizione parlamentare ricorrendo a prestiti imposti ai sudditi, Il 1628 il Parlamento fu riconvocato e i rappresentanti chiesero al sovrano di firmare una petizione che avrebbe proibito i prestiti forzosi e ale misure non autorizzate dal Parlamento e in violazione della legge. La situazione precipitò quando il duca di Buckingham venne assassinato, provocando manifestazioni di gioia in tuto il paese. Il modello di governo assolutistico sembrò dissolversi con l'eliminazione del favorito, considerato responsabile di aver importato un sistema dispotico estraneo alle libertà inglesi. Il sovrano prese in mano le redini del governo: di fronte ai primi contrasti con il Parlamento, nel 1629 losciolse con l'intenzione di non riconvocarlo Durante gli anni del governo diretto di Carlo | si verificò una grande trasformazione del clima politico inglese Il sovrano, cercando di evitare di convocare il Parlamento, si affidò ai mercanti banchieri e reperì le risorse attraverso l'imposizione di tasse non autorizzata, reprimendo le proteste dei sudditi. | contrast tra il paese € la corte riguardarono soprattutto l'orientamento religioso. Carlo I tentò di imporre la dottrina arminiana (giunta in Inghilterra dalle Province Unite), che rappresentava una Versione moderata del protestantesimo, a tutt il suo regno e adottò misure repressive contro gl altri cult. Egli nominò arcivescovo di Canterbury, la più elevata carica della Chiesa anglicana. un prelato di orientamento arminiano. Si interruppe il processo iniziato con Elisabetta Idi evoluzione della Chiesa anglicana in senso protestante: i gruppi che non tollerarono il mantenimento di elementi derivanti dal cattolicesimo (soprattuto i puritani) fuoriuscirono dall'anglicanesimo e alla crescita della non conformità alla religione imposta si aggiunse la Ci radicalzzazione della predicazione, il profiferare di sete e la tendenza a emigrare in America settentrionale. La polarizzazione della scena politica durante la guerra dei trent'anni scaldò ulteriormente gli animi. L'adozione dell'arminiancsimo venne considerato come un allarme per una possibile politica filospagnola, che avrebbe rovesciato il tradizionale appoggio alle Province Unite e ai principi protestanti tedeschi su cui si fondava la politica de regno. Inoltre, il tentativo di Carlo I di intervenire sulle Chiese di Irlanda e Scozia, riformandole sulla base di quella anglicana, scatenò forti proteste nei confronti della politica religiosa della corona. Il re reagì inviando l'esercito, finanziato con metodi straordinarie senza l'approvazione del Parlamento. La sconfitta dell'esercito inglese e la volontà degli scozzesi di respingere le riforme è mantenere la struttura presbiteriana obbligò il sovrano a riconvocare il Parlamento nel 1640. 1 deputati chiesero al sovrano di discutere prima le proprie lamentele sulla direzione del regno e poi le richieste finanziarie per la guerra agli scozzesi. Dopo anni di mancata convocazione del Parlamento, tle proposta avrebbe significato un lungo ritardo nell'approvazione della manovra finanziaria. 1ì sovrano allora decise di sciogliere il Parlamento dopo sole tre setimane (perciò è conosciuto come short Parliament). Alcuni leader dell'opposizione parlamentare vennero arrestati. Nel frattempo l'assemblea del ciro inglese fissò nuovi canoni per la Chiesa anglicana: essi parvero un ulteriore passo verso la riforma in senso catolico. Le trattative avviate per una pacificazione con gli scozzesi non diedero risultati positivi e questi ultimi pretesero un elevato risarcimento finanziario per far fronte alle spese sostenute pe la guera. Carlo si vide costretto a riconvocare di nuovo il Parlamento nel 1640 (conosciuto come long Parliament perché non venne più sciolto) L'azione parlamentare di opposizione alla politica del sovrano venne appoggiata da una campagna popolare per la purificazione della Chiesa anglicana. Il Parlamento fece approvare un atto che impediva lo scioglimento non consensuale del Parlamento, ribadi il carattere anticostituzionale e illegale della tassazione senza il consenso parlamentare e smantellò l'apparato di governo volto alla repressione. Mentre in Parlamento vi fu un ampio accordo sulla necessità di eliminare gli elementi avvertiti come eversvi del sistema politico tradizionale (paragonabili, cioè, ad un tentativo di cocessivo rafforzamento del potere del sovrano), sulle prospettive del governo del paese si confrontarono due diverse opinioni: alcuni proposero un ritomo alla normalità dei ruoli (lasciando il governo al re e ai suoi consiglieri e limitando l'azione del Parlamento alle funzioni di controllo è avviso), mentre altr sostennero la necessità di aumentare i poteri e le prerogative parlamentari per difendersi da un sovrano che aveva dimostrato più volte la sua propensione all'autoritarismo e la sua inclinazione filcattlica, Improvvisamente scoppiò una rivolta cattolica in Irlanda, Mentre si votava riguardo le tasse per finanziare la repressione, la maggioranza in Parlamento approvò un testo noto come la “Grande rimostranza”, che rcapitolava tuti li elementi di dissenso, spiegando e articolando le posizioni parlamentari. Si trattò di un testo propagandistico, infatti venne stampato e distribuito. Questatto fu interpretato dal re come un invito ne confronti del popolo al sostegno dell'opposizione parlamentare e, quindi, alla rivolta contro di lu La reazione di Carlo I fu una prova di forza: egli irruppe improvvisamente in Parlamento con un gruppo di soldati per arestare i Jcader dell'opposizione. Questi ultimi, avvertiti in tempo, riuscirono a fuggire ma il tentativo del sovrano fu una prova evidente della sua intenzione di piegare la volontà del Parlamento anche a costo di volume l'immunità. A questo gesto seguirono proteste € manifestazioni conto il sovrano, che costrinsero questultimo alla fuga da Londra. Inizio la guerra civile, che fu uno scontro sia militare che propagandistico: da un lato il re, che reclutò un esercito per porre fine alle rivolte e riprendere il poter, e dall'altra il Parlamento © i suoi sostenitori. Le regioni del Nord e del Sud- Ovest del pacse si schierarono in maggioranza con il sovrano, mentre le regioni a Est e Sud-Est si schierarono in maggioranza con il Parlamento, A rimanere fedeli al re furono i grandi nobili e la piccola nobiltà rurale, mentre a sostenere il Parlamento furono le corporazioni artigianali e i ceti professionali. Vi furono, dunque, molti sconti miliari tra i due schieramenti Èl Parlamento organizzò un novo tipo di esercito, il New Model Army, guidato da Oliver Cromwell Esso era costituito sulla base dî una partecipazione volontaria ma retribuita ed era attraversato da un forte senso di corresponsabilità è di impegno in una missione ritenuta voluta da Dio. La ridotta 4 presenza nobiliare all'interno dei ranghi favori la promozione di piccoli proprietari artigiani a ruoli di comando. L'esercito regio venne sbaraglio e il re si arrese alle truppe scozzesi, che lo consegnarono a vittorioso schieramento parlamentare. Il panorama politico, tutavia, era assai diverso rispetto all'inzio della guerra civile: la scena politica non era più racchiusa né nella corte né in Parlamento e si andò affermando il ruolo dell'esercito come soggetto politico. Dato il crollo dell'autorità regia e di quella religiosa anglicana, iniziarono a formarsi dei gruppi radicali non conformist: tra i soldati e gli artigiani si iniziò a discutere liberamente della forma del governo politico, della natura dei rapporti tra Chiesa e Stato, delle radici e della legitimità dell'autorità. Sulla sorte dela Chiesa anglicana si confrontarono tre principali posizioni: vi erano coloro che sostennero la purificazione dei residui cattolici nella liturgia © difesero la struttura ecclesiastica (lungo linee elisabetiane), coloro che proposero un'omologazione della Chiesa anglicana al modello scozzese e coloro che sostenevano la necessità di lasciare spazio di autonomia alle libere assemblee di fedeli. Quest'ultima corrente di pensiero fu sostenuta da chi non sentiva rappresentato dalla Chiesa anglicana e auspicava la libertà di culto: questa posizione era quella dei separatist ovvero i gruppi non conformisti che si proclamarono autonomi dalla Chiesa anglicana. separatisti propugnirono atteggiamenti religiosi anietci rispetto alla visione tradizionale. Muovendo da posizioni separatiste si costituirono gruppi radicali che proposero non solo un'ampia tolleranza religiosa, ma anche l'elezione del Parlamento a suffragio universale maschile e la proclamazione della repubblica (sull'esempio delle Province Unite) IÌ più importante dî questi fù il gruppo dei levellers (ivllatori): essi proposero delle riforme economico-sociali € politiche per instaurare dei valori democratici, egualiari e antiutoritari. La difesa della sovranità popolare portò i livellatori a scontrarsi anche con il Parlamento, accusato di accentramento decisionale e di involuzione oligarchica. Essi furono perseguitati a causa delle loro idee democratiche e si rivolsero direttamente al popolo assumendo atteggiamenti di sfida nei confronti dell'ordine costituito, contrapponendo la gente e l'autorità parlamentare. Si affermò anche il gruppo radicale, detto deli indipendenti, che chiese lo scioglimento del Parlamento, la sua radicale riforma. Nel contesto di una crescente effervescenza popolare che vide la nascita d tutti questi gruppi, il Parlamento tentò di riconciliarsi con Carlo e l'esercito venne sciolto. Tale decisione provocò la reazione delle truppe, che vennero Sapri da Cronell (Gpparienene al gnpno degli inipndert) n una cre di rotte, Egli tte impiegare le propre forze per frenare la spinta democratica presente tra e truppe, favorita dal'nflanza dei soda velato. che Mvendietvano una sona di democrazie milre: egli combatterono contro il dispotismo e avanzarono proposte come il suffragio universale maschile per l'elezione dei rappresentanti, la sovranità del popolo, il mandato temporaneo e controllato dei rappresentanti, la limitazione dei poteri del re © l'abolizione della camera dei lord. Queste idee vennero raccolte in uno scritto chiamato Agreement of the people, che invocava un accordo tra l'esercito e il popolo per la riforma del sistema politico. Dall'idea di demoerazia nella Chiesa (per la libertà di culto e la tolleranza religiosa), si arrivò a un'idea generale di democrazia politica. La fuga di Cazlo I pose fine al dibattito © il Parlamento ristabili il controllo sull'esercio, sventando un tentativo di rivolta di livelatori, avviati verso il declino. Nel 1648, durante alcune insurezioni in favore dl re nel Galles e nel Sud-Est la Scozia invase l'Inghilterra, Alla ripresa del conflitto, una sorta di seconda guerra civile, l'esercito e il Parlamento giunsero a un accordo. Sconfitte le forze scozzesi, tuttavia, tomarono a riproporsi le divergenze politiche: l'esercito chiese che il re fosse processato, mentre il Parlamento cercò ancora una via di mediazione. Le richiese dell'esercito venne infine ascoltate e il sovrano venne decapitato nel 1649. Subito dopo la camera dei lord fu abolita e venne proclamato il Commowealt la repubblica. 15. Il Seicento fra crisi e trasformazioni Alla fine del XVI secolo, in Europa continentale il processo di espansione delle superfici coltivate, che aveva portato all'aumento demografico cinquecentesco, entrò in crisi: una serie di cattivi 2 istituzioni rappresentative produsse un'opposizione all'incremento dei poteri del monarca e il riconoscimento della necessità di un nuovo equilibrio tra i poteri per la salvaguardia dei diritti fondamentali dei sudditi. Prese forma una sorta di diarchia, un potere diviso tra il sovrano e il Parlamento, fino a giungere al riconoscimento della cent lamentare come cuore del potere legislativo. La repubblica delle Province Unite e quella inglese ebbero alcuni tratti in comune. In entrambe le repubbliche, a fianco dell'organo rappresentativo (Stati Generali © Parlamento) emerse un potere esecutivo fondato sulla forza militare. Nelle Province Unite la carica di statlder (la massima carica militare e politica) passò a Federico Enrico d'Orange (figlio di Guglielmo d'Orange), che tentò di rafforzare il proprio potere ma trovò l'opposizione degli Stati Generali. dissidi sfociarono in un conflitto: dopo che nel 1648 la monarchia spagnola riconobbe l'indipendenza delle Province Unite. gli Stati Provinciali della provincia d'Olanda sciolsero l'esercito e lo statolder Guglielmo Ii drange, succeduto al padre, sfruttò l'ostilità delle altre province nei confronti dell'egemonia olandese per invadere l'Olanda con il consenso degli Stati Generali. Egli procedette a epurare i reggenti delle città e i membri degli Stati Provinciali d'Olanda a lui avversi ma non riuscì a consolidare il suo potere in senso monarchico a causa della sua morte nel 1650. L'Olanda poté convocare un'assemblea di delegati delle varie province che decise di lasciare vacante la carica di statolder. Il olo chiave nella scena politica delle Province Unite fu rivestito dal gran pensionario Olanda, carica assunta da Johan de Witt Il periodo di egemonia politica di de Wit, nonostante l'assenza di uno statolder, non fu un periodo privo di confiti. La compresenza di due poteri che esprimevano due tendenze ideologiche e religiose differenti (protestanti moderati e calvinisti) due diversi interessi geografici (interessi olandesi © interessi delle altre province) e due diversi radicamenti sociali (reggenti cittadini avversi alla politica bellica degli Orange e nobiltà rurale insieme alla plebe urbana che invece li sostenevano) manifestò la forza del modello monarchico anche in un contesto repubblicano, che tuttavia riusci a garantire una partecipazione politica che una monarchia avrebbe impedito. In Inghilterra, nel 1653 venne sciolto il long Parliament per far posto al cosiddetto “Parlamento dei santi”, in cui vennero eletti molti esponenti del radicalismo religioso settario, benvisti dal gruppo dirigente stretto atorno a Cromwell. Quest'ultimo guidò la repressione di un'insurrezione cattolica e filomonarchica in Irlanda e si fece eleggere lord protettore della repubblica. Si formò, così, un equilibrio piuttosto precario tra il potere legislativo del nuovo Parlamento e quello esecutivo di Cromwell: il nuovo Parlamento, eletto su base censitaria ristretta, puntò a ridurre i poteri del lord protettore e quest'ultimo non esitò a scioglierlo. Nonostante fosse legata alla personalità carismatica di Cromwell, la carica di lord protettore mancava di una vera legittimità. Nel 1658 Oliver Cromwell morì e la carica di lord protettore passò al figlio Richard. Nel 1660 l'esercito reinsediò il long Parliament e aprì la strada alla restaurazione della monarchia inglese, sentita come più legittima. Nello stesso anno venne incoronato re Carlo II Stuart, che inaugurò un regime di compromesso: venne restaurata la monarchia e i suoi attributi e vennero reistituite la camera dei lord e la Chiesa anglicana ma sopravvissero anche alcune conquiste rivoluzionarie: il Parlamento venne riconosciuto come organo garante e di controllo e venne sancita la sua competenza in materia fiscale. Sul piano religioso venne promulgato 1” Atto di uniformiti”, che tentò di riportare omogeneità di culto entro la Chiesa anglicana, imponendo l'uso del Book of common prayer (pena l'esclusione dalla Chiesa anglicana). Venne emanato anche il cosiddetto Codice Clarendon, una serie di leggi che limitarono la libertà di culto per le sette più estremiste, considerate pericolose per il mantenimento dell'ordine. L'idea di una Chiesa anglicana che raccogliesse tutti sudditi, tuttavia, ramontò definitivamente. Come nelle Province Unite il sistema repubblicano come garanzia di partecipazione politica riusci a sopravvivere alle spinte autoritarie, così in Inghiltera, entro la cornice monarchica, cominciò a farsi lentamente strada un sistema di divisione dei poteri incardinato sula rappresentanza parlamentare. A partire dalla tregua durata dodici anni, firmata agli inizi del XVII secolo, nelle Province Unite si verificò una grande crescita economica che rese il paese la maggiore potenza maritima e commerciale europea. ll territorio delle Province Unite comprendeva i delta di tre importanti fiumi 4 dell'Europa nord-occidentale: la Schelda, la Mosa e il Reno. Questi corsi d'acqua rappresentarono (Sin dal medioevo) arterie di comunicazioni e di traffici di grande rilevanza fra i territori tedeschi, francesi e fiamminghi, il Mare del Nord e il Mar Baltico. La povertà del suolo contribuì a spingere gli abitanti alla pesca © ai commerci fluviali e marittimi. L'importanza del mare diede grande impulso allo sviluppo della cantieristica navale: la costruzione del primato delle Province Unite fu legata alla sua flotta. Grazie alle maestranze artigiane e alla disponibilità di legname a buon mercato proveniente dal Mar Baltico, i cantieri olandesi divennero i più all'avanguardia d'Europa. Nel Mar Baltico le Province Unite ebbero una vera e propria egemonia commerciale: verso quest'area venivano esportati pesce, vini, sale e prodotti coloniali e venivano importati legname e grano, che venivano a loro volta riesportati con cospicui guadagni verso le zone interne del continente. Questa operazione di riesportazione di quanto importato da altre zone, unita all'esportazione di manufatti e prodotti locali, fece la fortuna dei mercanti olandesi. Il mercato interno si caratterizzò per un alto livello di monetizzazione (i pagamenti in natura assunsero un ruolo marginale). Grazie alle importazioni di grano dal Mar Baltico, gli agricoltori delle Province Unite poterono dedicarsi alle colture specializzate. Il sistema finanziario e creditizio costituì un altro punto di forza del primato economico delle Province Unite: l'alta disponibilità di denaro mantenne basso il suo costo. Nacque la Borsa (quella di Amsterdam raggiunse una posizione di preminenza negli scambi commerciali intemazionali) e la Banca dei cambi. Anche in ambito manifatturiero si verificarono grandi progressi: ci fu un grande sviluppo alla produzione di tessuti di lana, prosperarono le manifatture seriche grazie alla materia prima importata dalla penisola italiana, i giacimenti di torba fornirono energia a basso costo a saline, saponifici, fabbriche di mattoni e di pipe, mentre segherie, oleifici e cartiere vennero alimentate dall'energia colica fornita da centinaia di mulini a vento (che diedero un'impronta inconfondibile al paesaggio). Grazie alle possibilità offerte dallo sviluppo commerciale dei piccoli centri urbani, le città dei Paesi Bassi settentrionali conobbero un notevole incremento demografico. L'aumento della popolazione fu anche il risultato di un notevole flusso migratorio: i protestanti dei Paesi Bassi meridionali (rimasti sotto il controllo spagnolo), puritani inglesi e ugonotti francesi in fuga dai loro paesi trovarono rifugio nelle Province Unite. Non fu solo un apporto di manodopera qualificata, ma anche di conoscenze tecniche, imprenditoriali, finanziarie e del XVI secolo le navi olandesi cominciarono a spingersi nel Mediterraneo per esportare in Italia il grano importato dalla Polonia. Nella prima metà del secolo successivo i mercanti delle Province Unite furono protagonisti di una rapida penetrazione economica in Medio Oriente, danneggiando gravemente il commercio dell'Italia centro-settentrionale. Tuttavia, la svolta nella storia mercantile delle Province Unite si ebbe con il commercio delle spezie orientali: alla fine del XVI secolo Filippo II tentò di escludere i gruppi mercantili olandesi (in quanto ribelli alla corona spagnola) dal commercio delle spezie che arrivavano grazie alle rotte commerciali portoghesi e, per questo motivo, le Province Unite promossero la creazione di un'unica compagnia per i commerci con l'Estremo Oriente. Dalla fusione di diversi gruppi commerciali, quindi, nacque la Compagnia delle Indie Orientali. Il governo concesse alla compagnia non solo il monopolio dei commerci delle Province Unite nell'area fra Africa e Asia, ma anche il privilegio di poter esercitare in quelle zone un'autorità politica e militare. Fu una novità significativa perché una società per azioni ottenne il potere di creare e amministrare insediamenti coloniali, di costituire una forza militare con cui tutelare i propri interessi © di stringere accordi con i principi dei territori in cui si insediava. Il successo della Compagnia delle Indie Orientali fu notevole. Una caratteristica di questa compagnia fù data dalla volontà di stabilire un saldo controllo sulla produzione e sul commercio delle spezie Nell'arcipelago indonesiano, dove sorsero i suoi principali insediamenti coloniali, venne imposta una specializzazione delle colture, che andò a penalizzare le popolazioni indigene ridotte in schiavitù per lavorare nelle coltivazioni che arricchivano gli azionisti. Nei confronti della concorrenza europea, la Compagnia delle Indie Orientali agì con estrema aggressività: grazie alla fondazione di basi commerciali e militari in oriente, la compagnia poté ricorrere alla forza per cercare di allontanare i competitori. La penetrazione commerciale olandese in Estremo Oriente 4% riprodusse i meccanismi di intermediazione commerciale già sperimentati con successo in Europa. Con la fine della tregua di dodici anni e la ripresa del conflitto, la Spagna riusci a rendere più efficace l'embargo economico e commerciale nei confronti delle Province Unite, causandone la mancanza di argento. Per risolvere altr problemi di approvvigionamento, il governo delle Province Unite isttuì la Compagnia delle Indie Occidentali, con lo scopo di condurre un'aggressiva politica di espansione commerciale e coloniale a danno della monarchia spagnola in Aftica e in America. La compagnia diede inizio ad una guerra di corsa contro i galeoni spagnoli e conquistò buona parte delle colonie portoghesi in Brasile e altri possedimenti portoghesi in Africa. Grazie a queste conquiste fu possibile realizzare un progetto di commercio triangolare che fece si che le navi non viaggiavano mai vuote: dai Paesi Bassi venivano trasportate le merci europee in Africa, dove si faceva il carico di schiavi che venivano portati in America, per poi tornare nei Pagsi Bassi con i prodotti delle colonie. Tuttavia, con il distacco del Portogallo dalla monarchia spagnola nel 164, la situazione si rovesciò: i portoghesi riuscirono a riconquistare tutte le colonie e la Compagnia delle Indie Occidentali entrò in un periodo di crisi che terminò con il suo scioglimento nel 1674. Alla base del successo economico delle Province Unite vi fu una società piuttosto diversa da quella dell'Europa del tempo, con un'aristocrazia locale che non costituiva il fulcro della vita sociale, ruolo esercitato invece dalle ricche borghesia cittadine in ascesa. Prevalevano rapporti sociali, giuridici ed economici fondati su una sorta di contrattualismo: predominava il metodo degli accordi tra soggetti ‘autonomi che riconoscono nell'altro una controparte di pari livello € non un subordinato. Nel corso del XVII secolo la società delle Province Unite appariva aperta e tollerante. Era guidata da una classe dirigente imperniata sulle comunità cittadine di mercanti, dalle cui fila provenivano gli amministratori locali e i deputati degli Stati Provinciali. Gelosa delle proprie tradizioni di autonomia (risalenti al medioevo), questa classe dirigente seppe contemperare particolarismi e privilegi con la necessaria apertura al mercato. Gli interessi commerciali, infatti, giocarono un ruolo fondamentale nelle scelte politiche e negli orientamenti ideali della repubblica. Ne è un simbolo l'opera Mare liberum seritta da Ugo Grozio nel 1609, in cui egli sostiene che la libertà di navigazione, di commercio e di pesca costituisce un dirito originario e naturale delle nazioni. Sostenere la libertà di navigazione e di commercio significava minacciare gli interessi coloniali spagnoli e ribadire i propri diritti nei confronti della vicina Inghilterra, con cui le Province Unite ebbero numerosi battibecchi sulle politiche commerciali. Ciononostante, gli inglesi guardarono alle Province Unite con un misto di gelosa ammirazione e di irritata invidia. William Temple, nell'opera Osservazioni sulle Province Unite, sostenne che il segreto della ricchezza olandese stava nella sobrietà e nell'ttitudine al risparmio. Bemard de Mandeville, invece, sostenne che, al contrario, l'opulenza olandese era data dal consumo (soprattutto quello di lusso). In entrambe lc tesi c'era dell vero: da una parte nelle Province Unite esisteva uno stile di semplicità e non ostentazione del potere e della ricchezza, dall'altra vi era un'ampia fascia sociale capace di sostenere acquisti di lusso. Nel XVII secolo, in Olanda, si verificò una grande esplosione della pittura, alimentata da una committenza socialmente diffusa. Oltre alla pittura, si diffusero anche la scienza e le conoscenze tecniche: alle innovazioni degli strumenti si aggiunse lo sviluppo scientifico promosso nelle università. L'apertura alla cultura internazionale fu favorita dal ruolo delle Province Unite come centro dî diffusione della cultura e delle notizie su scala continentale e mondiale. L'industria della stampa fù fiorente in Olanda, che rappresentava il più importante mercato librario europeo del tempo. Inoltre si pubblicava una notevole quantità di opuscoli e gazzette (gli antenati dei giornali), che godevano di enorme risonanza. Le Province Unite furono la culla del giusnaturalismo moderno, che si distingue dalla tradizionale lettura del diritto naturale in quanto offre una nuova visione della natura, non intesa più in senso tomistico come catena dei gradi della perfezione, ma come natura- ragione. Il giusnaturalismo moderno nacque con Ugo Grozio e la sua opera Diritto della guerra e della pace del 1625, in cui l'autore sostiene l'esistenza di alcuni diritti naturali innati, antecedenti alle leggi dell'uomo, e gli individui formano lo stato mediante un contratto. Nel 7rattato teologico- politico del 1670, Baruch Spinoza, altro giusnaturalista, sostiene lidentificazione della religione con la legge naturale della libertà e della giustizia, che garantisce la libertà di coscienza e i diritti a govemo a dei favoriti, mentre cresceva la popolarità di Giovanni d'Austria (figlio illegittimo di Filippo IV), che godeva del prestigio di essere riuscito a riconquistare Napoli nel 1648. Luigi XIV approfittò di questo stato di debolezza interna della monarchia spagnola per dare il via alla cosiddetta “guerra di devoluzione”: la Francia tento di occupare i Paesi Bassi spagnoli, appartenent alla monarchia cattolica, con la giustificazione che gli Asburgo non avevano versato la dote di Maria Teresa d'Austria e che nei Paesi Bassi vigeva una norma (dirito di devoluzione) che riservava la successione dei beni dei genitori solo ai figli di primo letto (Maria Teresa d'Austria era figlia di primo letto, mentre Carlo Il era figlio di secondo letto). Le Province Uni però, non poterono accettare un'espansione francese i loro coni con Inghilterra e Svezia, costringendo Luigi XIV a firmare la pace di Aquisgrana nel 1668, con cui rinunciò alle sue pretese sulle Province Unite în cambio di alcuni territori delle Fiandre. L'espansionismo francese diede vita a un meccanismo di reazione internazionale simile a quello scatenato nei secoli precedenti dagli Asburgo. A causa dei dissidi in materia commerciale, la Francia tomò a minacciare militarmente le Province Unite: l'esercito francese tentò di invadere il paese, che si salvò solo ricorrendo alla rottura delle dighe e all'allagamento di ampie aree per impedire il passaggio delle truppe nemiche. Nel 1678 venne firmata la pace di Nimega, grazie alla quale le Province Unite conservarono la propria indipendenza, mentre la monarchia spagnola dovette cedere a Luigi XIV alcune città lungo il confine con i Paesi Bassi spagnoli. Tuttavia le mire espansionistiche di Luigi XIV si spinsero oltre: il sovrano, giovandosi delle sentenze delle “camere di riunione” (appositi tribunali creati per rivendicare diritti della corona francese), attuò una serie di annessioni dei territori confinanti sfruttando la debolezza dell'impero, minacciato dagli che arrivarono molto vicini alla capitale dell'impero, Vienna. Luigi XIV fe la costrinse a dichiararsi neutrale e 2 interrompere il sostegno finanziario alla monarchia spagnola. Nel 1685 si formò la Lega di Augusta, un'alleanza antifrancese formata dall'impero, la Spagna, alcuni principi tedeschi, la Svezia, le Province Unite, l'Inghiltera e il Ducato di Savoia. La guerra che si scatenò si concluse nel 1697 con la pace di Ryswick, con la quale la Francia fu obbligata a cedere i territori annessi sfruttando le camere di riunione ma riuscì a mantenere Strasburgo. Il meccanismo di reazione internazionale all'espansionismo francese si ripeté nel 1700, quando scoppiò la guerra di successione spagnola: Carlo Il mori senza eredi e il re di Francia riuscì a insediare sul trono di Spagna suo nipote Filippo V. Iniziò anche in Spagna il governo della dinastia Borbone. I costi della politica di potenza di Luigi XIV e delle sue guerre imposero un enorme sforzo economico alla Francia. Il sovrano affidò al ministro delle finanze, Jean-Baptiste Colbert, il compito di razionalizzare e di riorganizzare il sistema finanziario e tributario del regno. Non si trattò solo di ridurre l'enorme debito pubblico ma anche di aumentare il prelievo fiscale. Colbert non poté fare a meno del sistema degli appalti delle imposte, aumentando la pressione fiscale soprattutto sui contadini (clero e nobiltà conservarono le loro esenzioni). Le guerre volute dal re aumentarono in maniera massiccia le spese, rendendo sempre più difficile la situazione delle finanze statali francesi. In ambito economico Colbert mise in pratica una politica mercantilistica (definita come colbertismo) basata sulla concessione di monopoli con cui creare e rafforzare settori strategici. Secondo il ministro, la potenza di una nazione dipende dalla sua ricchezza monetaria e questa si raggiunge tassando le merci provenienti dall'estero, in modo da scoraggiare l'importazione di costosi prodotti lavorati e privilegiando, invece, grazie a una riduzione dei dazi doganali, l'importazione di materie prime con cui produrre prodotti da esportare, ottenendo metalli preziosi. Il principale obiettivo di Colbert fu il raggiungimento dell'autosufficienza economica, tentando di scardinare l'egemonia che le Province Unite esercitavano negli scambi internazionali. Colbert promosse l'adozione di tariffe doganali per alzare il prezzo delle merci importate, e per aumentare le entrate delle casse regie. Nel settore manifatturiero, Colbert accompagnò le misure protezionistiche con l'istituzione di manifatture regie che, oltre a servire i bisogno della corte © degli apparati pubblici, consentivano di evitare acquisti all'estero. Un altro obiettivo fu quello di portare la produzione manifatturiera francese a livelli di eccellenza in Europa: vennero redatti dei regolamenti per disciplinare la produzione e garantire la qualità dei prodotti ma i risultati ottenuti non furono so quelli sperati. Molte manifatture subirono un rapido declino, mentre altre ebbero gravi difficoltà. Colbert promosse lo sviluppo del settore navale, mercantile militare e la creazione di compagnie commerciali. Venne creata una marina in grado di competere con quella olandese e quella inglese per portare la Francia a un primato nei traffici intenazionali. Nacquero la Compagnia delle Indie Oriemali, con il monopolio del commercio nelle zone a Est del Capo di Buona Speranza, e la Compagnia dlle Indie Occidentali, con il monopolio del commercio in Canada, nelle Antille, in America meridionale © in Africa occidentale, Anche le compagnie fancesi ottennero il dito di concludere accordi diplomatici e di svolgere azioni militari ma si differenziarono dalle altre compagnie europee perl fatto che erano direttamente controllate dalla corona (il sovrano, i membri della famiglia real, i ministri gli aristocratici erano tra i maggiori azionisti) Luigi XIV propagandò, anche per mezzo di artisti, scultori e intellettuali al suo servizio, la sua immagini di re guerrieri circonfuso da un'aura di vitoria. Alla costruzione della sua immagine di Re Sole, soprannome derivato dal fatto che era considerato il centro della monarchia attorno al quale ruotavano tutti gli alti, contribuî anche la sua politica religiosa, volta a restaurare una completa identificazione tra potere politico € poere religioso (rendendo il sovrano anche il capo dlla Chiesa gallicana), La riscoperta dlla tradizione sacra dei sovrani di Francia riffermando i loro poteri taumaturgici, significò restituire al trono una fonte di legittimazione di grande importanza. Luigi XIV si mostrò intenzionato a non accettare alcuna subordinazione al papato riguardo le questioni delle istituzioni ecclesiastiche francesi, causando duri contrasti con il papa. Il re convocò un sinodo gallicano che approvò la Dichiarazione dei quattro articoli, che stabiliva che il sovrano i suoi funzionari non erano soggetti all'autorità del papa nelle questioni temporali, che le decisioni dei concili erano superiori ala volontà del papa (come affermò anche il concilio di Costanza nel 1414), che il papa doveva rispettare le libertà gallicane (secondo cui la Chiesa cattolica in Francia era indipendente dal papato) e che le decisioni del papa dovevano ottenere l'approvazione di tutta la Chiesa per poter essere valide. La conflittualità tra Luigi XIV e il papa Innocenzo XI riguardò anche la contesa delle immunità giurisdizionali dei diplomatici francesi a Roma. Questi contrasti portarono il papa a scomunicare Luigi XIV ma nel 1692 venne raggiunto un compromesso trail re di Francia e il nuovo papa Innocenzo XII senza che il primo rinunciasse a tutte le sue pretese. L'importanza della questione religiosa pe il sovrano si manifestò con una politica antiproestante: i sovrano iniziò a perseguitare gli ugonotti con una serie di soprusi, come lesclustone dagli uffici pubblici e l'alloggiamento forzato delle ruppe nelle case dei sudditi di fede non cattolica, per costringeri a riconvertsi al cattolicesimo. Infine, nel 1685, venne revocato leditto di Nantes (promulgato da Enrico IV nel 1598 al termine delle guerre di religione), che riconosceva agli ugonotti libertà i culto. Questo provvedimento causò l'esilio di moltissimi ugonotti verso l'Olanda, sottraendo alla Francia un cospicuo numero di artigiani è professionisti che portarono via con sé la loro capacità professionale e creativa, appesantendo ulteriormente la situazione economica del regno. Venne portata avanti anche la lotta a una corrente religiosa intema alla Chiesa gallicana, il giansenismo (derivante dalle idee di Comelio Giansenio). Questa dotrina predicava il ritomo a una spiritualità personale e intima, antigerarchica © nutrita dalla lettura diretta dei testi sai. Pur rimanendo all'interno della fede cattolica, i giansenisti auspicavano un rinnovamento interiore per un ritorno ai valori del cristianesimo delle origini e proponendo una riforma della Chiesa in senso coneiliarista. Luigi XIV si occupò di combattere la diffusione di queste idee: successivamente il giansenismo venne condannato come movimento eretico. Luigi XIV si occupò di eliminare i poteri che minacciarono l'autorità sovrana: il ritorno al governo diretto del re comportò la fine delle pretese di compartecipazione al potere da pate di cortigiani, che vennero integrati in maniera diversa con a concessione di cariche militari e amministrative. Per volere del re venne edificata la re che divenne un polo di attrazione per tuttii nobili, sia per cercare di entrare nelle grazie del sovrano che per influire sui processi decisionali. Luigi XIV riuscì a ottenere il consenso dei nobili cercando di dosare le varie concessioni in maniera equilibrata ira le varie fazioni. Inoltre egli ricompensò con titoli nobiliari le famiglie borghesi dedite da generazioni al servizio dlla corona, più affidabili rispetto ai clienti di si un grande nobile. Lo stesso atteggiamento fù riservato aî territori che mantennero la loro autonomia e al Parlement di Parigi: anziché annullare le autonomie e sottomettere i territori a nuovi regimi fiscali, Luigi XIV cercò di garantire i privilegi locali e di contrattare di volta in volta le nuove imposizioni fiscali; egli privò il Parlement di Parigi del diritto di rifiutare la registrazione degli editti regi ma, a parte questo, adottò una strategia di mediazione. Tuttavia, in presenza di atti di insubordinazione, non esitò a prendere provvedimenti molto severi. Il modello di monarchia realizzato in Francia dal Re Sole venne imitato da altri sovrani, in particolare i monarchi di Prussia e Russia. Il Ducato di Prussia sorse nel 1525 dalla laicizzazione dei domini dell'Ordine dei cavaliori teutonici da parte del gran maestro Alberto di Hohenzollem, che aderi alla riforma protestante. Sotto la dinastia degli Hohenzollern, il ducato era formato da due territori distinti e non contigui, Nel XVII secolo il duca Federico Guglielmo intraprese una strada simile a quella della Francia: egli riformò l'esercito permanente coinvolgendo gli junter (i nobili terrier) nell'esercizio delle armi e nel rafforzamento degli apparati statali. La stessa tendenza si verificò sotto il regno del figlio Federico, che nel 1701 ottenne il titolo di re di Prussia dall'imperatore. In Russia, dopo le rivolte (come quella dei cosacchi del Volga) e da guerre civili legate a contese dinastiche, seguì una fase di rafforzamento dell'autorità sovrana intrapresa dallo zar Pietro I (detto il Grande) della dinastia dei Romanov. Dopo aver visitato la Francia, egli si sforzò di applicare gli strumenti della monarchia francese alla realtà russa. Vennero, quindi, rafforzati l'esercito e la marina. Sul piano interno lo zar cercò di coinvolgere l'aristocrazia nell'esercizio delle armi e nell'apparato statale, rafforzato e reso più efficiente. Lo zar cercò anche di controllare la Chiesa ortodossa, allontanando e perseguitando i religiosi che non si sottomisero all'autorità del monarca. 18. La seconda rivoluzione inglese e l'affermazione della potenza britannica A partire dalla seconda metà del XVII secolo, in Inghiltera, si manifestarono nuovi contrasti tra il sovrano, Carlo Il e il Parlamento. AI centro delle tensioni vi sono ancora una volta dei motivi religiosi e politici. Nel 1670 il re stipulò con Luigi XIV re di Francia un trattato segreto che prevedeva il ritomo dell'Inghilterra al cattolicesimo. Inoltre, Carlo Il sposò una principessa portoghese di fede cattolica c il fratello Giacomo duca di York, l'erede al trono più probabile perché il sovrano non aveva figli, si convert al cattolicesimo. Nel 1672 il Parlamento cominciò a mostrare i primi segni di scarso appoggio alla politica del re, quando l'Inghilterra dichiarò guerra alle Province Unite a seguito degli accordi con la Francia. Il sovrano emanò la Dichiarazione di indulgenza, con cui eliminò ogni contenuto penale dalla legislazione religiosa, permettendo ai cattolici (ma anche alle sette protestanti non conformiste) di praticare privatamente il loro culto. Questo provvedimento, tuttavia, dovette essere revocato su pressione dell'opposizione parlamentare. Il Parlamento approvò il Test aer, una legge che escluse i cattolici da tutte le cariche civili e militari Unraltra legge approvata dall'opposizione parlamentare, inoltre, tolse ai cattolici la possibilità di sedere in Parlamento. La paura per una restaurazione del cattolicesimo in Inghilterra produsse un'accentuazione delle tensioni: venne scoperta una presunta congiura papista per assassinare il sovrano e assicurare l'ascesa al trono del fratello, che fu abilmente sfruttata per accrescere l'odio nei confronti dei cattolici da parte dei whigs (termine che originariamente indicava i presbiteriano scozzesi che si opponevano agli Stuart © successivamente usato per definire i progressisti di fede puritana che si opponevano al governo di Carlo II, che poté contare sui rories, ovvero i conservatori di fede cattolica). A fronte della repressione delle forme di dissenso religioso e delle pratiche di culto non conformiste, il Parlamento chiese il rispetto delle libertà personali e approvò una legge che vietò l'aresto arbitrario dei sudditi inglesi, garantendo loro il diritto ad un regolare processo, Nel 1683 venne scoperta un'altra congiura, stavolta orchestrata dai whigs, per assassinare Carl Il è suo fratello: questa scoperta offrì il pretesto per attuare una dura repressione nei confronti degli oppositori della politica del re. Nel 1685 salì sul trono l fratello di Carlo II, Giacomo IL Egli violò s all'interno dell'associazione e a cui si accede per diversi gradi di iniziazione, il cui percorso era riservato a pochi. La massoneria ebbe larghissima diffusione nel corso del XVIII secolo: si aprirono logge massoniche nelle principali cità europee e nelle colonie americane. Potevano far parte di una loggia uomini di diversa estrazione, sia nobili che non, liberi professionisti, funzionari statali ed ecclesiastici. A causa della mancanza di libertà di stampa e di associazione, la sua attività si svolse in maniera nascosta: la massoneria venne a volte repressa, più spesso tollerata e in alcuni casi anche sfruttata dalle autorità per creare consenso a politiche di riforma degli assetti politico-sociali. 19. Il gioco delle dinastie: i nuovi assetti politici europei nella prima metà del Settecento Il XVII secolo si aprì con una lunga serie di confliti bellici, aventi come scopo non più l'annientamento del nemico ma il mantenimento dell'equilibrio fra le diverse potenze. Ogni volta che una di esse tentò di accrescere il proprio potere, le alte intervennero per ridimensionarla e salvaguardare i propri interessi. Le guerre settecentesche risentirono sempre meno di motivazioni religiose e servirono sempre di più a difendere © stabilire interessi territoriali © dinstii insabilità politica della prima metà del secolo fu data da tre motivi: la preponderanza francese (ostituitasi al'egemonia continentale della Spagna, che subi un deelino sociale e morale nella seconda metà del XVII secolo, in seguito alla pace dei Pirenei c all'ascesa al trono di un sovrano debole senza eredi come Carlo Il d'Asburgo), l'ascesa di nuove aggressive potenze (inghilterra, le Province Unite, la Russi, la Svezia e la Prussia) eil temativo dei sovrani di imporre un governo di stampo assolutistico (che implicava la violazione dei tradizionali limiti e privilegi) nonostante la dubbia legittimità dinastica, scatenando le resistenze dei poteri teritoriali. Giovandosi della teorizzazione assolutistica © del principio di legittimità dinastica, i sovrani si. sentirono maggiormente in grado, rispetto al passato, di intervenire sui propri complessi dinastci e di modificare le istituzioni. Questi tentativi, tuttavia, scatenarono l'opposizione dei corpi territoriali, avvezzi a vedere rispettate le proprie prerogative. Non si trattò solo di un'avversione alle novità (nonostante fosse presente nella cultura del tempo); lentamente si fece strada l'idea di un nuovo tipo di legittimità, non meramente dinastica, ma protonazionale (l'idea che un sovrano, anche se nato in territori estranei al suo regno, dovesse rispettare i costumi e le usanze dl suo popolo). Alla fine del XVII secolo, Caro Il re di Spagna era priv di credi. Le potenze curopee tentarono di accordarsi per una possible spartizione della monarchia spagnola (con tutt i territori annessì) ma riuscirono a trovare un accordo. Luigi XIV riuscì a far designare suo nipote come successore al trono. Il nuovo sovrano di Spagna, Filippo V, sai l trono nel 1700 con la clausola di mon riunire i due regni e i Borbone realizzarono un asse fanco-spagnolo che minacciava di sottomettere l'intera uropa. L'imperatore Leopoldo I, intenzionato a rivendicare la corona spagnola in virtà dei legami familiari con il ramo spagnolo degli Asburgo, convinse le Province Unit, l'Inghilterra, la Prussia, i Portogallo, il Ducato di Savoia e vari principi tedeschi a formare la Grande coalizione dell'Aja, un'alleanza antiborbonica contraria all'insediamento di Filippo V sul trono di Spagna. Le operazioni tailtari volsero a favore della coalizione. In Spagna scoppiò una rivolta in Catalogna: la popolazione si rifiutò di riconoscere Filippo V come sovrano, indicando come legitimo successore Carlo VI, figlio dell'imperatore. Nel 1705 divenne imperatore lato figlio di Leopoldo I, Giuseppe I. In Italia gli austriaci riuscirono a strappare Milano, Napoli e la Sardegna ai franco-spagnoli, mentre gli inglesi occuparono Gibilterra l'isola di Minorca. La guerra sembrò destinata ad essere pers dai Borbone ma la mort di Giuseppe I, nel 1711, fece sì che venne eletto imperatore Carlo VI, che la coalizione voleva insediare sul trono spagnolo. Tuttavia, le potenze alleate contro i Borbone non vollero più continuare a sostenere l'ascesa al trono di Carlo VI per non favorire il riformarsi di un potere troppo potente come fù quello di Carlo V nel XVI secolo. Le potenze alleate, dunque, conclusero con i Borbone il trattato di Utreche l'impero e la Spagna. poi, imarono il trattato di Rastadt. Questi tratti ridisegnarono la carta europea: la Spagna (con le colonie ss americane) venne assegnata a Filippo Vi l'Inghilterra ottenne Gibilterra e Minorca (importanti piazzeforti commerciali per la penetrazione nel Mediterraneo), importanti territori in America settentrionale e l'appalto esclusivo del commercio degli schiavi nelle colonie spagnole: ai domini imperiali si aggiunsero i Paesi Bassi meridionali, il Regno di Napoli, il Regno di Sardegna e Milano (al quale si aggiunse il Ducato di Mantova); ai Savoia andarono alcuni territori dello stato di Milano, ridimensionato, e il Regno di Sicilia (che permise alla dinastia di fregiarsi del titolo di re) Questi trattati segnarono la fine dell'egemonia spagnola în Italia e l'inizio della presenza austriaca. Si trattò di una scolta radicale che divise profondamente le aristocrazie e i ceti dirigenti della penisola italiana: la lealtà verso gli spagnoli andò in contrasto con la fedeltà agli Asburgo, dati che la dinastia legittima di Spagna era quella dei Borbone, acerrimi nemici della dinastia austriaca. Nel 1717 Filippo V lanciò un progetto di riconquista dei territori italiani perduti: la Spagna occupò la Sardegna e la Sicilia ma le potenze che sconfissero i Borbone nel precedente conflitto tornarono a schierarsi contro la monarchia spagnola. Filippo V dovette firmare la pace dell'Aja nel 1720: essa ribadì i precedenti accordi, futta eccezione per la Sicilia, assegnata all'imperatore a causa dell'incapacità dimostrata dai Savoia di difenderla, ai quali venne ceduta, in cambio, la Sardegna più vicina al Piemonte e maggiormente controllabile). La rivolta in Catalogna durante gli anni della guerra di successione spagnola, mostrò come a radicali contrapposizioni dinastiche, che mettevano in gioco la lealtà dei sudt, si aprivano nuove possibilità alla resistenza dei corpi territoriali tradizionali. La riconquista in armi dei teritori persi, rese possibile una riconfigurazione dei loro assetti giuridici e la riorganizzazione politica e amministrativa. Uno Stato conquistato con le armi consentiva al principe, almeno in linea teorica, una maggiore libertà di intervento: il diritto di conquista, di cui i sovrani si avvalevano per legittimare i propri atti, li esimeva dal dovere di rispettare le autonomie e i privilegi concessi dai suoi predecessori. Tuto il sistema delle immunità e dei monopoli poteva essere rivisto, e insieme ad esso anche la scala degli onori nobiliari, grazie ai vuoti lasciati dai membri dei gruppi dirigenti che si rifiutarono di giurare fedeltà al nuovo sovrano. In Spagna Filippo V decise di avviare un processo di riorganizzazione amministrativa che ebbe come scopo l'unificazione giuridica e amministrativa delle corone di Castiglia e Aragona. Venne varata, quindi, una serie di riforme amministrative che tesero a fare della Spagna un regno più unito, annullando o riducendo il grado di autonomia dei singoli regni. Prese avvio un processo di differenziazione politica delle classi dirigenti spagnole: le lites castigliane sostennero l'idea di uno stato centralizzato, mentre i gruppi dirigenti provinciali si orientarono verso la tutela delle autonomie locali. In Inghilterra, con l'ascesa sul trono della regina Anna Stuart, venne avviato il processo dî integrazione di Scozia e Inghilterra, unificando i due regni in uno solo, chiamato Gran Bretagna. Tale unificazione fu più che altro un'annessione della Scozia, che perse la tradizionale autonomia giuridica e amministrativa (compreso il Parlamento scozzese). Una parte dell'alta nobiltà scozzese poté entrare nel Parlamento britannico, mentre una parte degli scozzesi trovò inaccettabile questo att: la Scozia si ribellò due volte nel giro di trent'anni (1714 e 1745), rivendicando la legitimità del regno degli Stuart dopo l'ascesa degli Hannover in Inghilterra. Anche in Irlanda si verificarono delle ribellioni contro un sovrano tedesco che non parlava inglese ed esaltava un principio dinastico completamente svincolato da logiche di identificazione nazionale Queste rivolte finirono per nutrire, sia nell'immaginario collettivo che nella coscienza dei due popoli, l'idea di un'identità separata rispetto a quella inglese (nel XIX secolo in Irlanda nacque il movimento indipendentista). La lotta per l'egemonia riguardò anche il controllo del Mar baltico, importante snodo dei traffici commerciali via mare dell'Europa nord-orientale. In seguito alla prima guerra del Nord nel 1655, l'egemonia all'intemno dell'arca fu assunta dal Regno di Svezia, sotto la dinastia Vasa. Per opporsi all'egemonia svedese, Pietro I (detto il Grande) zar di Russia, su alleò con Danimarca e Polonia per contrastare la Svezia, approfittando dei suoi problemi intemi legati alla giovane età del sovrano Carlo XII e dei contrasti tra corona e nobiltà. La Svezia, con il sostegno delle Province Unite e dell'Inghilterra, costrinse la Danimarca alla pace e invase la Polonia: il sovrano Augusto Il fu deposto e venne insediato al trono un monarca filosvedese, Stanislao Leszezyiski. L'espansionismo 56 svedese, tuttavia, venne fermato dalla potenza militare russa, aiutata dal rigido inverno. L'esercito russo riuscì a penetrare nell'arca del Baltico e la seconda guerra del Nord terminò con la pace di Nystadt: la Svezia dovette cedere i suoi possedimenti in Germania alla Prussia e alla Danimarca e riconoscere la conquiste territoriali russe, mentre in Polonia venne restaurato il regno di Augusto IL La Russia entrò a far pate a pieno titolo delle grandi potenze europee, mentre la Svezia vide svanire il suo controllo del Baltico e la sua egemonia nell'area. A causa dell'instabilità creatasi dopo la guerra, scoppiò la guerra di successione polacca: alla morte di Augusto II, Stanislao Leszezyiski rivendicò il trono, appoggiato dalla nobiltà polacca e dalla Francia (sua figlia era la moglie del sovrano francese Luigi XV), ma dovette scontrarsi con le pretese di successione di Augusto Il, figlio del defunto sovrano, sostenuto dall'impero e dalla Russia. Quest'ultima invase la Polonia e i Borbone (sia francesi che spagnoli) dichiararono guerra agli Asburgo. La Francia occupò la Lorena e Milano, mentre la Spagna invase la Sicilia e Napoli. Nel 1738 venne firmata la pace di Vienna, che stabili una significativa variazione della mappa politica europea: il trono polacco venne attribuito ad Augusto III, mentre a Stanislao Leszezyiski venne riconosciuto il Ducato di Lorena, con la clausola che alla sua morte il territorio sarebbe passato alla corona francese; Francesco I, marito di Maria Teresa d'Austria (figlia dell'imperatore Carlo VI), ottenne il Granducato di Toscana (dove si estinse la dinastia dei Medici) come contraccambio per essere stato spodestato dal Ducato di Lorena; il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia passarono in mano a Carlo III di Borbone, succeduto al padre Filippo V in Spagna; il Ducato di Parma e Piacenza, dopo l'estinzione della famiglia Farnese, venne attribuito all'imperatore, che conservò lo Stato di Milano. Gli equilibri politici continentali sanciti dalla pace di Vienna non durarono a lungo. Dopo soli due anni scoppiò la guerra di successione austriaca, in seguito alla morte senza eredi dell'imperatore Carlo VI. Egli designò Francesco | a succedergli al trono emanando la Prammatica sanzione, un editto la cui legittimità venne subito messa in discussione. Esso andò a modificare la legge successione privilegiando la discendenza diretta, anche se femminile: in tal modo una fi femmina poteva succedere, in mancanza di eredi maschi, al posto del fratello del sovrano. Sali al soglio imperiale il marito della figlia Maria Teresa d'Austria, Francesco I, e fu estromesso Carlo Alberto duca di Baviera, marito della figlia del fratello del defunto imperatore. Questi ultimi avanzarono le loro pretese sui territori austriaci con l'appoggio di Francia, Spagna, Prussia e Sardegna, L'offensiva prussiana nei territori asburgici portò all'occupazione della Slesia, mentre le truppe francesi e bavaresi invasero la Boemia. Maria Teresa d'Austria trattò la pace con Federico Il re di Prussia, a cui cedette la Slesia, e riuscì ad attirare dalla propria parte la Gran Bretagna, le Province Unite e il Regno di Sardegna grazie ad unabile politica diplomatica. Forte di queste nuove alleanze e della sostanziale tenuta dei suoì domini austriaci e ungheresi, Maria Teresa d'Austria attuò una serie di campagne militare coronate da successi in Germania e nei Paesi Bassi meridionali. In Italia, il Regno di Sardegna dovette fronteggiare l'attacco della Francia e la repubblica di Genova, alleata con i francesi, venne occupata militarmente dalle truppe austriache. Questa invasione, tuttavia, produsse una grande rivolta da parte della popolazione, che cercò di resistere al processo di aggregazione e disgregazione territoriale causato dall'alta instabilità politico» diplomatica e riuscì a scacciare gli austriaci. L'instabilità fu la diretta conseguenza dei tentativi di ricerca dell'equilibrio a cui aspirarono le principali potenze europee e che consisteva nell'sigenza di bilanciare e controbilanciare continuamente le forze dei contendenti, in modo da evitare che una singola potenza prendesse il sopravvento sul continente. La pace di Aquisgrana nel 1748 sancì la conquista pusina dll Sia, ssgnò Ducato di Pama e Piacenza al congenito i Filippo V, sanci una piccola espansione del Regno di Sardegna e riconobbe la successione di Maria Teresa d'Austria ai domini asburgici e lelezione del marito Francesco | al soglio imperiale. La rivolta genovese mostrò come le logiche dinastiche fossero contrastanti con l'identficazione delle popolazioni in istituzioni territoriali e poteri tradizionali. Esse finirono per innescare processi che attivarono una sorta di consapevolezza diffusa della diversità territoriale, processi che alla lunga costituirono fattori decisivi nella formazione della coscienza nazionale. s agricole, crebbe anche il fabbisogno di manodopera servile. Il commercio di schiavi neri, che nacque nel XVI secolo e crebbe notevolmente nel XVII secolo, nel XVIII secolo rappresentò una delle direttrici dei commerci triangolari fra Europa, Africa e America. L'abolizione della tratta dei neri nelle colonie britanniche arrivò solo nel 1808 e, nel resto d'Europa, durante il XIX secolo. Tra XVII e XVIII secolo i rapporti economici delle compagnie commerciali europee con i mercati asiatici conobbero alcuni cambiamenti. Sì ridusse il valore delle importazioni di spezie e aumentò quello dei manufatti (soprattutto tessili). La Compagnia delle Indie Orientali inglese riuscì a battere la concorrenza degli olandesi e a mettere le mani per primi sulla produzione di cotone del Bengala (regione dell'India situata a Nord-Est). Gli inglesi si rivelarono più abili nel costruire rapporti proficui con i mediatori locali. Per evitare la continua uscita di metalli preziosi verso l'Asia, le compagnie europee ricorsero sempre di più ai commerci triangolari. Un ruolo fondamentale fu giocato dal tè cinese, un prodotto che i mercanti britannici introdussero in Europa e che riscosse grande successo nel XVIII secolo. Per poterlo acquistare dalla Cina, dove l'unica moneta di scambio accettata era l'argento, la Compagnia delle Indie Orientali britannica cominciò a pagare il tè con il contrabbando dell'oppio. In tal modo la compagnia riuscì ad assumere il controllo del redditizio commercio del tè dalla Cina. In India la compagnia penetrò nella vita politica per tutelare meglio i propri interessi economici e per contrastare la nascente concorrenza della Compagnia delle Indie Orientali francese (direttamente dipendente dalla corona di Francia, a difTerenza delle altre che erano società indipendenti di mercanti), che stabili una base commerciale nel paese. Nel 1744 la rivalità economica tra Francia e Inghilterra si trasformò in scontro aperto nel quale furono coinvolti anche i principi indiani: mentre in Europa si combatteva la guerra di successione austriaca, il conflitto in India prosegui anche dopo la pace siglata nel vecchio continente. L'India fu un altro scenario bellico in cui, durante la guerra dei sette anni, si scontrarono le due potenze. Il trattato di pace stabili la definitiva affermazione dell'semonia britannica in India e da quel momento la Compagnia delle Indie Orientali britannica assunse l'amministrazione del territorio del Bengala e divenne padrona dell'economia. La compagnia francese, invece, subì un declino che terminò nel 1790 con la sua soppressione. Grazie al controllo economico e politico del territorio, l'Inghilterra poté fare a meno di pagare î prodotti indiani con l'argento: essi cominciarono ad essere scambiati con merci europee a prezzi fissati dalla compagnia commerciale, che divenne erogatrice di servizi ai principi indiani (come le forniture di soldati e prestiti in denaro) fino ad assumere il controllo della riscossione delle imposte e dell'amministrazione delle finanze locali. Gli operai tessili e i produttori di seta grezza sì videro costretti per legge a fornire alla compagnia gran parte della loro produzione a prezzi da essa stabiliti. | mercanti indiani, che fino a quel momento avevano svolto una proficua intermediazione con gli europei, vennero sostituiti da funzionari inglesi. Questo fu il primo passo verso la nascita del sistema coloniale britannico in India. Nella seconda metà del secolo, la madrepatria pose un governatore a capo della colonia e, dopo un ulteriore conflitto con la Francia, i territori direttamente controllati dalla compagnia aumentarono. A quel punto il monopolio esercitato dalla compagnia suscitò forti discussioni in Inghilterra: nel 1784 il Parlamento decise di porre le attività della compagnia sotto il controllo politico, finanziario e militare della madrepatria e nel 1813 di abolime il monopolio del commercio con l'India. Nel corso del XVIII secolo il Mediterraneo cessò di essere l'area degli scambi commerciali più intensi e profittevoli. 1 traffi tlantico divennero i più importanti e sulle rotte che collegano Europa, Asia, America e Africa comparvero nuove mercanzie di cui i paesi del Mediterraneo erano semplici acquirenti. Anche le realtà che fino al XVII secolo furono all'avanguardia nella produzione manifatturiera e nei commerci intemazionali (come l'Italia centro-settentrionale e la penisola iberica) videro declinare le proprie attività economiche e persero il controllo della commercializzazione dei loro prodotti. Nel XVIII secolo le Motte olandese, inglese e francese dominarono gli scambi nel bacino del Mediterraneo con la vendita di prodotti coloniali e europei, aumentando le esportazioni di uva passa. frutta secca, vino e olio da parte dei paesi mediterranei. Nonostante la crescita degli scambi a lungo raggio, mantennero una certa floridezza anche le correnti di traffico a breve distanza L'Italia meridionale dovette subire la penetrazione economica 60 britannica. In Ialia settentrionale, invece, aumentò l'esportazione di seta greggia e fil di seta per le manifatture della Francia, della Germania meridionale e dell'Inghilterra. Dalla fine del XVII secolo, inoltre, si diffuse la coltivazione del gelso nelle campagne italiane. La differenza tra Nord e Sud dell'Italia riguardò anche la produzione serica: a Nord crebbe notevolmente (Italia centro- settentrionale si specializzò nella produzione di semilavorati che venivano trasformati in prodotti finiti nei setifici francesi), mentre a Sud i progressi furono più contenuti (Italia meridionale si dedicò soprattutto all'esportazione di seta greggia). 21. Vita urbana e mondo rurale Alla fine del XVI secolo le popolazioni europee conobbero un peggioramento delle proprie condizioni di vita. La crescita demografica produsse una notevole richiesta di terra da coltivale da parte delle famiglie contadine, dove un maggior numero di componenti implicò la crescita dell'autoconsumo. Allo stesso tempo vi fu un'ampia domanda di prodotti agricoli destinati alla vendita. L'incremento demografico e della domanda di derrate alimentari spinse i proprietari terrieri ad accrescere le proprie entrate aumentando la produzione con l'agricoltura estensiva e mantenendo bassi i salari dei braccianti (che a causa degli alti pezzi agricoli persero sempre di più l loro potere d'acquisto, ovvero il loro valore reale in rapporto al costo della vita). Il peggioramento delle condizioni nelle campagne fu dato anche dalla progressiva eliminazione della piccola proprietà contadina: a causa dell'aumento demografico, la terra posseduta da una famiglia veniva distribuita fra un numero sempre maggiore di eredi, formando dei poderi sempre più piccoli che non erano in grado di soddisfare le esigenze alimentari minime dei nuclei familiari. A causa dei prezzi sempre più alti e dei salari sempre più bassi, i contadini furono costretti a indebitarsi con i grandi proprietari € spesso l'insolvenza portava al sequestro 0 alla vendita dei terreni. Nel mondo rurale, quindi, crebbe il peso della media e grande proprietà fondiaria e si diffuse la pratica del lavoro salariato e degli afliti. A metà del XVII secolo ci fu una svolta nell'economia delle campagne europee. L'evoluzione delle diverse realtà produttive e demografiche cominciò a differenziarsi a seconda delle aree geografiche, pur tuttavia conservando alcuni elementi comuni. Le condizioni di vita delle popolazioni contadine, generalmente, non migliorarono. Le vicende dell'agricoltura europea si differenziarono in base all'adozione di un'agricoltura estensiva o intensiva. La decisione di estendere il suolo coltivabile risultò prevalente nell'area del Mediterraneo, dove predominava l'autoconsumo ed esisteva un quadro giuridico che ostacolava la compravendita della terra e l'attuazione di migliorie per renderla più produttiva. L'esportazione di derrate agricole da queste aree agli inizi del XVIII secolo fu possibile grazie all'estensione delle terre coltivate e alla ridotta domanda intena legata alla stagnazione demografica. In Catalogna e in Italia centro-settentrionale si cercò di migliorare la produttività delle terre, investendo capitali nei miglioramenti agricoli e sfruttando la maggiore disponibilità di acqua, che rese possibile realizzare importanti opere di canalizzazione. Inoltre si puntò sulla rotazione continua e sull'integrazione fra agricoltura e allevamento. In Germania la situazione fu molto diversa da regione a regione. In Russia non fu alcun progresso tecnico: le pianure rimasero il regno del latifondo dedito alla cerealicoltura estensiva mediante tecniche assai arretrate (quasi identiche a quelle medievali). I pochi tentativi d'innovazione per aumentare la produttività si tradussero in un aumentato sfiuttamento della servitù della gleba, la manodopera servile a cui è proibito allontanarsi dalla tera che lavora. Nelle Province Unite venne adottata la rotazione triennale. Per aggirare l'impoverimento del suolo da parte delle coltivazioni e per rigenerame la fertilità ripristinandone la capacità produttiva, si fece ricorso a nuove tecniche agricole basate sull'utilizzo di grandi quantità di concime animale, che rese necessario produrre molti alimenti per il bestiame. La stretta connessione fra agricoltura e allevamento portò molti benefici: i terreni diventarono più fertili e il bestiame fu allevato in maniera più razionale (aumentando la produzione di latticini, came e concime). Le campagne olandesi, tuttavia, non raggiunsero il tasso di sviluppo che caratterizzò l'Inghilterra nel si corso del XVIII secolo. Il rendimento dei terreni non aumentò in maniera significativa e anche il livello della produttività nele Province Unite non fu paragonabile a quello inglese. L'Inghilterra sfruttò meglio le tecniche adottate dai Paesi Bassi. Già dalla seconda metà del XVII secolo i proprietari terrieri inglesi cominciarono a puntare sul miglioramento dell'allevamento. Nel XVIII secolo vennero adottate delle tecniche di rotazione continua (il sistema ideato nelle campagne fiamminghe, che in Inghilterra prese il nome di “sistema di Norfolk") che prevedevano la divisione dei terreni in quattro part, in cui si altemava la coltivazione di grano, rape, orzo € trifoglio. In questo modo aumentò la superficie coltivabile senza interruzioni (grazie alla scomparsa del maggese) e venne ricostituita la fertilità dei campi grazie alle piante foraggiere (che allo stesso tempo fornivano nutrimento per il bestiame). Gli animali, a loro volta, fornivano letame da usare nella concimazione. L'adozione su larga scala delle nuove tecniche apri la strada a una crescita dei rendimenti. Per la prima volta, allevamento e agricoltura furono strettamente integrati e l'ampliamento delle terre coltivabili non avvenne a scapito di quelle destinate all'allevamento e viceversa. I rofiti ottenuti con il commercio vennero reinvestiti nell'ampliamento delle proprietà e nel miglioramento delle coltivazioni. Le conoscenze alla base di questo sviluppo erano presenti da tempo anche in altre realtà europee ma in Inghilterra presero piede più rapidamente e produssero un grande sviluppo grazie alla presenza di un quadro sociale, economico e politico favorevole. Nel XV secolo prese avio il fenomeno delle enclosures, ovvero le recinzioni dei terreni comuni. Il principale ostacolo allo sviluppo di un'agricoltura progredita fu dato dalle forme tradizionali di sfruttamento della terra su base comunitaria: i terreni agricoli europei erano aperti, cioè non possedevano forme di separazione che ne indicassero l'appartenenza ad un privato. Sui terreni comuni gravavano i diritti colletivi di cui godevano i membri della comunità (dai terreni comuni i piccoli contadini potevano ricavare risorse per la sussistenza, unite alle derrate delle proprie coltivazioni). Nel XVIII secolo, con la recinzione delle terre comuni (che resero impossibile ai piccoli contadini di attingere ad altre risorse), le proprietà private cominciarono ad essere sentite sempre più come una limitazione intollerabile esercitata dai medi e grandi proprietari terrieri inglesi. Il processo di recinzione contemplò l'accorpamento delle proprietà, con la conseguente abolizione dei diritti collettivi, e la distribuzione delle terre comuni. Inere proprietà vennero recintate e da esse nacquero aziende agricole che potevano essere gestite direttamente dal proprietario o date in affitto. Il Parlamento concesse il diritto di procedere alle recinzioni ai proprietari che possedevano la maggioranza del valore delle terre. Dal punto di vista economico, la principale conseguenza delle recinzioni fu la creazione di condizioni ottimali per la formazione di aziende agricole di ampie dimensioni, dedite alla produzione per la vendita sul mercato (grazie all'impiego di nuove tecniche agricole) e non più per l'autoconsumo. Grazie agli elevati rendimenti che l'impiego della rotazione continua © l'integrazione fra agricoltura e allevamento su ampia scala garantirono alle grandi aziende agricole, l'Inghilterra della prima metà del XVIII secolo poté permettersi non solo di sfamare una popolazione in crescita, ma anche di esportare cereali nel resto d'Europa. Dal punto di vista sociale, le recinzioni causarono una grande riduzione del ceto dei piccoli proprietari e dei coltivatori diretti. Ancora più drammatiche furono le conseguenze per le frange sociali che non possedevano appezzamenti di terra e che sopravvissero grazie alle terre comuni. Per coloro che vennero espulsi dalle campagne recintate sì aprirono tre strade: l'impiego come braccianti nelle nuove aziende agricole, la migrazione verso le città alla ricerca di migliori condizioni di vita e la riduzione in stato di povertà. L'abbandono della cercalicoltura estensiva, fonte di scarsi rendimenti, avvenne in alcune regioni europee a vantaggio dell'introduzione di nuove colture provenienti dall'America che modificarono le abitudini alimentari e di consumi degli europei. Il mais ebbe un rapido successo nel XVIII secolo, grazie a suoi notevoli rendimenti. Ben presto cominciò a diventare la base alimentare per buona parte della popolazione contadina. Per quanto riguarda le città, invece, solo le più piccole e le più povere ricorsero in misura sempre maggiore al mais, mentre le più grandi e le più ricche continuarono ad affidarsi al grano. L'introduzione della patata fu più lenta, nonostante il rendimento assai maggiore del grano. Essa si diffuse con lentezza a partire dal XVII secolo e nella seconda e 23. Diradare le tenebi il mondo al lume della ragione Il XVIII secolo fu segnato da un fermento intellettuale nuovo, chiamato illuminismo, che rappresentò un grande cambiamento: lle tenebre della superstizione religiosa, dell'ignoranza e del ericalismo si oppose il lume della ragione. Sì trattava di un diverso stile di pensiero che si affermò a scapito delle visioni del mondo più tradizionali, improntate all'osservanza dei dogmi religiosi. Si impose lentamente una diversa atmosfera intellettuale nemica del principio di autorità. Questo mutamento fu reso possibile da formazioni statuali (come l'Inghilterra e le Province Unite) caratterizzate da una relativa tolleranza religiosa, un incoraggiamento della ricerca scientifica e il dibattito e una grande circolazione di libri e giornali. Queste realtà politico-sociali basate sulla divisione dei poteri contrastavano con la legittimazione sacrale, la teorizzazione assolutistica e la prassi dispotica della maggioranza delle monarchie europee settecentesche: la loro esistenza permise di pensare una perfettibilità dei sistemi sociali, sia sul piano politico (con il rafforzamento della rappresentatvità) che sul piano economico (con una crescita della ricchezza collettiva). Non a caso, proprio in Inghilterra e nelle Province Unite nacquero i due filoni intellettuali del XVII secolo che pose le basi dell'iluminismo: il giusnaturalismo (Ugo Grozio criticò il fondamento biblico dell'autorità politica: da qui deriva la critica della commistione del potere sacrale con quello statale, l'affermazione del principio della libertà di coscienza e la definizione dello Stato come istituzione sociale che riconosce e garantisce il diritto naturale da parte di John Locke) e il deismo (ovvero la contestazione del concetto di religione rivelata, e perciò imposta dall'alto, a favore dell'idea di una religione naturale che va scoperta e analizzata alla luce della ragione). Il mondo naturale e il mondo sociale divennero terreni autonomi di ricerca intellettuale: la ragione deve prendere il posto della rivelazione ei filosofi devono sostituirsi ai teologi. Tra il XVII e il XVIII secolo cominciò a verificarsi una trasformazione degli orientamenti culturali e degli stili di vita (lo studioso francese Paul Hazard ha parlato di “crisi della coscienza europea’ Una società basata sul principio di autorità e sulla deferenza verso il potere politico e religioso venne sostituita da una società fondata sul diritto, la tolleranza, l'indipendenza della morale dalla religione e la libera ricerca scientifica. Questo diverso atteggiamento verso il nuovo fu ben riassunto dalla discussione iniziata in Francia (e perciò chiamata querele) sulla superiorità degli antichi rispetto ai moderni. Il mondo classico, fin dai tempi dell'umanesimo e del rinascimento, aveva rappresentato per la cultura europea una fonte di autorità preziosa e alternativa a quella biblica e da allora non fu mai posta în discussione la superiorità del mondo antico. Tuttavia, si iniziò a dubitare della superiorità delle conoscenze degli antichi rispetto a quelle dei modem: questi ultimi, anche se individualmente inferiori ai grandi pensatori e artisti classici, ne conoscono i testi e le opere (i moderni erano dei nani sulle spalle di giganti, erano messi in condizione di vedere più lontano). Si iniziò ad elaborare anche una diversa idea della storia. Fino ad allora le vicende dell'umanità si lessero sulla base di uno schema ciclico (un'idea mutuata dall'osservazione del succedersi delle stagione e del moto rotatorio dei pianeti), mentre in epoca illuministica cominciò a farsi strada una concezione evolutiva di tipo lineare € cumulativo della storia umana, attraversata da un processo di accrescimento qualitativo e quantitativo chiamato progresso. Tale visione progressiva identifica così una tendenza evolutiva indirizzata al miglioramento delle condizioni di vita, delle istituzioni politico-sociali e delle creazioni artistiche e letterarie, La ricerca morale individuale, svincolata dalla religione tradizionale, caratterizzò il filone intellettuale del libertinismo. Esso nacque all'interno della riforma protestante € originariamente identificava un atteggiamento individuale che rifiutava l'obbedienza a ogni Chiesa e soggetto solo alla devozione dello Spirito santo. Criticato e combattuto da Giovanni Calvino, il libertinismo si estinse per dar luogo a un atteggiamento più complesso: con il termine “libertini” cominciarono ad essere identificati gli spiriti liberi che, sostanzialmente atei, non mancavano tuttavia di possedere © praticare una propria etica. IÌ libertinismo veicolò un atteggiamento elitario ed esoterico che non maturò una critica dell'ordine 6 costituito: esso si mantenne come un orizzonte individuale di libertà interiore. Nella Francia settecentesca, tuttavia, finì per influenzare i costumi dî vita, estremizzandoli alla ricerca di un piacere svincolato dalle nome religiose e dal costume sociale. In seguito prese a identificare, nel linguaggio comune, un individuo dedito a comportamenti licenziosi ed estranei alla morale corrente. Dopo la morte di Luigi XIV la Francia visse un'epoca di allargamento degli orizzonti culturali grazie agli intensi rapporti con la Gran Bretagna. La maggiore libertà di stampa consentì la diffusione di idee eterodosse, mentre la congiuntura politica favorì la conoscenza del modello politico-istituzionale, ma anche socio-culturale inglese. Dall'Inghilterra e dalle Province Unite giunsero testi di autori deisti e libertini, come La favola delle api di Bernard de Mandevill vengono esaltati i vizi privati perché, secondo l’autore, possono trasformarsi in pubbliche L'attrazione per l'Inghilterra divenne un vero e proprio stile intellettuale in Franci evidenti significati politici antidispotici. Nelle Lettere persiane di Montesquieu, în cui l'autore immaginò che tre viaggiatori persiani avessero visitato Parigi e avessero fatto commenti e descrizioni epistolari di ciò che avrebbero visto, vennero criticate le istituzioni e i costumi della nazione e denunciate le condizioni di arretratezza della Francia. Lo stesso autore, nelle Considerazioni sulle cause della grandezza dei romani e sulla loro decadenza, analizzò gli avvenimenti storici facendo una ricostruzione razionale della catena di cause degli eventi escludendo il caso © l'azione della provvidenza, mentre ne Lo spirito delle leggi descrive tre universi politico-sociali (monarchia, repubblica e dispotismo) analizzando la loro natura in rapporto a precisi principi dinamici che li animano e all'influenza di vari fattori. Animato da una prospettiva scettica e pessimistica sulla natura delle passioni umane, Montesquieu finì per proporre la divisione dei poteri come strumento fondamentale per la conservazione della libertà: egli prese come riferimento la monarchia parlamentare e costituzionale inglese. Con le Lettere inglesi di Voltaire, cui l’autore descrisse la società inglese (durante un esilio dal suolo francese causato dal suo stile di vita libertino), la Gran Bretagna divenne per i francesi un vero e proprio modello alternativo. L'Inghilterra descritta da Voltaire era ciò che la Francia poteva essere ma non era: un paese libero a tollerante, aperto alla discussione filosofica e alle nuove teorie newtoniane, prospero e lontano dalla rigidità di ceto della società dell'antico regime. 1 philosophes, ovvero gli illuministi, ebbero opinioni differenti ma furono accomunati dalla tendenza a contrapporsi ala tradizionale visione parareligiosa del mondo sociale, dalla fiducia nella ricerca intellettuale, dalle radici culturali libertine e dalla volontà di esercitare un'influenza sulle scelte dei governi attraverso l'opinione pubblica. Voltaire divenne per alcuni il mentore e il consigliere di Federico Il re di Prussia, per questo chiamato il “re filosofo”. Con Voltaire la storia cessò di essere incentrata sul mondo antico: egli si dedicò anche allo studio dei popoli dell'Asia e delle Americhe, con le loro religioni diverse dal cristianesimo. Inoltre lo sguardo di Voltaire non si soffermò solo sugli avvenimenti bellici e le vicende dinastiche, ma si allargò a comprendere fenomeni sociali comple: Nonostante fosse una corrente di pensiero eterogenea, l'iluminismo trovò due elementi di coesione: da una parte il fatto che le idee illuministiche furono minoritarie, in un contesto intellettuale ancora dominato da dottrine teologiche e metafisiche, dall'altro la creazione dell'Encyelopédie. Essa fu un'immensa opera, scritta da Denis Diderot e Jean-Baptiste Le Rond d'Alembert con il contributo di altri grandi autori del tempo, che ebbe come obiettivo quello di raccogliere tutto il sapere in un'unica opera. Fu la progenitrice delle moderne enciclopedie ma anche un manifesto ideologico del vensiero illuministico, con il tentativo di scardinare i dogmi fondati su elementi metafisici e teologici (basandosi sulle opere di Pierre Bayle e Voltaire). Composta di 17 volumi e 11 tavole illustrate, l'Eneyclopédie venne pubblicata per la prima volta nel 1750. La pubblicazione dell'Eneyelopédie fu ostacoata dalla condanna di papa Clemente XIII e dalla resistenza dei valori intellettuali radicati nella società, Venne data grande attenzione alla scienza e alle tecniche: in un mondo vagliato alla luce della ragione solo il pensiero scientfico-matematico poteva addentrarsi nei misteri della natura alla scoperta delle leggi che ne regolano la vita. Il XVIII secolo vide un rapido sviluppo delle discipline scientifiche: nelle scienze naturali ci fu la classificazione delle specie vegetali e animali e l'analisi dei microrganismi grazie al lavoro svolto da Georges-Louis Leclere di 6 Buffon, Lazzaro Spallanzani e Linneo; la chimica fece grandi passi avanti grazie agli studi di ‘Antoine-Laurent Lavoisier li studi fisici si dedicarono al problema di riconoscere e riprodurre le correnti elettriche, a cui si dedicarono Benjamin Franklin e Alessandro Volta Questo atteggiamento di fiducia nelle capacità della ragione si estese anche all'analisi del mondo umano. Si diffusero concezioni filosofiche come il sensismo (la tendenza a ricondurre la conoscenza umana ai dati dei sensi e dell'esperienza), cui diedero grande visibilià labate di Condillae e David Hume, e il materialismo (una visione di tipo meccanicisico della natura e dell'umanità che esclude i presupposti dogmatici, come l'esistenza dell'anima 0 di Dio). Buona parte dello sforzo intlletuale dei philosophes fu diretto a fondare su basi nuove, libere all'impostazione che fa discendere l'organizzazione sociale dalla volontà divina, la visione della società puntando a stabilire la morale collettiva su presupposti diversi. a corrente dell'utiitarismo (i cui padri sono Claude-Adrien Helvétius e Jeremy Bentham) si fonda sulla convinzione che l'uomo vada guardato per ciò che è è non per ciò che dovrebbe essere: occorre prendere atto che le sue azioni non sono mosse dal desiderio di aiutare il prossimo ma da quello di massimizzare il proprio utile e il proprio piacere © valorizzare questo atteggiamento a vantaggio del benessere collettivo, piuttosto che demonizzarlo. Anche la realtà sociale venne immaginata come intelligibile alla luce di leggi e regole naturali ferce che regolano nascostamente il comportamento umano: l'atteggiamento intellettuale razionalistico © scientista delle discipline scientifiche e filosofico. morali si estese a quelle economico-socali. Secondo Frangois Quesnay. padre della fisiocrazia, l'economia va studiata come una formazione naturale dotata di sue propre leggi: la natura è ciò che conferisce valore alle merci, mentre le successive trasformazioni in manufatti non aggiungerebbero rulla in termini di valore. Queste teoria ritiene del tuto preminente il ruolo dell'agricoltura, considerata la grande madre dlla ricchezza di un paese, rispetto all'industria e al commercio (settori tradizionalmente al centro delle pratiche mercantilistiche). Per i fisocratici il meccanismo economico deve svilupparsi con la massima naturalità e libertà d'azione: le derrate agricole devono poter circolare liberamente (da qui l'espressione “laissez fare, aissez passer”, slogan di questa prima dottrina economica dichiaratamente liberista), Il padre dell'economia politica modera fu ‘Adam Smith, autore del trattato [ndagine sulla natura è le cause della ricchezza delle nazioni Convinto anch'egli dell'esistenza di leggi naturali che esprimono il processo naturale di creazione della ricchezza, Smith si basò sul pensier utiliaistco che vede nei comportamenti individual, ispirati dall'egoismo, la base del benessere sociale. Secondo Smith, ciò che rende utili he degli individui è l'esistenza del mercato, un meccanismo astratto le che regola, ordina e distribuisce la ricchezza secondo la legge della domanda e dell'offerta. Quanto più si lascia al mercato la possibiltà di esprimere la coerenza e l'efficienza del suo meccanismo, tanto più i rende possibile accrescere la ricchezza della nazione Data la diversità della corrente illuminista, ci furono anche teorie che offrirono una visione meno ottimistica del vincolo sociale: mentre per Smith la divisione sociale del lavoro (ovvero la suddivisione fta lavoratori dotati d diverse mansioni specifiche) ra la chiave di volta del progresso umano, per Jean-Jacques Rousseau esso era il segno di un grave aretramento, una caduta dell'uomo dalla felicità dello stato di natura (secondo il mito del buon selvaggio) iniziata con l'instaurarsi della proprietà privata, da cui derivò la disuguaglianza sociale. Nella sua opera /l contatto sociale, Rousseau pensa al superamento delle singole volontà individuali dando vita alla volontà generale, ovvero la volontà dell'intera colletività che agisce in un sistema di democrazia. diretta L'ilumnismo, più che un movimento, fu la rottura di un universo mentale dogmatico ancora largamente dominante e l'apertura di un'originale fase di critica degli ordinamenti esistenti, dei saperi consolidati e delle autorità stabilite. Cesare Beccaria, nell'opera Dei deliti e delle pene, criticò il carattere irrazionale e inumano di pratiche giudiziarie allora asaî diffuse, come la tortura e la pena di morte, proponendo di considerare la pena non come una vendetta sociale ma come una misura di correzione e permissivo nei confronti della stampa, attento a favorire la diffusione dell'istruzione € nemico della tortura e dela pena di morte. La grande maggioranza delle sue azioni furono dirette a migliorare la vita economica ottimizzando il funzionamento dell'apparato fiscale e proteggendo la produzione agricola con misure protezionistiche (per ottenere questi risultati, necessari per una politica di potenza, Federico Il rafforzò notevolmente gli apparati statali. Tali politiche permisero al sovrano di proseguire l'allargamento territoriale dei confini prussiani verso Est: alla morte di Augusto II re di Polonia, Federico II si accordò con la Russia per scegliere il nuovo sovrano e, in seguito alla guerra civile della Polonia nel 1772, promosse un accordo con l'impero a la Russia per la spartizione della Polonia (la Russia ottenne la Bielorussia e parte della Lituania, l'impero si annesse la Galizia e la Prussia ottenne la Prussia occidentale). Altre due sparizioni della Polonia segnarono la scomparsa del paese come entità politica autonoma. Alla base della fama di Federico ÎI ci fu soprattuto la costruzione, ancora approssimativa, dell'identità. protonazionale prussiana: le sue grandi doti di condottiero è stratega fecero da contorto alla sua azione svolta per la costruzione del senso di appartenenza a una comunità nazionale. Un altro esempio di sovrano illuminato fu la zarina di Russia, Caterina Il detta la Grande (che governò dal 1762 al 1796): di origini tedesche, sposò l'erede al trono russo Pietro II ma lo spodestò e lo fece uecidere con un colpo di stato. Educata ad una cultura illuministca, Caterina Il guardò aî paesi occidentali più sviluppati come modelli da cui trarre esempio per le riforme economiche e sociali da attuare in Russia. Il più corposo intervento della sovrana fu dedicato a smantellare il grande potere e la ricchezza della Chiesa ortodossa: a causa delle spese sostenute durante la guerra dei sette anni, la zarina confiscò le proprietà ecclesiastiche e assoggettò il clero russo trasformando i sacerdoti in stipendiato dello Stato. Tuttavia ierventi di Caterina II furono ispirati solo in parte dalle teorie illuministiche. Infatti fu rafforzato il potere dei nobili sulle popolazioni rurali, con il divieto ai contadini di appellarsi alla giustizia del regno contro le prepotenze dei signori e il peggioramento delle condizioni delle ‘comunità contadine, vincolate alla erra da legami servili e sfruttate al limite delle possibilità umane dai proprietari terrieri. Il malcontento nelle campagne russe esplose nel 1773, in una rivolta guidata da Emel'jan Pugag&y (che dichiarò di essere Pietro Ill tomato in vita): i contadini si ribellarono in massa, costringendo la sovrana a usare l'esercito per reprimere nel sangue l'insurrezione. Caterina Il promosse degli interventi diretti a introdurre l'istruzione elementare gratuita (solo nelle città), garantire una minima libertà di stampa e stabilire norme per lautogovermo locale. Nel 1785 emanò la Cart della nobiltà, con la quale aumentò le esenzioni e le garanzie del ceto nobiliare. Con lo scoppio della rivoluzione francese, decise di orientare la propria politica culturale in senso tradizionalistico abbandonando ogni idea di riforma. In politica estera portò avanti una campagna di espansione verso Sud per restaurare l'impero romano d'Oriente (di cui i sovrani di Russia si consideravano eredi) a spese del decadente impero ottomano: la Russia ottenne parte delle regioni che si aTacciano sul Mar Nero e la penisola di Crimea. Nell'impero asburgico gli interventi di riforma politica, sociale ed economica furono promossi da ereditato l'idea che la crescita economica fosse alla base della politica d potenza. Perci ‘ad accrescere l'efficienza del prelievo fiscale e a migliorare la macchina statale con le scienze cameraliste. Sotto la guida del cancelliere Wenzel Anton von Kaunitz, l'impero ricevette un forte impulso alla razionalizzazione: si tentò di uniformare gli ordinamenti dei domini diretti dlla corona asburgica (Austria e Boemia, mentre l'Ungheria mantenne un'ampia autonomia) e si emanarono provvedimenti incisivi per assoggettare la nobiltà al pagamento delle tasse. L'istruzione fù posta sotto il controllo diretto dello Stato, sottraendola alla Chiesa, e resa obbligatoria. Vennero portati avanti degli interventi nei campi dell'assistenza sociale e della sanità. Questa volontà di riforma crebbe ulteriormente con il regno di Giuseppe II, figlio di Maria Teresa d'Austria. Egli, divenuto imperatore nel 1780, operò uno smantellamento dell'universo ecclesiastico tradizionale assoggettando il clero (sacerdoti e vescovi divennero stipendiati dello Stato) e incamerando i beni ecclesiastici (che vennero venduti ricavandone un'enorme somma che permise di ripianare il debito creati dai conflitti miliari. Vennero emanati dei provvedimenti a garanzia dei diriti delle persone » Giuseppe II concesse agli ebrei il godimento degli stessi diritti di tutti i sudditi dell'impero, concesse la libertà di culto per le professioni di fede cristiana non cattoliche e aboli la tortura e le discriminazioni di ceto di fronte alla legge. La libertà di stampa, tuttavia, rimase molto limitata. Questi provvedimenti racchiusero una nuova prospettiva di riconoscimento di diriti da parte del sovrano, che decise di limitare spontaneamente la propria potestà assoluta, ma ma rimase la contraddizione tra il riconoscimento di diritti immuni dal potere della corona e la tendenza del sovrano a regolamentarli în modo autoeratico, senza una mediazione o impostazione di tipo contrattualistico con forme di rappresentanza della società. Altri interventi di Giuseppe II furono mossi dal fascino esercitato dal modello statale prussiano, ma che si scontrarono con le difficoltà a competere con esso: l'imperatore era un sovrano formale, che dipendeva in gran parte dal potere dei principi tedeschi e i tentativi condotti da Giuseppe II per accrescere il proprio potere imperiale si scontrarono con la resistenza dei corpi territoriali, che lo costrinsero ad abbandonare i suoi progetti L'imperatore cercò di proteggere le manifatture e l'agricoltura, sulla base di idee mercantilistiche. Nei territori asburgici venne abolita la servitù della gleba (ovvero il vincolo dei contadini di risiedere nella loro terra), venne introdotto il catasto (una mappatura precisa delle proprietà terriere) e venne emanato un provvedimento che aboli l'obbligo per i contadini di fornire prestazioni lavorative gratuite nelle terre dei feudatari. Queste misure scatenarono la dura opposizione dei ceti aristocratici e la richiesta da parte dei contadini della completa abolizione degli obblighi verso i signori. Alla morte di Giuseppe II, però, il suo successore Leopoldo Il annullò tutte le riforme e ripristinò la situazione precedente. Gli interventi di riforma dei sovrani, nella seconda metà del XVIII secolo, si ispirarono al giurisdizionalismo, ovvero all'idea che il potere politico dovesse intervenire negli ambiti dell'ordinamento ecclesiastico non connessi alle questioni religiose e dogmatiche. Una vicenda di grande rilievo fu quella della Compagnia di Gesù: con il tempo i gesuiti divennero un potente strumento di intromissione del papato negli affari di Stato. | gesuiti erano ricchissimi grazie ai lasciti testamentari, culturalmente molto influenti grazie al loro ruolo nell'istruzione superiore e politicamente potentissimi grazie alla benevolenza dei sovrani di cui erano i confessori e consiglieri spirituali. Il fatto che la Compagnia di Gesù rappresentasse il nerbo culturale dell'opposizione agli interventi giurisdizionalistici e che fossero alle dirette dipendenze del papa, ne fecero un perfetto bersaglio delle critiche illuministiche e delle politiche riformatrici. Il Portogallo fu il primo ad espellerla: lo scopo fu quello di accaparrarsi le ricchezze fondiarie dei gesuiti e di portare avanti una politica di riforme volta al rafforzamento del potere statale e al ridimensionamento di quello del clero e dei nobili. L'esempio portoghese fu seguito anche dalla Francia, dalla Spagna, dal Regno di Napoli, dal Regno di Sicilia e dagli atri stati della penisola italiana. I gesuiti divennero il simbolo di tutto ciò che si tentava di riformare: furono il simbolo della superstizione contrapposta alla ragione, della soggezione dei poteri statali al papato, dell'improduttività di immensi patrimoni fondiari (peraltro esenti dalla tassazione), del monopolio clericale dell'istruzione e della soggezione della potestà sovrana all'oscura influenza dei confessionali. Alcune di queste critiche, tuttavia, erano ingiuste: i patrimoni terrieri de gesuiti erano molto ben amministrati e la Compagnia di Gesù svolse un'importante azione nell'istruzione pubblica. L'accusa principale rivolta ai gesuiti fu quella di essere portatori di una doppia fedeltà (al sovrano e al papa), ma tale accusa poteva essere rivolta a qualsiasi ecclesiastico. Le ragioni per cui i gesuiti vennero espulsi da molti stati, quindi, furono più probabilmente date dal riassestamento interno alla Chiesa, entro la quale si fecero strada idee di riforma simili a quelle degli stati europei. Nel 1773, a conclusione di questo processo, il papa Clemente XIV decise di sciogliere la Compagnia di Gesù. 1 gesuiti, tuttavia, riuscirono a rimanere in Svizzera, in Austria e in Prussia (dove il re Federico II li prese sotto la propria ala protettrice), Nel 1814, in un nuovo clima culturale creato dalla rivoluzione francese, il papa Pio VII ripristinò la Compagnia di Gesù. L'orientamento riformatore di Maria Teresa d'Austria e Giuseppe II produsse profondi effetti in Italia, favorito dalla diffusione nella penisola di idee illuministiche. La Lombardia austriaca fu una sorta di laboratorio per la sperimentazione delle nuove politiche pubbliche, prima che esse venissero n adottate nei domini ereditari degli Asburgo: venne introdotto il catasto, un mezzo conoscitivo fondamentale del territorio ma anche strumento per una più equa distribuzione del carico fiscale, e vennero adottate politiche giurisdizionalistiche limitando e smantellando le esenzioni fiscali dei beni della Chiesa. A_ Giuseppe Il nel 1790 successe Leopoldo II, nuovo imperatore ma anche granduca di Toscana (dove si chiamava Pietro Leopoldo). Egli, nonostante nei suoi domini si premurò di annullare tutte le riforme dei suoi predecessori, in Toscana avviò importanti riforme economiche © giuridiche. Pietro Leopoldo fu il primo principe europeo ad abbandonare le tradizionali politiche di stampo mercantilstico e protezionistico per adottare, in ossequio alla dottrina fisiocratica, un orientamento favorevole al libero scambio. Venne liberalizzato il commercio intemo ed estemno dei grani, vennero soppresse le corporazioni e furono abolite le dogane interne. Inoltre, il granduca si preoccupò di promuovere la diffusione della piccola proprietà terriera e lo sviluppo agricolo della Toscana, concedendo in affitto perpetuo le terre confiscate e i beni privati della dinastia: tale tentativo, però, falli poiché i grandi proprietari riuscirono ad accaparrarsi gli appezzamenti messi all'asta. Venne anche riformato il codice penale, ispirandosi alle idee di Cesare Beccaria, stabilendo, per la prima volta in Europa, l'abolizione della pena di morte e della tortura e introducendo misure di parziale riconoscimenti deì diritti individuali. La sperimentazione riformatrice di Pietro Leopoldo si spinse a promuovere la redazione di una costituzione (mai attuata) che avrebbe previsto l'istituzione di un'assemblea legislativa (formata su base rappresentativa e non più di ceto) senza il cui consenso il sovrano non poteva govemare. Mentre in Lombardia e in Toscana le riforme ebbero grande successo, in alti stati italiani come nei Regno di Sardegna, esse si mossero su binari più tradizionali, ispirando politiche di stampo mercantilistico. Nel Regno di Napoli e nel Regno di Sicilia si cercò di limitare il potere nobiliare ed ecelesiastico ma il tentativo fall a causa dello enormi resistenze dei poteri local. 25. Niente tasse senza rappresentanza: la nascita degli Stati Uniti d'America La rivolta dlle colonie americane contro il dominio britannico, da cui ebbero origine gli tati Uniti America, fu uno degli eventi centrali della storia mondiale. Per la seconda volt nella storia della civiltà occidentale (dopo la rivolta dei Paesi Bassi), una popolazione soggetta condusse una guerra vincente per l'autodeterminazione e scelse liberamente il propro sistema di governo. Questa rivolta fù condotta sulla base di principi repubblicani, fondati sull'idea che origine della sovranità risieda nel popolo. La rivoluzione americana condusse a un inedito assetto politico-istituzionale di stampo libera-democratico, che implicava il riconoscimento dei dirti individuali € del principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge (per cittadini, tuttavia, si bianchi). La costituzione rita garanti la divisione dei poteri e regolò leq dale ex colonie e il nuovo governo federale di tipo presidenziale, formato dall'unione dei singoli Stati. Questo inedito assetto socio-politico era molto diverso € lontano da quello prevalente nell'Europa settecentesca (terra di monarchi, ceti, privilegi, retaggi feudali assenza di libertà). Gli USA furono l'esempio di una società in cu la ricchezza era molto più livellta, la giustizia meglio distribuita, le opportunità offerte a tuti, le libertà garantite e gli interessi sociali bilanciati e difesi. L'esito del lungo e articolato conflitto politico produsse una compagine politico-sociale che nel XIX assunse un ruolo di primo piano sulla scena mondiale. In America settentrionale la penetrazione inglese comportò la creazione di una serie di basi commerciali lungo la costa atlantica, dedite agli scambi con i nativi dell'entroterra e legate per via maritima alla madrepatria. Questa caratteristica differenziava le colonie inglesi da quelle spagnole nella parte centrale © meridionale del continente (che si estendevano verso le part intere). La base sociale degli insediamenti inglesi era formata essenzialmente da mercanti, artigiani e uomini in cerca di una migliore sorte economica rispetta a quella che avevano lascito in Europa. Insieme a toro vi erano anche nuclei di deporati, criminali e indesiderati che la Gran Bretagna allontanava n ostacolava tali diritti (come nel caso di quello britannico), allora doveva essere abbattuto. Nel 1777 l'esercito americano conseguì la sua prima vittoria a Saratoga. Grazie agli aiuti militari e ai rifomimenti giunti da Francia e Spagna, i ribelli sconfissero definitivamente l'esercito inglese nella battaglia di Yorktown. Con il trattato di Versailles del 1783, la Gran Bretagna riconobbe l'indipendenza delle sue ex colonie americane, che presero il nome di Stati Uniti d'America. Nel 1781, sotto la spinta delle esigenze belliche, vennero approvati gli Articoli di confederazione proposti nel 1778, che stabilirono la formazione di una confederazione dei tredici Stati sorti dalle ex colonie britanniche, superando la resistenza di coloro i quali erano resti a cedere parte della propria sovranità ad un governo centrale di tipo confederale. Ogni stato era rappresentato da un delegato all'assemblea confederale, chiamata Congresso, e manteneva ampie prerogative. Il governo centrale rivestiva solo un ruolo di coordinamento fra i vari Stati in materia di economia, affari esteri e difesa. Questa impostazione privò la neonata repubblica americana di una coerente direzione politica e apparve a molti del tutto insoddisfacente. Mentre le assemblee dei singoli Stati procedettero a darsi un nuovo assetto costituzionale, il dibattito sulla forma definitiva da dare agli USA si fece acceso: si sviluppò un movimento d'opinione, detto federalista, che invocava la creazione di una federazione e un deciso rafforzamento del govemo centrale. Si andò affermando, così, l'idea di dotare gli USA di una vera e propria costituzione scrita. Nel 1787 si riuni a Philadelphia un'assemblea appositamente convocata per redigere la costituzione: dopo aspri dibattiti, venne approvato un testo breve ma efficace. Gli USA divennero una repubblica di tipo federale, con un forte potere centrale dotato di una propria sovranità, parallela a quella dei singoli Stati. Due camere formarono il Congresso: la Camera dei rappresentanti, cleta direttamente dai cittadini sulla base di una ripartizione dei seggi proporzionale alla popolazione dei singoli Stati, e il Senato, composto da due rappresentanti nominati da ogni singolo Stato. Venne, quindi, raggiunto un compromesso trai federalsti e i singoli Stati quelli più piccoli e meno popolosi ottennero la garanzia di non venire schiacciati dal peso di quelli più grandi e più popolosi). L'equilibrio e la separazione dei poteri, secondo la teorizzazione di Montesquieu, erano parti fondanti del nuovo sistema istituzionale. Il potere legislativo federale garantiva l'autonomia legislativa dei singoli Stati; il potere esecutivo era incentrato sulla figura del presidente il potere giudiziario era indipendente, articolato su due distinti ambiti, quello federale e quello dei singoli Stati. A difesa della costituzione venne posta la Corte suprema. A completamento della carta costituzionale venne approvata una carta dei diritti che ribadi la volontà del potere federale di rispettare i diritti individuali. l nativi, gli schiavi africani e le donne, però, rimasero del tutto esclusi di diritti di cittadinanza. 26. La rivoluzione francese Tra il 1789 e il 1799 la Francia conobbe la più grande trasformazione politica mai realizzata fino a quel momento in Europa occidentale. L'universo politico tradizionale, chiamato dai rivoluzionari “antico regime”, venne spazzato via per far spazio ad una nuova cultura politica, che ancora oggi è alla base della società contemporanea. La società di ordini e ceti venne sostituita con una società, almeno idealmente, democratica ed egualitaria. La concezione del diritto fondato sul privilegio venne sostituita dall'idea dell'uguaglianza di tutt i cittadini di fronte alla legge. Il potere monarchico, infine, venne travolto e sostituito da un potere repubblicano esercitato da rappresentanti eletti che interpretano il sentire comune del nuovo soggetto sovrano: il popolo come nazione. Questa trasformazione, che è uno dei pilastri su cui venne costruita la società del XIX e XX secolo, fù possibile grazie al processo, iniziato in Francia in quegli anni, di allargamento della partecipazione politica, di polarizzazione ideologica e di radicalizzazione. Il sistema politico assolutistico creato da Luigi XIV presentava dei grandi limiti che furono evidenti nel XVIII secolo. Il primo era la decisione di non convocare più gli Stati Generali (l'ultima convocazione risaliva al 1614), che privò la monarchia di un'istituzione utile a cogliere gli umori dei sudditi e gli orientamenti delle dei ceti dirigenti del pacse, interpretati solo in minima parte dalle ” fazioni cortigiane. La mancanza di un canale di collegamento adeguato tra la corte e la società francese, articolata e complessa, fini per consentire ai Parlements (specialmente quello di Parigi) di assumersi il compito di rappresentare moralmente gli interessi del paese. La loro natura di corti giudiziarie, che non erano assemblee rappresentative, fece sì che esse potevano modi orientamenti politici dell'esecutivo ma non di avanzare proposte. Inoltre, il Parlement attraverso le rimostranze, ovvero la possibilità di riflutare la registrazione degli atti del sovrano ritenuti contrari alle leggi fondamentali del regno, partecipava in modo indiretto alla dialettica politica (che aveva i suoi punt di riferimento nelle dispute tra cattolici oltranzisti © giansenisti e negli scontri tra fazioni cortigiane). II Parlement di Parigi, più che un'istituzione capace di dare voce alla società francese, fini per diventare un prolungamento dell'arena cortigiana. Un altro limite fu dato dagli ostacoli all'incremento della tassazione, nonostante Luigi XIV riusci, durante il suo regno, ad aumentare il prelievo fiscale senza il consenso dei rappresentanti. La nobiltà godeva di immunità fiscali e i beni ecclesiastici erano esenti dal prelievo fiscale. 1 progetti di riforma della fiscalità si scontrarono con la dura opposizione del Parlements, della Chiesa e delle fazioni dominanti a corte. La mancanza di istituzioni capaci di instaurare un collegamento fra il govemno e la realtà del paese e la dificoltà ne riformare il sistema fiscale erano tra loro connesse: una parte della nobiltà, che maturò posizioni antiassolutistiche in seguito alla Fronda e al regno di Luigi XIV, ammetteva l'ipotesi di essere soggetta a carico fiscale, ma solo in cambio di partecipazione al processo decisionale (prospettiva che i sovrani esclusero fermamente). Dopo la morte di Luigi XIV le speranze di vedere allentato l'autoritarismo monarchico visse una breve stagione di gloria il reggente del minorenne Luigi XV, Filippo d'Orléans (fratello del defunto sovrano), tentò di allargare la partecipazione politica delle dites aristocratiche. Tuttavia tale politica, realizzata con l'allargamento delle strutture cortigiane e non mediante il recupero degli Stati Generali, si esaurì rapidamente. VI fu anche il tentativo da parte del finanziere John Law di risanare le finanze statali attraverso l'emissione di cartamoneta. Egli avanzò idee innovative, tra cui la rinuncia alla convertibilità in oro delle banconote e la conversione di parte del debito pubblico in azioni della banca di emissione e della Compagnia delle Indie Occidentali (che aveva il monopolio dello sfruttamento della Louisiana). Per aiutare la corona nella sua opera di consolidamento del debito pubblico, Law accettò titoli di stato al loro valore nominale invece del loro valore di mercato (che era estremamente più basso del valore nominale) come pagamento per l'acquisto delle azioni della compagnia commerciale. Si scatenò, quindi, un'autentica corsa all'acquisto delle azioni, perché tutti i detentori di titoli preferivano convertirli in azioni della compagnia commerciale, Nel 1720 la Compagnia delle Indie Occidentali, però, annunciò bassissimi dividendi per i suoi investitori, segno di un cattivo andamento: l'intera architettura di Law andò in rovina, con ripercussioni in tutta Europa. Mentre il finanziere fuggiva dal paese, la banca dichiarò la bancarotta la compagnia venne sciolta. Nel segno di questo doppio fallimento iniziò il regno di Luigi XV, durante il quale non emersero soluzioni atte ad allargare la partecipazione politica e a risolvere la penuria di mezzi finanziari delle casse statali. Nonostante la palitica espansionistica del suo predecessore fu sostituita da una strategia di contenimento delle potenze emergenti (Prussia e Russia) e di mantenimento dell'egemonia francese nel teatro europeo e coloniale, le spese militari continuarono ad essere ingenti. Anche il nuovo sovrano tentò di risolvere i problemi finanziari del regno con misure autoritarie, dopo una consultazione limitata a ristretti ambienti cortigiani è ad alcuni funzionari: queste misure, però, trovarono l'opposizione del Parlement di Parigi. Anche quando venne proposto di istituire un catasto fondiario per tassare tutta la proprietà terriera, anche quella esente, i Parlements si fecero promotori dell'opposizione alla politica del sovrano. Di fronte a ali difficoltà venne proposta una riforma giudiziaria che avrebbe ridotto il ruolo dei Parlements, accompagnata dalla promessa di tornare a convocare gli Stati Generali. Questo tentativo, con cui sì cercò di colpire una delle istituzioni portanti dela monarchia, rappresentò la più diretta manifestazione della volontà di applicare concretamente la teorica assolutezza del potere sovrano. L'ascesa dî Luigi XIV nel 1774, però, intermuppe questo tentativo e ripristinò il tradizionale potere dei Parlements. Con la crescita di un'opinione pubblica che, in mancanza di libertà dî stampa, cominciò a ad esprimersi % attraverso gazzette e pamphlets anonimi, il nuovo sovrano decide di non insistere con metodi ‘autoritari che rischiavano di spaccare il paese. La soluzione del difficile problema del disavanzo del bilancio statale venne affidata a intellettuali riformatori come Jacques Turgot e Jacques Necker (le loro idee erano ispirate alle teorie di Montesquieu, si rifacevano al pensiero dei filosofi illuminist guardavano con ammirazione al modello inglese di monarchia parlamentare ed appoggiavano i ribelli nord-americani nella guerra d'indipendenza). Dopo la guerra delle farine, una serie di sommosse popolari causate dalla carestia e dalla liberalizzazione del mercato dei grani voluta da Turgot, e dell'aumento del debito pubblico causato dall'appoggio francese ai ribelli nord-americani contro la Gran Bretagna, Turgot venne sostituto da Necker. Egli cercò un più ampio consenso alle istanze riformatrci rai gruppi dirigent e l'opinione pubblica per poter portare avanti i progetti di riassetto delle finanze regie. Nel 1781, il ministro decise di rendere pubblico il disastrato bilancio statale (considerato tradizionalmente un segreto di stato), un atto clamorosa che spinse î settori più conservatori della corte a invocare (e ottenere) le sue dimissioni. Negli anni successivi la cris politico-finanziaria si aggravò. Il paese si divise tra chi puntava alla trasformazione della monarchia in senso costituzionale e i settori più conservatori della nobiltà e del clero che videro l'indebolimento della monarchia come un'occasione per redistribuire il potere a vantaggio degli ordini privilegiati. Nei suoi attachi, il Parlement di Parigi denunciò con forza il dispotismo dei ministri e l'eccessiva pressione fiscale gravante soprattutto sulle spalle dei ceti meno abbienti. Di fronte all'impossibilità di trovare una soluzione non conflittuale alla crisi i sovrani e i suoi ministri presero la disperata decisione di convocare gli Stati Generali, l'unica istituzione in grado di autorizzare l'imposizione di nuove tasse, per il mese di maggio del 1789. Gli Stati Generali francesi erano divisi in tre ordini, che si riunivano in camere separate: il clero, la nobiltà e il Terzo Stato (che comprendeva i rappresentanti della stragrande maggioranza della popolazione). Convocati saltuariamente dai sovrani per ottenere l'assenso del regno al loro indirizzo politico e per approvare l'imposizione di nuove tasse gli Stati Generali erano privi di una chiara e codificata normativa che ne definiva con precisione i caratteri giuridici e le modalità d'azione. Nella 1789 sì mise in moto un complicato sistema elettorale per la nomina dei rappresentati dei tre ordini, al quale si accompagnò la redazione dei cahiers de doléances, documenti politi per ordini, contenenti l'elenco dei problemi del paese e delle rivendicazioni per quali ci si attendeva provvedimenti adeguati dagli Stati Generali. Le elezioni dei rappresentanti si svolsero in un clima di grande incertezza: erano più di centosettantacingue anni che litituzione non veniva convocata e ci fu un dibattito molto acceso sulla composizione € sul ruolo della rappresentanza. In particolare vi fu grande incertezza su due punti: sul numero di rappresentanti da attribuire al Terzo Stato e sulle modalità di voto (cioè se si dovesse votare per ordine, concedendo un solo voto per ogni ordine, 0 se si dovesse votare per testa, concedendo un voto a ciascun deputato), Una parte della nobiltà francese, di orientamento liberale, propose agli Stati Generali un modello di monarchia parlamentare simile a quello inglese. Il suo rappresentante più influente fu Luigi Filippo duca d'Orléans, che promosse la formazione di un gruppo politico con lo scopo di acquisire la maggioranza agli Stati Generali: ciò, tuttavia, era possibile solo in caso di voto per testa. settori più conservatori della nobiltà e dl clero, tra cui spiccava Carlo di Borbone conte di Atos, fratello del re, cercarono di acquisire la maggioranza tra il clero e i nobil, con lo scopo di mantenere il tradizionale voto per ordine (che avrebbe garantito una maggioranza di due voti su tre negli Stati Generali). Tra i due schieramenti il debole Luigi XVI oscillò in modo politicamente incoerente, spesso trascinato dall'influenza della moglie Maria Antonietta (figlia di Maria Teresa d'Austria), La stessa regina, în quanto austriaca, per le sue discusse amicizie fi al centro delle polemiche da parte della stampa, contribuendo al discredito della monarchia. Le scelte ondivaghe del sovrano, che richiamò Necker per poi licenziarlo nuovamente e che concesse il doppio del numero dei deputati al Terzo Stato ma mantenne il voto per ordine (vanificando la precedente concessione, facendola anzi apparire una beffa) aggravarono una situazione già caotica. Il 5 maggio 1789 a Versailles si riunirono gli Stati Generali si impegnarono a sciogliere il problema della modalità di votazione, senza raggiungere l'accordo, Il 17 giugno, rifiutando il voto per ordine, n Jacques-Pierre Brissot. Il nuovo gruppo dirigente fu capace, in un momento di assoluta emergenza, di riorganizzare l'esercito, fronteggiare i problemi alimentari, espellere i preti refrattari e confiscare i beni degli emigrati. In un clima di enorme tensione, mentre la folla assaltava le carceri per ‘uccidere i presunti nemici della patria, vennero istituiti dei tribunali rivoluzionari, per processare coloro che sî riteneva tramassero alle spalle della rivoluzione. Queste misure, unite alla leva obbligatoria di massa, resero possibile la vittoria militare di Valmy del 20 settembre contro imperiali è prussiani. La vittoria fu accolta con grandi manifestazioni di gioia in tutto il paese: si tratò della vittoria di un esercito raccogliticcio e male addestrato contro un esercito esperto € superiore numericamente e la patria sventò, almeno per il momento, il pericolo di un'invasione straniera. Due giorni dopo la Convenzione proclamò la Prima Repubblica francese. Il 21 gennaio 1793, Luigi XVI venne processato e giustiziato, La monte di Luigi XVI spinse le potenze europee alla formazione di una vasta coalizione antifrancese. Contemporancamente, la situazione intea del paese si fece ancora più drammatica: in una Parigi in mano ai sanculotti si registrò ormai una continua e insostenibile pressione sulla Convenzione da parte delle masse popolari. Nella regione della Vandea, il rifiuto della coscrizione di massa, unito alla predicazione degli ecclesiastici refrattari e all'avversione alla rivoluzione della nobiltà locale, produsse una rivolta generale di stampo monarchico e cattolico. La situazione sfuggì di mano alla maggioranza girondina che guidava la Convenzione, stret dalla pressione esercitata dalla fazione più radicale dell'assemblea, quella della Montagna (formata da giacobini, cordiglieri e le fazioni più estremiste degli arrabbiati e degli hebertisti, seguaci di Jacques-René Hébert, e dalla temibile agitazione di piazza dei sanculotti. Grazie al sopravvento preso dai gruppi montagnardi, il 24 giugno la Convenzione approvò la costituzione dell'anno I, assai avanzata in senso democratico (prevedeva la divisione dei poteri, il suffragio universale maschile e il riconoscimento del diritto al lavoro e all'assistenza), ma non entrò mai in vigore. Mentre le forze della coalizione antifrancese invasero il paese, in diverse province esplosero sollevazioni girondine contro il poter dei giacobini ll potere venne saldamente assunto dal Comitato di salute pubblica, un organo straordinario formato da 12 membri formato da esponenti montagnardi (fra i quali Robespierre e Louis Antoine Saint- Just), afffancato da un Comitato per la sicurezza generale, incaricato della polizia politica. Dichiarando di voler arginare la guerra civile e la disgregazione della repubblica, questo organo decise l'eliminazione fisica, sistematica e senza possibiltà di difesa, di tutt gli avversari pol dando inizio alla fase del “terrore rosso”. Dopo essere stati sottoposti a processi sommari dai tribunali rivoluzionari, sotto i colpi della ghigliotina (la macchina per la decapitazione inventata dal medico Guillotin) caddero esponenti del passato regime, come la regina Maria Antonietta, aristocratici liberali (tra cui il duca di Orléans), intellettuali e famosi leader della rivoluzione come Brissot, Danton ed Hébert. Oltre ad essi vennero giustiziati migliaia di veri o presunti avversari del regime. Il regime rivoluzionario adottò un nuovo calendario (a contare dall'instaurazione della repubblica); esponenti radicali lanciarono campagne di scistianizzazione, con la creazione del culto della Ragione e di quello dei martiri rivoluzionari. La pesante situazione economica venne arginata drasticamente con misure di calmiere dei prezzi e di controllo della produzione. Lo strapotere arbitrario e repressivo del Comitato di salute pubblica trovò l'avversione della maggioranza dei membri sopravvissuti della Convenzione: approfittando dell'importante vittoria riportata dall'esercito francese nella battaglia di Fleurus nel giugno del 1794 e facendosi forte di un'opinione pubblica stanca del clima di terrore e intimorita dalla mancanza di garanzie giuridiche individuali, organizzarono un colpo di stato con la complicità di alcuni esponenti del Comitato di salute pubblica. Nella notte trail 26 e il 27 luglio la Convenzione ordinò l'arresto di Robespierre e Sai Just, che vennero ghigliottinat. Il comitato venne gradualmente sciolto, le leggi speciali sui sospetti e i tribunali rivoluzionari furono abrogate, vennero riammessi nella Convenzione i deputati girondini espulsi e vennero epurati i sostenitori di Robespierre. L'eliminazione della classe politica radicale fece riapparire sulla scena i filomonarchici, che si dedicarono a una serie di cruente vendette personali contro esponenti giacobini e sanculott: fu il periodo del "terrore bianco”. La Convenzione procedette allo smantellamento delle norme di protezione sociale, come il calmiere s0 dei prezzi, creando grande scontento fra la popolazione. Le difficoltà economiche fecero esplodere la rivolta del popolo parigino, che venne però repressa nel sangue e segnò la definitiva caduta dei giacobini. In questo clima, il 22 agosto 1795, venne proclamata la nuova costituzione dell'anno IL, improntata all'esigenza sia di sottrarre l'attività legislativa alla pressione delle masse popolari sia di evitare una restaurazione realista. La costituzione, di orientamento molto moderato, con norme che limitavano la libertà di stampa e di associazione, cercò, attraverso la reintroduzione del voto per censo a doppio livello e l'istituzione di un Parlamento bicamerale, di restituire sicurezza all'organo legislativo. La nuova costituzione assicurò la continuità repubblicana e assegnò il potere esecutivo a un Direttorio, composto da cinque membri. 27. L'erede imperfetto: Napoleone Bonaparte Napoleone Bonaparte fu un grande condottieri, un abile politico ed eccellente stratega. Inaugurò un periodo di preponderanza francese sulla scena politica e militare del continente europeo (a cui sfuggì solo la Gran Bretagna, in virtù della propria supremazia economica e navale). L'aspetto straordinario di napoleone fu la sua irresistibile ascesa al potere: egli non nacque sovrano di Francia, e proveniva da una famiglia di classe media. Con lui, per la prima volta dopo Oliver Cromwell, un generale di modeste origini acquistò un potere monocratico che si rasformò in potere monarchico, Entrambi i personaggi dovettero la loro ascesa a sconvolgimenti politici di vasta portata, li unici nella storia europea che portarono alla condanna a morte di un sovrano. Napoleone doveva ricevere la necessaria legittimazione a goveare: si fece incoronare imperatore dei francesi e non della Francia, a indicare che la sua legittimità derivava dal consenso popolare e non dalla successione dinastica garantita dalla volontà divina. Da una parte, egli fù l'erede della rivoluzione francese: contro le potenze europee legittimiste, che tentarono di imporre il ritomo in Francia dei Borbone, egli riaffermò il diritto del popolo francese a scegliere il proprio governo e di mantenere alcune conquiste rivoluzionarie (come la concezione di cittadinanza e, almeno in teoria, l'uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge). Dall'altraegli rappresentò la forza di un potere monarchico che, dopo la rivoluzione, riacquistò influenza e prestigio. Per molti francesi, stanchi della guerra civil, si trattò di affidare il govemo a un uomo forte, in grado di imporre il proprio potere anche alle due posizioni estreme presenti nel paese: i filomonarchici (che auspicavano il ritomo dei Borbone e la restaurazione dell'antico regime) e i giacobini (i quali volevano formare una salda repubblica che incanasse i princìpi della rivoluzione). Napoleone riuscì a farsi accettare dagli uni © dagli altri presentandosi, in maniera ambigua ma efficace, come erede della monarci assoluta e della rivoluzione allo stesso temp L'entrata in vigore della costituzione dell'anno III nel 1975 non risolse i problemi di ordine pubblico in Francia. Una volta nominato il primo Direttorio, formato da repubblicani, esso dovette affrontare una situazione molto difficile. Nonostante i suecessi militari (che portarono alla pace con Prussia e Spagna e alla trasformazione delle Province Unite nella repubblica batava controllata dai francesi), la Francia rimase in guerra con la Gran Bretagna, l'impero e il Regno di Sardegna. Sul piano intemo il Direttorio assunse misure repressive nei confronti dei monarchici e dei giacobini (i repubblicani radicali) che non si rassegnarono a una normalizzazione in senso moderato degli assetti politici: nel 1796 il Direttorio sventò a Parigi la cosiddetta “congiura degli eguali”, una cospirazione di stampo democratico-egualitario capeggiata da Gracco Babeuf e Filippo Buonarroti. Le emergenze belliche e interne vennero risolte con una soluzione militare. Venne attuato un attacco all'impero e al Regno di Sardegna su due fronti: l'armata principale avrebbe dovuto varcare il Reno mentre un'armata secondaria, guidata dal generale Napoleone Bonaparte, avrebbe dovuto invadere il Piemonte e minacciare gli Asburgo da Sud. L'attacco principale fall, mentre invece le truppe napoleoniche ottennero una serie di successi che portarono all'invasione del Piemonte, della Lombardia e dello Stato della Chiesa (schierato con la coalizione antifrancese). Napoleone conquistò Milano e Mantova, minacciando di raggiungere Vienna da Sud, ma nel 1797 firmò il trattato di si Campoformio: limpero riconobbe la sovranità francese sui Paesi Bassi e sulla Lombardia, mentre ottenne i territori della Repubblica di Venezia (che terminò la sua lunga storia di indipendenza). La Francia si trovò ad esercitare un netto predominio sulla penisola italiana. L'egemonia non fu data solo dall'uso dlle armi, ma anche dll'appoggio che buona parte degli italiani mostrò per gli ideali repubblicani, con la speranza di liberarsi delle strutture dell'antico regime. Si formò la Repubblica Cispadana (che adottò il tricolore italiano), che in seguito divenne la Repubblica Cisalpina grazie all'annession della Lombardia: la Repubblica di Genova divenne la Repubblica Ligure; nel 1798 lo Stato della Chiesa venne invaso dall'esercito francese © trasformato nella Repubblica Romana. Inoltre, in seguito al tentato intervento di Ferdinando IV re di Napali, a favore del papa, anche il Regno di Napoli venne occupato e nacque la Repubblica Partenopea (il re si rifugiò in Sicilia, protetto dalla Motta inglese). Sconfitto l'impero, rimase solo la Gran Bretagna ad opposi alla Francia. Per minacciare i commerci britannici con Indi e l'Estremo Oriente i Direttorio promosse una spedizione miliare in Egitto, guidata da Napoleone. Egli sconfisse l'esercito egiziano nella battaglia delle Piramidi, ma la flotta francese venne sconfitta da quella inglese comandata dall'ammiraglio Horatio Nelson nelle acque di Abukir Il Direttorio cercò di risolvere militarmente anche i problemi politici e elezioni del 1797 furono vinte dai monarchici il Direttorio reagi con un colpo di Stati annullando i risultati elettorali ed epurando i filomonarchici; l'anno dopo le lezioni furono di nuovo annullate a causa della vitora dei giacobini. Nel 1799 Napoleone rientrò in Francia e rovesciò il governo con un colpo dî stato ordito insieme all'abate Emmanuel-Joseph Sieyès (un rivoluzionario famoso per aver scritto Che cos'è i Terzo Stato? nel 1789) Il Direttorio venne sciolto e il potere assunto da tre uomini che si autoprociamarono consoli della repubblica: Sieyès, Napoleone © Roger Ducos. Nell intenzioni di Sieyès il consolato avrebbe dovuto garantire stabilita e ordine pubblico alla Franca, grazie alla preminenza dellesocutivo sul potere legislativo; tuttavia tale preminenza era fondata sulla forza delle armi, che erano controllate da Napoleone secondo la nuova costituzione dell'anno VIII, egli si proclamò primo console, assicurandosi un sostanziale predominio. La scelta di affidare la guida della repubblica a un uomo forte e che gode della fiducia dell'esercito, poggiava su due ragioni: l'incapacità del Direttorio di assicurare la stabilità politica è l'emergenza bellica creatasi con la formazione della seconda coalizione antirancese (formata da Gran Bretagna, Russia, impero, Prussia, impero ottomano, Svezia e Regno di Napoli), decisa a stroncare l'egemonia francese. Le repubbliche fondate da Napolcone vennero abbattute con l'invasione della coalizione in Italia, agevolata dai cattolici tradizionalisti che si organizzarono nell'esercito “sanfedista” (sostenuto anche dagli inglesi così chiamato perché devoto alla "santa fede” c alla causa dei Borbone: i liberali che guidarono le sori delle repubbliche vennero giustiziati in maniera drammatica, Le sollevazioni sanfdiste, cominciate a Napoli, i estesero in tutta talia e failtarono il compito alla coslizione, che pose termine alle esperienze repubblicane. Tuttavia, Napoleone scese di nuovo in Italia e la riconquistò. Venne firmato un concordato con il papa in base al quale questultimo riconobbe la repubblica francese in cambio dl riconoscimento del cattolicesimo come religione della maggioranza dei francesi. Consolidata la propria posizione, grazie all fine della guerra e al concordato con la Chiesa, ne 1802 Napoleone si fece proelamare console a vita (atto legittimato grazie a un plebiscito); fu un primo passo verso la trasformazione del consolato in monarchia Ulteriori decreti incrementarono i suoi poteri, fra cui anche il diritto di designare il proprio successore. A coronamento di tale processo, venne approvata una nuova costituzione dell'anno XIl, ratificata da un nuovo plebiscito, che trasformò la carica di primo console in quell, ereditari, di imperatore di fancesi. La Francia passò da una repubblica a un impero, una scelta benedetta dal papa Pio VII, che nel corso di una solenne cerimonia nella cattedrale di Notre Dame di Parigi, consacrò Napoleone porgendozli la corona dî imperatore che egli stessi sî mis sul capo. La ricerca della legittimazione passò anche attraverso la creazione di una nuova aristocrazia che, pur godendo di privilegi, rappresentò una base di consenso al nuovo regime. Vennero creati nuov titoli nobiliari, ridisegnando leite sociale francese © assegnando tali titoli a miliari e funzionari fedeli all'imperatore, Napoleone si impegnò per una riforma della vita associata: vennero riordinate le e di riprendere i commerci con la Gran Bretagna, Nel 1810 Napoleone decise di invadere la Russia egli avanzò in territorio nemico con un folto esercito e riuscì ad occupare Mosca. Tuta l'invemo russo si avicinò e la capitale venne data alle fiamme dagli stessi russi. Temendo l'imminente morsa del gelo, privo di rifornimenti e snervato dalla tattica attendista dei russi (basata sul logoramento dell'esercito nemico facendo terra bruciata ed evitando grandi battaglie in campo aperto). Napoleone ordinò la ritirata. La marcia di ritomo fù disastrosa: attaccata ripetutamente ai fianchi stremata dal freddo e dalla fame, soggetta a diserzioni e colpita da epidemie, l'armata venne decimata. La prima vera sconfitta di Napoleone spinse le potenze europee a organizzare, nel 1813. una sesta coalizione antifrancese. In Spagna la guerriglia diede vita a un'insurrezione generale che cacciò i francesi riportando sul trono i Borbone. Napoleone, dopo alcuni effimeri successi, venne battuto a Lipsia dalle forze aleate, che invasero Parigi e stabilirono il ritorno dei confini francesi a quelli del 1789. In Francia tomarono i Borbone € sali al trono Luigi XVIII (il conte di Artoi fratello di Luigi XVI). | teritori assoggettati alla Francia lasciarono spazio alla restaurazione delle precedenti dinastie. Napoleone venne esiliato all'isola d'Elba, che gli venne assegnata come possedimento. La restaurazione dei Borbone in Francia non fu facile: la volontà di ripristinare l'antico regime andò in contrasto con i grandi cambiamenti avvenuto nella società francese. Il malessere dovuto alla sconfitta e alla perdita dell'egemonia in Europa, unit alla crisi economica provocata dalla piena affermazione della potenza commerciale inglese, crearono molto scontento. Napoleone nel 1815 fuggi dall'isola d'Elba e sbarcò in Francia, incontrando un'accoglienza entusiasta da parte della popolazione e dell'esercito, ed entrò trionfalmente a Parigi. Luigi XVIII fuggì le potenze europee formarono una settima coalizione antiftancese. Le forze britanniche, con l'appoggio dell'esercito prussiano, sconfissero nuovamente l'armata napoleonica nella celebre battaglia di Waterloo. La vittoria degli alleati pose fine all'ultima breve stagione napoleonica (i cosiddetti “cento giorn"). Luigi XVIII rientrò a Parigi e Napoleone fu mandato in esilio nell'isola di Sant'Elena, sperduto possedimento britannico nell'Oceano Atlantico, dove mor i 5 maggio 1821 28. La prima rivoluzione industriale Con l'espressione “rivoluzione industriale” si definisce una trasformazione epocale e irreversibile che subirono le strutture produttive europee a partire dalla seconda metà del XVIII secolo. Il primo paese europeo a sperimentare questa trasformazione, in maniera profonda e duratura, fu l'Inghilterra, che dal 1760 al 1830 fu protagonista di mutamenti tali da garantire per i decenni successivi uno sviluppo inarrestabile e cumulativo. Tali cambiamenti vengono riassunto con l'espressione “prima rivoluzione industriale”, a sottolineare la specificità dei processi che si svolsero sul suolo inglese e la loro differenza da quelli che, a partire dal terzo decennio del XIX secolo, sperimentò l'Europa occidentale, Gli storici discutono ancora oggi se il cambiamento possa essere considerato un evento immediato nello svolgimento della storia umana 0 se invece fu un processo molto graduale. L'elemento caratterizzante della crescita economica inglese tra XVIII e XIX secolo, fi non tanto la sua improvvisa lievitazione, quanto la sua costante accelerazione rispetto l passato. Fu nel settore tessile, in particolare quello cotoniero, che avvennero le prime significative modifiche nei modi di produzione. | cotonifici non avevano in Inghilterra una lunga tradizione che invece poteva vantare la manifattura dei panni di lana: era un settore giovane © in rapida espansione, grazie ai rezzi contenuto dei prodotti che venivano offerti sul mercato. | manuftti di cotone realizzati in ss India e importati dalla Compagnia delle Indie orientali cominciarono a conquistare i mercati nella prima metà del XVIII secolo, in quanto meno cari rispetto ai tessui di set e di lana. Per far fronte dle periodiche cadute dell'offerta de tessiti indiani di sutre la crescita ella domanda, sorsero in Inghiltera i primi cotonifici. La concorrenza indiana venne progressivamente soffocata e la Compagnia delle Indie orientali venne privata del monopolio commerciale con l'India, di cui la corona assunse il controllo politico ed economico. L'India, da arca produttrice, divenne mercato di sbocco dei manufarti di cotone inglesi. Per aumentare la produzione si andò alla ricerca di nuove tecniche in grado di velocizzare le diverse fasi di lavorazione, riducendo contemporaneamente i costi. Nuove invenzioni meccaniche migliorarono i tempi e i modi di produzione € vennero inserite in posizioni di primo piano all'itemo del circuito produttivo. La manifittura del cotone era composta da quattro fasi: la preparazione, la filatura la tessitura e la finitura. La diffusione della cosiddetta navetta volante, un marchingegno in grado di produrre stoffe di ampiezza maggiore rispetto a quela delle braccia del tssitre, migliorò e velocizzò la fase della tessitura Le invenzioni stimolarono altre invenzioni che aumentarono la produttività ed eliminarono la strozzatura determinata dal ritmo più rapido della tessitura e da quello più lento della filatura. Fecero a loro comparsa la jenny, un filatoio meccanico a energia manuale, e la mule jenny, un filatoio in grado di produrre una notevole quantità di filato resistente € privo dei difeti © delle irregolarità che caratterizzavano quello realizzato a mano. Queste invenzioni diventarono obsolete già a fine secolo, quando vennero perfezionati i macchinari esistenti e venne inventato il filatoio automatico. Le innovazioni introdotte in una determinata fase del processo produttivo e il conseguente aumento della produzione finirono per mettere sotto forte pressione quelle immediatamente precedenti e successive creando vere e proprie strozzature. Di qui l'esigenza di ulteriori innovazioni che correggessero lo squilibrio e rendessero più omogenei i ritmi di produzione. L'industria cotoniera, con la progressiva meccanizzazione in tute le varie fasi produttive, assunse un ruolo primario nel processo di industializzazione in Inghilterra (venne migliorata la produttività © ci fu un considerevole aumento di produzione). La migliore qualità dei filati e il loro basso prezzo sul mercato consentirono al cotone di sostituirsi alla seta e al lino e di eliminare i concorrenti delle cotonate inglesi praticamente da ogni mercato. Tuttavia, nonostante la sua rapida espansione, l'industria cotoniera non introdusse analoghi mutamenti nl resto dell'industria inglese. A svolgere un ruolo trainante all'inteno dell'economia britannica, con una notevole ricaduta negli altri ambiti, vil settore siderurgico: e innovazioni furono più lente ma costituirono una base più solida per una trasformazione dell'assetto industriale del paese. La nuova siderurgia prese avvio con la scoperta della giusta miscela di minerale ferroso e di carbon fossile da utilizzare come combustibile nell'altofomo per ottenere la ghisa. Fu un'innovazione molto importante, perché consenti di fabbricare ghisa con molte meno impurità e quindi molto più resistente. Nonostante il ritmo serrato delle innovazioni, e nuove tecnologie stentarono a imporsi a causa degli alt costi d'impianto e di produzione per gli altoforni. L'aumento della richiesta di carbone legata al notevole sviluppo della siderurgia comportò uno sffuttamento sempre maggiore dei giacimenti carboniri. L'invenzione della macchina a vapore ad opera di James Watt, divenne il simbolo stesso della rivoluzione industriale: essa consenti un notevole risparmio di lavoro © di combustibile e aumentò la produttività e leicienza. Il vapore e il suo sfruttamento sempre più razionale per azionare le macchine resero possibile uno sviluppo straordinario dell'industria. Non solo questa fonte di energia inanimata sviluppò una potenza maggiore di qualungue altra conosciuta fino ad allora, ma una macchina a vapore poteva essere installata dovunque fosse possibile avere del carbon fossile a un prezzo accettabile. L'impiego del vapore come principale fonte di energia e l'adozione delle innovazioni tecniche nella produzione tessile cambiarono profondamente il paesaggio e la società in Inghiltera. La necessità di concentrare le macchine e i lavoraori nelle fabbriche sconvolse la geogratia e i costumi di vita La possibiltà di impiantare macchine a vapore dovunque vi fosse abbondanza di carbone 0 modo di farlo arrivare a basso prezzo liberò la produzione manifatturiera dalla dipendenza dalle fonti di cnergia fisse © consenti la dislocazione degli impianti in luoghi che faciliassero la 86 commercializzazione dei prodotti finiti, Si ebbe un continuo processo di miglioramento del vie di comunicazione, sia terrestri che fluviali. Il trasporto su rotaie venne introdotto nel XVI secolo nelle miniere tedesche e successivamente tale sistema si diffuse anche nelle miniere inglesi. | perfezionamenti della macchina a vapore resero possibile la sua applicazione alla trazione: vennero costruite macchine per percorrere strade normali e successivamente, con opportune modifiche, le macchine furono in grado di muoversi su quelle ferrate. Oltre alla nascita della prima rete ferroviaria del mondo, il sistema di comunicazioni inglese si giovò di una fiorente navigazione costiera e di una rete di canali che collegavano i diversi fiumi navigabili. Il grande risparmio che l'utilizzo dei canali artificiali consentì per i commerci indusse alla costruzione di una fitta ragnatela di vie d'acqua. Nacque il primo battello a vapore. Queste trasformazioni determinarono un cambiamento nel paesaggio e nelle gerarchie urbane. Sorsero, infatti, nuove popolose città al posto di piccoli villaggi e borghi. Lo sviluppo delle industrie in vicinanza dei giacimenti di materie prime 0 di importanti vie di comunicazione avvenne quindi in luoghi diversi dalle consolidate realtà urbane inglesi. Nacque una struttura urbana caratterizzata dall'assenza di continuità rispetto al passato. Le città industriali rappresentarono una realtà che sfuggiva al controllo politico e sociale dell'arstocrazia terriera e perciò si ebbero dei contrasti fra aristocratici e borghesi per l'iniqua ripartizione dei seggi fra le antiche circoscrizioni elettorali rurali (ormai semispopolate) e i grandi centri urbani (privi di adeguato peso elettorale nonostante una popolazione numerosa). Nella prima metà del XIX secolo le grandi città industriali erano ben più popolose dei vecchi centri economici. Le periferie di tali città assunsero un aspetto peculiare caratterizzato da ciminiere, fabbriche e squallidi caseggiati dove alloggiavano le famiglie operaie; i quartieri centrali, invece, vissero un momento di rinnovamento grazie al lusso in cui viveva il ceto imprenditoriale. Il cambiamento delle strutture produttive in Inghilterra del tardo XVIII secolo e del primo XIX secolo rappresentò un momento di svolta che non riguardava solo l'ambito dell'economia, ma coinvolse direttamente l'insieme delle gerarchie dei valori e dei rapporti sociali. La rivoluzione industriale implicò l'avvio di una serie di processi, come la nascita del sistema di fabbrica, la meccanizzazione, la divisione del lavoro e la standardizzazione, destinati a mutare in maniera profonda il volto del continente europeo nei decenni successivi. I nuovi centri manifatturieri nacquero e si dilatarono grazie allo spostamento della popolazione dalle campagne alle città industriali. Sorsero le fabbriche e vi fu unalta concentrazione di forza lavoro chiamata a produrre di più e meglio: questi dati rappresentarono, rispetto alle epoche precedenti, un'importante novità. In correlazione i ritmi produttivi cambiarono, infatti, le abitudini, la mentalità e gli stessi modi di vita degli strati della popolazione chiamati a lavorare. Gli effetti di tale processo furono percepibili soprattutto nella seconda metà del XIX secolo. La classe operaia della prima rivoluzione industriale conobbe delle stratificazioni: accanto a un personale qualificato, spesso proveniente dal mondo delle botteghe artigiane, dotato di una stabilità sociale e lavorativa, vi furono operai privi di particolare preparazione, i salariati ex contadini giunti in città attratti dalla possibilità di lavoro, e infine donne e bambini, sfruttati perché socialmente più deboli. Le differenze erano tali che la componente più qualificata e meglio retribuita della manodopera industriale stentò a riconoscere una comunanza con le altre fasce del mondo operaio, fra le quali erano ampiamente diffusi fenomeni indotti dalla povertà e dal degrado umano in cui erano costretti a vivere (come l'alcolismo e la prostituzione). Più si scendevano i gradini della gerarchia interna alla classe operaia e peggiori erano le condizioni di lavoro. L'impianto delle fabbriche richiedeva notevoli investimenti di capitale: di qui la tendenza dei proprietari delle industrie a sfruttare al massimo le potenzialità dei macchinari e il lavoro della manodopera, della quale si comprimevano i costi approfittando dell'ampia offerta di lavoro. Donne e bambini erano semplice manodopera salariata, riva di difese in una società nella quale il potere politico era saldamente in mano ai ceti abbienti. Solo nel 1831 venne varata una legislazione statale sul lavoro che vietò di impiegare nelle fabbriche ragazzi con età inferiore ai nove anni e con l'introduzione del tetto di dodici ore giomaliere di lavoro per i minori di diciotto anni. Le innovazioni comportarono l'ingresso sulla scena di macchinari sempre nuovi che determinarono un risparmio di forza lavoro, La disoccupazione era in agguato: proprio s
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