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riassunto di tutto il capitolo 2, Schemi e mappe concettuali di Storia

riassunto di tutto il capitolo 2 barbero

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2022/2023

Caricato il 26/09/2023

gabriella-dell-anna
gabriella-dell-anna 🇮🇹

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Scarica riassunto di tutto il capitolo 2 e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Storia solo su Docsity! La Germania di Guglielmo II: Da Bismarck a Guglielmo li, una poderosa industrializzazione: Negli ultimi anni del 19esimo secolo, la Germania visse un cambiamento radicale per quanto riguarda la politica, anche grazie all'ascesa al trono nuovo imperatore Guglielmo II, sostenitore della modernità e della tecnologia e convinto militarista. Il sovrano era deciso a rendere la Germania protagonista assoluta della politica internazionale; diversamente dal cancelliere Bismarck, l'imperatore non appariva attento agli equilibri né interni né internazionali. Questa profonda diversità di opinioni e comportamenti tra il cancelliere e l'imperatore, costrinse Bismarck a dimettersi (18 marzo 1890). L'intero sistema politico tedesco stava cambiando. I partiti di massa acquistavano sempre più importanza (in particolare il partito socialdemocratico "SPD"), anche grazie alla poderosa industrializzazione che il paese stava attraversando. L'industria tedesca si era sviluppata in maniere esponenziale, sino a far diventare la Germania la prima potenza economica europea; in breve tempo l'economia tedesca superò addirittura quella britannica. A questo risultato contribui anche il vertiginoso ampliamento della flotta, che garanti ricchi introiti alle industrie metallurgiche e siderurgiche. Inoltre, Gugliemo II avrebbe messo la forza economica della Germania al servizio di un nazionalismo che si sarebbe presto sprigionato con grande forza. Si svilupparono poi anche ricerche scientifiche e applicazioni tecnologiche, come la costruzione di un efficientissimo sistema di infrastrutture, e si svilupparono molto anche le industrie chimiche ed elettriche. Alla crescita industriale, si accompagnò anche quella demografica. La fine della politica degli equilibri Come già detto Guglielmo II non si interessava degli equilibri interni ed esterni; capito infatti che egli urtò in diverse occasioni gli interessi di Londra e Parigi. Invio addirittura un telegramma di solidarietà a Paul Kruger, presidente della Repubblica boera, con cui la Gran Bretagna era in guerra. Si incrinarono perciò le relazioni con Londra, che peggiorarono ulteriormente quando la Germania fomi supporto ai turchi durante un conflitto contro la Grecia (che veniva invece sostenuta dalla Gran Bretagna). Oltretutto, l'aggressiva politica tedesca (o "weltpolitik), ebbe come effetto quello di appianare la rivalità tra Francia e Gran Bretagna, e tra Gran Bretagna e Russia. La Gran Bretagna si avvicinò alla Francia con la firma dell'Ente cordiale (1904). Inoltre il sostegno fornito da Guglielmo II all'Austria-Ungheria in occasione dell'annessione della Bosnia-Erzegovina, segnò poi il definitivo allontanamento della Russia. La Francia e il caso Dreyfus Alla fine del 19esimo secolo, la Francia dovette fare i conti con il sentimento sempre più radicato del revanscismo (definisce i sentimenti nazionalisti dei francesi, indica la volontà di rivincita nei confronti di altri stati). Numerosi politici francesi furono coinvolti nel cosiddetto "scandalo di Panama" (1892); si trattò di un sistema di corruzione messo in piedi da una compagnia che gestiva i lavori del canale di Panama. I costi per realizzare i lavori erano molto alti, quindi la società corruppe numerosi parlamentari e giornalisti in modo da ottenere l'approvazione di una legge che potesse consentire alla compagnia l'emissione di azioni. Nonostante il finanziamento, la compagnia andò comunque in fallimento, e a quel punto lo scandalo fu scoperto. In un clima già precario, si presentarono anche altri due fatti gravissimi: il presidente della repubblica Sadi-Carnot venne pugnalato da un anarchico italiano, e nello stesso anno ebbe inizio anche il cosiddetto Affaire Dreyfus. Dreyfus era un ufficiale francese di origine ebraica che venne processato con la scusa di spionaggio e venne condannato all'ergastolo. Gli elementi dell'incriminazione erano però poco chiari e quindi il caso infiammò e divise l'opinione pubblica in 2 parti: da una parte i conservatori (in particolare l'Action francaise, il principale partito di destra francese) che erano convinti della colpevollezza dell'ufficiale ed alimentarono i sentimenti antisemiti nel paese. Dall'altra parte c'era chi era schierato in difesa di Dreyfus, che dopo qualche anno venne graziato e dichiarato innocente. I governi radicali: Il movimento radicale, che si trasformò poi in partito nel 1901, fu il principale protagonista della vita politica francese nella prima metà del '900. Fra fondamenti ideologici vi erano l'anticlericalismo e la laicità dello Stato; per questo motivo fu promulgata nel 1905 la legge sulla separazione tra Chiesa e Stato, con cui fu abolito il concordato napoleonico che prevedeva il mantenimento del clero a carico dello Stato. Dal 1906 al 1911 si altemarono i governi radicali di Clemenceau e Briand (introdussero alcune importanti riforme come la riduzione dell'orario lavorativo, la pensione, il diritto al riposo settimanale..). La loro azione tuttavia non eliminó le tensioni sociali nel paese, in particolare quelle degli operai. La fine dell'età vittoriana in Gran Bretagna. Il passaggio dai liberali a conservatori: Dopo un ventennio di egemonia del partito liberale, dal 1886 al 1905 la scena politica britannica fu dominata dai conservatori, guidati da Salisbury. La caduta dell'ultimo governo Gladstone fu causata dalla divisione interna del partito liberale per la proposta di concedere all'Irlanda una forma di autogovemo (Home Rule). I conservatori perciò, una volta giunti al potere, poterono avvalersi anche del sostegno dei liberali unionisti guidati da Joseph Chamberlain, che si erano staccati dal Partito liberale perché contrari a ogni forma di autonomia dell'Irlanda. L'appoggio della fazione di Chamberlain rese il governo di Salisbury più stabile. Chamberlain si trovò ad affrontare una serie di difficoltà di tipo economico. La Guerra anglo-boera, ripresa nel 1899, rese necessario aumentare le tasse e introdurre delle imposte straordinarie che incisero negativamente sull'economia del paese. Del resto, il sistema industriale e commerciale britannico stava attraversando un momento di crisi anche a causa della concorrenza di nuove potenze come la Germania e gli Stati Uniti, a cui il governo conservatore pensò di reagire con misure protezionistiche. Chamberlain, convinto che il libero commercio avrebbe rallentato la crescita economica nazionale, propose di privilegiare il commercio con le colonie, applicando pesanti dazi alle merci dei paesi concorrenti. Secondo i liberali invece l'applicazione di un'alta tassazione sulle merci importate avrebbe avuto conseguenze negative soprattutto sulla classe operaia e sui lavoratori, perché ne avrebbe ridotto il potere di acquisto. La spesa pubblica non aveva invece smesso di crescere. Il ritorno dei liberali e il Labour Party Dopo 64 anni di regno, nel 1901 moriva la regina Vittoria: aveva fine così un'epoca di straordinaria espansione in cui la Gran Bretagna aveva conquistato un vastissimo impero coloniale e stabilito un primato assoluto sui commerci marittimi mondiali. Alla regina Vittoria successe il figlio, Edoardo VII, il cui regno sarebbe durato sino al 1910. L'epoca edoardiana fu caratterizzata da una profonda instabilità, ma anche dal ritorno sulla scena politica dei liberali, dopo le dimissioni di Lord Salisbury. La novità più rilevante fu l'ascesa di una nuova forza politica che stava acquisendo un crescente consenso popolare: il Labour Party (Partito laburista). Fondato nel 1900 il Partito laburista ebbe come suo primo segretario James Ramsay MacDonald e si poneva come obiettivo quello di allargare alle masse dei lavoratori l'associazionismo tipicamente sindacale. Nel 1903 i liberali e i laburisti strinsero un'alleanza; i laburisti infatti erano favorevoli al libero scambio, all'Home rule, all'assistenza sociale, alla tassazione progressiva della ricchezza, istanze pienamente condivise dai liberali. Nelle elezioni del 1906 i liberali si aggiudicarono 401 seggi e i conservatori solo 157. Il Labour Party, invece, conquistò 29 seggi nel 1906 e 42 nel 1910. Questo nuovo sodalizio fece si che il governo, guidato dal liberale Lord Asquith, ampliasse i propri interventi in ambito di politica sociale: furono così introdotti servizi sanitari gratuiti per i bambini, l'assistenza alla maternità, le pensioni di vecchiaia, fondi assicurativi in caso di disoccupazione e di malattia. L’annessione della Bosnia Fu sempre la questione linguistica in Boemia a causare la caduta, nel 1897, del Primo ministro Kazimierz Badeni: il suo progetto di legge, volto a introdurre il bilinguismo, suscitò l'ostilità dei parlamentari germanofoni, che lo costrinsero alle dimissioni. Da quel momento il Parlamento di Vienna si inceppò definitivamente e anche l'autorità imperiale ne usci indebolita. I primi ministri successivi avrebbero governato senza ottenere l'assenso parlamentare. Nel 1907 la situazione politica divenne paradossale: con l'approvazione di una legge che istituiva il suffragio universale maschile, il paese si dotava di un parlamento democratico a tutti gli effetti, privo tuttavia di un vero potere decisionale. L'Impero asburgico, si reggeva ormai solo grazie alla personalità dell'imperatore, il quale nel 1908, assecondando i conservatori al potere, ratificò ufficialmente l'annessione della Bosnia-Erzegovina, occupata nel 1878. Questa iniziativa però aumentò il peso delle nazionalità slave all'interno dell'Impero e rafforzò il panslavismo. Sollevò inoltre un coro di proteste da parte delle altre potenze europee, a eccezione della Germania, della Serbia e della Russia, anch'esse interessate alla supremazia nell'area balcanica. Del resto l'Austria-Ungheria aveva stretto sin dal 1879 un accordo con la Germania in chiave antirussa e nel 1882 questa intesa si era allargata all'Italia con la Triplice alleanza. Ma quest'ultima alleanza aveva degli elementi di debolezza: non erano solo gli slavi a rivendicare l'autonomia o l'indipendenza, ma anche la maggior parte della popolazione italofona che abitava nell'Impero austro-ungarico desiderava l'annessione all'Italia. Il trionfo della reazione Durante i regni di Alessandro III (1881-1894) e Nicola II, dopo il regno di Alessandro II, in Russia si impose un orientamento politico che non lasciava alcuno spazio al liberalismo, appoggiandosi alla Chiesa ortodossa e alla ristrettissima cerchia dell'alta nobiltà Alessandro III cercò di cancellare le ampie riforme liberali varate dal padre. Alessandro II e favori in ogni modo i grandi proprietari terrieri e l'aristocrazia; creò per esempio la Banca agricola statale per la nobiltà, un'istituzione che prestava capitali agli aristocratici affinché comprassero terreni agricoli. Anche se la servitù della gleba era stata abolita, misure come questa mettevano i contadini privi di terra nelle condizioni di doversi affidare totalmente ai latifondisti. Fu notevolmente limitato il diritto di voto, riducendo il numero complessivo degli elettori di San Pietroburgo) e di Mosca. La russificazione: antisemitismo e ortodossia In quegli anni prosegui inoltre la politica di russificazione e di uniformazione religiosa nei territori dell'Impero. In Finlandia, ad esempio, fu imposta la legislazione russa e i funzionari e giudici finlandesi furono sostituiti con omologhi russi. Particolarmente vessatorio fu l'atteggiamento del regime zarista nei confronti della popolazione ebraica. Sin dal 1791, per iniziativa della zarina Caterina II, gli ebrei russi furono obbligati ad abitare all'interno della cosiddetta Zona di residenza, con l'ulteriore vincolo di dimorare solo nelle città più piccole. Nel 1887 un provvedimento stabili che gli studenti ebrei che frequentavano gli istituti di istruzione superiore nella Zona di residenza non potessero superare il 10% del numero complessivo degli iscritti. La politica zarista portò a una fortissima concentrazione degli ebrei dell'Europa orientale in determinate zone, le stesse in cui i nazisti, nel corso della Seconda guerra mondiale, avrebbero organizzato lo sterminio. Oltre alle restrizioni sancite dalla legge, le comunità ebraiche erano vittime di sempre più frequenti pogrom, ovvero vere e proprie spedizioni punitive dirette contro gli ebrei da parte della popolazione russa, in cui essi venivano uccisi o violentati. Nicola II accentuò ancor più la tendenza reazionaria e antisemita: venne imposta una pesante censura alla stampa e l'istruzione venne limitato l'accesso alle scuole secondarie ai soli studenti provenienti da famiglie di estrazione sociale alte (ebrei esclusi). Tra il 1903 e il 1905 vennero diffusi i Protocolli dei Savi di Sion, un testo costruito ad arte per dimostrare l'esistenza di un presunto complotto giudaico per ottenere il controllo del mondo mentre agli ebrei si proibì di acquistare proprietà terriere al di fuori della Zona di residenza. La persecuzione religiosa si accani anche contro i "vecchi credenti", comunità che avevano rifiutato le riforme della Chiesa ortodossa. La rivoluzione del 1905 La Russia stava muovendo qualche timido passo verso la modernizzazione: era in corso un aumento demografico, un processo di inurbamento e una crescita dell'industria e delle infrastrutture (linea ferroviaria Transiberiana, che collegava Mosca a Vladivostok). Un'impresa resa possibile grazie anche all'afflusso di capitali stranieri. Il paese aveva enormi potenzialità, ma c’erano enormi differenze tra le città industriali, dove si era formata una nuova classe operaia, e la povertà delle campagne. Erano state realizzate anche alcune riforme in campo economico e sociale, ma nel corso degli anni la politica autocratica dello zar aveva alimentato una crescente opposizione. Nel 1905 era nato il Partito costituzionale democratico (KDP), detto Partito dei cadetti, costituito da liberali che ambivano alla creazione di un parlamento sul modello delle democrazie europee; questo partito si andava ad aggiungere ad altri partiti che vivevano nella semiclandestinità, fra cui quelli dei socialdemocratici e dei socialisti rivoluzionari, i cui membri puntavano a ottenere un governo democratico attraverso una rivoluzione di tipo comunista e il terrorismo politico Il malcontento popolare sfociò, il 22 gennaio 1905, in una manifestazione a San Pietroburgo, in cui una folla sfilò pacificamente chiedendo a Nicola II delle riforme. Per tutta risposta, la polizia sparò sui manifestanti uccidendone 130 e ferendone diverse centinaia. La brutale repressione, passata alla storia come "domenica di sangue". Questo compromise la popolarità dello zar, che si convinse a fare alcune concessioni, proclamando ad esempio la tolleranza religiosa. Ma a quel punto una tale apertura non era più sufficiente: dal 20 al 30 ottobre la Russia rimase paralizzata da uno sciopero di amplissime proporzioni che portò ad una vera e propria rivoluzione. Per questo fu costretto a fare delle concessioni, ad esempio proclamando la tolleranza religiosa. Ma a quel punto non era sufficiente, e le proteste pacifiche si trasformarono in una vera e propria rivoluzione. In questa occasione sorse per la prima volta un soviet ("consiglio" in russo), un organismo di rappresentanza dei contadini e degli operai. Lo zar fu quindi costretto ad emanare "il manifesto di ottobre" un documento in cui garantiva libertà civili ai russi e la formazione di una Duma (cioè di un parlamento a cui sarebbe stata sottoposta ogni legge prima di essere approvata ed emanata). Alla fine di tutto, lo zar decise di annullare/limitare le concessioni fatte: fece arrestare tutti i membri del soviet, entrarono in vigore leggi che riservavano amplissimi poteri allo zar, e la legge introdotta da poco che concedeva il suffragio universale maschile, venne modificata per diminuire il numero di persone che potevano andare a votare. La riforma agraria di STOLYPIN Dal 1906 al 1911 la politica russa fu dominata dal primo ministro Stolypin. La sua figura è legata ad una importante riforma agraria con la quale cercò di risolvere la situazione di profonda arretratezza delle campagne russe (una delle cause dell'instabilità dell'impero): la riforma rese possibile la vendita di terreni di proprietà statale e mise fine alla tradizionale organizzazione delle comunità di villaggio russe, l'“obscina". Questo mutamento favori la nascita di un gruppo di agricoltori autonomi e relativamente benestanti, i "kulaki". Questa riforma attirò l'ostilità dei partiti di destra e sinistra, e venne meno anche la fiducia dell'imperatore verso di lui, perciò cadde vittima di un attentato. La politica estera: Dopo che la Germania strinse alleanza con l'Austria-Ungheria, acerrima nemica della Russia, il paese si trovava in un isolamento politico diplomatico. Per uscirne lo zar strinse un accordo con la Francia, che stabiliva un aiuto reciproco in caso di attacco da parte della Germania o dell'Italia. Inoltre, la Russia dovette fronteggiare l'attacco del Giappone per il controllo della Manciuria: la guerra russo- giapponese si concluse con la vittoria dei giapponesi. Dopo la sconfitta lo zar decise di rafforzare il governo e strinse anche un’alleanza con la Gran Bretagna; fu così che nel 1907 nacque la Triplice Intesa fra Russia, Francis e Gr.Br., che si contrapponeva alla Triplice alleanza. La corsa al possesso del Marocco Verso la fine del 19secolo la Francis si mostrò propensa a conquistare il Marocco, Stato governato dal sultano al-Aziz. La Germania di Guglielmo II decise di intervenire promettendo il proprio appoggio al sultano, per evitare che la Francia espandesse troppo i suoi confini (poiché possedeva già l’Algeria); la Francia protestò duramente per l'intromissione della Germania, e la controversia tra le due nazioni (passata alla storia come "prima crisi marocchina", 1905) si chiuse temporaneamente con la conferenza di Algeciras (1906). Tuttavia la ribellione di alcune tribù verso il sultano fu un pretesto per la Francia per inviare un corpo di spedizione nel paese; in pochi anni la Francia aumentò il proprio potere sul Marocco e in quel momento la Germania si intromise nuovamente. Nell'estate del 1911 inviò una nave di guerra ad Agadir, e minacciò di andare contro le truppe francesi (seconda crisi marocchina). Si aprirono lunghe trattative tra Francia e Germania: la Germania, in cambio di una parte del Congo francese, accettò di riconoscere la supremazia francese in Marocco.
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