Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Riassunto di Verga dal libro i classici nostri contemporanei, Dispense di Italiano

RIassunto sulla vita, il pensiero e le opere di Verga

Tipologia: Dispense

2020/2021
In offerta
30 Punti
Discount

Offerta a tempo limitato


Caricato il 09/11/2022

meriem-taleb-1
meriem-taleb-1 🇮🇹

4.8

(27)

10 documenti

1 / 7

Toggle sidebar
Discount

In offerta

Spesso scaricati insieme


Documenti correlati


Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto di Verga dal libro i classici nostri contemporanei e più Dispense in PDF di Italiano solo su Docsity! La scapigliatura Il termine “Scapigliatura” fu attribuito per la prima volta da Cletto Arrighi nel suo romanzo “La Scapigliatura” e “il 6 Febbraio”. Questo termine fu usato per designare un gruppo di spostati e ribelli alla loro classe di provenienza, che amavano vivere in maniera eccentrica e disordinata. Gli scapigliati e la modernità Con gli scapigliati compare il conflitto tra artista e società. Gli intellettuali venivano declassati e emarginati, e anche gli artisti italiani assumono degli atteggiamenti ribelli e antiborghesi come un rifiuto radicale delle norme morali e delle convenzioni correnti. Gli scapigliati assumono un atteggiamento ambivalente:da un lato il loro impulso originario è di repulsione e orrore, come è proprio dell’artista, che si aggrappa disperatamente a quei valori del passato; dall’altro lato però,rendendosi conto che quegli ideali sono ormai perduti irrimediabilmente, essi si rassegnano,delusi e disincantati, a rappresentare il “vero”. Questa ambivalenza è una manifestazione tipica di un’età di crisi violenta e di rapido trapasso, che lascia scrittori e artisti smarriti,lacerati interiormente. Gli scapigliati definiscono questo atteggiamento “dualismo”. Essi si sentono divisi tra Ideale e Vero, bene e male, virtù e vizio, bello e orrendo, senza possibilità di conciliazione. La scapigliatura e il Romanticismo straniero Questa situazione di disagio, di rivolta, di protesta accomuna gli scapigliati. La scapigliatura recupera tutta una serie di temi romantici: l’esplorazione dell’irrazionale e del fantastico, della dimensione del sogno e dell’allucinazione, il “nero”, il macabro e l’orrore, il satanismo, il culto mistico della bellezza, l’esotismo. Il “nero” romantico era la percezione delle forze terribili che si erano scatenate nel mondo moderno, esprimeva l’angoscia,la paura, l’orrore. I modelli a cui guardano gli scapigliati sono: - I romantici tedeschi,come Hoffmann, il bizzarro umorista Jean Paul e Heine - Baudelaire(soprattutto lui). -Poe -Emilio Praga -Per quanto riguarda l’arte: i poeti del Parnasse. Una crocevia intellettuale Gli scapigliati, con il loro culto del “vero”, con l’attenzione a ciò che è patologico, orrido e deforme, e con il loro proposito di analizzarlo con la crudeltà impietosa dell’anatomista, introducono in italia il Gusto del nascente Naturalismo. D’altra parte, la tensione verso il mistero e l’inesplicabile,l’esplorazione delle zone buie della psiche dove si agitano mostri e impulsi inconfessabili, anticipano le soluzioni della letteratura decadente. In una direzione decadente va anche la loro sensibilità acuta per la mescolanza delle sensazioni, che porta alla fusione dei diversi linguaggi artistici: Dossi proclama che si arriverà a “suonare” un mazzo di fiori,coi suoi colori e i suoi profumi,come una sinfonia. Fosca Fosca è un romanzo di Igino Ugo Tarchetti, Il protagonista è Giorgio, un ufficiale dell’esercito diviso tra 2 donne: Clara,donna bella e serena , con cui ha una relazione felice e gioiosa, e Fosca, bruttissima, isterica, dalla sensibilità acuta e patologica. Fosca è la cugina del colonnello comandante la guarnigione della piccola città dove Giorgio ,come ufficiale, è destinato. A poco a poco Giorgio subisce il fascino morboso di Fosca, senza potersene più liberare. La donna muore dopo una spaventosa notte d’amore con lui, Giorgio resta come contaminato dalla malattia della donna. L’attrazione della morte Possiamo dividere il brano in 2 brani: brano A e brano B Nel brano A, il narratore descrive il primo incontro con Fosca parlando della sua smisurata dolcezza, accennando alla sua malattia, causa principale della sua bruttezza, una donna contraddistinta da una grande gentilezza ed educazione. Invece nel brano B, rivela proprio il tormento che deriva dalla loro relazione, descrivendo la sofferenza che deriva dalla sua malattia, parlando anche della morbosità del suo sentimento, di cui il protagonista è vittima. I naturalism frances I fondamenti teorici Gli scrittori veristi italiani, prendono spunto dal naturalismo, che si afferma in Francia negli anni 70 dell’800.Lo sfondo culturale e filosofico del Naturalismo è il Positivismo, quel movimento di pensiero che si diffonde a partire dalla metà dell’800 ed è caratterizzato dal rifiuto di ogni visione di tipo religioso,metafisico o idealistico e alla convinzione che tutto il reale sia un gioco di forze materiali, fisiche, chimiche, biologiche, regolate da leggi meccaniche spiegabili scientificamente. Il movimento del Naturalismo ispirò i suoi fondamenti teorici e le sue formule da Taine, il quale affermava che i fenomeni spirituali sono prodotti della fisiologia umana e sono determinati dall’ambiente fisico in cui l’uomo vive. Taine stesso applicò tali concezioni alla letteratura, sperando che essa si assumesse il compito di un’analisi scientifica della realtà I precursori Taine aveva indicato come modello di scrittore “scienziato”, Honoré de Balzac, l’autore della Commedia umana. Oltre a Balzac, venivano considerati modelli anche i romanzieri realisti degli anni 50 e 60. In primo luogo Flaubert(l’autore di madame Bovary), per la sua teoria dell’impersonalità: In secondo luogo i fratelli Edmond e Jules de Goncourt, per la cura nel costruire i loro romanzi in base ad una documentazione minuziosa e diretta degli ambienti sociali rappresentati. La poetica di Zola Emile Zola intendeva trasformare il romanzo in uno strumento scientifico,lo scrittore riassunse nella sua opera “Il romanzo sperimentale” il movimento naturalista, ponendosi come un vero e proprio caposcuola. Zola sostiene che il metodo sperimentale delle scienze, applicato in un primo tempo ai corpi inanimati , poi ai corpi viventi, deve essere ora applicato anche alla sfera “spirituale”, agli atti intellettuali e passionali dell’uomo. Di conseguenza la letteratura e la filosofia, che hanno come oggetto di indagine proprio tali atti, devono entrare a far parte delle scienze, adottando il metodo sperimentale. Zola sostiene che la scienza non ha ancora trovato con certezza tutte le leggi che regolano la vita passionale e intellettuale dell’uomo, ma 2 princìpi si possono già affermare: L’ereditarietà biologica e l’influsso esercitato dall’ambiente sociale. Zola arriva alla conclusione che il fine del “Romanzo sperimentale” è impadronirsi dei meccanismi psicologici per poi poterli dirigere. Il romanziere ha quindi un fine importantissimo: aiutare le scienze politiche ed economiche nel regolare la società ed eliminare le sue storture, fornendo ai legislatori e ai politici gli strumenti per dirigere i fenomeni sociali. Il ciclo dei Rougon-Macquart I “Rougon-Macquart” sono un ciclo di 20 romanzi, in cui Zola traccia un quadro della società francese del secondo Impero attraverso le vicende dei membri di una famiglia. Il principio di interpretazione di tutte le vicende dei personaggi è la legge dell’ereditarietà. Grazie a questo intento scientifico e medico, al centro dei romanzi vi sono spesso dei casi patologici dovuti a tare ereditarie, come ad esempio nel protagonista di Germinal , che patisce le conseguenze dell’alcolismo dei genitori, cadendo talora in accessi di follia irresponsabile. Zola vuole dare un quadro completo della società francese in tutti i suoi strati sociali e in tutti i suoi ambienti caratteristici(le miniere), quelli mondani e aristocratici, quelli politici,quelli artistici e letterari. Lo scrittore si documenta scrupolosamente, studiando di persona gli ambienti, raccogliendo una massa imponente di documenti e testimonianze dirette. L’atteggiamento ideologico di Zola in questi romanzi è decisamente progressista, da un lato violentemente polemico verso la corruzione e l’avidità dei ceti dirigenti e dall’altro pieno di interesse per i ceti subalterni,operai,artigiani,contadini. Zola usa il proprio linguaggio e diceva di essere imparziale ma in realtà non lo era in quanto esprimeva il suo giudizio. Gl scrittor italian nel’età de Verism La diusione del modello naturalista L’immagine di Zola che si diffuse in Italia fu quella del Romanziere scienziato e impavidamente “realista”, nonchè dello scrittore “sociale”,in lotta contro le piaghe della società in nome del progresso e dell’umanità. La poetica di Capuana e Verga Una teoria coerente ed un nuovo linguaggio furono invece elaborati da 2 intellettuali conservatori: Capuana e Verga. Luigi Capuana, ebbe una funzione fondamentale nel diffondere in italia la conoscenza di Zola, con le recensioni delle sue varie opere, in particolare dell’Assemoir , che ottenne un successo clamoroso. Ma in questi articoli si coglie un modo di intendere la letteratura ben diverso da quello del Naturalismo francese. Capuana respinge la subordinazione della letteratura a scopi esterni, quali la dimostrazione “sperimentale” di tesi scientifiche. Secondo Capuana,quindi, il Naturalismo perde la sua volontà di far scienza e il suo impegno politico diretto e si traduce solo in un modo particolare di fare letteratura. La “scientificità” non deve consistere nel trasformare la narrazione in esperimento per dimostrare tesi scientifiche. La scientificità insomma si manifesta solo nella forma artistica, nella maniera con cui l’artista crea le sue figure. Questa maniera si riassume nel principio dell’impersonalità dell’opera d’arte, intesa come “eclisse” dell’autore, cioè scomparsa dal testo del tradizionale narratore che interviene,commenta e giudica: per questo l’impersonalità, come fatto formale, è il motivo centrale della poetica di Capuana e di Verga. Giovann Verg La vita Giovanni Verga studiò presso maestri privati, in particolare presso Antonino Abate, da cui assorbì il patriottismo e il gusto letterario romantico, che furono le basi della sua formazione, come testimonia il primo romanzo “Amore e Patria”. In seguito frequentò la facoltà di Legge a Catania, ma non terminò gli studi. Durante la sua vita si dedico al lavoro letterario e al giornalismo politico. I testi su cui si basa la sua formazione, non sono classici italiani e latini, ma bensì opere di scrittori francesi moderni di vasta popolarità. Nel 1869 si trasferì a Firenze e in seguito si trasferisce a Milano.Qui entra in contatto con gli ambienti della Scapigliatura. Frutto di questo periodo sono 3 romanzi : Eva, Eros, Tigre reale (Ancora legati a un clima romantico) Nel 1878 avviena la svolta verso il Verismo, con il racconto “Rosso Malpelo”. Poi seguirono le novelle di “Vita dei campi” e il primo romanzo del ciclo dei vinti: I malavoglia. Dopo il 1903 lo scrittore si chiude in un silenzio totale. Si dedica alla cura delle sue proprietà agricole ed è ossessionato dalle preoccupazioni economiche. Le lettere di questo periodo mostrano un inaridimento assoluto. Allo scoppio della Prima guerra mondiale divenne interventista e nel dopoguerra si schiera sulle posizioni dei Nazionalisti, pur però in un sostanziale distacco da ogni interesse politico militante. I romanzi Preveristi A Catania aveva pubblicato il romanzo “una peccatrice”, fortemente autobiografico che narra la storia di un intellettuale piccolo borghese siciliano, che conquista il successo e la ricchezza ma vede inaridirsi l’amore per la donna sognata e adorata, e ne causa così il suicidio. A Firenze termina “Storia di una capinera”, romanzo sentimentale e lacrimevole, che narra di un amore impossibile e di una monacazione forzata. A Milano finisce il romanzo Eva, già cominciato a Firenze, storia di un giovane pittore siciliano che, nella Firenze capitale. brucia le sue illusioni e i suoi ideali artistici nell’amore per una ballerina, simbolo della corruzione di una società “materialista” che caratterizza la Scapigliatura.A questo romanzo polemico, che ha le caratteristiche di un’ingenua confessione autobiografica, seguono romanzi che analizzano sottili passioni mondane: Eros, storia del progressivo inaridirsi di un giovane aristocratico, corrotto da una società raffinata e vuota, e “Tigre reale”, che segue il traviamento di un giovane innamorato di una donna “fatale”. dominata da conflitti di interesse, ed il più forte trionfa, schiacciando i più deboli. Verga però non intende soffermarsi sui vincitori e sceglie come oggetto della sua narrazione i «vinti». Al ciclo viene premessa una prefazione, che chiarisce gli intenti generali dello scrittore: nel primo romanzo, I Malavoglia; si tratta della semplice «lotta pei bisogni materiali»; in quelle «basse sfere» il meccanismo sociale è meno complicato e «potrà quindi osservarsi con maggior precisione». Anche lo stile e il linguaggio devono modificarsi gradualmente in questa scala ascendente e ad ogni tappa devono avere un carattere proprio I Malavogli L’intreccio Il primo romanzo del ciclo è “I Malavoglia”, la storia di una famiglia di pescatori siciliani, i “Toscano”, chiamati "Malavoglia”. Essi vivono nel paesino di Aci Trezza, posseggono la "casa del nespolo" e una barca la "Provvidenza" e conducono una vita «relativamente felice» e tranquilla. Nel 1863 però il giovane ’Ntoni, figlio di Bastianazzo e nipote di padron 'Ntoni, deve partire per il servizio militare. La famiglia, privata delle sue braccia, si trova in difficoltà, dovendo pagare un lavorante. La figlia maggiore, Mena, ha bisogno della dote per sposarsi. Padron 'Ntoni, per superare le difficoltà, pensa di intraprendere un piccolo commercio: compra a credito dall'usuraio zio Crocifisso un carico di lupini(che possono essere sia considerati come dei molluschi, sia come dei legumi) per rivenderli. Ma la barca naufraga nella tempesta, Bastianazzo muore e il carico va perduto. I Malavoglia, oltre ad essere colpiti negli affetti, si trovano anche di fronte al debito da pagare. Comincia di qui una lunga serie di sventure. La casa viene pignorata; Luca muore; la madre, Maruzza, è uccisa dal colera, la "Provvidenza" naufraga ancora, e i Malavoglia sono costretti ad andare a giornata. La sventura disgrega il nucleo familiare: 'Ntoni, che ha conosciuto la vita delle grandi città, non si adatta più ad una vita di dure fatiche e di stenti; comincia a frequentare cattive compagnie, viene coinvolto nel contrabbando e, sorpreso, finisce per dare una coltellata alla guardia doganale (spinto anche da motivi di rivalità a causa di donne e da motivi d'onore: don Michele corteggia la sorella minore, Lia). Al processo 'Ntoni ottiene una condanna mite per le attenuanti d'onore. Lia fugge dal paese e finisce in una casa di malaffare in città. A causa del disonore caduto sulla famiglia, Mena non può più sposare compare Alfio. Il vecchio padron Ntoni, atterrato dalle sventure, va a morire all'ospedale. Alessi, riesce a riscattare la casa del nespolo, continuando il mestiere del nonno. Ntoni, uscito di prigione, torna una notte in famiglia, ma si rende conto di non poter più restare, e si allontana per sempre. L’irruzione della storia I malavoglia rappresentano un mondo rurale arcaico,che si fonda sulla saggezza antica dei proverbi. Ma non si tratta di un mondo del tutto immobile, la storia penetra in quel sistema arcaico. L'azione infatti ha inizio all'indomani dell'Unità, nel 1863, e mette in luce come il piccolo villaggio siciliano sia investito dalle tensioni di un momento di trasformazione della società italiana. La storia e la modernità si presentano innanzitutto con la coscrizione obbligatoria, che sottrae braccia al lavoro, mettendo in crisi la famiglia come arcaica unità produttiva: proprio dalla partenza di 'Ntoni per il servizio militare prende inizio la vicenda e ha inizio la serie di difficoltà economiche e di sventure che rompono l'equilibrio tra la famiglia Toscano e il sistema sociale del villaggio; a ciò si aggiungono poi le tasse, la crisi della pesca, il treno, il telegrafo e le navi a vapore. I Malavoglia, a causa delle difficoltà economiche indotte dalle trasformazioni in atto, sono costretti a diventare «negozianti», da pescatori che erano sempre stati; e, in conseguenza del fallimento della loro iniziativa, subiscono un processo di declassazione, passando dalla condizione di proprietari di casa e barca a quella di nullatenenti, costretti ad «andare a giornata» per vivere. Modernità e tradizione Il personaggio in cui si incarnano le forze disgregatrici della modernità è il giovane Ntoni. Egli è uscito dall'universo chiuso del paese, è venuto in contatto con la realtà moderna, conoscendo la metropoli del continente, Napoli; per questo non può più adattarsi ai ritmi di vita ancestrali del paese, rassegnarsi pazientemente ad una vita di fatiche e di miserie. Emblematico è il suo conflitto col nonno, che, in opposizione a lui, rappresenta invece lo spirito tradizionalista per eccellenza. Sotto l'azione di tutte queste forze innovatrici, la famiglia, roccaforte del tradizionalismo, si disgrega; l'attaccamento del vecchio padron 'Ntoni ai valori antichi non vale a preservarla,ed è proprio 'Ntoni, con la coltellata alla guardia doganale, in cui tocca il fondo il processo di degradazione. È vero che alla fine Alessi riuscirà a ricomporre un frammento dell'antico nucleo familiare, ma ciò non implica un ritorno perfettamente circolare alla condizione iniziale: Bastianazzo, Luca, Maruzza, padron 'Ntoni sono morti, 'Ntoni e Lia sono lontani, Mena ha rinunciato al matrimonio. Non solo, ma il romanzo non si chiude affatto con questa parziale ricomposizione dell'equilibrio, bensì con la partenza di 'Ntoni dal villaggio. La costruzione Bipolare del Romanzo Ne risulta una particolare configurazione della struttura romanzesca, una costruzione bipolare. Si tratta di un romanzo corale, fittamente popolato di personaggi, senza che spicchi un protagonista. Ma questo "coro" si divide nettamente in due: da un lato si collocano i Malavoglia, con alcuni personaggi a loro collegati, che sono caratterizzati dalla fedeltà ai valori puri; dall'altro la comunità del paese, pettegola, cinica, mossa solo dall'interesse, insensibile sino alla disumanità. Si alternano quindi costantemente, nella narrazione, due punti di vista opposti, quello nobile e disinteressato dei Malavoglia e quello gretto e ottuso degli altri abitanti del villaggio. L'ottica del paese ha il compito di “straniare" sistematicamente i valori ideali proposti dai Malavoglia . Quei valori, onestà, disinteresse, altruismo, visti con gli occhi della collettività appaiono "strani", non vengono compresi, anzi, vengono stravolti e deformati: padron 'Ntoni che rinuncia alla casa per onorare il debito non è ammirato per il suo gesto nobile, ma giudicato un «minchione», perché non ha applicato la legge dell'interesse; l'angoscia del vecchio patriarca per il figlio in mare è attribuita dal villaggio essenzialmente al timore per carico di lupini in pericolo,cioè a ragioni economiche. Il mondo arcaico e l’irruzione della storia Il racconto non è condotto dal narratore onnisciente; infatti la voce narrante proviene chiaramente dall'interno del mondo rappresentato e si colloca al livello culturale dei personaggi stessi. Numerosi indizi ce ne avvertono: il narratore dà per scontato che il soprannome Malavoglia sia giusto l'opposto rispetto alle caratteristiche effettive della famiglia (come dev'essere). I| narratore testualmente afferma poi che i pezzi grossi son quelli che possono aiutarci, dove il pronome ci testimonia come chi narra faccia parte delle basse sfere. Si possono poi notare modi di dire tipici e riferimenti a particolari legati a un determinato ambiente. Non solo, ma si parla di certi personaggi come se fossero perfettamente noti e non ci fosse bisogno di fornire dettagli su di essi. Per lo più siccome in Verga manca l'intento di denunciare la realtà, di fatto dà vita a una denuncia ancora più radicale perché si limita a rappresentare la realtà nella sua brutalità, esattamente come è. Nel finale Malpelo muore, liberandosi di un peso, oppure semplicemente fugge dalla dura realtà della miniera. La conclusione del romanzo: l’addio al mondo Pre-moderno Dopo la coltellata inferta alla guardia doganale, ‘Ntoni viene condannato e subisce anni di carcere. Il nonno, distrutto dalle sventure, umore all’ospedale (una fine che toccava allora solo ai miserabili). Ma il nipote più giovane, Alessi, con la sua tenacia , riesce a ricomprare la casa del nespolo. Dopo 5 anni di prigione, ‘Ntoni, una sera, torna a casa, ma deciso ad andarsene subito. Il fratello minore, Alessi, ha riscattato la casa del nespolo e lì, è ripresa la vita modesta ma dignitosa dei Malavoglia. ‘Ntoni avverte la sacralità di quel focolare domestico e si sente indegno di rimanerci, dopo che vi ha gettato il disonore con la sua azione disonesta. Il suo ritorno è un atto di nostalgia, il bisogno di trovare un punto di riferimento ora che si sente solo ad escluso. Ma è soltanto un momento: il tempo di mangiare una minestra e di imprimere alla memoria tutto quello che può di quei luoghi che suscitano in cui tanti ricordi. E poi l’addio: quasi un atto di espiazione, compiuto con consapevole determinazione da chi non ha saputo assolvere al suo compito sacro di capofamiglia. Le novelle rusticane, Per le vie, Cavalleria rusticana Tra il primo ed il secondo romanzo del ciclo dei Vinti passano ben otto anni. Nel lungo intervallo Verga pubblica un altro romanzo che non rientra nel disegno preannunciato, Il marito di Elena, analisi delle irrequietudini di una moglie piccolo borghese, che con i suoi sogni e le sue ambizioni conduce il marito alla rovina. Nel 1883 escono le “Novelle rusticane”, che ripropongono personaggi e ambienti della campagna siciliana. La tensione faustiana del self-made man In questo capitolo di Mastro-Don Gesualdo, viene narrata la giornata di Gesualdo che è un uomo infaticabile nel proprio lavoro e nel controllare quello altrui, lavora incessantemente sfidando tempo, clima e ogni tipo di difficoltà. Gesualdo abita con Diodata, la sua serva, molto innamorata di lui. Gesualdo ha creato dal nulla la sua grande fortuna, ha accumulato la sua “roba” con il sudore e infiniti sacrifici , insomma è un uomo che ha fatto tutto da sè. Vengono ricordati i dissapori con il padre e la sua attività di manovale per poter aiutare la famiglia. Lo straordinario lavoro, il fiuto per gli affari e tutte le fatiche di Gesualdo lo portano a diventare un grande proprietario terriero. Gesualdo la sera torna finalmente a casa e apre la sua anima in un luogo soliloquio in cui ripercorre la sua vita. Gesualdo, inoltre, comunica a Diodata, l’unica donna che lo conosce ed lo ama veramente, la notizia del suo matrimonio con Bianca; Diodata è profondamente ferita e sconvolta anche perché teme per il destino dei 2 figli avuti da lui e abbandonati all’orfanotrofio. La reazione di Diodata è toccante perché la donna parla con i silenzi, i gesti e le lacrime. La morte di mastro Don Gesualdo Nell’ultimo capitolo del Mastro don Gesualdo il protagonista, trasferitosi a Palermo, nel palazzo del genero, gravemente malato, trascorre i suoi ultimi giorni in un mondo che non è il suo, in un totale isolamento e lontano dalla attività in cui ha speso tutta la vita. Il brano presenta un drammatico colloquio con la figlia Isabella, che sancisce definitivamente la loro incomunicabilità, e anche l’agonia e la morte del protagonista (definito “villano arricchito"), circondato dall’Indifferenza e dal disprezzo della servitù. I mastr Do Gesuald l’intreccio Nel 1889 Verga pubblica il secondo romanzo del ciclo dei Vinti, “Mastro Don Gesualdo”.La storia è ambientata nei primi decenni dell’800 a Vizzini. Il personaggio è Gesualdo Motta, un semplice muratore che con la sua energia infaticabile è arrivato ad accumulare una fortuna. Egli aveva una storia con Diodata, dalla quale ebbe 2 figli.A egli non basta però la potenza in campo economico, egli mira ad elevarsi nella società e sposa Bianco Trao, una nobile dall’onore macchiato per una relazione amorosa col cugino. Il matrimonio con Bianca non porta però a Mastro-Don Gesualdo la sperata soddisfazione, perché, ora, si sente escluso non solo dalla plebe dalla quale proviene, ma anche dal mondo aristocratico, che lo considera un intruso e lo tratta con distacco. Dopo la triste perdita della madre Bianca a causa della colera, Isabella si innamora di un cugino povero e fugge con lui, ma Gesualdo che si trova contrario al loro amore, fa sposare la figlia ad un nobile palermitano, il duca di Leyra. Mastro Don Gesualdo alla fine sarà odiato da tutti, i suoi figli, suo padre, suo fratello, infatti sarà vinto negli aetti A causa di tutti questi dolori gli verrà un tumore allo stomaco, verrà ospitato nel palazzo di sua figlia, dove vedrà sperperare tutto il suo patrimonio, ma in una delle camere più isolate e infatti morirà da solo e lo troveranno i camerieri. Si ha un piccolo cambiamento: verrà usato il discorso indiretto libero (dove egli dona informazioni su se stesso). Quest’opera è un documento storico che ci fa vedere condizioni della nobiltà di quel periodo: una nobiltà di facciata. L’impianto narrativo Anche qui Verga resta fedele al principio dell'impersonalità, per cui il narratore, pur senza coincidere con un preciso personaggio, deve essere "interno" al mondo rappresentato. Però nel nuovo romanzo il livello sociale di questo mondo si è elevato rispetto ai Malavoglia e alle novelle: non si tratta più di un ambiente popolare, di contadini, pescatori, operai, ma di un ambiente borghese e aristocratico. Di conseguenza anche il livello del narratore si innalza, e ciò fa sì che torni a coincidere di fatto con quello dell'autore reale. Ciò non vuol dire che Verga ripristini il narratore onnisciente dei romanzi del primo 800. Il narratore del Gesualdo non dà esaurienti informazioni sugli antefatti, o ritratti e storie dei personaggi. Ma un'altra particolarità dell'impianto narrativo distingue il Gesualdo. I Malavoglia sono un romanzo corale, che vede in scena una folla fittissima di personaggi. Il Gesualdo ha invece al centro una figura di protagonista, che si stacca nettamente dallo sfondo popolato di figure. È infatti la storia di un individuo eccezionale, della sua epica ascesa e della sua caduta. Per gran parte la narrazione è focalizzata sul protagonista. Lo strumento per eccellenza di questa focalizzazione interna è il discorso indiretto libero, mediante cui sono riportati i pensieri del protagonista. L'interiorizzarsi del conflitto valori-economicità Scompare, nel Gesualdo, la bipolarità tra personaggi depositari dei valori. Il conflitto tra i due poli qui si interiorizza, passa all'interno di un unico personaggio, Gesualdo. Gesualdo ha il culto della famiglia, rispetta il padre e aiuta i fratelli, ama la moglie e la figlia e vorrebbe essere amato da loro, è generoso con gli altri. Ma non arriva mai a praticare fino in fondo i valori. La «roba» è il fine primario della sua esistenza, e ciò lo porta ad essere disumano, come quando sfrutta senza pietà i suoi lavoranti, o quando rinuncia a Diodata, che lo ama, per sposare Bianca Trao, che può aprirgli le porte della società aristocratica. La critica alla “religione della roba” Il frutto della scelta di Gesualdo in favore della logica della «roba» è una totale sconfitta umana. Gesualdo è amaramente deluso nelle sue aspirazioni a relazioni umane autentiche: il padre invidia la sua fortuna e nutre rancore nei suoi confronti, tanto da voltargli le spalle persino sul letto di morte, i fratelli mirano solo a sottrargli le sue ricchezze, la moglie non lo ama e lo tiene lontano con freddezza, la figlia (che non è sua figlia) si vergogna di lui e gli è estranea, anche quando egli è vicino alla morte; i figli naturali avuti da Diodata lo odiano, come lo odia e lo invidia tutto il paese,dai nobili ai borghesi ai popolani. Dalla sua lotta epica per la «roba», dalla sua energia eroica e dalla sua ascesi, Gesualdo non ha ricavato che odio, amarezza e dolore; sinché questo frutto amaro si somatizza nel cancro allo stomaco, che lo corrode. L’ultimo Verga Dopo il Gesualdo Verga lavora a lungo al terzo romanzo del ciclo, La Duchessa de Leyra, ma il lavoro non sarà mai portato a compimento. Gli ultimi due romanzi del progetto iniziale, “L'onorevole Scipioni” e “L'uomo di lusso”, non saranno neppure affrontati. La lupa La Novella racconta di una donna, Pina, che viene soprannominata “lupa”. Le altre donne hanno paura di lei perché, con la sua bellezza, attira i loro mariti e i loro figli, anche se solo li guarda. Di ciò soffre molto sua figlia, Maricchia, che è triste per il comportamento della madre e sa che mai nessuno l’avrebbe presa in sposa, anche se bella. Ma un giorno, la lupa, si innamora di un giovane, Nanni, tornato da poco dal servizio militare e che lavora nei campi. Allora una sera gli dice quello che prova per lui, ma lui la respinge dicendo che non vuole lei ma sua figlia Maricchia. La donna se ne andò via, ma si ripresentò 2 mesi dopo offrendogli in sposa la figlia e Nanni accettò. La lupa così costringe Maricchia a sposarlo e accetta il matrimonio a condizione che i 2 vadano a vivere a casa di lei, lasciandole un angolo per dormire. Così la donna, ancora innamorata di Nanni, può restare in contatto con lui e cercare di sedurlo e alla fine ci riuscirà. Maricchia arriva disperata a denunciare la madre in commissariato, ma sarà un atto vano perché non cambierà niente. Le cose non cambiano nemmeno quando Nanni, poco dopo, viene colpito al petto dal calcio di un mulo e, ritenuto in punto di morte, confessa ancora i suoi peccati e si pente. Una volta guarito, Nanni capisce che l’unica soluzione è quella di uccidere la lupa e, alla fine, lo fa. Il primo progetto dei vinti: Classi sociali e la lotta per la vita è una lettera indirizzata all’amico Salvatore Paola Verdura, in cui Verga espone per la prima volta il suo progetto di un ciclo di romanzi, I vinti (il cui titolo iniziale era “La marea”). Il ciclo vuole ricostruire la “fisionomia della vita italiana moderna”, attraverso una serie di quadri dedicati ai vari livelli della scala sociale, dai più bassi ai più alti. Motivo centrale di tutta la ricostruzione è “la lotta per la vita”. Questa impostazione contrasta però con la novella “fantasticheria” in cui Verga vagheggia “la pace serena” del piccolo villaggio di pescatori (Acitrezzo). è la prova del fatto che in questa fase coesistono in Verga 2 tendenze, una più antica, romantica e nostalgica, ed una più recente,"verista", che lo induce a vedere la realtà sociale in tutta la sua crudezza. Nella lettera sono presenti vari spunti che saranno poi sviluppati nella Prefazione ai Vinti del 1881 il progresso visto come un’onda immensa, inarrestabile.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved