Scarica Riassunto di Vittorio Alfieri e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Italiana solo su Docsity! VITTORIO ALFIERI (Asti, 1749-1803) Proveniente da una ricca famiglia; il padre morì quando Alfieri aveva solo un anno Alfieri risentì della mancanza del padre e della severa educazione da sempre ricevuta → ricerca di affetti superiori, impulsi da ribelle, intolleranza verso le gerarchie sociali e l’assolutismo monarchico (il re di Sardegna manteneva un ruolo assai stretto nell’educazione dei figli). Alfieri viaggia molto, e ciò è dato più che altro da un irrefrenabile desiderio di fuga, che lo porta a vedere in ogni Paese che visita una “solita malinconia, la noia, e l’indifferenza dello stare”. Alfieri è diffidente nei confronti delle grandi corte nobiliari europee, come se egli fosse uno spettatore infastidito dalle ostentazioni del potere. Alfieri si allontana dal mondo politico contemporaneo, affidando alla letteratura l’unico campo in cui potersi esprimere. Paesi come l’Inghilterra e l’Olanda suscitarono in lui un sentimento di maggiore simpatia rispetto ad altri, poiché erano esempi di maggiore libertà civile. Alfieri si spiemontizza: per costruirsi un linguaggio capace di conquistare una piena cittadinanza culturale in tutta la penisola, egli si libera dal mondo troppo periferico del Regno di Sardegna e dalla lingua francese. - Esquisse du jugement universel, Alfieri esprime la sua insoddisfazione, manifestando la sua personalità contraddittoria - Antonio e Cleopatra (tragedia) - Parigi sbastigliato, opera scritta dopo lo scoppio della rivoluzione francese → inizialmente fu animato da sentimenti di giustizia, però, successivamente al periodo del terrore, ebbe una grande delusione - L’America libera, in occasione della guerra d’indipendenza americana dalla quale aveva ereditato degli ideali di giustizia Le opere teatrali Alfieri sceglie il genere teatrale poiché questo non aveva trovato in Italia, al tempo, esiti soddisfacenti che potessero reggere il confronto con la tradizione francese. Comunicazione di tipo nobile (tragedia) e non destinata ad un pubblico di tipo borghese (al contrario delle letterature del Settecento) → le tensioni tipiche della tragedia si incontrano e scontrano con il carattere stesso di Alfieri (impulso a contrastare il mondo). Ideare, stendere e verseggiare (in endecasillabi sciolti) Alfieri rappresenta le sue opere nel privato, in aperto contrasto con la cultura contemporanea, nella speranza di una rappresentazione futura, con un pubblico nazionale, pubblico e cosciente. L’autore rifiuta di prendere in considerazione l’aspetto commerciale → stampa come un modo per fissare le sue opere e non per instaurare un rapporto con un anonimo pubblico di compratori. Risposta al Calzabigi (ovvero la scrittura drammatica alfieriana) - esigenza di un teatro tutto d’azione, teso a manifestare una violenta forza interiore - teatro che mira ad un equilibrio classico ma che rifiuta lo stile “fluido, melodioso, concatenato” e cerca modi linguistici “contratti”, un verso e una sintassi rotti e frantumati → “non comune collocazione delle parole”, frequenti fratture dell’equilibrio metrico Come già detto in precedenza, Alfieri era fortemente in contrasto con la società del suo tempo, soprattutto per il suo ideale di libertà, inconciliabile con le monarchie assolute del tempo → ne deriva un rifiuto della politica ed un bisogno di staccarsi dalla nobiltà accondiscendente del tempo (quindi contrario al dispotismo illuminato) → Della tirannide (manifesto di uno scontro tra l’uomo libero e i poteri assoluti) Attenzione! L’ideologia di Alfieri NON va vista in senso giacobino o rivoluzionario, e neanche come un approccio anarchico, ma esclusivamente come un rifiuto della realtà in cui il drammaturgo si trova a scrivere, un senso di inconciliabilità con il suo tempo (ovvero con l’Illuminismo) Del principe e delle lettere → rapporto tra principe e letterato: il monarca e l’intellettuale non possono che essere nemici sempre e comunque, perché il monarca si propone sempre di condizionare la libertà morale dei suoi sudditi; Alfieri condanna il mecenatismo (sia i monarchi/imperatori che lo avevano praticato, sia gli intellettuali che ne avevano tratto vantaggio → Virgilio, Orazio, Ariosto). Alfieri arriva ad una radicale negazione di ogni letteratura cortigiana e a suggerire un modello di intellettuale sradicato, estraneo ad ogni convivenza con poteri e istituzioni e che, nella propria solitudine, progetta un mondo diverso da quello che gli è intorno, sentito come ostile e nemico. Lo scontro tra letteratura e politica, secondo l’autore, si potrà risolvere in un futuro lontano che basi la propria cultura sul modello romano antico → L’America libera e Parigi sbastigliato La tragedia alfierana Alfieri vuole mettere in piedi un teatro vuoto e nudo, dove hanno campo parole energiche che vogliono creare conflitto e azione, che vogliono imporsi più per la loro irruenza che per il loro significato. La vocazione tragica dei personaggi alfieriani emerge dalla loro stessa volontà, più che da ostacoli di tipo politico o sociale: i personaggi hanno in sé qualcosa di oscuro che li turba. Il tempo riproduce fissità, concentrazione, scandito dalla successione di luce e buio in cui si chiude l’azione delle singole tragedie; lo spazio pure (discesa delle tenebre e illuminazione dell’alba).