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RIASSUNTO DONNE D'ALGERI NEI LORO APPARTAMENTI DJEBAR.A, Sintesi del corso di Pedagogia

Descrizione semplice, ma al contempo stesso dettagliata del racconto. Sono presenti per comprendere al meglio la narrazione, degli specchietti che contengono ulteriori spiegazioni.

Tipologia: Sintesi del corso

2019/2020

In vendita dal 02/08/2020

jenny.rossi.7561
jenny.rossi.7561 🇮🇹

4.6

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Scarica RIASSUNTO DONNE D'ALGERI NEI LORO APPARTAMENTI DJEBAR.A e più Sintesi del corso in PDF di Pedagogia solo su Docsity! RIASSUNTO – SPIEGAZIONE “DONNE D’ALGERI NEI LORO APPARTAMENTI” di Assia Dejbar LINEE GENERALI Il romanzo “Donne d’Algeri nei loro appartamenti” è una raccolta di racconti pubblicati nel 1980. Principalmente, le storie delle donne sono narrate sottoforma di dialoghi. La raccolta è suddivisa in tre parti diverse denominate "Oggi","Ieri" e "Postfazione". "Oggi" illustra gli incontri avvenuti tra donne comuni che vivono in Algeria, appena liberata dal colonialismo francese. Le donne di cui narra Djebar sono tutte diverse. Alcune hanno partecipato alla lotta di liberazione, alcune segnate dalla violenza e dalla tortura. Una coetanea francese cresciuta in Algeria, una portatrice d’acqua, massaggiatrice, ex prostituta. Donne comuni, donne alle quali è stato insegnato sin da bambine il culto del silenzio, la sottomissione. Questo le rende estremamente invisibili nella vita sociale. L'enfasi è posta sul "parlare" per sbloccare la loro situazione. "Ieri", contiene quattro racconti. In realtà quest’ultimi sono stati scritti precedentemente alla prima parte.  Non esiste esilio nel 1959;  I morti parlano nel 1970-1978;  Giorni di Ramadan nel 1966;  Nostalgia dell’orda nel 1965. Queste date ci permettono di comprendere la ragione per cui la prima parte, che ha il medesimo titolo del libro, scritta nel 1978, è intitolata “oggi” e la seconda “ieri”. Il presente e il passato sono i due temi principali dell’opera. Da una storia all’altra continuano a intersecarsi, compenetrarsi e dialogare. Passato e presente sono indissolubilmente legati. "Postfazione" la terza e ultima parte, è scritta in uno stile saggistico e quindi molto diversa dalle storie precedenti nel romanzo. Questa parte riflette e ci fa comprendere al meglio il senso delle storie raccontate in "Oggi" e "Ieri". POSTFAZIONE, 1979 (ULTIMA PARTE) Tutto sembra avviarsi dalla pittura di Eugène Delacroix e di Pablo Picasso. Il 25 giugno 1832 Delacroix sbarca ad Algeri, si ferma solo per tre giorni e proprio qui penetra in un universo riservato: le donne algerine, mondo ancora rimasto estraneo pur avendo trascorso un mese in Marocco, mondo prevalentemente maschile – guerriero – virile. A tal proposito il pittore dipingerà “Donne d’Algeri nei loro appartamenti”. L’opera ci è ben descritta: ci sono tre donne algerine sedute insieme e una domestica nera in piedi nel retro di una stanza con dettagli orientalisti. Le tre donne sono sedute davanti a un narghilè e parlano tra di loro. Vengono presentate svelate e in costumi colorati con alcune parti del loro corpo non curate. La quarta di colore (la domestica), è vista di spalle mentre sta tirando una tenda; come per suggerire che lo spazio dipinto è simile ad una prigione, in cui queste donne rimangono sedute, tagliate, fuori dal tessuto della realtà. Dipinge queste donne come una natura morta, trattando in modo rappresentativo i loro corpi, come oggetti. Quindici anni dopo, Delacroix, da una seconda versione delle donne d’Algeri, identica alla precedente, ma con numerosi e piccoli mutamenti, che fanno si che le tre donne non mantengano con gli spettatori alcun rapporto. Nulla si sa dell’anima di queste donne, sono assenti a loro stesse, al loro corpo, alla loro felicità. L’autrice quindi qualifica l’Oriente così rappresentato da Delecroix in modo negativo: un oriente superficiale, in una penombra di lusso silenzioso. Infatti queste donne non possono essere né guardate, né guardare; non possono ascoltare, né parlare. Sono attorniate da stoffe tessute con il cemento. RIASSUNTO – SPIEGAZIONE “DONNE D’ALGERI NEI LORO APPARTAMENTI” di Assia Dejbar Agli inizi della guerra di liberazione algerina (1954-1955), Picasso vive quotidianamente nel mondo delle donne d’Algeri di Delecroix. Dopo 120 anni costruisce un universo completamente trasformato, per un totale di 15 tele e 2 litografie. A differenza del primo artista, Picasso si sforza a esplorare la realtà invisibile, andando a liberare tali donne. Infatti la porta della stanza è spalancata e la luce entra. Non vi è più neppure la serva ma una donna che danza piena di vivacità. Saranno proprio queste due differenti rappresentazioni di donne algerine a fare da sfondo alla raccolta di storie di Djebar. INTRODUZIONE Nel libro sono presenti dei racconti che costituiscono i capisaldi di un percorso dedicato all’ascolto, che va dal 1958 al 1978. Racconti di storie vere, che si alternano a fantasiose riproduzioni di vicende irreali. Storie che vogliono restituire alle donne uscite dalla notte coloniale, la conversazione: la possibilità di farle uscire dal silenzio e ridarle voce. Djebar dichiara che la sua scrittura e la sua parola, riguardo le donne, vogliono essere vicino a e contro di. L’unico modo per far si che queste si emancipino, è attraverso la parola e lo sguardo. OGGI: DONNE D’ALGERI NEI LORO APPARTAMENTI (ALGERI, 1978) PARTE I – II “Oggi”, inizia con il racconto "Donne di Algeri nel loro appartamento". La protagonista della prima storia è Sarah, moglie del chirurgo Ali. I due vengono presentati separatamente, come se vivessero in due mondi paralleli. La storia inizia di mattina. Ali si sveglia dopo aver avuto un incubo per un’operazione, che in seguito avrà in ospedale (un fegato enorme da aprire). Testa di giovane donna con gli occhi bendati, il collo rovesciato, i capelli tirati. La nebbia della stanza impedisce di vederne il colore. Castano chiaro, ramati, è così Sarah? No, neri no… La pelle sembra trasparente, una perla di sudore su una tempia… La goccia sta per cadere. Quella linea del naso, il labbro inferiore dall’orlo rosa vivo: conosco, riconosco!(…) Ali, nel sogno sta per operare sua moglie Sarah. Sebbene questa donna sia descritta fisicamente con grande precisione (testa, viso, colori) a prima vista egli non sembra riconoscerla. Una strana nebbia arriva a disturbare la realtà. Il chirurgo non riesce a operare efficacemente questo corpo: sua moglie. Se Sarah porta dentro di sé un male, Ali non può identificarlo, estrarlo dal corpo. Non riesce a renderlo visibile. Ha scarso controllo della situazione. Confonde addirittura gli strumenti chirurgici con l’attrezzatura della cucina. L’operazione non viene eseguita completamente. Le uniche cose che può riconoscere provengono da uno spazio esterno, che non ha nulla a che fare con dove si trova. Questo ‘universo esterno’ finisce per occupare così tanto spazio, che costui non riesce a vedere la realtà in faccia. SPIEGAZIONE: Questo incubo evoca l’esperienza di Delacroix, così come a parere di Djebar quest’ultimo non sapeva riconoscere pienamente la donna algerina e persino il suo dolore interiore, anche il chirurgo non sa riconoscere e/o operare sua moglie. Per entrambi la donna è un oggetto di sguardo (sotto il pennello per l’artista, sotto i bisturi per il chirurgo). Un oggetto che rimane essenzialmente inaccessibile. In entrambi le uniche cose riconoscibili si trovano al di fuori del loro contesto di lavoro immaginario e reale. Possiamo dunque dire che Dejbar riesce a trasportare l’esperienza pittorica di Delacroix, nel carattere del chirurgo Ali. Entrambi ignorano l’essenziale (ciò che è interamente parte della donna) a beneficio di realtà esterne. RIASSUNTO – SPIEGAZIONE “DONNE D’ALGERI NEI LORO APPARTAMENTI” di Assia Dejbar IERI NON ESISTE ESILIO (TUNISI 1959) La storia che inizia di mattina, racconta di una famiglia algerina, che sotto il colonialismo è costretta a lasciare l’Algeria e rifugiarsi a Tunisi, cambiando così lo stile di vita e il proprio comportamento. Basti pensare alla madre, consapevole e cosciente del cambiamento dei ruoli di genere. “Costretta a fare la spesa come un uomo”. Subito dopo abbiamo la reazione di questa stessa famiglia nei confronti della morte del figlio più giovane degli Smain (vicini di casa).Una macchina lo ha investito. La morte la riusciamo a comprendere dalle grida provenienti dal vicino appartamento. Questo evento shock provocherà alla madre della narratrice una reazione quasi esasperante. I lamenti delle donne in lutto hanno grande impatto su di lei. La aiuteranno a risvegliare e palesare i suoi dolori repressi legati a ricordi oscuri. La protagonista, senza nome afferma che assieme a sua sorella maggiore Aisha, descritta più tardi come dura e lavoratrice, trentenne che da tre anni non vede suo marito in quanto rinchiuso a Barberouse e Anissa, sorella minore, vengono a conoscenza del lutto. Gli altri esponenti della famiglia sono: suo padre che di venerdì si recava come di suo consueto alla moschea per pregare, e suo fratello Omar. Per tutta la famiglia è fondamentale che la narratrice si sposi. Da lì a poco, infatti viene detto che arriverà un uomo che le proporrà un matrimonio imminente. Il pretendente dice il padre proviene da un partito vantaggioso e conveniente sotto tutti i punti di vista. Prima che la protagonista rivelerà la volontà di non volersi sposare, vede Hafsa, algerina rifugiata vent’enne, ben istruita e istitutrice. Quest’ultima proprio come tutta la famiglia ha il desiderio di “calpestare” il suolo algerino, vedere tutte le donne e tutti gli orfani liberi. Costei impartiva lezioni di francese a Aisha. Dopo la cessazione seppur per un instante delle lacrime delle vicine (poiché è arrivato il momento di recitare qualche versetto del Corano), ha luogo tra queste donne una conversazione suggestiva. Nel pomeriggio, arriva un gruppo di tre donne, una madre insieme ad altre due amiche, che spera di far sposare il proprio figlio, un colto scienziato desideroso di andare in Oriente. La morte del figlio degli Smain e queste donne sembrano essere giustapposte; come se il lutto del ragazzo fosse una scusa per non sposarsi. SPIEGAZIONE: Tutti questi personaggi, ad eccezione degli Smain, sono in continuo movimento. Vengono, se ne vanno, si muovono in tutte le direzioni. Sono proprio le loro comparse e le loro partenze che scandiscono la divisione del racconto. In totale sette parti. Ogni sezione della storia corrisponde quindi all'entrata o all'uscita di alcuni personaggi: la prima segna la partenza di mattina della madre che va a fare la spesa; la seconda evidenzia l'arrivo di suo figlio Omar a mezzogiorno; la terza specifica il ritorno del padre che ritorna dalla moschea dove è andato a pregare (la preghiera zenitale o dhor, è la seconda preghiera che un musulmano deve praticare ogni giorno su un totale di cinque preghiere); la quarta rivela la partenza di Omar e del padre che coincidono con l'arrivo di Hafsa; la quinta introduce la visita nel pomeriggio del gruppo di donne; la sesta visualizza la voce nel salotto della narratrice che deve accettare la proposta di matrimonio, ma che rifiuta; e la settima si concentra sulla partenza di sera delle donne. Il tema principale è l’esilio. Per i personaggi questo non è connesso ad un fattore territoriale, ma piuttosto ad uno temporale. Anche se sono stati strappati dalla loro terra natale, ne conservano il ricordo. Le donne, anche qui, parlano di se stesse, del loro passato ma anche dei loro sogni. RIASSUNTO – SPIEGAZIONE “DONNE D’ALGERI NEI LORO APPARTAMENTI” di Assia Dejbar I MORTI PARLANO (1970 e 1978) Il racconto è dedicato a sua nonna materna. E’ diviso in tre grandi parti. La storia si svolge nel giro di una giornata, ed è divisa in tre fasi, ognuna corrispondente alle tre parti. La prima parte introduce il cadavere di una donna, Yemma Hadda, da poco morta, esposta in un salotto attorno alla quale sono raggruppate diverse donne, amiche e parenti. Durante la sua vita, costei ha trasmesso storie sulle sue esperienze come donna algerina. La seconda parte racconta del servizio religioso effettuato alla defunta e la successiva sepoltura. La terza, molto breve, offre alcune riflessioni successive al funerale. Nella prima parte, una voce narrante impersonale e onnisciente specifica che il corpo dell’anziana donna è posto al centro di una stanza di una grande abitazione. Yemma Hadda occupa quindi, non solo il centro “dell’arredamento”, ma anche il centro dell’attenzione. Ella, infatti è il personaggio centrale della trama, che guida e definisce il resto del racconto. Per cinque anni Yemma Hadda aspetta dolorosamente, da sola, il tanto atteso ritorno di un nipote, chiamato da lei stessa Hassan (il suo vero nome è Amin) andato via per combattere sul fronte. Non riceve per tutto questo periodo mai notizie del giovane e così silenzi, dubbi e solitudine la condussero alla morte. Tra le donne presenti nella stanza, ve ne è una in particolare, Aisha. A differenza degli altri ospiti loquaci che formano un gruppo di discussioni e preghiere visibilmente omogenee e dense intorno al cadavere di Yemma, Aïsha rimane fuori da questo raduno e osserva da sola, molto seriamente e molto silenziosamente. Rimane in silenzio per la maggior parte del tempo e le rare volte in cui parla, è solo per pensare a voce alta senza mai avviare realmente una discussione con un altro personaggio. Le sue parole vengono quindi poste tra virgolette e rientrate dal testo principale, a differenza di tutti gli altri dialoghi di tutte le protagoniste femminili, le cui notizie sono annunciate da trattini nel sottoparagrafo. Questa disposizione tipografica è interessante poiché illustra bene la posizione solitaria di Aisha rispetto al resto della folla. Quest’ultima preferisce quindi essere il cosiddetto testimone oculare, attenta, ossessionata da tutto ciò che lei guarda, osserva e ascolta. E’ proprio lei a darci la descrizione dettagliata e fedele dei colori (come quello dei capelli delle atre donne, neri e brillanti), dei toni e persino dell’intensità della luce dell’arredamento. Nella seconda parte della storia è introdotto un nuovo personaggio: Said (faccia ossuta, baffoni spioventi, con zucchetto, una cupola di garza bianca). Costui che dormiva ai bagni pubblici e che alle cinque del mattino era già al mercato del bestiame, si recava terminato il suo lavoro dalla vecchia Hadda per consumare il pasto che gli veniva servito in una stanza vicina all’ingresso. Said le aveva promesso di seppellirla nelle montagne, le stesse montagne da cui proveniva il nipote dell’anziana donna. SPIEGAZIONE: Hadda rappresenta l’autentico passato, mentre suo nipote appartiene a una generazione lungimirante intento a costruire una nuova Algeria. La morte drammatica e tragica di Yemma esibita al centro della stanza diventa, per le donne che ne sono testimoni, l'esempio di ciò che non dovrebbe più essere fatto, cioè seppellirsi nella solitudine e nel silenzio. Diventa anche il pretesto per radunare queste donne che, attorno al cadavere, trovano in questo modo i mezzi per uscire dalla solitudine, raggiungendo così un collettivo tipicamente femminile e quindi particolarmente nuovo, solidale, persino rivoluzionario. Salvare la propria vita rinunciando al silenzio e conquistare lo spazio della parola. La morte di Hadda e la sua sepoltura descrive bene la necessità di seppellire gli anni bui di ieri per sperare un futuro migliore. RIASSUNTO – SPIEGAZIONE “DONNE D’ALGERI NEI LORO APPARTAMENTI” di Assia Dejbar GIORNI DI RAMADAN (1966) e NOSTALGIA DELL’ORDA (1965) In questi due racconti, i più brevi della seconda parte, i personaggi femminili non hanno più bisogno di un pretesto per dare libero sfogo al loro desiderio di esprimersi o per vivere senza vincolo. Nessun evento particolare deve accadere per farle parlare. Dalle prime pagine fino alla fine, si presentano madri e figlie a cui piace stare insieme per discussioni aperte. In alcuni passi, ricordano, in altri raccontano, sognano, desiderano. In “Nostalgia dell’orda”, una nonna insieme alle sue figlie, racconta il suo passato sottoforma di monologo. Le donne sono chiamate a parlare, mentre altre le ascoltano. Monologhi, dialoghi intervallati, frammenti di conversazioni introdotte da trattini, come a sottolineare che i ricordi non vengono mai alla luce all’improvviso ma solo attraverso piccoli frammenti. Le protagoniste sono sempre delle nonne, custodi di conoscenza ed esperienza, che se trasmesse e reinterpretate possono liberare le giovani donne algerine dal culto del silenzio. I segreti di ieri diventano così le rivelazioni di oggi e la guida di domani. Le innumerevoli eredi del passato, in altre parole, possono far si che la loro eredità evolvi le nuove generazioni. Quest’ultime possono imparare e trarne beneficio al fine di dare uno sguardo nuovo al loro futuro. È su questa nota che la seconda parte dell’opera si conclude, portando a compimento il progetto iniziale dell’autrice. L’obiettivo è quello di restituire alle donne una profonda identità, per garantire loro una vera rinascita nel mondo Islamico attraverso la parola.
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