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RIASSUNTO E COMMENTO AL LIBRO XIX DELL'ODISSEA, Dispense di Italiano

RIASSUNTO E COMMENTO AL LIBRO XIX DELL'ODISSEA

Tipologia: Dispense

2020/2021

Caricato il 21/05/2021

peter-ventu
peter-ventu 🇮🇹

4.4

(15)

18 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica RIASSUNTO E COMMENTO AL LIBRO XIX DELL'ODISSEA e più Dispense in PDF di Italiano solo su Docsity! 08/05/2017 VENTURA PIETRO MARIA CLASSE IVC N.26 RIASSUNTO e COMMENTO AL LIBRO DECIMONONO DELL’ODISSEA Il libro decimonono dell’Odissea è un testo di quasi settecentocinquanta versi avente come tema principale la vendetta di Odisseo re di Itaca sui Proci, cioè i pretendenti alle nozze con Penelope, i quali occupano ormai la reggia dell’isola dalla partenza di Ulisse stesso per Troia. Odisseo ed il figlio Telemaco, al quale l’eroe omerico per primo si è rivelato dopo il suo ritorno, si recano alla reggia di Itaca per attuare il proprio piano di vendetta sui Proci: per prima cosa, infatti, Telemaco si occupa subito di portare via le armi dei pretendenti dalla sala principale, nella quale essi non risiedono in quel momento. In seguito Ulisse, travestito da mendico, viene respinto all’ingresso da un’ancella, ma Penelope gli viene in contro per interrogare lo straniero. A questi la regina rivela persino lo stratagemma della tela tessuta di giorno e disfatta di notte per ritardare il giorno in cui avrebbe rivelato il nome del suo futuro sposo. Ella afferma inoltre di essere stata scoperta e tradita da alcune sue ancelle: pertanto, dato che ormai sarebbe stata costretta a rivelare chi tra i Proci l’avrebbe presa in sposa, domanda allo straniero se questi possieda eventuali notizie su suo marito Odisseo. Fingendo di essere di patria cretese, Ulisse risponde di aver ospitato un tempo il marito della regina durante il suo viaggio verso Troia. Per confermare ciò, lo straniero descrive anche il modo di vestire del suo vecchio ospite, rispondendo ai dubbi di Penelope sulla verità di quello che stava affermando. Una volta entrato, il falso mendico richiede solo l’aiuto di una annosa vegliarda. Viene quindi scelta Euriclea, l’anziana nutrice di Odisseo, la quale si occupa di lavare i piedi dell’ospite. Dopo aver notato da subito una certa somiglianza tra il mendicante e Ulisse, Euriclea vede una grossa ferita sulla gamba destra dell’uomo. Immediatamente la associa alla stessa ferita che Ulisse, in giovane età, si era procurato a causa di un cinghiale durante una battuta di caccia sul monte Parnaso con il nonno materno Autolico. Quando la nutrice è sul momento di gridare dallo stupore, prontamente Ulisse la afferra, intimandole di non svelare la sua vera identità a nessuno e promettendo vendetta contro i Proci e le ancelle traditrici. Subito dopo, Penelope, tormentata dall’angoscia di tradimento del proprio marito, rivela al mendico un sogno: nel giardino reale sono presenti venti oche, le quali, improvvisamente, vengono uccise da un’aquila. Nello stesso sogno le viene rivelato che il rapace rappresenta Odisseo che annienta i Proci, cioè le oche. In risposta, l’ospite conferma il significato delle parole nel sogno. A questo punto la regina di Itaca, per decretare il suo futuro marito, istituisce un gara tra tutti i pretendenti: chi dei Proci riuscirà a tendere l’arco di Ulisse e far passare una freccia attraverso dodici scuri disposte in fila sarà il suo sposo. Il falso mendico condivide ed incoraggia l’idea di Penelope. Questo libro dell’Odissea mi ha molto colpito per il semplice motivo che, ancora una volta, mostra l’intelligenza e la furbizia dell’eroe principale, Odisseo. Per mettere in opera la sua ultima missione, infatti, il re di Itaca prepara il proprio piano alla perfezione, sfruttando anche il fatto che suo figlio Telemaco fino a quel momento fosse l’unico a conoscere la sua vera identità e che quindi avrebbe potuto aiutarlo. Altri esempi che ci ribadiscono come l’astuzia sia un’importante e caratterizzante capacità di questo personaggio omerico, li possiamo trovare sia nell’Iliade sia nell’Odissea stessa. Nel primo caso vediamo come Ulisse sia stato decisivo nella vittoria della guerra di Troia, attraverso lo stratagemma del cavallo; nel secondo caso il piano di fuga dalla grotta del ciclope Polifemo si rivela complesso ma anch’esso decisivo. Anche nel caso della vendetta sui Proci, ho notato come Ulisse dia molta importanza alla preparazione del proprio piano. Travestendosi da uomo umile è riuscito a dare meno nell’occhio e a non farsi riconoscere, se non da Euriclea, e, ordinando a Telemaco di rimuovere le armi dei Proci dalla sala del trono, ha annientato i pretendenti
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