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Riassunto e commento Antigone - Filosofia del diritto, Appunti di Filosofia del Diritto

Compito assegnato dal professore sul testo di Sofocle "Antigone"

Tipologia: Appunti

2020/2021

Caricato il 01/02/2022

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lvcmm 🇮🇹

5

(4)

12 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto e commento Antigone - Filosofia del diritto e più Appunti in PDF di Filosofia del Diritto solo su Docsity! ANTIGONE - Sofocle Nella tragedia di Sofocle prende vita lo scontro tra leggi divine, incarnate nella figura di Antigone, e leggi umane, rappresentate dal personaggio di Creonte. Si manifesta quindi il contrasto tra il diritto naturale, cioè composto dalle norme ricavate dalla morale, e il diritto positivo, formato invece da delle leggi emanate da un legislatore, indirizzate a disciplinare i comportamenti degli individui all’interno di una società. L’evento che provoca lo scontro tra le due dottrine è dato da un’ordine di Creonte, re di Tebe, che proibisce la sepoltura di Polinice, con conseguente pena di morte per i trasgressori. Il giovane era alla guida della spedizione dei “sette contro Tebe”, spedizione volta a vendicarsi del fratello Eteocle, il quale aveva violato gli accordi sulla suddivisione del governo del regno. Eteocle e Polinice muoiono l’uno per mano dell’altro nel corso della battaglia - il primo riceverà degna sepoltura, il secondo invece verrà indicato come traditore della patria e le sue spoglie saranno lasciare incustodite. Antigone, sorella dei giovani, decide di trasgredire l’ordine del re, nonostante i tentativi della sorella Ismene di fermarla, e dona sepoltura al fratello. Una volta arrestata si oppone a Creonte, andando in contro alla morte senza timore. Creonte durante il confronto interroga Antigone, domandandole se conoscesse l’editto nel quale veniva vietata la sepoltura di Polince, domanda ce Antigone contesta in maniera positiva: “Sapevo. Non dovevo? E come? Così limpido, splendente …”. Creonte quindi le domanda se abbia volontariamente trasgredito il suo ordine, questa permette ad Antigone di sostenere la sua posizione, additando le leggi di Creonte come inferiori rispetto agli ordini egli Dei: “Ah si. Quest’ordine non l’ha gridato Zeus, a me; né fu Diritto, che divide con gli dei l’abisso, ordinatore di norme come quelle, per il mondo…” nel suo discorso Antigone si appella a delle leggi superiori, leggi non scritte, leggi più alte di quelle di Creonte, leggi che sono intrinseche nella natura umana o che derivano dalla volontà divina. Possiamo osservare come in questo caos il lettore sia portato a schierarsi dalla parte di Antigone nonostante questo implichi violare la legge e di conseguenza compiere un atto giuridicamente illecito. Questo avviene in quanto il diritto naturale esprime principi morali, giusti per la collettività. Quindi, come sostiene Antigone, le leggi di Creonte non possono nulla di fronte alle leggi giuste. Antigone infatti pur di non violare la “sua” legge, viola quella del re, arrivando a sacrificarsi con il gesto estremo el suicidio, non rinnegando però la validità e la giustizia del suo atto. Agisce secondo la morale, temendo la morte ma andandole incontro, pur di vedere realizzato ciò che ritiene giusto. L’atto di Antigone non può essere considerato legale ma è ben visibile e comprensibile la sua legittimità. Antigone, come i giusnaturalisti, non accetta una legge solo per il fatto che sia stata emanata da un’autorità o perché viene osservata dalla maggioranza, tantomeno si cura della sanzione. Cerca di trovarvi una giustificazione, cercando di individuare al suo interno una accezione giusta o sbagliata. Lei vede in Creonte una figura tirannica, volta a privarla di ciò che considera essere il “bene supremo”. A lei non interessa disobbedire o contrapporsi alla legge, vuole soltanto che venga riconosciuta la disumanità dell’ordine del re e che vi si rimedi. Per questo motivo Antigone è affine alla maggioranza delle persone, poiché fa leva sul pathos della sua azione, su valori comunemente condivisi: tutti gli uomini, dotati di un senso della morale, posti di fronte alla scelta tra i propri cari e una norma emanata da una figura potente, sceglierebbero i primi. Quindi se da un punto di vista giuridico l’azione può essere anche contestabile, da un punto di vista umano, non lo è. La giovane svolge ciò che è moralmente giusto, segue i suoi principi, come dice lei stessa riferendosi a Creonte: “Non ha potere, quello, di scindermi dai miei.”. Dimostra quindi come un semplice uomo con le sue leggi, non può contrapporsi tra di lei, la legge divina e l’azione ritenuta eticamente corretta. Un uomo non può interporsi tra leggi superiori a lui, principi della morale comune così antichi, di cui non si conoscono nemmeno le origini. Proibendone la sepoltura, Creonte viola la dignità del corpo e della persona di Polinice, che riesce a venire onorata solo grazie al gesto della sorella.
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