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Riassunto e commento libro iota metafisica, Appunti di Filosofia Greca

Riassunto e commento libro iota metafisica

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 25/01/2020

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filippo-leoni-1 🇦🇹

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Scarica Riassunto e commento libro iota metafisica e più Appunti in PDF di Filosofia Greca solo su Docsity! Libro iota (X) metafisica. Temi generali Libro in cui Aristotele espone la propria teoria dell’uno, coestensiva con l’essere, la teoria dell’uno fa parte appieno della scienza dell’essere aristotelica. La nozione di Uno è fondamentale per la filosofia antica: da Parmenide a Platone. Uno e Essere sono sostanze o predicabili di altro? 11 aporia libro beta: Aristotele nega la possibilità che Uno ed Essere siano sostanze. Nozioni collegate all’uno: identico, simile e uguale (uno in diverse categorie). L’uno è oggetto della scienza dell’essere in quanto essere. Tali nozioni si predicano delle cose semplicemente in quanto sono. Iota realizza il programma enunciato in Gamma. Ricordiamo che identico e diverso fanno parte dei generi sommi del sofista. La contrarietà si presenta come una specie della diversità (cose opposte nello stesso genere). In Iota si analizzano le possibili le forme di opposizione: contrarietà, contraddizione, opposizione uno -molti ecc. Si pensi al Filebo in cui si accenna all’opposizione uno-molti come generatrice del mondo. Nozione dell’intermedio anche in relazione all’etica. Diversità per specie. Corruttibile e incorruttibile hanno diversità di genere, sono contrari. Tradizione testuale della metafisica La metafisica non è stata sicuramente progettata da Aristotele così come noi la conosciamo oggi. Anche il titolo è problematico. Si è giunti all’idea che la Metafisica sia frutto di un lavoro editoriale posteriore ad Aristotele. Uno dei motivi è la mancanza di coerenza interna, le molte ripetizioni, trattati evidentemente a sé stanti (Delta, Lambda ecc.). Cataloghi antichi opere di Aristotele:1) Diogene Laerzio III sec. a.C. (attribuito a Ermippo o Aristone di Ceo) 2) anonimo di Menagio (10 libri attribuiti alla metafisica) 3) catalogo arabo (13 libri). Nel primo non troviamo la Metafisica mentre negli altri sì. Nel primo troviamo “delle cose dette secondo molti modi” probabilmente il libro Delta della metafisica. Jeager (interpretazione genetica: evoluzione). Non c’era ancora una Metafisica nel III a.C. ma dopo sì, prima di Andronico in 10 libri, l’attuale è composta da 14 libri (con aggiunta di Alpha elatton, Delta, kappa, Lambda). Da Andronico, difficile valutare il suo apporto, in poi 13 libri. Diverse posizioni sostenute da Moraux. Collocazione e datazione libro Iota Fase giovanile (accademica) presenza di temi dibattuti nell’accademia; altri hanno optato per una datazione più tarda. Vi sono vari possibili rimandi (Delta, Beta, Zeta) alcuni dei quali dubbi. Brandis (assistente di Becker, 1830): opera pioneristica, si era inclini a pensare la metafisica come un blocco unico ma già qui si trova espressa la possibilità che Iota sia staccato dal resto: no rimandi con altri libri (ad esempio ni). Ravaisson: Iota sembra difficile da inserire nello sviluppo della metafisica Bonitz: come sopra (rimandi zeta) Jeager: la continuità di Iota con il resto è dato dal rimando con l’11 aporia di Beta, datazione tarda (3 fase di Aristotele, dopo 335), trattazione autarchica During: contro Jeager, Aristotele è sempre critico verso Platone e sempre condizionato dalla sua opera. Iota è un libro giovanile, fase accademica di Aristotele. 11 aporia libro beta Metodo aporetico eredità platonica, l’aporia è costituita da alternative equipotenti. Dove vengono risolte le aporie? Una volta individuato il punto possiamo essere più sicuri di una certa unità interna della metafisica. Le aporie sono costituite da endoxa posizioni autorevoli che meritano di essere discusse. Per raggiungere una soluzione bisogna tener presente tutti i problemi. Se la natura di essere e uno sia essere e uno simpliciter, l’alternativa è che ci sia un’altra sostanza che fa da soggetto a essere e uno (e dunque questi due non sono sostanze). Aristotele attribuisce la prima posizione a Platone e Pitagorici la seconda a Empedocle, l’uno è predicato della philia (principio di unità), lo stesso vale per fuoco e aria. Da quest’ultima posizione segue che nessuno degli universali è sostanza poiché essere e uno sono gli universali per eccellenza. Se l’uno non è sostanza non vi sarà il numero come natura separata, dato che il numero è composto di unità che è una specie dell’uno. Tutte queste sono conseguenze indesiderate per i platonici. La prima posizione porta a posizioni strettamente parmenidea. Quando dico che esiste qualcosa che è sostanzialmente essere e uno qualsiasi cosa non è poiché è diversa dall’essere e non vi è molteplicità poiché qualsiasi cosa sarà diversa dall’uno e dunque non sarà una e dunque esisterà solo l’uno poiché qualunque cosa che è, è anche una (dunque se non è uno non è). Se c’è qualcosa che consiste essenzialmente nell’esser uno viene meno la molteplicità. Tutto ciò che è diverso da essere e uno non sarà e non sarà uno. Platone ha tentato di ridare lustro alla molteplicità ma questa posizione viene messa in crisi da questa conseguenza indesiderata. Dopo il Sofista dire che x non è y è meno problematico: si risolve il non essere nel genere del diverso. L’essere pervade tutte le categorie assume significato diverso in ognuna di esse senza mai comparire in esse. Delta 6 Libro Delta trattazione dell’uno per accidente (non trattata in Iota) e per sé. Significato accidentale dell’uno: quando dico Corisco musico, musico e Corisco sono la stessa cosa intendo dire che vi è medesimo riferimento ma sensi differenti. Aristotele fa qui riferimento ad un serie di problematiche dovute alla predicazione (vedi imparatardi sofista). Ci sono 5 modi in cui l’uno si dice per accidente: 1. sostanza vs accidente (corisco e musico) 2. accidente vs accidente (giusto e musico) 3. sostanza1 + accidente1 vs sostanza1 + accidente2 (corisco musico e corisco giusto) 4. sostanza + accidente vs sostanza (corisco musico e corisco) 5. genere vs genere + accidente (uomo e uomo musico) Significati per sé dell’uno: 1) sunekes continuo . Ciò che si tiene insieme. Sia artificiale ma ancor più per natura. In questo caso si hanno diversi gradi di unità a seconda del movimento; unità massima: si muovono simultaneamente tutte le parti 2) si dice uno ciò il cui sostrato è indivisibile secondo la specie e la sensazione (vino, acqua, specie indivisibile) 3) unità generica: il genere si divide in molte specie ma ad esse è comune un genere (analogia con la materia). Ciò di cui si predica a maggior titolo l’unità è la sostanza, unità dell’atto intellettivo (noetico, simile all’atto percettivo nella sua immediatezza) con cui si coglie l’essenza delle cose stesse. Diverse spiegazioni per la formula che indica l’essenza: aspetto durativo dell’imperfetto, aspetto durativo dell’essenza, altra possibilità è una derivazione da una frase che spesso si trova nei dialoghi di Platone riguardante il metodo socratico. Una caratteristica dell’uno è quello dell’indivisibilità. Questa è una caratteristica che torna anche in Iota. Si tratterà di comprendere i rapporti tra uno come indivisibile, come misura e come convertibile con l’essere. 4) cose la cui nozione è una. Un’altra è 5) l’ olon (intero), definito come a) ciò a cui non manca nessuna delle parti che lo costituiscono (Delta 26), tuttavia questo non ci restituisce la differenza tra olon e pan bisogna aggiungere che b) queste parti devono costituire un’unità. Le parti inoltre devono avere un loro ordine naturale, che, una volta venuto meno, fa scomparire l’olon. L’acqua e il numero sono un pan. Il numero è composto di parti la cui posizione e rapporto interno non è importante. Se sottraggo una parte non ho un numero mutilato ma un predecessore se invece sottraggo una parte ad un olon (uomo) rimane un uomo mutilato. I termini di massa (acqua, sabbia) sono un pan. Essenza dell’uno: 6) principio numerico (metron), principio di conoscenza come ciò che non appartiene alla definizione. Horos: logos che esprime l’essenza. Proprio e definizione sono coestensivi rispetto al soggetto, genere e accidente hanno invece diversa estensione rispetto al soggetto. Dal punto di vista semantico abbiamo la situazione diversa: definizione genere esprimono l’essenza del soggetto, accidente e proprio no. Capitolo 4: La contrarietà è differenza compiuta, perfetta all’interno di un genere (o sostrato) (estremi oltre i quali non c’è nulla). Non c’è contrarietà nel genere della sostanza (no termini opposti). Che tipo di antitesi c’è tra uguale vs maggiore e minore, non sono contrari perché il contrario di uguale e diseguale, se diseguale= maggiore e minore avremmo comunque una doppia opposizione, aporia che supporta le dottrine non scritte (diade indefinita, grande piccolo). Platone ha solo mutato il nome dai pitagorici che parlavano di imitazione delle cose rispetto ai numeri, Platone parla di partecipazione degli oggetti alle idee: è strano che Aristotele affermi che la modifica sia solo nominale e che ascriva l’imitazione ai soli pitagorici. Aristotele afferma che la maggior parte dei filosofi hanno posto i contrari come principi. Per Aristotele afferma che i principi non possono essere contrari poiché principio è la sostanza in cui non ci sono contrari, i contrari si predicano di qualcosa, di un sostrato. Sostanza eterna è in atto, ma se è costituita da elementi che sono materia di questa sostanza questa non sarà in atto. Il libro Iota è intriso di problematiche accademiche. Ricapitolando: la differenza massima è perfetta, completa e poiché e tale e una relazione binaria e non ternaria ecc. Definizione dei contrari: 1. Contrarie sono le cose che differiscono in massimo grado (all’interno dello stesso genere\sostrato) 2. Le cose che differiscono in massimo grado nell’ambito della medesima facoltà conoscitiva. La contrarietà per eccellenza è quella tra possesso e privazione. Rapporto con le altre forme di opposizione: la contraddizione non ammette intermedi mentre contrarietà li ammette. Ogni contrarietà è una privazione (perfetta) ma (e dunque) non vale l’inverso. Anche tra cose che differiscono per genere posso darsi due estremi (corruttibile e incorruttibile) tuttavia non posso parlare di distanza (generi diversi). Privazione: impotenza (mancanza di dunamis), determinata secondo questi significati (Theta): 1. Ciò che non ha (generalissima, il tavolo privo di vista, no senso proprio) 2. Ciò che per natura dovrebbe avere ma non ha (o in generale o in qualche aspetto determinato) 3. Ciò che non ha per violenza ciò che dovrebbe avere Capitolo 5: due questioni: come si oppongono uno-molti e uguale-grande-piccolo. Un’alterativa disgiuntiva (a o b) implica che a e b siano nello stesso genere, per la sostanza è necessario porre condizioni aggiuntive (nella sostanza non si danno contrari, l’opposizione simpliciter non avrebbe senso). Il problema è che sembra che uguale abbia due opposti (grande-piccolo). Questi capitoli sono molto influenzata dalla dottrina accademica dei principi. Vi è una polemica con Senocrate e Platone opposizione uguale disuguale, implicito riferimento uno-diade, opposizione uno-molti, polemica con Speusippo. Non ha senso dire che l’uguale sia opposto solo a maggiore o a minore, ma neanche opporlo a entrambi ha senso (situazione invariata se parlo di diseguale). Grande e piccolo sono relativi (si definiscono in base ad un certo parametro). Nell’accademia si tentava di risolvere questa aporia ponendo l’opposizione tra entità che non sono relativi: uno-diade. Libro N: errore dei predecessori aver posto come principi i contrari, principio è la sostanza che non ha contrati, i contrari sono sì principi ma solo in quanto detti di un sostrato. Tra le dottrine proposte dagli accademici la più accettabile è l’opposizione molti-uno che però porta ad aporia. La soluzione di indentificare il grande piccolo con il disuguale considerato come diade è una soluzione insufficiente poiché puramente logica che non tiene conto che numericamente si ha sempre una relazione tripartita. L’uguale è una negazione privativa di grande piccolo. Ciò vale solo nell’ambito specifico dell’uguaglianza quello della quantità: solo in questo caso uguale=né maggiore né minore (ma suscettibile di essere grande e piccolo). Dunque l’uguale è un intermedio (si può parlare di intermedio e privazione solo all’interno di un genere). Distinzione tra buono, cattivo e ciò che non è né buono né cattivo è una nozione fondamentale del platonismo (Liside). Senocrate prova a dimostrare che tutto ricade in questa tripartizione. Ogni cosa o è buona o non lo è, se non lo è, è cattiva o non cattiva, se non è cattiva sarà né buona né cattiva (valore etico, es. ricchezza). Critica di Aristotele: buono si dice in molti modi (secondo le categorie), come l’essere dunque non c’è un unico sostrato ricettivo del buono e cattivo dunque non abbiamo un unico sostrato ricettivo e l’intermedio non avrà un unico nome. Dunque ho che non è né buono né cattivo non ha un nome unico, ciò che non è né male né bene non è un termine intermedio (metaxù). Errore categoriale da parte di chi sostiene che tutto abbia un intermedio, per parlare di intermedi non è sufficiente negare entrambi gli estremi. Capitolo 6: opposizione uno-molti. Ricordiamo che ad esempio veloce significa sia che ha velocità sia che va veloce (una auto che va a 10 è lenta ma ha una velocità). Pesante leggero, peso medio. Se oppongo pesante e peso medio avrò la conseguenza che ciò che ha peso medio è leggero, aporia. Etica: la virtù è il giusto mezzo tra due opposti (eredità platonica: il vizio è apeiron cresce a dismisura mentre la virtù è una). Il vero contrario è solo ciò che dista massimamente. Analogamente se l’uno si oppone ai molti simpliciter avremo conseguenze impossibili: l’uno sarò poco o pochi e l’uno sarà dunque una molteplicità. Soluzione assurdità: due sensi di molto, moltitudine di quantità discrete, quantità che eccede una data misura, parametro di riferimento ciò che è opposto al poco. Nel primo caso il 2 è molti (è comunque una molteplicità) nel secondo no. Uguaglianza tra molto e molti. Nel primo caso abbiamo opposizione uno molti nel secondo caso poco molto. Uno numerale: qualcosa è molti perché non è uno, opposizione uno misura molti misurati. Uno numerale (ciò attraverso cui si conta) diverso da uno trascendentale. Come si può parlare di - molti in termini assoluti? Sembra un relativo (parametro di riferimento), distinzione tra dire molti in base ad un termine di paragone scelto di volta in volta, ma si può dire molti in maniera assoluto quando faccio riferimento a un parametro standard (età media della vita ad esempio). Citazione Anassagora: Aristotele interpreta i pensatori precedenti alla luce delle su categorie concettuali (Cherniss). Questo è vero ma inevitabile, resta da sottolineare che Aristotele tenta di comprendere gli obbiettivi profondi del pensiero dei predecessori. Anassagora probabilmente intendeva dire che i semi sono presente ovunque in numero infinito e infinitamente piccole. Uno e molti (molteplicità numerica) si oppongono come la misura al misurabile, tale opposizione è tra termini relativi. Relativi per sé: libro Delta 15, relazioni numeriche (rapporto determinato come doppio triplo, indeterminato, eccedente, multiplo), identico, diverso. Sensi diversi di relazione: il primario è quello per cui una cosa è definita dalla relazione (doppio si dice sempre rispetto alla metà), ciò che è in semplice relazione (misura misurabile che però esiste a prescindere dal fatto che viene misurato). L’esistenza dei molti non è assicurata dall’uno che li misura. La molteplicità è una sorta di genere del numero misurata mediante l’uno, l’opposizione tra i due avviene tra relativi. Ricapitolando: opponendo l’uno ai molti simpliciter otteniamo che: 1. Se uno si oppone a molti e molti si oppone a pochi l’uno sarà pochi, assurdo 2. Il due è molti (due volte uno), il molteplice si oppone al poco che sarà nel caso considerato l’uno, assurdo Soluzione: tutto ciò che è detto molti può essere detto molto ma non viceversa (mass term). Molti si dice in due modi: a) come quantità eccedente assolutamente o relativamente b) moltitudine di quantità discrete. L’uno e i molti sono relativi come misura-misurato, scienza e scibile (con riserve realiste). Capitolo 7: Ci possono essere intermedi tra i contrari, gli intermedi sono composti dai contrari. Vi è possibilità di movimento tra i contrari all’interno di un genere. Gli intermedi sono dunque nello stesso genere. Il mutamento è sempre tra opposti. Nella contraddizione non c’è intermedio. I relativi impropri come scienza e scibile non ammettono intermedi poiché non sono contrari e non sono nello stesso genere. Bianco: colore dilatante, nero: colore comprimente. Le differenze contrarie non si trovano nello stesso genere (non sono colori). Le differenze contrarie all’interno di un genere saranno anteriori (in senso logico) alle specie. Tuttavia le specie sono contrarie in senso più proprio rispetto alle differenze. Capitolo 8: Per parlare di differenza bisogna individuare un genere comune. Analogia genere materia. Il genere è sia identico che diverso (uomo e bue sono dello stesso genere ma all’interno del genere vi sono differenze specifiche). La diversità si determina sempre in un’identità (terreno comune). All’interno del genere vi sono differenze proprie, intrinseche. Il genere non esiste separato ma solo come sostrato delle specie. Capitolo 9: Maschio e femmina sono differenze per sé all’interno del genere del vivente ma non determinano specie differenti all’interno del genere del vivente poiché la contrarietà maschio femmina riguarda la materia e non l’essenza. Capitolo 10: argomentazioni anti platoniche. Il capitolo inizia con un sillogismo sbagliato. Bonitz proponeva di mettere “diversi per specie” al posto “diversi per specie”. Altra soluzione (più probabile) di Centrone epei in questo caso è concessivo. Le sostanze corruttibili sono quelle del mondo sublunare composte da materia, quelle incorruttibile sono quelle del mondo sopra lunare prive di materia. Generazione istantanea dell’accidente, non c’è processo di generazione dunque non si può dire che siano corruttibili o non corruttibili. Non possono esserci entità che sono nello stesso genere di cui una è corruttibile e l’altra no. La conseguenza è che non c’è nessun rapporto tra idee e particolari sensibili dato che corruttibile e incorruttibile appartengono a generi diversi.
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