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L'Affermarsi della Borghesia e la Nuova Famiglia: Il Ruolo delle Donne nel XIX Secolo - Pr, Sintesi del corso di Sociologia di Genere

Come la borghesia affermò la sua posizione come classe dominante nel xix secolo, sviluppando una nuova cultura comune. Viene discusso come le donne trovarono nuovi spazi per emergere, la nascita della famiglia nucleare e la struttura familiare paternalistica. Il documento illustra come le restrizioni matrimoniali limitassero la capacità giuridica delle donne e come le donne aristocratiche e popolari svolsero differenti ruoli.

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

Caricato il 11/01/2024

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lucrezia-travaglia 🇮🇹

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Scarica L'Affermarsi della Borghesia e la Nuova Famiglia: Il Ruolo delle Donne nel XIX Secolo - Pr e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia di Genere solo su Docsity! CAPITOLO 2 L’ETÀ DELLA BORGHESIA L’Ottocento è segnato da rivoluzioni in ogni settori: dei trasporti, con l’affermarsi dei nuovi mezzi; urbano, con le nuove grandi città; industriale, con la prima rivoluzione industriale; sociale con l’affermarsi della borghesia. I valori comuni a questa nuova classe sono democrazia, fiducia nel progresso e libera iniziativa individuale. Per affermarsi come nuova classe dirigente, sostituitasi al posto della vecchia aristocrazia e superiore alla nuova classe operaia, è necessario sviluppare una nuova cultura comune. Appunto anche le città si modificano: da un lato la nuova classe operaia le prende d’assolto, dall’altro le nuove città vengono costruire su misura per la nuova borghesia. Sorgono caffè, nuovi quartieri, club. VOLONTÀ DI INDIPENDENZA E SOVRANITÀ AL POPOLO A partire dalla rivoluzione francese, in tutta Europa si vuole ottenere una nuova indipendenza e unità nazionale. Il 1848 segna proprio una cesura tra nuovo e vecchio ordine: tutte le grandi città insorgono contro il vecchio ordine monarchico-assolutista, in favore di un governo democratico. Nonostante le rivolte vengano apparentemente sedate, la forza di questo movimento fa vacillare le monarchie europee, aprendo le strade all’affermazione del moderno Stato di diritto. Nasce una nuova idea di Nazione, formata da un popolo unito e libero, rappresentato in politica da un governo democratico, quindi autodeterminato. Il sovrano è il popolo, unito per la prima volta per ricomporre in unità le membra della patria comune. A queste lotte partecipano anche le donne e in vari modi: aprono addirittura seggi privati per votare a favore dell’unità. Anche se verrà loro negato l’esercizio diretto della cittadinanza, le donne troveranno nuovi spazi per emergere. I due sessi infatti avranno due doveri e diritti diversi, ma proprio grazie a questa divisione le donne potranno rivendicare il loro contributo alla formazione dei futuri cittadini e della nazione. LA NUOVA FAMIGLIA NELLA SOCIETÀ MODERNA La società borghese è contrassegnata soprattutto dalla nascita della famiglia nucleare, che si va ad opporre alla famiglia allargata in cui convivono più generazioni: nella famiglia nucleare tutto (crescita dei figli, economia, ecc) è affidato solo alla coppia. La nuova famiglia si basa non più solo su un rapporto economico, ma su una vera unione sentimentale, luogo di sostegno e promesse reciproci. A questa condizione idealizzata di complementarietà e scambio di affetti, si oppone la realtà giuridica: per contratto matrimoniale la donna è sottoposta al marito. Il Codice civile napoleonico consacra una struttura familiare di tipo paternalistico, in cui la donna rimane sottomessa all’autorità del marito. Così, nonostante i passi avanti (come la parità tra figli legittimi maschi e femmine, la possibilità di divorziare, l’introduzione del rito civile), la capacità giuridica della donna rimane legata al marito: giuridicamente la donna è solo moglie. Il nuovo Codice civile: -Obbliga la moglie all’obbedienza del marito (e in teoria obbliga l’uomo alla protezione della moglie); -Il marito ha il dovere di sorvegliare la condotta della propria sposa (e ciò legittima ogni azione, anche invasioni della privacy o violenza); -Obbliga la moglie al dovere coniugale. Il dovere coniugale infatti autorizza legalmente il marito a ricorrere alla violenza per obbligare la mogie ad avere rapporti sessuali; -Il padre ha da solo autorità sui figli. Le restrizioni matrimoniali impediscono alla donna sia di accedere ai propri beni sia di lavorare senza il consenso del marito. L’istituzione del matrimonio quindi si rafforza, diviene il centro del nuovo individualismo proprietario, di beni, donne e bambini. Una donna senza un uomo non ha esistenza sociale. ESISTE IL DIVORZIO? Apparentemente l’unico modo per le donne di riacquistare la loro indipendenza giuridica è attraverso il divorzio. Ma il Codice napoleonico introduce molte restrizioni rispetto alla normativa della rivoluzione francese del 1792. Il divorzio è ammesso solo per colpa (inteso al maschile: l’uomo richiede il divorzio per colpe della donna) con conseguenze gravi per la donna; il divorzio con mutuo consenso esiste ma solo teoricamente. Cronologicamente è interessante vedere come il Regno di Napoli durante la presenza francese (1796-1815) avesse introdotto il divorzio, solo per eliminarlo quando diviene Stato preunitario. Infatti con l’unificazione d’Italia il divorzio viene praticamente negato. Nei paesi anglosassoni il divorzio comprare solo nel 1857 con il Divorce Act, frutto di una lunga battaglia sostenuta da molti uomini e donne. Data la centralità del matrimonio nelle vite delle donne, la lotta per il divorzio è la prima rivendicazione femminista portata avanti dalle donne per i loro diritti. Per tutto il XIX secolo il divorzio rimane comunque malvisto e reso impossibile da una legislazione fatta da uomini. D’altronde una donna non sposata o divorziata era rilegata ai margini della società: sono mostri. LE DONNE ANORMALI Sono tutti quei personaggi femminili che non rientrano nella norma, che solo in virtù della loro eccezionalità vengono tollerate e ammesse negli ambienti progressisti. Sono le donne artiste, prostitute, ragazze madri, donne lavoratrici. SPAZI DELLE DONNE La nuova cultura si basa su una profonda dicotomia di genere, fondata su un presunto e antichissimo ordine naturale, ma rinnovata dal pensiero politico liberal- però le donne riescono a conquistare una propria autorevolezza, basata su queste funzioni svolto nella famiglia. Per il resto, l’uomo rimane l’unico soggetto della società. LE MADRI DELLA NAZIONE Se la famiglia è identificata come il nucleo fondativo del nuovo Stato, la relazione madre-figlio (maschio) diviene metafora della patria. In Italia, nel corso del lungo e tormentato processo di unificazione, la figura materna ha un ruolo importante. È grazie alla comune madre-patria, rappresentata in tutte le arti, che gli italiani si scoprono fratelli al di là delle molte differenze, disposti al sacrificio per liberarla dagli invasori, connotati come predatori di un sacro corpo materno. Questo è un processo di genderizzazione della simbologia, in cui la donna è centrale. Ma le donne sono ancora escluse dalla cittadinanza. Sono diverse le figure di patriote in quanto madri, come quella di Maria Drago oppure Adelaide Cairoli, o Eleonora Ruffini: tutte mettono in scena il loro legame speciale con i figli, li esortano e ammirano, ma con eccessi di invadenza. Questa invadenza è sintomo di una nuova intimità tra madre e figlio. Esemplare è il rapporto di Maria Drago con il figlio Giuseppe Mazzini: un’ammirazione incondizionata della madre per tutto quello che il figlio fa si accompagna a una centralità pedagogica della madre. Le donne si trovano così nella posizione ambivalente di ottenere un riconoscimento ufficiale in quanto madri, ma sono madri per destino naturale. È su queste basi contraddittorie che nasce il primo femminismo. IL PRIMO FEMMINISMO Tra il 1850-60 nasce il primo femminismo. Nonostante apparentemente l’Ottocento rimanga rigido nei vecchi canoni sociali, ci sono i primi movimenti sotterranei verso una nuova indipendenza. Grazie ai nuovi canali di comunicazione le voci isolate, che richiamano una emancipazione dalla subordinazione dagli uomini, si organizzano in un vero movimento politico, detto prima ondata di femminismo. Si fa riferimento così alle lotte per rivendicare i diritti e per il pieno accesso alla cittadinanza. Nella Convenzione di Seneca Falls del 1848, a partire dalla Dichiarazione d'Indipendenza degli Stati Uniti, Elizabeth Cady Stanton rivendica l’uguaglianza, la libertà, il perseguimento alla felicità e il voto davanti a un’assemblea di 300 donne. Questo segna convenzionalmente la nascita del femminismo come movimento politico. “Tutti gli uomini e le donne sono creati uguali, dotati dal loro Creatore di certi e inalienabili diritti fra i quali quello alla vita, alla libertà, al perseguimento della felicità (...) La storia dell'umanità è una storia di torti e di arbitrii ripetuti dell'uomo nei confronti della donna. (...) Dopo averla privata del primo diritto di cittadino, il voto (...) egli ha creato un falso sentimento pubblico, fornendo al mondo un codice morale diverso per gli uomini e le donne (...) ha cercato in ogni modo di distruggerne la fiducia nei propri poteri (...) insistiamo che esse siano immediatamente ammesse a godere di tutti i diritti e i privilegi che appartengono loro come cittadine degli Stati Uniti.” (Elizabeth Cady Stanton) IL RUOLO DELLA LETTERATURA Durante l'Ottocento la posizione delle donne e la loro consapevolezza di sé cambiano molto e un ruolo davvero significativo è svolto dalla letteratura. Già nel Settecento l'attenzione dei romanzi si era spostata sulle giovani donne: i romanzi di formazione offrivano modelli e interrogativi sulle relazioni interpersonali. Ma tra Sette e Ottocento sono tante le scrittrici che danno il loro fondamentale contributo alla riflessione sulla soggettività femminile, sulle aspirazioni delle donne e le contraddizioni della società: Jane Austen, le sorelle Bronte,( Charlotte, Emily e Anne) George Eliot e George Sand, poi ancora Louise May Alcott. Va sottolineato che solo Jane Austen e Louise May Alcott scrivono sotto il loro vero nome, e no sotto pseudonimo maschile, e questo le porterà ad essere relegate alla “letteratura per ragazzine”. Eppure, proprio per le forti emozioni che poteva provocare, la lettura dei romanzi da parte delle giovani donne è molto osteggiata e controllata. Queste grandissime scrittrici hanno dato voce e reso palpabili le aspettative e la volontà di una nuova soggettività femminile, sempre più pronta ad affermare se stessa e a rivendicare la propria autonomia.
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