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Riforme religiose in Europa: Da Enrico VIII all'età di Luigi XIV, Appunti di Storia Moderna

La riforma religiosa in Europa durante il periodo che va da Enrico VIII all'età di Luigi XIV. Il testo tratta della disputa tra la Chiesa cattolica e la riforma protestante, la spartizione dell'Europa tra Asburgo e Francia, la guerra di religione in Francia, la rivolta delle province spagnole e la riforma cattolica. Vengono inoltre menzionate figure importanti come Enrico IV, Francesco I, Carlo V e Luigi XIV.

Tipologia: Appunti

2019/2020

Caricato il 05/11/2021

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Scarica Riforme religiose in Europa: Da Enrico VIII all'età di Luigi XIV e più Appunti in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! STORIA MODERNA. 1° capitolo. Il XVI sec fu caratterizzato da un incremento demografico cioè da un aumento della popolazione. Ciò fu la conseguenza di una diminuzione delle epidemie ma anche dell’abbassamento dell’età al primo matrimonio: il matrimonio determinava un aumento del tasso di natalità. La crescita della popolazione determinò un aumento della domanda di risorse alimentari e l'aumento della domanda fu accompagnamento da un’ascesa dei prezzi che fu aggravata dal fenomeno della svalutazione della moneta. Alla crescita della domanda di risorse alimentari avrebbero dovuto rispondere le aziende agricole ma in tutta Europa la struttura agraria più diffusa era la “signoria” ovvero un insieme di terre appartenenti ad un signore e da altre terre a disposizione dei contadini. Tuttavia i contadini per poterne fare uso dovevano pagare al signore un canone annuo oppure pagavano in natura, offrendo il proprio lavoro per la coltivazione dei campi oppure cedevano al signore una parte del proprio raccolto. | contadini dunque non godevano di privilegi ma il loro obiettivo primario era l’autosufficienza: per guadagnarsi da mangiare dovevano lavorare circa 100 ore. A gravare inoltre sulle famiglie contadine erano anche i meccanismi di mercato poiché quando il raccolto era abbondante e quindi i contadini potevano guadagnare di più vendendo di più, i prezzi scendevano. In città vi erano le attività manifatturiere: nacquero delle “corporazioni” ovvero insieme di artigiani accomunati dalla stessa attività. L'obiettivo delle corporazioni era quello di creare omogeneità tra gli addetti ad una stessa mansione, evitando che la ricchezza si concentrasse in mano a pochi. Nel ‘500 l’attività manifatturiera più diffusa era l’attività tessile in particolare la lavorazione della lana che avveniva in Italia centro-settentrionale. Poi ancora vi fu la lavorazione della seta e venne introdotta la manodopera femminile, più economica e meno costosa. Poi ancora vi fu l'industria della carta e in seguito nella metà del ‘400 la nascita della stampa ad opera di Gutenberg. In quanto all'attività manifatturiera la domanda era più flessibile e meno rigida rispetto alla domanda del grano. Dunque la crescita della popolazione determinò anche la crescita di attività commerciali, finanziarie e redditizie. Il commercio era fondamentale e lo scambio avveniva mediante i mercanti itineranti. AI centro di ogni città vi era il mercato fondamentale per una città: infatti come dice Braudel non esiste città senza mercato e mercato senza città. Poi vi era il commercio ambulante che interessava materiali di minore qualità e poi vi era il grande commercio internazionale che interessava il trasporto di denaro, tessuti preziosi, spezie e i grandi mercanti affidavano questi trasporti a parenti o soci ma poi col tempo ci si allontanò da queste società private su base familiare e nacquero delle compagnie “privilegiate” ad es la compagnia delle Indie che aveva il monopolio dei traffici con l'Oriente. Poi però poteva accadere che il raccolto era insufficiente, che crollasse la domanda di manodopera e dunque peggioravano le condizioni economiche. Ciò conduceva alla povertà: possiamo distinguere poveri congiunturali perché le loro condizioni disagiate dipendevano da una congiuntura e i poveri strutturali cioè coloro che erano in ogni caso inabili a procurarsi il necessario per vivere. La povertà conduceva alla mendicanza e molte città cercarono di reprimere questa richiesta di elemosine, riservandola solo a chi era realmente povero. Con la repressione della mendicanza si costrinse i mendicanti a lavorare ottenendo una manodopera a basso costo. Ci fu poi una carestia nel 1590 seguita da epidemie. La crescita demografica cominciò sempre più a rallentare: per alcuni si trattò di un esempio di crisi malthusiana a quale attribuisce alla pressione demografica e dunque ad un maggiore sfruttamento delle terre che ne danneggiò la fertilità, la povertà. Peggiorarono i raccolti e vi fu un deterioramento delle condizioni di vita che determinò avanzamento di epidemie. ® Dunque i portoghesi ottennero il monopolio indiano che divenne monopolio reale mentre il monopolio africano caratterizzato da oggetti meno redditizi, fu affidato a compagnie private di cui ottennero il 5%. Da Lisbona le spezie venivano inviate ad Anversa dove nel 1508 fu costituita la filiale ufficiale della Casa da India. LA CONQUISTA DELL'AMERICA con gli spagnoli. Alla seconda spedizione di Colombo avevano partecipato uomini e donne per cui si può dire che essa non fu soltanto un'impresa maschile! | viaggi continuarono anche dopo la morte di Colombo. Cominciarono le prime spedizioni spagnole che inizialmente si limitarono solo ad occupare le isole Antille e solo nel 1519 con Cortès ebbe inizio la conquista del continente. Cortès venne a contatto con il mondo degli Aztechi. | conquistatori entrati nel Nuovo Mondo trovarono civiltà con una struttura sociale complessa, una vita politica evoluta, un'economia florida e una cultura raffinata. Gli Aztechi avevano costituito un impero insediandosi nell’altopiano del Messico, sottomettendo le popolazioni della regione e costringendole a pagare pesanti tributi. Con l'appoggio di queste popolazioni, gli spagnoli riuscirono a portare a termine la conquista del territorio azteco. Poi vi fu la conquista del mondo dei Maya, da parte di Francisco de Montejo(1527), costituito da molti luoghi di culto. | Maya vivevano nella penisola dello Yucatan. Accanto al clero vi era una nobiltà potente che imponeva pesanti tributi ai contadini. I Maya avevano un complesso sistema di scrittura e inoltre un avanzatissimo calendario. Poi vi fu la conquista dell'impero Incas in Perù, ad opera di Pizarro (1529), grazie ad una crisi dinastica: a capo dell’Impero vi era l’Inca che esercitava un potere assoluto e bastò catturarlo per assoggettare l’intera popolazione. Cosa permise ai conquistadores di conquistare così facilmente delle civiltà così evolute? : 1. Equipaggiamento militare superiore degli spagnoli 2. II favore che gli spagnoli ottennero dalle popolazioni locali sottomesse da Aztechi e Maya 3. Accanto alla potenza delle armi degli spagnoli, la potenza delle malattie che portarono con sé e che uccisero gli indiani privi di difese immunitarie. 4. Gli indiani credevano si trattasse di un presagio divino e che il dio fosse venuto a riprendersi il regno e quindi molti si arresero uccidendosi o smettendo di fare figli. In seguito alla conquista di queste civiltà vi fu l'esportazione del modello urbano castigliano. Con la regina Isabella vi fu l’istituzione dell’’encomienda” costituita da una serie di villaggi, città e centri abitati posti sotto ‘amministrazione di un meritevole governatore. Coloro che vivevano nell’encomienda dovevano lavorare gratuitamente per l'encomendero che in cambio offriva loro protezione e istruzione religiosa. Ciò che spinse i conquistadores a conquistare il Nuovo Mondo erano i ricchi giacimenti di oro e di argento presenti e inoltre la conquista ebbe anche motivi religiosi poiché molti conquistatori come Bartolomeo de Las Casas erano missionari e volevano convertire i pagani in fedeli. 3° capitolo. I PROBLEMI DELLA CHIESA. All’inizio del ‘500 si avvertì l'esigenza di riportare la Chiesa alla purezza originaria. Si trattava di una Chiesa corrotta che era caratterizzata dall’assenteismo dell'alto clero e dal coinvolgimento del papato negli affari mondani. Ciò era dovuto al fatto che a far parte del clero non venivano inserite persone dai meriti spirituali quanto piuttosto persone appartenenti a famiglie nobiliari di spicco. Si pensava dunque a racimolare risorse e la Chiesa ricorse alle indulgenze per farlo cioè la remissione delle pene in cambio di elemosine. Nel 1517 papa Leone X concesse l’indulgenza plenaria e cioè la remissione delle pene di Purgatorio in cambio di denaro. In Germania avveniva la vendita delle indulgenze e l'appalto fu preso da Alberto di Brandeburgo, vescovo di Magonza. La raccolta di denaro avveniva ad opera di predicatori che pronunciavano slogan facili da ricordare per convincere il pubblico. Tutto ciò perché la dottrina della salvezza propria del cristianesimo medievale (secondo cui Cristo morì in croce per salvare gli uomini dal peccato) rifletteva la nozione di giustizia vigente tra gli uomini: nessuno poteva perdonare un’offesa finchè in cambio non gli fosse stata offerta una compensazione di pari valore. Nel XV sec questa concezione della salvezza legata alla compensazione del peccato fu criticata e respinta da Erasmo da Rotterdam e anche da Lutero. Con la conquista di Costantinopoli da parte dei turchi (1453), molti dotti bizantini giunsero in Italia, portando con sé la cultura greca e ciò determinò una grande apertura culturale. Vi fu il contributo della filologia: Lorenzo Valla affermò che “la donazione di Costantino” secondo cui Costantino avrebbe concesso i territori a papa Silvestro I, era un falso e inoltre Erasmo corresse gli errori presenti nel Nuovo Testamento. Si potè dunque leggere i Vangeli depurati da interpretazioni allegoriche. Martin Lutero. Nacque in Germania da una famiglia agiata e a 22 colpito da un fulmino, fu preso da una crisi esistenziale che lo indusse ad entrare nel convento degli agostiniani della sua città dove iniziò un periodo di penitenza e di studio. La sua formazione fu influenzata da Sant'Agostino, dalla sua visione pessimistica della natura umana e dalla sua convinzione che la salvezza si potesse raggiungere SOLO attraverso la grazia concessa da Dio. La salvezza era dunque raggiungibile sola gratia, sola fide, sola scriptura, cioè solo attraverso la fede e la fede poteva essere conquistata attraverso la lettura della parola di Dio contenuta nel Vangelo. Rese questo suo pensiero pubblico mediante le 95 tesi che vennero poste sulla porta della cattedrale di Wittenberg. Egli sosteneva che era Dio e non il papa a poter leghe contrapposte: protestante e cattolica. Questo portò a una serie di scontri e di tentativi di riconciliazione tra protestanti e cattolici: ® Vi fu la Dieta di Spira nel 1526 in cui fu formulato il principio di territorialità secondo i quale ogni principe era lasciato libero di decidere se applicare o meno l’editto di Worms e bandire così il luteranesimo dai suoi domini ® Poivi fu un’altra Dieta sempre a Spira nel 1529 che introdusse un principio di tolleranza a favore delle minoranze, ma solo per quelle cattoliche all’interno dei territori luterani: questi perciò “protestarono” e cioè affermarono la propria fede, guadagnandosi così l'appellativo di protestanti ® Vi fu poi un’altra Dieta ad Augusta nel 1530, quando Carlo V ritornò in Germania. A capo dei luterani vi era Filippo Melantone. Egli presentò all'assemblea un documento: la Confessio Augustana, suddiviso in 28 articoli, di cui i primi 21 sottolineavano gli elementi di contatto tra cattolicesimo e luteranesimo e gli ultimi 7 invece ribadivano i punti differenti e cioè la giustificazione per sola fede, il matrimonio dei preti, la natura della messa. Ciò bastò a rendere il documento inaccettabile per i cattolici e Carlo V (cattolico) ordinò di applicare l’editto di Worms, restituire i beni confiscati alla Chiesa e ripristinare l’autorità dei vescovi. Tuttavia i principi protestanti non d’accordo, si unirono nella Lega di Smalcalda opponendosi ai suoi ordini e minacciato dai turchi Carlo V dovette stabilire una tregua. Ma il conflitto non finì e anche i principi cattolici si unirono in una lega, sotto la guida del duca di Baviera. L'imperatore attraverso i “colloqui di religione” tentò di stabilire una tregua: si incontrarono Melantone e il cardinale Cantarini cioè i più moderati di entrambi i fronti, a Ratisbona ma anche in questo caso vi fu un fallimento. Gli scontri si conclusero nel 1555 con la pacificazione di Augusta: Carlo V accettò la presenza del luteranesimo all’interno dell'Impero e stabilì che ogni suddito avrebbe dovuto seguire la religione del suo signore territoriale, secondo il principio “cuius regio, eius religio” (di chi è il regno, di lui sia la religione) e poi stabilì anche il “reservatum ecclesiasticum” secondo cui la Chiesa rimaneva proprietaria dei benefici ecclesiastici di coloro che fossero passati al luteranesimo dopo il 1552. GIOVANNI CALVINO. Anche a Ginevra, con Giovanni Calvino (uno dei teologi più rigorosi dell’area riformata) si ebbe una riforma. La dottrina di Calvino prendeva le mosse da quella di Lutero per poi distaccarsene. Egli infatti condivideva il principio della giustificazione per sola fede ma era più vicino a Zwingli nel considerare i sacramenti come puro segno della fede interiore e nel ridurre la messa a un semplice rito di commemorazione dell’ultima cena. Calvino credeva nella dottrina della predestinazione. Partendo da una natura umana orgogliosa ed egoista e che quindi non aveva alcun diritto ad essere premiata, la grazia era un dono gratuito di Dio: Egli la elargiva ad alcuni e la negava ad altri. Alcuni erano destinati ad essere salvati, altri ad essere dannati e nonostante questo mistero angoscioso della predestinazione, gli uomini dovevano impegnarsi a fare del bene per sperare nella salvezza. Calvino attuò una riforma in quanto agli ordinamenti religiosi e politici della città, in modo da trasformarla in una vera e propria comunità cristiana in cui i pastori avrebbero spiegato la parola di Dio, i dottori avrebbero interpretato le Scritture, i diaconi si sarebbero occupati dei poveri e gli anziani si sarebbero occupati del rispetto delle leggi civili e morali. A capo della Chiesa ginevrina, vi era un Concistoro ovvero un ordine collegiale formato da pastori e anziani, che aveva il compito di vigilare sulla condotta delle magistrature cittadine. In merito al calvinismo, molti studiosi si sono chiesti quali sono stati i motivi del successo del calvinismo e Max Weber nella sua opera “L'etica protestante e lo spirito del calvinismo” ha ritenuto che la dottrina calvinista dell’ascesi laica e della santificazione del lavoro fosse congeniale allo sviluppo del capitalismo e per questo il calvinismo si era diffuso nelle aree d’Europa più avanzate economicamente. Poi vi fu l’interpretazione di Davis, il quale vedeva nelle prime conventicole calviniste formatesi in Francia, un'impronta comunitaria: i fedeli si riunivano e leggevano la Bibbia e cantavano salmi. Di fronte a quest'impronta comunitaria, i tipografi cominciarono a vedere un'occasione di egualitarismo e che quindi questo potesse diminuire il distacco tra loro e i loro padroni. Le donne vi videro un'occasione di partecipazione essendo limitate. Tuttavia sia le autorità religiose che Calvino tennero a precisare che l’egualitarismo era dal punto di vista spirituale e non sociale e che le donne continuavano a non poter avere parola nel corso delle funzioni religiose. Inoltre sia Lutero che Calvino affidavano al capo famiglia compiti di guida spirituale, accentuando sempre più la posizione di subordinazione delle donne che tuttavia però, dovendo leggere la Bibbia, cominciarono ad alfabetizzarsi. La riforma in Inghilterra. La Riforma si estese dalla Germania e dall'Olanda, anche in Inghilterra. Qui vi era Enrico VIII che non avendo avuto eredi maschi da Caterina d’Aragona, chiese al papa di annullare il matrimonio, così da poter sposare la dama di corte Anna Bolena. Tuttavia papa Clemente VII Medici, non volendo inimicarsi Carlo V, nipote di Caterina, rifiutò. Così Enrico si rivolse al Parlamento che con una serie di atti contribuì a rompere i legami tra chiesa inglese e chiesa romana e con l’Atto di supremazia nel 1535 il re divenne capo supremo della chiesa inglese. In Inghilterra vi furono alcuni tentativi di introdurre i princìpi della Riforma, tra cui quello del vescovo di Canterbury, Cranmer. Finchè però ci fu Enrico VIII al trono, ciò fu impossibile poichè continuarono ad esserci il celibato dei preti, la dottrina della transustanziazione e i sette sacramenti. Poi con l’ascesa al trono del figlio Edoardo VI invece il partito protestante guadagnò il favore della corte e nel 1549 fu adottato il Book of Common Prayer redatto da Cranmer. Tuttavia con l'ascesa di Maria Tudor, detta la Sanguinaria, vi fu una forte repressione del protestantesimo. In Italia la Riforma ebbe una diffusione limitata, sia perché l’ostilità contro la Curia romana era minore che altrove, sia perché non ebbe l’appoggio di alcun potere politico. Grande influenza ebbe tuttavia Valdès i cui seguaci L'impero di Filippo Il era ridotto rispetto a quello del padre, tuttavia continuava a presentare problemi di gestione che potevano essere attenuati mediante elementi di coesione. Fin dagli anni ’20 furono istituiti degli organi collegiali: i Consigli di Castiglia, d'Aragona, delle Finanze, delle Indie. A questi nel 1555 si aggiunse un Consiglio d’Italia. Poi per le questioni di politica generale vi erano un Consiglio di Stato e il Consiglio di Guerra per le questioni militari. Il Consiglio delle Finanze era il più importante poiché gestiva le entrate e il patrimonio dell’Impero. Inoltre come elemento di coesione veniva vista anche la religione e i Re Cattolici già nel 1492 avevano cacciato gli ebrei insediatisi nei loro territori, nel 1499 furono cacciati i moriscos cioè discendenti degli arabi. Sulla purezza della fede vegliava il tribunale dell’Inquisizione che a partire dal 1530 cominciò a funzionare a pieno ritmo contro ogni forma di eresia interna alla Chiesa cattolica. Per quanto riguarda la Francia vi era più coesione rispetto alla Spagna. Poiché le risorse finanziarie erano insufficienti si propose ai sovrani “la venalità degli uffici” cioè l'iniziativa di vendere le cariche pubbliche: venivano dunque comprate queste cariche e in cambio venivano pagate cospicue somme nelle casse della corona. Nelle province esistevano assemblee che si occupavano della ripartizione dei tributi, chiamate Stati provinciali. Poi possiamo parlare dei governatori: la suprema carica militare e civile delle province. Era inoltre appannaggio dei grandi casati feudali e esercitavano poteri quasi sovrani all’interno dei loro territori. Proprio per difendere gli interessi e le entrate della corona, allora i sovrani cominciarono ad avvalersi dei funzionari fidati da loro nominati. Dunque un elemento importante per la coesione era il carisma del re che gli veniva dal fatto di essere stato consacrato (si pensava ad esempio che la consacrazione gli conferisse il potere taumaturgico per guarire certe malattie). Anche la cultura cavalleresca offriva risorse dal momento che i tornei e le giostre in onore del re conobbero una grande fortuna nel corso del 500 e la corte che radunava nobili provenienti da tutte le regioni del regno, svolgeva una funzione unificatrice. Una funzione unificatrice l'aveva anche la religione e grazie al concordato del 1516 il re di Francia godeva ancor prima del re di Spagna del diritto di nomina ai benefici ecclesiastici e quindi aveva una notevole influenza sulla Chiesa francese. Proprio per tutelare l’unità dal punto di vista religioso, Francesco | ostacolò la penetrazione delle idee luterane condannando al rogo i riformati. Nonostante ciò il calvinismo continuà a penetrare. Dopo il 1535 il calvinismo si diffuse anche in Francia e Francesco | chiese alla Sorbona di redigere 26 articoli di fede da opporre ai riformati e di stilare un elenco di libri proibiti. Muore Francesco | e sale al trono Enrico II. Con quest’ultimo si intensifica la lotta all’eresia al punto che il Parlamento di Parigi fu definito Camera ardente per l'alto numero di imputati condannati al rogo. Nel 1559 però Enrico Il morì egli successe il figlio quindicenne Francesco Il. Si trattava di un re giovane e inesperto, per cui la monarchia attraversò un periodo di debolezza. In tale periodo di debolezza i protestanti, che in Francia erano chiamati ugonotti, vennero allo scoperto e riunirono a Parigi il primo sinodo nazionale della Chiesa riformata. L'anno successivo chiesero al re di poter apertamente praticare il proprio culto. La debolezza della corona aveva un corrispettivo nel rafforzamento dei grandi casati nobiliari imparentati con la stessa famiglia reale: Francesco di Guisa, duca di Lorena e zio della moglie del giovane re approfittò della situazione per assumere le redini della politica e si schierò contro qualsiasi concessione agli ugonotti. Un altro potente lignaggio (stirpe) feudale fu quello dei Borbone re di Navarra che invece aveva aderito alla Riforma opponendosi all’altro casato. Quest’ostilità fu interrotta dalla morte di Francesco Il e dall’ascesa al trono del fratello Carlo IX. Questa volta fu la regina madre Caterina de Medici ad assumere il potere e una donna al potere fu motivo di ostilità da parte dei partiti nobiliari che vedevano nella debolezza della corona un'occasione per affermare il principio della divisione del potere tra sovrano e nobiltà. Caterina però si mostrò abile nel cercare di sedare i conflitti. Intanto il calvinismo si diffondeva e ciò creò forti tensioni per cui Caterina decise di far incontrare cattolici e protestanti in un “colloquio di religione” in cui entrambe le parti avrebbero potuto esprimersi ma questo tentativo fallì perché le due posizioni dottrinarie erano troppo distanti e quindi Caterina decise di giungere ad un compromesso: gli ugonotti avrebbero avuto la libertà di culto ma solo al di fuori delle città. Ciò però suscitò il malcontento del partito cattolico guidato da Francesco di Guisa che nel 1562 diede inizio ad una guerra aperta massacrando un gruppo di protestanti. A fianco dei cattolici vi era Filippo Il di Spagna mentre affianco agli ugonotti vi erano i principi tedeschi ed Elisabetta | d’Inghilterra. La sconfitta dei protestanti da un lato e la morte di Francesco di Guisa permisero alla reggente di riprendere in mano la situazione emanando l’editto di Amboise nel 1563 con il quale si concedeva una limitata libertà di culto. Sembrava che la pace fosse stata ristabilita ,a dopo qualche anno si arrivò di nuovo alla guerra aperta, seguita da una fragile pace e dallo scoppio della terza fase di ostilità. Stava diventando una rivolta degli ugonotti contro la corona. Poi l'ammiraglio Cologny, uno dei più illustri rappresentanti del partito protestante, vide salire la sua influenza a corte e la sorella del re, Margherita di Valois, fu promessa in sposa all’ugonotto Enrico di Borbone. II matrimonio che sembrava aver sancito la vittoria della fazione protestante, si risolse con una drammatica sconfitta perché nella notte di San Bartolomeo (23-24 agosto) del 1572, gli ugonotti riuniti a Parigi per festeggiare il matrimonio, furono sterminati. La strage circoscritta alla capitale poi si protrasse per tutto il paese: il partito ugonotto sembrava essere stato sconfitto ma a risollevare le sue sorti vi fu l'elezione del duca di Angiò fratello di Carlo IX, a re di Polonia, a patto che si impegnasse a mantenere la pace tra religioni diverse. Ciò pose fine alla guerra dando inizio ad un periodo di relativa libertà di culto. Intanto gli ugonotti, che nella strage erano stati privati dei loro capi militari, si riunirono in congregazioni e assemblee politiche democratiche. Morì Carlo IX nel 1574 e gli successe il duca di Angiò con il nome di Enrico III. Tra ugonotti e cattolici si inserì un nuovo partito cioè quello dei “politici” costituito da tutti coloro che temevano l’intromissione della Spagna e della guerra civile piuttosto che la divisione religiosa e quindi premevano affinchè si giungesse ad una pace fondata sulla divisione tra unità politica e unità di fede. Il re, temendo che il partito prendesse il sopravvento, fece la pace tutti i protestanti senza eccezione. Ma i capi della rivolta, come il principe d’Orange, erano riusciti a fuggire in Germania e da lì organizzarono una resistenza, trovando alleati negli ugonotti francesi, nei principi protestanti tedeschi e in Elisabetta | d'Inghilterra. L'esercito spagnolo era il più forte d’Europa e usava metodi spietati, tuttavia la popolazione resisteva. | costi della guerra erano altissimi e pesavano sulle finanze spagnole al punto che nel 1575 Filippo Il dichiarò bancarotta. L'esercito privato del soldo, si abbandonò alle forme tradizionali di autofinanziamento, saccheggiando la città di Anversa (capitale finanziaria d'Europa). Nel 1576 gli Stati generali delle 17 province decisero quindi di accordarsi con Guglielmo d’Orange e con i ribelli e di unirsi contro Filippo Il nella pacificazione di Gand. Di fronte al fallimento dei falchi, le colombe del Consiglio di Stato riuscirono a convincere il sovrano della necessità di cambiare politica: nei Paesi Bassi fu inviato Alessandro Farnese che, dichiarandosi pronto a riaffermare gli antichi privilegi delle province, riuscì a convincere quelle cattoliche a staccarsi dall’alleanza con i protestanti e a proclamarsi nuovamente fedeli al re. Le sette province del Nord, tra cui l'Olanda, continuarono nella guerra finchè nel 1581 proclamarono la propria indipendenza, affidando a Guglielmo d'Orange la carica di governatore. Solo nel 1609, quando ormai Filippo Il era morto da tempo, si arrivò a una tregua tra la Repubblica delle Province Unite e l'impero spagnolo, e solo nel 1648 essa fu ufficialmente riconosciuta. Il documento con il quale le province settentrionali si dichiaravano indipendenti si ispirava alle teorie dei monarcòmachi ugonotti con cui i calvinisti francesi erano in stretto contatto. In Inghilterra. La divisione religiosa era presente anche in Inghilterra, dove a Maria Tudor, figlia di Enrico VIII e di Caterina d'Aragona, successe nel 1558 la sorellastra Elisabetta I, figlia di Anna Bolena. Il breve regno di Maria era stato caratterizzato dal ritorno della corona alla fede cattolica e dalla persecuzione dell’elite protestante. L'ascesa al trono di Elisabetta segnò il rovesciamento della situazione con i protestanti tornati dall'esilio. Egli era convinta della necessità di avere una sola fede nel regno e tuttavia era anche decisa a non scontrarsi frontalmente con la nobiltà e il clero cattolico. La sua prima preoccupazione fu quindi risolvere la questione religiosa nella maniera meno conflittuale possibile ed emanò un Atto di supremazia con il quale si proclamava suprema reggente della Chiesa d’Inghilterra e un Atto di uniformità con il quale approvava un Book of Common Prayer che voleva essere un compromesso tra le posizioni calviniste più radicali e la tradizione liturgica cattolica, tuttavia i più ferventi protestanti e i cattolici ne furono scontenti. | tentativi di riportare l'Inghilterra in orbita cattolica si protrassero soprattutto con l’arrivo della regina di Scozia Maria Stuart nel 1568. Maria giunta in Inghilterra, divenne punto di riferimento del partito cattolico che tentò anche una rivolta contro Elisabetta ma questa rivolta fallì e Maria fu condannata a morte nel 1587. Ragioni religiose, politiche ed economiche accesero una profonda rivalità tra Inghilterra e la Spagna di Filippo II. Filippo reagì con una flotta di 130 navi che nel 1588 partì dalla Spagna alla volta dell’Inghilterra. La spedizione dell’Invincibile Armata si rivelò però un fallimento. Durante il regno di Elisabetta | l’Inghilterra conobbe un periodo di sviluppo economico, grazie alla crescita del settore tessile e soprattutto all’incremento dell’attività delle compagnie commerciali, cui la corona concedeva privilegi in cambio di una partecipazione ai profitti. Come nel resto d’Europa, però, si accentuarono i fenomeni di pauperismo, cui si rispose con la Poor Law. In sintesi il dominio spagnolo sull'Italia non fu tutto soltanto negativo. La pax hispanica consentì una ripresa delle attività economiche e l'integrazione nell’impero spagnolo costituì un vantaggio per le elites di governo: dalla Spagna vennero modelli di governo e di amministrazione delle finanze e della giustizia, ma giunsero anche influenze determinanti in campo letterario (il romanzo e il teatro spagnolo). Tuttavia l'alleanza tra Filippo Il e il papato si tradusse nella repressione di qualsiasi forma di dissenso: la censura ecclesiastica si abbattè sulla cultura italiana, colpendo qualunque posizione si allontanasse dall’ortodossia romana in campo religioso, filosofico, scientifico. Capitolo 5° Convocazione del Concilio di Trento. Anche all’interno della Chiesa cattolica si avvertiva il bisogno di una riforma dei costumi del clero e di un diverso rapporto con le Sacre Scritture. Lo stesso Carlo V premeva affinchè cattolici e luterani si incontrassero per trovare un punto d’accordo e porre fine alla divisione religiosa. Il papa Clemente VII però temeva la riproposizione delle tesi conciliariste che sostenevano il primato dell’assemblea dei vescovi sul papa, perciò si era sempre opposto alla convocazione di un concilio e più in generale all’avvio di una discussione ufficiale sulla riforma della Chiesa. II suo successore Paolo Ill invece si mostrò più disponibile ed incaricò alcuni prelati di redigere un Consilium de emendanda Ecclesia e di proporre una serie di misure moralizzatrici e inoltre accettò la richiesta dell’imperatore di convocare un concilio: l’obiettivo era reagire alla diffusione delle dottrine luterane. Come sede del concilio fu scelta Trento che apparteneva all'Impero, come chiedevano i luterani, e al tempo stesso era italiana, come voleva la Curia romana. Il percorso del concilio fu lungo tanto che si concluse quasi vent'anni dopo (nel 1563) dopo una sospensione di dieci anni (dal 1552 al 1562) dovuta all’ostilità del nuovo papa Paolo IV. Tuttavia le speranze di fare del concilio un'occasione di riconciliazione fallirono. Sul piano dottrinario i decreti del concilio segnarono una netta chiusura nei confronti di tutte le innovazioni introdotte da Lutero a proposito della salvezza, dei sacramenti e dell’organizzazione della comunità dei fedeli: si riaffermarono le dottrine della giustificazione per fede e per opere, della capacità naturale dell’uomo di scegliere tra il bene e il male, della natura di sacrificio della messa, del valore operativo dei sacramenti e del contenuto di rivelazione presente nella tradizione ecclesiastica oltre che nelle Sacre Scritture. Si ribadì inoltre che i sacramenti erano 7 e che l'ordinanza conferiva al clero uno statuto diverso da quello dei laici e comportava l’obbligo del celibato. Sul piano disciplinare fu ribadito di stregoneria: le vittime sono per lo più donne considerato moralmente più deboli dell’uomo e quindi anello di congiunzione tra l'umanità e il demonio (misoginia degli inquisitori): le streghe stringevano un patto col demonio e partecipavano a un rito collettivo, il “sabba” in cui adoravano il diavolo e si accoppiavano con lui. L’impurità derivante dalla sfrenatezza sessuale si sommava a quella legata alla profanazione dei gesti liturgici e all'adorazione del male. Nel ‘400 gli inquisitori tedeschi pubblicarono un manuale “II martello delle streghe” che insegnava come individuarle e costringerle a confessare. Gli accusati di stregoneria erano sottoposti a terribili pressioni fisiche e psicologiche, per cui alla fine confessavano. Le prese di posizione della Chiesa in difesa del primato ecclesiastico entravano in conflitto con i poteri giurisdizionali dei sovrani. | re di Spagna, Francia e Impero avevano sufficiente forza per opporsi a queste rivendicazioni. | più deboli Stati italiani trovarono invece più prudente accettare le limitazioni delle proprie prerogative a favore delle autorità ecclesiastiche. Solo in alcuni casi si arrivò a scontri aperti come quello che coinvolse la Repubblica di Venezia da un lato e la Curia romana dall'altro. Furono adottate misure per contenere il dilagare della proprietà ecclesiastica e furono inoltre arrestati due ecclesiastici e ciò portò all'interdetto contro Venezia nel 1606: con questa misura il papa sospendeva qualsiasi funzione religiosa e vietava al clero e ai fedeli veneziani di obbedire alle autorità laiche della Repubbliche. Queste risposero rifiutandosi di recepire e rendere pubblico l’interdetto e imposero al clero di continuare a svolgere normalmente le sue attività. Vi furono poi due intellettuali di spicco Bellarmino in difesa delle ragioni del papa e Sarpi a favore di quelle di Venezia. La controversia fu risolta per via diplomatica, con un compromesso onorevole per entrambe le parti. Capitolo 6°: Il Rinascimento maturo: arti, lettere, scienze. Lo splendore dell’Italia del Rinascimento è legato alla magnificenza delle sue corti principesche, che furono centri di vita artistica e culturale oltre che di intrighi politici. Vi era nelle città un principe e la presenza di un principe implicava quella di una corte. Vi erano inoltre a corte degli importanti intellettuali: il mecenatismo divenne strumento della politica e i diversi principi, italiani ed europei, fecero spesso a gara per assicurarsi i servizi di un artista o scienziato di grido. “Il libro del cortegiano” di Baldasar Castiglione, è una delle opere più tradotte e più lette in Europa, pubblicata per la prima volta a Venezia nel 1528, in cui venne elaborato il modello del gentiluomo di corte, capace di combinare l’amore per il bello, la raffinatezza dei modi e la sapienza mondana e diplomatica. In Italia a determinare questa fioritura artistica e letteraria fu da un lato l’accumulazione di ricchezze dovuta alle fiorenti attività mercantili e la riscoperta dell’antico e dell’autorità dei classici, avviatasi fin dal XIV secolo per iniziativa di letterati influenti come Petrarca. La scoperta dell’antico riguardò prima di tutto le opere scritte: gli umanisti andavano a scovare nelle biblioteche dei monasteri di mezza Europa gli autori classici, gli umanisti riportavano a nuova vita gli autori classici mediante un lavoro di confronto e di studio. Gli antichi diventavano palestra di stile: la lingua di Cicerone serviva da modello per quella dei contemporanei: veniva abbandonato il rozzo latino medievale per il recupero dell’elegante lingua classica. In Occidente inoltre si diffuse il greco, che permise di leggere e tradurre in latino, autori fino ad allora poco conosciuti. L'invenzione della stampa fu importante per questa nuova scoperta. Diversamente dai manoscritti, costosissimi e unici, di un testo a stampa si potevano avere più copie in modo tale da raggiungere l’intera comunità di letterati. La cultura uscì così dal chiuso delle università assumendo un ruolo sempre più importante nella vita cittadina: vi era un ceto di segretari, cancellieri, ambasciatori, magistrati, avvocati, notai, capaci di argomentare e di convincere più che di condurre sottili dispute accademiche. L’astrattezza di queste speculazioni scolastiche non poteva fornire gli strumenti necessari alla concretezza della vita civile: nella vita attiva della signoria o della repubblica, fondamentale era il persuadere piuttosto che il dimostrare mediante il ricorso alla logica. Quindi non bisognava procedere per dimostrazioni ma per argomentazioni. | maestri dell’arte di costruire discorsi comprensibili e convincenti vennero individuati negli antichi Cicerone e Quintiliano. Dunque la costruzione del discorso diventava una disciplina da studiare e apprendere. Fondamentale per questo fu l'industria tipografica. La scoperta dell’antico inoltre non riguardò solo i testi. In pittura si diffusero soggetti ripresi dalla mitologia degli antichi come Apollo e Dafne o la nascita di Venere. E l’ordine classico riscoperto grazie alla nuova disponibilità di opere di teorici come Vitruvio, rivoluzionò l'architettura e l’intero campo delle arti figurative. Inoltre gli scavi per la fondazione di edifici, portarono alla luce monumenti antichi e frammenti di statue che scatenarono una vera e propria corsa al reperto archeologico da parte di nobili laici ed ecclesiastici e si diffuse una forma di collezionismo. Poter esibire una collezione di marmi antichi divenne un segno di distinzione e una moda, che da Roma si diffuse ben presto in tutte le altre corti d’Europa. Inoltre c'era la visione della vita quotidiana come un’opera d’arte: all'interno delle raffinate corti rinascimentali anche la vita quotidiana poteva diventare un’opera d’arte come insegnavano i Trattati sulle virtù sociali di Giovanni Pontano o Il libro del cortegiano di Castiglione che spiegavano come adornare la propria persona o la propria casa e come comportarsi in tutte le occasioni della vita sociale. La presenza delle corti inoltre comportò anche un’evoluzione dei modelli di consumo: lo sviluppo del commercio internazionale mise a disposizione degli europei molti manufatti provenienti dall'Oriente e il loro successo presso il pubblicò stimolò le manifatture europee a produrre oggetti analoghi. Caratteristica di questo periodo fu il mecenatismo: i sovrani, i signori proteggevano gli artisti in cambio di loro opere dando così prestigio alla corte. Il mecenatismo fu ampiamente utilizzato anche dalla Chiesa. Alla metà del XV secolo, papà Niccolò V prese al suo servizio una folla di letterati con l’incarico di raccogliere e copiare quanti più manoscritti possibile, dando così vita al primo nucleo della Biblioteca Vaticana. Qualche anno dopo Cosimo de Medici assegnò una ricca rendita a sovrano e ordini della nazione e quindi sul principio della condivisione del potere. Ancora vi fu una riflessione sul diritto di ribellarsi: Lutero aveva sostenuto che l'ordine politico corrisponde a un disegno divino per cui non è lecito ribellarsi. Ma sollecitato dai principi tedeschi che chiedevano una legittimazione della loro ribellione contro Carlo V, si convinse a sostenere che essi in quanto magistrati inferiori avevano il diritto di opporsi all’empietà del magistrato superiore cioè l’imperatore. Pensatori ugonotti, chiamati a giustificare le ragioni delle guerre di religione, portarono avanti la riflessione, sostenendo che l’ordine politico si fondava sulla condivisione del potere tra il sovrano e i rappresentanti degli ordini della nazione e questi ultimi avevano quindi il diritto e persino il dovere di ribellarsi di fronte a un tiranno che violava le leggi fondamentali, umane o divine e per questo furono chiamati “monomarchi” cioè oppositori dei monarchi. In seguito la rivoluzione inglese, spinse Thomas Hobbes, nuovo grande teorico del potere, a elaborare la sua teoria sul Leviatano: allo stato di natura gli uomini sono violenti e sopraffattori, non tenuti a freno da alcun potere. Per cui essi hanno stretto un patto tra di loro, in base al quale, in cambio della tutela dell’ordine e della legge, si sono spogliati della libertà naturale e hanno delegato la propria sovranità a un individuo o a un'assemblea di individui. Capitolo 7° L’espansionismo ottomano e l’espansionismo europeo (Ottomani e Spagnoli). Nel 1453 i Turchi ottomani avevano conquistato Costantinopoli e da allora avevano continuato a espandere i propri domini nella regione mediterranea, conquistando la Siria e l’Egitto. In tal modo l'impero ottomano arrivava a controllare il Mar Rosso e la principale via delle spezie provenienti da Oriente. Con l'ascesa al trono di Solimano il Magnifico, l'impero ottomano conosce un periodo di grande splendore, egli era colto e raffinato: fu padrone delle arti e fu un grande legislatore. La sua capitale che aveva assunto il nome di Istanbul crebbe diventando una metropoli di quasi un milione di abitanti. Alle conquiste militari affiancò l’attività diplomatica e strinse un’alleanza con il re di Francia Francesco | che gli permise di assicurarsi il controllo del Mediterraneo orientale per più di trent'anni. In Africa settentrionale, sotto la guida dell'ammiraglio Khair-ad-Din, detto il Barbarossa, la sua flotta aveva conquistato Algeri e Tunisi e le aveva poste sotto la signoria ottomana. Questi due porti africani erano diventati covi di pirati barbareschi che partivano da lì per effettuare razzie sulle coste italiane e spagnole o ai danni delle navi cristiani. I prigionieri catturati nel corso di queste incursioni venivano venduti come schiavi a meno che non pagassero pesanti riscatti. Dunque per mare o lungo la terraferma, in direzione dei Balcani e fino quasi alle porte di Vienna, l'espansione ottomana sembrava inarrestabile e sempre di più i turchi apparivano come una gravissima minaccia per l'Europa. Iniziò così una lunga lotta tra le potenze cristiane. Da un lato vediamo gli Asburgo, dall’altro gli ottomani. Nel 1535 Carlo V lanciò una spedizione contro i pirati barbareschi e riuscì a conquistare Tunisi ma non potè impedire che poco tempo dopo la flotta cristiana fosse sbaragliata da quella del Barbarossa. Continuarono le conquiste dei Turchi: Malta, Cipro la quale era un dominio veneziano e una volta disfatta incoraggiò le potenze europee ad allearsi tra di loro, e il papa Pio V riuscì a convincere Venezia e la Spagna a stipulare con lui una Lega santa, che richiamava in vita le parole d’ordine della crociata. Nel 1571 una flotta composta da navi veneziane, spagnole e pontificie affrontò e sconfisse la flotta turca nella battaglia di Lepanto. Poi vi fu l'assedio di Vienna: un altro episodio della guerra tra cristiani e ottomani per il controllo del Mediterraneo. Nel 1669 i Turchi vinsero la lunga guerra di Candia (Creta) strappando l’isola ai veneziani e nel 1683 assediarono la stessa Vienna, mettendola in serio pericolo. Furono solo la sconfitta subita dai turchi in questa occasione e la pace di Carlowitz che nel 1699 concluse la lunga guerra con l'Impero asburgico, a dare il via al ridimensionamento dei loro possessi territoriali in Europa, a partire dalla perdita dell'Ungheria. Oltre che nel Mediterraneo e nei Balcani, l’espansionismo di Solimano si diresse anche verso Oriente e l’altra grande potenza imperiale presente nella regione, l'Iran safavide. Nel primo decennio del ‘500 lo scià Ismail aveva condotto contro gli ottomani una serie di campagne militari fortunate e ciò gli aveva permesso di ampliare e consolidare il suo impero. La rivalità tra i due stati era anche religiosa poiché gli ottomani sunniti si opponevano ai persiani sciiti. Nel 1532 si aprì un lungo periodo di guerre tra i due imperi. Il conflitto tra Solimano e Carlo V favoriva la posizione dei Safavidi che ogni volta che il loro potente vicino era più impegnato nelle operazioni militari nel Mediterraneo o nei Balcani, ne approfittavano per attaccarlo. All’inizio del ‘600 a subire un attacco da parte dei Safavidi fu una potenza occidentale. Nel 1622 le forze alleate dello scià Abbas e della Compagnia delle Indie orientali posero l'assedio a Hormuz, possedimento portoghese e l’espugnarono. In quanto alla struttura dell’Impero ottomano possiamo dire che convivevano al suo interno popolazioni, lingue, istituzioni politiche, tradizioni giuridiche e culturali e persino religioni molto diverse tra di loro, tenute insieme solo dalla comune fedeltà al potere centrale del sultano. Agli occhi degli europei il sultano ottomano godeva di un grandissimo potere che non doveva dividere con nessuno. | suoi ministri e le sue truppe scelte provenivano spesso da un corpo di speciali “schiavi del sultano” che gli erano particolarmente fedeli. Questo corpo erano formato da giovani cristiani catturati nel corso di incursioni e razzie oppure reclutati con una sorta di leva militare detta “devsirme”: le province europee dell’Impero erano tenute a fornire periodicamente un certo numero di adolescenti maschi che venivano convertiti all’islamismo e formalmente assumevano lo status di schiavi. Dalle fila degli schiavi del sultano provenivano anche i giannizzeri, soldati scelti, tenuti al celibato e alle dirette dipendenze del sovrano. Inoltre a differenza che in Europa il potere e i privilegi di cui godeva la nobiltà di origine militare non erano ereditari. Inoltre le diverse minoranze religiose, conseguenza della natura multietnica dell'impero, erano tollerate: pagavano una speciale tassa che gravava sugli infedeli ma godevano di una certa autonomia e libertà Dieta. Con Rodolfo ci furono molti contrasti finchè egli mandò una Lettera di Maestà nel 1609, con cui riconosce ai protestanti il diritto di costruire proprie chiese e professare liberamente la propria religione. Le cose cambiarono nel 1612 quando venne eletto al trono imperiale Mattia d'Asburgo, fratello di Rodolfo, e si aggravarono quando salì sul trono di Boemia Ferdinando d'Asburgo con cui le chiese protestanti furono rase al suolo! Così nel 1618, data la violata legalità e i diritti calpestati, un gruppo di nobili invasero il castello di Praga, assalendo i governatori asburgici, condannandoli a morte e gettandoli da una finestra. L'atto fu denominato defenestrazione di Praga e scatenò la più devastante guerra dell’età moderna: la guerra dei Trent'anni. Poco dopo la Dieta generale del Regno di Boemia elesse a proprio re Federico V del Palatinato, capo dell’Unione evangelica. Con l’aiuto degli spagnoli e gli alleati cattolici, Ferdinando sconfisse i boemi nella battaglia della Montagna Bianca nel 1620. Erano dunque entrati in guerra anche la Spagna e gli alleati cattolici avevano invaso il Palatinato e conquistato Heidelberg. La Biblioteca palatina era ricca di preziosi manoscritti medievali ed era stata sequestrata e spedita a Roma e Federico V era stato privato del titolo di principe elettore che fu invece conferito a Massimiliano di Baviera, che era a capo della Lega cattolica. 1 successi imperiali e la dura repressione antiprotestante spinsero il re di Danimarca a intervenire contro le forze asburgiche (nel frattempo Ferdinando era divenuto imperatore col nome di Ferdinando Il) ma anche il re di Danimarca fu sconfitto e dovette firmare la pace. Sembrava dunque invincibile il potere imperiale e Ferdinando II cominciò ad accarezzare sogni di restaurazione cattolica e di definitiva affermazione della corona asburgica sui territori dell’Impero. Nel 1629 emanò un editto di restituzione, con cui disponeva che alla Chiesa venissero restituiti tutti i beni confiscati dopo il 1552. L’editto fu emanato senza l'approvazione della Dieta perché Ferdinando rivendicava a sé il diritto di agire da solo in tutto ciò che sarebbe stato utile alla propagazione del benessere comune. Tutto ciò a favore degli Asburgo suscitò l'opposizione dei principi tedeschi, contrari anche alla protezione data a Wallenstein, che era stato insignito del titolo di duca di Maclemburgo. Non potevano tollerare che un avventuriero straniero (Wallenstein era boemo) usurpasse i diritti dei legittimi eredi al trono! Intanto la tradizionale avversaria degli Asburgo, la Francia, guidata dal ministro Richelieu, era riuscita a indurre il luterano re di Svezia a entrare direttamente in guerra contro la Lega cattolica. Il re di Svezia perse la vita durante la battaglia ma ciò non fermò l'avanzata dell’esercito svedese. Tuttavia alla fine il dilagare della soldatesca straniera nei territori tedeschi, spinse i principi ribelli a cercare un accordo con l’imperatore che fu siglato nel 1635 con la pace di Praga. Dopo aver sostenuto, anche finanziariamente, l’intervento in guerra di danesi e svedesi, Richelieu decise di intervenire direttamente. La violenza stessa della guerra, che in questi anni toccò il suo apice, convinse il nuovo imperatore Ferdinando III (Asburgo) a concludere la pace di Westfalia 1648 che sancì la sconfitta del disegno politico asburgico, la divisione della Germania in unità politico- territoriali indipendenti e il drastico ridimensionamento dell’autorità dell’imperatore al di fuori dei suoi domini ereditari di Austria, Boemia e Ungheria. Sul piano religioso si riaffermò il principio del cuius regio, eius religio, prendendo come anno di riferimento il 1624: ogni territorio avrebbe assunto come sua religione quella che era stata dichiarata prevalente in quell’anno e tuttavia se ne limitò la portata riconoscendo la libertà del culto privato. Inoltre si stabilì che la Chiesa sarebbe rientrata in possesso di tutte le proprietà sequestrate dopo il 1624. Sul piano politico tutti i signori territoriali furono dichiarati sovrani all’interno del proprio territorio. Possiamo dire che la Guerra dei Trent'anni ebbe conseguenze gravissime: il passaggio dei soldati favorì la diffusione di epidemie e le terribili devastazioni subite dalla Germania provocarono un crollo demografico. La guerra dei Trent'anni era scoppiata nei territori dell'Impero ma si era subito trasformata in guerra europea, coinvolgendo anche la Spagna e la Francia. Per quanto riguarda la Spagna, morto Filippo Il nel 1598, gli seguì Filippo III che aveva inaugurato una nuova fase non aggressiva della politica estera e aveva introdotto un altro cambiamento: affidandosi all’azione di una nuova figura di primo ministro. Il re non gestiva direttamente tutte le questioni di governo ma nella maggior parte di esse si affidava alla mediazione di un “favorito”. Dopo la morte di Filippo III, salì al trono Filippo IV che scelse come “favorito” il conte di Olivares. Egli era un riformatore e fautore di una politica estera aggressiva, di stampo imperiale, che restaurasse l'egemonia spagnola sulla scena europea. E fu così che il suo primo mese di governo coincise con l’entrata in guerra della Spagna a fianco della coalizione cattolica. Nei disegno di Olivares l'uniformità del sistema fiscale sarebbe andata di pari passo con l’uniformazione giuridica ed istituzionale, estendendo così a tutti i territori il modello istituzionale della Castiglia. Il primo passo di questo progetto di unificazione doveva consistere nella formazione di un esercito unificato. Ma i grandi disegni di Olivares erano destinati al fallimento a causa delle resistenze interne da parte di province che fino ad allora avevano goduto di grande autonomia e vi furono rivolte in Catalogna e in Portogallo che si proclamarono indipendenti. Tuttavia solo il Portogallo mantenne l'indipendenza, la Catalogna tornò a dichiararsi fedele alla corona. In Francia, nello stesso periodo, abbiamo una figura simile a quella di Olivares cioè Enrico IV che cercò di risollevare le condizioni della Francia, stremata da quarant'anni di guerre civili: nel 1604 introdusse la tassa della paulette pagando la quale il funzionario acquistava la possibilità di trasmettere in eredità il suo ufficio che fino a quel momento invece alla morte dell'ufficiale tornavano al sovrano che li rimetteva in vendita. Rinasceva in tal modo una nobiltà giovane cosiddetta nobiltà di toga, un corpo di funzionari distinto e contrapposto all'antica nobiltà feudale la quale si vedeva lentamente sottrarre prestigio e potere soprattutto a livello locale. La politica di Enrico IV fu interrotta dal suo assassinio e gli successe Luigi XIII, il cardinale Richelieu riuscì a conquistare la fiducia di quest’ultimo e a diventare primo ministro nel 1624. Gli obiettivi di Richelieu furono: consolidare il potere della corona all’interno del paese e rafforzare la posizione della Francia nel contesto internazionale. Ancora ridimensionare i privilegi degli ugonotti, attaccando le loro piazzeforti ed all'imposizione fiscale. Questa Petizione era stata scritta da un eminente giurista cioè Edward Coke. Carlo | la accettò ma questo non migliorò i suoi rapporti con il Parlamento e anzi lo convinse a non convocarlo più per almeno 11 anni. Buckingam fu assassinato e tuttavia il re continuò ad attorniarsi di persone sospette di filocattolicesimo e a promuovere vescovi arminiani come William Laud. Si ebbe un’evoluzione della Chiesa inglese che assunse connotazioni cattolicheggianti e i membri del clero che manifestavano simpatie per il puritanesimo vennero discriminati. La decisione di non convocare il Parlamento implicava la ricerca di fonti alternative di finanziamento. Queste vennero individuate nella più frequente vendita di monopoli (cioè di licenze di esercitare un'attività in condizione monopolistiche) e nel ripristino di alcune tasse. Inoltre Carlo | pensò ad un contributo finanziario per l'armamento delle navi, cioè lo Ship money e la protesta di un proprietario terriero, che si rifiutò di pagarlo, determinò un malcontento e Carlo quindi cercò di legittimare le sue azioni attraverso una ricerca storica dei precedenti. Tuttavia venne messa in luce la debolezza delle argomentazioni della corona. Poi vi fu un evento importante cioè la rivolta della Scozia. Quest'ultima aveva molti motivi di nutrire ostilità nei confronti di un re che restava lontano dai suoi sudditi, che li escludeva dalle cariche e non li rendeva partecipi dei benefici dello sviluppo commerciale dell’Inghilterra. Tuttavia lo scontro più aspro si accese in merito alla questione religiosa, quando Laud e Carlo | pretesero di estendere l’uniformità dottrinaria anche alla Scozia presbiteriana, imponendole un Prayer Book che conservava ben poco dell’originaria impostazione calvinista. Gli scozzesi rifiutarono e minacciarono la secessione cioè il distacco. Per reprimere la rivolta scozzese, occorreva armare un esercito e il re aveva bisogno di finanziamenti straordinari: per cui dopo 11 anni convocò il Parlamento ma lo sospese dopo tre settimane e fu quindi definito corto Parlamento. L'esercito scozzese dunque travolse quello inglese minacciando di invadere tutta l’Inghilterra se il re non avesse ritirato le sue misure religiose. Carlo | fu dunque costretto a convocare quello che alla storia passò come lungo Parlamento perché dal 1640 sarebbe durato fino al 1660. Intanto a Londra vi fu una crisi commerciale e si diffondevano voci di invasione da parte di potenze straniere. Il malcontento della popolazione si espresse attraverso una manifestazione popolare dovuta sia all’ostilità verso la politica fiscale del re, sia all’avversione all’arminianesimo. Intanto i parlamentari, forti delle simpatie popolari pensarono a: abolizione dello Ship money e di tutte le tasse arbitrarie, scioglimento dei tribunali che si erano distinti per le vessazioni contro i sudditi, messa a morte come traditore del primo ministro del re, convocazione regolare delle Camere ogni tre anni e infine il diritto del Parlamento di controllare la scelta dei ministri regi. A far crescere ancor di più la tensione vi fu una rivolta cattolica scoppiata in Irlanda che aumentò i timori di un complotto papista contro l'Inghilterra protestante. La situazione precipitò nel 1641 quando il Parlamento approvò una Grande Rimostranza contro il papa. Messo con le spalle al muro, Carlo | pensò di ricorrere alla forza e a capo dei suoi soldati entrò in Parlamento per arrestare i cinque membri della Camera dei Comuni che più si erano distinti per attacchi alla sua politica. L'operazione però fallì perché i cinque membri riuscirono a mettersi in salvo e Londra si sollevò contro il re, costringendolo ad abbandonare la città. La guerra civile. In Parlamento seppero raccogliere un numero di consensi sufficiente per combattere il re, anche alleandosi con gli scozzesi. La svolta decisiva si ebbe nel 1645 quando l’esercito parlamentare, radicalmente riformato, inflisse una sconfitta al re nella battaglia di Naseby, nella quale ebbe un ruolo fondamentale Oliver Cromwell, membro della Camera dei Comuni. Qualche tempo dopo il re si arrese consegnandosi agli scozzesi. Nei mesi dopo si creò uno schieramento in Parlamento: da un lato gli Indipendenti favorevoli alla tolleranza religiosa e che forti nell'esercito, erano decisi a combattere il re fino alla vittoria, dall’altro lato i Presbiteriani che erano in maggioranza e sostenevano una rigida ortodossia e inoltre erano più favorevoli alla ricerca di una pace con le forze reali. Anche l’esercito risentiva di queste divisioni: a differenza degli antichi ufficiali che si ispiravano alle posizioni parlamentari e cercavano di venire a patti col re, tra gli ufficiali più giovani e i soldati si erano diffuse simpatie per il movimento dei Livellatori: un insieme di gruppi radicali, attivi tra ceti medi e medio-bassi (artigiani, contadini) soprattutto a Londra e in Inghilterra meridionale, il cui programma politico prevedeva la tolleranza religiosa, il diritto di voto esteso a tutti i maschi adulti tranne ai servi, la riduzione dei dazi e l'abolizione dei monopoli commerciali e la democratizzazione dell'intera organizzazione sociale. Le rivendicazioni dei Livellatori erano confluite in un documento intitolato An Agreement of the People (Patto del popolo) che accese la discussione intorno alla natura del potere politico e alle caratteristiche che avrebbe dovuto avere il Parlamento. La fuga del re che cercò di accordarsi con gli scozzesi e lo scoppio di una seconda fase della guerra civile interruppero questo dibattito ma non posero fine alle divisioni tra esercito e Parlamento. Quando il re fu sconfitto e fatto prigioniero, le truppe invasero la Camera dei Comuni, interrompendone i lavori e arrestando alcuni parlamentari presbiteriani che avrebbero voluto riaprire trattative con lui. La Camera si trovò dunque ridotta in quanto al numero di parlamentari e fu chiamata Rump Parliament “un Parlamento-troncone” che fu in quel momento supremo potere della nazione. Carlo | fu condannato a morte e decapitato nel 1649, fu abolita la Camera dei Lord e fu proclamato il Commonwealth, la Repubblica. Il protettorato di Cromwell. Dopo diversi disordini Cromwell riuscì a ristabilire l'ordine in Inghilterra innanzitutto marciò contro l'Irlanda dove mise fine alla rivolta, pacificò poi anche la Scozia così da poter dedicarsi pienamente alla guerra appena scoppiata con l'Olanda. Cromwell emanò nel 1651 un Atto di navigazione che vietava l'approdo in porti inglesi, a navi che non avevano un equipaggio inglese oppure che non avevano l’equipaggio del paese di provenienza delle merci e questo fu un chiaro attacco ai traffici olandesi e un tentativo di inserirsi nel commercio del Baltico, monopolizzato dagli abitanti delle Province Unite. Questi erano infatti diventati intermediari commerciali tra i paesi del Baltico che esportavano grano, legname, ferro e quelli dell'Europa occidentale che esportavano manufatti. Il rifiuto maggioranza parlamentare risultò favorevole a Giacomo e nel 1685 la successione al trono avvenne. Giacomo era un re autocratico e filocattolico e ciò lo indusse a sospendere il Test Act del Parlamento ed emanò una sua Dichiarazione di indulgenza con la quale concedeva libertà di culto e ciò scatenò anche l'opposizione del partito tory. Da Giacomo sarebbe potuto nascere un erede maschio che avrebbe restaurato questa politica filocattolica e ciò spinse all'opposizione e fu chiamato il governatore d’Olanda Guglielmo d’Orange, marito protestante di Maria (figlia primogenita di Giacomo), chiedendogli di intervenire a difesa dell’Inghilterra protestante. Egli preparò una flotta e nel novembre del 1688 sbarcò sulla costa meridionale dell’Inghilterra. Giacomo venne alla fine catturato e imprigionato, dopo poco fuggì in Francia. Nel febbraio del 1689 il Parlamento dopo una complessa trattativa tra Camera dei Lord e Camera dei Comuni, proclamò Guglielmo e Maria re e regina d'Inghilterra, con il titolo di Guglielmo III e Maria Il. I due sovrani accettarono una “dichiarazione dei diritti” che elencava gli abusi di Giacomo II, le prerogative del Parlamento e i compiti dei nuovi sovrani, come condizione politica per la loro ascesa al trono. Questo testo fu trasformato in legge dal Parlamento il 18 dicembre 1689, è noto come Bill of Rights (“la legge sui diritti dei sudditi e sulle norme della successione) che divenne la legge fondamentale del regno. Si vietava al sovrano di sospendere l'applicazione delle leggi e di tenere un esercito permanente in tempo di pace senza il consenso del Parlamento, si riaffermava inoltre la libertà delle elezioni politiche, la libertà di stampa e di parola, e infine si escludeva la possibilità che un discendente cattolico della famiglia Stuart salisse sul trono di Inghilterra. Nel 1701 di fronte alla mancanza di eredi protestanti del ramo principale degli Stuart, il Parlamento decretò il passaggio del trono alla casata tedesca degli Hannover, lontani parenti protestanti degli Stuart: ci riuscì approvando l’Act of Settlement (la legge della successione che impediva a un cattolico di salire al trono) e riaffermando così la supremazia degli organismi rappresentativi in Inghilterra. La seconda rivoluzione inglese “gloriosa” ma tutt'altro che pacifica. Gli avvenimenti del 1688-1689 sono passati alla storia col nome di “Gloriosa rivoluzione” definita “gloriosa” in riferimento alla soluzione pacifica di un conflitto in cui vincitori e perdenti avevano tenuto un atteggiamento moderato, ad es questa volta il re era fuggito, non era stato decapitato come Carlo | nel 1649 al culmine della prima rivoluzione inglese. Inoltre aveva prevalso questa volta la tolleranza nei confronti dei protestanti che non si riconoscevano nella Chiesa anglicana (puritani e quaccheri), liberi ora di professare i loro culti: una tolleranza che tuttavia non si estendeva ai cattolici (i papisti) che rimanevano nemici. Inoltre stavolta la rivoluzione non era sfociata in una dittatura com'era stata quella di Cromwell ma era nata una monarchi di tipo costituzionale, fondata sulla separazione dei poteri tra re e Parlamento mediante il Bill of Rights. Fu gloriosa dunque ma non pacifica poiché a caratterizzarla furono comunque rivolte, insurrezioni: tra gli episodi lo sbarco in Irlanda di Giacomo Il a capo di un contingente francese, che costrinse Gugliemo III a intervenire vincendo. La vittoria confermò l’esito della rivoluzione consolidando anche la posizione internazionale di Guglielmo d'Orange ma solo nel 1697 il re di Francia Luigi XIV riconobbe la legittimità della nuova monarchia inglese e allentò il sostegno fino ad allora concesso a Giacomo Il e ai suoi seguaci. Gli anni dal 1640 al 1690 furono caratterizzati da fervore intellettuale e teorico-politico. Molto si discusse sulla “natura del potere”. Vi furono pensatori repubblicani, altri che sostennero l’idea dell’origine divina dei sovrani e della sovranità come controllo totale e assoluto del potere politico e altri svilupparono teorie liberali e la divisione dei poteri. e Corrente repubblicana, di cui fanno parte Harrington e Sydney. Questa prendeva le mosse dalla tradizione aristotelica: l’uomo è un animale politico e dunque la partecipazione alla vita pubblica è il fine più alto della sua esistenza. A garantire la libertà e la giustizia nella Repubblica può solo un governo equilibrato in cui le responsabilità siano condivise da una pluralità di soggetti. Ad assicurare inoltre la sopravvivenza delle istituzioni repubblicane di fronte ai capricci del caso e ai rovesci della fortuna, può solo la virtù dei governanti e dei cittadini. Il cittadino ideale di questo stato è quindi un uomo virtuoso e indipendente, disposto a prendere le armi per combattere a difesa delle sue libertà. La corruzione, pubblica e privata è un nemico temibile quanto la tirannia. Un'altra corrente dottrinaria del contrattualismo che sosteneva il diritto naturale di tutti gli uomini alla libertà e alla sovranità e affermava che essi vi avevano rinunciato volontariamente per dare vita agli Stati. Il poeta John Milton scrisse in difesa del Parlamento e del diritto del popolo a riappropriarsi della sovranità, ribellandosi contro un re empio ed ingiusto. Thomas Hobbes parlò di assolutismo del potere: Secondo lui non è la virtù che spinge gli uomini ad associarsi in comunità politiche ma l'egoismo e il bisogno di difendere la propria vita. Allo stato di natura infatti, gli esseri umani sono tutti uguali tra di loro e hanno tutti lo stesso diritto a dominare su tutte le cose. Sono i pericoli mortali insiti in questa libertà assoluta a indurre gli uomini a stringere un patto tra loro, attraverso cui decidono di scegliere un individuo o un'assemblea per eleggerli a proprio sovrano, cedendo la propria libertà naturale in cambio della tutela materiale delle loro proprietà e della loro stessa vita. E’ attraverso questo patto stretto fra tutti gli uomini che si costituisce la comunità politica, all’interno della quale gli individui, spogliandosi volontariamente dei loro diritti naturali, si trasformano in sudditi, mentre chi, viene scelto ad assumere la funzione di sovrano acquista un potere illimitato ed è il suo volere che costituisce la legge ed è l'unico giudice del giusto e dell’ingiusto. Poi vi fu Robert Filmer che sosteneva che il potere politico derivasse dall'autorità paterna, conferita originariamente da Dio ad Adamo e da questi trasmessa ai suoi discendenti. Non un patto ma il volere divino è quindi all’origine della sovranità del re. Poi vi fu John Locke che visse la seconda rivoluzione inglese a differenza di Hobbes che invece visse la prima rivoluzione inglese. Infatti per Hobbes ciò che va più evitato è la guerra civile mentre per unificata delle Indie orientali. Questa fu così potente che in Oriente arrivò a costituirsi come uno Stato: aveva una propria flotta, propri uomini armati e portava avanti una propria politica. In breve tempo riuscì anche a sovrapporsi al Portogallo nel dominio sui mercati orientali dando però 1 trentaseiesimo dei suoi profitti al Portogallo. Nel 1621 fu anche fondata una Compagnia delle Indie occidentali che però ebbe minor fortuna. L'espansione commerciale del paese fu sostenuta da adeguate istituzioni finanziarie. La Borsa di Amsterdam è il principale mercato finanziario dei Paesi bassi, costituito proprio nel 1602 per permettere alla Compagnia olandese delle indie orientali di trovare fondi per finanziare il trasporto delle merci da Estremo Oriente. Nel 1609 fu fondata una Banca dei cambi ad Amsterdam e dato che questa non poteva fare prestiti fu fondata anche una Banca dei prestiti. L'economia delle Province Unite fu sostenuta anche da una fiorente produzione industriale e anche dallo sviluppo dell’agricoltura. Vi fu anche la crescita dell’istruzione generale e Amsterdam divenne anche un’importante centro per l’industria topografica e editoriale. Questo clima cosmopolita attirò l’attenzione dei paesi circostanti, vi furono molti immigrati che svelando le tecniche dei loro mestieri, contribuirono ad accrescere la fortuna del paese. Vi fu anche una convivenza di religioni diversa e gli intellettuali trovarono qui un clima favorevole alla libera attività di pensiero. Grande importanza assunse qui anche la pittura che fu usata con funzione decorativa a anche come strumento di autoesaltazione da parte delle elites cittadine. Tanta abbondanza creò tuttavia qualche disagio alla severa morale calvinista, cui si rispose con l'esaltazione dell’ordine e della pulizia come metafore della virtù. Capitolo 11° Lo sviluppo delle scienze. Tra ‘500 e ‘600 l'esigenza di una nuova scienza e di una nuova filosofia fu avvertita da molti scienziati e filosofi, convinti che le teorie interpretative generali mostrano segni di usura. A dare la spinta a tutti coloro che si sentivano degli innovatori e ritenevano di dover fondare la filosofia naturale su nuove basi desunte non dall’autorità degli antichi ma dallo stesso “libro della natura”, fu Copernico. Egli formulò nei primi anni del 500 la teoria eliocentrica: si accorse che la posizione degli astri non coincideva con il posto in cui essi avrebbero dovuto essere secondo la concezione astronomica tradizionale. Quest'ultima era la teoria tolemaica e tale visione era geocentrica cioè concepiva la Terra al centro dell’universo. Copernico osò ipotizzare che la Terra e gli altri pianeti ruotassero attorno al Sole, proponendo la concezione eliocentrica. Copernico si rese perfettamente conto della novità radicale della sua proposta e quindi prese precauzioni per non essere accusato di eresia dalla Chiesa che invece aveva accolto la teoria tolemaica. | problemi si posero nel 1609 quando lo scienziato pisano Galileo Galilei mediante l’uso del cannocchiale dimostrò la verità del nuovo modello. Inoltre Galilei grazie al cannocchiale scoprì le irregolarità della Luna e dei satelliti di Giove: la superficie lunare non era perfettamente liscia ma presentava avvallamenti proprio come quella terrestre. Secondo la concezione tolemaica invece la Luna e gli altri corpi celesti che ruotavano intorno alla Terra erano composti di una materia diversa da quella del mondo su cui gli uomini viveva. Galilei dunque mostrò che l'universo era fatto della stessa sostanza. Contro la nuova teoria si levava un altro ostacolo ovvero le Sacre Scritture che ritenevano la Terra al centro dell’universo. Per contrastare questa obiezione nel 1613 Galilei avanzò un tentativo di conciliazione tra le proprie scoperte scientifiche e le affermazioni bibliche osservando che la Chiesa non voleva essere un rigoroso trattato scientifico: dunque Galilei non voleva essere un ribelle ostile alla Chiesa. Lo scienziato volle dunque, sotto tale profilo, distinguersi da Giordano Bruno filosofo campano che dedicò al copernicanesimo un’opera teatrale, sotto forma di dialogo, La cena delle ceneri. In tale testo Bruno affermava che l'universo era molto più ampio di quanto la tradizione sosteneva e superando lo stesso Copernico affermò che era infinito e capace di comprendere una pluralità di mondo. Giudicato eretico dalla Chiesa, Bruno fu arrestato, processato all’Inquisizione e infine bruciato sul rogo a Roma. Nel 1616 la Chiesa condannò la teoria copernicana e intimò verbalmente Galilei di non insegnare più la dottrina eliocentrica. Lo scienziato non riaprì la questione della struttura dell'universo per più di 10 anni ma poi nel 1632 pubblicò un’opera dal titolo Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, tolemaico e copernicano, con l’obiettivo di divulgare le nuove idee. Il testo fu composto in volgare ed era una conversazione tra Simplicio, sostenitore della tesi tradizionale e Salviati difensore della teoria eliocentrica. Sospettato di eresia, Galileo fu convocato a Roma, processato dall’Inquisizione e infine costretto, per scampare al rogo, ad abiurare e cioè a rinnegare pubblicamente l’eresia secondo cui la Terra gira intorno al Sole. La passione per l'osservazione scientifica portò alla fondazione di accademie dove scienziati e virtuosi si riunivano per condurre esperimenti e descrivere e catalogare i risultati. Come tutte le istituzioni culturali del tempo, anche le accademie furono tributarie del mecenatismo dei sovrani e furono governate da una precisa etichetta prendendo le distanze dallo stile pedantesco delle università dove le questioni si risolvevano dopo interminabili dispute non con ragionamenti scientifici. Il prestigio raggiunto dalla matematica favorì la diffusione di una concezione meccanicistica della natura: per spiegare il funzionamento dei corpi, sia inanimati che animati, si ricorse alla metafora dell'orologio: uno strumento capace di muoversi da sé e i cui meccanismi rimangono celati alla vista almeno finchè qualcuno non apra la cassa scoprendone il funzionamento. Il più grande teorico del meccanicismo fu Cartesio, che elaborò anche un metodo di indagine scientifica fondato su un modo di procedere razionale e rigoroso. Lo sviluppo del metodo matematico e della sua applicazione ai fenomeni naturali fu portato ad altissimo grado di perfezionamento da Newton. La nuova filosofia e la nuova scienza, come abbiamo visto, sono state spesso oggetto di attenzione da parte della censura che intervenire a reprimere ogni forma di conformismo. Anche per questo molti studiosi cercarono l’appoggio di sovrani o altri personaggi potenti o si limitarono a descrivere il risultato delle loro ricerche senza azzardare interpretazioni generali. umane. Gli ugonotti erano artigiani e portarono all’estero la loro abilità e specializzazione tecnica, molti erano mercanti, intellettuali e uomini di cultura. L'’esodo fu duramente ostacolato dalle truppe francesi. La reazione a questa revoca dell’editto di Nantes fu la rivolta popolare dei cosiddetti camisards (dalle “camicie” che portavano sugli abiti per mimetizzarsi nelle incursioni notturne) che fra il 1702 e il 1704 infiammò la regione montana delle Cevenne. La causa principale delle rivolte popolari fu il potenziamento della fiscalità regia. Lo Stato intervenne inoltre anche in termini di economia estendendo il suo controllo soprattutto alle attività manifatturiere e mercantili. Colbert ne fu l’ispiratore e questo intervento prese il nome di colbertismo cioè la più completa realizzazione del mercantilismo. Dunque si andò a perseguire una politica commerciale che facesse entrare in un paese più moneta di quanta ne fosse uscita. Colbert favorì dunque le esportazioni determinando un afflusso di moneta dall’estero e penalizzando le importazioni e quindi limitando il deflusso verso l'estero. Colbert patrocinò la fondazione di compagnie commerciali privilegiate e l'espansione coloniale nelle Antille, in Africa e in India. In realtà però il colbertismo fu un fallimento: infatti le compagnie commerciali non furono in grado di reggere senza appoggio dello Stato. Molto importante oltre tutto questo però era la gloria militare e la conquista di nuove città che faceva sì che si ottenesse la fama. Si pensò dunque al potenziamento dell’esercito e ciò fu opera del ministro della Guerra, il marchese di Louvois. Questo rafforzamento militare permise una politica di espansione e Luigi XIV fu quasi sempre in guerra con tutti gli Stati europei. Dal 1667 al 1697 la Francia allargò i suoi confini. Guerra di successione spagnola. Più complessa fu la vicenda legata alla successione sul trono di Spagna. Nel 1700 Carlo Il morì senza figli e con lui si estinse la dinastia degli Asburgo di Spagna. Si scoprì che egli aveva designato come erede universale dei suoi regni Filippo di Borbone duca d’Angiò, nipote di Luigi XIV e della sua sposa Maria Teresa, purchè però i due rami della dinastia dei Borbone (della monarchia di Francia e di Spagna) rimanessero separati. Filippo salì sul trono di Spagna, con il nome di Filippo V ma nessuno credeva che la clausola della separazione sarebbe stata rispettata. Luigi XIV per primo, avviando l’occupazione dei Paesi Bassi spagnoli, non sembrava volerla onorare. Le altre grandi potenze europee non potevano accettare il rischio dell’unificazione delle corone di Francia e Spagna che avrebbe dato vita a un enorme impero in Europa e nelle Americhe ed entrarono in guerra. Questo conflitto durò oltre dieci anni e le due paci che lo conclusero, quella di Utrecht nel 1713 e quella di Rastatt nel 1714 ridimensionarono le ambizioni di Luigi XIV. Fu mantenuta la separazione dei due rami dei Borbone. Luigi XIV morì nel 1715: il suo lungo regno è considerato come il momento più alto della monarchia assoluta in Europa. Tuttavia il progetto assolutista rimase limitato dai molti compromessi con le elites locali e con gli organismi giudiziari spesso in conflitto col sovrano. A Luigi XIV successe il nipote Luigi XV. Quest'ultimo aveva soli 5 anni e quindi vi fu un periodo di reggenza affidata a Filippo d’Orleans. A differenza di Luigi XIV, Luigi XV quando prese il potere alla maggiore età, affidò il governo ai suoi ministri. L'episodio più significativo della reggenza fu la riforma finanziaria tentata da John Law tra il 1716 e il 1720. Law propose una rivoluzione monetaria e una riforma fiscale: la prima era basata sulla sostituzione della moneta metallica con quella cartacea, la seconda invece si fondava sull’abolizione delle imposte dirette e indirette a favore di un'imposta fondiaria unica per annullare il deficit del bilancio statale e per aumentare la ricchezza del paese in virtù di una più rapida circolazione del denaro. La Francia però vide fallire il progetto di riforma finanziaria di Law. La prima fase del regno di Luigi XV fu caratterizzata da successi militari e diplomatici in particolare nel corso di due guerre di successione, quella polacca e quella austriaca che consentirono l'annessione dell'importante provincia della Lorena. Dal 1756 al 1763 vi fu la Guerra dei Sette Anni tra Francia e Gran Bretagna per il controllo dei domini coloniali: il conflitto si risolse con la sconfitta dei francesi con la perdita di territori in America e dei recenti insediamenti in India). Nonostante questi insuccessi la Francia rimaneva la maggior potenza continentale europea a gli scandali, la corruzione della corte, il re irresoluto in politica e dissoluto nella vita privata, sollevavano la critica velenosa dei polemisti, degli intellettuali e dell'opinione pubblica borghese. Inoltre i costi altissimi della guerra aveva determinato una crisi finanziaria alla quale il governo non riuscì a porre rimedio e si sfociò dunque in una crisi del sistema assolutista e nel suo tracollo con la Rivoluzione del 1789. Verso il governo parlamentare in Gran Bretagna. La visione della rivoluzione del 1688 e 1689 come una rivoluzione pacifica è il frutto di una costruzione propagandistica compiuta dai Whigs la fazione che dominò la vita politica inglese in quel periodo in antagonismo con i Tories. L'ascesa al trono di Guglielmo e Maria fu il risultato di un accordo tra maggioranza whig della Camera dei Comuni e minoranza tory della Camera ereditaria dei Lords. Abbiamo dunque questi due schieramenti i Whigs liberali e i Tories conservatori. Entrambi i gruppi provenivano dalla nobiltà terriera. Mentre i Tories erano monarchici e legati alla Chiesa anglicana, i Whigs erano ispirati dalle nuove riflessioni politiche in particolare dal contrattualismo e dall'idea di tolleranza teorizzati dal filosofo Locke, erano sostenitori inoltre della sovranità del Parlamento. Nel 1707 la corona d’Inghilterra e quella della Scozia si unirono costituendo la Gran Bretagna. Dopo questo evento e durante il regno dei primi due sovrani della casata degli Hannover, Giorgio | e Giorgio II, il predominio whig fu esercitato, dal 1721 al 1742 da Robert Walpole, un uomo politico di grande abilità. Con lui nacque quella prassi politica chiamata governo di gabinetto, cioè un governo formato da un gruppo ristretto di ministri scelto e guidato dal leader della maggioranza parlamentare che, su delega del sovrano esercitava il potere esecutivo sotto il controllo del Parlamento. Si trattava della prima attuazione di un sistema di governo parlamentare e del passaggio da una monarchia costituzionale a una monarchia parlamentare che in Gran Bretagna si dell’accesso alle cariche statali. Tutte le cariche militari, civili e da palazzo furono suddivise in 14 gradi: tutti, compreso i nobili, sarebbero partiti dal livello più basso e il raggiungimento dell’ottavo grado avrebbe comportato il conferimento della nobiltà a chi ne era privo. Veniva così favorita una mobilità sociale. Il potere dello zar si estendeva anche sulla Chiesa ortodossa e sulle proprietà ecclesiastiche. La Russia era ormai divenuta un’autocrazia che corrispondeva al titolo che Pietro si diede nel 1721 di imperatore e autocrate di tutte le Russie. La modernizzazione autocratica tuttavia non intaccò le basi sociali del mondo rurale russo basate sulla nobiltà terriera e sulla servitù della gleba: anche se vennero abolite le anche sopravvivenze schiavistiche. La rapidità con cui tante riforme vennero create generò malcontento tra la nobiltà e i successori di Pietro dovettero rallentarne la rigida applicazione. Dopo la morte dello zar riformatore, nel 1725, solo Elisabetta I, che impernò la Russia nella guerra dei Sette anni contro la Prussia, e soprattutto Caterina Il che riprese i progetti riformatore ed estese i territori russi in Polonia e verso il Mar Nero, possono reggere il confronto con il grande Pietro. I risultati di 100 anni di guerre. ® Portogallo. Nel 1703 durante la guerra di successione spagnola aveva siglato accordi con l'Inghilterra in base ai quali furono stabiliti reciproci vantaggi per gli scambi commerciali tra i vini portoghesi e i tessuti di lana inglesi. Tali accordi noti come Port Wine Treaty, contribuirono a mantenere l’impero coloniale portoghese, che comprendeva il Brasile, fuori dai conflitti tra le potenze. ® Spagna. Al termine della g. di successione spagn. La Spagna perse i suoi possedimenti in Italia e nei Paesi Bassi. Aveva dovuto riconoscere anche le conquiste inglesi di Gibilterra e dell’isola di Minorca e cedere il monopolio dell’asiento (cioè il commercio degli schiavi verso le colonie spagnole) a una compagnia commerciale inglese. Tuttavia alla fine della g. di successione polacca, nel 1738, la nuova dinastia dei Borbone di Spagna ottenne il Regno di Napoli e di Sicilia. Francia. Inizialmente successi con Luigi XIV che videro ampliamento dei confini territoriali francesi a est e nord, poi si sarebbe aggiunta la Lorenza nel 1766. Nel complesso la Francia subì grandi perdite in quanto ai suoi possessi coloniali ceduti alla Gran Bretagna nel 1763. Paesi Bassi spagnoli. Corrispondenti agli attuali Belgio e Lussemburgo, passarono all'Austria dopo la g. di succ. spagnola. Province Unite. Uscite sostanzialmente indenni dalle guerre di fine ‘600, non sarebbero più state protagoniste nel ‘700. Conservarono tuttavia i grandi possessi coloniali in Indonesia, lungo le coste dell’America latina e nei Caraibi, mantenendo il ruolo di grande potenza commerciale grazie alle due compagnie delle Indie orientali e delle Indie occidentali. Gran Bretagna. L'Inghilterra, o più correttamente dal 707 Gran Bretagna ebbe un ruolo decisivo durante la g. di succ. spagnola per poi dedicarsi ad accrescere i suoi possedimenti coloniali a spese della Spagna e soprattutto della Francia. Prussia. La sua ascesa a potenza militare e territoriale è l'avvenimento più significativo del ‘700 nell'Europa continentale. Svezia e Polonia. Svezia dopo la sconfitta da parte della Russia non riuscì ad avere ruolo di rilievo. Mentre la Polonia, vittima delle sue debolezze istituzionali rimase preda dei potenti vicini Prussia, Austria e Russia che l’accerchiavano da tutti i lati. Nelle tre spartizioni del 1772, 1793, 1795 perse tutti i suoi territori e Varsavia divenne città prussiana. Russia. Dopo la sconfitta della Svezia e la raggiunta egemonia sul Baltico ottenuta da Pietro il Grande, la Russia volse le sue armi contro impero ottomano raggiundendo il Mar Nero tra 1774 e 1783 ed ergendosi contemporaneamente a protettrice delle minoranze ortodosse contro i turchi. Austria. Per l’Austria non abbiamo un buon bilancio in quanto ottenuti i possedimenti spagnoli in Italia dopo la g. di succ. spagnola, già nel 1738 l’Austria dovette cedere il Regno di Napoli e di Sicilia ai Borbone di Spagna. La pace di Aquisgrana 1748 che mise fine alla g. di succ. austriaca, confermò perdita della Slesia conquistata dalla Prussia e la perdita del Ducato di Parma ceduto alla Spagna e poi sul fronte orientale subì il grave assalto turco. ® Italia. In Italia nel ‘700 abbiamo da un lato chi manteneva continuità politica e territoriale come le Repubbliche di Genova e Venezia e lo Stato pontificio; e dall’altro l’alternarsi di case regnanti come abbiamo visto in Lombardia, a Parma, in Toscana. Solo dal 1748 si può dire che la situazione cominciò a stabilizzarsi. Il Piemonte dei Savoia acquista la Sicilia nel 1713 e il titolo regio. L'abilità di Vittorio Amedeo Il consentì allo Stato sabaudo di uscire dalla sudditanza francese che durava da oltre un secolo e mezzo e di affermarsi grazie alla riorganizzazione amministrativa e alla costruzione di un forte esercito. Nel 1718 i Savoia dovettero cedere la Sicilia all'Austria, ottenendo in cambio la Sardegna e assunsero i titolo di re di Sardegna fino al 1861 quando con l’unificazione, Vittorio Emanuele Il diverrà re ‘Italia. Capitolo 13°. La società di Ancien Regime. Con “Ancien Regime” si indica il sistema politico esistente in Francia prima della rivoluzione del 1789. Siamo in una società tradizionale, preindustriale, cioè anteriore a tutti i fenomeni di trasformazione economica e politica determinati dalla rivoluzione industriale e dalla Rivoluzione francese. Nel corso del XVIII sec la società di Ancien Regime, subì delle trasformazioni. Vi fu una crescita demografica lenta ma ininterrotta. Le ragioni di ciò vanno individuate nella riduzione della mortalità e da un incremento della natalità, soprattutto a causa della riduzione delle epidemie che avevano flagellato tutto il Medioevo, delle guerre e delle carestie. La peste cominciò ad allontanarsi dall'Europa nel ‘700. Nello stesso periodo mentre la peste declinava, il vaiolo ebbe il primato di pericolosità, né si attuarono altre malattie come il tifo, la dissenteria. Per la sconfitta del vaiolo si ricorreva all'inoculazione piante da foraggio, che condusse ad un aumento delle disponibilità alimentari e dell'allevamento. La campagna del ‘700 era anche sede di un'industria rurale domestica dedita principalmente ad attività tessili, che si sviluppò grazie alla nuova figura del mercante imprenditore che forniva la materia prima, ritirava il prodotto finito provvedeva a venderlo sul mercato. Questo lavoro a domicilio che caratterizzava la fase di protoindustrializzazione e ciò farà parlare di rivoluzione industriosa. Un posto importante nell'economia del tempo ebbe anche la manifattura, caratterizzata dalla concentrazione in un’unica sede di più operai che svolgono tutte le fasi del processo produttivo. In quanto alla società dell’ancien regime si tratta di una società divisa per ceti (clero, nobiltà e terzo stato che raccoglieva i sudditi che non appartenevano ai primi due ordini). Caratteristiche di tale gerarchia erano la fissità delle stratificazioni sociali, l'appartenenza ad esse per nascita, la diseguaglianza giuridica. La società per ceti è costituita da assemblee per ordini che esercitavano un'azione di resistenza nei confronti della centralizzazione del potere realizzata dalla monarchia assoluta. In Europa nel ‘700 convivevano numerose forme di governo: monarchie assolute, monarchia costituzionale inglese, repubbliche oligarchiche e feudalesimo aristocratico polacco. Nel XVI sec l'aumento del pauperismo e lo sviluppo di una nuova etica del lavoro determinarono una riorganizzazione dell'assistenza. Due criteri caratterizzarono il nuovo ordinamento: l’obbligo al lavoro e l'internamento in appositi ospizii Ma fu soprattutto nel ‘600 con l'Ospedale generale di Parigi e le workhouses inglesi che prese corpo la grande reclusione che coinvolgeva insieme poveri vagabondi malati pazzi e prostitute. Capitolo 15° Europa e America. I primi a giungere in America furono gli spagnoli e all’interno dell'America spagnola il consolidamento del dominio coloniale avvenne prima che in quella portoghese. L'America spagnola era governata da vicerè e quindi abbiamo dei vicereami e accanto ai vicerè vi erano le audiencias cioè dei tribunali superiori che si occupavano anche dell’aspetto amministrativo. Le cariche più elevate erano di nomina regia e non ereditarie, quelle meno importanti erano venali. L'organizzazione amministrativa del Brasile portoghese fu invece più tarda, iniziando nel ‘600 sul modello spagnolo. Nel corso del 600-700 il Brasile mostrò un forte dinamismo espandendo i suoi confini e l'aspetto più significativo della colonizzazione del Brasile è che i portoghesi misero in atto su quelle terre il sistema produttivo fondato sulle piantagioni di canna da zucchero e sul lavoro degli schiavi neri. Un’esperienza unica nella colonizzazione americana fu quella realizzata dai gesuiti del Paraguay, dove nel 600 costituirono comunità di indiani, le cosiddette “riduzioni” organizzate su princìpi di eguaglianza sociale al fine di dar corpo ad una repubblica cristiana. Il tentativo terminò a metà del ‘700 quando le comunità furono chiuse dal Portogallo. Fin dall’inizio, nell'economia dell’America Latina ebbe un ruolo decisivo l'ingente produzione di oro e argento, inviata in Europa. Nel ‘500 con la coltivazione della canna da zucchero in Brasile, iniziò il sistema delle piantagioni, dove furono impiegati schiavi neri importati dall’Africa. Attorno al traffico di schiavi si impiantò quel “commercio triangolare” (Africa-America-Europa) che divenne il tratto caratteristico del sistema mercantile atlantico. Alle colonie spagnole in America era permesso commerciare solo con la madrepatria; ma questo sistema economico chiuso era costantemente incrinato dal contrabbando e dalla pirateria praticate da britannici, olandesi e francesi e che avevano il loro centro nelle Antille: il tutto per aggirare il monopolio commerciale spagnolo. Nel 600 dunque i Britannici unificarono i loro possedimenti nell'America del Nord, mentre la Francia fondò le sue prime importanti basi in Canada. Dopo la guerra franco-inglese, che riproduceva in America lo scontro in atto in Europa per la successione spagnola, la Francia perse alcuni territori, conservando però Canada e Louisiana. Nel 700 si affermò la supremazia britannica nell'America del Nord e nel commercio atlantico. Nel 1713 la Gran Bretagna, che era diventata la prima potenza commerciale, ottenne il monopolio del commercio degli schiavi con le colonie spagnole (l’asiento de negros). Con la guerra dei Sette anni i britannici acquisivano con il trattato di Parigi 1763, il Canada e parte della Louisiana (dalla Francia) e la Florida (dalla Spagna). | possedimenti francesi in America si riducevano così alle Antille! Inoltre possiamo considerare un aspetto dell'espansione Europea meno noto: cioè quello ecologico. L'Europa infatti trasformò l’habitat delle popolazioni soggette al suo dominio, esportando non solo merci ma anche malattie, piante, animali, uomini. Capitolo 16°. Illuminismo e riforme. La vita culturale del XVIII sec fu dominata da un grandioso movimento intellettuale chiamato Illuminismo e la Francia fu il maggiore centro di diffusione di questo movimento: questo perché la Francia agli inizi del ‘700 era il paese più popolato e ricco del continente. Nell’Illuminismo convergono posizioni e orientamenti diversi tuttavia in comune vi è il modo di considerare la ragione: strumento che appartiene a tutti gli uomini e che è in grado di analizzare criticamente la realtà con il proposito di assicurare la felicità e il benessere degli uomini. Con questo nuovo movimento vi fu l’esigenza di una riforma della società e dei costumi. Si cominciò a nutrire fiducia nel progresso e ciò nasceva da una concezione della storia intesa come processo di incivilimento e come liberazione dalla tutela del sacro e dell’irrazionale: dunque possiamo dire che l’Illuminismo fu un movimento profondamente laico il cui bersaglio fu la Chiesa. Prevalse l'adesione al deismo e a una religione naturale e razionale. Protagonista dell'Illuminismo fu una nuova figura di intellettuale “eclettico” in rapporto costante con il suo pubblico. La presenza di quest’ultimo lo affranca dalle dipendenze di un mecenate, consentendogli di vivere del proprio lavoro e di muoversi con le resistenze della Russia tradizionale obbligarono infatti la monarchia a promuovere quell’organizzazione per ceti che invece nel resto d’Europa era messa in crisi. Capitolo 17°. La Rivoluzione industriale. Nel “Manifesto del partito comunista” scritto nel 1848, due filosofi politici tedeschi Marx e Engels si soffermarono sui punti che determinarono la rivoluzione industriale: il commercio internazionale che sollecitò la domanda di nuovi prodotti; il passaggio dalla produzione delle corporazioni artigiane alle manifatture; l'introduzione di nuove macchine nel processo produttivo che determinarono la fabbrica meccanizzata e inoltre la nascita di nuove classi sociali come la borghesia imprenditoriale e il proletariato industriale. La Rivoluzione industriale ebbe inizio in Gran Bretagna e in particolare in Inghilterra intorno al 1760, per poi diffondersi nell’800 in altri paesi europei e negli Stati Uniti. Il motivo per cui ebbe inizio in Gran Bretagna è che la G Bretagna aveva il dominio del commercio internazionale e dunque risultò molto rapido l’approvvigionamento di materie prime che poi venivano lavorate: come nel caso del cotone grezzo che fu essenziale per lo sviluppo dell’industria tessile. Inoltre ancora la G Bretagna era costituita da una società vivace e dinamica che si caratterizzava per la tolleranza e la libertà. A dare un contributo allo sviluppo dell’industrializzazione fu la rivoluzione agricola con la privatizzazione della terra e l'introduzione di nuove tecniche di coltivazione che determinò un incremento demografico e quindi un incremento della domanda e della forza-lavoro e una maggiore disponibilità di capitali per gli investimenti nelle nuove tecnologie industriali. In quanto alla Rivoluzione industriale abbiamo il concetto di invenzione che consiste nella scoperta di una determinata tecnica e nell'innovazione che consiste nell’applicazione di quella tecnica. Tra le innovazioni abbiamo nel campo dell’industria tessile la meccanizzazione della filatura che trasformava il materiale grezzo in filo e la meccanizzazione della tessitura anche se venne prevalentemente utilizzato il telaio manuale. Inoltre mentre in un primo momento a fornire l'energia a queste macchine era l’acqua e quindi abbiamo energia idrica vi fu poi il passaggio all'energia termica: veniva bruciato carbone per riscaldare l’acqua che si trasformava in vapore e la G Bretagna era ricca di giacimenti di carbone. A determinare il decollo dell’industrializzazione fu l’industria cotoniera, poi vi fu lo sviluppo dell’industria siderurgica. Il tutto ebbe un aspetto positivo poiché con l’impiego delle macchine vi era maggiore produttività e poi l'ampia disponibilità di manodopera diminuì il costo del lavoro. Il sistema di fabbrica determinò la trasformazione del lavoratore in operaio salariato, soggetto ad una divisione dei compiti e a condizioni di lavoro durissime. Inoltre vi fu l’impiego di donne e bambini data la semplicità del processo produttivo nell'industria tessile soprattutto. La prima reazione contro il sistema di fabbrica fu il “luddismo” così chiamato perché Nedd Ludd distrusse un telaio meccanico. Questa era una forma di reazione alla disoccupazione e ai bassi salari. Tuttavia fu un fenomeno contenuto con pesanti sanzioni. In questo periodo di trasformazioni vi furono diverse teorie: come la teoria dell’utilitarismo di Bentham che individuò nel concetto di utile il criterio fondamentale cui la politica deve basarsi.
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