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Riassunto e recensione di heart of darkness joseph conrad, Sintesi del corso di Letteratura Inglese

riassunto del libro con relativi appunti e recensioni necessari per portarlo ad un esame di letteratura inglese (facoltà lingue).

Tipologia: Sintesi del corso

2015/2016

Caricato il 08/10/2016

laura.violato.91
laura.violato.91 🇮🇹

4.1

(8)

14 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto e recensione di heart of darkness joseph conrad e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Inglese solo su Docsity! DALLA MIA LETTERATURA DI V°.. Una volta si definì lui stesso “homo duplex” ed in realtà l’idea di dualità caratterizza sia la sua vita interessante, sia le ambivalenze e le contraddizioni del suo lavoro. Conrad non assume mai una posizione stabile e chiara. Questo può essere evidente nella sua doppia nazionalità, le due carriere professionali che ha perseguito, la sua identità sociale mista e il massiccio uso del tema del doppio nei suoi scritti. Nasce nel 1857 in Polonia, suo padre: Apollo Korzeniowski, era molto attivo nel movimento insurrezionale della Polonia contro la Russia. Fu battezzato, non fece parte della confortevole classe agiata, ma ricevette un'educazione precoce all'interno di una famiglia patriottica e rivoluzionaria. Suo padre fu il traduttore di Shakespeare, Dickens e Hugo e una figura attiva nella politica nazionale che lo costrinse con la famiglia all’esilio in Russia. Suo padre ha una libreria e Joseph inizia all’età di 5 anni a leggere libri di storia, viaggi e romanzi in Polonia e in Francia. Dopo la morte dei suoi genitori fu cresciuta da uno zio. Nel 1874 partì per Marsiglia per soddisfare la sua passione di bambino di andare per mari. Nel 1878 si unì a una nave inglese verso il Far East e l’Australia. Imparare l’inglese fu necessario per la sua qualifica di maestro marino, che ottenne nel 1886. La sua carriera di uomo di mare lo mise in relazione con uomini provenienti da ambienti e classi sociali diversi, ma comunque il lavoro rimane il tema più potente dei suoi romanzi. Nel 1890 riceve un incarico che lo porta in Africa, il cui tragitto è registrato nel suo “Congo Diary” che testimonia la sua diretta esperienza della brutalità dello sfruttamento delle colonie. Malattia febbrile e un quasi cedimento mentale furono i risultati degli orrori visti in Congo. Gli ci vollero mesi per riprendersi. Una modesta eredità ricevuta dallo zio, lo incoraggiò ad abbandonare il mare e a dedicarsi alla scrittura; nel 1895 pubblicò il suo primo romanzo: Almayer’s Folly, che incontrò il successo della critica; lo stesso anno sposò Jessie George, da cui ebbe due figli e per questo diventò fondamentale aumentare i proventi della sua scrittura. Datare le opere di Conrad non è semplice poiché alcuni libri furono pubblicati direttamente, altri in una serie di episodi che apparirono come libro unico solo dopo. Morì nel 1924 a causa di un attacco di cuore, la sua dislocazione e mezza-posizione adottata di marginalità gli fornirono la prospettiva di qualcuno dentro e allo stesso tempo fuori da tematiche politiche, culturali, sociali e linguistiche. LA SCELTA DI CONRAD DELL’INGLESE. La sua lingua nativa era il polacco, la seconda lingua il francese, ma scelse l’inglese, non perché fosse semplice, ma come strumento per eccitare emozioni offuscate. Il fatto che nessuna parola inglese abbia bordi definiti, offre un’ideale rappresentazione della sua complessa visione della vita e spiega il suo commento “è la lingua inglese che mi ha adottato, non il contrario”. AMBIENTAZIONI ESOTICHE E NASCOSTE. Conrad ambienta i suoi romanzi e storie brevi in mare o in posti esotici e questo fa equivocare i suoi romanzi, facendolo etichettare come scrittore di storie d’avventura. Il suo obbiettivo era diverso da quello degli scrittori del XIX secolo che l’avevano preceduto e la cui intenzione era stata mostrare l’interazione dell’individuo con l’intera società in cui viveva. Conrad ambienta le sue scene in modo che gli occhi del lettore non si volgano mai verso l’esterno. Al massimo la sua ambientazione è la nave che diventa una sorta di microcosmo isolato, o un fiume dell’Africa, la foresta, le montagne o il mare. L’OBBIETTIVO DELLO SCRITTORE. Non crede che il romanziere debba esporsi per divertire i suoi lettori o per insegnare loro una lezione; lui prende e descrive il complesso modello di vita così come lo vede. Il suo obbiettivo sarà presentare i fugaci momenti della vita, esplorare il significato della situazione umana. Le rivendicazioni di Conrad mostrano affinità con quella che Joyce chiama “epifania” e Virginia Wolf “moment of Being”. LA SPERIMENTAZIONE DI CONRAD. Durante gli anni in cui ottenne i suoi migliori risultati (1897-1915) Conrad sperimentò continuamente; il suo stile non era lineare ma “obliquo”. La caratteristica più ovvia delle sue storie è l’affrontare situazioni estreme, spesso con violenza e mistero. La sua preoccupazione principale non era la trama, ma l’effetto degli eventi sui personaggi coinvolti. A differenza dei romanzieri de XIX° secolo, che mostravano la futilità dei loro personaggi principali, in relazione all’immensità dell’universo o della vita di una nazione o una città moderna, i personaggi principali di Conrad sono “centrali” nello stesso modo degli eroi di una tragedia. Sono figure solitarie, radicate nel passato, impegnati in un futuro incerto. In genere sono visti esternamente, attraverso la mente degli altri o attraverso le loro azioni. TECNICA NARRATIVA. Conrad usa un ampio numero di tecniche narrative: narrazione in prima persona, narratore invisibile, diari e lettere. Molti romanzi e storie brevi sono raccontati dallo stesso narratore, Marlow, oppure hanno più di un narratore. I vari punti di vista sono il risultato del desiderio di Conrad di liberarsi dai vincoli del narratore onnisciente e di distanziare se stesso dall’esperienza dietro la storia. L’approccio impersonala di Conrad lascia che il lettore decida da solo e gli mostra anche il relativismo dei valori morali. CONCETTO DI TEMPO. Il tempo era uno dei problemi degli scrittori di romanzi, che anche Conrad dovette affrontare. Egli trovò una lineare, cronologica sequenza inadeguata e preferì rompere la normale sequenza temporale e usare salti temporali per creare l’illusione di una vita vissuta tutta in una volta da un gran numero di persone molto diverse. USO DEL LINGUAGGIO. La forma fluida dei romanzi di Conrad riflette l’infinita diversità della coscienza dell’uomo. Il dialogo è idiomatico, caratterizzato da domande ed esclamazioni, da trattini ed interiezioni. Conrad fa uso di un’incredibile ricchezza di aggettivi e di strutture complesse. TEMI. In quasi tutti i suoi lavori ricorre la situazione in cui un uomo che realizza le semplici virtù dell’onestà, del coraggio, della pietà e della fedeltà, di un ideale di comportamento è confrontato con un senso maligno contro cui queste virtù sembrano prive di potere. Conrad non è molto interessato alla vita privata, alle relazioni sessuali, alla famiglia e alle amicizie. Il suo interesse sta nella interazione di gruppi, il conflitto tra sentimenti personali e i doveri professionali. È la folla della società organizzata che da fiducia all’uomo, ma questa fiducia è ingannevole perché fallisce quando l’uomo è solo e circondato da uno sfondo selvaggio ed ostile. Così Conrad mostra che la realtà è invece la costruzione di individui coscienziosi attraverso la responsabilità individuale e il controllo di se. IL CONTESTO STORICO DEL ROMANZO. Come molti dei lavori di Conrad, Heart of Darkness, è ispirato all’esperienza personale dell’autore. Fin dall’infanzia è stato affascinato dai vuoti spazi bianchi nel mezzo della mappa dell’Africa de XIX° secolo e nel 1890 ha navigato fino alle rive del Congo su un piccolo piroscafo. Ha trascorso 6 mesi in Congo, lavorando per la “sociéte anonyme Belge pour le Commerce du Haut-Congo”. Ha quindi assistito alla specifica forma dell’imperialismo coloniale di Re Leopoldo II del Belgio, praticato nel suo Congo stato libero, visto come una proprietà personale piuttosto che lo stato del Belgio. Inoltre Leopoldo ha perseguito i suoi interessi in Congo in nome della filantropia e dell’antischiavitù. Affermò che i rappresentanti dello Stato dovevano realizzare la nobile missione di continuare lo sviluppo della civiltà in Africa, riducendo gradualmente le barbarie primitive e lottando contro i costumi sanguinari. Dovevano anche abituare la popolazione alle leggi generali, della quali la più necessari e salutare era quella sul lavoro. Costituì società concessionarie controllate da un suo rappresentante personale e, per sfruttare completamente le ricchezze dello stato del Congo, instituì la “labour tax” sui nativi nella misura di 4 ore per mese di lavoro forzato. In pratica fu brutalmente estratta dal capo delle società concessionarie con l’incoraggiamento dell’esercito locale di Leopoldo. Aumentare la produzione di avorio e gomma era la loro unica priorità, mutilazione fisica e abusi i loro metodi. STRUTTURA E LINGUAGGIO. Il romanzo presenta una serie di storie, una incorporata nell’altra. Prima c’è la cornice, fornita da un narratore anonimo; a bordo della “Nellie” introduce Marlow: un osservatore- narratore e chiude formalmente la narrazione. Tutto il resto è contenuto entro questa cornice e il racconto di Marlow include la storia di Kurtz del suo sfruttamento; è “una storia dentro una storia dentro una storia”. Anche i personaggi minori raccontano le loro storie e dichiarano la loro visione di kurtz. La struttura complessa del romanzo è sostenuta da un continuo spostarsi indietro a avanti nel racconto di Marlow, nel quale egli crea suspense e interesse ritardando i dettagli del suo incontro con Kurtz. Il realismo psicologico è rinforzato dal linguaggio che è caratterizzato da discorsi idiomatici, ironia e spesso dalla difficoltà di Marlow di spiegare le sue esperienze, veicolate attraverso aggettivi vaghi ed inquietanti (unspeakable, unimaginable, inscrutable, nameless). Il romanzo è ricco di immagini, simbolismo e parallelismi – come ad esempio quello tra il fiume Thames e il Congo, tra Marlow w Kurtz”- così come di opposizioni: bianco e nero, luce ed oscurità. È interessante notare che il significato tradizionale di luce ed oscurità, dato dal narratore della cornice, è gradualmente sovvertito come una prospettiva narrativa di Marlow che si rivela. Per il narratore della cornice la luce è associata alla calma, alla pace, alla bellezza e alla bontà. Il buio d’altra parte è visto come una minaccia alla luce e, in definitiva, come un demone. Appena Marlow penetra l’oscurità dell’Africa, il nero acquista una connotazione positiva: è il colore della giungla, dei primitivi, nobilita l’ambiete e i suoi abitanti. Il bianco invece, è associato all’aspetto negativo del colonialismo: violenza, sfruttamento, ipocrisia, indifferenza.
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