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RIASSUNTO ECONOMIA AZIENDALE, Schemi e mappe concettuali di Economia Aziendale

RIASSUNTO ECONOMIA AZIENDALE OTTIMO PER STUDIO\RIPAsso

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2020/2021

Caricato il 17/10/2021

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Scarica RIASSUNTO ECONOMIA AZIENDALE e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Economia Aziendale solo su Docsity! Dispense di Economia Aziendale Corso di Laurea Triennale in Scienze e Tecniche Psicologiche Prof.ssa Silvia Testarmata MODULO 3 Parte I La gestione nel suo aspetto finanziario ed economico Anno Accademico 2020-2021 SOMMARIO MODULO 3 21 22. 24. 25. 26. 6.1 6.2. LA GESTIONE NEL SUO ASPETTO FINANZIARIO ED ECONOMICO LA GESTIONE E LE SUE CARATTERISTICHE I CICLI DELL'ATTIVITÀ AZIENDALE Il circuito della produzione 2.1.1. I fattori produttivi 2.1.2. Le risorse aziendali 2.1.3. Il fenomeno dell'obsolescenza 2.1.4. I prodotti Il circuito dei finanziamenti attinti 2.2.1. I finanziamenti attinti con vincolo di capital di proprietà 2.2.2. I finanziamenti attinti con vincolo di capital di prestito Il circuito dei finanziamenti concessi I debiti e i crediti di funzionamento e il loro regolamento Relazioni tra il circuito dei finanziamenti e il circuito degli investimenti Lo schema totale delle operazioni di impresa L’ASPETTO FINANZIARIO E L'ASPETTO ECONOMICO DELLA GESTIONE L'aspetto finanziario della gestione L'aspetto economico della gestione LA RAPPRESENTAZIONE DELL’ATTIVITÀ AZIENDALE IN OPERAZIONI, VALORI E VARIAZIONI L’ECONOMICITÀ DELLA GESTIONE L’EQUILIBRIO ECONOMICO E FINANZIARIO L'equilibrio economico L'equilibrio finanziario INDICE DELLE OPERE CITATE 22 25 27 28 44 47 49 31 55 1. La gestione e le sue caratteristiche Le manifestazioni di vita dell’azienda devono essere governate o, con altra parola di significato immediato, amministrate. Diversamente l’organismo aziendale non è in grado di sopravvivere e svilupparsi durevolmente nel tempo e, quindi, di adempiere alla sua funzione di strumento volto alla soddisfare, in modo economico i bisogni umani. In questa prospettiva, l’amministrazione economica dell’azienda si realizza secondo tre fondamentali direttrici o momenti: l’organizzazione, la gestione e la rilevazione. Nel modulo 2 è stato analizzato il primo, fondamentale, momento dell’amministrazione economica dell’azienda costituito dall’orgarizzazione. Il secondo fondamentale momento dell’ammini- strazione economica, che sarà oggetto del presente modulo, è costituito dalla gestione aziendale. L’attività economica svolta dall’azienda costituisce la gestione aziendale, cioè quel sistema di operazioni svolto con continuità nel tempo e nello spazio per il soddisfacimento di prescelti bisogni umani. La gestione, in prima approssimazione, è dunque rappresentata dal complesso di operazioni, compiute dal fattore umano sul capitale, attraverso il quale si esplica /a fiwzione di produzione per lo scambio di mercato, propria dell’azienda. La gestione è strettamente collegata all’organizzazione. Data una certa organizzazione, infatti, è possibile svolgere la gestione solo secondo determinate modalità; viceversa, volendo sviluppare la gestione secondo certe modalità, è necessario disegnare un’organizzazione che ne renda possibile lo svolgimento nella direzione prescelta. I legami tra gestione e organizzazione si manifestano a livelli di struttura e di sistemi operativi. La struttura, infatti, definisce i criteri di divisione del lavoro e, dunque, le modalità di svolgimento delle operazioni di gestione che a tali criteri si devono conformare. Quanto ai sistemi operativi, i collegamenti più evidenti si manifestano con i meccanismi di informazione, pianificazione e controllo. Le operazioni di gestione, infatti, così come precedentemente definite, sono solo l’aspetto visibile di un fenomeno più complesso entro il quale si possono individuare tre momenti distinti ma complementari: — cognitivo, MODULO 3 produttivi in prodotti resterebbe solo potenziale e non potrebbe concorrere a soddisfare i bisogni umani. L’azienda, quindi, non riuscirebbe a realizzare la propria funzione. Esaminando le fasi della gestione, risulta evidente che quelle di provvista (in senso ampio) e di scambio mettono in contatto l’azienda con l'esterno, ossia con l’ambiente. La fase di trasformazione, invece, è prettamente interna all'azienda. Si distingue, dunque, fra gestione esterna e gestione interna. Le fasi della gestione interna ed esterna ' ' ' ' ' ' ' ' I INPUT | i OUTPUT | I I Do | | z kE A I ' q 9 a PROVVISTA bea TRASFORMAZIONE ecleeo) SCAMBIO 2 [RSI “ =° I | o i ' ' ' fi] GESTIONE | GESTIONE i GESTIONE ESTERNA I INTERNA ! ESTERNA ' ' La distinzione è importante volendo costruire un modello che aiuti a rappresentare e analizzare i tratti comuni della gestione di ogni azienda. A ben vedere, infatti, è proprio sul piano della trasformazione, ossia della gestione interna, che le diverse tipologie di imprese mostrano le maggiori differenze, È, dunque, alla gestione esterna che bisogna volgere l’attenzione. La gestione dell’azienda non è rappresentata da un unico grande processo. Al contrario, è la combinazione di tanti processi “elementari”, ognuno dei quali suddiviso nelle fasi indicate, fasi che, a loro volta, raccolgono operazioni omogenee. I singoli processi elementari e le operazioni di gestione di cui essi si compongono sono strettamente legati nel #50 e nello spazio. Nel tempo, in quanto la gestione ha un andamento cidivo, sequenziale. Alla fase di provvista segue la trasformazione e a questa segue lo scambio di mercato. Con lo scambio la gestione non termina, ma si riattiva attraverso una nuova fase di provvista e così via. Ogni processo elementare, pertanto, è condizionato dalle modalità di svolgimento dei processi che lo hanno preceduto e, a sua volta, condiziona i processi che lo seguiranno. Nello spazio, in quanto ogni istante (quindi indipendentemente dal fluire del tempo) vengono attivati simultaneamente più processi elementari che in varia misura si sovrappongono. 10 LA GESTIONE NEL SUO ASPETTO FINANZIARIO ED ECONOMICO Nella realtà, dunque, la gestione non si presenta come una successione ordinata di fasi distinte, ma come un sistema di operazioni e processi nei quali le operazioni che si trovano in diverse fasi di avanzamento sono strettamente correlate e interdipendenti. La distinzione sequenziale provvista- trasformazione-scambio, dunque, è solo un espediente concettuale per schematizzare e semplificare un fenomeno, per sua natura, ben più complesso e articolato (Giunta, 2008 pp. 141-147). 2. I cicli dell’attività aziendale Una volta identificate le fasi fondamentali che caratterizzano la gestione di ogni azienda, il modello di analisi economico-aziendale focalizza la sua attenzione sulle fasi di gestione esterna. Queste fasi vengono inizialmente osservate guardando alle diverse operazioni tecniche attraverso le quali si realizzano. È possibile, dunque, distinguere tre principali cicli (o circuiti) delle attività economiche svolte dall’azienda: — il circuito della produzione; — il circuito dei finanziamenti attinti; — il circuito dei finanziamenti concessi Si precisa che l’analisi dei cicli dell’attività aziendale sarà svolta con riferimento alle aziende che producono per il mercato, o imprese. Tuttavia i grandi temi sviluppati con riferimento alle imprese sono comuni o largamente estensibili alle altre classi di aziende considerate. La trattazione dei cicli dell’attività aziendale è ripresa da Cavalieri E., Ferraris Franceschi R (2005), Economia Aziendale: attività e processi produttivi, Giappichelli, Torino, Volume I, pp. 105-203). 2.1. Il circuito della produzione L'attività peculiare che caratterizza l’azvenda orientata al profitto o impresa, nel senso che qualifica il suo comportamento, è rappresentata dalla produzione per il mercato intesa come quel complesso di azioni coordinate che consentono la trasformazione dei fattori produttivi acquistati in prodotti da collocare sui mercati di sbocco a prezzi remuneratori. Più precisamente, tale attività prevede: a) l'acquisizione (o provvista) sui mercati di approvvigionamento dei fattori produttivi, dei beni e servizi, cioè, che sono necessari per attivare la combinazione produttiva (o trasformazione) — in virtù di un vincolo di destinazione produttiva — per l’ottenimento del prodotto; b) l’utilizzazione di tali fattori produttivi per dar vita alla combinazione produttiva e trasformare i fattori medesimi in prodotti, c) la vendita, sui mercati di collocamento, a prezzi adeguati, del o dei prodotti ottenuti dalla combinazione produttiva mediante uno o più atti di scambio. 11 MODULO 3 Il circuito della produzione Mercati di Mercati di collocamento approvvigionamento Entrate di Uscite di denaro denaro Andamento del denaro TA CE” E Vendita 2° \\ Acquisizione prodotti fattori produttivi Andamento della ‘ produzione z ‘ . z Ottenimento Combinazione N Prodotti produttiva y (Atti di gestione interna) Da quanto precede si evince che per fattori produttivi si intendono tutti i beni e tutti i servizi — strettamente correlati ed interdipendenti per qualità e quantità — che si acquistano sui mercati e si utilizzano all’interno della combinazione produttiva per rendere possibile l'ottenimento del prodotto. La perdita da parte del fattore produttivo dell'idoneità a partecipare all’attività produttiva dell’impresa fa cessare, per il bene economico in discorso, la qualifica di fartore produttivo. La caduta di ogni vincolo di interdipendenza con gli altri fattori produttivi potrebbe condurre allo stra/eo del fattore produttivo dalla combinazione produttiva alla quale è divenuto — per differenti possibili ragioni di carattere tecnico o economico — estraneo. Le acquisizioni dei fattori produttivi pongono l'impresa in contatto con i mercati di approvvigionamento (o di acquisto), con tutti i punti dello spazio, cioè, dove operano i potenziali fornitori che possono otfrire tali fattori all'impresa, a prezzi e condizioni variabili nel tempo. Su tali mercati, lofferta dei fornitori si confronta con la domanda delle imprese utilizzatrici. Tra i mercati di cui, in prima approssimazione, si parla si deve includere il erazto del fattore lavoro, anche se — ovviamente — si tratta di un mercato del tutto anomalo, ove i prezzi e le condizioni generali e particolari del rapporto di lavoro non nascono semplicemente dall’incontro tra la domanda e l’offerta, ma sono la conseguenza di un complesso ordinamento, posto a tutela della dignità del lavoro dell’essere umano. Il prodotto è il risultato finale dell’attività della combinazione produttiva: si tratta, anche in questo caso, di beni e servizi che l’impresa ottiene combinando opportunamente i fattori produttivi. La vendita 12 LA GESTIONE NEL SUO ASPETTO FINANZIARIO ED ECONOMICO monetari che vengono ceduti ai fornitori dei beni o dei servizi acquistati. Tale sacrificio di mezzi monetari viene denominato costo di acquisto dei fattori produttivi. Il costo di acquisto dei fattori produttivi è dato, infatti, dalla quantità di denaro che deve essere ceduta per ottenere — in regime di scambi monetari — una definita quantità di fattori produttivi. Più precisamente, il costo di un qualsiasi /s0 fattore (ci) è dato dalla quantità oggetto di negoziazione dell’iesizzo fattore (1) moltiplicata per il suo prezzo (pi): ci=fixpi Il prezzo di acquisto di un fattore produttivo è la quantità di denaro che occorre cedere per ottenere una unità (di misura) di quel fattore, ossia il valore di scambio del fattore produttivo. Il prezzo, per sua natura, è sempre unitario; il costo è complessivo e si riferisce a definiti volumi oggetto di negoziazione. Si osservi che, nelle operazioni di acquisto dei fattori produttivi, il costo è zus4rato, ossia determinato nel suo ammontare, dalla quantità di denaro che esce dall’impresa. Ogni operazione di acquisto di fattori produttivi, che si sostanzia in una cessione di mezzi monetari (uscite di denaro), può quindi essere osservata sotto un duplice aspetto: da un lato, l'uscita di denaro (aspetto monetario dell’opera- zione), dall’altro il sacrificio in termini di ricchezza investita (costò) che si sostiene per acquisire un elemento necessario alla combinazione produttiva. Acquisiti i fattori produttivi, possono essere compiute tutte le attività necessarie per ottenere il prodotto. La fase della wmbinazione produttiva, infatti, si estrinseca nel complesso di operazioni — di natura, intensità e complessità differenti a seconda delle caratteristiche dell’attività produttiva — attraverso le quali i fattori produttivi vengono utilizzati, in modo coordinato, per realizzare i beni e/o i servizi oggetto dell'attività produttiva dell'impresa. Si tratta di un insieme di operazioni interne (atti di gestione interna), in quanto non pongono impresa a contatto con i mercati (atti di gestione esterna), ma si esauriscono nel processo di trasformazione di beni e servizi disponibili (i fattori produttivi acquistati) in beni e servizi di differente qualità economica (i prodotti ottenuti). Il collocamento dei prodotti sui mercati di sbocco rappresenta la fase terminale del processo produttivo. Le risorse monetarie, investite nel momento dell'aquisizione dei fattori produttivi, vengono recuperate (disinvestimenti) assia ritornano in forma monetaria attraverso la vendita del prodotto. Si può definire ricavo di vendita, dunque, la quantità di denaro ottenuta vendendo — in regime di scambi monetari — 4a determinata quantità del prodotto generato dalla combinazione produttiva. Più precisamente, il ricavo di qualsiasi prodotto /e570 (Ri) è dato dalla quantità oggetto di negoziazione dell’iesizzo prodotto (Qi) moltiplicata per il suo prezzo di vendita (Pi): Ri=QixPi Anche nelle operazioni di vendita del prodotto i ricavi vengono mirati, ossia determinati nel loro ammontare, dalla quantità di denaro che affluisce all'impresa. Le operazioni di vendita dei prodotti, 15 MODULO 3 possono, pertanto, essere osservate sotto un duplice aspetto: da un lato le entrate di denaro (aspetto monetario dell’operazione), dall’altro / reasperi della ricchezza investita (ricavi) che si ottengono vendendo i prodotti sul mercato di sbocco. Le fasi descritte si sviluppano, normalmente con una circolarità rappresentabile nello schema del circuito della produzione, ove la linea orizzontale tratteggiata separa visibilmente le operazioni che caratterizzano le varie fasi osservate (acquisizione fattori produttivi, atti di gestione interna, vendita dei prodotti) dal loro aspetto monetario (entrate e uscite di denaro). I mezzi monetari si “immergono” nell’attività produttiva trasformandosi in fattori specifici; “risorgono” in forma di denaro con la vendita dei prodotti ottenuti attraverso la combinazione produttiva. Il senso di rotazione del circuito della produzione va, dunque, dalle uscite (U) per l’acquisto dei fattori produttivi alle entrate (E) rivenienti dalla vendita dei prodotti. Dunque, la ricchezza a disposizione dell'impresa si modifica nel tempo, in relazione al rapporto quantitativo che si instaura tra il flusso degli investimenti e quello dei recuperi, e cioè tra le risorse monetarie immerse nella vicenda produttiva e quelle che risorgono in forma monetaria attraverso la vendita dei prodotti, tra i costi sostenuti e i ricavi conseguiti. Qualora il valore dei recuperi (ricavi) sia sistematicamente superiore a quello degli investimenti (costi) si attiva un meccanismo virtuoso di creazione di muova ricchezza, autogenerata dai processi produttivi, che viene definito reddito positivo © utile. Viceversa, qualora l'impresa non riesca a recuperare integralmente — attraverso i ricavi conseguiti per la vendita dei prodotti — i mezzi monetari investiti nell’acquisto dei fattori produttivi, si attiva un processo di distruzione di ricchezza, che da luogo a un reddito negativo © perdita. I flussi di reddito, quindi, dipendono dalla differenza fra ricavi e costi relativi ai prodotti realizzati e venduti dall'impresa o, se si preferisce, tra il valore complessivo dei fattori assorbiti dalla produzione venduta e il valore che i mercati hanno riconosciuto all'impresa acquistando i prodotti da essa realizzati. Il valore (reddito) prodotto dall’impresa attraverso la sua attività trova la propria genesi: — nella presenza di risorse aziendali atte a generare competenze distintive, ossia capaci di conferire all'impresa specifiche potenzialità e attitudini, che le consentono di godere di vantaggi competitivi, ossia della possibilità di competere con più elevate probabilità di successo; — nella presenza di adeguate condizioni di efficienza in tutta la carena del valore, e cioè in tutta la successione di attività che necessariamente si debbono svolgere per ottenere e vendere prodotti. Si osserva altresì che spesso l’impresa si trova a operare all’interno di logiche cooperative che includono rapporti con fornitori e clienti: si crea un’integrazione delle catene del valore delle imprese partecipanti che si ricompongono i sistezzi o costellazioni di valore. Appare evidente come, in tali situazioni, le competenze distintive e i conseguenti vantaggi competitivi sono il risultato di comportamenti virtuosi in ciascuna delle differenti unità produttive (imprese) che compongono il sistema o la costellazione del valore. 16 LA GESTIONE NEL SUO ASPETTO FINANZIARIO ED ECONOMICO 2.1.1.I fattori produttivi Soffermandosi più approfonditamente sulla fase di provvista, o di acquisizione dei fattori produttivi necessari per svolgere l’attività economica si ricorda che, a seconda delle modalità di partecipazione al processo produttivo, i fattori produttivi possono essere distinti in faztori produttivi a fecondità semplice e fattori produttivi a fecondità ripetuta. I fattori produttivi a fecondità semplice esauriscono la loro utilità economica partecipando a un unico ciclo (0 circuito) produttivo. Cessano, quindi di esistere, come fattori produttivi, non appena vengono utilizzati all’interno della combinazione produttiva. Ad esempio, le materie prime cedono tutta la loro utilità nel momento in cui vengono impiegate per realizzare il singolo prodotto. I fattori produttivi a fecondità ripetuta, invece, cedono la loro utilità economica a più cicli (0 circuiti) produttivi, ai quali partecipano mantenendo inalterate le loro caratteristiche tecniche di fattori produttivi. Il loro utilizzo, talora, si protrae per un considerevole arco di tempo. Ad esempio, i macchinari si “consumano” gradualmente a mano a mano che si realizzano i prodotti. È agevole comprendere che il fattore a fecondità semplice è correlato all'economia del prodotto per l'ottenimento del quale cede completamente la sua utilità economica, mentre il fattore a fecondità ripetuta è correlato all'economia di tutti i prodotti — differenti talora anche nella configurazione qualitativa — che con il suo concorso si possono ottenere (0, se si preferisce, per l’ottenimento dei quali il fattore cede dosi di utilità). Si prospettano, quindi, differenti modalità di recupero dei mezzi monetari a seconda che siano investiti in fattori a fecondità semplice o ripetuta. Il recupero dei mezzi monetari investiti nell'acquisizione dei fattori a fecondità semplice, infatti, è affidato al ricavo di vendita del prodotto ottenuto dall’unico ciclo produttivo al quale il fattore a fecondità semplice partecipa, cedendo completamente la sua utilità. Per contro, il reospero dei mezzi monetari investiti vell'acquisizione dei fattori a fecondità ripetuta è attidato al complesso dei ricavi rivenienti dalla vendita di tutti i prodotti ottenuti da tutti i cicli produttivi ai quali i fattori a fecondità ripetuta hanno partecipato. Ne consegue che il recupero attraverso i ricavi avviene gradualmente nel tempo: a mano a mano che si collocano i prodotti, ottenuti con il concorso dei fattori a fecondità ripetuta, una parte dei mezzi monetari investiti nell’acquisizione degli stessi ritorna disponibile in forma monetaria. Tale gradualità di recupero interessa sovente tempi sufficientemente lunghi. I fattori produttivi possono essere ulteriormente distinti in base al requisito della mazerialità, in fattori produttivi materiali e immateriali. I beni (fattori produttivi materiali) sono costituiti da utilità economiche aventi consistenza fisica (es., merci, materie prime, macchine, impianti, mobili, immobili, etc... I servizi (fattori produttivi immateriali), infatti, sono costituiti da utilità economiche prive di consistenza fisica, ma egualmente disponibili per lo svolgimento della combinazione produttiva (es., diritti di utilizzo di brevetti, formule, 17 MODULO 3 nelle scelte concernenti cosa produrre (il prodotto); per chi produrre (il mercato); e come produrre (la tecnologia). Il lavoro imprenditoriale, svolto dal soggetto economico e/o dai manager, deve essere affiancato da un'attività meno creativa e più attuativa, in molti casi fisica, materiale, attraverso la quale concretizzare le idee imprenditoriali. È questa la funzione del /avoro attuativo, che viene svolto, solita- mente, da lavoratori alle dipendenze del soggetto giuridico dell’impresa, ossia da lavoratori subordinati. Il capitale umano è un capitale “preso a prestito” e non di proprietà dell’impresa. I lavoratori, con il loro bagaglio di conoscenze, infatti, a differenza degli elementi del capitale di funzionamento (terreni, impianti, macchinari, brevetti, licenze, marchi, merci, etc.), non possono essere vincolati alla combinazione produttiva. Essi forniscono un servizio in cambio della remunerazione e di altri benefici di natura non monetaria che l’impresa è in grado di offrire. Proprio per garantire continuità allo svolgimento dell’attività di produzione economica è necessario individuare modalità che assicurino la costante disponibilità di lavoro con elevate caratteristiche qualitative. In alcuni casi, infatti, la perdita di determinate professionalità chiave può causare gravi danni all'impresa. Per vincolare e valorizzare il fattore umano occorre tener conto degli aspetti di natura 707 economica propri di tale fattore. L’uomo rappresenta, anzitutto un sérfezza biologia, ossia un complesso di strutture muscolo- scheletriche, chimiche, nervose. Egli, però, è anche e soprattutto un sisteza di personalità, in quanto portatore di un complesso di esigenze di natura psicologica che ne determinano gli atti di comportamento e le motivazioni al lavoro. Le principali esigenze psicologiche possono ricondursi a bisogni di socialità, sicurezza, stima (propria e da parte degli altri), potere, autorealizzazione. Le menzionate esigenze fisiche e psicologiche devono trovare adeguate risposte nell’attività che ogni individuo svolge e nell'ambiente in cui quotidianamente vive. Il fattore umano, in sostanza, è un fattore produttivo ben differente dagli altri. Il suo impiego pone problemi estremamente delicati dalla cui soluzione dipende la possibilità di economico sfruttamento del capitale di funzionamento dell’impresa. L’impresa vive nell'ambiente e instaura costantemente relazioni con soggetti terzi che possono contribuire, più o meno direttamente, a decretarne il successo o il fallimento. Indubbiamente un'impresa che rispetta le norme giuridiche e quelle etiche, l’ambiente e le minoranze sociali, adempie puntualmente ai propri impegni e valorizza il fattore umano in essa impiegato si propone come un interlocutore capace di attrarre le risorse migliori da impiegare nella produzione. In questa prospettiva, la reputazione di chi governa l'impresa, le conseguenti relazioni con le forze economiche, politiche e sociali che l'impresa instaura sono tutti elementi che concorrono profondamente a un economico svolgimento dell’attività aziendale. Il complesso delle conoscenze alla base delle relazioni che l'impresa crea con i dipendenti, dienti, fornitori, finanziatori, istituzioni e interlocutori sociali ha, dunque, un potenziale valore che può essere definito capitale relazionale. 20 LA GESTIONE NEL SUO ASPETTO FINANZIARIO ED ECONOMICO Particolarmente importanti, nella prospettiva del capitale relazionale, sono i rapporti che legano impresa al mercato, sia al mercato dei prodotti e servizi offerti dall’impresa, sia il mercato delle risorse, specie quelle finanziarie. Marca, notorietà, affidabilità e immagine sono espressioni di risorse intangibili che maturano negli scambi di mercato e che concorrono a formare la componente relazionale del capitale intellettuale. Tale componente, in ogni caso, non è rappresentata soltanto dalle capacità dell'impresa di farsi conoscere sul mercato, ma anche e soprattutto da quanto l’impresa conosce il mercato. La possibilità di cogliere e, per quanto possibile, anticipare i bisogni dei clienti e la capacità di indirizzare verso essi una comunicazione personalizzata sui loro diversi profili rappresentano l'elemento determinante per rafforzare il capitale relazionale e ottenere il successo dell'impresa. Un ulteriore insieme di elementi che concorrono ad alimentare il capitale intellettuale è rappresentato dalla conoscenza accumulata nell'impresa in merito alle interazioni che si determinano fra capitale umano, capitale relazionale e capitale di funzionamento. Da tale conoscenza prende vita il capitale strutturale. Un primo ordine di fattori nei quali trova espressione il capitale strutturale può essere individuato negli assetti istituzionali dell'impresa. La veste giuridica adottata, la composizione qualitativa del soggetto economico con la sua capacità di guida imprenditoriale, la localizzazione dei centri di produzione e l’articolazione secondo logiche di gruppo sono esempi di condizioni immateriali “istituzionali” che esercitano un ruolo determinante sull’attività economica dell’impresa. A questi fattori si possono aggiungere le corosenze codificate in brevetti, procedure, formulari, schede tecniche, archivi, etc. condivise dal personale aziendale e trasmissibili nel tempo e nello spazio. In conclusione, il patrimonio intangibile dell'impresa, considerato nelle sue diverse componenti, è il risultato di competenze molteplici e differenziate, relative a processi di trasformazione, alla tecnologia, al mercato e alla clientela, alle risorse finanziarie, alla marca, all'immagine trasmessa a terzi, ai rapporti con le diverse dimensioni dell’ambiente. Il contributo del capitale intellettuale ai risultati ottenuti dall’impresa è tanto maggiore quanto più efficace ed efficiente è la gestione delle sue componenti e, soprattutto, delle interdipendenze che esistono fra esse. È, infatti, l'interazione fra le componenti che stimola la crescita del capitale intellettuale, favorendo il pieno sfruttamento delle risorse finanziarie e materiali e, di conseguenza, lo sviluppo e la prosperità dell’impresa. La crescita delle risorse visibili che formano il patrimonio intellettuale, comunque, richiede investimenti non diversamente dal capitale di funzionamento. Una delle caratteristiche delle risorse invisibili, però, è che esse, in larga parte, possono essere generate come naturale complemento delle operazioni giornaliere svolte nell’impresa. Una buona reputazione dell'azienda, ad esempio, può nascere in conseguenza di una progettazione accurata del prodotto senza ulteriori investimenti aggiuntivi. Analogamente, le conoscenze acquisite attraverso la produzione di una linea di determinati prodotti possono essere sfruttate come risorse invisibili da utilizzare per la produzione di prodotti diversi. 21 MODULO 3 Ancora, una rete di assistenza efficace e capillare può costituire una fonte di informazioni preziosa sui desideri e sulle tendenze della clientela. È, in ogni caso, evidente che questo processo di accumulazione si realizza nel tempo ed è intimamente legato con l’informazione Dall’ambiente provengono le informazioni che vanno a costituire risorse invisibili, quali le conoscenze tecnologiche, le informazioni sui mercati e sui bisogni dei consumatori. Anche le informazioni che vanno dall'azienda verso l’ambiente sono, a loro volta, generatrici di risorse invisibili, contribuendo a creare la reputazione e l’immagine, sia della marca sia dell'impresa nel suo complesso. Reputazione e immagine si formano, infatti, grazie all’accumulo di notizie presso 1 clienti, fornitori, istituzioni creditizie, etc. Questa massa di informazioni, interne ed esterne, alimenta la altura aziendale, che del patrimonio intellettuale rappresenta il momento unificante. Proiettata in chiave aziendale, la cultura indica le idee che, in un dato contesto di produzione, sono considerate di valore comune, i tipi di processi mentali, gli atteggiamenti e il genere di individui che sono ben accetti. Essa conferisce a ciascun membro dell'impresa un metodo caratteristico per trasmettere e analizzare le informazioni. Definisce, cioè, un modo condiviso di vedere le cose, fissa i parametri per decidere e stabilisce il sistema dei valori. Ciò conferma la necessità di una profonda e costante interazione fra tutti gli elementi che compongono l’impresa e fra questi e l’ambiente. È, infatti, tale interazione che determina il formarsi della conoscenza aziendale e il suo assiduo adeguamento al continuo evolversi della realtà economica e sociale di cui l’impresa è parte (Giunta, 2008 pp. 52-58). 2.1.3.Il fenomeno dell'obsolescenza Con riferimento ai fattori produttivi a fecondità ripetuta, si è detto che essi cedono la loro utilità economica a più cicli (o circuiti) produttivi, ai quali partecipano mantenendo inalterate le loro caratteristiche tecniche di fattori produttivi. Il loro utilizzo, talora, si protrae per un considerevole arco di tempo. Da ciò consegue che ogni fattore a fecondità ripetuta è correlato all’economia di tutti i prodotti — differenti talora anche nella configurazione qualitativa — che si possono ottenere con il suo concorso nell’arco di tempo della sua utilizzazione. Il recupero dei mezzi monetari investiti nell’acquisizione dei fattori a fecondità ripetuta, pertanto, è affidato al complesso dei ricavi rivenienti dalla vendita di tutti i prodotti ottenuti da tutti i cicli produttivi ai quali i fattori a fecondità ripetuta hanno partecipato. Vengono ora approfondite alcune problematiche relative all'economia dei fattori a fecondità ripetuta appena delineata. Il primo problema che si pone all’attenzione è quello di definire l'ampiezza temporale di utilizzo dei differenti fattori a fecondità ripetuta dei quali l'impresa deve dotarsi per svolgere convenientemente i progettati processi produttivi. In prima istanza, l'arco di tempo nel quale il fattore a fecondità ripetuta 22 LA GESTIONE NEL SUO ASPETTO FINANZIARIO ED ECONOMICO abbandonati, sempre che tali fattori non siano dotati di flessibilità di utilizzo, che li rende idonei per altri processi produttivi. Nelle economie di mercato, caratterizzate da elevati livelli di innovazione, l’arco di tempo nel quale un fattore a fecondità ripetuta può essere convenientemente utilizzato è sovente determinato dall’insorgere del fenomeno dell’obsolescenza, che tende a accorciare al vita utile dei fattori rispetto al tempo di durata fisica o di tutela giuridica degli stessi. Il recupero dei mezzi monetari investiti per acquisizione dei fattori produttivi a fecondità ripetuta, pertanto, deve essere chiesto ai ricavi che potranno essere conseguiti nel tempo di vita utile (to-tm) di tali fattori, se è vero che al tempo tm dovranno essere dismessi dall’uso, ancorché perfettamente funzionanti, in quanto economicamente inidonei ad esprimere processi produttivi vincenti. La vita utile e la durata fisica dei fattori a fecondità ripetuta to toto t to tm ""* Tempo di vita utile del fattore produttivo a fecondità ripetuta tot, — Tempo di durata fisica (o tutela giuridica) del fattore produttivo a fecondità ripetuta 2.1.4.I prodotti All’interno della complessa attività produttiva tipica dell'impresa, per combinazione produttiva in senso stretto si intende l’insieme delle attività ordinate in processi produttivi attraverso le quali le risorse aziendali vengono trasformate in prodotti finiti. I prodotti finiti sono i beni e i servizi che l’impresa ha consapevolmente scelto di produrre per collocarli su differenti mercati di sbocco. Tali prodotti potranno essere idonei a soddisfare direttamente le esigenze dei consumatori finali (cosiddetti prodotti finali), oppure potranno essere acquistati da altre imprese che li utilizzano come fattori all’interno dei loro processi produttivi. 25 MODULO 3 Nella realtà operativa, l’impresa strutturata per ottenere un unico prodotto (o monoprodotto) è sempre più rara. La combinazione produttiva nella maggior parte dei casi è volta a realizzare, attraverso i processi, una g477774 più o meno ampia di prodotti che possono: — appartenere a differenti assi o famiglie (impresa diversificata); — articolarsi su diverse /iee per ogni classe; — svilupparsi in vari yuodelli per ogni linea. Occorre inoltre osservare che è sempre più difficile pensare a prodotti (beni e servizi) che siano offerti sul mercato cozze fali e non inseriti in un pacchetto complesso che include anche una certa gamma di servizi accessori, integrati in modo sempre più ampio e indissolubile con la produzione principale. La possibilità di collocare sul mercato un prodotto principale, cioè, richiede con sempre maggiore frequenza la prestazione di un insieme, talora ampio e sofisticato, di servizi che precedono, accompagnano o seguono l’utilizzo di quel prodotto principale. In molti casi il prodotto consiste addirittura in un sisteza complesso di servizi wordinati. In tale contesto, lo stesso rapporto tra produttore (di beni e servizi) ed utilizzatore tende sempre più a evolvere da una relazione di scambio (nella quale il produttore pensa, progetta il prodotto, lo cede all'acquirente ricevendone un prezzo e quest’ultimo, poi, utilizza il prodotto acquisito) ad una relazione di servizio, ovvero di sistematica collaborazione (nella quale fornitore, produttori e utilizzatori contribuiscono in vario modo alla realizzazione di un disegno generale, che include in una visione unitaria la progettazione, la produzione e l’utilizzo del prodotto). In tal senso, si progetta 4 prodotto con W concorso dei fornitori im um processo di creazione di valore per gli utilizzatori La stessa distinzione tra beni e servizi, i primi dotati di materialità e possibilità di conservazione di cui i secondi sono privi, diventa sempre più sfumata e appare razionalmente inaccettabile ove si consideri che un bene è un contenitore di utilità economiche, ossia di servizi, che si liberano e diventano fruibili al momento del suo uso. A ben vedere, anche i prodotti hanno un proprio cido di vita. All’interno di tale ciclo si sviluppano le fasi che la vita del prodotto attraversa nel tempo: — la fase di wtroduzione è caratterizzata da bassi volumi di vendita e da elevati costi per il lancio del prodotto; — la fase di svi/uppo comporta una forte crescita delle vendite accanto ai costi (di pubblicità) ancora elevati; — la fase della marzrità prevede un rallentamento del tasso di crescita delle vendite e una riduzione dei costi per vendere il prodotto; — la fase della sazzrazione, si qualifica per un livello di vendite in leggera diminuzione, ma prevede costi più elevati per sostenere il prodotto; — la fase del dedino, infine, comporta la riduzione dei volumi di vendita e dei costi fino a esaurimento della vita utile del prodotto. 26 LA GESTIONE NEL SUO ASPETTO FINANZIARIO ED ECONOMICO Il cido di vita del prodotto Ricavi e Costi Cara 2.2. Il ciroito dei finanziamenti attinti Per poter acquistare fattori produttivi, dar vita al circuito della produzione e rinnovare i cicli produttivi, l'impresa deve disporre di risorse monetarie da “investire”, da trasformare, cioè, in fattori produttivi specifici. Le risorse monetarie possono rendersi disponibili per effetto dei fimanziamenti attinti da fonti esterne o per effetto del conseguimento dei ricavi che “chiudono” il circuito della produzione. I finanziamenti esterni possono essere attinti dall’impresa: — attraverso conferimenti di denaro da parte dell’unico proprietario, nell'impresa individuale, o dei soci, nell’impresa di società. I mezzi che affluiscono all'impresa per tale via costituiscono il “capitale di proprietà conferito” o “patrimonio conferito”; — attraverso prestiti contratti nei confronti di terzi. I mezzi monetari che affluiscono all’impresa per tale via costituiscono il “capitale di prestito”, a fronte del quale sussistono obbligazioni di restituzione a definite scadenze (debiti verso finanziatori). Le due alternative attraverso le quali i finanziamenti possono essere attinti differiscono profondamente non soltanto sotto il profilo giuridico, ma anche negli aspetti che attengono più direttamente all’attività dell’impresa, alla sua economia. Si pensi ad esempio ai differenti tempi di permanenza del capitale di proprietà, legato in modo durevole all’economia dell’impresa, rispetto a quello di prestito, che pone problemi di rimborso alle scadenze contrattuali, o alle differenti modalità di remunerazione. 27 MODULO 3 combinazione produttiva; di prodotti semilavorati da completare o di prodotti finiti da collocare sui mercati di sbocco; ma anche di diritti da far vantare nei confronti dei terzi (crediti). Gli apporti possono essere costituiti da uno o più beni singolarmente utilizzabili nell’attività produttiva (apporti disgiunti), ma potrebbero essere costituiti anche da un insieme di beni avvinti da vincoli di complementarietà economica, ossia capaci — ove correttamente gestiti — di realizzare autonomi obiettivi di produzione (apporti congiunti). Quest'ultima ipotesi è relativa al conferimento di un complesso aziendale funzionante (ossia di un’impresa, o di una parte d’impresa strutturata per sviluppare autonomamente processi produttivi), la cui attività appare complementare al disegno produttivo dell'impresa assorbente. 2.2.2.I finanziamenti attinti con vincolo di capitale di prestito Nella misura in cui i programmi degli investimenti che il governo d’impresa ritiene di dover realizzare lo richiedono, al capitale di proprietà si affianca una congrua entità di azpitale di prestito. La misura di cui si parla potrebbe essere determinata dall’insufficiente entità del capitale di proprietà rispetto al fabbisogno. Ma possono anche sussistere ragioni di convenienza che spingono le scelte — seppure entro limiti segnati dalla necessità di mantenere equilibrata la struttura finanziaria — ora verso Yuna, ora verso l’altra forma di acquisizione dei mezzi monetari. La disponibilità dei mezzi monetari attinti con il vincolo dell’indebitamento viene acquisita, per un determinato periodo dî tempo, ponendo in essere contratti di finanziamento che definiscono condizioni e modalità operative (forme tecniche) del prestito. I mezzi monetari acquisiti a prestito, dunque, rimangono nella disponibilità dell'impresa finanziata per tempi più o meno lunghi a seconda della durata del prestito prevista dai contratti di finanziamento e pongono all’impresa precisi obblighi di restituzione dei valori nominali assunti a prestito e degli interessi maturati. Le forme tecniche che possono assistere le operazioni di prestito sono molteplici e si differenziano a seconda di come vengono risolti i complessi problemi relativi alle modalità di erogazione del prestito, alle garanzie, alla durata e alle modalità di restituzione, alla determinazione e al pagamento degli oneri del prestito. Questi ultimi, riguardano gli interessi da corrispondere a determinate scadenze definite in base ai tassi contrattuali, le eventuali commissioni e gli altri oneri accessori, i disaggi di emissione che caratterizzano i prestiti obbligazionari quando i titoli che li rappresentano cono collocati ad un prezzo inferiore al valore di rimborso. È opportuno ribadire che i mezzi monetari che affluiscono all'impresa a seguito di finanziamenti attinti con vincolo di prestito vengono investiti nell’acquisizione dei fattori produttivi e sono sottoposti al rischio di impresa. Ciò significa che la restituzione di tali mezzi monetari, assunti a titolo di prestito e investiti, è condizionata al recupero degli stessi attraverso la fase terminale dell’attività produttiva, e cioè attraverso il conseguimento dei ricavi. 30 LA GESTIONE NEL SUO ASPETTO FINANZIARIO ED ECONOMICO Si comprende allora come la possibilità di attingere mezzi monetari a prestito da terzi (apaaità di credito) sia largamente determinata dalla capacità dell’impresa finanziata di assicurare flussi prospettici di ricavi superiori ai flussi prospettici di costi (inclusi, tra questi, anche gli oneri dei prestiti), generando muova ricchezza (reddito positivo) attraverso l’attività produttiva (@pacità di reddito). Le prospettive di redditività dell'impresa finanziata sono certamente la più valida delle garanzie per chi si accinge a finanziare l’attività produttiva. Si può a questo punto precisare che anche le operazioni relative al capitale di prestito possono essere osservate sotto un duplice aspetto: da un lato, /e entrate e le uscite di denaro (aspetto monetario dell’operazione), dall’altro l'accensione 0 l'estinzione del debito di fmanziamento contratto coni finanziatori. Le vicende relative ai finanziamenti attinti con il vincolo di capitale di prestito presentano un andamento che va dalle entrate per i finanziamenti attinti alle uscite per la restituzione degli stessi e pe 1 il pagamento degli oneri del prestito. Il circuito dei fmanziamenti attinti con vincolo di capitale di prestito Mercati dei capitali Entrate di Uscite di denaro denaro Andamento del denaro Accensione Estinzione (importi nominali di debiti di debiti ——— negoziati) di finanziamento —___ di finanziamento Andamento (costi dei finanziamenti + (oneri del ————» dell'operazione) attinti a prestito prestit 10) 2.3. Il circuito dei finanziamenti conessi Il terzo nucleo di operazioni che l'impresa può compiere, dopo quelle che caratterizzano l’attività di produzione e i finanziamenti attinti, è relativo alla concessione di finanziamenti a terzi. L'impresa può porre in essere contratti attraverso i quali concede a terzi, per un determinato periodo di tempo, a definite condizioni e modalità operative (forme tecniche), /a disponibilità di denaro. Si tratta pur sempre di investimenti a rischio, di mezzi monetari disponibili, che vengono prestati a terzi. Il concetto di “investimento” comprende, dunque, anche le operazioni di concessione di finanziamenti a terzi. 31 MODULO 3 Analogamente a quanto rilevato per i finanziamenti attinti a prestito, la gamma delle possibili forme tecniche che possono assistere la concessione di finanziamenti si articola a seconda di come si risolvono i problemi relativi alle modalità di erogazione del prestito, alle garanzie che si pretendono, alla durata e alle modalità di restituzione e infine alla determinazione dei proventi del prestito. Questi sono costituiti dagli interessi attivi da percepire a determinate scadenze (contabilizzati in base ai tassi previsti nei contratti) e da altri eventuali proventi accessori. Anche con riferimento alle operazioni di finanziamento a terzi il duplice aspetto di osservazione consente di separare /e uscite e le entrate di denaro (aspetto monetario dell'operazione) dalle movimentazioni relative ai crediti di finanziamento. Le vicende relative ai finanziamenti accordati presentano un andamento che muove dalle uscite per la concessione del finanziamento a terzi alle entrate per la restituzione e per l’incasso dei proventi del prestito. Il circuito dei fmanziamenti concessi Mercati dei capitali Entrate di Uscite di denaro denaro Andamento del denaro Andamento Restituzione Concessione dei finanziamenti rti nominali i Ci na — di finanziamenti _—T di cre i concessi da terzi finanziamento (ricavi _ a terzi dell'operazion) ‘> (+ proventi del prestito) 24. I debiti e i crediti di funzionamento e il loro regolamento La rappresentazione dell'attività svolta dall'impresa precedentemente delineata si basa sull’ipotesi che tutte le operazioni messe in atto dall’impresa per lo svolgimento dell’attività produttiva e per attingere o concedere finanziamenti fossero in ogni caso regolate da movimenti (entrate e uscite) di denaro. Nella normale prassi operativa, invece, le uscite di denaro possono essere sostituite, seppur temporaneamente, da impegni a pagare (debiti); così come le entrate di denaro vengono spesso temporaneamente sostituite da diritti a riscuotere (crediti). 32 LA GESTIONE NEL SUO ASPETTO FINANZIARIO ED ECONOMICO Ciò è realizzabile fino a quando il flusso dei recuperi si mantiene non inferiore rispetto al flusso degli investimenti nel tempo. La rottura del normale equilibrio nelle correlazioni sopra richiamate si manifesta quando l’impresa inizia a produrre reddito negativo, nel senso che riesce a recuperare meno di quanto investe. Il mancato riafflusso in forma monetaria di parte dei mezzi investiti determina una riduzione del flusso dei futuri investimenti, oppure l’aumento del fabbisogno di finanziamento e, quindi, dei mezzi che dovranno essere attinti per la copertura dello stesso. Il fabbisogno di finanziamento, infatti, è strettamente correlato al flusso dei recuperi. In relazione ad un periodo di tempo, oppure in relazione a un definito programma di investimenti, il fabbisogno di finanziamento (residuale) è costituito dall’entità dei mezzi monetari per alimentare gli investimenti programmati, aldilà dei mezzi monetari che già si rendono disponibili attraverso il flusso dei recuperi (per il tramite dei ricavi di vendita e l’incasso dei crediti di finanziamento). Si definisce, invece, fabbisogno di finanziamento complessivo l'ammontare dei mezzi monetari necessari per alimentare gli investimenti programmati, cioè senza considerare il flusso dei recuperi. Tuttavia, questa seconda concezione di fabbisogno di finanziamento è meno significativa di quella precedentemente proposta, che fa riferimento al fabbisogno di finanziamento residuale, e cioè, all'ammontare effettivo di mezzi monetari di cui l'impresa deve dotarsi attingendo a finanziamenti (con vincolo di proprietà o di prestito) al netto dei mezzi monetari che il circuito degli investimenti nel frattempo riconsegna alla disponibilità dell'impresa attraverso il conseguimento dei ricavi o l'incasso dei crediti di finanziamento. Le entrate monetarie che chiudono il circuito degli investimenti, quindi, con dinamiche e modalità differenti da impresa a impresa, assicurano una copertura naturale di una parte più o meno rilevante del fabbisogno complessivo dei finanziamenti. Il flusso dei ricavi, infatti, produce /a disponibilità di nuovi mezzi monetari corrispondenti alla nuova ricchezza (reddito positivo, utile) aquisita all'economia dell'impresa quando i prodotti vengono venduti a prezzi remuneratori, e cioè quando il volume dei ricavi si mantiene superiore al volume dei relativi costi per acquisizione dei fattori produttivi (autofiranziamento da utilî). Oltre a ciò, il flusso dei ricavi deve riportare in forma monetaria anche parte dei mezzi investiti per l’acquisto dei fattori produttivi a fecondità ripetuta, che sono parzialmente utilizzati per dar corso all’attività di produzione. Tali meg monetari, a suo tempo investiti e ora recuperati, rimangono disponibili per periodi più o meno lunghi di tempo ma certamente fino a quando i fattori a fecondità ripetuta non avranno esaurito la loro utilità economica e, pertanto, dovranno essere sostituiti (aztofiwanziamento da reintegro degli investimenti in fattori a fecondità ripetuta). Esistono, dunque, due concezioni di autofinanziamento. La prima identifica l'autofinanziamento in senso stretto nel solo risparmio di utili netti, attuato in modo palese 0 occulto, ossia nel finanziamento interno prodotto dai redditi positivi (utili) che non sono stati prelevati dagli aventi diritto e sono rimasti investiti nel complesso delle attività dell'impresa. 35 MODULO 3 Ma, a ben vedere, gli utili risparmiati sono stati conseguiti nel corso del tempo attraverso i ricavi di vendita delle produzioni largamente intese. Dal momento del loro conseguimento essi hanno generato disponibilità finanziarie che sono state variamente utilizzate: hanno, in altri termini, concorso a finanziare la gestione dell’impresa fino al momento delle uscite finanziarie connesse alla loro totale o parziale distribuzione. Pertanto, pur mantenendo il fenomeno nei limiti dei soli utili netti, l’auofinanzia- mento in senso stretto, osservato — come si conviene — nella dinamica, può anche identificarsi non tanto nella misura degli utili risparmiati, quanto piuttosto nel flusso degli utili conseguiti, parte dei quali possono riaffluire all’esterno per remunerare il capitale di proprietà, e parte — invece — possono essere mantenuti all’interno del sistema impresa (sia manovrando i valori di bilancio, sia costituendo riserve palesi di utile). Infatti, dalla decisione di non distribuire utili dipende la permanenza e non la nascita dell’ efferto autofinanziamento degli utili, correlato ai ricavi. Nella seconda concezione l’autofinanziamento in senso lato si presenta come naturale estensione della concezione di autofinanziamento corrispondente ai soli utili conseguiti e fa riferimento ai flussi finanziari interni prodotti dai ricavi, che dell’autofinanziamento sono la fonte. L’autofinanziamento in senso lato si riferisce, dunque, al divenire dei flussi di ricavi che includono sia il capitale autogenerato, corrispondente alla muova ricchezza resa disponibile dalla gestione, sia il capitale rigenerato, corrispondente all’evtità dei mezzi monetari, a suo tempo investiti nell’acquisizione dei fattori produttivi a fecondità ripetuta, recuperati attraverso 1 ricavi. In sintesi, il fenomeno dell’autofinanziamento ha come oggetto privilegiato di osservazione il flusso finanziario prodotto dai ricavi e, in quanto tale, è un fenomeno sempre e solo di natura finanziaria che si riferisce al capitale di origine interna. Si presenta, infatti, come quel ferozzeno finanziario capace di produrre un miglioramento del preesistente rapporto tra investimenti e mezzi finanziati attinti da terzi 0 conferiti dalla proprietà, nel senso che la copertura del fabbisogno a fronte degli investimenti realizzati viene effettuata con un minor ricorso alle fonti esterne, proprio in virtù del contributo dell’autofinanziamento, e cioè dei mezzi di origine interna. 2.6. Lo schema totale delle operazioni di impresa Le considerazioni svolte nei precedenti paragrafi consentono di rappresentare in uno schema di sintesi tutte le operazioni che una qualsivoglia impresa può compiere nello svolgimento della sua attività. A commento dello schema è opportuno rilevare: — le operazioni sono raggruppate a seconda che appartengano al circuito della produzione o ai circuiti dei finanziamenti attinti (con vincoli di capitale di proprietà o di prestito) e concessi. Ciò consente di osservare il differente andamento dei circuiti della produzione e dei finanziamenti concessi rispetto a quelli dei finanziamenti attinti e di derivare, da tale osservazione, la consapevolezza che i circuiti di alimentano reciprocamente; 36 LA GESTIONE NEL SUO ASPETTO FINANZIARIO ED ECONOMICO Rappresentazione integrale delle operazioni di impresa Mercati di Mercato finanziario Mercati di “TOT CECT E U + denaro - denaro - crediti ; di funz. + debiti > Denaro e valori assimilati Andamento della produzione e dei finanziamenti — le operazioni di scambio, che portano l'impresa a contatto con i mercati, sono evidenziate separatamente dagli atti di gestione interna, che attengono alla trasformazione dei fattori produttivi in prodotti (combinazione produttiva); — accanto ai movimenti (entrate e uscite di denaro) sono considerati anche i movimenti relativi ai debiti e ai crediti di funzionamento; — una linea orizzontale separa idealmente le operazioni appartenenti ai differenti circuiti dagli effetti delle stesse sul denaro e sui debiti e crediti di funzionamento a esso assimilabili; — le operazioni di regolamento dei debiti e dei crediti di funzionamento, e cioè le operazioni di pagamento dei debiti e di incasso dei crediti sono incluse nella parte superiore dello schema ove vengono considerati gli effetti di tali operazioni. Il pagamento di un debito di funzionamento, ad esempio, determina una diminuzione di denaro (ma potrebbe determinare anche una riduzione di crediti) che si compensa con l’estinzione del debito stesso; — le restituzioni del capitale di proprietà si prevedono per importi differenti rispetto al capitale conferito, in quanto si deve considerare il reddito (positivo o negativo), prodotto dalla gestione, che si aggiunge o si sottrae al capitale conferito. Le restituzioni dei finanziamenti attinti a prestito e dei finanziamenti concessi si prevedono per importi superiori ai valori nominali oggetto del prestito, giusta la considerazione degli interessi che debbono essere riconosciuti ai finanziatori; 37 MODULO 3 risultato netto del processo produttivo. È possibile calcolare tale misura di sintesi solo se i vari elementi del processo vengono espressi impiegando un’unità di misura omogenea. In particolare, i valori monetari assegnati ai fattori produttivi sono i costi di acquisto; i valori monetari assegnati ai prodotti sono i ricavi di vendita. Ampliando il sistema di valori appena proposto, si può ricomprende tra i costi e i ricavi misurati da uscite ed entrate finanziarie anche quelli relativi alle operazioni concernenti finanziamenti attinti a prestito e concessi, ossia overi finanziari che si debbono sostenere per acquisire da terzi la disponibilità temporanea dei mezzi di pagamento e proventi fmanziari rivenienti dall'aver concesso a terzi la disponibilità temporanea dei mezzi di pagamento. Dunque, l’aspetto economim della gestione attiene alla formazione della ricchezza — include Posservazione della dotazione di capitale, o patrimonio, assegnato all’impresa dalla proprietà (valori economici di capitalè) e delle variazioni che il capitale subisce in relazione a come si sviluppa, nel tempo, la dinamica produttiva in termini di così (investimenti) e ricavi (recuperi), che sono identificati come valori ecmomici di reddito. In effetti, l'aspetto economico attiene all'osservazione della “sostanza economica” dell’impresa. Difatti, la somma algebrica dei costi e dei ricavi esprime il reddito, ossia il risultato netto, espresso in termini di valore monetario dell’attività produttiva svolta dall’impresa. Dunque, alla determinazione del reddito: — i sti concorrono con segno zero, quindi essi rappresentano variazioni economiche negative. Infatti, corrispondono a ricchezza destinata a essere impiegata, distrutta o sacrificata nel processo produttivo; — i ricavi contribuiscono con segno pià, quindi rappresentano variazioni economiche positive. Infatti, corrispondono a ricchezza che viene creata, rigenerata o riprodotta, attraverso il processo produttivo. Come già accennato, se, al termine della gestione, i ricavi sono maggiori dei costi, ciò significa che la ricchezza generata dall'impresa è maggiore di quella consumata. Il reddito ha, quindi, segno positivo e si definisce z7/e In altre parole, il processo produttivo ha creato nuova ricchezza netta volta a soddisfare i bisogni umani. Se i ricavi sono minori dei costi, invece, la ricchezza distrutta dall’impresa è maggiore di quella che l'impresa è stata capace di rigenerare. Il reddito, quindi, ha segno negativo e si definisce perdita. In altre parole, il processo produttivo ha causato una riduzione di ricchezza netta rispetto alla situazione preesistente al suo svolgimento. 4. La rappresentazione dell’attività aziendale in operazioni, valori e variazioni L’aspetto finanziario e l’aspetto economico della gestione sono fra loro correlati. In generale, infatti, ogni operazione di gestione dà simultaneamente luogo a entrambi i valori: da un lato, determina un movimento di risorse finanziarie; dall’altro, fa sorgere un componente di reddito. In questa prospettiva, l'osservazione dell’aspetto economico esprime il contenuto, la causale in senso produttivo, di 40 LA GESTIONE NEL SUO ASPETTO FINANZIARIO ED ECONOMICO quel movimento finanziario; indica cioè “cosa c’è dietro”, in relazione al processo di produzione della ricchezza, a un’entrata o un’uscita finanziaria. Quindi, si può affermare che l'aspetto finanziario costituisce, in termini di valore, l’aspetto originario dell’operazione, mentre l'aspetto eonomico costituisce, in termini di valore, l’aspetto derivato. Infatti, i costi e i ricavi presentano un valore che è zis4rato, ossia che deriva il suo ammontare, dai movimenti finanziari che hanno luogo nel momento in cui si acquisiscono i fattori produttivi e si scambiano i prodotti. L'aspetto finanziario (originario), in sostanza, è misuratore del relativo aspetto economico. In questo senso: — un costo si definisce sostezzio (finanziariamente sostenuto) nel momento in cui si verifica Puscita finanziaria (uscita di moneta immediata o posticipata in caso di debiti di regolamento) che ne misura l'ammontare; — un ricavo si definisce corsegzito (finanziariamente conseguito) nel momento in cui si verifica Pentrata (entrata monetaria immediata o posticipata in caso di accensione di crediti di regolamento) che ne misura la consistenza. In sintesi, osservare la gestione nell'aspetto finanziario significa guardare cosa accade, per effetto della gestione, alle risorse finanziarie dell'impresa, osservarla nell’aspetto economico significa prescindere dai movimenti finanziari e guardare, invece, a cosa accade, in seguito alla gestione, al processo di produzione della ricchezza che è alla base dell’attività dell'impresa. Tuttavia, per completezza di trattazione, si osserva che le entrate finanziarie e le uscite finanziarie possono anche compensarsi reciprocamente, questo accade in tutte le ipotesi di regolamento dei debiti e dei crediti di ogni tipo (funzionamento e finanziamento) Riepilogando, le operazioni che un’impresa può compiere, idealmente appartenenti ai circuiti precedentemente analizzati (produzione, finanziamenti attinti e concessi) determinano variazioni nei valori di natura finanziaria ed economica. I valori di natura finanziaria sono: — denaro; — crediti di funzionamento; — debiti di funzionamento; — crediti di finanziamento: — debiti di finanziamento. I valori finanziari possono subire variazioni in aumento e in diminuzione, che sono definite variazioni finanziarie. I valori di natura economica son: — costi — ricavi; — capitale di proprietà o patrimonio netto. 41 MODULO 3 I valori di natura economica possono subire variazioni in aumento e in diminuzione, che sono definite variazioni economiche. La rappresentazione delle operazioni (o dell’attività) dell'impresa, contenente i valori e le variazioni determinati dalle operazioni stesse, accoglie nel settore definito finanziario i valori e le variazioni finanziarie; nel settore definito emmomico i valori e le variazioni economiche. Rappresentazione dell'attività dell'impresa a valori e variazioni RAPPRESENTAZIONE DELL’ATTIVITA’ DELL'IMPRESA (valori e variazioni) ipotesi F/E E U + denaro - denaro Solera rio + cred. —, di funz. - cred. di funz. - deb. di finanz. + deb. di finanz. settore ricavi ** costi * economico . . o. + capitale di proprietà - capitale di proprietà * Per acquisto fattori ** Per vendita prodotti A seguito delle operazioni di impresa, in regime di scambi monetari: — uscite finanziarie misurano variazioni economiche negative: costi di acquisto per fattori produttivi e restituzioni di capitale di proprietà; — uscite finanziarie misurano variazioni finanziarie positive: aumento di crediti per finanziamenti concessi a terzi; — entrate finanziarie misurano variazioni economiche positive: ricavi per vendita prodotti e raccolta di capitale di proprietà; — entrate finanziarie misurano variazioni finanziarie negative: aumento dei debiti per finanziamenti attinti da terzi; — entrate finanziarie e uscite finanziarie si possono reciprocamente compensare in tutte le ipotesi di regolamento (al valore nominale) dei debiti e crediti di ogni tipo. 42 LA GESTIONE NEL SUO ASPETTO FINANZIARIO ED ECONOMICO Putilizzo dei fattori produttivi impiegati. La minimizzazione dell’utilizzo dei fattori produttivi non deve essere raggiunta ad ogni costo; l'azienda deve, comunque, essere in grado di garantire livelli qualitativi accettabili del proprio prodotto e, soprattutto, di soddisfare la propria clientela. L’esigenza di garantire livelli qualitativi che incontrino le attese degli utilizzatori è enunciata con particolare enfasi dalla teoria della Qualità totale. La qualità non è più osservata e controllata solo a livello di prodotto, ma pervade l’attività dell'impresa in ogni sua manifestazione, attiene a tutti gli aspetti che ne possano realizzare l’eccellenza (qualità delle prestazioni rese al cliente, del lavoro, dell’organizza- zione, dell’immagine, ecc.). Îl primo riferimento rimane in ogni caso la soddisfazione del cliente, che è il fondamentale obiettivo dichiarato. Qualche volta può stupire la scelta di tale obiettivo in luogo di altri tradizionali obiettivi assegnati all’impresa: esso viene perfino polemicamente contrapposto al profitto. A ben vedere, il profitto passa in secondo piano solo sul breve termine; gli investimenti in qualità non possono, sul lungo termine, che condurre a risultati positivi e duraturi. Più in generale, l’eficadia strategia è la capacità dell’organizzazione produttiva di selezionare e attuare, con logica innovativa, produzioni atte a incontrare e soddisfare le complessive attese degli utilizzatori. In altri termini, è la capacità di destinare le risorse al raggiungimento degli obiettivi vincenti predefiniti. L'efficienza operativa, invece, riguarda l’operatività aziendale ed esprime la capacità dell’organizzazione produttiva di realizzare la produzione, ai dovuti livelli qualitativi e quantitativi, con il minor impiego di risorse disponibili o — se si preferisce — perseguendo il miglior risultato attraverso impiego delle risorse disponibili. Pertanto, l’efficacia strategica dell’attività aziendale si manifesta nell’attitudine dell'azienda a cogliere soddisfacenti gradi di “efficacia economica”, la quale consiste nella capacità di raggiungere adeguati livelli di produttività economica, a cui si affianca, in talune imprese, e soprattutto nelle imprese pubbliche, l'esigenza di soddisfare livelli crescenti di “effiazda sodale’, intesa come capacità di soddisfare i fini sociali assegnati all’impresa dal soggetto economico . D'altronde, nello svolgimento della propria attività, l'azienda non può nemmeno trascurare di soddisfare simultaneamente condizioni di “efficienza interna’ — ovvero di produttività tecnica congiunta dei fattori produttivi utilizzati — e di “efficenza esterna”, intesa come wmpetitività sui mercati, soprattutto di sbocco, su cui l'azienda opera. ‘Tuttavia, sia l’efficienza interna sia la competitività dell’azienda si legano peraltro, in primo luogo e con riferimento a periodi di tempo più lunghi, alla “capacità innovativa” della stessa, cioè alla sua attitudine ad operare nelle funzioni tipiche in modo da individuare nuove prospettive su cui convogliare le risorse di cui dispone o è in grado di disporre. In secondo luogo, con riferimento al breve periodo, Veficenza operativa si concentra nel “rapporto risultato-risorse”’, alla ricerca del raggiungimento degli obiettivi prefissati, con il minore costo possibile o — se si preferisce — con l’ottenimento dei massimi rendimenti dall'insieme delle risorse utilizzate. 45 MODULO 3 Ma se l’azienda opera con economicità, essa presenta anche il carattere della durabilità, che riguarda l’attitudine a sopravvivere e a svilupparsi nel tempo, sia pure in presenza di modificazioni nel suo modo di operare. L’azienda non è un accidente della vita economica, non è un breve corso di eventi destinati a rapido esaurimento. Come sottolineato da Onida, l’azienda è un istituto economico che trova ragione di vita nella soddisfazione di bisogni umani, in quanto questa soddisfazione esiga consumo di beni economici e quindi anche produzione o acquisizione di questi beni. Nelle aziende si compongono, appunto, in sistema durevole, se pur vivamente dinamico, i processi di produzione o acquisizione e di consumo della ricchezza. In altri termini, l'economicità garantisce la durabilità aziendale. Si comprende come il concetto di emwozzicità menzionato si ponga su un livello diverso rispetto a quello di egudibrio economico. Invero, mentre l’eronomicità può essere intesa come “metodo per l’azione”, ossia insieme delle regole che l’azienda deve seguire nello svolgimento della sua azione, regole che sono riassumibili nella permanente tensione all'efficacia strategica e all'efficienza operativa V’azienda deve creare utilità, valore), l'equilibrio economico rappresenta “obiettivo da cogliere mediante l’azione aziendale”, ovvero /e condizioni da soddisfare affinché l'azienda riesca a sopravvivere e a svilupparsi nel tempo. Nelle imprese il concetto di equilibrio economi tende a sovrapporsi a quello di economicità. Come già osservato, il fattore che discrimina le imprese rispetto alle altre tipologie aziendali risiede nel fatto che le prime devono trovare le loro condizioni di sopravvivenza in un mercato competitivo sia dal lato della domanda di fattori produttivi, che da quello dell’offerta di prodotti. Di conseguenza, wedle imprese l'equilibrio economico riguarda l'attitudine a remunerare congruamente tutti i fattori produttivi utilizzati, obiettivo, questo, che viene raggiunto solo se l’unità produttiva opera con economicità. Le imprese che operano con economicit: , e che quindi raggiungono le condizioni di equilibrio economico, sono autonoma- mente durevoli, nel senso che la loro sopravvivenza e il loro sviluppo non devono essere garantite da altre economie. Per le aziende di produzione per l'erogazione il mercato può essere attenuato, o del tutto assente — in quanto le prestazioni vengono erogate in base a diritti acquisiti — nel momento dell’approvvigiona- mento dei fattori produttivi o in quello del collocamento dei prodotti. In esse l’ammomzicità non implica necessariamente autonomia economica. Ci possono essere casi in cui la durabilità dell'azienda non è sostenuta da risultati reddituali positivi, pur in presenza di una gestione economica; in questi casi, la sopravvivenza dell’istituto aziendale deve essere raggiunta attraverso il sostegno di terze economie. È quanto può accadere in talune imprese pubbliche nelle quali si ipotizzi una gestione caratterizzata da massima efficacia ed efficienza, che, però, non riescono ad essere economicamente autosufficienti, né si pretende, da parte del loro soggetto economico, che lo siano. In altri termini, gestire l'azienda con economicità significa anche trovare una giustificazione per le ecomomie che ne consentono eventualmente la durabilità. L’economicità può, quindi, essere intesa come criterio di scelta di convenienza economica delle operazioni aziendali e si realizza in un “efficiente” impiego delle scarse risorse disponibili, utilizzate appunto in un'attività di 46 LA GESTIONE NEL SUO ASPETTO FINANZIARIO ED ECONOMICO produzione, pervenendo a risultati che debbono esprimere la loro “efficacia” nel soddisfare i bisogni che esprimono le esigenze degli individui, le quali costituiscono il punto di riferimento di ogni attività aziendale. Pertanto, Veconomicità è il criterio di scelta che guida l'azione nella determinazione della convenienza economica delle singole operazioni che contribuiscono alla gestione aziendale. In una seconda accezione, l’economzicità (altresì definita produttività economica) è stata intesa come l'attitudine dell'azienda a offrire permanentemente adeguata vemimerazione a tutti i fattori produttivi, sì da mantenerli stabilmente avvinti all'economia dell'impresa. Questa accezione di economicità è riferibile solo alle imprese, e coincide con la concezione di equilibrio economico inteso quale adeguato rapporto tra flussi prospettià di ricavi e costi nel lungo periodo. La distinzione tra i concetti di emrozzicità ed equilibrio economico riguarda solo il differente peso degli aspetti soggettivi — che prevalgono nel concetto di ewwozziaità perché si riferisce alla soddisfazione dei soggetti (portatori dei fattori produttivì) che devono essere adeguatamente remunerati — e degli aspetti oggettivi — che prevalgono nel concetto di egudibrio economico perché attiene al rapporto oggettivo tra ricavi e costi. L’economicità, intesa come produttività economica, si manifesta, dunque, ix una visione di lungo periodo, nell'ottenimento di um flusso di ricavi che consente la reintegrazione dei costi sostenuti per l'acquisto dei fattori produttivi necessari per la realizzazione delle produzioni (compresi quelli derivanti dalla copertura esterna, a titolo di prestito, di eventuali fabbisogni finanziari dovuti a sfasamenti tra uscite, necessarie per attuare gli investimenti, ed entrate, derivanti dal graduale processo di recupero degli stessi per il tramite della progressiva acquisizione dei ricavi in veste monetaria) offrendo così un'adeguata remunerazione a tutti i fattori utilizzati in modo da legarli stabilmente all'economia dell'azienda. L’ottenimento di un flusso di ricavi remuneratori consente all’azienda di rialimentare i cicli produttivi e, quindi, di raggiungere e mantenere posizioni di equilibrio economico. In altri termini, /a gestione aziendale deve essere economica, cioè deve rispettare la condizione di permanente tensione all'equilibrio economia a valere nel tempo che si estrinseca nella capacità dell'azienda di rialimentare continuamente i cicli produttivi mediante il flusso dei ricavi remuneratori. Sul concetto di economicità si vedano Cavalieri e Ferraris Franceschi (2005, pp. 214-217). 6. L'equilibrio economico e finanziario Nell’azienda, in quanto istituto destinato a perdurare, che, per il soddisfacimento dei bisogni umani, ordina e svolge in continua qordinazione la produzione e il procacciamento 0 il consumo della ricchezza, la performance, si sostanzia nel raggiungimento, conservazione e miglioramento di condizioni di equilibrio durevole ed evolutivo, avente come scopo il raggiungimento del fire aziendale, largamente inteso come creazione di valore (o incremento del valore economico sostenibile) per l’azienda stessa e per le differenti categorie di portatori di interessi comunque coinvolti e socialmente riconosciuti. 47 MODULO 3 Nelle imprese, si è già detto, 4/ concetto di equilibrio economic tende a sovrapporsi a quello di ecmomicità, in quanto: — nel /ungo periodo il raggiungimento di condizioni di egzilibrio eomomico implica sia il soddisfacimento delle attese di tutti i protagonisti dell'iniziativa imprenditoriale sia lo svolgimento della gestione secondo criteri di efficacia strategica ed efficienza operativa; — relativamente alle imprese, l’emrozzicità viene intesa come l’attitudine dell'azienda a offrire permanentemente adeguata remunerazione a tutti i fattori produttivi, al fine di mantenerli avvinti alla propria economia. Dunque, le imprese, affinché possano essere vitali, devono rispettare una condizione di funzionamento, la quale impone che, nel tempo, i ricavi siano superiori rispetto ai costi: in pratica devono essere aztosufficienti dal punto di vista economico. Come osservato dal Cavalieri, le imprese vivono in equilibrio economico e retribuiscono adeguatamente i fattori produttivi se e quando la loro gestione si sviluppa con economicità. Tuttavia, possono riscontrarsi due casi nei quali la concatenazione logica sopra richiamata sembra venir meno. Si fa riferiamo alle imprese che: a) pur essendo gestite con economicità, non riescono a soddisfare le condizioni di equilibrio economico. È quanto può accadere in talune imprese pubbliche, caratterizzate da una gestione improntata a massima efficacia ed efficienza, che, però, non riescono a essere economicamente autosufficienti, né si pretende, da parte del loro soggetto economico, che lo siano; b) pur essendo economicamente autosufficienti e magari godendo di consistenti flussi di reddito positivo, non possiedono il requisito dell’economicità in quanto tali flussi sono dovuti a situazioni di monopolio sui mercati in cui operano oppure a particolari contingenze favorevoli, ma nella loro economia sono presenti debolezze strategiche e/o ampie zone di inefficienze operativa. Tali imprese sarebbero destinate a perdere la loro autosufficienza economica o addirittura a piombare in una situazione di crisi economica irreversibile qualora tali condizioni esterne venissero a mancare, a meno che non rimuovano le cause della loro inefficienza. Si osserva, inoltre, che l’equilibrio economico, che esprime /a capacità di reintegro (attraverso i ricavi remuneratori) del valore reale o monetario delle risorse a vario titolo acquisite e impiegate per attuare la produzione, presenta in realtà diversi aspetti. Visto dal lato dei risu/tati economici che l'azienda deve raggiungere, esso implica l’esistenza di una rrerienza economica nel rapporto tra i ricavi e i costi attribuiti alla competenza economica del periodo di cui si rileva la redditività dell'azienda. Considerato negli aspetti fimanziari, esso richiede una situazione di solidità patrimoniale e finanziaria collegata alla disponibilità di mezzi finanziari e di liquidità commisurati ai tempi e all’entità dei fabbisogni. Visto, infine, dalla prospettiva dei rapporti on l'estemo, l'equilibrio economico significa per l’azienda operare su mercato in posizioni di soddisfacente competitività e porsi nei confronti della collettività in maniera positiva e socialmente responsabile. 50 LA GESTIONE NEL SUO ASPETTO FINANZIARIO ED ECONOMICO Peraltro, è opportuno distinguere tra condizioni di equilibrio oggettivo e soggettivo. Le condizioni di equilibrio economico non devono intendersi come valore puntuale ma come fasaa di valori di redditività (cioè di rapporti riaavi-costì) che possano soddisfare le attese del soggetto economico, compresa tra un limite inferiore l’equilibrio economico minimo o oggettivo e un limite superiore corrispondente alle condizioni di equilibrio economico massimo o soggettivo. L'equilibrio oggettivo è la soglia dell’autosufficienza economica, al di sotto della quale il soggetto economico non avrebbe interesse a mantenere in vita il sistema d’impresa. In altre parole, le condizioni di equilibrio economico oggettivo attengono a quelle relazioni tra ricavi e costi che permettono all'azienda di operare in modo da soddisfare le attese minime del proprio soggetto economico. În pratica esse, assicurando all’azienda la sua autosufficienza economica, le permettono di vivere come sistema autonomo, sia pure collegato, attraverso continue interazioni, con tutti gli altri sistemi aziendali che compongono il suo ambiente. Per quanto concerne l’eguilibrio soggettivo, invece, esso richiede che la gestione e, quindi, anche la relazione tra ricavi e costi, oltre ad assicurare le condizioni di minimo permetta di remunerare congruamente tutti i fattori produttivi, capitale e attività imprenditoriale compresi. La condizione di equilibrio emomico, inoltre, deve essere rispettata nel lungo periodo, nel senso che situazioni di squilibrio di breve periodo non pregiudicano la continuità aziendale, quando derivano da fattori accidentali destinati a essere assorbiti da una gestione efficace ed efficiente. Come osservato da Onida, l'autosufficienza economica dell'impresa può essere considerata con riferimento a diversi periodi di tempo, nel breve, nel medio e nel lungo andare. In relazione al mutevole andamento della congiuntura e alla vicenda di esercizi ora favorevoli, ora avversi, un'impresa può presentarsi autosufficiente nel medio e nel lungo andare, nonostante i momenti di squilibrio economico nel breve andare. Al contrario, in date condizioni eccezionalmente favorevoli ma non durature, u7'impresa potrebbe risultare per breve tempo profittevole pur non presentando prospettive di autosufficienza in più lungo andare. 6.2. L'equilibrio fmanziario Se nel /ungo periodo si realizzano condizioni di equilibrio economico si realizzano anche quelle di equilibrio fmanziario e monetario, poiché il flusso delle entrate finanziarie che misurano i ricavi non può che essere superiore al flusso di uscite finanziarie che misurano i costi. Nel breve periodo possono però verificarsi sfasamenti temporali tra entrate e uscite, conseguenti alla dinamica degli acquisti e delle vendite, alle differenti modalità di contrattazione, nonché alla dinamica dei finanziamenti ottenuti e concessi. Tuttavia, se esiste la condizione di equilibrio espressa dalla seconda equazione, gli sfasamenti temporali sono destinati a riassorbirsi in un arco di tempo più o meno breve. Potrebbero addirittura provocare situazioni di insolvenza, ancorché temporanee, che però non possono essere accettate dall’impresa per ragioni giuridiche o di immagine. 51 MODULO 3 È necessario, quindi, con riferimento ai differenti periodi brevi che compongono il lungo periodo, che l'equilibrio economico coesista con l'equilibrio finanziario e con l'equilibrio monetario. Ciò richiede la predisposizione di adeguati strumenti di accesso al credito, per poter assicurare il flusso dei pagamenti alle scadenze contrattate anche quando tali pagamenti (per fattori produttivi acquistati e gli impegni contrattuali assunti) precedono — nel tempo — le entrate rivenienti dalla vendita dei prodotti o dal recupero dei finanziamenti concessi. Si realizza così un’adeguata correlazione tra il circuito degli investimenti e quello dei finanziamenti. Le equazioni [3] e [4] rappresentano le condizioni che debbono verificarsi per assicurare anche equilibrio finanziario e l'equilibrio monetario con riferimento al breve periodo (tx — t.+1). tel ml BI G+JA=YF"+Ch" Go tl tl A F° +VE'= YU+Ft" tex tex dove Ci = capitale liquido (denaro + crediti a breve — debiti a breve); A = Accertamenti (entrate + crediti); I = Impegni (uscite + debiti); F. = Fondo cassa; E = Entrate di denaro; U = Uscite di denaro. Si è detto che l'equilibrio economico deve coesistere con l’equilibrio finanziario e monetario, ciò significa che, nelle imprese l'equazione economica [2] deve essere posta a sistema con le equazioni finanziarie degli accertamenti e degli impegni [3] e delle entrate e uscite di denaro [4]. Nel lungo periodo, i ricavi devono reintegrare tutti i costi, anche quelli derivanti dalla copertura esterna, a titolo di prestito, di eventuali fabbisogni finanziari dovuti a sfasamenti temporali tra uscite, necessarie per attuare gli investimenti, e entrate, derivanti dal graduale processo di recupero degli stessi per il tramite della progressiva acquisizione dei ricavi nella veste monetaria. Va, infine, osservato che il soddisfacimento della condizione di equilibrio economico, pur idealmente riferita al lungo periodo, non può realizzarsi puntualmente durante l’intero arco di vita dell'impresa. È possibile anche sostenere situazioni di squilibrio economico nel breve periodo, dovute alle cause più disparate, purché risultino recuperabili in tempi successivi e, quindi, compatibili con equilibrio nel lungo andare. 52 INDICE DELLE OPERE CITATE CAVALIERI E., FERRARIS FRANCESCHI R, Economia Aziendale: Attività aziendale e processi produttivi, VOLUME I, Giappichelli, Torino, 2005. CAVALIERI E. (2010), Le nuove dimensioni dell'equilibrio aziendale, Giappichelli, Torino. FORTUNA F., RAMPONI F., SCHUCCHIA A., “Cow noi in azienda - Economia aziendale’, Le Monnier, Firenze, 2012 - Volume 5 - Tomo 1 - Modulo 4. GIUNTA F., Economia aziendale, Cedam, Padova, 2008.
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