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Riassunto: Economia dell'ambiente - sostenibilità, politiche e aspetti strategici, Appunti di Economia Dell'innovazione

Analisi della relazione di interdipendenza tra ambiente e sistema economico come fonte principale dei problemi ambientali. Individuazione dei limiti all'espansione dell'economia che impongono la necessità di un modello di sviluppo nsostenibile in grado di coniugare un sistema economico e ambiente. infine, incapacità del mercato di garantire un'allocazione efficiente delle risorse ambientali e sulla necessità di interventi correttivi da parte dell'operatore pubblico basati sull'uso di strumenti di regolamentaione diretta e di incentivazione economica.

Tipologia: Appunti

2022/2023

In vendita dal 24/02/2024

rossella15
rossella15 🇮🇹

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Scarica Riassunto: Economia dell'ambiente - sostenibilità, politiche e aspetti strategici e più Appunti in PDF di Economia Dell'innovazione solo su Docsity! I CAPITOLO: AMBIENTE, ECONOMIA E SOSTENIBILITA’ 1.1 Le interazioni tra ambiente ed economia: le tre funzioni economiche dell’ambiente naturale. Nella visione tradizionale dell’economia moderna non si poneva attenzione sulle relazioni tra le attività economiche e l’ambiente, per tale motivo il sistema economico veniva rappresentato come un sistema isolato, nel quale non era presente nessuno scambio di materia o energia con l’ambiente, nell’ambito del quale gli unici attori del sistema economico erano esclusivamente famiglie ed imprese che generano un flusso circolare di beni materiali, servizi e risorse finanziarie.(grafico 1.1) Questa rappresentazione del sistema economico è parziale, in quanto, non considera che l’economia opera attraverso l’estrazione di risorse, la lavorazione e trasformazione dei materiali estratti e disperde grandi quantità di materia fisica degradata. → Ciò implica che il sistema economico possa funzionare solo con il sostegno del proprio fondamento ecologico, che è l’ambiente naturale. L’ambiente naturale svolge un ruolo essenziale nella sostenibilità del sistema economico attraverso lo svolgimento di 3 tipiche funzioni che sono tra loro interdipendenti, cioè ogni funzione produce effetti su un’altra funzione e viceversa. Queste sono: 1. Fornitore di risorse: riguarda la fornitura dello stock di risorse che è necessario ad alimentare il processo produttivo. Le risorse estratte dall'ambiente si configurano come la terza tipologia di input che si aggiunge ai fattori della produzione tradizionale considerati in economia: capitale e lavoro. Le risorse ambientali impiegate nel processo produttivo possono distinguersi, con riferimento al rapporto tra l’uso attuale della risorsa e la sua disponibilità futura, in risorse di flusso e risorse di stock: - risorse flusso: sono risorse in cui il tasso di utilizzo non determina alcun impatto sulla disponibilità futura (es. vento, maree, radiazioni solari); -risorse stock: lo sfruttamento attuale delle risorse determina una riduzione della disponibilità futura della stessa (es. petrolio, perché l’utilizzo di oggi pregiudica l’uso di domani). Questo tipo di risorse si distinguono in risorse rinnovabili e risorse non rinnovabili: • risorse non rinnovabili: non possono rigenerarsi, pertanto, l’utilizzo ne determina un esaurimento irreversibile (es. combustibili fossili); • risorse rinnovabili: hanno una capacità di riproduzione che, se rispettata, consente loro di auto ricostruirsi. Il tasso di utilizzo di una risorsa rinnovabile (u) è maggiore della sua capacità riproduttiva (p), quindi se u>p, lo stock disponibile diminuirà nel tempo e la risorsa si trasformerà da rinnovabile in non rinnovabile. Affinché vi sia il mantenimento inalterato dello stock di risorse rinnovabili è necessario che u<p. 2. La capacità di assimilazione dei rifiuti: cioè la capacità di accogliere materiali di scarto e trasformarli in prodotti meno pericolosi e più sostenibili per l’ambiente. Difatti, ogni fase del processo produttivo genera rifiuti, alcuni sono destinati ad essere riciclati e quindi convertiti in risorse, altri invece diventano “di scarto” e affluiscono nell’ambiente che diviene deposito ultimo dei rifiuti. Nella seconda funzione economica, l’ambiente naturale opera come una risorsa rinnovabile la cui capacità di assimilazione si configura come è una risorsa limitata soggetta a vincoli. Difatti, tali vincoli impongono di far confluire nell’ambiente una quantità di rifiuti (R) commisurata alla capacità di assimilazione (A). Affinché l'ambiente possa convertire gli scarti e restituire al sistema economico risorse utili da impiegare nella produzione è necessario avere R<A. Nel caso in cui si dovesse verificare R>A, allora sarà compromessa tale funzione dell’ambiente, trasformandola in risorsa non rinnovabile. Inoltre, un’eccessiva quantità di rifiuti comporta fenomeni di degradazione delle qualità delle risorse naturali. 3. Fornitore di servizi ricreativi ed altre fonti di piacere, senza che ciò comporti un consumo di risorse attraverso attività produttive. Si tratta di una funzione da cui gli individui derivano utilità direttamente nella forma del godimento estetico del paesaggio oppure nel piacere di esercitare attività ricreative e di divertimento in sinergia con la natura. Es. Giornata trascorsa in spiaggia, il tempo passato sulla spiaggia non comporta alcun consumo della spiaggia, ma l’uso eccessivo della spiaggia potrebbe erodere le dune di sabbia portando ad una alterazione della biodiversità attraverso la perdita di vegetazione e riduzione dei rifiuti. Pertanto, la mancata minimizzazione dei rifiuti produce un segno positivo nella derivata parziale, indicando che un incremento dei rifiuti aumenta l’output. Ma ancora non è stato considerato quale può essere l’effetto che i rifiuti di un’impresa possono avere sull’output delle altre imprese. Ossia non si tiene conto delle cd esternalità, quindi, un’ulteriore specificazione della funzione di produzione include tra gli input del processo produttivo il flusso di rifiuti. - Si considera anche la componente A, che indica il livello di concentrazione di inquinamento nell’ambiente. → quest’ultimo, dipende dal totale delle emissioni di rifiuti generati da tutte le altre imprese. Pertanto, quando si considera l’output di un’impresa si tiene conto che tale output dipende da quanto quest’ultima ha prodotto in termini di rifiuti e anche da quanto in aggregato abbiano prodotto rifiuti le altre imprese che operano nello stesso Paese o nello stesso settore. Questo si verifica perché la somma di rifiuti di tutte le imprese produce un effetto sull’ecosistema e questo avrà un’interazione anche con l’impresa individuale, la quale subisce degli effetti negativi a causa della produzione di rifiuti da parte delle altre imprese. Quindi, la funzione di produzione oltre a dipendere dal fattore lavoro, fattore capitale e dal fattore rifiuti, dipenderà anche dalla somma dei rifiuti delle altre imprese che hanno effetti su A (livello di inquinamento dell’ambiente) (NB. la derivata dell’output rispetto ad A è negativa) L’ultimo passaggio dipende da ciò che abbiamo detto all’inizio, e cioè che l’output in realtà non dipende dal rifiuto in sé ma dipende dalla risorsa naturale. → Questo significa che quanto più si utilizza una risorsa tanto più si producono rifiuti che l’ambiente deve assorbire; quindi, è necessario sviluppare una funzione di produzione in cui i fattori produttivi sono il fattore lavoro, il fattore capitale, i rifiuti che a loro volta dipendono dalle risorse naturali, e dal livello di inquinamento atmosferico (A) che dipende dalla sommatoria dei rifiuti prodotta dalle altre imprese. Y= f (L, K, W [R ], A [ ƩW]) Osservando quest’ultima specificazione della funzione di produzione ci accorgiamo che: 1. la produzione deve avere una base materiale costituita dalle risorse ambientali (e questo si evince perché abbiamo le risorse ambientali come fattore produttivo ulteriore); 2. le emissioni dei rifiuti hanno origine dalla base materiale, cioè sono funzione delle risorse estratte dall’ambiente coerentemente con il principio secondo cui il sistema economico non crea materia; 3. i rifiuti prodotti determinano possibili effetti sulla produzione attraverso i livelli di inquinamento dell’ambiente (le cosiddette esternalità). 1.3 Il modello di bilancio dei materiali applicato al sistema economico. Tutte le interazioni tra sistema economico e ambiente naturale che generano flussi di materia (sintetizzate nella prima e seconda funzione economica dell’ambiente, cioè fornitore di risorse e assimilatore di risorse) sono analizzate attraverso il modello di bilancio dei materiali. Il principio di bilancio dei materiali si riferisce alla prima legge della termodinamica sulla conservazione della massa: la materia non può essere né creata e né distrutta. Apportando tale legge al sistema economico comporta 2 implicazioni: - la prima si riferisce al fatto che il sistema economico si attiene alla trasformazione della materia estratta dall’ambiente acquisendo importanza per gli individui; - la seconda legge della termodinamica afferma che tutto il materiale estratto dall’ambiente deve essere restituito nel corso del tempo all’ambiente anche se trasformato. Quindi, il principio di bilancio stabilisce che la materia estratta dall’ambiente, i materiali trasformati e quello che viene scaricato nell’ambiente siano identici. Il modello di bilancio dei materiali è un sistema che ci consente di valutare tutte le interazioni tra sistema economico e ambiente naturale. Esso si distingue in 4 settori: 1. Il primo settore è costituito dall’AMBIENTE come base di risorse e fonte di energia e minerali (es. suolo, aria e corsi d’acqua); 2. Il secondo settore è composto dalle IMPRESE AMBIENTALI, cioè dalle imprese che svolgono attività produttive basate sull’impiego diretto di risorse naturali (es. aziende agricole, miniere, imprese del settore della pesca, ecc…), realizzando da un lato prodotti destinati ad altre imprese per la lavorazione e la trasformazione e dall’altro lato prodotti destinati al consumo; 3. Il terzo settore si compone di tutte le IMPRESE NON AMBIENTALI (manifatturiere), che operano attraverso la lavorazione e la trasformazione di materiali per la produzione di beni capitali e di beni destinati al consumo; 4. Il quarto settore che è costituito dalla FAMIGLIE che realizzano consumo e rifiuti. - LE IDENTITA’ DEI 4 SETTORI DEL MODELLO DI BILANCIO. Ognuno dei 4 settori riceve una massa di input (formato da risorse e beni materiali) uguale alla massa dell’output che produce (rappresentato da beni destinati alla produzione, al consumo e scarto). Si parla di un’identità per ogni settore che individua la composizione dell’output per ogni settore : 4 settori=4 identità. I) AMBIENTE: composto dallo stock di risorse naturali che genera un flusso di input per le imprese ambientali (A) che ritorna all’ambiente nella stessa intensità ma sottoforma di materiali di scarto, determinati rispettivamente dalle attività delle imprese ambientali (C) e non ambientali (B) e dalle famiglie (D). L’ambiente è formalizzato da A=B+C+D. II. IMPRESE AMBIENTALI: queste ricevono dall’ambiente un flusso di input, corrispondente alla quantità di risorse naturali alla base delle proprie attività produttive (A), che produce un flusso di output di un ammontare equivalente, costituito dai prodotti destinati alle imprese non ambientali input (A1), i prodotti destinati al consumo delle famiglie (A2), e dai materiali di scarto che ritornano all’ambiente (C). L’identità che riguarda le imprese ambientali è espressa da A=A1+A2+C. III) IMPRESE NON AMBIENTALI: queste realizzano una massa di output costituita dai beni per il consumo delle famiglie (E), i rifiuti delle attività di produzione che affluiscono all’ambiente (B), e dai materiali provenienti dal riciclo degli scarti della produzione che rientrano nel processo produttivo ( R). L’output prodotto è uguale alla massa degli input ricevuta dalle imprese ambientali sotto forma diminuiranno e saranno disponibili per sostenere il sistema economico. 1.5 Sostenibilità e conservazione dello stock di capitale: la rilevanza del capitale naturale. Il concetto di sostenibilità è una condizione che presuppone il mantenimento dello stock di capitale. -> questo si compone di 4 differenti tipologie: capitale umano, capitale sociale, capitale prodotto, capitale naturale. Ogni Stock produce un flusso di beni e servizi che servono da input nel processo produttivo. Se mantenute inalterate o migliorate, tutte le tipologie di capitale concorrono a garantire uno sviluppo economico duraturo nel tempo, ossia uno sviluppo sostenibile. 1.6 La sostenibilità del sistema economico: i diversi approcci economici. La sostenibilità presuppone la conservazione dello stock di capitale. Rilevante è la possibilità per il sistema economico di ridurre una tipologia del capitale (umano, prodotto o naturale) riducendo il relativo stock e compensando tale riduzione con l’aumento delle altre tipologie. -> Ciò richiederebbe una sostituibilità tra le diverse forme di capitale. A tal fine sono state delineate 2 alternative: - la prima prevede la sostituibilità tra le diverse componenti del capitale, con particolare riferimento al capitale naturale e capitale prodotto; - la seconda esclude la sostituibilità assumendo che alcune componenti, come il capitale naturale, contribuiscono al benessere degli individui in modo unico da non poter essere replicato da nessun’altra componente. - DEFINIZIONE DEI DIVERSI LIVELLI DI SOSTENIBILITA’: La sostenibilità molto debole -> questa definizione riconosce la perfetta sostituibilità tra le diverse forme dello stock di capitale (umano, prodotto, naturale). Il concetto di sostenibilità si collega alla crescita economica. In tal senso la sostenibilità presuppone il mantenimento dei livelli di produzione e di consumo pro capite, rispettivamente a favore delle presenti e future generazioni, da conseguire attraverso investimenti nel capitale tecnologico in modo da compensare le riduzioni dello stock di capitale naturale. NB. Questa caratteristica riguarda la possibilità di valutare il benessere degli individui e della collettività, ma si tralascia l’aspetto dell’impatto sull’ambiente perché assicurare un livello di produzione e di consumo costante vuol dire anche sfruttare in maniera molto decisa le risorse ambientali. La sostenibilità debole -> questa definizione riconduce il concetto di sostenibilità allo sviluppo economico. Ciò che deve essere mantenuto è il livello di benessere raggiunto, sia in favore delle generazioni presenti, sia delle generazioni future. Sebbene questa definizione confermi il presupposto di sostituibilità tra le diverse forme di capitale, essa riconosce la valenza delle regole della salvaguardia del capitale naturale critico. -> Questa regola obbliga le generazioni attuali a limitare le attività economiche suscettibili di innescare un processo di degradazione del capitale naturale oltre una certa soglia. Quindi, la sostenibilità ambientale del sistema economico e garantita dal trasferimento alle generazioni future di uno stock di capitale totale non inferiore rispetto a quello di cui beneficiano le generazioni attuali. La sostenibilità forte -> questa definizione afferma che non è corretto assumere la sostituibilità tra le diverse forme di capitale. Ciò è riconducibile a due aspetti che connotano il capitale naturale: - alcune delle funzioni e dei servizi degli ecosistemi naturali sono essenziali per la sopravvivenza del genere umano; -alcune funzioni sono indispensabili per il benessere collettivo ma non essenziali per la sopravvivenza umana. Queste sono funzioni associate allo stock di capitale naturale che viene definito critico dal momento che non è sostituibile per l'espletamento delle funzioni di supporto alla vita e necessarie per il benessere degli individui. -> questo deve essere tutelato secondo la regola della sostenibilità forte che comporta il mantenimento costante del capitale naturale oppure il suo accrescimento. -> Anche in questa definizione è richiesta la regola della salvaguardia del capitale naturale critico come espressione del principio di precauzione. Quindi, per sostenibilità forte si intende la tutela del capitale naturale critico considerato come lo stock ottimale di risorse naturali , in misura tale da garantire le funzioni di supporto alla vita e quelle indispensabili al conseguimento del benessere collettivo. La sostenibilità molto forte -> anche questa definizione conferma la necessità di mantenere inalterato il capitale naturale, escludendo la sostituibilità tra le diverse forme di capitale. Inoltre, si caratterizza dall'esigenza di assicurare la sostenibilità degli ecosistemi naturali. Tale accezione viene definita evoluzionista, poiché considera indispensabile la conservazione delle specie e degli ecosistemi a prescindere dalle esigenze dettate dal sistema economico. Inoltre, tale accezione e collegata anche al termine di resilienza, con cui si intende indicare la capacità di un ecosistema di mantenere costante un certo livello di produttività quando è soggetto a pressioni continue, oppure a shock violenti ma occasionali. Da queste definizioni si evince un concetto di equità intergenerazionale. -> ossia, è necessario lasciare alle generazioni future uno stock di capitale aggregato non inferiore a quanto ereditato. 2.2 Sfruttamento e Preservazione delle risorse ambientali: una scelta in termini di costo opportunità. La scelta di destinare le risorse ambientali a un uso (sfruttamento) piuttosto che a un altro (preservazione) comporta inevitabilmente un costo economico, assunto in termini di costo opportunità.-> Questo deve essere interpretato come il beneficio associato al miglior impiego alternativo al quale si rinuncia. 2.3 Allocazione efficiente delle risorse ambientali tra sfruttamento e preservazione: condizione per la minimizzazione dei costi sociali. La condizione per la quale beneficio marginale e costo marginale si eguagliano è rilevante alfine di determinare la minimizzazione dei costi sociali relativi allo sfruttamento e preservazione delle risorse ambientali. Graficamente il costo marginale rappresenta il costo opportunità marginale e quindi si ricollega alla conclusione secondo cui il punto in cui si massimizza è il punto di equilibrio e non dopo. Se un’allocazione efficiente delle risorse ambientali deve comportare la massimizzazione del beneficio, allo stesso tempo deve comportare una minimizzazione dei costi sostenuti relativi allo sfruttamento e alla preservazione: Min[C(S)+C(P)] C(S) -> costo per lo sfruttamento C(P) -> costo per la preservazione Graficamente si riporta: - sull’asse delle ordinate-> i benefici e i costi; - sulle ascisse-> verranno riportate due rette parallele che vanno in direzioni diverse: una indica lo sfruttamento delle risorse (S) e l’altra indica la preservazione delle risorse (P). NB. La retta è orientata in senso opposto all'asse delle ascisse per indicare che quando il livello di sfruttamento della risorsa è massimo la preservazione sarà nulla, e viceversa. La retta BMg rappresenta il beneficio marginale associato allo sfruttamento e alla preservazione delle risorse. Nel punto di intersezione Sm il beneficio raggiunge il suo valore massimo senza considerare i relativi costi. La retta CMgS rappresenta il costo marginale sociale associato allo sfruttamento di una unità addizionale della risorsa ambientale, che deve essere inteso come peggioramento della qualità dell'ambiente. Il suddetto costo raggiunge il livello massimo in corrispondenza del livello di sfruttamento Sm. Considerando la retta parallela all'asse delle ascisse dov'è riportato il livello di preservazione delle risorse (P), si rileva che in corrispondenza del livello massimo di sfruttamento (Sm), il livello di preservazione è nullo. Mentre quando lo sfruttamento è pari a zero, la preservazione delle risorse raggiunge il livello massimo Pm. Nel punto di intersezione tra le rette BMg e CMgS, ossia nel punto E, proiettando tale. Sull'asse delle ascisse e sulla retta a essa parallela, si individuano i livelli socialmente efficienti, dello sfruttamento (S*) e della preservazione (P*) delle risorse. In conclusione, si può riassumere che: -> Il criterio per determinare un’allocazione efficiente delle risorse ambientali, è rappresentato della massimizzazione dei beneficio netto sociale; -> l'uguaglianza tra beneficio marginale e costo marginale costituisce la condizione che consente di individuare il livello socialmente ottimale sia dello sfruttamento sia della preservazione delle risorse ambientali; -> La condizione di uguaglianza tra beneficio marginale e costo marginale è rilevante al fine di determinare la minimizzazione della somma dei costi sociali dello sfruttamento e della preservazione. 2.4 FALLIMENTI DEL MERCATO NELL'ALLOCAZIONE EFFICIENTE DELLE RISORSE AMBIENTALI: LE ESTERNALITÀ. Problema che può impedire l’allocazione delle risorse in maniera efficiente e determinare il c.d. fallimento di mercato è la presenza di esternalità. -> Le esternalità è un fenomeno per cui l'attività produttiva da parte di un'impresa produce effetti giuridici ed economici non solo nella propria sfera economica ma anche nella sfera economica degli altri operatori. Può essere positiva o negativa. Le esternalità negative: (es. un'impresa di acciaio che produce oltre all'acciaio anche inquinamento in un fiume) l’attività di un agente economico (individuo, impresa, ecc) genera una perdita a svantaggio di altri soggetti e tale perdita non viene indennizzata; le esternalità positive: l’attività economica di un agente comporta un beneficio per altri soggetti e non prevede alcun compenso per l’agente economico che l’ha generata (Es. un’impresa cinematografica la quale produce esternalità positive in termini di turismo nella zona in cui opera). Come anzi detto, la presenza delle esternalità causano il fallimento di mercato, la spiegazione di questa condizione è da ricercare nella divergenza tra aspetto privato e aspetto sociale dei costi e dei benefici, rispettivamente delle esternalità negative e delle esternalità positive. Nel primo caso, poiché gli agenti economici non sopportano il costo dell’esternalità che generano, continueranno a generarne. Nel secondo caso, poiché essi non godono dei benefici connessi alle esternalità positive percependo alcuna forma di compenso, svolgeranno le attività che generano tali esternalità in misura limitata, comunque inferiore a quella efficiente. Quindi, il problema delle esternalità è che esse conducono ad un risultato non efficiente, poiché chi ha prodotto esternalità non tiene conto dei costi sociali; invece, tenendo conto anche dei costi sociali, il livello di produzione, e quindi il livello efficiente, tenderebbe a diminuire. 2.5 Il problema delle esternalità e dei costi sociali: una soluzione privata attraverso le negoziazioni di mercato. Il problema delle esternalità è stato affrontato dall’economista Ronald Coase, quest’ultimo afferma che la presenza di esternalità e costi è tale da superare il livello di efficienza sociale, la società dovrà rinunciare a benefici che sarebbe derivata dallo sfruttamento della risorsa in maniera sostenibile. Quindi, il valore economico delle risorse è dato dalle preferenze degli individui e alle loro disponibilità a pagare per sfruttare o preservare quella determinata risorsa. Ciò dipende dal rapporto che gli individui stabiliscono con la risorsa. Infatti, si può classificare un valore d'uso che è il valore che gli individui attribuiscono ai benefici che derivano dall' utilizzo presente o futuro delle risorse per fini produttivi o di consumo; il valore di esistenza è il valore attribuito dagli individui alla salvaguardia dei beni e risorse ambientali a prescindere da qualsiasi uso. I beni comuni presentano caratteristiche di non escludibilità e rivalità nel consumo. -> la non escludibilità comporta che una risorsa possa essere sfruttata da chiunque, ossia non ci sono limitazioni all'uso; la rivalità nel consumo implica che l'utilizzo della risorsa da parte di un individuo o gruppi di essi riduce della medesima quantità la disponibilità da parte di altri individui. Es. La pesca intensiva -> l'impatto dell'attività di ciascun pescatore sulla disponibilità totale di pesci può essere di scarso rilievo, ma gli sforzi di migliaia di pescatori producono una seria riduzione dello stock delle risorse disponibili. I beni pubblici sono caratterizzati da non escludibilità e non rivalità: nessuno può essere escluso dall’uso e l’uso del bene da parte degli altri individui non determina una riduzione nella disponibilità di altri o ne impedisce l’uso da parte di altri. Il problema da affrontare consiste nel determinare il livello efficiente di fornitura dei beni pubblici. Es. Le acque del lago -> ipotizziamo che nelle immediate vicinanze del lago siano ubicate tre diverse imprese ciascuna delle quali utilizza il bacino d'acqua per usi diversi e incompatibili. Un'impresa produce acciaio e sfrutta il lago per scaricare prodotti di rifiuto del processo di produzione; le altre due imprese gestiscono strutture turistiche e utilizza il lago per attirare i turisti. Se ipotizziamo che l'impresa che produce acciaio eserciti i diritti di proprietà sulle acque, queste saranno inevitabilmente inquinate; in questo modo, genererà un’esternalità a danno delle strutture turistiche configurabile come male pubblico. A questo punto, una delle due strutture turistiche può intraprendere una contrattazione con l'impresa, offrendo un compenso di denaro per ottenere un disinquinamento delle acque che viene assunto come bene pubblico. Ma attraverso la contrattazione non si garantisce la quantità socialmente efficiente. Pertanto, è necessario l'intervento delle istituzioni pubbliche, che attraverso specifici strumenti di politica possono contribuire a garantire l'obiettivo dell'efficienza. Dall'esempio relativo alle acque del lago, si può rilevare un aspetto peculiare dei beni pubblici. -> A prescindere dalla struttura turistica che intraprende la contrattazione con l'impresa inquinante, il miglioramento delle acque che si ottiene dalla contrattazione sarà a vantaggio anche dell'altra struttura turistica senza che questa abbia sostenuto alcun costo. Ciò vuol dire che la struttura turistica che non ha partecipato alla contrattazione godrà gratuitamente del bene pubblico. Questo comportamento viene considerato opportunistico o anche noto come free riding. III CAPITOLO: LE POLITICHE PUBBLICHE PER LA SOLUZIONE DEI PROBLEMI AMBIENTALI: GLI STRUMENTI DI INTERVENTO. 3.1 Gli strumenti regolativi: gli standard ambientali. Come già anticipato, le istituzioni pubbliche attraverso specifici strumenti di politica possono contribuire a garantire l'obiettivo dell'efficienza. Difatti, attraverso specifiche norme sancite dall'autorità pubblica vengono definiti dei comportamenti (comando) la cui effettiva ottemperanza è sottoposta ad un'attività di accertamento (controllo) svolta da un'autorità competente.-> Strumenti regolativi. -> I più diffusi che hanno costituito la base delle politiche ambientali sono gli standard. Gli standard ambientali sono norme tecniche con le quali si fissano specifici livelli di concentrazione delle sostanze inquinanti nell'ambiente mediante l'utilizzo delle migliori tecnologie. Possono essere di diverso tipo: - standard di emissione -> sono norme che stabiliscono la quantità massima di sostanze inquinanti che è possibile emettere. Tutti i produttori di emissione saranno obbligati a rispettare tale standard di emissione; -standard di qualità -> specificano le caratteristiche che devono avere le risorse ambientali. (Es. definiscono il livello massimo di rumore consentito in determinate zone). Questo tipo di standard viene introdotto insieme ad uno di emissione al fine di permettere un differenziamento geografico, per tipologia e per dimensione dell’attività economica. -standard di processo -> definiscono le caratteristiche del processo di produzione e individuano le tecnologie di disinquinamento che devono utilizzarsi (queste soluzioni tecniche sono le BAT o le MTD). Questo tipo di standard risultano molto rigidi poiché impediscono agli inquinatori di trovare soluzioni meno costose e più efficienti. -standard di prodotto -> determinano le caratteristiche che devono avere i prodotti che possono causare danni all’ambiente al fine di garantire la produzione di beni che impattano in maniera minore sulla ambiente. La definizione di tutti gli standard ambientali richiede necessariamente la presenza di un'istituzione deputata a controllare l'attività degli inquinatori con il potere di imporre una multa in caso di infrazione al fine di scoraggiare comportamenti inadempienti. Tuttavia, può accadere che nonostante la presenza del sistema sanzionatorio, gli inquinatori possono essere incentivati a inquinare oltre il livello massimo consentito dallo standard, ciò a causa delle scarse probabilità di incorrere nel pagamento della multa. NB. Occorre evidenziare che l'inquinatore è obbligato alla sanzione solo se colto in flagrante, e ciò può risultare difficile nei contesti caratterizzati da un'elevata concentrazione di soggetti inquinatori. L'inquinatore avrà incentivo a inquinare fino a quel livello in corrispondenza del quale l'ammontare della sanzione è minore dei profitti derivanti dall'attività che produce inquinamento. Il funzionamento efficace di uno standard dipenderà, dall'esistenza di due requisiti: a. il primo si riferisce alla multa, che deve essere certa e cioè avere probabilità uguale a uno di essere imposta a chi trasgredisce lo standard e, inoltre, essa dovrà essere fissata ad un livello ottimale. b. Il secondo requisito riguarda, invece, la determinazione del livello dello standard che dovrebbe risultare corrispondente a livello di produzione ottimale. È opportuno evidenziare che il sussidio per le emissioni abbattute può rappresentare un incentivo a diminuire le emissioni a condizione che l'impresa ricavi un reddito. L'inefficacia economica dei sussidi: In una prospettiva di lungo periodo il sussidio risulta inefficiente perché comporterebbe un risultato opposto→ i sussidi aumentando il livello del reddito che viene percepito dagli inquinatori, incentivano altre nuove imprese ad entrare nel settore produttivo, ciò comporterà l’aumento dell’inquinamento a causa dei nuovi ingressi. Inoltre, all'utilizzo dei sussidi vengono associati problemi di accettabilità in merito all'attribuzione dei diritti di proprietà sull'ambiente. Alla base del funzionamento delle tasse e del sistema dei permessi di inquinamento vi è il presupposto per cui il diritto di proprietà sull'ambiente viene riconosciuto alla collettività, pertanto, sia la tassa sia il permesso di inquinamento figurano come un tributo per essere autorizzati all'uso di una proprietà altrui. Al contrario nel caso del sussidio il diritto di proprietà viene riconosciuto all'impresa, infatti, è l'operatore pubblico a corrispondere una somma di denaro affinché essa non inquini; ciò comporta che sarà la collettività inquinata a pagare i sussidi versati alle imprese tramite le imposte. 3. MERCATI ARTIFICIALI PER I BENI AMBIENTALI: Hanno il fine di fornire una valutazione monetaria che possa garantire un adeguato utilizzo e ripartizione delle risorse e dei beni ambientali. Si distinguono tre differenti modalità di creazione di mercati: 1. Il mercato dei permessi negoziabili di inquinamento (es. certificati ambientali o diritti di emissione)→ il bene per cui viene creato un mercato è rappresentato dalla capacità massima di assimilazione e smaltimento da parte dell'ambiente in un dato periodo di tempo, in rapporto alla quale viene stabilita la quantità massima di emissioni di sostanze inquinanti; 2. Le borse per le materie secondarie→ si basa sulla condizione secondo la quale in tutti i rifiuti sono contenute materie prime recuperabili che, in assenza di interventi di selezione e recupero, verrebbero escluse dal circuito economico con un rilevante impatto negativo sull'ambiente; 3. Le assicurazioni di responsabilità→ è ispirata al principio della responsabilità delle imprese per i danni causati attraverso l'emissione di sostanze inquinanti e la necessità di risarcire le vittime. Si crea così un mercato in cui il valore dei premi assicurativi riflette la valutazione della probabilità che il danno si verifichi e la stima dell'entità del danno. L'istituto delle assicurazioni di responsabilità può avere importanti ripercussioni sul comportamento delle imprese assicurate, poiché esse tenderanno ad abbassare i premi adottando maggiori misure di sicurezza. NB. Nell'ambito delle tre tipologie di mercati artificiali, il mercato dei permessi negoziabili di inquinamento è l'unico ad essere considerato come possibile alternativa all'adozione di tasse o all'esclusivo utilizzo di standard, agli altri due mercati è stata invece riconosciuta una funzione essenzialmente di supporto a garanzia dell'efficienza degli strumenti principali in vigore. In base al sistema dei permessi negoziabili di inquinamento tutte le imprese responsabili di produrre inquinamento devono disporre di appositi permessi per poter emettere sostanze inquinanti nell'ambiente. Ogni permesso specifica la quantità di sostanze che è consentito rilasciare. L'immissione di una quantità di sostanze inquinanti superiore a livello consentito fa incorrere il soggetto responsabile nel pagamento di rilevanti sanzioni pecuniarie. PARTE 2 I CAPITOLO: GLI ASPETTI E GLI STRUMENTI STRATEGICI. 1.1 Problemi ambientali globali. Perché l’uso dell’analisi strategica. L’inquinamento globale di gas serra, meglio conosciuto come surriscaldamento globale, è una tipologia di inquinamento che non inferisce solo sul paese di emissione ma ha effetti anche su tutti gli altri paesi. Quindi, le conseguenze che un paese subisce, in termini di inquinamento, non dipendono solo dalle sue azioni ma anche dalle azioni di altri Paesi. Ciò causa delle interdipendenze di effetti e azioni tra Paesi, producendo delle esternalità multilaterali che determinano un grande problema di coordinamento. → Queste sono esternalità reciproche, ossia, ogni paese in qualche modo “impone” delle esternalità su tutti gli altri paesi. Le interdipendenze e le esternalità tra paesi definiscono la struttura di un gioco (es. Il dilemma del prigioniero). Ciò deriva dal fatto che ogni paese ha l’esigenza di max il proprio benessere nazionale, facendo emergere un problema di coordinamento dal momento in cui l’impatto ambientale va ad incidere oltre le frontiere nazionali. Per tale motivo, molti aspetti ambientali sono definiti attraverso la struttura tipica del “Dilemma del prigioniero”. Questo perché, sebbene tutti i paesi abbiano come interesse comune lo sforzo per proteggere le risorse ambientali internazionali, esiste l'incentivo per il singolo paese ad agire con un comportamento opportunistico (free-rider→ I paesi vogliono i benefici del bene pubblico qual è la riduzione dei gas nocivi, senza contribuire ai costi per crearlo). Per la risoluzione dei problemi generati da un bene pubblico globale la componente strategica diviene determinante, da qui l'importanza della teoria dei giochi che analizza il conflitto e la cooperazione tra agenti. La teoria dei giochi è utilizzata per analizzare perché un trattato o un accordo sia conveniente o meno o perché esso fallisce o come possa rivelarsi inferiore alle soluzioni disponibili che sono soluzioni migliori (in termini di minor sfruttamento delle risorse ambientali e minore riduzione di emissioni). estesa). Quelli che hanno questa caratteristica li chiameremo perfetti. La perfezione degli equilibri è importante perché elimina alcuni equilibri che hanno caratteristiche non proprio logiche. 1.4 Ruolo dell’INFORMAZIONE. Molto importante è il ruolo dell'informazione. Il set informativo costituisce un modo per inserire incertezza nel gioco. - Un gioco è ad Informazione perfetta→ è un tipo di gioco in cui ogni giocatore conosce la propria posizione e quella degli altri giocatori. In tale gioco ogni giocatore conosce le mosse effettuate in passato dagli altri giocatori, pertanto, nessun giocatore può nascondere la sua attuale posizione e il suo percorso decisionale. Ciò che non si conosce è la mossa futura dei giocatori. Tuttavia, conoscendo il percorso decisionale degli altri, ogni giocatore può effettuare congetture sulla loro strategia di gioco e adeguare le proprie decisioni. Il gioco a informazione perfetta è una delle situazioni teoriche studiate dalla teoria dei giochi per analizzare il processo decisionale degli operatori economici. - Un gioco ad Informazione imperfetta→ è un tipo di gioco in cui almeno un giocatore non conosce la propria posizione nel gioco e quella degli altri giocatori, al momento di effettuare la propria mossa. È una situazione teorica studiata dalla teoria dei giochi per analizzare i processi decisionali in condizioni di scarsità delle informazioni. Un esempio tipico di gioco a informazione imperfetta è la "nebbia della guerra" ("fog of war") degli eserciti durante le battaglie del passato, i quali spesso non conoscono l'esatta posizione del nemico sulla mappa e talvolta nemmeno la propria posizione. Lo stesso accade in ambito economico, quando gli operatori economici devono prendere decisioni (es. prezzo, quantità di produzione, ecc.) senza conoscere le decisioni degli operatori concorrenti e dei potenziali acquirenti finali. - Un gioco è ad Informazione completa→ si richiede che ogni giocatore abbia tutte le informazioni sul contesto e sulle possibili strategie degli avversari, ma non necessariamente sulle loro azioni. Ne sono un esempio i giochi statici, nei quali viene chiesto ai giocatori di scegliere una delle loro strategie in modo isolato, senza conoscere quello che hanno fatto gli altri giocatori. Ad esempio, nel classico gioco della Morra cinese, ogni giocatore conosce le strategie possibili dell'avversario (Carta, Sasso, Forbici) e anche l'utilità delle varie strategie, ma non conosce quale strategia attuerà l'avversario;. - Un gioco è ad Informazione incompleta → è un tipo di gioco in cui gli agenti decisionali hanno informazioni parziali sullo stato del gioco e sulle scelte degli altri agenti. In tale situazione un agente è costretto a prendere una decisione senza conoscere la propria posizione e quella degli altri agenti. Un gioco con informazione incompleta è un gioco parzialmente osservabile da parte degli agenti. Sulla base delle poche informazioni a disposizione gli agenti elaborano delle ipotesi e delineano le proprie scelte (strategia) in condizione di incertezza (es. gioco del poker). L'informazione incompleta può essere modellata come informazione imperfetta con dei set informativi che contengono nodi multipli che riflettono l'incertezza dei giocatori. 1.5 Le strategie. Per strategia di un giocatore intendiamo un piano completo di azioni per quel giocatore. 1.7 Perché occorre trovare un equilibrio come soluzione del gioco? Le interazioni strategiche spesso comportano diverse soluzioni, nel senso che può accadere che la situazione migliore per entrambi i giocatori, ottenuta con una determinata strategia, si è difficilmente raggiungibile (anche se i due giocatori si parlino prima di scegliere la loro azione). Questo perché esiste un incentivo per almeno uno di essi che rende allettante (in termini di payoff individuale) deviare da questa strategia. L'unica soluzione possibile che annulla questo incentivo è chiamata equilibrio proprio perché risulta stabile.-> Ciò vuol dire che per ogni giocatore non esiste nessun incentivo a muoversi da tale soluzione senza peggiorare i suoi ritorni. Quindi, la soluzione di equilibrio può risultare non la migliore in termini di payoff collettivo o anche individuale, anzi spesso si presenta come Pareto-migliorabile, ben lontana da quella Pareto- ottima. Tuttavia, risulta stabile e immune dagli incentivi a deviare dei due giocatori. Per trovare l'equilibrio del gioco si può far ricorso a tre possibili metodi: 1. Usare il criterio di dominanza quando è presente; 2. Usare l'equilibrio di Nash; 3. Usare uno dei possibili raffinamenti dell'equilibrio di Nash. Il criterio di dominanza non può essere sempre utilizzato, invece, ogni gioco ha un equilibrio di Nash. -CRITERIO DI DOMINANZA → se nell'ambito di un gioco siamo in grado di distinguere strategie che non vengono mai giocate e strategie che vengono sempre giocate, possiamo eliminare le strategie (quelle che non vengono giocate)-> Per il cd principio dell'eliminazione iterata delle strategie dominate. Quindi, l'equilibrio finale e quello che resta. Questo comporta la presenza di strategie che vengono giocate indipendentemente da come si comportano gli altri paesi. Il problema del criterio di dominanza è che non sempre nelle interazioni strategiche si trovano payoff dominate o dominanti, determinando così l'impossibilità di applicare il criterio di dominanza. - L’EQUILIBRIO DI NASH→ indica le che migliori strategie dei giocatori siano le risposte migliori (best reply) alle strategie giocate dai rivali. In generale, un equilibrio di Nash in un gioco a n-giocatori è una scelta di strategie, una per ogni giocatore, tale che nessun giocatore può migliorare il suo payoff cambiando la sua strategia. Se gli avversari giocano la strategia di equilibrio di Nash, ciascun agente è indotto a sua volta a giocare la propria strategia di equilibrio di Nash. Quindi, se i giocatori sono razionali l'unica erogazione sostenibile è quella dell'equilibrio di Nash. Sono molte le implicazioni di questo equilibrio: - la molteplicità degli equilibri → sono un problema perché non ci indicano una soluzione definitiva del gioco. Questo ha portato a sviluppare vari raffinamenti dell’equilibrio di Nash al fine di operare una corretta selezione. Es. Il gioco del pollo: in questo gioco si individuano 2 ottime risposte reciproche per i giocatori coinvolti. gli equilibri sono (A,P) e (P,A)→ i due equilibri sono asimmetrici, ossia, in 1 è il giocatore II ad essere Se la scelta fosse simultanea, si potrebbe pensare che i due giocatori convergano immediatamente su (I+,I+) in quanto, produce un ritorno sia collettivo che individuale maggiore rispetto all'altro equilibrio. → Questo equilibrio è Pareto- efficiente, non migliorabile. Tuttavia, i giocatori non possono essere sicuri sul modo di operare degli altri, quindi, può essere del tutto razionale scegliere di rinunciare a (I+). Del resto (I-,I-) è anche la scelta meno rischiosa. Difatti, se i PS propendono per I+, e i PVS giocheranno la strategia I-, i primi mantengono l'investimento ma subiranno una perdita che limiterà il benessere sociale. Ne discende che l'equilibrio (I-,I-) sarà il più probabile ad essere selezionato da entrambi i gruppi di paesi. NB. In un contesto più realistico i due giocatori possono coordinarsi sull'equilibrio Pareto ottimo. Inoltre, in questo gioco, così come negli altri, si è assunto che i due gruppi di paesi siano uguali. Questo gioco assomiglia molto al gioco di rassicurazione, dove i due gruppi di paesi sono rassicurati dal fatto che ciò che intende fare un paese è quello che intende fare l'altro e il coordinamento dovrebbe essere raggiunto facilmente. Il dilemma della fiducia→ Rappresenta un gioco molto importante. È diverso dal dilemma del prigioniero perché ha strategie dominate e presenta 2 equilibri. I giocatori si pongono il dilemma se il rivale è abbastanza razionale da non subire l'interpretazione rischiosa del gioco. Questo dilemma sulla fiducia della razionalità altrui limita in maniera evidente la possibilità di coordinamento. Se i PVS hanno intenzione di rinunciare all'investimento , proporranno ai PS di scegliere di investire ottenendo un payoff positivo. Quindi, discutere senza un vincolo effettivo in un contesto precedente al gioco non ha nessun effetto. NB. Ovviamente questo può avvenire in un contesto di mosse simultanee. Tuttavia, il problema del coordinamento, quando ci sono due equilibri, uno Pareto-migliorabile e l’altro Pareto-ottimo in un contesta strategico di caccia al cervo, rimane, in quanto il primo equilibrio è spesso meno rischioso. È possibile vedere come la rischiosità dell’investimento più intesto aumenti con una piccola modifica dell’incentivo a deviare: In questo caso l’1 viene portato a 3 nell’equilibrio (I-,I-) che sarebbe quello meno rischioso che verrà scelto. Il dilemma del prigioniero→ Il problema di negoziazione di un trattato per fermare il riscaldamento globale tra PS e PVS può essere rappresentato anche attraverso il dilemma del prigioniero andando a modificare la figura 2.1 del gioco del pollo e sostituendo il rifiuto R con la S che indica il minimo necessario per stabilizzare le emissioni; tutto ciò tenendo fissi gli investimenti. in questo caso siamo in presenza di strategie dominanti (S,S), non esiste possibilità di accordo e l’incentivo a deviare e la razionalità dei giocatori annullano ogni possibilità di accordo e quindi anche di dialogo. Pertanto, l’unico equilibrio possibile non può che essere anche il meno efficiente (Pareto-migliorabile) (S,S). Con questo equilibrio non si pone freno né ai gas serra e né al surriscaldamento globale. In questo gioco si evidenza un dilemma sociale, in quanto, il comportamento free-rider dei giocatori è un comportamento del tutto razionale individuale, che non lascia spazio alla razionalità collettiva. Difatti, la soluzione (IN,IN) non verrà raggiunta poiché non è un equilibrio, ossia non rappresenta una soluzione stabile. Infatti, un accordo deve soddisfare la razionalità dei giocatori coinvolti e la stabilità della soluzione trovata. Ogni paese interessato all’accordo deve ottenere un ritorno migliore rispetto alla situazione in cui si trovava prima dell’accordo; pertanto, l’accordo sarà stabile qualora non ci sia nessun incentivo per i Paesi a deviare dalla ratificazione del trattato. Nella negoziazione internazionale, se teniamo in considerazione la struttura strategica del dilemma del prigioniero, potremmo pensare ad un gioco che rappresenta una situazione in cui le decisioni vengono prese in due momenti diversi avendo così un gioco a 2 stadi. Nel gioco a due stadi eliminiamo la simultaneità, la quale è poco realistica e inseriamo un primo stadio e un secondo stadio. Il primo stadio conduce al dilemma. Il secondo stadio indica la ratifica della soluzione ottenuta con il dilemma che si concretizza in una decisione fattuale. Constatato il forte incentivo a deviare dei Paesi che deriva da un comportamento da free-rider, in questo caso entrambi i paesi possono decidere di non giocare (non ratificare un trattato) nel secondo stadio. Nel gioco a due stadi avremo che la razionalità individuale porterà i due Paesi verso l’equilibrio più inefficiente. Avremo quindi un comportamento dettato dalla razionalità individuale e il fallimento della razionalità collettiva che porterà a non ratificare il trattato come unico obiettivo. Il gioco a due stadi non mantiene altri equilibri di Nash se non quelli relativi alla decisione di non giocare. Il coordinamento tra giocatori può essere avvantaggiato anche da altri elementi che sono esterni al gioco e senza il bisogno di comunicazione tra tutti i paesi. Thomas Schelling sosteneva che il punto focale per far raggiungere ai giocatori una soluzione invece che un'altra è “l’aspettativa di ogni giocatore su quello che gli altri si aspettano che lui si aspetti di fare”. Nel contesto ambientale, secondo quanto sostiene Schelling, il riscaldamento globale e i cambiamenti climatici sono un fenomeno grave che dovrebbero coordinare senza necessità di comunicazione tutti i Paesi verso la riduzione dell’emissione di gas inquinanti. non prevedibili. Inoltre, le strategie miste possono risultare utili in presenza di equilibri multipli e quando non esiste un equilibrio di Nash in strategie pure. In molti contesti il problema è quello di non fare intuire all'avversario la propria intenzione evitando ogni sistematicità dei comportamenti ed essere imprevedibile. Es. Nel gioco del tennis se chi è al servizio tira sempre sul rovescio dell'avversario, offre un elemento di sistematicità a quest'ultimo, pertanto, chi è chiamato al servizio cerca di sorprendere l'avversario. Nei contesti meno conflittuali (i giochi a somma variabile), la strategia casuale può essere adottata raggiungendo un equilibrio, ma in questo caso si rileva una mancanza di coordinamento. Es. Due aziende nello stesso settore non riescono a coordinarsi nelle offerte ai consumatori e, quindi, invece di alternarsi negli sconti scelgono causalmente le strategie di offerte, cercando di sorprendere il concorrente. - Generico gioco del pollo: in questo gioco ci sono due equilibri di Nash(EN) in strategie pure (B,F) e (F,B), e un EN in strategie miste. NB. Lo strumento delle strategie miste ci consente di individuare un equilibrio unico quando gli equilibri (nelle strategie pure) sono più di uno. Per individuare l'equilibrio di Nash nelle strategie miste, si ipotizza che: - il giocatore I giochi B con probabilità p e F con probabilità (1-p); - il giocatore II giochi B con probabilità q e F con probabilità (1-q). In questo caso si deve fare riferimento non ai singoli payoff, ma hai payoff attesi, ossia, ai payoff con le loro relative probabilità. - Il giocatore I sceglie tra B e F e calcolandosi i payoff attesi e utilizzando la distribuzione di probabilità del suo opponente q. Cioè, utilizzando la sua percezione sul fatto che il suo opponente possa giocare B con la probabilità q e F e con la probabilità (1-q). L'utilità attesa del giocatore I è 5q+1(1-q) se sceglie la strategia B e, viceversa, 8q+(-2)(1-q) se decide di scegliere la strategia F. L’utilità della scelta risulterà più elevata se: 5q+1(1-q)>8q+(-2)(1-q) oppure 8q+(-2)(1-q)<5q+1(1-q) Tuttavia, tutto dipende dalla probabilità che il giocatore II attribuisce nel giocare B, difatti, la scelta di I dipende da q (che non è la probabilità del giocatore I). Di può calcolare qual è la probabilità q per cui il giocatore I è del tutto indifferente alle sue scelte (dato che questa probabilità rende un analogo payoff atteso). → basta uguagliare le due utilità attese: ➢ 5q+1(1-q)=8q+(-2)(1-q) 4q+1=10q-2 → q=1/2 ➢ 5p+1(1-p)=8p+(-2)(1-p) → p=1/2 Queste probabilità definiscono l'equilibrio di Nash in strategie miste e le due probabilità costituiscono la migliore risposta reciproca possibile in questo gioco in termini di probabilità. La probabilità di giocare una strategia è una risposta ottima alla probabilità che il rivale gioca una determinata strategia. La risposta ottima in termini di probabilità rende l'avversario indifferente nel giocare le sue strategie. Pertanto, è conveniente pensare che se l’avversario sapesse che la probabilità scelta non sia quella che lo rende indifferente nel giocare le sue strategie, questo sarebbe un vantaggio in suo favore nell’effettuare la sua scelta. Importante: 1. per ogni gioco finito di giocatori e di strategie esiste almeno un equilibrio di Nash in strategie pure o miste; 2. I giocatori quando scelgono le loro strategie miste sono sempre indifferenti alle loro due strategie pure. Se l’utilità attesa, giocando una strategia pura, fosse superiore all’utilità attesa ottenuta dall’altra strategia pura, un giocatore giocherebbe sicuramente la prima strategia senza aver bisogno di strategie miste. È preferibile giocare strategie miste quando le utilità attese ottenute con le strategie pure sono analoghe. 3. le strategie pure rappresentano i casi estremi delle strategie miste. la strategia mista è una distribuzione di probabilità sulle strategie pure di un giocatore. 1. Una situazione socialmente desiderabile non è sostenibile se i giocatori chiamati a farne parte sono miopi ma, al contrario, necessita una visione e degli obiettivi di lungo periodo; 2. un gioco ripetuto può avere un vastissimo set di soluzioni di equilibrio, il che non agevola nel prevedere quale soluzione di equilibrio di un determinato gioco si possa ottenere se ripetuto; 3. l'evoluzione dinamica del gioco tende a produrre delle ‘norme sociali o accordi ratificati possibilmente stabili capaci di supportare profili sociali desiderabili. Giochi con orizzonte finito e infinito: In linea teorica i giochi ripetuti si dividono in giochi con orizzonte finito e giochi con orizzonte infinito. Nella pratica gli individui tendono ah cooperare quando l'orizzonte è piuttosto lontano, mentre assumono comportamenti più opportunistici quando l'orizzonte è più vicino. Trigger Strategy: Le strategie di ‘deterrenza’ che esplicitano un'eventuale punizione, sono capaci di portare i due giocatori ad intraprendere la soluzione cooperativa. La definizione delle strategie di deterrenza obbliga i giocatori a calcolare i ritorni che si ottengono da una soluzione cooperativa che si mantiene nel tempo, con quelli che si ottengono quando si mette in pratica un comportamento opportunistico, deviando dall'accordo. Due tipi di trigger strategy che dovrebbero fungere da deterrenza: 1. la strategia GRIM (spietata)→ una volta che un giocatore devia dalla soluzione cooperativa, l'opponente mette in pratica per sempre la minaccia punitiva di giocare la strategia il cui risultato produce l'equilibrio inefficiente. Questa strategia dovrebbe fungere da deterrente e condurre i due giocatori ad optare per la soluzione cooperativa. Inoltre, dal confronto tra la cooperazione e la deviazione con successiva punizione si può definire il grado di miopia necessario affinché l’accordo venga rispettato. Con la strategia Grim si minaccia la messa in opera di un comportamento che a volte può essere considerato estremo, specificando una punizione perenne senza possibilità di perdono o ripensamenti. Tuttavia, la strategia trigger ha un punto debole, ossia, con la messa in atto della punizione nei confronti dei free-rider, i paesi favorevoli all’accordo, puniranno anche loro stessi. I potenziali free-rider sono ben consapevoli di questo punto debole della strategia di deterrenza e quindi, metteranno in atto il loro comportamento poco incline all’accordo. La strategia Grim non è basata sulla razionalità collettiva, ossia, nessun giocatore ha l’incentivo a deviare da un accordo dato che nessun altro giocatore devia. Tuttavia, in maniera collettiva i Paesi possono avere l’incentivo a non perseguire la fase punitiva verso il Paese che non rispetta l’accordo. Quindi, la minaccia di attuare una Grim strategy se anche può essere credibile dal punto di vista del singolo paese, certamente non lo è dal punto di vista di tutti gli altri paesi. PROTEZIONE DELLA NEGOZIAZIONE: La deterrenza della trigger strategy Grim appare poco credibile in quanto basta un singolo caso di un comportamento non cooperativo, per causare la cessazione dell’accordo. NB. In situazioni come gli accordi climatici è necessario un certo grado di flessibilità. Pertanto, punire con la disdetta dell’accordo comporta un costo sicuramente eccessivo e controproducente. 2. la strategia TfT (Tit-for-Tat, occhio per occhio)→ strategia meno severa. Tale strategia prevede che, qualora accertata la deviazione dall’accordo da parte di un paese ,il paese che la subisce pratica un’immediata punizione nel round successivo (es. se tu devi in questo round, io devio nel prossimo), per poi tornare cooperare ristabilendo l’accordo cooperativo. → Questa strategia riesce a sostenere un equilibrio cooperativo per il gioco. Poiché questo tipo di punizione è piuttosto benevola e facilita la cooperazione con una sorta di perdono di una eventuale deviazione. 3.6 Perfezione nei sottogiochi delle trigger strategy. Nonostante alcune strategie di deterrenza conducano ad un Equilibrio di Nash Perfetto nei Sottogiochi (ENPS), queste non sono credibili e andrebbero comunque evitate. Tuttavia, la perfezione dei sottogiochi ci indica che per un Paese adottare la strategia punitiva costituisce la decisione ottima. (In un gioco ripetuto all’infinito, ci sono infiniti sottogiochi del gioco originale). Un EN è Perfetto nei sottogiochi se le strategie dei giocatori costituiscono un EN in ogni sottogioco. → Quindi, per mostrare che una strategia trigger è un ENPS in un dilemma del prigioniero ripetuto all’infinito, dobbiamo dimostrare che queste strategie trigger costituiscono un EN in ogni sottogioco del gioco ripetuto all’infinito. Nonostante la Grim strategy sia poco credibile con la sua penalizzazione severa e totale, essa costituisce un ENPS. Mentre, la trigger TfT non è perfetta nei sottogiochi → una singola defezione (deviazione) produce un rincorrersi di defezioni senza fine. Quindi, per i giocatori usare la TfT conduce ad un equilibrio, ma non è perfetto nei sottogiochi. 3.10 Spillovers e complementarietà strategica. La complementarietà strategica è un possibile comportamento assunto tra i diversi Paesi, firmatari e non firmatari degli accordi sul clima, che potrebbe far diventare conveniente partecipare ai diversi accordi/trattati in quanto, tanti più Paesi partecipano all’accordo tanto meno costosa sarebbe la riduzione delle emissioni. Quindi, si è in presenza di una visione universalistica della partecipazione ai trattati. Infatti, non si può pensare ad un cambiamento climatico radicale e mondiale senza il coinvolgimento di tutti i paesi. Agire seguendo la complementarietà strategica è incentivante per tutti i Paesi, difatti, per ogni risposta positiva di un Paese si avrà una sorta di spillover positivi generati dall’azione di un Paese che si propagano sugli altri. Inoltre, questo aspetto è molto importante in presenza di beni pubblici globali, nonostante i problemi di free-rider che questi comportano. In questo contesto il coordinamento è più agevole e perfino la comunicazione non-vincolante potrebbe avere una possibilità in più nel coordinare i Paesi rispetto al contesto delineato dal DP o da caccia al cervo, dove parlare senza un impegno concreto non può generare nessun effetto sulla possibilità di coordinamento su un equilibrio più efficiente. Applicando la complementarietà strategica in contesti strategici con soli 2 giocatori, che devono decidere se investire o no nella riduzione di gas inquinanti, avremo che:
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