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riassunto educazione civica, Appunti di Storia

riassunto per educazione civica

Tipologia: Appunti

2022/2023

Caricato il 04/02/2024

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34 documenti

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Scarica riassunto educazione civica e più Appunti in PDF di Storia solo su Docsity! STORIA: Fin dall’antichità gli esseri umani hanno stabilito una serie di regole e limiti da rispettare quando è in corso una guerra. Pensiamo ad esempio al limite di sparare contro i mezzi della Croce rossa, o al divieto di torturare prigionieri; tutte queste regole costituiscono il diritto bellico e la loro violazione può configurare un crimine di guerra. Per il diritto bellico ad esempio, c’è differenza fra uccidere nemici in battaglia e sterminare gli appartenenti a un gruppo etnico per determinarne l’estinzione, cioè il genocidio; esso è un crimine internazionale mentre l’uccisione di nemici in battaglia è considerato legittimo. Il termine “genocidio” è stato coniato da Raphael Lemkin nel 1944, all’indomani della strage commessa dai nazisti durante la seconda guerra mondiale. Quindi sebbene il crimine di genocidio non sia nuovo alla storia dell’essere umano, pensiamo ad esempio al genocidio degli Armeni ad opera dei Turchi durante la prima guerra mondiale, sotto il profilo giuridico, il genocidio, inteso come lo sterminio intenzionale di gruppi o di membri di un gruppo in quanto tale, ha iniziato ad essere disciplinato come crimine internazionale “autonomo” solo pochi anni dopo il processo di Norimberga; esso ha portato alla nascita della giustizia penale internazionale e della responsabilità degli individui. Infatti tradizionalmente nei rapporti internazionali non esisteva la responsabilità degli individui ma solo quella degli Stati, ma è nel tribunale di Norimberga, nel 1945, che si iniziarono a processare gli individui, in questo caso gli esponenti del regime nazista responsabili di crimini di guerra, contro la pace e contro l’umanità. Le atrocità perpetrate dai nazisti ed emerse dal congresso tramite le testimonianze, spinsero anni dopo la comunità internazionale ad agire, adottando, nel 1948, la Convenzione sul genocidio. E’ poi nel 1998 che venne fondata a Roma La Corte penale internazionale, un tribunale permanente, non come quello di Norimberga e dell’ex Jugoslavia e Ruanda, che erano stati istituiti dopo i fatti che dovevano giudicare ed erano temporanei. SCIENZE UMANE: Ora sorge spontaneo farsi una domanda, ma perché aderirono così tante persone al nazismo? A rispondere alla domanda furono Adorno e Horkheimer; la spiegazione dei due sociologi si presenta sia come un’analisi socio–psicologica, ma anche come una personale testimonianza di due intellettuali ebrei costretti all’emigrazione con l’ascesa al potere di Hitler. Questi spiegano che nella società c’è un bisogno disperato di credere, odiare e combattere, questo perché l’uomo ha la tendenza a ricercare l’armonia e la razionalità, e lo fa tramite la soppressione di ogni elemento di differenza. Il culmine di questa aspirazione è stato raggiunto ad Auschwitz, dove erano state stroncate le vite di milioni di persone che non erano altro che “elementi di disturbo” a ciò che era stato innalzato a “normale”, e quindi giusto. Quindi ebrei, omosessuali, malati di mente rompevano l'armonia che l'uomo voleva raggiungere, e che era pronto a difendere a qualunque costo; una tendenza che possiamo vedere anche nella società di oggi, il volersi conformare alle idee e alle tendenze della società, non pensando se poi siano veramente giuste, o per paura di essere visti noi come i diversi; questa manipolazione delle menti la vediamo oggi ad opera dei mass media, e il termine industria culturale creato da Adorno, assoggetta l'uomo e gli somministra i valori in cui deve credere, oggi come allora. Un’altra persona ad avvalorare questa tesi è Milgram, che fece degli esperimenti focalizzandosi sul tema dell’obbedienza; la sua riflessione parte proprio dalla diffusione dell’ideologia nazista, cercandosi di spiegare come fosse possibile che tante persone fossero morte per volontà di un solo uomo, i cui ordini venivano eseguiti in larga scala. Così Milgram decide di testare la tendenza dell’uomo all’obbedienza attraverso la somministrazione di scariche elettriche a una vittima, scariche che vanno da 15 a 450 volt. Vengono reclutati quindi 40 uomini, questi vengono messi in coppia, uno fingerà di essere l’insegnante e l’altro lo studente che riceverà le sanzioni. Alla fine dell’esperimento, i soggetti (gli inseganti) affermano di essere consapevoli di aver provocato scosse estremamente dolorose alla vittima, alcuni si sono fermati quando non ricevevano più segnali dalla stanza in cui era la vittima, 26 persone invece arrivano a somministrare scosse di 450 volt. Per cui alla fine più della metà delle persone hanno agito contro le proprie regole morali per seguire i dettami dello sperimentatore, in questo caso la fonte autorevole, che però in caso di disobbedienza non avrebbe punito nessuno. Questo suggerisce che l’obbedienza può indurre le persone a mettere in atto determinati comportamenti, al di là delle loro convinzioni etiche; per cui l’affiliato a un’organizzazione, in questo caso il nazismo, “imita” e recita una fede, si convince di credere in un capo senza crederci davvero, e in un’idea senza che quell’idea esista se non come puro strumento di propaganda aggressiva. Ne abbiamo un esempio con Eichmann che sfuggito al processo di Norimberga si rifugiò in Argentina, in cui venne catturato e fu poi processato in Israele a Gerusalemme; durante il processo si difese dicendo di essere un "grigio burocrate che eseguiva solamente gli ordini dei gerarchi importanti". FILOSOFIA, HANNAH ARENDT: A questo punto sorge un’altra domanda, una persona può fare del male senza essere malvagia? Era questa la complessa domanda che assillava la filosofa Hannah Arendt mentre, nel 1961, seguiva per il New Yorker il processo per crimini di guerra ad Adolf Eichmann. Qui cmq si parla, come definisce la filosofa, di un “male radicale”, un male assoluto e imperdonabile, che non c’entra niente con egoismo o invidia; radicale perché vuole creare una nuova natura dell’uomo, priva di ogni aspetto umano e personale, come ad esempio i campi di sterminio. A questo proposito Arendt afferma che secondo lei le ragioni dei crimini nazisti, come i campi di concentramento appunto, dipendono non tanto dalla cattiveria di alcuni carnefici, ma dall’assenza di pensiero in uomini che in realtà sono normali. Arendt pensava infatti che Eichmann fosse un burocrate ordinario, se non addirittura noioso, uno che, stando alle sue parole, non era “né perverso, né sadico”, ma “spaventosamente normale e madiocre”. Egli non agì per nessun altro motivo se non per assicurarsi di far avanzare la propria carriera nella burocrazia nazista, nel “La banalità del male, Eichmann a Gerusalemme”, il libro che risultò dallo studio della filosofa sul caso, Arendt arrivò a concludere che egli fu un uomo che compì azioni orribili, ma senza cattive intenzioni, solo per incoscienza non capì mai cosa stava facendo, a causa della sua inabilità a pensare dal punto di vista di qualcun altro. Mancando di questa particolare abilità cognitiva, commise i suoi crimini in circostanze che gli resero quasi impossibile capire o sentire cosa stesse facendo di male. Anche dieci anni dopo il suo processo in Israele, lei scriveva: “Restai colpita dalla evidente superficialità del colpevole; gli atti che ha compiuto erano mostruosi, ma l’attore -- per lo meno l’attore tremendamente efficace che si trovava ora sul banco degli imputati -- risultava quanto mai ordinario, mediocre, tutt’altro che demoniaco o mostruoso.” La tesi della banalità del male generò diverse controversie, secondo molti Arendt si era concentrata troppo su chi fosse Eichmann, anziché su cosa avesse fatto. Ad esempio la storica Deborah Lipstadt, ha fatto notare che Arendt non riuscì mai a spiegare perché Eichmann e i suoi colleghi avessero provato a distruggere le prove dei loro crimini di guerra, cosa che non avrebbe fatto se fosse stato così inconsapevole dei suoi crimini. Estraendo poi le registrazioni audio delle interviste ad Eichmann di un giornalista nazista, si è mostrato come lui in realtà sposava la sua causa e credeva nelle ideologie naziste, Eichmann aveva molte idee sul genocidio, era quindi più che altro un funzionario radicalmente malvagio, che viveva però dietro la maschera di un semplice burocrate apparentemente normale. Per cui si può forse dire che la Arendt si fece ingannare, dato che inoltre, nei suoi scritti precedenti alla banalità del male, adottò una posizione opposta; ne “Le origini del totalitarismo”, disse che la malvagità nazista era assoluta e disumana, non superficiale e incomprensibile. In questo scritto lei spiega come il totalitarismo è una forma politica radicalmente nuova, che non pretende solo la subordinazione politica degli individui, ma invade e controlla anche la loro sfera privata, riuscendo così a creare una nuova società e una diversa forma di umanità. Il terrore e l’ideologia sono esercitati attraverso la polizia segreta, i campi di concentramento, e la propaganda per le masse ancora non totalizzate, e una volta raggiunto l’obiettivo, la propaganda diventa indottrinamento. FILOSOFIA, MARX: A facilitare il totalitarismo è l’avvento della società di massa, in cui gli uomini isolati e sradicati da ogni relazione, seguono idee e ideologie, e noi sappiamo, tramite Marx, che il dominio totale dell'uomo si rende possibile quando questo viene ridotto ad una macchina, cioè quando vive nell'alienazione. Marx infatti, viveva nella società capitalistica, una società che possiamo dire, aveva delle
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