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Riassunto Elisabetta Farnese, Sintesi del corso di Storia Moderna

Riassunto del libro Elisabetta Farnese. Duchessa di Parma, regina consorte e matrona d'Europa

Tipologia: Sintesi del corso

2021/2022

Caricato il 05/10/2023

Ilys33
Ilys33 🇮🇹

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Scarica Riassunto Elisabetta Farnese e più Sintesi del corso in PDF di Storia Moderna solo su Docsity! 1 Elisabetta Farnese Capitolo uno – La culla dei Farnese 1. Dal buio all’aurora, dal meriggio al crepuscolo Nonostante i Farnese fossero protagonisti del panorama politico italiano del Cinquecento e del Seicento, non potevano vantare di avere antiche origini come altre casate principesche dell’epoca. La famiglia aveva avuto origine dalla piccola nobiltà rurale della zona della Tuscia, un’area interna del Lazio; con il tempo acquisirono la fama di politici locali e in particolare come mercenari al servizio delle famiglie aristocratiche. Il nome deriva probabilmente dal toponimo Farnese/Farneto che sarebbe una piccola località ai confini tra il Viterbese e la Toscana ricca di farnie (tipo di quercia). Partendo da un passato incerto una delle prime personalità a distinguersi fu Ranuccio il Vecchio (avo di Paolo III) che tra fine Trecento e inizio Quattrocento lavorò militarmente per la Chiesa che dopo la grave crisi dovuta allo scisma era ormai diventata una vera potenza regionale (il servizio militare caratterizzerà molti dei suoi discendenti). Un altro importante membro della famiglia fu sicuramente Alessandro, nato nel 1468 dal matrimonio di Pier Luigi Seniore e Giovanella di Onorato Caetani di Sermoneta, e che grazie all’ingraziarsi della sorella Giulia nei confronti di papa Borgia diventerà papa Paolo III nel 1534. Il primogenito Pier Luigi, avuto prima di diventare cardinale, divenne nel 1537 Gonfaloniere della Chiesa che si distingue per essere un valoroso combattente e nel 1545 divenne duca di Parma e di Piacenza (ducato creato dal padre appositamente per lui). Dopo un Cinquecento che, grazie al pontificato di Paolo III, all’investitura dei ducati di Parma e Piacenza, alla stretta parentela con gli Asburgo, ha permesso alla famiglia di spiccare nel contesto italiano, con il Seicento la buona fama della famiglia va a calare. Una delle cause di questo declino fu la perdita del ducato di Castro (creato nel 1537 da papa Paolo III sempre per il figlio Pier Luigi) quando Odoardo si rifiutò di saldare i debiti ai confinanti Barberini, presa sotto assedio e impossibilitata di ricevere qualsiasi aiuto cadde nel settembre del 1649. 2. Il secondo rinascimento farnesiano Ranuccio II è indicato come il maggior responsabile del “secondo rinascimento farnesiano” che riporta la famiglia ad una posizione di rilievo. L’intera storia della famiglia si basa su un percorso di costruzione di sé e dell’autorappresentazione attraverso uno stretto rapporto con l’arte, che può essere vista come uno strumento di legittimazione del potere grazie al suo valore propagandistico. La seconda fase della storia della famiglia Farnese è interessante per il clima che si sviluppa nel ducato prima della nascita di Elisabetta: è il nonno Ranuccio II a introdurre un complesso progetto per rilanciare la potenza e credibilità della dinastia attraverso un insieme di arte, musica, teatro e diplomazia. In questa fase storica i Farnese non si caratterizzano più per l’atteggiamento militare che troviamo invece nel ‘500, non ci si affida più alla forza bellica ma alla politica. Uno degli eventi più importanti di questo affidamento ad essa è il matrimonio di Odoardo e Dorotea Sofia da cui poi nascerà Elisabetta. Questa necessità di rinnovamento si percepisce anche con i lavori di ristrutturazione Ranuccio II attua nelle varie residenze di famiglia, chiamando a lavorare per lui grandi artisti come Sebastiano Ricci, Correggio, Agostino Carracci ecc… Elisabetta crescerà dunque circondata da questa magnificenza, ma a corte si troveranno spesso altre forme d’arte come il teatro e la danza. 3. Una contessa palatina a Parma La politica interna andava di pari passo al rilancio del ducato in politica estera e nell’ambito internazionale è proprio la ricerca di una moglie per Odoardo, figlio di Ranuccio II, a rilanciare la notorietà della famiglia. La scelta ricade poi su Dorotea Sofia di Neuburg, prima principessa tedesca che un Farnese sposa; questa decisione è per Ranuccio II una mossa per staccarsi dalla Francia e dalla Spagna (solite alternative). Il matrimonio, avvenuto il 3 aprile 1690, fu sfarzosissimo con banchetti e rappresentazioni teatrali e da esso nacquero Alessandro Ignazio (6 dicembre 1691) ed Elisabetta (25 ottobre 1692). La relazione sembra procedere tranquilla fino a quando nel 1693 muore il piccolo Alessandro, facendo di Elisabetta l’unica erede al trono e nello stesso anno morì anche Odoardo, stroncato dall’obesità. Ranuccio stesso consiglierà al secondogenito Francesco di sposare la vedova del fratello, nonostante fosse molto più giovane di lei, e così farà nel 1698. Dorotea era una donna religiosa, solita a partecipare attivamente alle varie cerimonie assieme alle altre donne di corte. Questo bigottismo non deve però far pensare che fosse una donna semplice e modesta, è stata infatti descritta come perseverante e priva di umorismo. Uno dei luoghi comuni di sfatare era però la mancanza cultura, Dorotea veniva infatti da una famiglia attenta alla politica culturale; i Neuburg, come i Farnese, erano a capo di piccoli stati e l’unico mezzo di rivalsa e prestigio era lo splendore dell’arte e della cultura. Dopo la morte di Ranuccio II, nel 1964, la vita festaiola e l’ostentazione di ricchezza si fanno sempre meno frenetici e il matrimonio tra Francesco e Dorotea nel settembre 1696 avvenne in circostanze private e prive di festeggiamenti. Durante il suo mandato Francesco, a causa dei problemi economici causati dalle sfarzosità del padre, ma anche per una sobrietà personale, decise di effettuare una riforma e licenziare musici, buffoni e altra gente simil fatta. Il clima festaiolo non è però del tutto scomparso; il tempo della città si divide in due momenti: tra mattina e pomeriggio vi sono le manifestazioni religiose e la serata è dedicata ai passatempi, che diventano momenti di esibizione della famiglia ducale (le serate lungo il corso in carrozza sono i primi momenti pubblici di Elisabetta, spesso con la madre e la zia). 4. L’educazione di una principessa 2 Degli studi e delle passioni della giovane Elisabetta sappiamo ben poco a causa della mancanza di notizie a livello archivistico. Le principali informazioni derivano principalmente dalla propaganda. Il bagaglio culturale necessario ad una principessa europea del Seicento consisteva nl parlare un po’ di una lingua straniera (per un eventuale matrimonio all’estero), avere familiarità con il latino; è con il XVIII secolo che si aggiunge lo studio della matematica e della geografia. Elisabetta si forma tra fine Seicento ed inizio Settecento e tra le principali arti a cui educata troviamo danza, musica e pittura. In questo contesto ebbe un ruolo fondamentale Dorotea Sofia, che pur dandole un’educazione bigotta non l’abituò affatto ad un’ottica in cui le donne dovevano chinare la testa in segno di modestia e saggezza. La su formazione prevedeva infatti anche lo studio della grammatica, retorica, filosofia, geografia e astronomia e politica. Il tutto allarmava le altre corti europee in quanto la sua preparazione non era volta al servizio di un uomo 5. Colorno e un nuovo stile di corte La quotidianità della famiglia Farnese ha un drastico cambiamento nel 1697, quando viene reso abitabile il palazzo ducale di Colorno per le vacanze estive, dove Elisabetta trascorse grande parte del suo tempo a scrivere ai genitori assenti (abitudine che trasmetterà poi ai figli). 6. Le violenze della guerra La famiglia decide inoltre di spostarsi da Parma a Piacenza, che diventerà la residenza principale tanto che Elisabetta affermerà di sentirsi più piacentina che parmense. La causa di questo cambiamento sembra essere la guerra scoppiata per l’invasione di Luigi XIV del dominio della famiglia di Dorotea Sofia, a cui si aggiunge poi la Guerra di Successione spagnola nella quale Francesco si dichiara neutrale e cerca di difendere in ogni modo Parma e Piacenza, fallendo per quanto riguarda il territorio piacentino, strategicamente importante. I rapporti con la famiglia Neuburg vanno a raffreddarsi, tanto che Francesco si interessa sempre di più all’alleanza gallo-ispanica. Ha modo di incontrare il giovane re di Spagna e futuro marito di Elisabetta, Filippo; lo accolse a Cremona nel 1702 con una fastosa ambasceria e un’esibizione di lusso e splendore attraverso la quale cerca di porsi a livello dei Savoia e dei Medici. 7. La vita gaia A Parma le feste e i balli continuano anche con la guerra, in quanto si svolgono in case private e gli unici della famiglia ducale a parteciparvi sono Margherita e Antonio (fratelli di Francesco). A Piacenza, con l’arrivo dei duchi, il popolo sembra invece essersi “civilizzato” e la famiglia sceglie dunque di fare vita ritirata. Ma perché questo cambiamento così forte? 8. La violenza della malattia La risposta a questa domanda sembra trovarsi nella crisi che la famiglia attraversa nel 1710. Il 7 gennaio di quell’anno Francesco torna in fretta e furia a Parma per fuggire dal vaiolo che sembra aver colpito la giovane principessa, ma assieme a lei la madre viene colpita da una delle sue solite “flussioni all’occhio”; le due si tengono sempre in contatto con il duca attraverso il carteggio del loro medico, Almerico Valenti. Il corso della malattia di Elisabetta sarà travagliato e ne resterà per sempre segnata in volto da cicatrici. Le due donne passeranno inoltre gran parte del mese di febbraio in convalescenza per poi tornare a Parma. Capitolo due – Cronaca di un “Royal Wedding” 1. Un buon partito Elisabetta è dunque l’unica erede di un ampio dominio e ormai ventiduenne è una sposa appetibile; è durante l’estate del 1714 che arriva una proposta di matrimonio dal re di Spagna Filippo V (da poco vedovo della prima moglie Maria Luisa di Savoia). Per il duca l’unione Farnese-Borbone era un’ottima soluzione per arginare il potere dei Savoia-Asburgo, ma vi erano anche dei vantaggi per Filippo, che poteva arricchire le sue acquisizioni territoriali nella penisola italiana, precedentemente persi con la Guerra di Successione Spagnola(la scelta di Filippo fu determinata dalla descrizione che l’abate Giulio Alberoni aveva fatto della principessa come dolce e remissiva). I Farnese erano disposti a quest’unione non solo per l’età del re, ma anche perché il trono della Spagna offriva più possibilità e vantaggi di un qualsiasi titolo principesco italiano e furono inoltre spinti verso i Borbone per un risentimento antiaustriaco 2. Lo sposalizio Nel luglio del 1714 la famiglia ducale torna a Parma da Colorno in occasione della visita del cardinale Acquaviva, ambasciatore straordinario di Spagna presso la Santa Sede il che lo rende colui che porta avanti gli interessi spagnoli in Italia e il suo arrivo a Parma fa intuire che sono in corso trattative tra il ducato e la Spagna. Ben presto la notizia del matrimonio si diffonde e le nozze regali sono sempre un modo per il popolo di esprimere lealismo verso il proprio signore. Francesco Acquaviva e il duca scrissero inoltre i capitoli sul matrimonio; si tratta di nove semplici paragrafi redatti in latino, spagnolo e italiano. Nel preambolo si ricorda l’antico legame fra i Farnese e la Spagna. Si dichiara poi la dote di Elisabetta di 100.000 doble in scudi d’oro a cui si aggiungono le “solite gioie e ornamenti come è costume” e in caso di 5 occorre scegliere un personale fidato attorno ad una straniera, ma senza creare il malcontento degli stranieri presenti a corte. 8. “On se prépare ici à les rogner” Elisabetta non si lascerà mai scappare l’opportunità di sottolineare come il suo sarà uno stile di esercitazione del potere tutto suo; fa sapere alla corte francese e spagnola che ironicamente le piace mangiare il doppio e bene rispetto alla regina piemontese che l’ha preceduta, si tratta ancora una volta di una metafora con la quale indica che i suoi robusti appetiti sono specchio di un carattere forte. Il viaggio da Parma a Madrid è lentissimo con soste che possono durare anche diversi giorni, Elisabetta fa quindi di tutto per dilatare i tempi per diverse possibili ragioni, forse perché per la prima volta può viaggiare in giro per il mondo senza la madre o la zia o forse per stare il più tempo possibile con il suo seguito prima di lasciarli per sempre. Questo lungo viaggio permette però alla corte spagnola di prepararsi al meglio per accogliere la nuova regina (lavori nelle strade ecc). Un viaggio così lungo è vantaggioso per acquisire informazione da entrambe le parti. La Ursini realizza però che il piano di allontanare gli italiani fidati da Elisabetta è irrealizzabile perché porta con sé un confessore ed un medico dai quali non si staccherà mai. La Ursini si renderà soprattutto conto che la descrizione di Elisabetta fatta dal cardinale Alberoni è completamente inventata per ingannarla: Elisabetta è una donna autorevole e dotata di spirito. Versailles cerca poi di instaurare con la nuova consorte un rapporto privilegiato: Luigi invia il duca di Saint-Aignan per esprimere i sentimenti paterni del re. Il duca seguirà poi la regina e riferirà a Luigi le numerose qualità della donna e il suo vivacissimo carattere. Ormai è palese agli occhi di tutti che Elisabetta è tutt’altro che impreparata, con un forte carattere e importante preparazione politica. 9. Incontro di due regine In quel lungo viaggio la tappa più importante è Pau (Francia) dove Elisabetta incontra Marianna di Neuburg, sua zia materna e vedova di Carlo II. Marianna fu una sposa assai infelice: ebbe uno sposo per nulla bello, ma malato e non riuscì a dare alla Spagna un erede al trono senza riuscire mai ad avere un vero e proprio ruolo politico. Luigi XIV ordinò al nipote di tenersi lontano dalla regina vedova ed incontrarla solo se strettamente necessario, ma raccomandando agli uomini di governo di trattarla con educazione, ma di allontanarla da Madrid. Il re francese voleva inizialmente spedirla a Pau, ma si optò poi per Bayonne dove Marianna fu accolta adeguatamente per il suo rango anche se forzata ad una continua sorveglianza. Alla notizia del passaggio della nipote per Bayonne manifestò grande gioia nel rivederla. Elisabetta non passerà per Bayonne, ma Pau e Marianna otterrà da Filippo V il permesso di spostarsi per rivederla. L’incontro avvenne il 29 novembre: le due carrozze si incrociarono e scese a terra le due donne si salutarono affettuosamente; salirono poi su un’altra carrozza ancora in quanto Marianna non voleva far salire la nipote sulla sua carrozza da vedova perché di mal auspicio. Le due resteranno insieme per 12 giorni ricchi di colloqui notturni in cui Marianna può mettere in guardia Elisabetta del suo destino alla corte di Spagna senza essere ascoltata da nessuno. L’incontro con la zia è per Elisabetta sicuramente istruttivo da un punto di vista politico, ma è ance una sorta di costatazione di quanto la posizione di regina consorte fosse precaria, specialmente se priva di eredi. Una volta arrivata ai confini spagnoli il passaggio agli altri italiani al seguito di Elisabetta viene sbarrato, ma la donna riferisce le sue prime parole da regina affermando che si farà come dice lei perché non prende ordini da nessuno se non dal re. Si tratta quindi di un forte messaggio di regalità, ma anche di sottomissione al sovrano e marito. Capitolo quattro – Primi passi in Spagna 1. Un paese in fermento Gli storici hanno messo spesso in discussione se all’arrivo di Filippo V lo stato fosse effettivamente al collasso. Il primo giudizio negativo nacque a opera dei Francesi a seguito del giovane re che credevano di aver ereditato la potenza maggiore al mondo e si ritrovarono invece con un paese indebolito; la loro percezione però cambiò con il tempo. La Spagna del regno di Carlo II manifestò segnali di recupero e quello che effettivamente cambia è la distribuzione demografica: la Spagna interna e meridionale persero circa un milione di persone mentre quella settentrionale aveva guadagnato 600.000 e a sua volta la Spagna mediterranea ne guadagna 300.000. Le riforme economiche di Filippo V avvicinarono lo stato all’epoca dei Lumi. Per quanto riguarda il suo governo si è parlato di monarchia assoluta ispirata a quella di Luigi XIV, ma non è del tutto vero. I coniugi attuarono una monarchia “sperimentale” che associava la monarchia francese e quella spagnola. All’arrivo di Elisabetta erano state attuate delle modifiche al sistema amministrativo: gli appena nati Segretari di Stato tagliarono le funzioni dei consigli di Hacienda, Guerra e Indias, si mantenne però il Consiglio di Inquisizione e gli Ordini militari e ella crociata. Il regno di Filippo va di pari passo con una crescita economica e un forte aumento della domanda dovuta all’aumento demografico e la politica economica fu principalmente mercantilistica. Le spese dello stato aumentarono principalmente per necessità militari con un rinnovamento tecnologico dell’esercito, che ebbe un ruolo fondamentale nel regno di Filippo ed Elisabetta a causa dei continui conflitti. Filippo realizzò una riforma che poggiava su due basi differenti: una territoriale con le Milicias provinciales, l’altra con una ristrutturazione dell’esercito con l’aggiunta delle guardie reali. La formazione di quest’ultime è dovuta ad una necessità di rendere il sovrano sempre più visibile al popolo. Questi cambiamenti provocarono però dei malcontenti in quanto le guardie non potevano mai lasciare la persona del re da cui prendevano ordini, restare fissi nel palazzo e dormire lì armati;con il tempo però si accettò la situazione. 6 2. Jadraque e “le coup de majesté” Elisabetta dopo aver superato il confine per prima cosa entra nella chiesa di Roncisvalle per assistere al Te Deum. Alla notizia del suo arrivo, le campane suonarono a festa e per quattro giorni Madrid rimase illuminata a giorno. A Pamplona, prima città che raggiunge, trova un’accoglienza straordinaria, ma per sottolineare quanto la Spagna abbia ora un aspetto militaresco la sua entrata è preceduta da una cerimonia marziale. Il percorso tradizionale inizia dopo tra la folla in festa, cori e musica. Elisabetta verrà poi appellata la “Stella di Parma”, “sole che viene ad illuminare i due mondi” (scaccia le tenebre). Dopo la definitiva separazione dalla sua familiarità Elisabetta non ha più motivo di prolungare i tempi e Alberoni sceglie il momento giusto per entrare in scena: l’11 dicembre proprio quando la regina si separa dalla sua corte italiana e lui fa in modo che trovi nuovamente qualcosa di casalingo. Anche la Ursini ha modo di entrare strategicamente in scena: la residenza di Filippo ed Elisabetta continuerà ad essere il palazzo di Medinaceli, dove ha sistemato le stanze dei due in modo che non siano comunicanti e siano obbligati a passare dalle sue camere. La Ursini incontra Elisabetta a Jadraque dove la attenderà al freddo per tutto il giorno (la regina arriverà solo alle otto di sera). Sul loro primo incontro vi sono state diverse versioni. Nella versione pro-principessa Elisabetta le si avvicina per scambiare poche parole a bassa voce e poi ad alta voce le da’ dell’insolente e ordina alle guardie di portarla via (quest’ultime eseguono l’ordine solo dopo un primo momento di esitazione). A prova di quanto tutto sia stato organizzato la Ursini specificò nella sua versione di aver trovato la carrozza per il viaggio avvenuto quella notte stessa. Nella versione dell’Alberoni, Elisabetta accoglie anche fin troppo bene la Ursini e la sua rabbia esplode solo dopo aver subito una serie di insolenze dell’altra fin troppo arrogante; la principessa vuole imporre alla regina di fermarsi per qualche giorno a Jadraque piuttosto che raggiungere Filippo e di cambiare gli abiti “ridicoli” con cui è arrivata e seguire invece la moda della regina defunta. La versione dell’Alberoni viene giudicata come inattendibile anche alla corte francese quando viene presentata per giustificare il licenziamento della Ursini. La spiegazione più semplice sarebbe che una giovane regina non ha alcuna intenzione di prendere ordini da una donna anziana mai vista prima e che dalle voci si sarebbe intromessa nella relazione con suo marito. Quello che è certo è che dietro il suo licenziamento vi è materialmente Elisabetta che viene influenzata dall’odio dettato dalla zia Marianna, ma viene “sfruttata” dal cardinale come uno strumento in mano altrui. La caduta della Ursini annunciava profondi sconvolgimenti degli equilibri politici con l’allontanamento di chi voleva cambiare il governo spagnolo seguendo il modello francese. L’episodio fu dunque un vero e proprio colpo di stato, definito anzi “un coup de majesté”, cioè il colpo di stato che ha come autore il sovrano stesso con la volontà di allontanare persone che hanno avuto potere, ma ora non sono più gradite. 3. La sposa e lo sposo Il 24 dicembre a Guadalajara i due regnanti possono finalmente incontrarsi. Filippo accompagna immediatamente Elisabetta alla cappella dove il patriarca delle Indie celebra una veloce cerimonia nuziale. Il re teneva però già dei segreti alla moglie riguardo ad una concessione per un possedimento in Catalogna fatto alla Ursini. Elisabetta appena arrivata aveva però una rete di spie e sa anche imporre il suo volere sul sovrano. Impone fin da subito rispetto per la sua persona e le sue scelte. Chiedere il ritiro di queste concessioni fatte alla Ursini è rischioso, ma il piegarsi al suo volere da parte del re simboleggia una grande passione nei suoi confronti. L’espulsione per della Ursini dalla corte non è affatto una questione di rivalità femminile, ma una questione di dominio politico a corte. L’arrivo di Elisabetta, dunque, sconvolge la vita di corte a Madrid e la donna dopo i primi giorni passati con il sovrano si sente forte e superiore alle altre donne rivali. Il matrimonio è fin da subito appagante: Elisabetta soddisfa e seduce Filippo che ora appare raggiante; i due appaiono affini per molti aspetti. 4. Gli italiani al potere Tra i primi problemi da affrontare dopo l’arrivo di Elisabetta a corte vi è l’affidamento dell’educazione del piccolo Luigi; per il re di Francia il principe delle Austrie doveva sì ricevere un’educazione spagnola di modo che una volta diventato sovrano non avesse le stesse difficoltà del padre, ma ci teneva anche a creare in lui un forte senso di appartenenza alla sua famiglia e al suo paese di origine per non diventare estraneo ai Borbone di Francia. Inizialmente anche in questo ambito si era fatto affidamento alla Ursini, ma il suo improvviso allontanamento preoccupa Parigi. Si è però constatato che gli insegnamenti fino ad allora affidati ad una donna avessero reso il principino un bambino timido ed ignorante ed era dunque giunta l’ora per Luigi XIV di affidare l’educazione del giovane ad un uomo. Nella sorpresa generale Filippo affida questo compito ad un italiano: il cardinale Francesco del Giudice, che con l’arrivo del nuovo re divenne uno dei più importanti esponenti del partito filoborbonico. Partecipò a lavori cruciali del Consiglio di Stato per quanto riguarda le trattive di pace relative alla successione al trono francese dopo la morte dei fratelli di Filippo quando si fece portatore del diritto successorio al trono di Filippo. Mentre erano in atto trattative a riguardo fu improvvisamente chiamato a Madrid con l’accusa di aver vietato libri che inneggiavano al regalismo regio. Molto probabilmente queste accuse nascono da un’antipatia della Ursini nei suoi confronti e fu poi esiliato a Bayonne dove incontra la zia di Elisabetta. Il cardinale fu poi improvvisamente richiamato a Madrid il 26 gennaio ricevendo il ministero della Giustizia e della Chiesa a cui si aggiunge a marzo il compito di precettore del giovane Luigi. Fra gli italiani a corte non si creò mai un partito coeso e solidale, ma vivevano in perenne competizione per raggiungere un posizione dominante. Alberoni stesso fa di tutto pur di avere il sopravvento su del Giudice, che però nel giro di pochi mesi acquisisce sempre più autorità, tanto da far preoccupare la corte francese che inizia a tenerlo d’occhio attraverso Saint-Aignan. Del Giudice nella sua scalata di potere cerca di vere più soddisfazioni possibili, fece firmare al re un decreto che sconfessa le precedenti accuse. Gli stessi Spagnoli si rendono conto di essere ancora una volta sottoposti a degli stranieri e chiedono aiuto agli odiati Francesi per sbarazzarsi degli italiani. 7 Le notizie del peggioramento dello stato di salute di Luigi XIV cambiarono inevitabilmente il quadro complessivo perché la Francia finirà nelle mani del duca di Orléans, il parente più detestato di Filippo. La diplomazia cerca di riappacificare i due attraverso una serie di lettere reciproche; quella di Filippo resta però fredda mentre quella di Elisabetta è più calorosa ed il duca risponde serenità. Nell’estate del 1715 fu inviato come ambasciatore a Parigi Antonio del Giudice, principe di Cellamare, con le istruzioni di non supportare in alcun modo discorsi contro la nuova regina e il suo diritto ad avere un ruolo nell’educazione degli eredi al trono. Dovette inoltre vendere come versione ufficiale sugli eventi de primo incontro tra Elisabetta e la Ursini quella del Cardinale Alberoni e di raccogliere più informazioni possibili sul testamento di Luigi. La notizia della ormai vicina morte del re di Francia mantenne viva la possibilità di scatenare un’ulteriore guerra civile con la rivendicazione almeno della reggenza di Filippo; Elisabetta si trovò velocemente di fronte alla possibilità di assumere direttamente l’amministrazione degli affari di Stato. La notizia della morte di Luigi XIV giunge a Madrid il 9 settembre e quando il duca di Orléans sale al trono i bellicosi spagnoli sono pronti a tutto. Del Giudice commette però un imperdonabile errore quando prova a ridurre le spese per le forze armate ed Alberoni ha finalmente la certezza di poterlo isolare, tanto che il 22 gennaio 1717 è costretto a lasciare la Spagna. 5. Scaramucce tra madre e figlia Arrivata in Sagna Elisabetta prende l’abitudine di scrivere a Dorotea Sofia una volta a settimana e la madre vorrebbe che questi scambi epistolari fossero più frequenti. Queste lettere presentavano principalmente brevi pagine scritte di fretta e formali, questo perché i sovrani erano abituati a controllare i propri sentimenti e passioni anche se effettivamente in quelle di Elisabetta è evidente il suo carattere estroverso e simpatico. Bisogna però dire che il primo anno in Spagna è per la nuova regina assai impegnativo: deve far dimenticare al re la prima moglie, ma anche la Ursini che ebbe innegabilmente un ruolo importante nella sua vita, occorre soprattutto dare un erede al regno ed il 1715 è l’anno della sua prima gravidanza. Elisabetta decide di dare a Parma la felice notizia solo due mesi dopo, a luglio, quando lamenta i primi dolori; decide inoltre di fare riferimento alla sua nutrice Laura che viene subito inviata in Spagna e sarà tra i suoi più fedelissimi. Il 20 gennaio 1716 nasce Carlo, che sarà battezzato a solo un’ora e mezza dalla nascita per poter svolgere la cerimonia con un numero ristretto di persone. Questa prima nascita costituisce un rafforzamento non tanto per la monarchia, in quanto vi sono i figli del primo matrimonio per quello, ma per Elisabetta stessa. Vi sono però altri problemi in famiglia per Elisabetta ed il principale è la zia Marianna con le sue continue lamentele; sarà poi il cardinale Alberoni ad essere costretto ad intervenire, scrivendo ai duci di Parma che Elisabetta stesse già facendo il possibile per migliorare le condizioni della zia, ma Sofia Dorotea continuerà ad insistere. La regina ha effettivamente un rapporto complicato con la madre, ricco di scontri ed evidenti paure di Elisabetta del giudizio materno (a maggio del 1716 Elisabetta annuncia a Dorotea Sofia che il padrino e la madrina di Carlo saranno Francesco e Marianna) e l’unica intesa di affetto che le due riescono a creare è nei confronti del piccolo Carlo. I messaggi che madre e figlia si scambiano riguardano i favori che la prima chiede alla seconda e non sempre si rivolge a lei, ma fa inoltrare al marito delle lettere all’Alberoni (come faranno in molti nelle corti europee) perché Francesco appare più discreto rispetto alla duchessa. A luglio del 1716 l’Alberoni scrive ai duchi una lettera in cui descrive Elisabetta come radiosa, ma è semplicemente per rassicurarli in quanto la regina si era con loro lamentata dei dolori di stomaco; per poi annunciare una seconda gravidanza. 6. Alberoni il dominatore Alberoni è stato capace di entrare velocemente in confidenza con la regina creando una grande intesa sui progetti internazionali per l’Italia e la nascita del primogenito sarà un’ulteriore mezzo di ascesa politica del cardinale. Una volta diventato unico padrone della situazione a corte, Alberoni riprende una politica di riduzione del potere dei consigli e mette particolarmente in crisi l’etichetta palatina per avere un rapporto più stretto con i sovrani. In questa maniera i rapporti già difficili con i Grandi di Spagna peggioreranno inevitabilmente e la tensione a corte è palpabile. 7. Mediterraneo in fiamme Dopo i primi tre anni di regno a Madrid, il clima prende una brusca svolta con il conflitto che la Spagna accende nel Mediterraneo, sorprendendo gran parte dell’Europa, ed è strettamente collegato alla posizione di dominio dell’Alberoni. Nella guerra del 1717-1719 il principale obiettivo era di riportare la Spagna tra le potenze mediterranee, liberare i territori italiani dal dominio austriaco ed ottenere da Vienna il riconoscimento del titolo di re di Spagna a Filippo. Inizialmente Alberoni ritiene fondamentale il rapporto privilegiato con gli Inglesi e sigla due trattati commerciali nel 1715 e 1716, ma il tutto svanisce con la morte di Anna Stuart e l’arrivo al trono di Giorgio I, che rifiuta queste trattative. Alberoni cerca allora di riprendere i rapporti con la Francia in maniera definitiva, cosa in realtà difficile per i rapporti complicati tra Filippo V e il duca di Orléans. La situazione peggiora però l’11 gennaio 1717 con l’annuncio della Triplice Alleanza fra Inghilterra, Francia e Olanda e la Spagna è quindi nuovamente isolata e nemica dell’Impero. Solo a luglio 1717 Filippo V decide di intervenire per riavere il posto che si merita e si parte alla conquista della Sardegna. Patino viene incaricato di organizzare l’operazione navale che partirà da Barcellona, si tratta di una conquista semplice in quanto l’isola è mal difesa e nostalgica del dominio spagnolo, avendo inoltre una posizione strategica come base per la riconquista successiva di Napoli e Sicilia. Il 9 agosto 1717 ha pieno successo lo sbarco e l’isola viene conquistata in due mesi. Le corti europee restarono stupiti della capacità militare di quest’azione, ma in realtà Madrid approfittò della guerra tra Austria e Ottomani; il tutto pone in forte imbarazzo la Triplice alleanza che avrebbe dovuto a breve scambiare la Sicilia con la Sardegna. I Francesi cercarono allora di imporre agli Spagnoli di restituire la Sardegna ai Savoia e se Filippo rinunciasse alla corona francese i territori di Parma, Piacenza e Toscana andrebbero al piccolo Carlo, ma per la regina non è uno 10 Lo storico d’arte Yves Bottineau pubblica nel 1960 il libro “L’arte del cuore” che ci permette attraverso studi artistici di approfondire quelle che erano le caratteristiche della corte di Filippo V. Bottineau raccoglie informazioni dagli scritti di Saint-Simon e Baudrillant (Filippo V ed il cuore della Francia di fine Ottocento) e le approfondisce con le fonti dell’Archivo General de Palácio. I suoi studi saranno poi seguiti dai lavori di Gomez-Centurion sulla struttura e sul funzionamento della corte borbonica. Bisognava trovare una forma non conflittuale per permettere l’accesso agli uomini francesi al servizio di Filippo, che presero il nome di familia francesa e avevano mansioni inferiori (distinti quindi dai funzionari di governo) pur rimanendo vicini al sovrano. Una riforma più incisiva sul personale avvenne nel 1707, quando la fuga della corte da Madrid in seguito all’invasione dell’arciduca Carlo permise di valutare la fedeltà del sovrano. I cambiamenti successivi all’arrivo di Elisabetta in Spagna non riguardano solo l’organizzazione della corte, ma anche del suo stile di vita; le regole mantenevano comunque dal punto di vista “cerimoniale” il re isolato e costretto ad avere una vita monotona circondata da un gruppo di pochi privilegiati. Solo grazie all’intervento della Ursini il re appare più ”visibile” ed è servito e protetto dalle sue guardie; con l’arrivo dei Borbone i Grandi di corte iniziano a perdere il loro potere, in primo piano perché Filippo li considera pericolosi e poi perché i francesi ritengono siano falliti come classe dirigente. Una volta diventata regina, Elisabetta riuscì ad occupare posizioni politiche di rilievo sia attraverso la sua presenza negli affari internazionali per i diritti ereditati con i domini italiani, sia rivestendo in determinate occasioni responsabilità di governatrice al posto del marito. 6. Vita religiosa alla corte di Spagna Nonostante la vita ritirata della famiglia, riti e cerimonie in particolar modo quelle religiose (sempre separate da quelle politiche) continuano ad essere occasioni fondamentali per esibire i simboli della regalità. Nel corso del XVIII secolo le dottrine contrattualistiche o sulla legge naturale, che anticipano quello ce sarà l’Illuminismo, furono mortali per la monarchia di diritto divino, ma Filippo V provenendo dalla Francia assolutista non mette di certo in discussione il principio della fondazione divina della regalità. I due sovrani, dal punto di vista religioso, mantennero sempre vive le tradizioni ed erano parte “attiva” della comunità religiosa e anzi vi è a corte una sorta di bigottismo. Elisabetta e Filippo mantengono anche nelle pratiche religiose quella discrezione che tanto li caratterizza, preferendo una spiritualità più intima e personale. Negli anni successivi al suo arrivo la regina si allontana dagli spazi di devozione pubblica dimostrando così di voler mantenere una certa riservatezza religiosa. Capitolo sei – Regina di un re che non vuol essere re 1. Le relazioni internazionali dopo Alberoni La fine del governo Alberoni è accompagnata dal lutto del piccolo Filippo il 29 dicembre 1719 ed ancora una volta Elisabetta fa il possibile per confortare l’anima afflitta del re. Il 26 gennaio 1720 Filippo aderisce alla Quadruplice dopo aver evacuato la Sicilia e la Sardegna con lo scopo di distruggerla dall’interno in maniera da reclamare Gibilterra ed ottenere per Carlo l’occupazione di Parma, Piacenza e Toscana. Il 20 febbraio viene firmato il trattato di pace dell’Aja tra la Quadruplice e la Spagna riconosce legittima l’eredità di Carlo, pur mantenendo un certo potere vassallatico dell’Austria sui territori italiani. Dopo la rinuncia al trono da parte di Filippo, la Francia vuole effettivamente riallacciare i rapporti con la corte di Madrid e la diplomazia francese capisce di dover necessariamente conquistare Elisabetta per avere successo; si tratterà però di un’invocazione illusoria all’unione che non fa che alterare la regina. L’Alberoni viene in una certa maniera sostituito da Grimaldo che diventa uomo di fiducia di Filippo V e ristabilisce l’organizzazione del governo con le segreterie affossate dal suo precessore: Estado, Segreteria di Guerra, Marina e India ed infine Giustizia e Finanza. Uno dei principali personaggi francesi a Madrid è il confessore Daubenton e per quanto non piaccia al reggente francese, questo capisce la sua utilità e gli fa assumere la funzione di ambasciatore a Madrid, ma il confessore muore solo tre anni dopo aver ricevuto il suo incarico. Il ricco lavoro fra ambasciatori porta ad un patto tra i due stati firmato a marzo 1721, si cercherà poi di includere anche l’Inghilterra, interessata ad isolare l’Austria ed il 13 giugno 1721 viene firmata la triplice pace fra Francia, Spagna ed Inghilterra. 2. Gli sposi bambini Il riavvicinamento delle due corti è coronato da un doppio matrimonio: Luigi sposa la figlia del Reggente di Francia, Luisa Elisabetta d’Orléans e la piccola Marianna è promessa sposa di Luigi XV; vi è anche l’ipotesi di un matrimonio fra Carlo e l’altra figlia del Reggente francese, Philippine Elisabeth. Il primo matrimonio viene deciso per contratto il 25 novembre 1721 e viene riccamente festeggiato; Marianna andrà invece alla corte di Francia nel 1722 per essere educata alla francese e raggiungere l’età adatta al matrimonio e nello stesso anno si torna a discutere di un possibile terzo matrimonio. In quanto erede della tradizione francese, Filippo introduce in Spagna nel 1713 la legge salica secondo cui le principesse potevano ereditare il regno solo in caso di totale mancanza di eredi maschili ed escludeva tutti i principi che non fossero nati in territorio spagnolo (per evitare quanto successo con la Guerra di Successione). Il doppio matrimonio verrà celebrato il 19 gennaio 1922 in una location tipica: l’Isola dei Fagiani al cui centro era stato fatto costruire un padiglione con doppia entrata con un salone centrale e due sale per i due stati. 11 I sovrano si ritrovano in quel periodo a stringerei patti per il terzo matrimonio, purché si faccia di tutto per mantenere gli stati italiani destinati a Carlo e la piccola duchessa giunge in Spagna nel 1723. Questo triplo matrimonio (uno solo realizzato e due mai attuati) non solo non porterà a nessun sostegno francese, ma sarà addirittura disastroso. 3. Il nido della Granja Negli anni venti la vita della famiglia reale viva diversi eventi che colpiscono il ritmo calmo della loro quotidianità e la più rilevante è sicuramente l’abdicazione di Filippo in seguito alla guerra di Francia ed in particolare alla sua crisi depressiva del 1717; uscì da quest’ultima ossessionato dalla salvezza della sua anima da purificare prima della sua morte. A luglio del 1720 la coppia formula segretamente il voto con cui rinunciano al trono entro il 1723. La rinuncia al trono è però preceduta dal progetto di costruire una residenza ideale che è la Granja de San Ildefonso da cui Filippo resta affascinato dopo averla visitata nel 1718. I lavori di ristrutturazione iniziano nel 1721 ed il palazzo sarà inaugurato nel 1723 mentre l’anno successivo sarà inaugurata la chiesa che accoglierà le spoglie dei due sovrani. Si tratta d un palazzo immerso in un paesaggio di boschi e prati con una serie di vasche che creano un effetto cascata e attraverso le quali Filippo cercherà di ricreare i luoghi della sua infanzia (Marly). Anche Elisabetta ricrea allo stesso modo i suoi luoghi cari e Carlo stesso anni dopo nel suo soggiorno in Italia si renderà conto della somiglianza tra Colorno e Granja. L’impostazione è quella di un palazzo tradizionale con due piani ed un terzo per la schiavitù sviluppato attorno ad un cortile centrale con quattro torri; sarà un luogo espressione del collezionismo che ha sempre caratterizzato la loro corte, ma soprattutto uno spazio destinato alla loro intimità. Filippo si occuperà dell’organizzazione degli spazi esterni per ricreare appunto Marly mentre Elisabetta sarà responsabile degli spazi interni assumendo Andrea Procaccini per la realizzazione degli arazzi e facendo esporre ritratti della famiglia realizzati anche da loro stessi. La Granja è dunque un’oasi di pace tra arte e natura concepita per l’isolamento della coppia reale. 4. L’abdicazione La decisione ufficiale dell’abdicazione giunge il 10 gennaio 1724 con una riunione a corte in cui Filippo elenca motivi religiosi e di coscienza presentando un drammatico conflitto tra figura pubblica e privata e lasciando il trono di Spagna a due adolescenti: Luigi di soli 16 anni e sua moglie Luisa Elisabetta di solo 14 (ai due lasciano poi i tre infanti Ferdinando, Carlo e Filippo). Il padre da a Luigi indicazioni prettamente morali, mentre quelle della madre sono più pratiche e politiche: esorta al giovanissimo re a fare da padre ai suoi fratelli, educandoli nel timore di Dio pur lasciando loro i giusti divertimenti da bambini, seguono poi le indicazioni politiche esortandolo a stare sempre in guardia sull’ambiente di corte ed invitandolo a stare sempre dalla parte della regina. La corrispondenza tra il re ed i genitori si manterrà sempre fitta nella quale troviamo manifestazioni di affetto ed informazioni sui fratelli; in particolare Carlo e Filippo (figli di Elisabetta) visiteranno periodicamente i genitori alla Granja. Elisabetta e Filippo conducono nella loro residenza una vita semplice ed austera, finalmente lontani dalla corte, ma Filippo appare ancora tormentato tanto da confessarsi più volte al giorno, sua moglie è invece più serena. La corte della Granja non presta particolare attenzione all’etichetta ed è ristretta ad una cinquantina di persone. Sui motivi dell’abdicazioni sono nate varie ipotesi e chi visse l’evento in maniera diretta fu il più malevolo: vi era chi pensava il re non fosse adatto a rivestire il ruolo di sovrano, chi sosteneva fosse avverso alla corte intera, chi teneva in considerazione un ritorno alla corte di Francia da parte di Filippo come sovrano o chi dava alla decisione dei motivi religiosi e conseguenti alla sua depressione. La scelta dei due di ritararsi a vita privata non significa però un ritiro dal mondo, in quanto le scelte politiche di maggiore importanza venivano comunque svolte alla Granja. 5. Un breve regno Nel corso del regno di Luigi i poteri di governo si dividono in due sedi: Madrid e Granja; Luigi ristabilisce un consiglio del gabinetto la casa della Castiglia (indebolita invece dall’Alberoni) e a guidare la segreteria viene posto Juan Batista Orendain. Il conte di Altamira, importante esponente del “partido espanol”, cercherà in vano di influenzare il nuovo re proponendo una restaurazione dell’etichetta, il ristabilimento di pagatori specifici della Casa e un ritorno del dominio del partito spagnolo. Il re è quindi circondato da nobili che cercano di escludere gli stranieri arrivati a corte con l’avvento di suo padre e la seconda moglie, che sono particolarmente avversi nei confronti degli italiani; ma il giovane Luigi non prende decisioni senza aver rima consultato gli ex sovrani. Ad indebolire ulteriormente il giovane re vi sono i problemi legati al matrimonio in quanto Luisa Elisabetta appare particolarmente eccentrica e non ha interesse a conquistare i superstiti a corte (oltre a non esserne capace). I genitori consigliano al figlio di rinchiudere la giovane nell’Alcazar per punizione, ma ne esce poco dopo con la promessa di cambiare per poi ovviamente attuare gli stessi comportamenti di sempre. 6. Morte di un giovane re Il regno del giovane Luigi durò ben poiché morì il 31 agosto 1724 di vaiolo. A corte girò però voce di un avvelenamento da parte di Elisabetta, ma erano ovviamente accuse infondate in quanto la donna lo amò come se fosse un figlio suo. 7. Il ritorno del re La morte di Luigi da vita ad un problema dinastico, chi deve salire al trono? Ferdinando, fratello minore del defunto, o si prevede un ritorno di Filippo? A spingere per la seconda opzione sono ovviamente Elisabetta e Grimaldo, ma molti alla corte spagnola sono contrari. Per un semplice colpo di fortuna al momento della morte di Luigi il fratello minore si trovava 12 alla Granja e l’ex regina ha quindi l’opportunità di isolarlo. I coniugi si recano a Madrid il primo di settembre ed esplode subito il conflitto a corte in quanto il partito spagnolo si oppone al rientro dei due nella capitale. Lo stesso Filippo appare esitante a rinnegare il suo giuramento, mentre Elisabetta appare più decisa e forte. Il 6 settembre 1724 Filippo firma il decreto con il quale ritorna in carica e vi resterà per altri 20 anni; si dichiara inoltre che lascerà però il trono al figlio Ferdinando appena sarà di età (Ferdinando giura come Principe delle Austrie il 25 dello stesso mese). Il re appare ora incerto e debole dal punto di vista della salute mentale, il che da un’occasione ancora maggiore alla regina di prendere le redini del governo. Capitolo sette – La diplomazia “guascona” 1. Diplomazia e famiglie reali Dopo la morte del fratello, attorno a Ferdinando si creano sempre di più gruppi ostili alla regina che accusavano di perseguire solo i suoi interessi personali; ancora negli anni 60 del XX secolo si è sottolineato come la Spagna fosse responsabile della destabilizzazione dell’Europa negli anni successivi ad Utrecht. Ovviamente al giorno d’oggi appare impossibile che la politica internazionale europea fosse riconducibile ad una sola persona, specialmente nell’epoca in cui si stabilisce l’immunità del corpo diplomatico come ufficio e comunità. Le relazioni tra i paesi hanno alla base la necessità di evitare la predominanza di uno stato su un altro con ovviamente criteri sensati e misurati. Questo non significa che il corpo dei diplomati sia sempre gestito da dei professionisti e per evitare eccessivi danni la politica internazionale continua ad essere gestita in primo piano dai sovrani. Il protagonismo di Elisabetta per quanto riguarda le questioni internazionali è indiscutibile e la stabilizzazione tra 1715 e 1748 di due branchie della famiglia Borbone in Italia, a Parma e a Napoli, segna la conclusione di un periodo privo di equilibrio (il Regno di Napoli va infatti a Carlo, mentre i territori padani vanno al fratello minore Filippo). Un’ulteriore accusa mossa nei confronti di Un’ulteriore accusa mossa nei confronti di Elisabetta è stata quella di cercare di espandersi nel Mediterraneo, lasciando da parte il dominio coloniale in Inghilterra; solo l’avvento d Ferdinando VI da inizio ad una nuova fase politica che valorizza le colonie e le conquiste oceaniche. Negli anni 30 a Madrid si sviluppa un’azione di riconquista dell’occidente mediterraneo cercando di contrastare l’Inghilterra e la Francia ed il sottosistema italiano ha dunque un ruolo ancora fondamentale per la Spagna. 2. Un “plateale” percorso: Ripperdà e la pace con Vienna Dopo l’ingenuità dovuta alla questione Alberoni, la Spagna attua una politica diplomatica più cauta ed equilibrata e si sviluppa una certa tendenza ad affidarsi agli avventurieri che possono effettivamente percorrere varie vie diplomatiche senza mettere a rischio la figura del re e del caso di fallimento è facile liberarsene. Uno dei personaggi di rilievo in questo contesto è Ripperdà che permette alla Spagna di allearsi con l’Austria di Carlo VI e rompendo invece con Francia ed Inghilterra. Elisabetta non nutre però una grandissima simpatia (cresce in un ambiente fortemente anti-austriaco) e trova l’unico aspetto positivo negli accordi matrimoniali in cui ebbe un ruolo fondamentale. L’azione diplomatica della corona era ovviamente unica, ma si ricorreva a canali con a capo le donne per le operazioni più difficili per non colpire la dignità del re in caso di fallimento. L’operazione “Ripperdà” prevedeva un ristabilimento delle antiche relazioni tra Spagna ed Austria e a novembre del 1724 l’avventuriero viene chiamato all’Alcazar per svolgere una missione segreta da svolgere gradualmente: un doppio matrimonio per cui Carlo sposerà l’arciduchessa Maria Teresa, Filippo sposerà Maria Anna e Ferdinando la figlia del duca di Orléans; la restituzione alla Spagna delle Fiandre e dei territori italiani (dunque è evidente che le indicazioni riguardino principalmente gli interessi spagnoli). Gli obiettivi principali erano tre: • la riconciliazione per riaffermare il buon nome della Spagna; • lo sviluppo dei vincoli dinastici attraverso il doppio matrimonio; • l’assegnazione degli stati italiani alla discendenza di Elisabetta. Il binomio Madrid-Vienna nasce ora in chiave diversa perché Elisabetta voleva un sistema familiare che da asburgico diveniva borbonico e soprattutto borbonico madrileno e non parigino. Da un punto di vista più strettamente familiare ciò ribaltava la gerarchia tra fratellastri Carlo e Ferdinando con il primo che supera il secondo (considerando anche la cattiva salute che scorreva nella famiglia di Maria Luisa e Filippo). Il barone Ripperdà si trasferisce a Vienna a novembre del 1724, il principe Eugenio ed il conte Starhemberg accettano di aprire le trattative senza però agire in assenza del re. Con il consenso del re si iniziano le trattative il17 febbraio e le divergenze si fanno forti fin da subito: gli austriaci vogliono la pace, ma non vogliono accettare le condizioni imposte dagli spagnoli. Carlo VI media poi sulla questione Gibilterra e sul doppio matrimonio (Carlo e Maria Anna, Filippo e Maria Amalia ed il principe delle Austrie con la figlia del duca di Lorena). 3. “Los Borbones son una raza de diablos!” Dalla Francia arriva notizia della ricerca di un’altra possibile moglie per Luigi XV, nonostante Mariannina si sia ormai stabilita a corte. Nel 1772 muore Elisabetta Carlotta di Baviera, madre del reggente, ed un anno dopo muore anche il cardinale Dubois, principale artefice dell’accordo. Ora al comando c’è il principe di Condé, giovane e carico di odio per gli Orléans, e secondo cui il giovane re deve sposarsi subito per avere un erede (Marianna è ancora troppo piccola per consumare); nella primavera del 1725 il patto matrimoniale viene ufficialmente rotto e Luigi XV sposerà Maria Leszczynski. All’ennesimo tradimento della Francia Elisabetta esige da Filippo una dura risposta e per ripicca la vedova 15 5. Logomachie diplomatiche Nel 1727 Francesco Farnese muore improvvisamente, lasciando Parma e Piacenza al fratello Antonio e la tensione aumenta con l'arrivo della sposa Enrichetta d’Este, quindi di una potenziale nuova discendenza. La regina matura quindi la necessità di un’alleanza con Francia ed Inghilterra. L’avvicinamento con quest’ultima è possibile solo grazie a quello che sta accadendo al suo interno con la salita al trono di Giorgio II e sua moglie Guglielmina Carlotta Brandeburgo- Ansbach, che esercita grande potere su di lui e che permette a Fleury di frenare la politica militare inglese degli Hannover. Gli inglesi avevano però una pessima opinione di Elisabetta, definita meschina e molesta, e che in effetti ricambia fortemente le antipatie. Nei primi mesi di Siviglia la diplomazia francese monitora i rapporti della Spagna con l’Austria. Le ultime trattative avvengono nella totale discrezione e nella notte fra l’8 e il 9 novembre 1729 Spagna, Francia ed Inghilterra viene siglato il trattato di Siviglia e la notizia rende furioso l’imperatore austriaco che a gennaio del 1730 manda le sue truppe in Lombardia e ritira l’ambasciatore a Madrid, cercando poi nuovi alleati a nord come Federico Guglielmo I e la zarina Anna. La politica dell’equilibrio che si va a creare presuppone la secolarizzazione della politica, il trionfo degli interessi di stato rispetto alla fedeltà confessionale e i compromessi raggiunti in base agli interessi concordanti; il Trattato di Siviglia ha rappresentato dunque l’arrivo ad una linea diplomatica che considera fortemente la politica dell’equilibrio e non si affida più ai soliti avventurieri. Si potrebbe pensare che ora la Spagna si adatti alle volontà politiche francesi, ma Madrid in realtà non rinuncerà mai ai propri interessi, con particolare attenzione alle rivendicazioni dinastiche di Elisabetta in Italia. In generale, la politica mediterranea appare molto più complicata di un semplice capriccio della regina perché si tratta più di una ricopertura del fianco levatino della penisola iberica attraverso le Baleari, i ducati italiani e la successiva conquista di Orano; in ogni caso il controllo dell’Italia resta fondamentale sia per collegarsi all’Oriente e sia per meglio difendere il Mediterraneo. 6. Dalla teoria alla pratica: come realizzare un progetto La firma del Trattato di Siviglia è ad ogni modo di una petizione di principio sui diritti della Spagna, senza garanzia che le cose debbano andare come stabilito. Fleury e Walpole cercano di raggiungere il riconoscimenti dei diritti farnesiani da parte di Vienna evitando le armi, ma i sovrani spagnoli pretendono invece un’immediata azione militare. Di fronte all’irresolutezza dell’Inghilterra e della Francia per assicurarsi il possesso degli stati farnesiani, Elisabetta conduce le operazioni più delicate, tenendo sempre d‘occhio Versailles grazie alla sua corrispondenza privata con la duchessa di San Pedro, Maria Teresa Colbert a cui si aggiunge un tal conte Dugi, sospettato di essere il canale tra la regina e Londra. La lunga relazione inviata a Londra e Versailles indica quanto a Madrid si stia progettando più di una semplice acquisizione di eredità familiare e di risposta i paesi interessati si pongono d’accordo, ma elencando una serie di problemi come la necessità di assicurarsi l’appoggio del re di Sardegna o la necessità di sbarcare tra Gaeta e Salerno dove il nemico concentrerà le sue forze. Nei messi successivi al Trattato di Siviglia, Elisabetta appare di cattivo umore essendosi resa conto dell’effettiva mancanza di volontà di agire e rispettare i patti. 7. 1731: la realizzazione di un sogno La situazione subisce una brusca scossa quando, in seguito alla morte di Antonio Farnese nel gennaio 1731, si forma un consiglio di reggenza che giura fedeltà a Dorotea Sofia. Antonio, prima di morire, aveva però scritto un testamento per il quale l’unico erede era nel ventre di Enrichetta, ma si tratta di una gravidanza del tutto inventata riuscendo tramite la messa in scena a permettere alle truppe austriache di occupare il ducato. Elisabetta decide poi di annullare tutti i vantaggi economici concessi all’Inghilterra, promettendoli invece a chi per primo le assicurerà Parma. Il Trattato di Vienna del 16 marzo 1731 tra Gran Bretagna, Austria e Olanda sancisce che Carlo VI ottenga il riconoscimento della Prammatica Sanzione (matrimonio tra la figlia Maria Teresa e Francesco di Lorena per far continuare la dinastia; mentre in Francia Fleury è ora accusato di aver cercato inutilmente una soluzione pacifica con l’Austria. L’ambasciatore Rottembourg cerca poi di sottolineare ad Elisabetta come le nozze tra il primogenito Carlo e l’arciduchessa Maria Teresa siano pericolose in quanto porterebbero alla gestione di un territorio troppo ampio. Un vero colpo al cuore per la Francia sarà l’adesione della Spagna al trattato anglo-austriaco nel luglio 1731. L’imperatore aderisce all’accordo sulla successione futura di Carlo in cambio della riconferma spagnola della Prammatica Sanzione. In seguito alla gravidanza di Enrichetta smentita il 13 settembre, Dorotea Sofia prende possesso in nome del nipote del ducato e nel frattempo si prepara il viaggio di Carlo. La Spagna non ha però una flotta capace di portare l’infante e i suoi 6.000 uomini e l’Inghilterra si offre quindi di concedere i mezzi, ma Filippo pretende che il figlio non metta piede su una nave inglese. 8. A ritroso con gli occhi del figlio Il 19 ottobre, Carlo ha un lungo colloquio con i genitori che impartiscono raccomandazioni riguardo i suoi doveri, la lealtà dinastica e l’attenzione nel prestare la propria fiducia. Il giorno dopo si celebra una cerimonia d’addio dove riceve la benedizione dei genitori nel salone degli ambasciatori davanti a tutta la corte. Elisabetta mantiene vivo lo scambio epistolare con Carlo, come con tutti i figli, per esprimere sentimenti e sensazioni (assenti nelle sue lettere con la madre) a cui seguono le raccomandazioni politiche ed emerge quanto la regina ci tenga all’unità familiare, invitando la sua prole a fare altrettanto. Durante il suo soggiorno di dicembre a Firenze Carlo viene colpito dal vaiolo di cui i genitori saranno subito informati, ma anche rassicurati dai medici che confermano una forma lieve della malattia ed infatti l’infante guarirà dopo solo un mese. Non sempre però arrivano buone notizie dall’Italia: Carlo non riceve infatti l’investitura imperiale di Toscana, né alla corte si accetta che affianchi Dorotea Sofia. Elisabetta decide quindi di far presentare il figlio al senato fiorentino il 16 giorno di San Giovanni del 1732 per ricevere l’omaggio ed il giuramento in qualità di Principe di Toscana. Carlo VI nega allora l’investitura di Parma e Piacenza ed invita Sofia Dorotea di impedire la presa di possesso dei ducati senza un atto di investitura. Elisabetta lamenta alla madre la freddezza riservata al figlio e quasi la minaccia ricordandole il suo ruolo di regina. Carlo arriva a Parma il 9 ottobre e riferisce alla madre un’ottima accoglienza sia dalla parte della nonna che dal popolo e dalla nobiltà. 9. Logomachie di famiglia Alla corte di Siviglia la diplomazia francese ha già capito prima della partenza che può cercare di manipolare il debole Ferdinando. Il principe è inizialmente austrofobo, ma l’influenza del suocero filoaustriaco fa abbandonare ogni esitazione ai francesi che temono di essere nuovamente tagliati fuori. Il conte di Rottembourg entra in stretto contatto con la coppia e presto la loro collaborazione diventa una vera e propria cospirazione. I principi contano sull’appoggio di Versailles per un ipotetico piano di raggirare Elisabetta e convincere Filippo di un’ulteriore abdicazione. Barbara esercita un potere maggiore rispetto a Ferdinando e la sua attività si intensifica nel 1731 quando si fa promotrice di una futura alleanza tra Francia, Spagna e Portogallo che viene però smascherata da Elisabetta nel 1732 e decide di non versare più le rendite necessarie per il mantenimento della loro servitù. A corte si parla ormai di tentato colpo di stato con conseguente imprigionamento dei due nei loro appartamenti. 10. Luce, colori e musica: emozioni a Siviglia Nonostante tutte le preoccupazioni di questo periodo, Elisabetta riesce a dare anche a Siviglia sfogo al suo amore per l’arte in tutte le sue forme quali pittura, musica e danza arricchendo quindi la collezione reale; l’arte è dunque una sorta di rimedio a tutti i suoi tormenti. Capitolo nove – Un regno e una sposa per il figlio 1. A Madrid, di nuovo Dopo cinque anni è ora di tornare a Madrid sia perché Filippo sta finalmente meglio, ma soprattutto per i conflitti generati dalla morte di Augusto II di Polonia nel febbraio 1733. La Guerra di Successione polacca permise di portare avanti il progetto di rioccupazione dell’Italia e a Siviglia, Elisabetta si sente soverchiata dalle condizioni del marito in un momento in cui serve invece lucidità, ma dopo un improvviso miglioramento è il re stesso a chiedere di fare ritorno a Madrid e la famiglia vi torna di nascosto il 16 maggio 1733. Quella che più resta ferita da questo ritorno è sicuramente Barbara, che è costretta ad allontanarsi dalla frontiera portoghese; la regina approfitta poi della situazione per poter regolare i conti con i principi delle Austrie e parlare finalmente del loro tentato “colpo di stato” a Filippo, che reagisce duramente confinandoli nei loro appartamenti e vietando inoltre a Fernando di partecipare al Consiglio di Stato. Il ristabilirsi della routine di Madrid rende euforico il sovrano che torna poi a lavorare personalmente con i ministri, ma la nevrastenia non andrà via e prenderà ora forma con bizzarrie come l’invertire il giorno con la notte; questi ritmi poco sani hanno inevitabilmente delle ripercussioni sull’etichetta di corte che difficilmente viene applicata. 2. Il primo patto di famiglia La Francia ha avuto in questi anni pessimi risultati sulla politica estera e con la questione sulla successione polacca trova l’occasione di avvicinarsi alla Spagna. Versailles, che vuole porre sul trono Stanislao Leszczynski (padre della moglie di Luigi XV), ha necessità di trovare il maggior numero di alleati possibile. Anche la Spagna può trarre vantaggio in questo conflitto per la riconquista dei domini italiani, ma lo stato riscontra problemi con la politica pacifista di Fleury ed il continuo rischio di intesa tra Francia e Austria, perciò la corte di Madrid è sempre cauta. La Francia contemporaneamente cerca di stringere un’alleanza anche con i Savoia e bisogna quindi trovare un equilibrio e Versailles decide di firmare due tratti separati: quello di Torino (la Francia mentì ai Savoia assicurando che anche la Spagna era vincolata anche a questo trattato) di settembre 1733 prevede l’entrata in guerra dei piemontesi a fianco dei francesi nell’Italia settentrionale ed in cambio verranno appoggiati nelle rivendicazioni sul milanese e mantovano; a novembre del 1733 viene poi siglato il Trattato dell’Escorial o Primo Patto di famiglia, che nasceva dalla necessità di unire le forze navali per cercare di sconfiggere il nemico comune, cioè l’Inghilterra, e di lottare contro il riconoscimento della Prammatica Sanzione; la Francia prometteva poi di aiutare la Spagna con le rivendicazioni su Gibilterra e con i diritti di successione di Carlo su Parma, piacenza e Toscana a cui si aggiunsero poi anche Napoli e Sicilia. L’azione militare in Polonia andò malissimo: Stanislao arrivò a Varsavia segretamente e si fece eleggere il 12 settembre del 1733, dovendosi poi rifugiare a Danzica dopo solo un mese. Il 5 ottobre 1733 Augusto III di Wettin, con il supporto della zarina Anna ed il marito, divenne re di Polonia, il che suscitò la dichiarazione di guerra di Luigi XV e Carlo VI. 3. In marcia verso sud Proprio Carlo è tenuto allo scuro di tutto, nei loro scambi epistolari Elisabetta non accenna minimamente ai preparativi di guerra in quanto non le sembrano motivi di attenuare la realizzazione dell’eredità del figlio. Il 14 ottobre giunge la notizia che Francia e Piemonte hanno stretto un’alleanza contro l’Austria ed inizia l’invasione milanese con una scarsa resistenza austriaca. Il 26 ottobre Filippo conferisce a Carlo il titolo di “generalissimo” 17 dell’armata franco-spagnola, ma il comando effettivo è di don José Carillo de Albornoz y Montiel che ha un’importante esperienza bellica ed un pessimo carattere che lo portano ad avere problemi con lo stesso Patino. Il piano strategico è la cacciata dell’Austria dall’Italia, ma Francia e Savoia prevedono prima la guerra in Italia settentrionale e solo dopo la discesa del Regno. Carlo Emanuele vorrebbe che la guerra si svolga in maniera collettiva, ma Elisabetta non si fida di nessuno e fa immediatamente scendere l’esercito alla volta di Napoli. Gli spagnoli non hanno effettivamente alcun interesse a prendere parte alla guerra, ma mirano a sottrarre all’Austria il “proprio” Regno di Napoli. Il 4 febbraio Carlo lascia Firenze per librare il popolo napoletano e adempiere il compito di soccorrere i suoi sudditi. 4. La conquista di un regno La conquista avvenne nel 1734 e si trattò di una missione piuttosto facile poiché l’Austria lasciò a difesa del regno solo 8000 uomini contro i 25000 soldati spagnoli. Carlo fa un’entrata trionfale a Napoli e la svolta ufficiale si ha quando giunge in città il diploma di Filippo V con cui concede la corona al figlio. Successivamente i due sovrani fanno scrivere al Patino una lettera indirizzata a Montemar, mente militare dell’operazione, perché proceda il più velocemente possibile alla conquista della Sicilia. Appare quindi evidente che l’impresa principale per la Spagna è l’unificazione tra la vecchia storia e quella nuova guidata dai Borbone. 5. Lessico famigliare La regina continuerà a mantenere rapporti epistolari con i suoi figli e continui scambi di doni. 6. La fine di una guerra Le gioie che Elisabetta riceve nel 1734 non sono durature perché al grande successo in Italia si contrappone l’incendio nella notte del 24 dicembre dell’alcazar a Madrid in cui si perdono numerosi quadri, tappezzerie e oggetti delle collezioni reali. La regina prende a cuore il restauro dei dipinti e la ristrutturazione del palazzo. I rapporti con Barbara vanno poi a peggiorare e dopo le lamentele di quest’ultima alla corte portoghese Marianna riceve lo stesso trattamento. La relazione tra le case reali si fa sempre più tesa e si arriva ad una dichiarazione di guerra evitata grazie alla diplomazia internazionale. Le costanti preoccupazioni di Elisabetta riguardano i suoi ducati e la Toscana ed è infatti dell’idea che il figlio Filippo possa essere l’erede in modo da cacciare definitivamente gli Austriaci dall’Italia. D’altro canto gli Austriaci abbandonano la questione di Mantova con gli Spagnoli per non dare alcun vantaggio al nemico. Nell’agosto del 1735 Francia ed Austria avviano contatti diretti per ed un accordo con la Spagna prevede Carlo re di Napoli e della Sicilia, ma rinunciando alla Toscana, che va ai Lorena, e a Parma e Piacenza, che vanno agli Austriaci. L’accordo non appare minimamente come una soluzione ideale agli occhi della Spagna, ma il dialogo funziona perfettamente tra Versailles e Vienna. Con l’ambasciatore de la Baume, Fleury firma il 3 ottobre 1735 dei preliminari di pace con cui la Francia garantisce all’Austria la Prammatica Sanzione; si prevede poi che Stanislao diventi signore della Lorena e a Francesco Stefan di Lorena va la Toscana, cedendo sempre Parma e Piacenza agli Austriaci. Elisabetta fa scrivere una lettera indignatissima a Fleury che ha poi un ricevimento alla corte di Madrid in cui sarà trattato con sufficienza per dare maggiori attenzioni all’ormai vero “ambasciatore di famiglia” cioè quello del Regno di Napoli. Madrid si rifiuta quindi di firmare i preliminari di pace e si ritrova per l’ennesima volta isolata, dopo aver anche cercato una mediazione con l’Inghilterra. Il preliminari di Vienna vengono poi firmati il 18 maggio 1736 e Filippo V ed il figlio si vedono costretti ad accettarli; la penisola italiana è ora completamente diversa: i Lorena subentrano ai de’ Medici, l’Austria ha i ducati farnesiani e ne regni di Napoli e Sicilia si ha una nuova dinastia dei Borbone. 7. Una moglie per il figlio Nel 1736, in un momento delicato date le trattative in corso per raggiungere la pace, la Spagna è stravolta dalla morte di José Patino; molti progetti di Elisabetta dovranno essere ridimensionati ed il ministro viene sostituito da José Campillo, sempre riformatore ma con meno energie. La regina appare indifferente alla morte del ministro, ma si tratta di una cinica esibizione del potere regio per non enfatizzare il potere dei ministri all’interno di una monarchia assoluta e per dare un forte segnale di continuità della politica internazionale in un momento così precario. All’interno della corte vi sono però dei traditori: l’ambasciatore spagnolo a Versailles, il marchese de la Mina, viene a sapere che quando i sovrani si allontanano dalle loro stanze due dei più intimi domestici vi si introducono per rovistare tra le carte e riferire quanto trovato all’ambasciatore francese(in assenza di Filippo ed Elisabetta le stanze saranno chiuse a chiave). La scoperta dei complotti rende inevitabile l’allontanamento di Vaulgrenant, sostituito da La Mark con la missione di ottenere l’adesione della Spagna al trattato di Vienna con la cessione di Parma e Piacenza. La Mark ha una missione difficile, ma Elisabetta è consapevole di dover mettere da parte le proprie ambizioni ed il trattato di pace tra Francia e Austria è firmato il 18 novembre 1738 e sottoscritto a nome della Spagna da de la Mina il 21 aprile 1739. L’attuale preoccupazione di Elisabetta è la questione matrimoniale di Carlo per poter garantire la successione dinastica e nonostante le numerose candidate, la regina punta ancora ad un accordo con l’imperatore austriaco. La primogenita di Carlo VI, Maria Teresa, è però ormai sposata con Francesco Stefano di Lorena e concentra la sua attenzione sulla seconda figlia, Maria Anna; Elisabetta è così determinata nonostante i dissapori perché Maria Teresa non ha ancora partorito un maschio e per le regole volute dall’imperatore stesso l’eredità passerebbe al figlio della secondogenita, motivo per il quale Carlo VI si rifiuta di legare le due figlie ai Borbone. L’imperatore in attesa della prole maschile di Maria Teresa, prende tempo facendo sapere a Madrid che non accetterà proposte di matrimonio fino a quando non saranno sottoscritti i preliminari di pace. La Spagna cambia quindi i suoi piani, prestando ora la sua attenzione alla famiglia polacca dei Wettin con la scelta di Maria Amalia, figlia dell’imperatore che viene però tenuto all’oscuro dalle trattative. Il compromesso 20 In questi anni la salute di Elisabetta viene meno: non fa esercizio fisico, ha coliche renali e sta progressivamente perdendo la vista; è inoltre ossessionata dalle preoccupazioni economiche causate dalla sue stesse spese eccessive. Con il passare del tempo Elisabetta è sicura che Ferdinando e Barbara non avranno prole date le loro cattive condizioni di salute ed il trono passerà quindi a Carlo. Barbara morirà effettivamente il 27 agosto 1758 ed il re, che già non attendeva l’attività del despacho da un anno, addoloratissimo si chiude nel suo palazzo senza voler vedere nessuno; iniziano mesi durissimi e di grande ansia per l’eventualità che Ferdinando possa prendere moglie. Ben presto è però chiaro che Ferdinando non si risposerà e addirittura detta il suo testamento nel 1758, riconoscendo come suo erede Carlo. 4. El año sin rey Con il testamento del 10 dicembre di Ferdinando finisce la sua vicenda di sovrano e ha inizio “l’anno senza re”, quando nell’attesa della sua morte nessuno osa prendere decisioni. Nel 1759 Elisabetta avverte Carlo di tenersi pronto a lasciare Napoli per la Spagna ed è qui che si intensificano le divergenze tra madre e figlio. I due hanno infatti una diversa visione della monarchia: per la madre essa coincide pienamente con la dinastia e per il figlio è un’istituzione che trascende il sovrano stesso; a giudizio di Elisabetta l’assenza di iniziativa da parte di Carlo porterà ad un indebolimento dell’autorità del re. I Grandi costituiscono poi una giunta di governo integrata da rappresentanti del Consiglio di Castiglia e presieduta da Elisabetta. La donna è del parere che Carlo debba agire politicamente da Napoli, ma il figlio è restio ad una tale forzatura perché la successione al trono deve avvenire in maniera pacifica con un atto deliberato dal fratello. Il 10 agosto 1759 Ferdinando muore e la corona passa finalmente a Carlo, ora III. L’esilio di Elisabetta può quindi finire e rientra a Madrid come madre del re. Capitolo dodici – Matrona d’Europa 1. Governatrice di Spagna Una volta diventata governatrice, Elisabetta torna al potere anche se per un breve periodo cioè il tempo necessario per il figlio di lasciare Napoli ed arrivare in Spagna. Come primo atto dispone le istruzioni per il funerale di Ferdinando VI; riceve da subito ambasciatori e ministri imponendo una ricca attività amministrativa. La donna cerca di prendere provvedimenti governativi che possano ristabilire un buon rapporto tra monarchia e popolo, abbassando i prezzi dei beni di prima necessità; lascia però le condanne a morte al figlio rispettando i limiti del suo mandato. Carlo raggiunge poi in poche settimane un accordo con Maria Teresa d’Asburgo per la sistemazione d’Italia, assicurando la separazione tra corona napoletana e quella spagnola e mantenendo comunque alla sua discendenza il Regno di Napoli e Sicilia. Il patto, firmato il 30 ottobre, assicura inoltre Parma e Piacenza alla discendenza di Filippo che dovrà quindi attuare un’attenta politica matrimoniale per le figlie. L’11 settembre 1759 Carlo, accolto con gli opportuni festeggiamenti, viene proclamato re di Spagna. 2. Rincontrarsi Arriva finalmente il momento dell’ingresso del nuovo re a Madrid. Il 9 dicembre il re e la famiglia raggiungono il palazzo del Buen Retiro, dove Elisabetta li aspetta impaziente di rivedere il figlio dopo tanti anni e di conoscere i suoi nipotini Carlo, Maria Luisa, Gabrielito, Pepita, Antonio Pasquale e Xavierito. Manca però il primogenito Filippo, minorato mentale che il re ha voluto lasciare in Italia. 3. L’ultimo conflitto tra donne L’arrivo della famiglia reale a Madrid aumenta la tensione tra Maria Amalia ed Elisabetta; la pima ha del risentimento legato a quando durante la Guerra di Successione austriaca la Spagna non ha sostenuto le ragioni del padre. La nuova regina è in generale una donna capricciosa, poco incline all’adattamento e con una gran voglia di contare nelle decisioni politiche, non sopportando l’influenza che Elisabetta ha sul marito. Carlo prende inoltre l’abitudine passare i suoi pomeriggi con la madre, trattenendosi fino all’ora di cena ed il tutto non fa che aumentare l’odio nei confronti della suocera. L’astio tra le due donne non ha effettivamente modo di svilupparsi perché stroncato da una malattia; Maria Amalia ha un fisico indebolito dalle troppe gravidanze e dall’abuso che fa del tabacco. Le sue condizioni si aggravano ed il 27 settembre muore, lasciando affranto il sovrano che non si risposerà mai. 4. Nonna d’Europa Dalla morte della moglie, Carlo affida l’educazione dei figli alla regina madre, che non si separerà mai dal figlio e dai nipoti. Nel 1762 si elaborano gli accordi matrimoniali per i quali Maria Luisa Antonia sposa l’arciduca Pietro Leopoldo e la Toscana diventa una dinastia autonoma. Isabella Maria sposa invece Giuseppe II, ma muore nel 1763 e dopo due anni muore anche l’infante Filippo. Il principe delle Austrie, Carlo, sposa la cugina e figlia minore dei duchi di Parma, Maria Luisa. Elisabetta si tiene effettivamente lontana dalla politica e viene descritta da Clarke come una donna ormai anziana e con acciacchi fisici; è ormai una donna fuori luogo e fuori dai tempi. 21 5. Il motin de Esquillache Carlo apre le trattative del Terzo Patto di famiglia, firmato il 15 agosto 1761 con una nuova alleanza con la Francia. Il Patto e poi l’ingresso nella Guerra dei Sette Anni con l’Inghilterra non furono un ottimo affare per la Spagna. La campagna militare in Portogallo fu portata avanti in maniera maldestra e le altre imprese militari in America e Filippine furono disastrose. Anche dal punto di vista interno le cose erano cambiate , specialmente per quanto riguarda la tensioni sociali legate al motin de Esquilache di marzo 1766. Le riforme di Squillace avevano portato ad un aumento dei costi dei beni di prima necessità. Il 23 marzo il popolo assale la casa del ministro e la folla si presenta poi sotto al palazzo reale, Carlo è quindi obbligato a promettere varie concessioni come la diminuzione dei prezzi di pane ed olio e l’esilio della famiglia Squillace. Si tratta di una vera umiliazione per il re, che decide di trasferire di nascosto la corte fuori dalla città per salvare il suo decoro. La confusione ed il timore di questi giorni di disordini indeboliscono ancora di più il corpo della regina madre, che consapevole dell’avvicinarsi della sua fine reagisce con compostezza ed una certa “rassegnazione cristiana”. Elisabetta fa redigere il suo testamento, ma le sue condizioni sono così gravi che non riesce a firmarlo e l’11 luglio 1766 muore. La grande sovrana viene sepolta alla Granja, accanto a Filippo, l’uomo che ha amato e protetto per tutta la vita.
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