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Riassunto esame di geografia umana, Sintesi del corso di Geografia

Riassunti dettagliati dell’esame di geografia, parte umana e fisica

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

Caricato il 12/06/2023

maria_chiara14
maria_chiara14 🇮🇹

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Scarica Riassunto esame di geografia umana e più Sintesi del corso in PDF di Geografia solo su Docsity! CAPITOLO 7 GEOGRAFIA DELL’AGRICOLTURA 7.1L’AGRICOLTURA:ORIGINI E RIVOLUZIONI il nostro stile di vita è legato all’AGRICOLTURA. essa comporta una selezione delle specie vegetali ed animali in base a caratteristiche precise e il controllo della loro riproduzione. in passato, la maggioranza della popolazione mondiale era impiegata in agricoltura, mentre oggi è stata sostituita dal settore dei servizi. ciò è espressione dello sviluppo dell’ urbanizzazione , della meccanizzazione e dell’industrializzazione del lavoro agricolo. tra gli effetti di questi processi vi è la crescente femminilizzazione dell’agricoltura, anche se le donne hanno svolto un ruolo determinante fin dalla nascita di questo settore. 7.1.1LE ORIGINI DELL’AGRICOLTURA la CACCIA, la PESCA e la RACCOLTA di vegetali sono i metodi più antichi con cui l’uomo si è procacciato il cibo. la maggior parte dei gruppi di cacciatori e raccoglitori conduceva una VITA NOMADE. i gruppi che si dedicavano alla pesca avevano maggiori possibilità di stabilirsi in un luogo in modo permanente. tuttavia le società di cacciatori, pescatori e raccoglitori non sono considerate agricole, poichè sfruttavano le piante e gli animali già presenti in natura. il passaggio da società basate sulla caccia e la raccolta a società agricole, costituisce la prima delle rivoluzioni che hanno cambiato il mondo. 7.1.2LA PRIMA E LA SECONDA RIVOLUZIONE AGRICOLA la PRIMA RIVOLUZIONE AGRICOLA corrisponde alla nascita dell’AGRICOLTURA, che iniziò con la prima selezione di piante e addomesticamento di animali, 11.000 anni fa nel vicino Oriente. le radici della SECONDA RIVOLUZIONE AGRICOLA risalgono alle pratiche agricole, che si diffusero in Europa occidentale durante il Medioevo. 1  la prima consiste nell’uso di aratri con vomeri metallici, che permettevano di rivoltare le zolle anche nei terreni più pesanti.  la seconda tecnica rivoluzionaria è costituita dalla sostituzione dei buoi con i cavalli, animali molto più efficienti.  nel 17° e 18° secolo venne introdotta la ROTAZIONE DELLE COLTURE: per cui si iniziò ad alternare le colture, lasciando all’inizio i campi incolti (o a MAGGESE), pratica sostituita poi da una ROTAZIONE, ossia un’alternanza di diverse coltivazioni, usando i campi senza interruzioni.  la RIVOLUZIONE INDUSTRIALE introdusse anche la seminatrice meccanica, che permetteva di inserire i semi in piccoli fori nel terreno, anzichè gettarli nel campo a SPAGLIO. 7.1.3LA TERZA RIVOLUZIONE AGRICOLA la TERZA RIVOLUZIONE AGRICOLA è il frutto delle innovazioni tecnologiche e delle pratiche che si diffusero nel 20° secolo, come la meccanizzazione estensiva, l’uso dell’irrigazione artificiale, la diffusione di fertilizzanti chimici e le biotecnologie. i TRATTORI contribuirono alla trasformazione dell’agricoltura moderna sotto 4 aspetti principali: 1. ridussero il numero di lavoratori per svolgere le attività; 2. permisero di lavorare estensioni maggiori di terreno in una giornata di lavoro; 3. facilitarono il passaggio dalla POLICOLTURA alla MONOCOLTURA; 4. eliminarono quasi del tutto gli animali da lavoro. un altro elemento della terza rivoluzione industriale è l’USO DI PRODOTTI CHIMICI di SINTESI per aumentare la produzione. tuttavia il loro uso ha importanti costi ecologici, come l’INQUINAMENTO e l’AUMENTO della DIPENDENZA dal PETROLIO. il miglioramento della pratica dell’IRRIGAZIONE ha permesso di coltivare aree un tempo considerate troppo aride. nei paesi caldi l’ evaporazione ha fatto aumentare i contenuti di sale dei terreni, rendendoli meno fertili. 2 in alcune regioni, il riso viene coltivato con tecniche di COLTIVAZIONE IRRIGUA, che rappresenta un esempio di AGRICOLTURA INTENSIVA. si tratta di aree densamente popolate, dove ciascuna famiglia lavora piccole porzioni di terreno, costituendo forme di MICROAGRICOLTURA. i terreni devono essere coltivati in maniera intensiva durante tutto l’anno e spesso questo avviene attraverso la tecnica del DOPPIO RACCOLTO, che prevede due cicli di semina e raccolto sullo stesso campo in un anno, possibili però solo in regioni con climi umidi. nelle zone più aride, gli agricoltori effettuano un doppio raccolto, ma di specie diverse , solitamente riso durante l’estate e grano /orzo in inverno. la maggior parte del riso viene prodotta in Asia, i principali paesi esportatori sono la Tailandia, il Vietnam, l’India e gli Stati Uniti. LE PICCOLE AZIENDE AGRICOLE E L’ALLEVAMENTO in alcune zone dell’Asia prevale un sistema agricolo fondato sull’allevamento e su aziende agricole di piccole dimensioni.  nelle regioni aride dell’Asia, i cereali più diffusi sono il mais ed il frumento, il tubero principale è la patata dolce ed il bestiame è rappresentato da bovini e suini.  in Medio Oriente e nel Nord Africa, sono diffusi il frumento, l’orzo e legumi con lenticchie e i ceci. tra gli animali allevati vi sono ovini, caprini e bovini.  in Africa sub sahariana un tubero molto diffuso è la cassava. questi sistemi agricoli non prevedono la possibilità di effettuare più di un raccolto all’anno. la policultura delle piccole aziende famigliari ha caratterizzato l’agricoltura europea, soprattutto quella mediterranea. LA PASTORIZIA LA PASTORIZIA è l’allevamento di bestiame domestico all’aperto, come le renne nelle regioni più fredde e cammelli, vacche, pecore o capre in quelle temperate e tropicali. 5 i pastori praticano forme di commercio e di scambio locale con gli agricoltori. i pascoli non sono in grado di nutrire gli animali per tutto l’anno, costringendo gli allevatori alla TRANSUMANZA, ovvero a spostamenti stagionali in cerca di nuovi pascoli e fonti d’acqua. i governi di alcuni paesi ritengono che la vita pastorale non sia compatibile con la MODERNITA’, poichè interferisce con alcune attività fondamentali dello Stato. la transumanza si combina oggi con forme moderne di ALLEVAMENTO COMMERCIALE. ad esempio nelle Alpi i pascoli sono usati da allevatori che da settembre a maggio praticano l’allevamento nelle stalle della pianura e nei mesi più caldi portano il bestiame al pascolo. questo tipo di transumanza ha sostituito la MONTICAZIONE, la quale permetteva alle famiglie di agricoltori-allevatori locali un uso CLIMATICO dei pascoli e dei prati distribuito su 3/4 livelli:  fondovalle d’inverno,  maggenghi di medio versante in primavera e autunno,  prati-pascoli e pascoli d’estate. 7.2.2L’AGRICOLTURA DI MERCATO  AGRIBUSINESS: sistema di interconnessione tra i contadini che producono, le industrie di lavorazione dei prodotti agricoli e la loro distribuzione.  PIANTAGIONE: grande coltivazione per produzioni destinate all’esportazione.  ORTICULTURA COMMERCIALE: produzione intensiva di frutta, ortaggi e fiori destinati alla vendita. nell’agricoltura COMMERCIALE, i contadini e le loro famiglie producono beni agricoli, destinati ad essere venduti alle aziende dell’industria agro-alimentare, per questo chiamata AGRIBUSINESS, la quale a sua volta produce cibi confezionati. una delle caratteristiche di questo settore è l’INTEGRAZIONE VERTICALE, secondo cui una singola azienda controlla due o più fasi della produzione e distribuzione di un bene. 6 le industrie di trasformazione di alimenti agiscono come intermediari tra i produttori ed i consumatori. LE PIANTAGIONI le PIANTAGIONI sono finalizzate alla produzione di colture destinate all’esportazione sui mercati internazionali. molti paesi sono diventati dipendenti dall’esportazione di materie prime. il cotone è una delle fibre vegetali più remunerative. alcune colture vengono coltivate nelle grandi piantagioni, ma anche da piccoli produttori, soprattutto per quanto riguarda il cacao, il caffè e le noci di cocco. le prime piantagioni furono quelle di canna da zucchero nel 15° secolo, la cui coltivazione veniva affidata agli schiavi. ancora oggi la lavorazione di queste coltivazioni viene affidata ad una manodopera poco qualificata, che contribuisce a creare una società, caratterizzata da due classi sociali:  una elevata, costituita da coloro che gestiscono le piantagioni,  una inferiore, composta da chi svolge lavori agricoli. spesso le piantagioni sono di proprietà di società multinazionali europee o nordamericane. L’ORTICOLTURA COMMERCIALE, L’AGRICOLTURA SPECIALIZZATA E L’AGRICOLTURA MEDITERRANEA in passato, le aree dedicate all’ORTICOLTURA COMMERCIALE si sviluppavano intorno alle aree urbanizzate, rifornendo di prodotti gli abitanti della città. oggi invece grazie allo sviluppo del settore degli autotrasporti, è possibile consegnare i prodotti a numerosi km di distanza in poche ore. dalla seconda guerra mondiale, negli Stati Uniti si è sviluppata una forma di agricoltura di mercato nota come TRUCK FARMING, (autotrasporto) caratterizzata da grandi aziende, che fanno affidamento su manodopera stagionale, soprattutto durante la stagione del raccolto. negli ultimi decenni questo tipo di aziende si è diffuso dappertutto nel mondo. 7 osservazioni dedusse un modello , conosciuto come MODELLO di VON THUNEN, con cui intendeva descrivere le variazioni spaziali dell’agricoltura di mercato. von Thunen ipotizzò che i costi di trasporto verso i centri di mercato possano influire nel definire quanto può essere redditizio l’uso di un terreno agricolo. per cui i prodotti del pascolo e della cerealicoltura estensiva vengono in gran parte da zone PERIFERICHE sia su scala nazionale, sia su quella mondiale. 7.3AGRICOLTURA, AMBIENTE E GLOBALIZZAZIONE l’agricoltura e l’ambiente sono sfere della realtà strettamente interconnesse. 7.3.1LA DESERTIFICAZIONE l’azione umana e i cambiamenti climatici possono contribuire alla DESERTIFICAZIONE.  DESERTIFICAZIONE: grave isterilimento dei terreni in zone non naturalmente desertiche. tra le CAUSE:  l’eccessivo sfruttamento dei pascoli danneggia la vegetazione,  una cattiva gestione dei cicli colturali può produrre un impoverimento dei suoli.  l’irrigazione, può avere effetti deleteri per l’ambiente e per la fertilità dei terreni, quando essa non rispetta i ritmi naturali di rigenerazione del patrimonio idrico.  nelle regioni aride e semiaride, un altro grave problema è rappresentato dalla SALINIZZAZIONE dei terreni, che porta ad una diminuzione della loro produttività.  l’uso di fertilizzanti chimici, diserbanti, pesticidi e fungicidi, che defluiscono dai terreni, andando ad inquinare anche le acque superficiali e sotterranee.  SALINIZZAZIONE: accumulo di sali sulla superficie del terreno e del suolo,  AGRICOLTURA SOSTENIBILE: tecniche agricole che permettono un’accurata gestione delle risorse e riducono gli impatti negativi dell’agricoltura sull’ambiente. 10 7.3.2L’AGRICOLTURA SOSTENIBILE gli impatti ambientali dell’agricoltura hanno portato gli esperti ad un aumento dell’interesse nei confronti dell’agricoltura sostenibile, la quale ricorre a metodi e tecniche che consentono di conservare le risorse idriche ed il suolo, tra le quali:  l’aratura secondo le curve di livello o a GIROPOGGIO,  la coltivazione a strisce , alternando colture a filare con colture erbacee,  la creazione di fasce tampone di vegetazione frangivento.  le pratiche agricole che evitano la lavorazione del terreno con mezzi che favoriscono l’erosione dei suoli.  la rotazione delle coltivazioni,  tutte le azioni che consentono di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili, come il petrolio. l’agricoltura avanzata fa anche uso di tecnologie come il GPS e le immagini aeree per misurare le variazioni spaziali delle condizioni ambientali in un campo o un’area coltivata. ciò permette di definire una GEOGRAFIA della FERTILITA’, che può essere usata per programmare i macchinari agricoli in modo che applichino quantità di fertilizzanti a seconda delle esigenze. questo tipo di agricoltura permette di gestire l’applicazione dei pesticidi, determinare la densità di sementi ideale per ciascuna parte di un campo e prevedere la consistenza del raccolto. la preoccupazione per gli impatti ambientali dell’agricoltura ha portato alla crescente richiesta di prodotti provenienti dall’AGRICOLTURA BIOLOGICA. la maggior percentuale di campi biologici si trova in alcuni paesi europei, ma anche in Australia, Argentina e Brasile. la maggior parte dei prodotti biologici delle agricolture africane e sudamericane è destinata all’esportazione. 7.3.3AGRICOLTURA E GLOBALIZZAZIONE la GLOBALIZZAZIONE dell’agricoltura comporta sfide impegnative, soprattutto per i paesi più poveri. questo problema viene in parte affrontato dall’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DEL COMMERCIO. 11 uno dei suoi obiettivi principali è quello di liberalizzare il più possibile gli scambi commerciali, attraverso l’abolizione dei dazi doganali e delle politiche che limitano la libera circolazione di merci e capitali. tuttavia un fattore specifico di distorsione dei mercati agricoli è quello degli aiuti governativi agli agricoltori, che la maggior parte dei paesi più poveri non può permettersi. gli agricoltori di queste regioni, di conseguenza , sono costretti ad affrontare costi di produzione maggiori. la globalizzazione dell’agricoltura ha avuto importanti effetti anche sulla dieta della maggior parte dei cittadini del mondo per la grande varietà di cibo disponibile. il regime alimentare degli asiatici sta diventando sempre più occidentalizzato, sperimentando una TRANSIZIONE ALIMENTARE, con una riduzione del consumo di riso e un aumento di quello di carne, grano e cibi pronti. tuttavia si tratta di una dieta con un’elevata concetrazione di grassi e di zuccheri raffinati, con possibili conseguenze negative per la salute, come l’insorgere dell’obesità e del diabete, diffuse soprattutto tra i cittadini occidentali ricchi . nell’ultimo decennio, molti paesi in Asia Orientale e Sudorientale, in America Latina e in Africa hanno assistito ad una RIVOLUZIONE DEI SUPERMERCATI, con una rapida diffusione della grande distribuzione. essa si rifornisce più frequentemente da produttori lontani, di altri continenti, piuttosto che dagli agricoltori locali, con conseguenze negative sull’economia locale. 7.3.4LA GLOBALIZZAZIONE DELL’AGRICOLTURA SOSTENIBILE: SLOW FOOD E TERRA MADRE l’agricoltura sostenibile si è organizzata a scala globale in vari modi.  uno è quello del COMMERCIO EQUO E SOLIDALE.  SLOW FOOD è un’associazione NO PROFIT nata in ITALIA nel 1986 con lo scopo di promuovere “un nuovo modello alimentare, rispettoso dell’ambiente, delle tradizioni e delle identità culturali”. la nuova associazione si poneva in contrasto con i modelli legati alla FAST LIVE, in particolare al fast food, che vede nel cibo soltanto la soddisfazione di un bisogno. 12 CAPITOLO 8 CAMBIAMENTI GEOGRAFICI PER L’INDUSTRIA E I SERVIZI 8.1I SETTORI DELL’ECONOMIA le attività economiche si possono raggruppare in tre grandi settori: 1. PRIMARIO, 2. SECONDARIO 3. TERZIARIO. 8.1.1IL SETTORE PRIMARIO: SVILUPPO O DIPENDENZA? tutte le attività del SETTORE PRIMARIO prevedono l’uso di RISORSE PRIMARIE o naturali. quando le persone attribuiscono un valore economico a queste risorse e le scambiano, esse diventano BENI. è fondamentale distinguere il concetto di RISORSE da quello di RISERVE: 1. per RISORSE MINERARIE si intende la quantità di minerali scoperti. 2. il termine RISERVA è più restrittivo. esso comprende quella parte delle risorse che sono disponibili, per le quali esistono cioè le condizioni per il loro sfruttamento. perciò le riserve costituiscono una parte delle risorse. siccome le risorse primarie non sono equamente distribuite, lo scambio è diventato una componente importante dell’economia globale. la geografia del settore primario di un’area contribuisce a determinarne l’economia attraverso la rete delle altre attività collegate ad esso. si possono individuare tre tipi di queste condizioni:  A VALLE: sono quelle che trattano le MATERIE PRIME, come il trasporto del legname o dei minerali o gli impianti di prima lavorazione. 15  A MONTE: sono invece dati da quelle attività economiche che favoriscono l’accesso e l’estrazione delle materie prime. in questo caso, sono le aziende produttrici di strumenti per il taglio dei boschi o lo scavo dei minerali e le società d’ingegneria che progettano le strade o le altre vie di trasporto.  I CONSUMI LOCALI: i collegamenti dovuti alla domanda locale si riferiscono alla richiesta e all’acquisto di beni di consumo da parte degli abitanti dell’area e dei turisti. la produzione di materie prime può avere diverse conseguenze economiche e sociali: 1. secondo alcuni autori lo sviluppo di un’economia basata sulle materie prime genererebbe un ulteriore sviluppo industriale; 2. mentre altri ritengono che fare affidamento sulle materie prime blocchi la crescita economica e contribuisca alla DIPENDENZA dell’economia locale da pochi beni. un ruolo determinante è giocato dalle politiche economiche e dalle capacità tecnologiche e finanziarie dei vari paesi. tuttavia un alto grado di dipendenza da pochi beni porta a confermare le tesi pessimistiche. da un punto di vista economico la dipendenza dall’esportazione di materie prime è problematica per tre ragioni: 1. i prezzi di questi beni oscillano molto nel corso del tempo. 2. il valore delle materie prime non cresce con la stessa rapidità nel lungo periodo. 3. l’alta dipendenza dall’esportazione di materie prime è associata alla scarsa diversificazione dell’economia. a livello internazionale, i paesi che fanno parecchio affidamento sull’esportazione di materie prime vengono chiamati COMMODITY-DEPENDENT DEVELOPING COUNTRY (paesi in via di sviluppo dipendenti dalle materie prime). 8.1.2IL SETTORE SECONDARIO E LA PRIMA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE il SETTORE SECONDARIO comprende tutte le attività manifatturiere che si svolgono nelle fabbriche o all’aperto. le industrie del settore secondario fabbricano merci, combustibili o prodotti finiti partendo da materiali grezzi o semilavorati. 16 a volte viene fatta una distinzione tra manifattura leggera e pesante:  per MANIFATTURA PESANTE si intende la produzione di prodotti come acciaio, combustibili, prodotti chimici grezzi o anche beni durevoli di grandi dimensioni come grandi motori , navi e armamenti.  la MANIFATTURA LEGGERA include invece attività che producono beni rivolti al consumo finale o prodotti sofisticati come apparecchi per ospedali, strumenti di precisione, ecc... la geografia del settore secondario è stata influenzata dalle INNOVAZIONI TECNOLOGICHE, ed in particolar modo dalla Rivoluzione industriale, diffusa in Inghilterra alla fine del 18° secolo. l’espressione “MODO DI PRODUZIONE” si riferisce al metodo con cui viene organizzata e coordinata la produzione di beni. prima della Rivoluzione industriale l’attività manifatturiera inglese era caratterizzata dalla produzione su piccola scala di prodotti, in laboratori artigianali, in cui il lavoro era svolto dai membri di una singola famiglia o di una comunità, soggetti a una gestione familiare (COTTAGE INDUSTRIES). con l’inizio della RIVOLUZIONE INDUSTRIALE, i sistemi di produzione vennero sostituiti da quelli dell’impresa capitalistica, che introdusse innovazioni nell’organizzazione del lavoro. esso cominciò ad essere svolto da mano d’opera salariata, concentrata in grandi stabilimenti, capaci di produrre grandi quantità di uno stesso bene a basso prezzo. la RIVOLUZIONE INDUSTRIALE ebbe luogo in INGHILTERRA e in quel periodo soprattutto per 3 motivi:  il primo consisteva nella grande disponibilità di capitale.  il secondo era dato dalla larga disponibilità di mano d’opera sotto-occupata nelle campagne.  il terzo era rappresentato da una serie di INNOVAZIONI TECNOLOGICHE che consentivano di aumentare la produttività. alcune di queste innovazioni miglioravano la produzione agricola , mentre altre riguardavano la trasformazione dei materiali grezzi come il cotone. per esempio lo SPINNING JENNY, un dispositivo in grado di intrecciare le fibre di cotone per creare un filo, sviluppato nel 1764. 17  le ECONOMIE DI AGGLOMERAZIONE, cioè i vantaggi che derivano dall’operare a contatto con altre imprese. la crescita urbana può portare a un aumento delle tasse, del costo del lavoro o dei costi di trasporto , creando DISECONOMIE DI AGGLOMERAZIONE. le politiche nazionali e locali possono garantire una serie di vantaggi per le imprese, come la riduzione del costo dei terreni, dell’energia , delle tasse, la facilità di insediarsi senza troppe restrizioni. tuttavia spesso danno origine a forme di sfruttamento, di violazione dei diritti umani e di danni ambientali. le imprese che occupano personale specializzato e qualificato hanno interesse a localizzarsi dove i dipendenti possono godere di una buona qualità paesaggistica, ambientale e della vita. 8.2.2IL FORDISMO quasi tutte le imprese negli agglomerati urbano-industriali usavano sistemi di produzione industriale derivati dalle idee di Taylor e Ford. Taylor era un ingegnere meccanico e autore dell’opera PRINCIPLES OF SCIENTIFIC MANAGEMENT, la quale promuoveva la divisione del lavoro in compiti. il TAYLORISMO è un sistema di produzione, che prevedeva che si studiassero le mansioni svolte dai lavoratori, modificando i loro movimenti per ridurre gli sforzi. FORD introdusse una catena di montaggio, all’interno della sua fabbrica di PARK nel 1913, che dimezzò i tempi di produzione di una singola auto. il termine FORDISMO si riferisce a un sistema di produzione industriale influenzato dai princìpi della gestione scientifica dell’organizzazione del lavoro. l’impatto del fordismo sull’attività manifatturiera è stato eccezionale, determinando tre conseguenze principali: 1. dequalificazione del lavoro (ha ridotto la necessità di impiegare operai specializzati). 2. rafforzamento della gerarchia e separazione tra lavoratori e dirigenti. la diffusione di questo modello è legata alla sindacalizzazione della forza lavoro. 20 3. la nascita delle imprese multinazionali: l’ azienda di Ford è cresciuta nel tempo fino a diventare un’impresa multinazionale. oggi la Ford opera in oltre 100 paesi. 4. la quarta conseguenza riguardò le città industriali: la grande concentrazione produttiva in grandi stabilimenti, richiese una grande concentrazione dei lavoratori, quindi una forte crescita delle città industriali. 8.2.3LA PRODUZIONE FORDISTA la CATENA DI MONTAGGIO è efficiente, ma anche molto produttiva. essa presenta tre limiti principali: 1. essa richiede una fornitura regolare di materie prime, semilavorati, e servizi come il trasporto. se per esempio un macchinario si guasta tutte le attività devono essere interrotte, e i ritmi di produzione ne risulterebbero influenzati. 2. la quantità e i gusti dei consumatori. infatti il fordismo per funzionare, deve fondarsi su un mercato di massa in grado di consumare i beni prodotti. 3. il lavoro alla catena di montaggio può essere molto avvilente per gli operai. si possono individuare alcune pratiche comuni tra le aziende:  l’acquisto di grandi quantità di materiali e il loro immagazzinamento in depositi,  garantire assistenza e manutenzione dei macchinari della catena di montaggio, per prevenire i guasti.  poter contare su una forza lavoro affidabile, applicando salari elevati e contratti a lungo termine, per ridurre al minimo il turno dei dipendenti.  l’INTEGRAZIONE VERTICALE dell’impresa: ovvero il controllo di due o più passaggi nella produzione o nella distribuzione di un bene, al fine di ridurre a minimo i rischi. lo sviluppo dei sistemi di produzione fordisti li rese più legati al controllo delle filiere di produzione. una FILIERA (o catena) di produzione è una sequenza di operazioni collegate tra loro, che vanno dall’ideazione del prodotto, alla sua produzione e distribuzione . 21 di solito sono grandi imprese multinazionali a controllare queste filiere, influenzando le scelte produttive, che vengono comunicate a produttori, distributori e venditori secondo una modalità TOP-DOWN. 8.2.4IL POST FORDISMO: LA PRODUZIONE FLESSIBILE a partire dagli anni 50, i modelli di produzione fordisti erano sviluppati soprattutto in Nord America e nell’Europa Occidentale, portando ad un boom economico. la crisi del fordismo segnò la fine di quel boom e fu legata soprattutto al calo di produttività e competitività delle imprese. i principali cambiamenti che contribuirono alla crisi del fordismo furono:  la crisi energetica degli anni 70;  le diseconomie di agglomerazione;  i gusti mutati dei consumatori,  i miglioramenti nel campo dell’elettronica e dell’informatica. tutti questi fattori hanno dimostrato che il fordismo è un sistema di produzione poco flessibile al variare delle condizioni economiche o del mercato. una risposta alla crisi del fordismo venne dal Giappone dove fu sperimentata la PRODUZIONE FLESSIBILE, che si basa su una catena produttiva dettata dal consumatore, la cui domanda determina la quantità ed il tipo di prodotti da realizzare. uno dei suoi principi è quello di promuovere il miglioramento continuo del prodotto, per cui i lavoratori e i manager hanno bisogno di comunicare e collaborare frequentemente. due strategie per il successo della produzione flessibile sono; 1. la PRONTA CONSEGNA : le forniture vengono ordinate in base alla necessità del momento, permettendo all’impresa di far combaciare le quantità di prodotto con la domanda dei consumatori. 2. l’ESTERNALIZZAZIONE: consiste nel fatto che un’impresa subappalta un’attività che prima veniva svolta internamente a un’altra azienda. essa richiede la presenza di un’altra azienda, detta SUBFORNITRICE. 22 2. la seconda è che esse tendono a essere concepite in maniera più integrale, ovvero vengono promossi altri aspetti economici, come la ricerca, sviluppo o il turismo. la CINA nel 1984 ha aperto 14 città agli investimenti stranieri, consentendo la creazione di numerose ZES. la crescita delle ZES cinesi si è tuttavia accompagnata a problemi sociali e ambientali, come l’inquinamento, condizioni lavorative disumane e massicce migrazioni dalla campagna verso le città. 8.3.4LE MAQUILADORAS MAQUILADORA: impianto manifatturiero spesso di proprietà straniera, che importa materiali esenti da dazi doganali, li assembla, li tratta e infine li esporta. in Messico le MAQUILADORAS facevano parte di una strategia del governo per alleviare la disoccupazione negli stati al confine con gli USA. dopo l’accordo per il libero scambio tra STATI UNITI, CANADA e MESSICO, il numero di MAQUILADORAS, in MESSICO è aumentato notevolmente. a partire dal 2000, tuttavia le MAQUILADORAS messicane si sono trovate in grande difficoltà, per il ridimensionamento dell’economia industriale statunitense e una nuova regolamentazione fiscale. di conseguenza nel settore dell’elettronica, i posti di lavoro nelle maquiladoras sono crollati. 8.3.5LA RILOCALIZZAZIONE la creazione di zone industriali è legata alla rilocalizzazione di alcuni parti delle filiere produttive nei paesi del Sud globale. le imprese come Nike, Reebok, Ikea non hanno un impianto manifatturiero per la produzione. queste aziende creano modelli di marca originale, per poi rilocalizzare la produzione dei loro beni a impianti situati nei paesi, in cui i costi di produzione sono bassi, secondo un processo di PRODUZIONE A CONTRATTO o A MARCHIO. la rilocalizzazione ha avuto tre conseguenze dal punto di vista geografico. 1. essa ha dato alla produzione un carattere più globale. 2. ha contribuito ad una NUOVA DIVISIONE INTERNAZIONALE DEL LAVORO. in contrapposizione con la vecchia divisione del lavoro, basata sull’estrazione 25 delle materie prime nelle aree periferiche e semiperiferiche e alla produzione manifatturiera nei paesi-centro. 3. il fenomeno ha avuto un effetto sulla geografia del profitto. 8.4LE TRASFORMAZIONI STRUTTURALI DEI SISTEMI PRODUTTIVI per composizione strutturale di un’economia, si intende l’importanza del settore primario, secondario e terziario nel generare valore e nel creare posti di lavoro. tra i paesi ricchi, il percorso più comune prevede che sia il settore primario ad essere il più importante, seguito dalla crescita dell’industria e poi del settore terziario. quest’ultima fase deriva sia da:  il cambiamento dello stile di vita dovuto all’aumento del reddito pro capite,  la crescente domanda di servizi da parte delle imprese. 8.4.1DEINDUSTRIALIZZAZIONE E GLOBALIZZAZIONE la crisi del fordismo ha segnato un periodo di cambiamento strutturale nei paesi industrializzati, che ha portato ad un calo dei posti di lavoro nelle attività manifatturiere. questo processo è definito DEINDUSTRIALIZZAZIONE e può essere ricondotto a tre cause: 1. un maggiore incremento della produttività e del lavoro nell’attività manifatturiera rispetto a quella dei servizi: diversamente da quanto accade nelle fabbriche, nel settore dei servizi solo poche attività possono essere meccanizzate. 2. un cambiamento nella disponibilità di risorse. 3. la globalizzazione economica: la globalizzazione e i maggiori traffici commerciali che essa ha favorito hanno contribuito a disperdere la produzione, con conseguenze in termini di deindustrializzazione. 8.4.2SERVIZI, GENERE E SOCIETA’ POST-INDUSTRIALE la crescita dei servizi ha determinato un cambiamento nella struttura economica globale. la percentuale di persone impiegate nel terziario è quasi raddoppiata. 26 la crescita del settore dei servizi ha avuto un grosso impatto sull’impiego femminile, come risultato di pratiche che hanno favorito l’inserimento delle donne nell’ambito dell’insegnamento e della sanità, determinando una specializzazione occupazionale di genere. la crescita nel settore terziario e quaternario è anche associata all’emergere delle società post-industriali, distinte da 5 caratteristiche principali: 1. alti livelli di urbanizzazione, 2. prevalenza del settore dei servizi e delle attività d’ufficio, 3. prevalenza dei COLLETTI BIANCHI nella forza lavoro, 4. infrastrutture basate sull’informatica e le comunicazioni, 5. un’economia basata sulla conoscenza, intesa come risorsa produttiva. nelle società post-industriali prevalgono le ICT, con sistemi a rete, governati da innovazioni ad alta tecnologia. grandi quantità di denaro sono spesi in ricerca e sviluppo, che sono forniti da un insieme di imprese private, organizzazioni no profit e agenzie governative. un esempio è il TECNOPOLO, un’area in cui si concentrano imprese che si occupano di ricerca, progettazione, produzione in settori ad alta tecnologia come le comunicazioni wireless, i circuiti integrati, e l’elaborazione di software. la Silicon Valley ne è il prototipo e in essa SOCIETA’ come GOOGLE, INTEL, ecc hanno i propri quartieri generali. Manuel Castells fornisce tre motivazioni per lo sviluppo dei tecnopoli: 1. la reindustrializzazione, 2. lo sviluppo regionale, urbano e economico. 3. la sinergia. con il termine SINERGIA, Castells si riferisce ai benefici ottenuti conl’arricchimento reciproco. i tecnopoli possono essere considerati come INCUBATORI DI INNOVAZIONE. essi nascono come un raggruppamento di nodi in paesi periferici e semiperiferici che crescono lungo le infrastrutture di trasporto. il governo dello Stato in INDIA ha promosso lo sviluppo di un CORRIDOIO INFORMATICO. 27 per l’epoca, l’introduzione del treno fu un modo per estendere i confini e collegare mondi fino ad allora lontani. a partire dagli anni 70, i trasporti su strada e per aereo divennero competitivi rispetto a quelli ferroviari. il treno continuò a svolgere un ruolo importante per il trasporto di:  passeggeri, specie PENDOLARI, cioè quanti risiedono in una località che non coincide con quella del posto di lavoro.  merci su lunghe distanze. negli ultimi anni la comparsa di treni superveloci ha riproposto la ferrovia come mezzo di comunicazione competitivo anche con l’aereo per distanze fin ai 7-800 km. I TRAFORI i TRAFORI (detti anche TUNNEL, sono gallerie costruite forando le montagne per farci passare strade, ferrovie, autostrade) furono realizzati in un primo momento per far superare le montagne ai treni con un tracciato lineare. oggi i trafori si realizzano anche per le gallerie stradali per accelerare i percorsi soprattutto delle autostrade. in realtà il primo traforo alpino fu il BUCO DI VISO aperto nel 15 sec. per rendere transitabile in inverno un valico, tra la pianura del Po e il Delfinato per coloro che valicavano le Alpi a piedi con animali da soma. il primo traforo ferroviario sotto le ALPI, il traforo del Frejus o del Moncenisio, che collega la Francia con l’Italia , fu aperto nel 1871. di fianco a esso corre il traforo autostradale aperto nel 1980. nel 2016 è stato inaugurato il tunnel ferroviario svizzero del San Gottardo, che ha raggiunto il primato mondiale per lunghezza. al tunnel è affiancata la GALLERIA STRADALE DEL SAN GOTTARDO costruita tra il 1970 e il 1980. una nuova galleria ferroviaria per treni ad alta velocità è in progetto sotto il MONCENISIO. i lavori sono ora contestati dal movimento locale No Tav, contrario al progetto. 30 9.1.3LE VIE D’ACQUA INTERNE i corsi d’acqua fin dall’antichità furono usati come vie di comunicazione. con il tempo fu necessario intervenire sugli ostacoli naturali con interventi di drenaggio, regimazione delle portate, rettificazione dei percorsi, costruzione di chiuse per superare i dislivelli. oggi il trasporto via acqua è molto usato per il trasporto di merci pesanti e non deperibili. per il trasporto delle persone è usato soltanto nelle regioni del Sud del mondo poco dotate di vie di comunicazione. la navigazione sui fiumi rappresenta inoltre un’attrattiva turistica. in EUROPA il trasporto fluviale è molto usato nelle pianure dove scorrono fiumi di grossa portata come il Danubio. il più importante fiume europeo per la navigazione è il Reno. esso è stato collegato al Ruhr mediante un canale, al cui sbocco si trova il maggior porto fluviale d’EUROPA, il porto Duisburg-Ruhrort. 9.1.4I PORTI E LE ROTTE MARITTIME i porti sono NODI DI TRAFFICO in cui convergono rotte marittime, strade, ferrovie, canali e vie fluviali. la RIVOLUZIONE DEI TRASPORTI impose profonde modifiche ai porti, molti dei quali funzionavano come PORTI POLIVALENTI, in grado cioè di caricare e scaricare oltre ai passeggeri, qualunque tipo di merce. nel tempo si dotarono di attrezzature per velocizzare le operazioni di carico-scarico. questa evoluzione fece sì che il gran numero di porti polivalenti si riducesse a poche unità , come Rotterdam, Anversa, Amburgo, Marsiglia e New York. gli altri porti si sono invece specializzati nel trasporto di uno o pochi prodotti. la necessità di maggior estensione è stata risolta con l’espansione in mare, attraverso la costruzione di TERMINALI OFFSHORE: impianti portuali costruiti in mare aperto, per lo sbarco-imbarco del petrolio e la sua lavorazione, ma anche estrazione di idrocarburi e minerali. 31 altrove, come a Tokyo, lo spazio è stato conquistato sottraendolo al mare per colmata. altri porti si sono invece estesi sulla terraferma , come il nuovo porto di Rotterdam, EUROPORT. la localizzazione di industrie nei porti ha creato regioni industriali costiere legate alla navigazione marittima. i FRONTI marittimi più importanti sono quelli dell’EUROPA ATLANTICA , quelli del Giappone orientale e quelli degli USA orientali e del golfo del MESSICO. i porti dei paesi del Sud del mondo sono quasi sempre specializzati nell’imbarco di uno o pochi tipi di merce. ad esempio i porti del golfo Persico hanno un traffico limitato al petrolio. solo alcuni porti di paesi del Sud globale hanno un traffico diversificato: RIO DE JANEIRO, MUMBAI, BUENOS AIRES, SHANGAI, SINGAPORE e HONG KONG. i porti di oggi rivestono un ruolo importante nell’organizzazione del territorio, condizionando la localizzazione delle industrie. un ruolo particolare è svolto dai PORTI DI TRASBORDO che hanno il compito di smistare i container dalle navi transoceaniche a navi di stazza minore. per poter gestire tutti i tipi di merci si ricorre alla creazione di SISTEMI PORTUALI, cioè all’integrazione di più porti di una stessa fascia costiera, ognuno specializzato in una o più funzioni (porto petrolifero, carbonifero ecc). 9.1.5IL TRASPORTO AEREO il maggior vantaggio dell’aereo è dato dalla velocità, mentre il suo limite è dato dai costi. il trasporto per via aerea è usato per il trasporto delle persone e delle merci deperibili di un certo valore, come fiori e primizie. negli ultimi anni l’aereo è stato impiegato all’interno di grandi imprese organizzate secondo il sistema “DEPOSITO CENTRALIZZATO” che ritiene più utile e meno costoso mantenere scorte e pezzi di ricambio in un grande magazzino e spedirle quando necessario per via aerea. 32 si è verificata anche una differenziazione economica tra regioni, in quanto alcune assi di trasporto dette CORRIDOI PLURIMODALI, acquistano importanza rispetto ad altri. 9.2.2IL COMMERCIO MONDIALE il commercio è un’attività da sempre presente nella storia dell’umanità. nata sotto forma di baratto, si è andato trasformando nei secoli. una grande trasformazione si ebbe con la RIVOLUZIONE INDUSTRIALE alla fine del 18° secolo, con l’introduzione del motore a vapore. all’inizio del 19° secolo i principali commerci riguardavano il carbone e le materie prime e i prodotti finiti, mentre i prodotti dell’agricoltura usavano ancora i mercati locali. un impulso al commercio di prodotti agricoli si ebbe con lo sfruttamento delle colonie da parte dei paesi europei. poi con la RIVOLUZIONE DEI TRASPORTI si ebbe una crescita della quantità delle merci in circolazione. negli anni successivi alla fine del seconda guerra mondiale, i traffici commerciali mondiali aumentarono. un’ulteriore crescita è legata alla globalizzazione . altri due fattori hanno influito sulla crescita del commercio: 1. la DIVISIONE INTERNAZIONALE DEL LAVORO, dovuta al diverso costo del lavoro tra paesi del Nord e del Sud del mondo, che spinge le imprese a situarsi nelle regioni dove vi è una manodopera a basso prezzo, 2. la LIBERALIZZAZIONE DEL COMMERCIO, con associazioni volte all’abbattimento delle barriere per il trasferimento di beni e servizi. la prima di tali associazioni fu il GATT, dalla quale nascerà in seguito l’ORGANIZZAZIONE MONDIALE PER IL COMMERCIO. da allora sono stati avviati accordi regionali per il commercio, come il NAFTA, l’ASSEAN, e il MERCOSUR . sono tuttora in corso trattative per il TTIP tra USA e Unione Europea, mentre nel 2015 è stato siglato il TTP tra USA e paesi che si affacciano sull’oceano Pacifico. 35 nel 1957 nacque la Comunità Europea, che nel 1975 con la convenzione di LOME’ strinse numerosi accordi per facilitare gli scambi con l’Africa, i Caraibi e i paesi dell’Oceano Pacifico. importante è la SCOMPOSIZIONE VERTICALE del processo produttivo, che si verifica quando un’impresa è proprietaria di stabilimenti in diverse parti del mondo, ciascuno dei quali rappresenta una fase della filiera produttiva. la globalizzazione del commercio ha investito il mondo della produzione, ha influito notevolmente sui consumi della popolazione e , in parte, anche sui suoi stili di vita. 9.2.3LA GEOGRAFIA DEL COMMERCIO INTERNAZIONALE il commercio internazionale si è organizzato attorno a tre poli principali: 1. l’Europa occidentale, 2. gli Stati Uniti 3. i principali paesi dell’Asia orientale. altri paesi di un certo peso sono i paesi petroliferi del Medio Oriente, la Russia e i paesi dell’America latina: Brasile e Messico. il polo più importante è rappresentato dall’Europa, seguita dagli Stati Uniti, entrambi con valori di importazione che prevalgono sulle esportazioni. diversa è la situazione del terzo polo, che presenta flussi di esportazioni superiori alle importazioni, determinando un AVANZO COMMERCIALE. l’area commercialmente più attiva è oggi quella del PACIFICO. l’ITALIA è storicamente un paese esportatore, soprattutto per quanto riguarda i settori del made in ITALY, e in particolare meccanica, agroalimentare e moda. i principali paesi destinatari delle esportazioni italiane sono: GERMANIA, FRANCIA, STATI UNITI, SPAGNA e REGNO UNITO. 9.3IL TURISMO il turismo è esistito fin dall’antichità, basta pensare agli OTIA dei romani. 36 in forma moderna il turismo iniziò nel 18° secolo, quando in Europa si diffuse l’usanza del Gran Tour, il viaggio d’istruzione dei giovani aristocratici, che aveva come meta luoghi ricchi di testimonianze artistiche e archeologiche. con la RIVOLUZIONE INDUSTRIALE e l’affermarsi della borghesia, il turismo ebbe un forte sviluppo. ma si trattava ancora di un TURISMO D’ELITE’, legato cioè alle classi con reddito alto, a cui si veniva affiancando anche l’abitudine alla villeggiatura. nel secondo dopoguerra si sviluppò il TURISMO DI MASSA praticato da larghi strati di popolazione, con servizi a prezzi convenienti, che continua ad avere notevoli ripercussioni ancora oggi. oggi è un TURISTA, secondo l’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DEL TURISMO (WORLD TOURISM ORGANIZATION) “chiunque viaggi in paesi diversi da quello in cui ha la sua residenza, per svago, riposo e vacanza, per visitare amici e parenti, per motivi di affari e professionali, per motivi di salute, religiosi, di pellegrinaggio e altro”. 9.3.1I FLUSSI TURISTICI E L’IMPATTO SUL TERRITORIO il turismo è l’attività del terziario con il maggior numero di addetti a livello mondiale. secondo l’ORGANIZZAZIONE MONDIALE PER IL TURISMO infatti il numero di viaggiatori internazionali cresce del 4% all’anno. anche in ITALIA continua a registrarsi un aumento di turisti grazie agli stranieri, soprattutto quelli di CINA e INDIA. i flussi turistici principali sono quelli tra i paesi ricchi, ma il turismo sta crescendo anche in ASIA. l’EUROPA continua ad essere una meta di grande richiamo soprattutto per le sue città ricche di storia e di monumenti del passato, al suo patrimonio artistico e al buon livello delle infrastrutture e dei servizi. in EUROPA , L’ITALIA si situa tra i primi paesi per numero di visitatori stranieri, soprattutto grazie alle spiagge, al suo patrimonio artistico e alle sue città d’arte. il turismo, da un lato rappresenta una fonte di reddito notevole, dall’altro ha un impatto non sempre positivo sul territorio. 37 di solito la città vecchia corrisponde al cuore della città estesa, detto CITTA’ CENTRALE e, nella sua parte più antica, CITTA’ STORICA. di regola ospita il quartiere centrale degli affari, detto anche CBD (central business district), gli uffici dell’amministrazione pubblica e alcuni servizi. nelle zone periferiche troviamo spazi industriali, commerciali e di servizi, ma anche vaste aree residenziali. le città estese prendono nomi diversi. se l’espansione è stata continua e a macchia d’olio si parla di AGGLOMERATO URBANO (o AGGLOMERAZIONE). se c’è stata espansione a macchia d’olio di più agglomerati urbani vicini che si sono fusi tra loro, si parla di CONURBAZIONE. l’uso diffuso dell’automobile ha favorito un’espansione urbana discontinua e su un’area molto vasta, che ha conservato molti spazi liberi, detti SISTEMI TERRITORIALI URBANI, che possono essere AREE URBANE, oppure, se molto popolose, AREE METROPOLITANE. anche le CITTA’-RETE sono forme di città estesa. le MEGALOPOLI sono più aree urbane e metropolitane cresciute molto vicine tra loro. in Europa sono considerate megalopoli quella lungo l’asse del Reno e quella padana. 10.1.2RETI URBANE E AREE METROPOLITANE le città intrattengono con l’esterno scambi di materia, energia, popolazione, beni, servizi, denaro, informazioni, formando così delle reti, che funzionano da tessuto connettivo dei territori. per cui i beni e i servizi prodotti da una città sono destinati ai suoi abitanti, ma anche a: 1. un territorio circostante, detto AREA DI GRAVITAZIONE URBANA; 2. ad altre città e ad altri territori sparsi per il mondo. i flussi formano sul territorio delle reti, dette RETI URBANE (o reti di città) nelle quali le città costituiscono i NODI. tali reti possono avere forme e dimensioni diverse. 40 per esempio nei paesi con un’economia per lo più agricola, la rete delle città ha MAGLIE LARGHE e ogni città esaurisce le sue relazioni con il territorio circostante. questa situazione caratterizza parti dell’AFRICA, dell’ASIA, e dell’AMERICA LATINA. nelle regioni industrializzate europee, dell’AMERICA settentrionale e dell’Asia orientale, vi sono invece reti urbane con MAGLIE MOLTO FITTE e con flussi molto intensi. nei paesi più sviluppati si sono formati aggregati regionali che si strutturano attorno una CITTA’-RETE, i cui nodi funzionano come se fossero un’unica grande metropoli. tra gli esempi di CITTA’-RETE, il più noto in EUROPA è quello del RANDSTAD HOLLAND, che forma l’armatura urbana dei PAESI BASSI. si tratta di una rete costituita dalle quattro principali città olandesi: AMSTERDAM, ROTTERDAM, L’AIA E UTRECHT, e numerose altre medio-piccole. qui le funzioni più specializzate sono divise tra le città della rete. le città estese di maggiori dimensioni si possono considerare come città-reti. in esse si pone il problema di come amministrare un vasto spazio urbano, per cui in alcuni paesi sono state incentivate forme di cooperazione, di consorzio e coordinamento. in altri si sono istituiti nuovi enti territoriali sovracomunali, detti AREE METROPOLITANE. in ITALIA sono state individuate una quindicina di aree metropolitane, nove di esse (TORINO, MILANO, ROMA, NAPOLI , BARI..) hanno assunto la funzione di CITTA’ METROPOLITANE. 10.1.3CRESCITA E DECRESCITA DELLA POPOLAZIONE URBANA il termine URBANIZZAZIONE viene usato in due significati diversi, può indicare: 1. il processo che porta imprese e popolazione a concentrarsi nelle aree urbane, 2. l’estendersi delle caratteristiche e dei modi di vita delle città a vasti territori. quando si parla del GRADO DI URBANIZZAZIONE di una regione o di un paese, si riferisce alla percentuale della popolazione residente nelle città, o POPOLAZIONE URBANA. 41 il TASSO DI CRESCITA URBANA si riferisce invece all’incremento annuo percentuale della popolazione urbana. nel mondo nell’ultimo secolo tale tasso è aumentato notevolmente. oggi questo valore è più basso. infatti negli ultimi decenni, mentre nei paesi emergenti la popolazione continua ad accentrarsi, nei paesi più sviluppati questa tendenza ha subito un rallentamento e poi un’inversione. la prima manifestazione di questa tendenza ha preso il nome di CONTRO- URBANIZZAZIONE. il geografo B. Berry lo definì come “il passaggio da uno stato di maggior concentrazione a uno di minor concentrazione”. altri studiosi affermarono che la contro-urbanizzazione era legata alle nuove tendenze di localizzare l’industria e i servizi tipiche della fase post-fordista, che privilegiava i centri minori. nelle grandi città, la crescita demografica si trasformò in decrescita fino alla fine del secolo scorso. si passò così alla DISURBANIZZAZIONE, un fenomeno che colpì i comuni centrali delle grandi agglomerazioni urbane. anche l’ITALIA registrò questi cambiamenti. negli anni 70 e 80 si ebbe una ripresa demografica di molti centri urbani minori, mentre i maggiori centri urbani, presentavano comportamenti diversi:  nelle regioni più industrializzate del Nord essi registrarono sensibili cali demografici,  nel Mezzogiorno si ebbe una tendenza alla crescita zero,  nel Centro un comportamento intermedio. 10.1.4URBANO, RURALE E CITTA’ DIFFUSA il termine URBANO indica gli spazi in cui la popolazione si concentra, mentre il termine RURALE viene riferito agli spazi abitati che hanno una bassa densità abitativa. essi corrispondono a ciò che si chiama CAMPAGNA, intesa come una forma di insediamento e di paesaggio distinta dalla città. nei paesi a economia avanzata, molte città si allargano nella campagna circostante, urbanizzandola, in due sensi: 42 l’importanza di una città si può desumere dalle sue funzioni, misurabili in base al loro raggio d’azione, in base alle quali le città si classificano in:  CITTA’ COMMERCIALI. un tipo importante è quello delle città portuali, come in ITALIA, GENOVA, ROTTERDAM ecc...  la funzione politica-pubblica dà origine a vari tipi, tra i quali la CITTA’ CAPITALE, che non sempre è la città più importante del paese, in alcuni casi è una città dedita solo alle funzioni di governo.  altre forme sono quelle militari, che hanno prodotto le CITTA’-FORTEZZE,  quelle religiose, con le CITTA’ SACRE, come la CITTA’ DEL VATICANO e LA MECCA e le molte città mete di pellegrinaggi come Lourdes in FRANCIA,  le città del potere economico, che oggi si identificano con le CITTA’ GLOBALI.  ci sono poi le città con funzione produttive: CITTA’ MINERARIE, CITTA’ DELLA PESCA, e CITTA’ INDUSTRIALI.  altri tipi sono le città della conoscenza e della cultura, tra cui spiccano le CITTA’ UNIVERSITARIE, le CITTA’ D’ARTE, come Firenze e Venezia, che in molti casi diventano anche CITTA’ DEL TURISMO. questo tipo comprende più specializzazioni come quella balneare, del divertimento e degli sport invernali. dal punto di vista geografico le funzioni delle città svolgono un duplice ruolo: 1. il primo si rivolge al territorio circostante e consiste nel fornire servizi e valorizzare le risorse locali. 2. il secondo consiste nel fare da tramite tra il territorio circostante e i circuiti internazionali della cultura, della conoscenza, delle innovazioni, della mobilità delle persone, delle merci, del denaro. 10.2.2IL MODELLO DELLE LOCALITA’ CENTRALI il raggio d’azione di un centro abitato dipende dalla portata delle funzioni che svolge, cioè dal suo ruolo di LOCALITA’ CENTRALE. il primo geografo che si è occupato di questi temi fu CHRISTALLER, il quale definisce la GERARCHIA URBANA, la suddivisione delle località centrali in ranghi, in base alle dimensioni della loro area di gravitazione, espresse in termini di soglia e di portata, (entrambi riferiti all’offerta di beni e servizi).  la PORTATA è la distanza massima che un consumatore è disposto a percorrere per fruire di un bene o un servizio. 45  la SOGLIA contribuisce invece a spiegare quali beni e quali servizi sia probabile reperire in un’area di mercato. la GERARCHIA DI CITTA’ quindi si fonda su una “graduatoria” delle località centrali, al cui vertice ci sono le “CITTA’ GLOBALI” , dove è possibile reperire la maggior parte dei beni e dei servizi specializzati esistenti. poi si trovano città di rango via via inferiore, fino ad arrivare ai centri abitati minori, che offrono pochi servizi e beni destinati ad aree di mercato di ridotte dimensioni. le ricerche hanno individuato 8 livelli di centralità. per esempio in EUROPA:  1° LIVELLO: LONDRA E PARIGI  2° LIVELLO: ROMA, MILANO, AMSTERDAM, MADRID,VIENNA, ecc  3° LIVELLO: TORINO, NAPOLI, LIONE, MANCHESTER, ecc  4° LIVELLO: TRIESTE, CATANIA, BARI  5° LIVELLO: la maggior parte dei capoluoghi di provincia,  6° e 7° LIVELLO: le città minori  8° LIVELLO: i villaggi. CHRISTALLER ha riscontrato una regolarità nella distribuzione delle località centrali, arrivando a formulare un MODELLO DELLE LOCALITA’ CENTRALI, che attribuisce fondamentale importanza alle forze di mercato. 10.2.3I “MOTORI” ECONOMICI DELLA CRESCITA URBANA le attività economiche sono i motori della crescita urbana. esse vanno distinte in due grandi categorie: 1. le ATTIVITA’ LOCALI: sono quelle il cui raggio d’azione non va oltre il confine territoriale della città e consistono nella produzione di beni e servizi che vengono “consumati” localmente e che assicurano la sussistenza della città. 2. le ATTIVITA’ ESPORTATRICI: hanno un raggio d’azione da regionale a internazionale. esse si procurano altri beni e servizi dall’esterno e li scambiano con prodotti di valore pari a quelli che importano. sono queste a fare crescere le città. 46 anche ATTIVITA’ ESPORTATRICI non rivolte al mercato, come la presenza di un ospedale o di una base militare o di un’università contribuiscono all’attivo del bilancio urbano. il MOLTIPLICATORE URBANO è un rapporto che permette di calcolare la crescita delle attività locali e della popolazione urbana, conoscendo la crescita delle attività esportatrici. perciò esse sono dette anche ATTIVITA’ DI BASE. infatti quando nelle attività esportatrici vi è:  un nuovo posto di lavoro, corrisponde un aumento della popolazione.  una contrazione dell’occupazione dà origine alla disurbanizzazione. il fenomeno della disurbanizzazione delle grandi città dei paesi ricchi tra gli anni 70 e 90 è stato il risultato di una trasformazione dovuta alla crisi della produzione manifatturiera, che si è spostata dalle grandi città verso i centri minori e i paesi del Sud globale. nello stesso tempo l’economia urbana si è sempre più rivolta verso attività terziarie esportatrici. questo cambiamento ha comportato una riduzione della popolazione, perchè le nuove attività terziarie richiedono un numero di occupati minori e di regola più qualificati di quelli dell’industria manifatturiera, che non hanno potuto essere reimpiegati nei nuovi settori. LE CITTA’ GLOBALI la globalizzazione ha trasformato il sistema mondiale delle città, portando all’affermazione delle CITTA’ GLOBALI, ovvero centri principali del potere economico mondiale, in grado di esercitare un’influenza e un controllo sul resto del mondo. la nascita delle città globali può essere ricollegata a due fattori:  la crescita delle imprese multinazionali,  l’importanza di servizi professionali avanzati, come quelli legati alla finanza, alle assicurazioni, alla pubblicità o al settore legale. 47 le parti centrali erano occupate dal quartiere degli affari, accanto al quale si poteva osservare un mosaico di aree miste di residenza e servizi in parte: 1. degradate e abitate da classi sociali meno abbienti, 2. occupate da quartieri con varie specializzazioni. entrambe queste zone più centrali ospitavano la maggior parte dei quartieri residenziali. verso la periferia aumentava la presenza di stabilimenti industriali e di quartieri residenziali di edilizia popolare. oggi lo schema monocentrico è in parte riscontrabile nei centri minori, mentre nei sistemi urbani maggiori ha subito profonde modifiche. la dispersione urbana delle nuove forme della città estesa appare del tutto caotica , in quanto risultato di un’avanzata disordinata della città nella campagna, dove si alternano vari spazi. in essi non si riscontra più l’ordine derivante da un unico gradiente regolare centro- periferia. infatti i vecchi nuclei storici, i nuovi nuclei del decentramento metropolitano, le aree di qualità ambientale generano un mosaico di gradienti locali, governati da logiche di sviluppo sia esogene, sia endogene. in ITALIA, partendo dallo studio BOERI, LANZANI e MARINI sulla regione urbana milanese del 1992, si è messo in luce come a queste forme apparentemente caotiche siano riconducibili grammatiche compositive specifiche di ogni area, tutte tenute insieme dalle articolazioni connettive degli spazi privati e collettivi. 10.3.2L’USO DEL SUOLO URBANO tra i processi che influenzano la struttura di una città ci sono:  la CENTRALIZZAZIONE: indica quelle forze che portano la popolazione e le attività economiche a concentrarsi nei quartieri più centrali della città,  la DECENTRALIZZAZIONE: indica la tendenza di una parte degli abitanti e delle attività a spostarsi verso gli spazi periferici.  l’AGGLOMERAZIONE: può incidere sulla struttura tanto delle aree centrali, quanto di quelle periferiche. Tanto nel centro, quanto in aree suburbane si possono avere agglomerazioni di certe attività di ufficio, ospedaliere, commerciali, ricreative ecc, che diventano centri di attrazione e conferiscono alla città una STRUTTURA POLICENTRICA, detta anche MULTIPOLARE. 50 le città sono spesso caratterizzate anche da una ZONIZZAZIONE FUNZIONALE, ovvero la suddivisione del territorio di una città in zone, in base all’uso dei terreni, riconducibile a tre categorie principali: 1. quella residenziale, 2. quella del commercio e dei servizi 3. quella industriale. il valore dei terreni è una delle forze economiche che più incidono sull’uso del suolo nei confini di una città. Esso è legato a fattori come l’accessibilità e la desiderabilità dei terreni che sono direttamente proporzionali al loro prezzo di mercato. in alcuni casi, l’impatto maggiore sull’ uso del suolo in città è quello delle forze istituzionali, che sono costrette a intervenire per decidere la localizzazione di alcune attività. Esse ricorrono alla ZONIZZAZIONE , ovvero una serie di leggi che regolano l’uso del suolo urbano e il suo sviluppo. 10.3.3LA GEOGRAFIA INTERNA DELLE CITTA’ DEI PAESI ECONOMICAMENTE AVANZATI all’interno della città dei paesi economicamente avanzati, gli abitanti e le diverse attività economiche non si distribuiscono in modo casuale, ma secondo una geografia legata a fattori economici e socio-culturali. il valore del suolo e il costo degli affitti crescono di regola dalla periferia verso il centro. Per cui nelle città più importanti i servizi di rango elevato si localizzano nel centro, costituendo il centro degli affari o CBD. le industrie manifatturiere tendono a localizzarsi invece alla periferia della città. la popolazione con redditi medi e bassi si distribuisce in quartieri più o meno distanti dal centro a seconda del reddito. nella scelta delle zone di residenza rientra anche la valutazione di tipo ecologico e di qualità della vita. per cui spesso quartieri residenziali ad alto reddito si situano fuori dell’agglomerato urbano in zone di pregio ambientale. 51 capita anche che le abitazioni del centro subiscano un degrado e una perdita di valore tanto da venire occupate dalla popolazione più povera. 10.3.4MODELLI DI FORMA E DI EVOLUZIONE DELLA STRUTTURA URBANA i principali modelli della struttura urbana sono nati con riferimento alle città degli STATI UNITI.  nel 1925 Ernest Burgess ha sviluppato il MODELLO DELLE ZONE CONCENTRICHE. alla base di questa teoria c’era un’interpretazione ecologica della crescita urbana, secondo la quale i gruppi che vivono in città competono per il territorio e le risorse, proprio come avviene per le specie animali nell’ambiente naturale. questi processi portano a una separazione dei gruppi sociali lungo confini economici ed etnici. la mobilità sociale, l’immigrazione o i cambiamenti nell’uso dei terreni o nel loro valore possono causare lo spostamento delle persone da una zona all’altra, in base a un processo chiamato SUCCESSIONE.  nel 1939 HOYT ha proposto un nuovo modello chiamato MODELLO DEI SETTORI. esso attribuisce una grande importanza al ruolo dei mezzi di trasporto nella divisione dei cerchi concentrici in settori radiali.  nel 1945, HARRIS ed ULLMAN proposero il MODELLO DEI NUCLEI MULTIPLI. per primi, hanno sottolineato come molte città abbiano molteplici nuclei centrali, come i porti, i quartieri amministrativi, le zone universitarie o quelle industriali. questo modello ha avuto conferma negli ultimi decenni con la formazione di spazi urbani policentrici. LE CITTA’ EUROPEE in molte città europee sono ancora evidenti le tracce della loro conformazione medievale, come ad esempio i resti delle antiche mura, che circondano un nucleo centrale caratterizzato da una chiesa cattedrale, una piazza del mercato, numerosi edifici e un reticolo di strade. nelle città dell’EUROPA OCCIDENTALE queste caratteristiche hanno dato vita a una specifica forma urbana. è possibile individuare alcuni fattori che hanno svolto un ruolo determinante in questo processo: 52 i quartieri della periferia abitati dai poveri sono detti FAVELAS in BRASILE, BARRIOS in VENEZUELA, BIDONVILLES in AFRICA e SLUMS in INDIA e sono caratterizzati da edilizia abusiva, ospitano migliaia di persone che vivono di lavori saltuari. quelli destinati ai ricchi sono invece di lusso, formati da gruppi di abitazioni difese da mura e da telecamere di controllo. sono quartieri nati su imitazione delle GATED COMMUNITY degli STATI UNITI e si sono diffusi rapidamente soprattutto nell’AMERICA LATINA, con il nome di CONDOMINIOS FECHADOS o BARRIOS PRIVADOS. GATED COMMUNITY: quartieri recintati e sorvegliati da guardiani, al cui interno possono accedere solo i proprietari delle case, il loro personale di servizio e gli ospiti. nei paesi di antica civiltà urbana o di colonizzazione europea, le città hanno un centro storico. nei paesi emergenti, le città si espandono rapidamente e in esse si trasferisce una parte della popolazione dei ceti abbienti un tempo residente in periferia. LE CITTA’ ISLAMICHE molte città islamiche hanno parecchi elementi in comune con le città medievali europee: un centro religioso, un mercato centrale , quartieri residenziali, un reticolo stradale irregolare ed una cinta muraria. si riconosce l’influenza dell’ISLAM sulle relazioni sociali che si svolgono all’interno di queste città. la città islamica è quella che permette ai fedeli di rimanere in contatto con la comunità musulmana internazionale, la UMMA, per questo motivo alcune città marocchine sono orientate in base alla QIBLA, la sacra direzione di LA MECCA. un’altra caratteristica è rappresentata dall’importanza attribuita alla riservatezza degli spazi privati. 10.4LE POPOLAZIONI E IL GOVERNO DELLE CITTA’ 10.4.1.RESIDENTI E NON RESIDENTI per molti secoli la popolazione della città coincise con quanti risiedevano e lavoravano nella città stessa. 55 normalmente la POPOLAZIONE NOTTURNA coincideva con quella DIURNA. nelle città moderne, la popolazione notturna e quella diurna non coincidono più. la popolazione urbana si divide in tre categorie principali: 1. quella dei residenti, le altre due comprendono quanti USANO la città senza risiedervi stabilmente, i CITY USERS. 2. quella dei lavoratori PENDOLARI, che ogni giorno si recano al loro posto di lavoro. 3. quella degli UTENTI DI SERVIZI, costituita da quanti si recano in città per usufruire dei servizi, tra i quali quelli scolastici e sanitari. Il numero dei CITY USERS varia a seconda della città, ma nel caso delle metropoli raggiunge cifre elevate. 4. un’ultima categoria, è quella di quanti si recano saltuariamente nelle città per affari. 5. in molte città esiste poi una popolazione notturna temporanea rappresentata dai turisti. l’afflusso di popolazione non residente condiziona parecchio lo sviluppo urbanistico delle città. 10.4.2LA COMPOSIZIONE SOCIALE E LA GENTRIFICATION nelle città convivono persone con livelli di istruzione e tipi di occupazione diversi che definiscono la POSIZIONE SOCIO-PROFESSIONALE. nelle città dei paesi economicamente avanzati è numerosa la presenza di imprenditori, dirigenti e liberi professionisti. la domanda di servizi dei cittadini abbienti ha un effetto moltiplicatore sull’occupazione meno qualificata. la possibilità di trovare impieghi di questo tipo ha attirato nelle grandi città un flusso numeroso di popolazione povera e di lavoratori dequalificati, provenienti dall’AFRICA, dall’AMERICA LATINA, e dall’ASIA MERIDIONALE e da alcuni paesi ex- socialisti dell’EST. 56 nelle città dei paesi meno ricchi, cresce la dimensione urbana insieme alla percentuale di popolazione meno istruita e più povera, dedita a lavori poco qualificati. nei paesi industrializzati in un primo tempo la distribuzione delle classi sociali seguì il gradiente negativo dal centro alla periferia. in un secondo tempo, a cominciare dagli anni 20, si ebbe un progressivo trasferimento dei più ricchi verso quartieri residenziali suburbani, mentre i vecchi quartieri residenziali centrali entrarono in una fase di declino, che fece crollare i prezzi e ciò attrasse le famiglie più povere, in cerca di occupazione. negli ultimi 40 anni nei paesi di vecchia industrializzazione la situazione è cambiata. le aree di degrado dei quartieri centrali si sono ridotte. il risultato è stato un aumento dei prezzi e quindi una ri-colonizzazione dei centri storici da parte dei più ricchi, con prevalenza di SINGLE o di coppie senza figli. questo fenomeno ha preso il nome di GENTRIFICATION, i cui effetti sono controversi: c’è chi la ritiene:  utile per mantenere elevato il valore delle aree centrali,  uno strumento di sfruttamento economico della povertà urbana. LE BARACCOPOLI le BARACCOPOLI sono ammassi di abitazioni precarie auto-costruite, in origine privi di strade, fognature, acqua potabile, elettricità e servizi. gli interventi di demolizione di queste si sono dimostrati fallimentari. gli interventi con maggiori probabilità di successo sono quelli che coinvolgono direttamente gli abitanti delle baraccopoli. uno dei progetti più interessanti è quello in SRI LANKA, che ha creato gruppi di risparmio gestiti dalle stesse comunità per interventi di miglioramento del quartiere, con il sostegno finanziario del governo e delle organizzazioni non governative. 10.4.3LE POLITICHE URBANE E L’URBANISTICA le politiche urbane sono politiche pubbliche in cui agiscono anche attori privati. nei regimi democratici esse richiedono l’intervento di autorità di governo elettive. 57 per sito di una città si intende il luogo geografico in cui la città si è sviluppata. Di esso interessano soprattutto le caratteristiche NATURALI: geomorfologiche, idrologiche, climatiche e biogeografiche (flora, fauna). il rapporto delle città con il sito è oggi importante in positivo, per i valori e le opportunità offerte dalle componenti naturali alla pianificazione e alla progettazione urbana. in città come ROMA, FIRENZE, LIONE, PARIGI, PRAGA, MONTREAL, SAINT LOUIS, il fiume e le sue rive sono componenti essenziali del paesaggio e funzionano da matrici della topografia urbana. molte città di estuario e quelle di delta sono più dipendenti dalle acque. esse si sono sviluppate sull’acqua o per colmata o articolandosi intorno a una rete di canali. altre, come CITTA’ DEL MESSICO, sono cresciute con l’interramento di canali e paludi. 10.5.2IL PAESAGGIO URBANO le caratteristiche del sito contribuiscono a formare il PAESAGGIO URBANO. In esso molto spesso singoli edifici o complessi architettonici diventano simboli delle diverse città, come la TORRE EIFFEL a PARIGI, i grattacieli di MANHATTAN. concorre a formare tale paesaggio anche il verde urbano. il paesaggio urbano è caratterizzato da una concentrazione di BENI CULTURALI superiore a quella degli spazi rurali. ciò deriva anzitutto dal fatto che le città permangono per secoli e talvolta per millenni negli stessi luoghi. l’insieme delle testimonianze costituisce il patrimonio culturale della città, detto anche PATRIMONIO, che si articola in beni culturali MATERIALI e IMMATERIALI. 10.5.3LA CITTA’ COME ECOSISTEMA la città può essere considerata come un ECOSISTEMA particolare, un ecosistema urbano. Essa per realizzarsi e riprodursi ha bisogno di scambi di materia ed energia con l’ambiente naturale. tuttavia è caratterizzata da uno squilibrio energetico con l’ambiente esterno. 60 L’IMPRONTA ECOLOGICA è un indice statistico che dà la misura di quanta superficie la popolazione urbana necessita per produrre le risorse e per assorbire i rifiuti. oggi ogni ecosistema urbano ha come suo ambiente esterno l’intero pianeta. la città si può approvvigionare di cibo in tutto il mondo. tuttavia il consumo di energia e di materiali comporta la produzione di rifiuti e di emissioni che porterebbero al blocco dell’ecosistema urbano. Per cui esso deve organizzarsi per limitarli, smaltirli o riciclarli. questo tipo di sviluppo corrisponde ai requisiti della SOSTENIBILITA’ AMBIENTALE URBANA. L’IMPRONTA ECOLOGICA URBANA un indicatore per sapere in che misura una città si adatta a questo sviluppo è quello dell’IMPRONTA ECOLOGICA URBANA. essa è un TERMOMETRO AMBIENTALE e per calcolarla per ogni città si sottraggono i consumi di risorse ambientali locali dai consumi a spese delle risorse ambientali del mondo. essa viene espressa in UNITA’ DI AREA, corrispondenti a quanto il pianeta può produrre in media con un ettaro della sua superficie. i sistemi per ridurre l’impronta ecologica delle città sono molti:  si possono ridurre i consumi di energia,  si può intervenire sulle emissioni, riciclando quelle di materiali non biodegradabili, di gas inquinanti e di anidride carbonica.  con pratiche quali l’AGRICOLTURA URBANA, con la moltiplicazione degli ORTI URBANI e dell’AGRICOLTURA A FILIERA CORTA che lascia ampi spazi per l’uso agricolo. gli orti sono in continua crescita in tutto il mondo. QUALITA’ DELL’AMBIENTE URBANO E SALUTE Le caratteristiche ambientali dell’ecosistema urbano risultano modificate dalla concentrazione di popolazione e attività in aree ristrette, che può incidere negativamente sulla salute e sulla qualità della vita degli abitanti. 61 il problema ambientale esiste nelle città fin dall’antichità . situazioni gravi si registratono nelle città industriali inglesi nella prima parte del 19° secolo e nei quartieri popolari di città come LONDRA e PARIGI. oggi situazioni analoghe le troviamo negli agglomerati dei paesi poveri. si registra una maggiore longevità nelle città dell’EUROPA MERIDIONALE e OCCIDENTALE e minor longevità in quelle dell’EUROPA ORIENTALE e CENTRALE. CAPITOLO 11 GEOGRAFIA POLITICA 11.1I CONCETTI CHIAVE DELLA GEOGRAFIA POLITICA La GEOGRAFIA POLITICA è la branca della geografia che studia le relazioni di potere nello spazio geografico. Il POTERE è la relazione di dominio di soggetti individuali o collettivi, pubblici o privati su altri soggetti. La SOVRANITA’ è un’autorità esclusiva di uno stato sul suo territorio, sui cittadini e i propri affari interni. 11.1.1TERRITORIALITA’ E SOVRANITA’ STATALE nella geografia politica sono basilari i concetti di TERRITORIALITA’ e di SOVRANITA’. in base ai principi del diritto internazionale che si sono affermati in EUROPA dopo la pace di WESTFALIA (1648), gli unici organismi a cui è riconosciuto il diritto di esercitare la completa sovranità sono gli STATI. essi riconoscono reciprocamente tale diritto e lo esercitano entro i confini del proprio territorio. di fatto però esistono Stati più forti, in grado di imporre i loro interessi a STATI più deboli. per esempio gli STATI UNITI esercitano il controllo su alcuni STATI dell’AMERICA CENTRALE, la CINA tende a esercitarlo su MIANMAR, e la GERMANIA sugli altri stati dell’UNIONE EUROPEA. 62 alcuni STATI multinazionali non sono stati capaci di creare le condizioni per un’ integrazione delle nazioni e si sono disgregati, come è accaduto all’UNIONE SOVIETICA, alla IUGOSLAVIA e alla CECOSLOVACCHIA. il crollo di questi 3 STATI ha generato la nascita di 24 nuove entità statali. al contrario esistono NAZIONI SENZA STATO, come quella CURDA, il cui territorio è diviso tra IRAN, IRAQ, TURCHIA, SIRIA, con qualche piccola enclave in AMERICA. 11.1.4IMPERIALISMO E COLONIALISMO o IMPERIALISMO: controllo diretto o indiretto esercitato da uno Stato nei confronti di un altro Stato o di un’altra entità politica territoriale. o COLONIALISMO: forma di imperialismo in cui lo Stato dominante prende possesso di un territorio straniero, occupandolo e governandolo direttamente. questo fenomeno iniziò a diffondersi a partire dal 15 secolo, quando i portoghesi diedero inizio alle esplorazioni lungo le coste africane e poi, insieme agli spagnoli, occuparono vaste porzioni del territorio americano. queste conquiste stimolarono l’OLANDA, la FRANCIA, e la GRAN BRETAGNA a imitare le potenze iberiche, seguiti nei secoli successivi anche da BELGIO, GERMANIA e ITALIA. questo processo portò alla fondazione di colonie europee nella maggior parte dell’AFRICA, dell’ASIA , delle AMERICHE e delle terre del PACIFICO. l’impero più esteso fu quello britannico, che fondò colonie in tutti i continenti abitati, seguito da quello francese, con possedimenti in AFRICA occidentale, SUD- EST asiatico e Pacifico. Con la CONFERENZA DI BERLINO iniziò la definizione dei confini politici degli STATI del continente africano. in quell’occasione i rappresentanti degli STATI coloniali europei, degli STATI UNITI e della RUSSIA, si riunirono per cercare un accordo per la spartizione dell’AFRICA. è significativo il fatto che non prese parte nemmeno un africano. 65 il dominio europeo si fondava sulla convinzione razzista dell’inferiorità degli africani. in alcuni casi le differenze etniche vennero sfruttate per creare dissidi tra i diversi popoli africani. dopo la seconda guerra mondiale, i popoli delle colonie lottarono per ottenere l’indipendenza e la possibilità di scegliere autonomamente il proprio status politico (AUTODETERMINAZIONE). in gran parte del mondo il colonialismo venne considerato superato. Tuttavia la sua organizzazione politica dello spazio è ancora evidente nella geografia politica contemporanea, poichè i confini dei nuovi stati ricalcano quelli delle ex colonie. 11.2LE CARATTERISTICHE GEOGRAFICHE DEGLI STATI Il CONFINE è il piano verticale che definisce il territorio di uno Stato, e contribuisce a circoscriverne il contenuto. 11.2.1I CONFINI i confini sono pensati di solito come linee orizzontali, ma sarebbe più corretto considerare anche la loro estensione verticale, che divide il territorio degli STATI al di sopra e al di sotto del livello del terreno. i confini degli STATI che si affacciano sul mare vengono tracciati al largo, per dividere le ACQUE TERRITORIALI di uno STATO da quelle internazionali accessibili a tutti, a una distanza dalla terraferma che non supera i 19 km. negli ultimi decenni molti STATI costieri o insulari hanno rivendicato il proprio diritto di sfruttare le risorse marine di fronte alle proprie coste, spingendo per la creazione di ZONE ECONOMICHE ESCLUSIVE (ZEE). i confini vengono descritti sia attraverso documenti legali, sia sulle carte geografiche, oltre ad essere segnati anche fisicamente sul terreno. quando il confine tra due stati non viene segnalato attraverso strutture fisiche, è probabile che si tratti di un confine conteso, oppure che corra in una zona poco popolata o poco accessibile. 66 spesso essi sfruttano le caratteristiche fisiche del terreno, come il corso di un fiume o una catena montuosa. Questi sono detti CONFINI FISIOGRAFICI. quando il confine tra due STATI coincide con una catena montuosa, come le ALPI, solitamente esso segue la linea spartiacque che congiunge le cime più elevate (CRESTA DELLA CATENA). nel caso dei fiumi, il confine può correre lungo una delle due rive, lungo una linea immaginaria a metà del fiume oppure seguendo il percorso del suo letto. i CONFINI GEOMETRICI sono quelli tracciati lungo linee rette che spesso seguono il percorso dei meridiani o dei paralleli. in AFRICA la loro diffusione è dovuta soprattutto alle decisioni prese nel corso della CONFERENZA DI BERLINO del 1884- 85. i confini ETNOGRAFICI vengono tracciati a partire da uno o più tratti culturali, come la religione, la lingua o l’etnia. in ASIA meridionale , il confine tra INDIA e PAKISTAN venne sancito su basi etnografiche, per separare gli induisti dai musulmani , mentre in EUROPA sono molto diffusi i confini LINGUISTICI, come quelli tra SPAGNA e PORTOGALLO, o tra BULGARIA e GRECIA. non è il caso dell’ITALIA, dove il confine statale alpino si allontana da quello linguistico in alcuni casi. si definiscono CONFINI RELITTI le tracce di un’antica linea di separazione di due entità territoriali, oggi non più riconosciuta ufficialmente. uno degli esempi più noti è rappresentato dalla GRANDE MURAGLIA CINESE. 11.2.2ESTENSIONE E FORMA DEGLI STATI gli stati del mondo sono caratterizzati da una grande varietà di forme e dimensioni. il più piccolo Stato del mondo è la città del VATICANO, all’interno della città di ROMA, inserendosi a pieno titolo nella categoria dei MICROSTATI. al contrario, l’entità statale più grande per dimensioni è la RUSSIA. l’ANTARDIDE è la sola terra emersa che non appartiene a nessuno STATO. in base alla propria forma gli STATI possono essere classificati come compatti, allungati, articolati, frammentati o perforati. 67 i rapporti tra governo centrale e le sue suddivisioni territoriali interne variano da STATO a STATO. a grandi linee nel mondo si hanno due sistemi di governo: 1. FEDERALE: lo STATO delega parte del proprio potere alle entità politico- amministrative di scala subnazionale. esse hanno organi elettivi che possono darsi proprie leggi e attuare politiche in ambiti definiti dalla COSTITUZIONE DELLO STATO. il riconoscimento delle autonomie alle scale inferiori risponde al PRINCIPIO DI SUSSIDIARIETA’, secondo cui se un ente sotto-ordinato è in grado di svolgere certe funzioni, l’ente sovra-ordinato deve lasciargli questi compiti. 2. CENTRALISTA: il potere è concentrato nelle mani del governo nazionale, lasciando alle autorità locali solo competenze amministrative. tra gli STATI centralisti troviamo molti STATI EUROPEI, tra i quali soprattutto la FRANCIA. sono invece federalisti la GERMANIA, l’AUSTRIA, la SVIZZERA e la RUSSIA. l’ITALIA è uno STATO che da centralista si è andato spostando verso il modello federale, ma per ora si può parlare di un federalismo parziale e incompiuto. fuori dall’EUROPA sono centralisti la CINA, il PAKISTAN, la TURCHIA, il GHANA, il KENYA, il PERU’ e vari altri, mentre sono esempi di STATI federali l’AUSTRIA, gli STATI UNITI, il BRASILE , l’INDIA e il MESSICO. 11.2.6LA GEOGRAFIA ELETTORALE la GEOGRAFIA ELETTORALE studia gli aspetti spaziali dei sistemi elettorali. nei sistemi maggioritari, in cui in ogni circoscrizione viene eletto un solo candidato, i distretti elettorali devono avere più o meno la stessa popolazione. esso è comunque importante anche nei sistemi proporzionali e misti per garantire un identico trattamento dei partiti politici e delle minoranze etniche e religiose. la geografia elettorale studia anche la distribuzione spaziale del voto tra i diversi partiti politici. 70 di regola tale distribuzione non è casuale: esiste una correlazione tra il voto politico e le caratteristiche dei contesti regionali, che possono riguardare le attività prevalenti, le tradizioni storiche, ma anche forti differenze economiche tra regioni ricche e povere, che portano alla formazione di partiti regionali. 11.3LE ISTITUZIONI INTERNAZIONALI E SOVRANAZIONALI l’INTERNAZIONALISMO è lo sviluppo di strette relazioni politiche ed economiche tra STATI. un’ORGANIZZAZIONE SOVRANAZIONALE consiste nell’unione di più stati che decidono di cooperare per raggiungere degli obiettivi economici, militari, culturali o politici. Ad esempio: o l’ORGANIZZAZIONE delle NAZIONI UNITE (ONU) promuove la pace e la sicurezza globali. o l’UNIONE EUROPEA (UE) , l’ASEAN , la COMUNITA’ degli STATI INDIPENDENTI (CSI), cooperano per scopi economici e politici. o la NATO è un’alleanza militare che unisce numerosi STATI nordamericani ed europei. tutte queste istituzioni furono fondate dopo la SECONDA GUERRA MONDIALE. i benefici dell’appartenenza ad un’organizzazione sovranazionale prevedono un aumento della sicurezza politica o il miglioramento delle opportunità commerciali, ma variano a seconda dei suoi scopi. Tuttavia i paesi per far parte di un’istituzione di questo tipo, perdono una parte della propria sovranità. 11.3.1L’ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE l’ORGANIZZAZIONE DELLE NAZIONI UNITE (ONU) fu istituita nel 1945, con lo scopo di promuovere la pace nel mondo. il sostegno globale alla sua nascita si fondava soprattutto sull’esperienza di due guerre mondiali e sul desiderio di evitare in tutti i modi lo scoppio di una terza. oggi quasi tutti gli STATI del mondo fanno parte delle NAZIONI UNITE, con l’eccezione della CITTA’ DEL VATICANO, presente solo con il ruolo di osservatore 71 permanente per rimanere neutrale su certe tematiche. non ne fanno parte STATI non ancora riconosciuti come il KOSOVO, TAIWAN e lo STATO della PALESTINA. la sede principale dell’ONU si trova a NEW YORK, mentre in diverse parti del mondo si localizzano i suoi organi principali:  l’ASSEMBLEA GENERALE: controlla gli aspetti economici e supervisiona le attività delle altre branche dell’organizzazione.  la CORTE di GIUSTIZIA INTERNAZIONALE: si occupa delle dispute legali internazionali.  il CONSIGLIO DI SICUREZZA: si occupa del mantenimento della pace e della sicurezza internazionali. a seconda dei casi, può proporre delle sanzioni contro un paese o ordinare l’invio di truppe di PEACEKEEPING in un’area calda del mondo. perchè le sue raccomandazioni vengano approvate devono esserci nove voti favorevoli da parte dei membri non permanenti e il consenso unanime dei membri permanenti del consiglio. nel 2003, gli USA e il REGNO UNITO cercarono invano il supporto dell’ONU per l’invasione dell’IRAQ, finalizzata al rovesciamento della dittatura di SADDAM HUSSEIN, a causa del veto di CINA, FRANCIA e RUSSIA, membri permanenti del CONSIGLIO DI SICUREZZA. 11.3.2L’UNIONE EUROPEA l’operato dell’UNIONE EUROPEA si sviluppa a scala regionale, con l’obiettivo di favorire la cooperazione economica e la coesione territoriale e sociale tra i paesi dell’EUROPA. la storia di quest’istituzione si è sviluppata attraverso 5 tappe fondamentali: 1. l’istituzione nel 1944 del BENELUX, l’unione doganale tra tre piccoli STATI europei, BELGIO, PAESI BASSI e LUSSEMBURGO. 2. l’attuazione del PIANO MARSHALL, dopo la SECONDA GUERRA MONDIALE, che stimolò la ricostruzione dell’EUROPA e incoraggiò la cooperazione regionale. 3. l’istituzione della CECA (COMUNITA’ EUROPEA DEL CARBONE E DELL’ACCIAIO) che nel 1952 unì il BENELUX a FRANCIA, GERMANIA OVEST e ITALIA, per rimuovere le barriere doganali per il commercio di acciaio e carbone. 72 dal 2009 la crisi dell’eurozona ha messo in dubbio la solidità dell’unione monetaria. la crisi ha toccato alcuni Stati periferici come GRECIA, PORTOGALLO e CIPRO, ma anche ITALIA e SPAGNA . due sono i fattori che hanno determinato la crisi: o l’alto livello del debito, o la vulnerabilità del sistema bancario. entrambi vengono ricondotti alla difettosa unione monetaria, che non si è accompagnata alla creazione di un’unione fiscale e bancaria. la crisi dell’eurozona ha scatenato una grave recessione, alti tassi di disoccupazione e pesanti misure di AUSTERITY, ossia azioni per ridurre la spesa pubblica e aumentare l’imposizione fiscale. per prevenire delle crisi in futuro, l’UE ha approvato il cd. fiscal compact, che impone agli STATI membri la stabilità di bilancio. esso ha conferito alla BANCA CENTRALE EUROPEA il potere di monitorare lo stato di salute delle banche dell’eurozona. l’importanza dell’UNIONE EUROPEA si deve soprattutto a due fattori: 1. costituisce un esempio di successo di COOPERAZIONE ECONOMICA SOVRANAZIONALE. 2. ha portato al punto da mettere in discussione lo stesso concetto di STATO, soprattutto per quanto riguarda caratteristiche un tempo considerate prerogativa esclusivamente statale, come la presenza di un parlamento, di una banca centrale, e di un inno ufficiale. nel 2004 è stata redatta anche una costituzione dell’UNIONE EUROPEA, la cui adozione è stata respinta da alcuni stati membri con un referendum. alcuni si chiedono se l’UE possa essere considerata una nuova forma di STATO SOVRANAZIONALE. per ora la risposta è negativa, non avendo una costituzione, nè altre prerogative proprie dello STATO, come un esercito e una politica estera comune. 75 inoltre, vi sono numerosi segni di un indebolimento del progetto europeo, come il caso della fuoriuscita del REGNO UNITO dall’UNIONE EUROPEA, nota come BREXIT, conseguente al referendum del 23 giugno 2016. 11.3.3IL RESCALING il RESCALING è un fenomeno che consiste nella modifica delle aggregazioni politiche alle diverse scale territoriali. in paesi come l’ITALIA e la FRANCIA , la dimensione comunale è di regola troppo piccola per svolgere politiche efficaci. si sono perciò sviluppati sistemi locali derivanti da AGGREGAZIONI SOVRACOMUNALI politico-amministrative, come le unioni di comuni, le unioni montane, le città metropolitane, poi anche aggregazioni temporanee di comuni per realizzare PROGETTI finanziati dall’UE, dallo STATO e dalle regioni. nello stesso tempo, in molti STATI, vi è stato il rafforzamento della scala regionale grazie al trasferimento verso il basso di competenze che prima erano del governo centrale. questo ha subìto un’ulteriore indebolimento, dovuto al trasferimento verso l’alto di funzioni che sono state assunte da organismi sovrastatali, come l’UNIONE EUROPEA. il RESCALING mostra come il ruolo svolto dalle aggregazioni territoriali alle diverse scale possa mutare nel tempo. 11.4LA GEOPOLITICA DEL MONDO La GEOPOLITICA è lo studio delle relazioni tra attori politici che si contendono il possesso o il controllo di un territorio. in generale si può dire che la geografia politica ha più caratteristiche di una disciplina scientifica. la geopolitica è invece una riflessione sui fatti studiati dalla geografia politica per orientare l’azione politica. il fatto che nel 20° secolo le dottrine geopolitiche abbiano legittimato azioni aggressive, aveva gettato un giudizio negativo su questa disciplina. Tuttavia essa ha avuto una ripresa negli ultimi decenni, grazie ad autori come il geografo francese LACOSTE o riviste specializzate, come in ITALIA LIMES. 76 secondo LACOSTE oggi la geopolitica studia le situazioni in cui due o più attori politici si contendono un territorio. ciò può avvenire a tutte le scale, ma la scala più studiata è quella delle relazioni internazionali. 11.4.1LA TRADIZIONE GEOPOLITICA la GEOPOLITICA tradizionale si è occupata di studiare i modi in cui gli STATI acquiscono il proprio potere territoriale. essa affonda le proprie radici nei lavori di RATZEL, un geografo tedesco, che nel 1897 pubblicò la TEORIA DELLO STATO COME ORGANISMO, in cui la crescita e l’evoluzione di uno STATO venivano paragonate a quelle di un organismo vivente. secondo RATZEL, gli STATI per sopravvivere hanno bisogno di sostentamento, di risorse, e di uno spazio sufficiente per crescere, che egli chiama SPAZIO VITALE. questa teoria presuppone un legame molto stretto tra l’ambiente naturale e il potere di uno STATO, che porta all’idea che l’annessione di nuovi territori possa favorire uno STATO a crescere e svilupparsi. le tesi di RATZEL si ispirano sia alla corrente di pensiero del determinismo ambientale e sia alle teorie evoluzioniste di CHARLES DARWIN. per lui, gli STATI, come gli animali, competono l’uno con l’altro per l’accesso alle risorse e il controllo del territorio. egli non elaborò le sue tesi per indirizzare la politica estera di uno stato, ma altri lo fecero al posto suo. lo svedese KJELLEN coniò il termine GEOPOLITICA ed usò le proposte di RATZEL per argomentare l’idea che solo gli stati più grandi avrebbero potuto continuare a esistere e per questo la politica estera avrebbe dovuto avere come obiettivo principale l’ampliamento dei confini dello STATO. negli anni 30, la rivista GEOPOLITICA aveva sostenuto la politica imperialista del fascismo. 11.4.2LA TEORIA DELLO HEARTLAND MACKINDER sviluppò una teoria geopolitica, chiamata dello HEARTLAND (cuore della TERRA), che metteva in relazione la stabilità geopolitica con il mantenimento 77
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