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riassunto esaustivo libro Berruto la linguistica, Appunti di Linguistica Generale

riassunto del libro + aggiunta di appunti lezione

Tipologia: Appunti

2021/2022

In vendita dal 26/05/2022

giuliaaaah
giuliaaaah 🇮🇹

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Scarica riassunto esaustivo libro Berruto la linguistica e più Appunti in PDF di Linguistica Generale solo su Docsity! CAPITOLO 1- Il linguaggio verbale LINGUISTICA, LINGUA, LINGUAGGIO E COMUNICAZIONE la linguistica è il ramo delle scienze umane che studia la lingua. Lo studio della lingua è diviso in due sottocampi principali: ❖ la linguistica generale : che si occupa di che cosa sono fatte le lingue e come funzionano ❖ la linguistica storica: che si occupa dell’evoluzione delle lingue nel tempo e dei rapporti fra le lingue e fra lingua e cultura Oggetto di studio della linguistica sono le cosiddette lingue storico-naturali , ovvero le lingue nate spontaneamente lungo il corso della storia e usate dagli esseri umani ora o nel passato. Tutte le lingue storico- naturali sono espressione di quello che viene chiamato linguaggio verbale umano→ il linguaggio verbale è una facoltà dell’uomo sapiens ed è uno dei sistemi di comunicazioni di cui è dotato ❖ Obiettivo della linguistica, secondo Saussure: -Fare la storia delle lingue e ricostruire le lingue madri -Cercare le forze che ci sono in tutte le lingue per estrarne le regole -Delimitare i suoi confini ❖ Non c’è una differenza tra lingua e dialetto→ tutti i sistemi linguistici sono una manifestazione del linguaggio verbale umano, di fatto la distinzione che si ha tra dialetti e lingua è basata unicamente su considerazioni socio-storiche culturali. Si apre così il campo di socio-linguistica che studia l’interazione fra lingua e società. COMUNICAZIONE Per studiare il linguaggio verbale umano si parte dalla nozione di segno → serve per collocare il linguaggio verbale umano fra i modi di comunicazione. Secondo una concezione diffusa presso gli studiosi di semiotica, tutto può comunicare qualcosa. Sarebbe più efficace però, intendere comunicazione in un senso più ristretto→ha come elemento principale l'intenzionalità: si ha comunicazione quando c’è un comportamento prodotto da un emittente al fine di far passare dell’informazione e che viene percepito da un ricevente, altrimenti si ha un semplice passaggio di informazioni. SEGNI E CODICE ❖ il segno: l’unità fondamentale della comunicazione. Esistono vari tipi di segni basati sui due criteri fondamentali dell'intenzionalità e della motivazione relativa : 1. INDICI: motivati naturalmente\non intenzionali(ex. nuvole scure )> basati sul rapporto causa ed effetto 2. SEGNALI: motivati naturalmente \ usati intenzionalmente (ex. sbadiglio volontario) 3. ICONE: motivati analogicamente \ intenzionali (ex. mappe-fotografie) 4. SIMBOLI:motivati culturalmente \ intenzionali (ex. colomba con ulivo) 5. SEGNI: non motivati\ basati su una convenzione -intenzionali ( ex: messaggi linguistici) (ex. massiccio-big). Inoltre esistono molte altre parole che indicano la piccolezza ma non contengono la lettera i (ex. corto-small) - l’approccio cognitivo e funzionalista: nega l’autonomia strutturale interna dei sistemi linguistici e sostiene che la loro strutturazione sia dipendente dalle proprietà della mente cognitivismo: corrente di studio che concepisce la mente come un elaboratore di informazioni ❖ doppia articolazione - La doppia articolazione nasce da un concetto di André Martinet proposto nel 1949 in un articolo. L'articolazione viene da “articulum”, pezzo, e infatti si tratta di spezzettare il significante. - la doppia articolazione consiste nel fatto che il significante di un segno linguistico è articolato a due livelli diversi. - primo livello di articolazione : il significante è organizzato e scomponibile in unità che sono portatrici di significato e vengono utilizzate per formare altri segni (ex. gatto-e-i ) → prima articolazione → costituiscono le unità minime di prima articolazione e non sono ulteriormente scomponibili in elementi più piccoli le unità minime di articolazione di prima articolazione “morfemi” → sono i segni più piccoli , associazioni di un significante a un significato ( ex. l-a nonn-a s-forn-a l-a tort-a) - secondo livello di articolazione→ le unità minime non sono più portatrici di un significato autonomo , combinandosi insieme in successione danno luogo ai morfemi. Tali elementi che non sono più segni si chiamano “fonemi”( l-a- n-o-n-n-a….) → unità minime di seconda articolazione - economicità del sistema linguistico: con un numero limitato di unità di seconda articolazione (lettere-fonemi) si possono costruire molte unità con un significato( parole-morfemi). Di conseguenza , importante è anche il concetto di combinatorietà→ combinazione di unità minori che formano un gran numero di unità maggiori ❖ trasponibilità di mezzo : la lingua può manifestarsi attraverso il canale fonico-acustico, attraverso l’aria o attraverso il canale visivo grafico (luci o scritte) - il carattere orale ha la priorità rispetto a quello visivo→ di fatto si dice che una delle priorità più importanti è la fonicità Il parlato è prioritario antropologicamente rispetto allo scritto- tutte le lingue che hanno una forma e un uso scritto sono parlate, mentre non tutte le lingue parlate hanno anche una forma scritta.il mezzo fonico quindi è prioritario perchè non tutte le lingue parlate hanno una scrittura - è un fattore storico sociale - priorità ontogenetica: (relativa al singolo individuo) del parlato: ogni individuo umano impara per via spontanea a parlare - priorità filogenetica: relativa alla specie umana- la scrittura è arrivata molto dopo rispetto il parlato Le origini del linguaggio: si pensa che qualche forma di comunicazione orale con segni linguistici fosse già presente dell'Homo habilis e Homo erectus. Il canale fonico-acustico e l’uso del parlato della lingua presentano una serie di vantaggi: -non ostacola altre attività -è più rapido rispetto alla scrittura -può coinvolgere le persone -permette la vocalizzazione -l’energia richiesta è ridotta - il messaggio è evanescente Nelle società moderne lo scritto ha una priorità sociale → lo scritto ha maggiore importanza e utilità sociale e culturale, è lo strumento di fissazione e trasmissione del corpo legale per l’istruzione scolastica. Ha una validità giuridica ❖ Linearità e discretezza la linearità e un’ulteriore proprietà dei segni linguistici , propria del significante. Il significante viene prodotto , si realizza e si sviluppa in successione nel tempo e\o nello spazio. La linearità è strettamente collegata con la discretezza → esistenza di confine preciso tra un elemento e un altro significante.(ex. Gianni chiama Maria- Maria chiama Gianni) la discretezza dei segni è la proprietà che differenzia gli elementi→ le unità della lingua non costituiscono una materia continua, bensì ci sono dei limiti fra gli elementi (ex. pollo-bollo) ❖ Onnipotenza semantica, plurifunzionalità e riflessività onnipotenza semantica: utilizzando qualsiasi lingua possiamo esprimere, per ex. ciò che vediamo davanti a un quadro→ è possibile dare un’espressione a qualsiasi contenuto plurifunzionalità della lingua: la lingua ci permette di compiere funzioni molto diverse tra loro → ci sono una serie di funzioni della lingua come: esprimere un pensiero, esternare i propri sentimenti, creare mondi possibili (ex. libri) Ognuna di queste funzioni sarebbe incentrata su uno dei fattori , che costituisce il criterio di riconoscimento della funzione : un messaggio linguistico ha la funzione di esprimere sensazioni del parlante con - funzione emotiva > esprime sensazioni del parlante - funzione metalinguistica > specifica gli aspetti del codice - funzione conativa > far agire il ricevente , ottenendo da lui un certo comportamento - funzione fatica > verifica il canale di comunicazione fra i parlanti - funzione poetica > da evidenza al messaggio ❖ produttività e ricorsività: è sempre possibile creare dei nuovi messaggi→ sia perché combino in una nuova maniera significante e significati→ sia perchè associo messaggi già usati a situazioni nuove. - la ricorsività: con una certa economicità (perché partiamo da un’unica radice) → della lingua posso creare qualcosa di nuovo→ questo processo è teoricamente infinito (ex. partendo da “alto” e aggiungendo un suffisso ottengo l’avverbio “attuale” - il distanziamento: differenza tra il linguaggio umano e la comunicazione animale→ l’uomo può formulare discorsi nel presente e divagare nel passato (gatto→ miagolio) - l’indipendenza del linguaggio dagli stimoli: la realtà esterna viene elaborata dall’emittente e lo induce ad emettere messaggi→ la lingua è indipendente dalla situazione immediata ❖ trasmissibilità culturale: ogni lingua è trasmessa per tradizione all’interno di una società e cultura, come uno dei fatti costitutivi della cultura . Quando impariamo una ❖ Livelli di analisi Esistono quattro livelli di analisi stabiliti in base alle due proprietà della biplanarità e della doppia articolazione , che identificano tre strati diversi del segno linguistico: 1. il significante come mero significante 2. il significante come portatore di significato 3. strato del significato I quattro livelli: 1. livello di fonetica e fonologia: studia i suoni 2. livello di morfologia: studiano i morfemi 3. livello della sintassi: studiano i sintagmi, le espressioni e le frasi 4. livello della semantica: studia il significato sia delle singole parole sia delle espressioni. Ci sono anche altri livelli di analisi come: - grafematica: studia come le lettere rappresentano i suoni della realtà - pragmatica e testualità: riguardano la situazione dei testi→ la pragmatica studia la lingua in determinati contesti CAPITOLO 2- fonetica e fonologia FONETICA: si occupa dei suoni linguistici dal punto di vista fisico, dalle loro caratteristiche fisiche La fonetica si distingue in tre campi principali: ➔ la fonetica articolatoria : studia i suoni del linguaggio in base al modo in cui vengono articolati ➔ la fonetica acustica: studia i suoni del linguaggio in base alla loro consistenza fisica e modalità di trasmissione ➔ la fonetica uditiva: studia i suoni del linguaggio in base al modo in cui vengono ricevuti dall’apparato uditivo umano e codificati dal cervello I suoni del linguaggio vengono normalmente prodotti mediante l'espirazione, quindi con un flusso d'aria 'egressivo': l'aria muovendo dai polmoni attraverso i bronchi e la trachea raggiunge la laringe (in corrispondenza del cosiddetto 'pomo d'Adamo'). - l’aria utilizzata per la fonazione è aria espiratoria o egressiva (esistono suoni prodotti anche attraverso l’inspirazione→ flusso d’aria ingressivo - le articolazioni prodotte tramite il meccanismo di compressione polmonare sono dette pneumoniche - Gli organi coinvolti nella fonazione sono detti articolatori - le pliche vocali possono assumere diverse posizioni: possono essere distanziate l’una dall’altra lasciando aperto il condotto laringeo - oppure entrare in tensione ed essere accostate l’una all’altra. → in questo secondo caso le pliche danno vita al meccanismo laringeo (vibrazione) |consiste in una rapida sollevazione e successiva chiusura provati dalla pressione dell’aria in uscita| -durante l’articolazione delle vocali l’aria egressiva fuoriesce liberamente→ le vocali sono sempre sonore -durante l’articolazione delle consonanti l’aria egressiva incontra sempre un ostacolo→ le consonanti possono essere sonore o sorde ❖ La trascrizione fonetica: consiste in una rappresentazione scritta precisa delle caratteristiche fonetiche di una determinata espressione orale. - esistono delle grafie sillabiche che rendono con appositi simboli intere sillabe: grafie alfabetiche→ formate per convenzione, non c’è un rapporto biunivoco tra suoni e grafemi dell’alfabeto - allo stesso suono possono coincidere più grafemi oppure non corrispondere nessun suono | in italiano è il caso dell’ h : ha [a] ,, cane [‘ka:ne] - per rappresentare i foni si usano : [ ] - per rappresentare i fonemi: // ❖ La trascrizione fonematica: indica esclusivamente i fonemi e quindi i tratti distintivi. Riproduce solo le caratteristiche pertinenti della realizzazione fonica; quindi una trascrizione larga ❖ Alfabeto fonetico internazionale (IPA: permette di riprodurre qualunque suono di qualunque lingua) E’ stato messo a punto nel 188 dai due fonisti Paul Passy e Daniel Jones. 4 Quadro 1.1. Classificazione dei fonî Cr un osacolo diverso dalla vibrazione laringea? No Il 4 C'è vibrazione laringea? si | Consanane C'è vibrazione luringea? Grafemi a cui corrispondono suoni diversi (un certo grafema non rappresenta sempre lo stesso suono): [K] cane ['ka:ne] [e] mela ['me:la] [d3] giro ['dsitro] {il pino ['pino] [n] dente ['dente] [0] posto ['po:sto] [s] spago ['spa:go] [u] uno [uno] [ts] puzza ['put:sa] usaesman [tf] censo ['tferto] {e] treno [i [9] gloria ['glo:rja] Li] lieve ['lje:ve] [m] anfora [l'anyfora] [9] mosse ['mos:a] 2] sbafo ['zba:fo] [W] nova ['warva] [dz] mezzo ['medizo] To] bianco ['bjayko] NO sì NO sì Suoni a cui corrispondono grafemi diversi (un certo suono non è rappresentato sempre con lo stesso grafema): . ì Ik c carol'karo] q quadro ['kwaidro] | il i f Grafemi che non rappresentano alcun suono: w v 4 É h 6 hala] i @ (in certi contesti) sufficiente [sufri't.fente] Cailemzio) iene Cani. ionda | Cons.sonora Suoni rappresentati (sempre o in certi contesti) da combinazioni di grafemi: Ko ch _—_ un: | li ci Ig] gh Id] gi I) gl eglil'esti] gli aglio l'asto] Inl gn gnomol'noimo] Ul sc sceltal'felta] sci. asciutto l'afiut:o] CONSONANTI den Le consonanti sono allora prodotte con ostruzione nel canale orale e in base alla vibrazione o meno delle pliche vocaliche si istinguono in sonore o sorde. Ulteriore distinzione si fa in base al modo e al luogo di articolazione. 2.5.1. Modo di articolazione In base al modo di articolazione, ovvero al modo in cui vengono articolate, si distinguono: - Occlusive. Il passaggio d'aria è completamente ostruito. L'articolazione si divide in due fasi: @ Fase di occlusione: si ha una ostruzione completa; © Fase di esplosione: l’aria viene rilasciata con una brusca apertura, producendo il suono. - Fricative. Il restringimento degli organi molto ravvicinati lascia all'aria un piccolo passaggio continuo che provoca un rumore di frizione o fruscio. Sono la classe più ricca di simboli. Nb. Le fricative approssimanti sono fricative in cui il conale è un po’ piu aperto e allora l'aria non arriva a provocare frizione come nelle vere fricative. E" il caso, in italiano, delle semivocali o semiconsonanti. - Affricate. Consonanti la cui articolazione: & inizia come una occlusiva in cui il canale è completamente ostruito (fase di occlusione o di impostazione); © termina come una fricativa, generando un fruscio (non c'è l'esplosione ma un passaggio d'aria che crea frizione). La rappresentazione delle affricate si realizza con un simbolo doppio. Nb. Il gruppo di occlusive, affricate e fricative è detto gruppo delle ostruenti. In nessuna lingua una ostruente può essere vocale. VOCALI Anteriori Centrali Posterioni Chiuse lay ___T31q84-_U[y U UÙ Semichiuse erd_s%e—rY$0 Quando appare una coppia di simboli, quello a destra rappresenta una vocale arrotondata. Le vocali sono prodotte senza ostruzioni nel canale orale. Il suono cambia in base alla conformazione del canale attraverso cui passa l’aria, soprattutto in base alla posizione della lingua. 2.4.1. Posizione della lingua (e vocali cardinali primarie) Durante la fonazione delle vocali la lingua può compiere un movimento in alto o in basso 0 avanti e indietro. Quindi la lingua si muove su due assi (in alto e in basso, in avanti e indietro). In base all’avanzamento o arretramento della lingua si distinguono vocali: - Alte - Medio alte - Medio basse - Basse In base all’innalzamento 0 abbassamento della lingua si distinguono: - Anteriori - Posteriori - Centrali ‘osizione delle labbra (e vocali cardinali secondarie A seconda della conformazione che le labbra assumono durante la fonazione, si distinguono: - Arrotondate o procheile o labializzate, sono le vocali che si creano con le labbra protuse; - Nonarrotondate o aprocheile o non labializzate sono le vocali che si creano senza arrotondamento delle labbra. Normalmente le vocali anteriori sono aprocheile, quelle posteriori invece procheile. In ogni caso, ogni posizione delle labbra può però essere combinata con ogni posizione della lingua. Queste sono le vocali cardinali secondarie che sono molto meno diffuse di quelle cardinali normali. Qui il trapezio vocalico meglio diviso tra vocali labializzate e non labializzate: FIGURA 2.6 RP i Trapezi vocalici con i simboli cali labializzate (a destra) delle vocali non labializzate (a sinistra) e delle vo- l_@C__W Omo. Omm Omn® Om©, vocali non labializzate wocali labializzate 2.4.3. Vocali nasali Le vocali normali sono prodotte con un arretramento del velo palatino che chiude il passaggio per il naso. Le vocali nasali invece prevedono un passaggio dell’aria dal naso, e ciò comporta una diversa configurazione del velo palatino durante la fonazione. Le vocali nasali sono molto meno diffuse di quelle orali (nel francese è quella di “sans”) Le vocali nasali si segnano con un tilde sopra la vocale. 2.44. Vocali centrali Le vocali centrali si trovano al centro del trapezio vocalico. Tra esse la vocale centrale indistinta © è la più comune (quella dei napoletani e generalmente delle parlate meridionali) detta anche schwa dal nome della lettera dell'alfabeto ebraico che offre questo suono. FONOLOGIA: Ogni suono è producibile dall’apparato umano. - un fono è la realizzazione concreta di qualunque suono del linguaggio - quando i foni hanno un valore distintivo in una data lingua , cioè si oppongono ad altri foni nel distinguere e formare le parole di quella lingua→ funzionano da fonemi - I fonemi sono le unità minime (di seconda articolazione) in fonologia > la quale studia l’organizzazione e il funzionamento dei suoni nel sistema linguistico |ex. la parola [mare] ha 4 foni diversi in successione. ogni fono la distingue o oppone a un’altra parola ex. [mare] → [pare] La parola mare è formata da: /m/ /a/ /r/ /e/ : in trascrizione fonematica sarà: /’mare/ , mentre in trascrizione fonetica : [‘mare] Mentre la trascrizione fonetica può essere larga o stretta, la trascrizione fonematica riproduce solo le caratteristiche pertinenti alla realizzazione fonica ❖ prova di commutazione: è il procedimento in cui si confronta l’unità in cui compare il fono di cui vogliamo verificare la pertinenza con altre unità uguali in tutto tranne che nella posizione in cui si trova il fono in oggetto - serve per identificare o per opporre i foni - allofoni di un fonema: varianti di un fonema prive di valore distintivo. ex: [n] e [ɲ] sono delle varianti dello stesso fonema ❖ la coppia minima: coppia di parole uguali in tutto tranne che per la presenza di un fonema al posto di un altro. ex: cane → pane CAPITOLO 3-MORFOLOGIA ❖ Morfologia = è la forma o struttura della parola ❖ Parola = minima combinazione di elementi minori dotati di significato (quindi ha almeno un morfema) Uno dei criteri di individuazione di una parola è che l’ordine dei morfemi che la costituiscono è rigido e fisso. ex. gatto non può essere ogatt. - Ogni parola è scomponibile in morfemi piccolissimi e con un loro significato logico. ❖ La prova di commutazione avviene tramite la scomposizione di una parola in morfemi e confrontandoli con altre parole, avendo dentale possiamo confrontarlo con dentali e attribuire alla -e il valore singolare e così via. ❖ Il morfema può essere definito la minima associazione tra significante e significato. MORFEMA, MORFO E ALLOMORFO ❖ Morfema: elemento formale che conferisce aspetto e funzionalità alle parole e alle radici, definendone la categoria grammaticale e la funzione sintattica. ❖ Morfo: è un'entità fonologica lineare che rappresenta il significante di un morfema, ❖ ossia la forma concreta che assume un morfema. ❖ Allomorfo: un'unità astratta che può avere più di una variante. Morfemi posso avere o presentare delle varianti. Queste varianti si chiamano allomorfi. Le cause dei fenomeni di allomorfia sono da ricercare nella diacronia, ovvero nelle trasformazioni delle parole e dei morfemi avvenute durante il corso del tempo. - Suppletivismo: Il termine suppletivismo designa il fenomeno morfologico (➔ morfologia) per il quale in uno stesso paradigma flessivo (➔ paradigmi) entrano a far parte due (o più) morfemi lessicali diversi ex. fegato ed epatico, uccello e aviario, bocca e orale, gatto e felino. Tipi di morfemi I morfemi si possono dividere in due classificazioni principali: 1. Funzionale: in base alla funzione svolta; 2. Posizionale: in base alla posizione che occupano; Nella classificazione funzionale abbiamo due tipi di morfemi: 1. Morfemi lessicali; 2. Morfemi grammaticali: derivazionali o flessionali: Esistono, in italiano, alcune parole dette funzionali o vuote, come gli articoli, i pronomi personali, le preposizioni, le congiunzioni perché alcuni dei morfemi sono liberi e quindi lessicali e alcuni sono legati quindi grammaticali, in morfemi grammaticali non possono mai comparire da soli, ma soltanto in combinazione con altri morfemi. La flessione è l'ambito della morfologia che riguarda le diverse forme che una stessa parola può avere secondo il contesto in cui è usata. Si differenzia dalla ➔ derivazione, che invece riguarda la formazione di parole nuove. Tipi posizionali di morfemi In base alla posizione che assumono all'interno di una parola i morfemi grammaticali si suddividono in classi diverse. 1. Affissi, cioè ogni morfema che si combina con una radice; 2. Gli affissi che stanno prima della radice si chiamano prefissi; 3. Gli affissi che stanno dopo la radice si chiamano suffissi; 4. I suffissi con valore flessionale che come in italiano stanno sempre nell'ultima posizione della parola, si chiamano desinenze; 5. Esistono, in altre lingue, gli infissi che sono affissi inseriti dentro la radice; 6. Ci sono infine, non italiano, i circonfissi, cioè affissi che sono formati da due parti: una prima della radice è una dopo la radice. 7. Esistono poi in alcune lingue, ad esempio l'arabo, degli affitti che si incastrano alternativamente dentro la radice, rendendo discontinui sia l’affisso che la radice, si tratta dei transfissi; Trascrizione morfematica È come la trascrizione fonematica, ma con i morfemi, la forma di morfemi si scrive tra parentesi graffe indicando nella riga sottostante il loro significato e valore. Altri tipi di morfemi 1. Morfemi sostitutivi: I morsi non sono isolabili segmental mente e quindi si sostituisce un fono ad un altro fono: tooth/ teeth; 2. Morfo zero: tipo particolare di morfo che manifesta uno o più morfemi con l'assenza di un componente morfologico manifesto. Un caso tipico è il singolare del sostantivo inglese, che distingue dal plurale in quanto non presenta alcun segnale (boy rispetto a boy-s); 3. Morfemi cumulativi, a volte morfemi grammaticali recano contemporaneamente più di un significato di un valore ad esempio nella parola italiana buone, e vale insieme femminile e plurale; 4. Un caso particolare di morfema cumulativo può essere ritenuto il cosiddetto amalgama, dato dalla fusione di due morfemi che una volta Fusine il morfema risultante non si è più possibile distinguere; Derivazione e formazione delle parole I morfemi derivazionali mutano il significato della base cui si applicano, aggiungendo una nuova informazione rilevante e integrando, modificando la classe di appartenenza della parola e la sua funzione semantica o sfumando il senso; → I morfemi derivazionali svolgono una funzione importantissima cioè quella di permettere attraverso processi di prefissazione e suffissazione la formazione di un numero teoricamente infinito di parole a partire da una certa base. In ogni lingua quindi esiste una lista finita di moduli di derivazione che danno luogo a una famiglia di parole oppure famiglia lessicale che è formata da tutte parole derivate da una stessa radice lessicale: Ad esempio a partire dalla base socio abbiamo società, societario, socialismo, socialistico, socialità,sociale eccetera. ❖ Vocale tematica Si chiama vocale tematica un elemento linguistico composto da una vocale che può trovarsi aggiunta alla radice per formare il tema. In termini più formali, la vocale tematica è un morfema grammaticale che può realizzarsi sotto forma di vocale oppure sotto forma di un morfo vuoto. ❖ Prefissoidi e suffisoidi I prefissoidi sono prefissi di origine greca o latina e sono portatori di un significato specifico, autonomo. Formano parole prevalentemente legate al campo della scienza e della tecnica. I suffissoidi sono suffissi di origine greca o latina portatori di un significato specifico, autonomo. ❖ Parole composte Con parole composte intendiamo sia quelle che hanno una grafia unita (come francobollo) che quelle che si presentano come l'unione di due parole distinte (come per esempio pronto intervento). ❖ Unità lessicali plurilessematiche Si definisce unità plurilessematica una sequenza di due o anche più elementi lessicali non unificati fonicamente e graficamente, ma costituenti un lessema unitario. In tali sequenze il secondo elemento resta invariabile al plurale. Compresi i verbi sintagmatici: mettere sotto, andare via e i binomi coordinati come sale e pepe, anima e corpo eccetera. L'appartenenza delle parole alle classi avviene in base a tre criteri fondamentali: - Criterio semantico (o tematico) Ad ogni argomento viene assegnato uno e un solo ruolo semantico. Ogni ruolo semantico è assegnato ad uno e un solo argomento. - Criterio morfologico Raggruppa insiemi di parole in base ai morfemi flessivi che queste parole nelle loro diverse forme flesse presentano: per es. le parole che portano morfemi di tempo sono classificate tipicamente come VERBI. - Criterio sintattico consiste in genere nel considerare la parola come minima unità sintattica nella frase. In quanto minima unità sintattica, essa può essere associata a una certa classe sintattica (o parte del discorso). Il criterio sintattico sembrerebbe quindi quello meno problematico. N.B. A volte però le categorie possono sovrapporsi e quindi non sono ben differenziabili, ad esempio: ● I nomi possono essere sostituiti dai determinanti e dagli aggettivi ● I verbi possono essere sostituiti dagli avverbi ● un'altra eccezione riguarda i partitivi: le preposizioni articolate del, degli eccetera possono funzionare sia come preposizioni, sia come articoli partitivi. Che differenza c'è tra rapporti sintagmatici e rapporti paradigmatici? Le relazioni di significato con le parole che sono nel testo si chiamano sintagmatiche; le relazioni con parole che non sono scritte nella frase si chiamano paradigmatiche CAPITOLO 4- SINTASSI Nozione di sintassi Il termine sintassi ha una origine antica, viene dai grammatici dell’età alessandrina (II sec. A.C.): da “syn” (insieme) e “taxis” (ordine). → La sintassi si occupa della struttura delle frasi.----La frase è quindi il costrutto che fa da unità di misura per la sintassi. Frase, frase nominale e proposizione La frase è un'unità comunicativa dotata di una predicazione, ovvero una affermazione riguardo a qualcosa o l’assegnazione a una cosa di una proprietà variabile. Questo anche se ci possono essere frasi senza verbo, che sono appunto dette “frasi nominali”. Essa può contenere anche più predicazioni, nel caso ne contenga solo una, si chiama proposizione. Ci sono quattro punti di vista che interagiscono tra di loro e ci permettono di comprendere appieno la struttura della frase: - Analisi dei costituenti, ovvero la prospettiva configurazionale - Analisi delle funzioni sintattiche con schemi valenziali, ovvero la prospettiva sintattica - Analisi dei ruoli semantici, ovvero la prospettiva semantica - Analisi dell’informatività, ovvero prospettiva pragmatica. A queste si aggiunge anche il contributo dato dalla grammatica generativa. Sintagma e analisi dei costituenti Nozione di sintagma, testa del sintagma: Il sintagma è definibile come la minima combinazione di parole che funzioni come un’unità della sintassi. Il sintagma si organizza intorno a una testa intorno a cui si organizzano gli altri elementi. La testa è il minimo elemento da cui il sintagma prende nome e in base a cui classifichiamo i sintagmi: - SN ha come testa N, un nome; - SV V, un verbo. - Sprep è un sintagma nominale introdotto da una preposizione che, a differenza di N e V, non può essere unico elemento del sintagma. - SDet è un sintagma nominale intordotto da un determinante, e ha come testa Det che non può però da solo costituire il sintagma stesso. L’elemento minimo di un sintagma è, se SV, V ma anche Aus; SN, N, ma può avere anche Quant, Det, Poss, Num, Agg. Se un elemento del sintagma ricorre (ad esempio Agg+N+Agg) si dice che Agg è ricorsivo. Riconoscere un sintagma I prerequisiti per il quale un sintagma può essere riconosciuto come tale sono: - Mobilità (o criterio del movimento): un gruppo diparole che rappresenta un sintagma non può muovere una parola che lo compone senza muovere necessariamente tutte le altre aprole appartenenti al sintagma stesso (con il cappello rosso non può diventare con rosso cappello il). - Non inseribilità: un sintagma non può essere inserito all’interno di un altro. - Scissione: un gruppo di parole è un sintagma se può essere preso in blocco ed estrapolato dalla frase andando a formare una frase scissa (oggi vado al supermercato=è al supermercato che vado oggi) - Enunciabilità in isolamento: un grupo di parole è un sintagma se da solo può costituire un enunciato - Coordinabilità: due sintagmi sono dello stesso tipo se possono essere coordinati (es. io dico, io penso: io dico e penso) - Criterio della sostituibilità pro forma: un sintagma può essere sostituito da un pro- forma, ovvero un elemento che ne faccia le veci (es. un pronome: “lo ha fatto”). Analisi in costituenti Anche il principio generale impiegato per l’analisi sintattica è basato sulla scomposizione o segmentazione della frase. Nell’analisi in costituenti queste unità sono appunto i costituenti o costituenti immediati. Essa individua infatti vari sottolivelli di analisi che a loro volta possono essere ulteriormente sottoposti a scomposizione ed analisi. Anche in questo caso per capire che taglio individuano i vari costituenti di una frase è utile una prova di commutazione. Esistono vari modi per rappresentare l’analisi in costituenti, il più utilizzato è quello dei diagrammi ad albero etichettati, ma ci sono anche le parentesi etichettate. Tali alberi si chiamano “indicatori sintagmatici” delle frasi, e rappresentano la struttura in costituenti delle frasi. Il costituente da cui si parte è F, ovvero la frase nella sua totalità. In F verosimilmente avremo una bipartizione in SV (sintagma verbale, contiene un verbo) e SN (sintagma nominale, contiene un nome: se non c’è, come nella frase “corro!”, allora si mette una O barrata sotto il ramo di SN): - SV e SN a loro volta possono essere scomposti in unità minori: SV avrà sicuramente V (verbo) e forse Aus (ausiliare), SN avrà sicuramente N (nome), magari Art (articolo), Poss (possessivo), Agg (aggettivo). Tutte le parole funzionali che occorrono davanti al nome e hanno la funzione di determinarlo in qualche modo (ad esempio un articolo) prendono anche il nome di Det (determinanti). Il principio generale degli alberi è che all’interno di essi l’elemento che sta a destra modifica sempre quello che c’è a sinistra sotto lo stesso nodo (per esempio se c’è un avverbio come “probabilmente” che modifica tutta la frase, la bipartizione sarà tra Avv e una nuova F comprendente sia SN che SV al secondo snodo). L’albero diventa così: I ruoli semantici più importanti dei verbi sono: - Processo (es. trasformare) - Azione (es. picchiare) - Stato (es. esistere) Rapporti tra ruoli semantici e funzioni sintattiche Si noti che ci sono dei canali preferenziali che legano i ruoli semantici alle funzioni sintattiche: - In una frase attiva, l’agente è spesso il soggetto, e il paziente è spesso il complemento oggetto. - In una frase passiva invece questo legame si inverte: il soggetto è il paziente e il complemento d’agente è l’agente. Tipi di verbi I verbi si dividono quindi in: - Verbi transitivi: hanno il complemento oggetto - Verbi intransitivi: non hanno il complemento oggetto -Verbi inaccusativi: verbi intransitivi che richiedono come ausiliare essere; -Verbi inergativi: verbi intransitivi che richiedono come ausiliare avere. Una frase collega la rappresentazione di un evento a un evento o stato di cose nel mondo. L’organizzazione pragmatico-informativa riguarda l’informazione propriamente fornita, e consta di: - Tema: ciò su cui si fa un’affermazione; - Rema: la predicazione che viene fatta. Una opposizione che spesso accompagna quella tra rema e tema è quella tra: - Dato: è l’elemento della frase da considerare come noto; - Nuovo: è l’elemento della frase che veicola una informazione nuova. Spesso il tema coincide con il dato; e il rema con il nuovo, anche perché il tema si elabora sul dato e sul nuovo si elabora il tema. Il focus è il punto di maggior salienza comunicativa della frase. In genere fa parte del rema a talvolta ci sono elementi della frase deputati a metterlo in risalto. !Solitamente nella frase il tema anticipa il rema. Con le frasi marcate però l’ordine sintattico si rompe e uno degli elementi che costituiscono la frase viene spostato. Esempi di costruzioni marcate sono: - La dislocazione a sinistra: da “il gatto insegue il topo” a “il topo lo insegue il gatto”; - La dislocazione a destra: lo vuole un caffe? - La frase scissa: è sempre introdotta dal verbo essere: è il gatto che insegue il topo. Grammatica generativa La grammatica generativa, introdotta da Noam Chomsky, si occupa di predire in maniera esplicita e formalizzata le frasi possibili di una lingua. La grammatica generativa è allora fondamentalmente costituita da un lessico e da delle regole (detta anche semplicemente “grammatica” e intese come istruzioni) che governano i vari aspetti della grammatica. Regole di riscrittura, merge e move:Le regole sono solitamente delle regole di riscrittura a struttura sintagmatica: X à Y+Z ovvero “riscrivere X come la somma di Y + Z” dove Y e Z sono i costituenti immediati di X → Le operazioni che si fanno sono il merge (fondere, appunto il Y+Z) e il move (muovere, vedasi dopo nei diagrammi ad albero della grammatica generativa). - Regole ricorsive: In grammatica generativa una regola è ricorsiva quando alla destra della freccia compare di nuovo il simbolo che sta a sinistra della freccia (es. SNàSN+Sprep) - Regole contestuali: V legge+[+Umano]_____ Sono regole contestuali. Ovvero, l’elemento che sta nella parentesi quadra prima/dopo la linea deve essere anticipato/seguito da un elemento che abbia la proprietà indicata tra parentesi. Si legge: “riscrivere V come legge nel contesto in cui V sia anticipato da un elemento che abbia la prorietà “umano””. All’interno delle parentesi ci sono tratti semantici (v. semantica). Ogni frase ha un significato che si presta a una interpretazione. Vi sono però frasi che pur avendo una sola forma ammettono anche più interpretazioni, essendo quindi fonti di ambiguità. Ciò provoca il fatto che non si è sicuri di che indicatore sintagmatico dare a una frase. Per risolvere questo problema la grammatica generativa divide: - Struttura superficiale: forma sintattica della frase così come appare indicata dai normali indicatori sintagmatici; - Struttura profonda: forma sintattica che rappresenta la reale interpretazione della frase, ovvero l’organizzazione strutturale astratta che sta dietro ad ogni frase e rappresenta gli effettivi rapporti semantici e sintattici che danno conto della sua interpretazione. E’ il luogo astratto in cui vi sono tutti gli elementi necessari e sufficienti per dare un corretto significato alle frasi. La frase ambigua dovrà quindi vedersi assegnate due strutture profonde, una per ogni sua possibile interpretazione, mentre la struttura superficiale sarà una, così come indicata dal normale indicatore sintagmatico. Nella struttura profonda sono più pertinenti i ruoli semantici che le normali funzioni sintattiche. Rappresentazione ad albero nella grammatica generativa Gli alberi della grammatica generativa sono più complessi dei normali indicatori sintagmatici. Innanzitutto da teste lessicali si passa alle teste funzionali: - Oltre alle teste di sintagma V, N, Prep, Det si aggiungono Fess e Comp. o Fless è il morfema autonomo della flessione del verbo (es. in ha mangiato, Fless è “ha”), e un sintagma verbale con verbo flesso in tal modo non si nomina SV ma SFless finché Fless non diviene un ramo autonomo, lasciando all’altra parte di verbo il nome si SV. Il motivo principale per il quale non si considera SFless come SV è che con Fless si da conto del fatto che tra Fless e V possono esserci altri costituenti come ad esempio Avv. o COMP è il complementatore, ovvero l’elemento generale che indica ogni elemento che introduce una frase subordinata (siano esse congiunzioni o preposizioni). Se è testa di un sintagma, quel sintagma è SComp. Non è da confondere con Comp, cioè un complemento normale. - Agg e Avv rimangono incapaci di essere teste di sintagma. Di fianco alla normale operazione merge che serve per risalire l’albero fondando appunto le regole di riscrittura, va introdotta l’operazione move. Il move si fa quando, all’interno dell’albero, si sposta un elemento – segnando tale avvenimento attraverso parentesi quadre ai lati dell’elemento spostato – in una posizione in cui svolge una funzione nei confronti di un elemento che la affianca sotto lo stesso nodo. Ad esempio, se il soggetto è all’inizio della frase e il verbo alla fine, arrivati al nodo SV da cui parte il verbo si dividerà in due rami, uno SV con il verbo stesso (a destra) e un altro SN contenente il soggetto (a sinistra) indicato tra parentesi quadre, in quanto è questo stesso soggetto a giustificare la flessione di quel verbo. Dato che SFless rappresenta un verbo sempre e comunque flesso, a ripetersi saranno gli elementi che flettono il verbo e il verbo stesso, che convenzionalmente verrà posto all’infinito. Dato che la flessione del verbo è una operazione temporalizzante, è per questo che SFless si sfalda e viene ripetuto sia in una posizione che temporalizzi tutto (dove è originariamente posto) sua che fletta o venga flesso o che abbia un oggetto (in basso nell’albero).Su tali basi, un diagramma ad albero di grammatica generativa sarà siffatto: La struttura generale sottostante a tutti i sintagmi Tutti i sintagmi di una lingua hanno inoltre una struttura comune, rappresentata dallo schema sottostante, dove Spec è lo specificatore (modificatore di un sottolivello superiore a quello della testa) e Comp è un complemento, a cui è applicata la teoria X-barra. Questa struttura permette inoltre di diasambiguare le frasi ambigue, in quanto usando questo schema possiamo assegnare le parti ambigue (ad esempio un nome) a Spec (e in tal caso sarà soggetto) o a Comp (e in tal caso sarà oggetto o un altro tipo di complemento). Sintassi del periodo 1. Periodo e sintassi del periodo Le frasi non vengono realizzate da sole, ma si combinano in sequenze strutturate che si chiamano “frasi complesse” o “periodo”. La sintassi delle frasi complesse si chiama appunto “sintassi del periodo”. ❖ All’interno del periodo abbiamo due legami, la coordinazione e la subordinazione. Esse si definiscono a partire da una frase iniziale, detta principale, con la quale un’altra frase può quindi coordinarsi o subordinarsi. Coordinazione: le diverse preposizioni vengono accostate l’una all’altra senza che tra esse si Nel caso della parola “cane” → l’intensione : sono tutte le proprietà del cane (ex. quelle dell’enciclopedia” ; estensione: sono gli elementi della realtà a cui si riferisce (ex. lo posso estendere ai boxer, ai bulldog ecc..) LESSICO ❖ lessema: unità di analisi basilare → è la parola dal punto di vista del significato ❖ lessico: insieme di lessemi → riflette la realtà, si relaziona con la cultura della lingua che esprime, grazie alle parole ci riferiamo alla ❖ lessicologia:studia i lessemi ed è più teorico ❖ lessicografia: è più applicativa e consiste nella realizzazione di dizionari, vocabolari e simili applicando gli studi della lessicologia ❖ lemma: quando un lessema compare nel dizionario ➔ omonimia: lessemi con significante uguale, ma significati diversi, i due lessemi hanno origine diverse e non sono derivabili l’uno dall’altro ➔ omografi: scritti nello stesso modo, ma pronuncia diversa ➔ omofoni: scritti nello stesso modo, stessa pronuncia ma significati diversi, ex: pianta: cartina geografica, pianta ➔ polisemia: ad un lessema corrispondono più significati , ex: corno : strumento musicale o protuberanza ➔ enantiosemia: significati diversi dello stesso lessema sono in opposizione tra di loro, ex: “spuntare”: togliere la punta di un ortaggio e fiore che germoglia ➔ sinonimia : lessemi diversi aventi lo stesso significato ex. urlare e gridare. tra termini i sono sfumature diversi di significato ex. gatto-micio → quasi sinonimia ➔ iponimia : il significato di un lessema rientra in un significato più generico di un altro lessema ex: cane e bulldog generico specifico iperonimo iponimo un lessema con significato più generale (IPERONIMO) può avere più iponimi. Gli iponimi sullo stesso livello vengono chiamati co-iponimi (mobile→ sedia, tavolo, armadio ecc..) Una stessa parola, può essere sia iponimo che iperonimo (armadio → mobile; armadio → armadio a muro) Questo rapporto in verticale = catena iponimica ➔ meronimia: termine che designa una parte di un tutto (braccio→ corpo) meronimo olonimo ❖ solidarietà semantica: si basa sulle proprietà e regole semantiche- concorrenza obbligatoria di un lessema con un altro (cane→ non userò miagolare, ma abbaiare) ❖ collocazioni: si basano su convenzioni linguistiche di una determinata lingua. In italiano diciamo “grazie mille” o “cordiali saluti” forme che non si possono tradurre letteralmente in inglese per esempio ➔ antonimia: quando due lessemi indicano i poli opposti di una scala, i due termini includono dei termini intermedi + affermare uno non nega l’altro ex. la carne non è buona→ non vuol dire che sia cattiva, ma può essere mediocre ➔ complementarietà: due lessemi condividono lo stesso spazio semantico e tra di loro non c’è un termine intermedio ex: vivo-morto ➔ inversione: relazione semantica vista da due direzioni opposte ex:Giulia è la moglie di Francesco, Francesco è il marito di Giulia ❖ insieme lessicali → gruppo di lessemi che costituiscono complessi organizzati - campo semantico : insieme di iperonimi che coprono diverse sezioni di un determinato spazio semantico (ex. aggettivi di età : giovane, vecchio, nuovo, anziano ..) - sfera semantica: meno tecnica, fa riferimento ai lessemi della realtà sociale e simili. I lessemi hanno in comune un ambito semantico (ex. sfera semantica dell’agricoltura : zappa- vigna-campo) - famiglia semantica: parole che derivano dalla stessa radice semantica (ex. socio-sociale) - gerarchia semantica: insieme di lessemi collocati tra di loro in scala di unità: (ex. secondo-minuto-ora- giorno) ❖ metafora: fondata sulla somiglianza concettuale. (ex. coniglio= persona paurosa) ❖ metonimia: fondata sulla contiguità concettuale (“bere un bicchiere”, il bicchiere è collegato al suo contenuto ed assume il suo significato) ❖ semantica componenziale: concepisce il significato di un lessema come costituito da un insieme di tratti semantici categorici Metodo per l’analisi semantica → anche qui si tratta di scomporre il significato dei lessemi comparando gli uni con gli altri cogliendo ciò in cui essi differiscono tra loro, ponendoli a confronto escerpendone le qualità. → tali qualità sulla cui base avviene l’identificazione del significato, che devono essere necessarie e sufficienti per dare conto del significato di ognuno dei lessemi considerati, sono detti “componenti semantici” o “tratti semantici”. Nello schema si segna con un + o un – l’avere o meno quella qualità. Tali “componenti semantici” o “tratti semantici” sono infatti solitamente binari, ovvero ammettono una risposta si/no. Se non sono binari, si può utilizzare un tratto a più valori, ad esempio “duro 1 – 2 - 3” valutando ad esempio la durezza dell’oggetto denotato dal lessema. Essi devono rappresentare in maniera sufficiente tutto ciò che è pertinente. Tale analisi è abbastanza economica in quanto con un numero di componenti semantici basso si riesce ad analizzare un gran numero di lessemi. Esempio di analisi componenziale: L’analisi componenziale si può fare anche sui verbi, in questo modo: Es. Uccidere= /(x causa) (y diventa) (non vivente) Si legge “qualcuno fa si che qualcun altro diventi non vivente”. X e Y sono due ruoli semantici (agente e paziente) creati dalla transitività del verbo. Il loro ordine non è invertibile, pena il non senso.Con l’analisi componenziale dei nomi si creano rapporti implicativi, ovvero rapporti di implicazione tra tratti e quindi tra lessemi. La semantica prototipica nasce a partire da studi di psicologia cognitiva e su una concezione delle categorie. Secondo questa analisi, una categoria semantica va definita: - Nucleo di proprietà essenziali a anche proprietà di non essenziali; - Delimitata da confini sfumati in modo da sovrapporsi ad altre categorie - Costituita da membri tipici e altri meno rappresentativi.
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