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Riassunto "Esempi di critica sulle tecniche artistiche" Argan - Esame prof. Ruscio, Traduzioni di Tecniche Artistiche

Riassunto del libro "Esempi di critica sulle tecniche artistiche" di Argan. Contenuto e capitoli: Arazzo, tessuti e ricamo, intarsio, mosaico, ceramica, smalto. Tecnica e trasmissione delle immagini. L'oggetto e l'artigianato. Alcune tecniche particolari. Le tecniche della pittura. Le tecniche della scultura. L'incisione e la stampa di traduzione.

Tipologia: Traduzioni

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Caricato il 29/01/2019

Chiara.Bozzato
Chiara.Bozzato 🇮🇹

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Scarica Riassunto "Esempi di critica sulle tecniche artistiche" Argan - Esame prof. Ruscio e più Traduzioni in PDF di Tecniche Artistiche solo su Docsity! Esempi di critica sulle tecniche artistiche Giulio Carlo Argan L’opera esiste in quanto noi la possiamo percepire ed esiste perché ha la caratteristica della durata: un’opera può durare secoli o millenni a seconda della sua deperibilità. L’arte deve essere contestualizzata nel suo periodo storico, e può esistere sotto forma di armature, giardinaggio ecc. ma cosa dà all’opera lo statuto di opera d’arte? Interviene qui il rapporto tra arte e tecnica, dove lo sviluppo storico delle arti avviene con un processo a ritmo diverso dallo sviluppo storico delle tecniche. L’oggetto più umile ha sempre un coefficiente di artisticità. Per interpretare un’opera d’arte bisogna analizzare alcuni elementi: figura, forma, immagine, segno e significato. Questi concetti sono da considerarsi complementari e pensati l’uno in accordo con gli altri. Il concetto di figura è limitante poiché non tutta l’arte è figurativa cioè mimetica; entra in campo quindi la nozione di forma, cioè immagini che hanno una struttura, ci riferiamo a queste con l’epiteto “forma classica” ovvero immagini della classicità. Non è sempre vero che ogni immagine è una forma artistica, come non è detto che dove ci sia un’opera ci sia anche un’immagine. Ma neanche la categoria dell’immagine può bastare a descrivere un’opera d’arte, perché essa si ferma all’immaginazione e quindi al pensiero. Entra in gioco quindi il segno, collegato soprattutto all’arte contemporanea del dadaismo, questo perché il segno è il modo di comunicare qualcosa: un significato, che nel caso delle opere d’arte è sempre più di uno. Esiste il pregiudizio diffuso che esistano arti maggiori e arti minori: questo deriva dalla frattura nel Medioevo tra arti liberali e meccaniche, ovvero quando si è distinta l’operazione intellettuale da quella manuale. A partire dai primi movimenti umanistici cade il concetto di “fare” dell’uomo, del fare della storia dell’uomo, ci si deve interessare a ciò che è stato fatto e non fare. Si scinde l’esecuzione dall’ideazione, e si parla di ideazione come qualcosa di esterno, come un’ispirazione, un’intuizione, un sogno, una fantasia. Notizie sulle tecniche Arazzo L’artigiano ha due tipi di telai: ad alto liccio e a basso liccio. I licci sono le cordicelle dell’ordito (insieme di fili). Il telaio ad alto liccio permette lavorazioni più grandi ma in tempi maggiori, e si tratta di un telaio verticale. L’arazzo viene lavorato da dietro, pertanto l’arazziere non vede il lavoro che sta compiendo. Nel basso liccio invece il telaio è orizzontale e il lavoro è più veloce dato che i licci sono mossi dai pedali. Per entrambi ci si serve del cartone che viene riprodotto. I centri più importanti per l’arazzo sono, nel periodo romanico la Germania e la Norvegia, nel periodo gotico la Francia e le Fiandre, soprattutto ad Arras, da cui il nome arazzo. Durante il Rinascimento si aggiunge l’Italia, che vanta cartoni preziosi come quelli del Mantegna o del Pontormo. Durante i secoli successivi ritorna l’importanza francese per poi culminare nel suo punto più alto con Goya che dà vita a scene di borghesia quotidiane. Tessuti e ricamo L’arte tessile (filatura di fibre vegetali o animali) risale al neolitico: tra le fibre più usate c’è la lana, la seta, la canapa, il cotone, il lino. Uno dei maggiori centri di produzione fu Alessandria d’Egitto, e più tardi anche Costantinopoli per la seta. In Italia l’arte tessile si sviluppa verso la fine del Medioevo con importanti centri tessili come Palermo, Lucca, Firenze e Venezia che esportavano in tutta Europa e anche in Oriente, mentre i tessuti venivano importati dall’Estremo Oriente e dalla Persia. Altra grande importanza è quella dei velluti, con disegni anche di Pisanello e Jacopo Bellini. L’intarsio Il termine deriva dall’arabo e indica le opere ornamentali composte da una superficie piana e sopra elementi sagomati di varie materie (marmo, avorio, legno ecc.). Con il termine “tarsia” si indica un intarsio particolarmente alto qualitativamente. Intarsio e mosaico sono molto vicini. L’intarsio di pietre in architettura risale all’antichità, con gli esempi di Ravenna del tardo gotico e l’esempio romanico di Firenze. La tarsia marmorea si trova anche a Napoli e altre città, anche nel Barocco, poi declina. La tarsia del legno invece ha origine nel ‘300, quando si alternavano legni diversi, oppure venivano tinti. Nella seconda metà del ‘400 si ha il massimo splendore di questa arte a Firenze. La tarsia fu usata con grande maestria per mobili e studioli (duca di Urbino e i Montefeltro). A metà del ‘500 la tarsia viene arricchita dalle pietre dure. Il mosaico Anticamente le tessere erano pietre dure, ciottoli, conchiglie, madreperla, smalti. Dai Greci e Romani presero una forma regolare rastremata e venivano inserite inclinate per un maggiore effetto di luce. Il mosaico ha una lunga durata in quanto il materiale è il vetro colorato e per l’incarnato si usa il marmo. Centri di grande produzione sono la Grecia, Mesopotamia e Roma, soprattutto negli edifici cristiani adatti ad esprimere la luminosità in senso metafisico del mosaico. Per questo il mosaico è diventata la maggiore espressione dell’arte bizantina. Dal ‘400 il mosaico risente della pittura, infatti i mosaicisti ricorrono spesso ai cartoni degli artisti come Mantegna, Tiziano, Ghirlandaio, Raffaello. Il punto limite è quando si decise di riprodurre in mosaico tutti i quadri della Basilica di San Pietro. Ceramica Per ceramica si intendono tutti i prodotti ottenuti mediante la modellazione della terra e il suo consolidamento con la cottura. Tra i vari tipi di ceramica possiamo distinguere: - la terracotta (a pasta porosa, colorata, senza rivestimento) - la faenza (a pasta porosa, colorata, con rivestimento trasparente come la vernice o opaco come lo smalto) - il gres (a pasta compatta, colorata) - la porcellana (a pasta compatta, bianca) - la terraglia (a pasta porosa, bianca) La terracotta è la ceramica più antica, deriva dall’argilla, più o meno depurata. Viene lavorata con il tornio. L’invenzione della porcellana viene dall’arte cinese che usa un materiale roccioso e argilloso, il quale procedimento giunge in modo dettagliato soltanto nel ‘700. Ci sono comunque usi di altre porcellane in Europa. La maiolica (o faenza) si perfeziona durante il Rinascimento in Spagna e Italia (Orvieto, Siena, Faenza). Luca della Robbia nel ‘400 si serve della ceramica smaltata al posto del marmo per alcune decorazioni, dato il costo inferiore. Nel ‘500 la ceramica è di grande uso, poiché cresce la necessità. L’arte si pone al di sopra di ogni produzione perché ha valore assoluto, esprime una concezione globale del mondo, e si chiama “creazione”. La storia della tecnica si presenta come un continuo superamento di stadi precedenti, un progresso. La storia delle tecniche produttive presenta due fasi: una artigianale e una industriale. Di solito la fase artigianale guarda di più alla qualità mentre quella industriale alla quantità. Qualunque tecnica può essere utilizzata con valore estetico/artistico, purché ci sia dietro un’intenzionalità della ricerca di tale valore. La tecnica artistica può identificarsi nello stile, poiché essa viene utilizzata come sperimentazione per trovare il proprio stile. L’arte non viene mai creata per se stessa, anche quando si professa l’arte per l’arte, c’è sempre un contesto storico e sociologico da considerare. Ogni materia è adatta alla produzione artistica, solo che alcuni materiali essendo che i vari procedimenti si sono tramandati meglio, si usano di più. È chiaro che all’origine di ogni procedimento artistico c’è una scelta in base alla resistenza o durata del materiale, facilità di fornitura, costo. Le tecniche della pittura Un dipinto è un oggetto composto di vari elementi e attraverso determinati procedimenti col fine di presentare alla percezione immagini a cui si attribuisce un valore. Normalmente un dipinto è composto dal supporto, dalla preparazione e dalla superficie di immagine. Il supporto è deciso in base all’effetto finale che si vuole ottenere e alla conservazione del dipinto. La scelta del supporto varia anche in base alle scuole e agli artisti, per esempio un supporto rigido e duro come la tavola favorisce una stesura del colore accurata e liscia, con colore brillante e compatto, come vuole la scuola fiamminga. Invece, supporti più elastici come la tela, lascia in evidenza le pennellate. I mutamenti nella storia dell’arte per quanto riguarda il supporto sono molto lenti, il legno è il solo materiale usato per la pittura non murale nel Medioevo, la tela inizia ad essere importata dai veneziani solo dalla metà del ‘400. Nel ‘500 si impiega sia la tavola che la tela, ma la prima è più frequente a Roma e Firenze oltre che nei fiamminghi, perché c’è più precisione, mentre a Venezia si preferisce la tela, con maggiore importanza data ai tocchi di colore. Il supporto viene preparato con l’imprimitura, che sarà a diretto contatto con il colore, influendo sulla corretta conservazione del dipinto. Di solito per l’imprimitura si utilizzano materiali come la polvere di marmo, il gesso, la colla, la biacca, l’olio, la vernice in proporzioni diverse a seconda degli atelier. Nella pittura moderna (Cézanne) può accadere che alcune parti di imprimitura si lascino scoperte e vadano a rientrare nei colori del dipinto. Nella pittura materica la distinzione tra imprimitura e colore. Sulla superficie dipinta successivamente viene applicato uno strato trasparente composto da gomme, resine e solventi che conserva lo splendore del colore. È chiaro che con l’industrializzazione i colori e il mestiere dell’artista cambia, fino a cambiare anche in epoca più contemporanea dove l’artista è uno sperimentatore di tecniche, stili e materiali che diventano materiali industriali come le vernici. Le tecniche della scultura Per scultura si intendono tutte le forme derivanti da intaglio o modellazione (sarcofagi, urne, gemme, incisioni, vasi, monete, mobili, strumenti musicali). Non ci sono limiti per la scelta del materiale da scolpire, anche se usualmente la cera è utilizzata per la prima fase formativa, e metallo, legno e pietre sono invece i materiali più utilizzati per la scultura. Altri materiali sono l’avorio, il vetro, il cristallo, il cuoio. Nelle sculture preistoriche è forte il legame con il mondo magico/religioso, queste prime statuette erano realizzate scalfendo la pietra e levigandola. Successivamente prende piede l’argilla e successivamente il metallo (rame). La scultura in marmo prevede un modello in creta, più o meno particolareggiato non necessariamente della grandezza stabilita per l’opera finita. Segue la trasposizione dell’artigiano tagliapietra con il metodo del riporto dei punti. In fase di rifinitura il marmo viene levigato e vengono applicate patine trasparenti. La tecnica della fusione è rimasta quasi inalterata da quando è stata inventata. Alla base di una buona fusione sta la giusta fluidità del metallo (si usa quindi la lega metallica del bronzo, rame + stagno). Il metodo più usato è quello della cera perduta, altrimenti si usa anche la fusione a staffa oppure lo sbalzo e il conio (impressione di un’immagine incisa su metallo caldo). La terracotta invece è la fissazione di un’immagine in argilla mediante cottura, spesso colorata con colori appositi che asciugandosi formano una patina vetrina. La scultura in legno si serve di legno duro, viene scavato eliminando la parte sensibile all’umidità e alla temperatura, spesso poi coperto o con pezzi di tela o con gesso viene colorato o dorato. La policromia può avere un significato naturalistico oppure simbolico; nelle terrecotte antiche (etrusche) la policromia ha un significato essenziale, decorativo. L’incisione e la “stampa di traduzione” L’arte si è diffusa, prima della nascita della fotografia, attraverso stampe. Comunque, il processo che viene attuato non è quello di una copia, ma di una traduzione, essendo il materiale, la tecnica e il risultato (priva di colore) completamente diversi dall’originale. Durante tutto il ‘500 si diffuse mediante la stampa, una nuova iconografia religiosa voluta dalla Controriforma, come una sorta di propaganda religiosa. Inoltre, anche il metodo di fruizione era diverso, la stampa poteva essere tenuta in mano e osservata da vicino, impossibile per un affresco; inoltre c’era sempre una descrizione, di modo che assomigliasse ad un libro. L’immagine da contemplare diventa così un’immagine da leggere.
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