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RIASSUNTO ESPERIENZA E EDUCAZIONE - DEWEY, Dispense di Pedagogia

Riassunto completo e semplificato che può sostituire l'utilizzo dell'intero libro.

Tipologia: Dispense

2019/2020

Caricato il 27/03/2020

emily-gravina
emily-gravina 🇮🇹

4

(8)

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Scarica RIASSUNTO ESPERIENZA E EDUCAZIONE - DEWEY e più Dispense in PDF di Pedagogia solo su Docsity! ESPERIENZA E EDUCAZIONE – JOHN DEWEY, 1938 1. EDUCAZIONE TRADIZIONALE VS EDUCAZIONE PROGRESSIVA: La storia dell’educazione è caratterizzata dall’opposizione - fra l’idea che l’educazione sia sviluppo dal dentro VS l’idea che essa sia formazione dal di fuori. - fra la tesi che essa sia basata sulle doti naturali VS la tesi che l’educazione sia un processo di sostituzione delle inclinazioni naturali con abiti acquisiti mediante la pressione esteriore. L’educazione consta di informazioni e di abilità che sono stati elaborati in passato. Il compito della scuola è di trasmetterli alla nuova generazione: addestramento morale. L’obiettivo principale è preparare il ragazzo alle responsabilità future e al successo, mediante l’acquisizione di conoscenze e abilità. Gli insegnanti sono i mezzi attraverso i quali sono comunicate queste conoscenze-abilità e sono rafforzate le regole della condotta. Il sorgere di una nuova educazione e delle scuole progressive è un effetto del disagio che suscita l’educazione tradizionale, infatti la nuova educazione è una critica all’educazione tradizionale. Il sistema tradizionale consiste in un’imposizione dall’alto e dal di fuori. Gli individui sono avviati lentamente alla maturità. Il programma e il modo di apprendere rimangono estranei alle capacità effettive dell’alunno, non centrano con l’esperienza che egli possiede. Il sistema tradizionale impedisce la partecipazione attiva degli alunni. All’imposizione dall’alto si oppongono l’espressione e la cultura dell’individualità, la libera attività, l’apprendere attraverso l’esperienza, l’acquisizione di abilità e tecniche come mezzi per ottenere fini che rispondono a esigenze vitali, La familiarizzazione con un mondo in movimento. La nuova educazione pensa che ci sia un’intima e necessaria relazione fra l’esperienza effettiva e l’educazione. I principi generali della nuova educazione pongono nuovi problemi che devono essere affrontati sulla base di una nuova filosofia dell’esperienza. Molte scuole nuove danno un peso minimo alla materia di studio organizzata. Qualsiasi forma di guida degli adulti è vista come usurpazione della libertà individuale. La nuova educazione pone l’accento sulla libertà dell’allievo, l’espressione della personalità, l’apprendimento attraverso l’esperienza e l’importanza del contatto con il mondo. Istituire contatti tra maturo e immaturo, senza violare il principio proprio della nuova educazione ovvero imparare attraverso l’esperienza. 2. BISOGNO DI UNA TEORIA DELL’ESPERIENZA: Il rifiutare la filosofia e la pratica dell’educazione tradizionale pone un nuovo difficile problema educativo a chi crede nella nuova educazione, infatti il semplice svincolarsi dal passato non risolve nessun problema educativo. Credere che l’educazione proviene dall esperienza non significa che tutte le esperienze siano educative. Esistono infatti esperienze diseducative che arrestano lo svolgimento delle esperienze ulteriori. L’educazione tradizionale offre molte esperienze. È un grande errore credere che l’aula tradizionale non fosse luogo di esperienze. Questo però è tacitamente assunto quando si oppone la nuova educazione a quella tradizionale. Non basta insistere sulla necessità dell esperienza e sull’attività nell’esperienza. Tutto dipende dalla qualità dell esperienza che si fa. La qualità di ogni esperienza ha 2 aspetti: - può essere immediatamente gradevole o sgradevole - esercita la sua influenza sulle esperienze future. L’effetto di un esperienza infatti non lo si può riconoscere subito. L’educatore ha il compito di disporre le cose in modo che l’esperienza promuova nel futuro esperienze che si desiderano. Il problema centrale di un’educazione basata sull esperienza è quello di scegliere il tipo di esperienze presenti che vivranno nelle esperienze future. Questo principio è importante per la filosofia dell’esperienza educativa. Finché l’esperienza non è concepita in modo che il risultato sia un piano sulla materia di studio e sul metodo, sul arredamento e sull’organizzazione della scuola, questa esperienza è campata in aria. Il fatto che l’educazione tradizionale fosse una routine non implica che l’educazione progressiva debba essere un’improvvisazione. La scuola tradizionale era diretta dal costume e dalle rutine stabilite, per cui le scuole progressive devono farsi dirigere da idee che costituiscono una filosofia dell’educazione, se non vogliono procedere a caso. I riformatori e gli innovatori dell’educazione hanno sentito il bisogno di una filosofia dell’educazione. È molto difficile scoprire i tipi di materiali e metodi e relazioni sociali appropriati alla nuova educazione e rispetto a quelli dell educazione tradizionale. La nuova educazione è più semplice di quella tradizionale nel principio: quella nuova è in armonia con i principi della crescita. Non bisogna però confondere il facile con il semplice. Infatti è più facile battere i sentieri conosciuti come le rutine, ma la nuova educazione sceglie un nuovo punto di vista e deve operare in conformità ad esso. Il processo di dare un nuovo indirizzo delle scuole è lento e arduo, si tratta di una crescita e ci sono molti ostacoli ad impedirla. Estremamente difficile è liberarsi dall immagine degli studi della scuola antica, infatti siamo condotti a ripudiare l’idea di organizzazione. Le scienze empiriche offrono il miglior tipo di organizzazione intellettuale che si possa trovare ora. 3. I CRITERI DELL’ESPERIENZA: Il principio della continuità (o continuum sperimentale) è implicito in ogni tentativo di distinguere le esperienze che hanno un valore educativo da quelle che non lo hanno. Una delle ragioni che ha favorito il movimento progressivo è stato il fatto che esso sembra più conforme all’ideale democratico a cui si attiene il nostro popolo, rispetto ai procedimenti della scuola tradizionale che hanno un aspetto autocratico. I metodi della nuova educazione sono umani paragonati alla rudezza dei sistemi della scuola tradizionale. Preferiamo i procedimenti democratici e umani a quelli autocratici e duri perché ci è stato insegnato che la democrazia è la migliore istituzione sociale. Siamo stati talmente imbevuti di questa idea che è diventata una parte abituale della nostra mentalità. Il principio del rispetto per la libertà individuale e per la correttezza e gentilezza nelle relazioni risale alla convinzione che questi principi sono dovuti a una più alta qualità di esperienza da parte di un maggior numero di persone. Un’altra ragione per l’accoglienza alla nuova educazione (detta educazione progressiva) è la discriminazione fatta fra i valori che sono connessi alle diverse esperienze. Ritorno quindi al principio della continuità dell’esperienza, il quale poggia sull’abitudine. Ogni esperienza fatta e subita, modifica chi agisce e subisce e questa modifica influisce sulla qualità delle esperienze future. Principio della continuità dell’esperienza: ogni esperienza riceve qualcosa da quelle precedenti e modifica la qualità di quelle che seguiranno. La crescita intesa anche moralmente e intellettualmente è un esempio del principio di continuità. La crescita non è sufficiente, dobbiamo specificare la direzione in cui cresce, il fine verso cui tende. Mentre il principio di continuità si applica in ogni caso, la qualità dell’esperienza presente influenza il modo in cui il principio si applica. L’educatore deve essere in grado di giudicare quali attitudini favoriscano la crescita e quali la ostacolano. Deve riconoscere quali sono le condizioni che facilitano le esperienze educative che conducono alla crescita. Dovrebbe conoscere in che modo utilizzare la situazione circostante per estrarne tutti gli elementi necessari a promuovere esperienze di valore. L’educazione tradizionale non aveva questo sono presuntuosi, indisciplinati e ribelli. L’insegnante quindi deve regolarsi a casi singoli. L’esclusione non è una soluzione, essa può infatti rafforzare le cause che hanno dato origine all’atteggiamento antisociale. L’educatore ha il dovere di predisporre un genere di piano più intelligente, flessibile ma anche fermo. L’insegnante ha la responsabilità di dirigere le interazioni e le comunicazioni che costituiscono la vita del gruppo in quanto comunità. Se l’educazione è basata sull’esperienza, e l’esperienza educativa viene concepita come un processo sociale, l’insegnante perde la sua posizione esterna di padrone e dittatore, per assumere quella di direttore. Nel gioco è presente un fattore convenzionale standardizzato: Le maniere. Esse sono diverse nei diversi luoghi e nei diversi tempi. Queste però possono essere mere formalità, possono diventare pura apparenza esteriore senza alcun significato interiore. L’assenza di queste maniere è dovuta in larga parte a un interesse più vivo dei ragazzi verso quello che stanno facendo. Essendo occupati in un’attività, loro possono essere talmente concentrati e interessati che a volte si dimenticano le buone maniere esempio dimenticano di scusarsi quando urtano qualcuno. Le scuole progressive sono infatti spesso criticate per l’apparente mancanza di maniere in quanto i ragazzi dedicano più interesse a ciò che stanno facendo piuttosto che preoccuparsi di formalità da seguire. 5. LA NATURA DELLA LIBERTA’: Il problema del controllo sociale è la natura della libertà. L’errore più comune rispetto alla libertà è quello di identificarla come libertà di movimento. Questo lato fisico non può essere separato da quello interiore della libertà di pensiero. L’aula della scuola tradizionale con le file di banchi ordinate in cui era concesso muoversi solo quanto veniva detto, poneva una grande restrizione alla libertà intellettuale, morale e fisica. Si doveva costruire un ambiente consono allo sviluppo dei ragazzi. Una maggiore libertà di movimento è un mezzo, non un fine. Infatti noi impariamo anche attraverso il movimento e le esperienze tattili. Il problema educativo non è risolto quando si attenua questa libertà. Grazie alla libertà esterna l’insegnante può conoscere i ragazzi con cui ha a che fare. La calma e l’obbedienza imposte rafforzano l’uniformità artificiale, premiano le apparenze esterne dell’attenzione e dell’ubbidienza. Nonostante ciò, si sa che all’interno della mente, i pensieri e le immaginazioni continuano in ogni caso, sia che una persona mostri i segnali e le posizioni corporali dell’ascolto sia che sembri distratto. Il maestro se ne accorge solo quando qualche atto maldestro lo mette allo scoperto. La conoscenza degli alunni serve anche per poter adattare il materiale di studio e i metodi all’alunno, in modo da assicurare lo sviluppo del suo intelletto e del suo carattere. Un altro beneficio della libertà esterna consiste nella natura stessa del processo di apprendimento. In passato si premiava la passività e la ricettività dell’alunno, tratti accentuati dall’immobilità fisica. La scuola tradizionale fa del silenzio una delle sue virtù. Può esistere un’attività intellettuale intensa che non sia accompagnata da un’attività del corpo ma questa capacità si raggiunge con l’allenamento. Sono necessari dei brevi momenti da dedicare alla riflessione e organizzazione delle informazioni apprese durante l’attività in cui si sono adoperate anche mani o altre parti del corpo oltre al cervello. La libertà di movimento è indispensabile per mantenere la sanità mentale e fisica. I greci ad esempio hanno sempre saputo che anima e corpo sono in relazione e devono essere entrambi sani. La quantità di libertà esterna necessaria varia da individuo a individuo e diminuisce con l’avanzare dell’età. La quantità e la qualità di questa libertà devono essere al centro del pensiero dell’educatore. Un grande errore è considerare questa libertà come un fine. Gli impulsi e i desideri naturali sono il punto di partenza. Non c’è crescita intellettuale senza ricostruzione di essi nella forma in cui si sono presentati la prima volta. Questa ricostruzione implica l’inibizione dell’impulso. Questa inibizione può venire dall’esterno o dall’interno. Dall’esterno quando è imposta e dall’interno mediante riflessione e giudizio individuale. Il pensiero infatti arresta immediatamente l’impulso finchè non si sia formato un piano d’attività più comprensivo. Pensare è rimandare l’azione ed effettuare nel frattempo il controllo dell’impulso mediante osservazione e memoria. La meta ideale dell’educazione è l’autocontrollo ma la rimozione del controllo esterno non basta a farlo nascere. È facile infatti passare da un controllo esterno ad un altro controllo esterno diretto da forze che non si riescono a dominare. 6. IL SIGNIFICATO DEL PROPOSITO: La libertà è il potere di concepire propositi e di portarli a compimento. Questa libertà è identica all’autocontrollo poiché la formazione di propositi e l’organizzazione di mezzi per eseguirli, sono opera dell’intelligenza. Nella filosofia dell’educazione progressiva è importante la partecipazione dell’alunno alla formazione dei progetti che dirigono le sue attività nel processo dell’apprendere. Ciò è un difetto nell’educazione tradizionale, dove c’è l’incapacità di assicurarsi l’attiva cooperazione dell’alunno nella costruzione dei progetti riguardanti lo studio. Un autentico proposito trova sempre il suo punto di partenza in un impulso. Né impulso nè desiderio sono in sé un proposito. Il proposito è la visione di un fine e da’ luogo a una previsione delle conseguenze. Un proposito differisce da un impulso e da un desiderio originale perché il proposito viene tradotto in un piano e metodo di azione basato sulla previsione delle conseguenze dell’azione sotto certe condizioni date in un certo modo. L’osservazione è una condizione della trasformazione da impulso a proposito. Ma l’osservazione da sola non basta, dobbiamo comprendere il significato di ciò che vediamo, udiamo e tocchiamo. È difficile prevedere le conseguenze delle situazioni osservate a meno di richiamare alla memoria esperienze passate, riflettere su di esse, intendere che c’è qualcosa di simile alle esperienze presenti e di formulare un giudizio sulle presenti (perciò creare un collegamento di somiglianza tra esperienze passate e presenti). La formazione di propositi è un’operazione intellettuale piuttosto complessa. Essa implica osservazione delle condizioni circostanti, conoscenza di ciò che è accaduto in passato in situazioni simili (conoscenza ottenuta con il ricordo e l’informazione), e implica un giudizio che raccoglie insieme quel che è stato osservato e quel che è stato richiamato alla mente per vedere che cosa significano. Il problema cruciale dell’educazione è ottenere che l’azione non segua immediatamente il desiderio ma c’è bisogno che l’azione sia preceduta dall’osservazione e dal giudizio. Questo ha importanza per le scuole progressive. Per quanto sia forte, il desiderio non si può realizzare direttamente. L’individuo deve informarsi, deve formarsi un’idea, deve tracciare un piano e deve considerare la relazione dei mezzi a sua disposizione e delle sue possibilità. Tutto ciò sono fatti obiettivi. Essi non sono parte del desiderio originale ma devono essere presi in esame e giudicati prima che il desiderio possa essere convertito in proposito e successivamente in piano d’azione. L’educazione tradizionale tendeva a ignorare l’importanza dell’impulso e del desiderio personale come spinta iniziale all’azione. In un piano educativo, l’esistenza di un desiderio e di un impulso non è lo scopo finale ma è la richiesta della formazione di un proposito e di un metodo di attività. Il proposito può essere formato soltanto con lo studio delle condizioni e con il procurarsi tutte le informazioni che occorrono. Il compito dell’insegnante è quello di vigilare affinchè sia colta questa occasione. L’indirizzo che l’insegnante da’ all’esercizio dell’intelligenza dell’alunno è un aiuto alla libertà, non una limitazione di essa. Spesso gli insegnanti temono di dare suggerimenti su ciò che dovrebbero fare gli alunni, nel timore di violare la loro libertà. Ma i maestri non sanno che anche i materiali possono suggerire qualcosa. Un suggerimento che proviene da una persona che ha più larga esperienza ed un più esteso orizzonte, è altrettanto valido quanto un suggerimento che provenga da una fonte più o meno accidentale. L’insegnante deve rendersi conto delle capacità, dei bisogni, delle esperienze passate degli alunni e inoltre deve permettere alla suggestione di trasformarsi in un piano e in un proposito mediante gli ulteriori suggerimenti forniti e organizzati dalla classe. Il piano (ovvero il progetto educativo) non è un’imposizione dell’insegnante ma una sollecitazione. Il punto essenziale è che il proposito nasca e prenda forma attraverso il processo dell’intelligenza sociale. 7. ORGANIZZAZIONE PROGRESSIVA DELLA MATERIA DI STUDIO: Ci sono delle condizioni oggettive implicite nell’esperienza che hanno la funzione di promuovere o meno l’arricchimento dell’esperienza futura. Esse sono condizioni di osservazione, di memoria, di informazione e di immaginazione. Queste sono state identificate con la materia dello studio e del sapere. Bisogna trovare il materiale per l’insegnamento entro l’esperienza. Ciò che è stato sperimentato deve poi progressivamente assumere una forma ricca e meglio organizzata, una forma della materia che si presenta a una persona matura e competente. Questa trasformazione avviene fuori dalla scuola e dall’educazione. Il bambino crescendo entra a contatto con nuovi oggetti e situazioni che suscitano nuove forze e l’esercizio di esse raffina e allarga la sua esperienza. Lo spazio e la durata della sua vita si dilatano. Il mondo circostante delle esperienze si fa sempre più largo e più fitto. L'educatore che riceve il ragazzo alla fine di questo periodo deve trovare il modo di fare consapevolmente quel che la natura compie nei primi anni di vita. È un precetto cardinale della nuova scuola che l’inizio dell’istruzione si colleghi all’esperienza che gli allievi già posseggono, che questa esperienza e le capacità che sono state sviluppate per suo mezzo forniscano il punto di partenza di tutto il sapere successivo. Con i bambini più piccoli l'educatore non riscontra particolari difficoltà, cosa che accade con ragazzi di età più avanzata. È più difficile rendersi conto dell’esperienza dell’individuo quando è più grande. È ancora più difficile scoprire precisamente come si potrà indirizzare il sapere già contenuto nell’esperienza presente verso orizzonti più larghi e in forme meglio organizzate. Il compito dell’educatore diventa quello di individuare ciò che da’ la possibilità di presentare nuovi problemi, che stimolando nuove modalità di osservazione e di giudizio allargheranno il campo dell’ esperienza futura. L’insegnante deve costantemente considerare ciò che è già acquisito come mezzo e strumento per aprire nuovi campi. L’educatore deve considerare il suo compito in funzione di ciò che questo suo compito produrrà in un futuro i cui oggetti sono strettamente connessi con quelli del presente. Il problema per l’educatore progressivo è più arduo rispetto a quello degli insegnanti della scuola tradizionale, poiché mentre la scuola tradizionale poteva accontentarsi di pensare al prossimo periodo d’esami o alla promozione alla classe successiva, L’insegnante progressivo deve conoscere quali possibilità ci sono di introdurre gli allievi a nuovi campi che appartengono a esperienza già fatte. Egli deve servirsi di questa conoscenza per disporre le condizioni che influenzano la loro esperienza presente. Nella scuola tradizionale il materiale da studiare era stabilito senza tener conto della tua esperienza di vita di chi imparava. L’individuo deve ricordare il suo passato se vuole capire le condizioni in cui si trova e gli avvenimenti della vita sociale presente. Essi sono talmente collegati con il passato che gli individui non possono essere preparati a risolvere questi problemi senza scavare a fondo nel passato. L’esperienza presente si
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