Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Riassunto "Esperienza e Educazione" - John Dewey, Sintesi del corso di Pedagogia

Sintesi approfondita del libro "Esperienza e Educazione" che tratta il rapporto e la qualità che esse hanno e devono avere.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 09/11/2021

marika-rosina
marika-rosina 🇮🇹

1 documento

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto "Esperienza e Educazione" - John Dewey e più Sintesi del corso in PDF di Pedagogia solo su Docsity! ESPERIENZA E EDUCAZIONE - JOHN DEWEY Introduzione Dopo gli studi universitari profondamente influenzati dalla tradizione neohegheliana, Dewey diede inizio al movimento dell'educazione progressiva. la pedagogia, che fino a quel momento era stata considerata un'attività teorica basata su filosofia, etica e teologia, iniziò a essere pensata e studiata come una vera e propria scienza autonoma. Con Dewey la pedagogia non ripudierà gli apporti della filosofia, ma finalmente attingerà dalla psicologia, dalla biologia, antropologia e sociologia. Le posizioni teoriche di Dewey, pongono l'esperienza concreta dell'uomo come base fondamentale della cultura e della conoscenza. ma l'esperienza deve essere considerata come qualcosa che tende a modificare sia l'ambiente naturale che quello sociale. Per Dewey il concetto di esperienza riduce il dualismo tra estero e interno, cioè, l'esperienza non è mai esperienza di un oggetto da parte di un soggetto o viceversa, ma interazione tra oggetto e soggetto, in cui i termini non dipendono mai da loro stessi, ma solo in relazione all'altro. L'esperienza porta sempre a situazioni in cui l'uomo ha a che fare con interessi e bisogni vitali anche molto profondi, per questo l'educazione deve essere incentrata su attività pratiche, sociali e culturali che consentano alla scuola e alle altre istituzioni di riprodurre in modo amplificato nel mondo in cui viviamo le esperienze che portano al cambiamento. E l'educazione diviene così libertà. Questo scritto viene pubblicato nel 1983 e rappresenta una sintesi del pensiero di Dewey sull'educazione e sulla scuola. Egli contrappone senza timori la sua posizione a quella dei conservatori che criticano “le scuole nuove”, ispirate secondo lui al ritorno di una tradizione autoritaria. Dewey non parla mai di pedagogia in questo scritto, ma di una filosofia dell'educazione basata sull'esperienza. ad oggi potremmo dire che Dewey ci ha permesso di pensare la scuola come una comunità di pratica educante, ovvero un gruppo sociale avente l’obiettivo di produrre conoscenza organizzata e di qualità, alla quale ogni membro ha libero accesso e mira a un apprendimento continuo attraverso la consapevolezza delle proprie conoscenze e quelle degli altri. L'esperienza deve costituire sia il punto d'inizio, sia il punto d'arrivo; non è di base conoscenza, ma modi di fare e di partire. Non tutte le esperienze però sono educative. La differenza è data dalla qualità dell'esperienza che l'educatore propone, lo sarà se vivrà fecondamente e creativamente nelle esperienze future e solo questa qualità può avere un effetto di libertà. La libertà è generata da fattori esterni e interni, l'educatore deve coltivarla per sé e per chi chiede di essere educato. La questione fondamentale sta quindi nel capire meglio cosa si intende per “qualità dell'esperienza”. E' importante quindi stabilire un nesso tra "qualità" e “scena"”educativa. Dewey insiste molto sull'attenzione che l'educatore deve dedicare all'allestimento dell'ambiente educativo in modo tale da creare per tutti un luogo in cui sia presente l'intreccio di relazioni e una disponibilità reciproca che appunto amplierà la possibilità dell'esperienza. In queste considerazioni è chiara l'importanza del setting pedagogico. Il setting pedagogico è l'assetto interno dei ragazzi e degli insegnanti, a partire da un insieme di regole che rendano possibili i ruoli reciproci. Permette di organizzare il gioco relazionale orientandolo in modo educativo mentre questo stesso gioco rimanda indirettamente all'esperienza. Riflettere su questo aiuta a pensare l'educazione e la formazione come un dispositivo; perchè nella scuola la questione del setting sembra completamente rimossa e viene barattata con la disposizione dei banchi, l'allestimento di laboratori o l'uso di nuovi strumenti. IL principio della continuità dell'esperienza educativa che Dewey mette al centro del suo scritto accanto all'interazione va compreso anche alla luce della “prospettiva temporale” di Mead, uno dei padri fondatori della psicologia sociale. Nelle sue riflessioni viene da un lato confermata l'importanza del contesto socio culturale e dall'altro evidenziata la “prospettiva temporale”nel processo di costruzione e formazione del Sé (nucleo della personalità). Per Mead non si può capire la natura del tempo se non si da importanza al rapporto “che l'emergente” instaura con il flusso temporale. Il presente è il luogo dell'emergenza, l'emergente però è eccedente rispetto alla situazione da cui proviene e quindi fisso in quella stessa situazione. L'emergente ha le stesse caratteristiche di quello che potremmo chiamare, con Dewey, evento educativo. L'emergente, l'evento educativo, porta sempre una discontinuità, ma allo stesso tempo si dà una storia, c'è una traccia della continuità dell'esperienza che rimane visibile a partire dal fatto che il presente appare in una prospettiva, che è sempre individuale e sociale, per aprirsi al futuro. Quindi l'esperienza si svolge nel tempo e ogni periodo successivo completa quello precedente, per questo gli strumenti essenziali sono l'osservazione e la memoria. La questione cruciale che Dewey segnala riguarda la necessità di scoprire il collegamento, all'interno dell'esperienza, tra gli effetti educativi e i risultati del passato e i problemi del presente. Possiamo dire che l'educazione in questo senso trasforma la vita in esperienza. Non basta insistere sulla necessità dell'esperienza o sulla sua attività; tutto dipende dalla qualità dell'esperienza che si fa. La qualità di ogni esperienza ha due aspetti: da un lato può essere immediatamente gradevole o sgradevole, dall'altro esercita la sua influenza su altre esperienze. Dato che non si può conoscere da subito l'effetto di un'esperienza,l'educatore deve essere in grado di disporre le cose in modo di impegnare l'attività del discente non solo essendogli gradevoli, ma anche promuovendo esperienze che esso desideri in futuro. L'interazione, supposta da Dewey diventa da subito uno strumento etico e politico. L'esperienza è il banco di prova di ogni teoria pedagogica e, allo stesso tempo, è ciò che permette di educare ogni uomo alla responsabilità, alla partecipazione, alla soluzione dei problemi di tutti, in una società fondata sull'integrazione e non sull'esclusione; sulla comprensione di quello che siamo e di quello che potremmo diventare. Prefazione Tutti i movimenti sociali danno luogo a conflitti. Non sarebbe un buon segno se un interesse sociale come l'educazione non fosse un campo di battaglia. Ma per la teoria che costituisce una filosofia dell'educazione, i conflitti sono solamente un problema. Il compito di un'intelligente teoria dell'educazione è quello di distinguere le cause dei conflitti esistenti e poi, invece di schierarsi da una parte o dall'altra, indicare un piano più ragionevole di quello proposto dalle parti che si contendono la vittoria. Assegnare questo compito alla teoria dell'educazione non significa che essa debba trovare un compromesso tra diverse scuole di comprende le nostre sensibilità e i modi di rispondere a tutte le condizioni in cui ci imbattiamo nella vita. La crescita è un esempio del principio di continuità. Questa crescita però può prendere molte direzioni differenti, per esempio un uomo che s'inizia al banditismo può crescere in quella direzione, e con la pratica diventare un ottimo bandito. Da qui si è tratta la conclusione che la crescita non è sufficiente, ma va comunque specificata la direzione in cui si cresce e dove si vuole arrivare. Prima di dedurlo però occorre analizzare il caso più a fondo. Non c'è dubbio che un uomo possa perfezionarsi, ma si tratta di vedere se la crescita in quella direzione agevola o ritarda la crescita generale. La continuità dell'esperienza può operare in modo da arrestare l'individuo su un basso livello, arrestando un'ulteriore crescita. D'altra parte se un'esperienza suscita curiosità e fa nascere desideri, la continuità opera in modo diverso. La maggiore maturità che dovrebbe possedere l'educatore è di valutare ogni esperienza del giovane in modo da rendersi conto in quale direzione quest'ultima si stia muovendo. A cosa gli servirebbe essere più maturo se invece di usare questo per aiutare l'immaturo a organizzare le sue esperienze, lo sciupa? Però il modo in cui l'adulto può aiutare l’immaturo ha due aspetti: da un lato occorre stare attenti per vedere quali abitudini si stanno creando e deve avere una comprensione tale che dia all'individuo l'idea di quello che gli sta accadendo. E' tra l'altro la necessità di queste abilità da parte dei genitori o dell'insegnante che rende la cosa più difficile rispetto ai modelli dell'educazione tradizionale. Ma c'è un altro aspetto della cosa. L'esperienza non si compie solo all'interno della persona. Ogni esperienza autentica ha un aspetto attivo che cambia in qualche modo le condizioni sotto cui si svolge. La differenza tra la civiltà e lo stato selvaggio, per prendere un esempio, l'esistenza di strade, mezzi di comunicazione. Se si distinguessero le condizioni esteme dalla singola esperienza, per un certo periodo di tempo si retrocederebbe. In breve, noi viviamo dalla nascita alla morte in un mondo di persone e di cose in virtù di ciò che è stato trasmesso dall'attività degli uomini che ci hanno preceduto. Quando lo si dimentica, l'esperienza diventa qualcosa che si compie in un corpo e una mente individuali. Nessuno mette in dubbio che un ragazzo cresciuto in una casa popolare abbia un'esperienza diversa da quello cresciuto in una casa civile. L'ambiente sono le condizioni che interagiscono con i bisogni, i desideri e le capacità personali di ognuno. Anche quando un individuo costruisce un castello in aria, interagisce con gli oggetti che costruisce nella sua fantasia. I principi di continuità e di interazione sono separati l'uno dall'altro. Via via che un individuo passa da una situazione a un'altra, il suo mondo si espande o si contrae, non si trova già a vivere in un altro mondo, ma in un'altra parte o in un altro aspetto del mondo medesimo. La conoscenza che ha acquistato in una situazione diventa uno strumento nella situazione che segue. Se non è così il corso dell'esperienza è disordinato ed è causa di una personalità scissa, e quando questa scissione raggiunge un certo punto diciamo che l'individuo è folle. La continuità e l'interazione unite offrono il significato del valore educativo di un'esperienza. L'educatore ha il dovere di creare un'esperienza che abbia valore e nel processo educativo deve sempre tener conto del futuro. Forse l'errore più grande della pedagogia è credere che un individuo impari soltanto ciò che studia in quel momento. L'apprendimento collaterale può essere, e spesso è molto più importante. E' questo infatti che conta veramente nel futuro, il desiderio di apprendere; se questo viene indebolito anzichè rafforzato ci troviamo di fronte a un fatto molto più grave che a un semplice difetto di preparazione. L'alunno viene privato delle sue capacità. Che beneficio c'è nell'accumulare notizie di storia e geografia, a saper leggere e scrivere, se con questo l'individuo perde la sua anima, i suoi valori e il desiderio di applicare tutto ciò che ha appreso? In primo luogo un individuo, giovane o vecchio che sia, deve trarre dalla sua esperienza presente tutto ciò che essa gli offre in quel momento. 4 - Controllo sociale Quando si prendono in esame i problemi dell'educazione, spesso giova cominciare dimenticando momentaneamente la scuola e pensando ad altre situazioni umane. Dewey considera pacifico per tutti che il buon cittadino medio sia soggetto al controllo sociale e che gran parte di questo controllo non sia sentita da lui come una restrizione della libertà personale. Esaminiamo qualche esempio di controllo sociale che abbiamo nella vita quotidiana e vediamo su quali principi si basa. Cominciamo dai ragazzi, loro, durante la ricreazione o dopo la scuola, giocano. | giochi hanno delle regole, e queste regole mettono un ordine nella loro condotta. | giochi non si fanno a caso, senza regola non c'è gioco e se nasce un contrasto, dopo una discussione, si prende una decisione sul modo in cui continuare; altrimenti il gioco è interrotto. In queste situazioni ci sono alcuni tratti di controllo che meritano attenzione. Il primo è che le regole sono parte del gioco, non sono al di fuori. Regole diverso, gioco diverso. Fino a che il gioco si svolge in modo liscio, i giocatori non avvertono di essere sottomessi a un'imposizione, ma soltanto di fare il loro gioco. Ma può accadere che uno dei partecipanti senta che la decisione presa non è giusta e potrebbe anche irritarsi. Infine le regole sono elevate a modello, cioè, si accettano certi modi di scegliere le parti, certi movimenti da fare, ecc. Queste regole riportano alla tradizione. Coloro che giocano hanno visto forse gare di professionisti e desiderano emularli. Di solito un gruppo di giovani cambia le regole soltanto quando il gruppo di adulti, che vengono visti come modello, ha introdotto dei cambiamenti nelle regole per facilitare il gioco o per renderlo più interessante per gli spettatori. La conclusione è che il controllo delle azioni individuali è fatto dall'intera situazione in cui gli individui sono compresi Se scegliessimo come esempio di attività cooperative, cui prendono parte tutti i membri di un gruppo, la vita di una famiglia ordinata, il punto sarebbe ancora più chiaro. In questo caso non è la volontà di una persona che mette ordine, ma lo spirito motore del gruppo. Il controllo è sociale, ma gli individui sono parte della comunità. Questo non significa che non ci siano occasioni in cui l'autorità, per esempio il genitore, non debba intervenire ed esercitare un controllo. Ma il numero di queste occasioni è limitato rispetto a quelle in cui il controllo è esercitato da tutti. L'insegnante deve ridurre al minimo le occasioni per esercitare un'autorità personale. Quando è necessario agire, lo fa per l'interesse del gruppo e non per mostrare un suo potere. La conclusione è che nelle nuove scuole tutti gli individui devono prendere parte al controllo. Ma la vita di comunità non si organizza in modo così spontaneo, servono pensieri e piani precisi. L'educatore deve conoscere a fondo gli individui, quanto la materia di studio così da trarre un'organizzazione in cui ogni individuo può portare il suo contributo. Ovviamente non tutti gli alunni risponderanno bene in ogni occasione. Alcuni di questi, quando iniziano la scuola, sono già vittime di condizioni esteme sfavorevoli e sono diventati passivi e non più in grado di collaborare. Altri sono presuntuosi, indisciplinati, ribelli, ma questi casi non possono di certo mettere in forse il principio del controllo sociale. Non ci sono regole specifiche per trattare questi casi, l'insegnante deve regolarsi nei loro riguardi uno ad uno. Non può permettere che allievi turbolenti ostacolino di continuo le attività degli altri. L'esclusione è forse l'unica misura che in certi casi conviene, ma non è una soluzione, poiché potrebbe rafforzare proprio le cause che hanno dato origine a quell'atteggiamento. E' assurdo escludere l'insegnante dai membri del gruppo. Essendo il membro più maturo ha la responsabilità di dirigere le interazioni e le comunicazioni. Mentre quando gli alunni erano una classe piuttosto che un gruppo sociale, l'insegnante era costretto ad agire in gran parte dal di fuori. 5 - La natura della libertà La sola libertà che ha importanza è la libertà dell'intelligenza. L'errore più comune quando si parla di libertà è quello di identificaria con la libertà di movimento o con il lato fisico dell'attività. Giustamente questo lato esterno della libertà non può essere separato da quello interno capace di pensare, desiderare e fare progetti. Le limitazioni imposte dalla scuola tradizionale riguardavano molto la libertà intellettuale e morale. Però è anche vero che entrambe le libertà dipendono l’una dall'altra, quindi, una maggiore libertà esterna può essere un ottimo mezzo. Il problema educativo però non è risolto quando si è ottenuta questa forma di libertà, tutto dipende da ciò che si fa con quello. Senza di essa è praticamente impossibile che l'insegnante impari a conoscere l'individuo con cui ha a che fare. La calma e l'obbedienza imposte impediscono agli allievi di rivelare la loro natura e la natura del processo stesso di apprendimento. La libertà di movimento è dunque importante come mezzo per mantenere la salute fisica e mentale. La quantità di libertà esterna varia da individuo a individuo, naturalmente tende a diminuire con il crescere dell'età, anche se la mancanza totale di essa impedirebbe anche a un uomo maturo di avere quei contatti che gli fomirebbero i materiali sui quali egli potrebbe esercitare la propria intelligenza. Non ci può essere però più grande errore che quello di considerare tale libertà come un fine, perché fa di essa qualcosa di negativo. Gli impulsi costituiscono in ogni caso il punto di partenza, ma non c'è crescita intellettuale senza qualche ricostruzione degli impulsi rispetto alla forma in cui si sono manifestati la prima volta. La rimozione del controllo esterno non basta a far nascere l'autocontrollo. Gli impulsi e i desideri che non sono disciplinati dall’intelligenza possono essere una perdita piuttosto che un guadagno perché è diretta da forze che non riesce a dominare. 6 - Il significato del proposito Il significato del proposito e dei fini non è di evidenza immediata. Un proposito trova sempre il suo punto di partenza in un impulso. L'impedimento all'immediato di un impulso lo converte in un desiderio. Tuttavia nè impulso nè desiderio sono in sè un proposito. Il proposito è la visione di un fine La previsione delle conseguenze implica l'attività dell'intelligenza, richiede osservazione delle condizioni e delle circostanze obiettive. Perché le conseguenze che potrebbero essere dietro un impulso o un desiderio non riguarderanno soltanto noi stessi.
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved