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Montale: Vita e Poesia di Eugenio Montale, Schemi e mappe concettuali di Italiano

Literatura ItalianaEugenio MontalePoesia moderna

Biografia e poesia di Eugenio Montale, premio Nobel per la letteratura italiana. Nato a Genova nel 1896, Montale pubblica la prima raccolta poetica Ossia di seppia nel 1925. Successivamente, si trasferisce a Firenze e diventa direttore del Gabinetto scientifico-letterario Vieusseux. La sua visione del mondo è considerata pessimistica, ispirata a Leopardi. Montale afferma che il poeta non è più importante degli altri uomini, ma la poesia può diffondere i valori più alti della civiltà. Le raccolte più significative di Montale sono Ossi di seppia (1925), Le occasioni (1939), e La bufera e altro (1956).

Cosa imparerai

  • Che anno Eugenio Montale pubblica la sua prima raccolta poetica?
  • Che sono le tre raccolte di poesie più significative di Eugenio Montale?
  • Che ruolo Montale svolge nella cultura italiana?

Tipologia: Schemi e mappe concettuali

2020/2021

Caricato il 19/05/2022

sara.paterno
sara.paterno 🇮🇹

4.7

(6)

13 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Montale: Vita e Poesia di Eugenio Montale e più Schemi e mappe concettuali in PDF di Italiano solo su Docsity! E. Montale: Sintesi Eugenio Montale Vita in breve Eugenio Montale nasce a Genova nel 1896 da un’agiata famiglia di commercianti. Ultimo di sei figli, a causa della salute assai delicata non segue gli studi classici, ma frequenta le scuole tecniche; nonostante questo inizia precocemente a nutrire interessi letterari e filosofici. Nel 1925 pubblica la sua prima e più celebre raccolta poetica: Ossia di seppia (pubblicata grazie a Piero Gobetti). Nel 1927 Montale si traferisce a Firenze e successivamente verrà nominato direttore del Gabinetto scientifico-letterario Vieusseux, prestigioso centro culturale fiorentino. Nel 1945 si impegna attivamente in politica e aderisce alla Resistenza (lui era antifascista). Nel 1975 Montale riceve il premio Nobel per la letteratura e nel 1977 viene nominato senatore a vita. Montale muore a Milano nel 1981. Poetica in breve La visione del mondo di Montale è considerata altamente pessimistica, ispirata a Leopardi. La riflessione di Montale si origina da un acuto disagio esistenziale e da un senso profondo di disarmonia. Nella poesia di Montale è centrale la ricerca della “salvezza” e che equivale allo stabilirsi di una provvisoria armonia tra io e mondo e alla realizzazione inaspettata di una pienezza esistenziale che consenta di sfuggire al “carcere” della vita. Questo momento di speranza in una vita dolorosa e priva di senso è chiamato varco. Le figure femminili hanno un ruolo salvifico nella vita dell’uomo secondo Montale. Montale afferma che il poeta non è più importante degli altri uomini, ma dice che la poesia può diffondere i valori più alti della civiltà; la poesia non ha nulla di positivo a affermare, ma può solo testimoniare leopardianamente il negativo della condizione umana. Montale è afflitto dal male di vivere, un’angoscia esistenziale, secondo lui la poesia ha due valori: uno metafisico, ossia svelare il segreto dell’esistenza, e uno etico, ovvero un invito alla consapevolezza. Egli è definito il poeta dell’antisublime, cioè poco attento alla retorica; è in contrapposizione a D’Annunzio e molto vicino a Leopardi. Montale prenderà dal poeta americano/inglese T.S. Eliot il “correlativo oggettivo”, ossia l’oggettivazione delle cose e delle sue sensazioni, quindi trova gli stati d’animo attraverso gli oggetti. Le raccolte più significative di Montale sono Ossi di seppia (1925), Le occasioni (1939) e La bufera e altro (1956). Ossi di seppia Fu pubblicata per la prima volta nel 1925 da Piero Gobetti (importante figura anti-fascista), successivamente la II edizione nel 1928 completa di 60 poesie. Narra il percorso psicologico e intellettuale di un antieroe oppresso da un sentimento di totale inappartenenza. Il poeta dà voce al disagio dell’uomo contemporaneo. Il titolo della raccolta fa riferimento alla conchiglia interna delle seppie che il mare deposita sulla riva, tutto ciò ha un carattere simbolico: l’osso di seppia, per il suo carattere di elemento residuale e deprivato di vita, allude all’aridità del poeta, alla perdita di energia vitale che affliggeva il poeta. La raccolta si apre con un testo proemiale (In limine), è articolata in quattro sezioni (Movimenti; Ossi di seppia; Mediterraneo; Meriggi e ombre) e si conclude con la composizione Riviere. I testi non sono disposti secondo un ordine cronologico, la disposizione risponde a un disegno ideale che vuole comunicarci un messaggio, ricostruire un itinerario. 1 E. Montale: Sintesi Poesie analizzate: “I limoni”; “Non chiederci la parola”; “Meriggiare pallido e assorto”; “Spesso il male di vivere ho incontrato”. Non chiederci la parola Non chiederci la parola che squadri da ogni lato l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco lo dichiari e risplenda come un croco Perduto in mezzo a un polveroso prato. Ah l'uomo che se ne va sicuro, agli altri ed a se stesso amico, e l'ombra sua non cura che la canicola stampa sopra uno scalcinato muro! Non domandarci la formula che mondi possa aprirti sì qualche storta sillaba e secca come un ramo. Codesto solo oggi possiamo dirti, ciò che non siamo, ciò che non vogliamo. Analisi: Scritta nel 1923, è una poesia programmatica, ossia enuncia la poetica dell’autore. Il titolo significa non chiedere al poeta il senso dell’esistenza perché non lo sa. Ha uno stile antisublime, infatti attraverso una serie di immagini metaforiche Montale esprime il proprio distacco dal poeta-poeta tardo-ottocentesco, che possiede delle certezze e se ne fa portavoce presso il lettori. L’ animo del poeta moderno, ma più in generale l’animo dell’uomo moderno, è informe, privo cioè di una definibile identità, privo di certezze; il poeta moderno è privo di inquietudini profonde. La poesia ha una forma negativa infatti la forma adatta per esprimere il male di vivere dell’uomo moderno è essenziale (“secca come un ramo”), e dissonante (“storta sillaba”), lontana da ogni enfasi. Questa poesia ha inoltre un lessico ricercato, e invece di proporci soluzioni, ci pone domande (tipico delle poesie del ‘900). Il componimento si apre con l’espressione “Non chiederci la parola che squadri da ogni lato l’animo nostro informe …” . Non è infatti un caso che la poesia cominci proprio con una negazione, come se il poeta volesse avvertire il lettore circa il fatto che non vi troverà una risposta ai suoi tormenti.Gli eventi che si sono susseguiti hanno contribuito fortemente alla perdita di ogni certezza, rendendo di fatto impossibile restituire, per mezzo della parola, un’immagine chiara dell’animo umano definito appunto “informe“. La seconda strofa è dedicata alla figura che non si fa problemi e domande, che non risente del male di vivere e che non si preoccupa di conoscere l’animo umano. Infine, nella terza ed ultima strofa, Montale sottolinea la difficoltà oggettiva di svelare una verità assoluta, un modello corretto da seguire. Meriggiare pallido e assorto Meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d'orto, ascoltare tra i pruni e gli sterpi schiocchi di merli, frusci di serpi. Nelle crepe dei suolo o su la veccia spiar le file di rosse formiche ch'ora si rompono ed ora s'intrecciano 2
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