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Riassunto Europa tedesca di Ulrich Beck, Sintesi del corso di Sociologia

Riassunto di Europa tedesca di Ulrich Beck

Tipologia: Sintesi del corso

2015/2016

Caricato il 23/09/2016

lionrocco
lionrocco 🇮🇹

4.4

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Scarica Riassunto Europa tedesca di Ulrich Beck e più Sintesi del corso in PDF di Sociologia solo su Docsity! Europa tedesca Ulrich Beck Il dibattito pubblico sull’Europa è determinato quasi esclusivamente dal punto di vista economico e non si considera che la crisi è soprattutto crisi di società e di politica. Questo saggio vuole descrivere la nuova geografia del potere in Europa, a seguito della crisi finanziaria, proponendo una lettura della crisi basata sulla teoria della società del rischio. Essa è caratterizzata dall’assenza del sapere e dal dover procedere a tentoni: si versa in una condizione di incertezza perché molte catastrofi potrebbero accadere. Nel primo capitolo viene esaminato come la crisi dell’euro dilania ed insieme unisce l’Europa: l’autore individua tre divisioni tra gli Stati europei: Stati che adottano l’euro e stati che non vi aderiscono, Stati debitori e Stati creditori ed infine la frattura tra governi e cittadini. Dall’altra parte però la crisi unisce l’Europa, perché la sensazione di minaccia, sentita in tutti i Paesi, crea un senso di comunità, anche a causa dell’interdipendenza tra gli Stati. Nell’esaminare la crisi l’autore mette poi in luce come l’Unione Europea abbia conseguito importanti successi che il momento attuale rischia di far dimenticare. La situazione di oggi può essere descritta attraverso la definizione di crisi di Gramsci: “il momento in cui il vecchio ordine muore e un nuovo mondo deve essere conquistato contro resistenze e contraddizioni”. Di fronte a questo momento di cesura non sempre gli economisti sono in grado di offrire certezze: essi tendono a semplificazioni, attraverso modelli non sempre adeguati alla realtà e i loro consigli poggiano su un “analfabetismo politico e sociale”. Ad esempio il dibattito sulla possibilità che un Paese esca dall’euro non considera alcuni dati di realtà: le conseguenze di quest’uscita non sono visibili nei modelli astratti delle scienze economiche e portano in definitiva ad escludere questa possibilità. È pertanto necessario superare la concezione della crisi come sostanzialmente economica, la vera questione infatti è: quanto l’Europa può e deve diventare solidale? In questo senso chi equipara l’Europa all’euro l’ha già abbandonata, è necessario invece recuperare i valori di democrazia e libertà, l’origine e la dignità culturale dell’Europa. Oltre all’insufficienza dell’approccio economico l’autore sottolinea come l’attuale crisi renda necessaria la costruzione di nuove regole, secondo una logica che superi quella dello Stato nazionale. Tuttavia oggi prevale ancora una posizione verso l’Europa determinata dagli interessi nazionali e non esiste una vera politica intera europea. Nel secondo capitolo vengono analizzate le nuove coordinate del potere in Europa. Viene ripreso il concetto di rischio che, nell’attuale crisi europea, è incontrollabile ed è dovuto ad una precisa scelta: la mancanza di una politica economica e finanziaria comune e proprio per questo richiede ora di agire. La trasformazione della società e della politica potrà portare a due scenari: o alla cooperazione democratica tra gli Stati mossi dall’alternativa “collaborare o affondare” o a reazioni tecnocratiche che determineranno la fine della democrazia. Oggi la geografia del potere, mutata a causa della condizione di rischio, vede tre spaccature tra gli Stati europei, che nel loro insieme rafforzano la posizione della Germania: maggior potere degli Stati che hanno l’euro rispetto a quelli che non lo adottano; all’interno dei Paesi dell’euro maggior potere agli Stati creditori rispetto ai debitori; e infine la fratture dell’Europa “a due velocità”. Il potere della Germania viene spiegato inoltre attraverso alcune scelte della politica tedesca in cui l’autore intravede quattro affinità con il modello proposto da Machiavelli: la politica del ni che combina l’ortodossia degli Stati nazionali e il favore per l’Europa; l’arte dell’esitare come strategia per disciplinare, il primato accordato agli interessi nazionali ed infine la cultura del risparmio e della stabilità. Di conseguenza la gerarchia del potere si forma in base alla potenza economica e non a meccanismi democratici. Vi è quindi il rischio che della cooperazione europea si avvantaggino gli Stati già ricchi, mentre quelli più deboli restano sottoposti ai diktat dei primi. Ripercorrendo l’evoluzione della politica tedesca nei confronti dell’Europa l’autore nota come, se alla fine della seconda guerra mondiale vi era un atteggiamento
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