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riassunto fine della repubblica, Sintesi del corso di Storia

Rivolta di Sertorio Rivolta degli schiavi di Spartaco Consolato di Pompeo e Crasso: riforme anti-sillane scandalo di Verre Minaccia dei pirati Vittoria su Mitridate Scontro tra fazioni Congiura di Catilina Triumvirato: Cesare, Pompeo, Crasso Consolato di Cesare Morte di Crasso e fine campagna gallica Farsalo e morte di Pompeo Cesare dittatore Idi di marzo Marco Antonio e il testamento di Cesare 2° triumvirato: Ottaviano, Antonio e Lepido Battaglia di Filippi Fine dei cesaricidi Battaglia di Azio

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

Caricato il 15/12/2021

MartaDeGaetanis
MartaDeGaetanis 🇮🇹

4.8

(12)

33 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica riassunto fine della repubblica e più Sintesi del corso in PDF di Storia solo su Docsity! LA FINE DELLA REPUBBLICA rivolta di SERTORIO e intervento di POMPEO In seguito alla dittatura di Silla nacquero numerose rivolte. Nell'80 a.C. ne era scoppiata una capeggiata da Quinto Sertorio. Inizialmente vi erano solo alcuni rivoltosi che combattevano per l'indipendenza della Lusitania (attuale Portogallo), ma col tempo assunse dimensioni preoccupanti, tanto che il Senato incaricò Gneo Pompeo per occuparsene. Pompeo aveva già combattuto a fianco di Silla e nel 72 a.C., in Spagna, vinse sulle truppe di Sertorio. rivolta degli schiavi di SPARTACO e intervento di CRASSO Nel 73 a.C., scoppiò anche una rivolta di schiavi guidata da Spartaco, uno schiavo della Tracia proveniente dalla scuola di gladiatori di Capua. Da sempre egli si era dimostrato contrario alla sorte di gladiatore; perciò, aveva pensato ad un piano coinvolgendo molti suoi compagni. Inizialmente Spartaco non voleva dare vita a una rivoluzione, ma risalendo verso il nord giunsero sempre più persone arrivando a 150.000 uomini. Perse, però, il controllo della situazione a causa di molti delinquenti che avevano solamente lo scopo di saccheggiare le città nel Meridione. Roma spaventata da questa enorme massa, che diventò un esercito, inviò otto legioni per combatterlo. Il comando delle legioni venne affidato a Marco Licinio Crasso, l'uomo più ricco di Roma, diventato tale grazie agli abusi compiuti durante le prescrizioni. Dopo una lunga battaglia Crasso sconfisse la rivolta (71 a.C.) e crocifisse lungo la via Appia, tra Capua e Roma, i 6000 schiavi. Questo avvenimento prese il nome di “teoria di croci” (fila di croci). IL CONSOLATO DI POMPEO E CRASSO: le riforme ANTI-SILLANE Pompeo tornato a Roma iniziò ad aspirare al consolato, sebbene non rispettasse le norme prescritte nel cursus honorum. Per ottenere l'incarico si alleò con Crasso e promise che una volta diventato console avrebbe modificato la costituzione sillana in favore dei populares e degli equites. Forzando il Senato, Pompeo e crasso diventarono Consoli nel 70 a.C.; Pompeo realizzò una serie di leggi che smantellarono la costituzione sillana: e reinserìi cavalieri nei tribunali che giudicavano i reati di concussione; e restituì ai cavalieri l'appalto delle province asiatiche; * abolì la legge che vietava ai tribuni della plebe di accedere ad altre cariche pubbliche; * restituì il diritto di veto ai tribuni della plebe; e nominò nuovi censori, che espulsero 84 membri nominati da Silla. SCANDALO DI VERRE Pompeo non era un anti-oligarchico, però capì che la politica conservatrice del Senato aveva raggiunto un livello inaccettabile. Ciò venne confermato dal caso di Verre: un pretore processato per gli apusi commessi durante la sua amministrazione della Sicilia. Lo scandalo riguardava: eccessive riscossioni ai tributi, furti di opere d'arte e supplizi ai cittadini romani. Inizialmente il processo non fu facile, poiché corrotto, ma un giovane avvocato, Marco Tullio Cicerone, grazie alle sue orazioni riuscì a far condannare Verre mettendo in luce la responsabilità dei senatori che lo avevano protetto e che erano stati suoi complici. A questo punto l'aristocrazia si divise; vi erano: * gli aristocratici conservatori, che andavano contro Cicerone; * gli aristocratici moderni, che vedevano in Cicerone un motivo di rinascita. LA MINACCIA DEI PIRATI Terminato un anno da console, Pompeo si rifiutò di governare una provincia, poiché riteneva che Roma fosse il luogo perfetto per realizzare il progetto di affermazione personale. Nel 67 a.C. Il Senato decise di affrontare il problema dei pirati. Questi erano organizzati in vere e proprie flotte, che avevano le basi sulle coste meridionali dell'Asia minore, della Cilicia e di Creta; oltre alle violenze sugli equipaggi mettevano in pericolo gli approvvigionamenti di Roma. Temendo di finire in carestia, e scatenare una rivolta della plebe, il Senato approvò una legge (/ex de piratis persequendis), che concedeva a Pompeo per tre anni: 500 navi, 120.000 soldati e 5.000 cavalieri. Nel giro di soli tre mesi Pompeo sconfisse i pirati e liberò il Mediterraneo. LA VITTORIA SU MITRIDATE Nel 66 a.C. Pompeo mosse le truppe contro Mitridate, re del Ponto. Questo insieme al suo alleato, Tigrane, aveva attaccato Cappadocia e Bitinia, due regioni sotto il protettorato di Roma. Il Senato inviò delle regioni sotto il comando di Licinio Lucullo, ma ben presto furono affidate a Pompeo. Mitridate venne tradito dal figlio Farnace e dal suo alleato che si schierò dalla parte di Pompeo, fu attaccato sia da terra sia da mare; quindi, nel 63 a.C. il re del ponto si uccise. Il territorio che corrispondeva all'antico regno dei Seleucidi finì nelle mani di Roma e venne scomposto in un sistema di province e protettorati. In soli quattro anni Pompeo è riuscito a consolidare il controllo di un territorio che forniva all'erario romano un'entrata di almeno 200 milioni di sesterzi. Arrivato a Brindisi, nel 62 a.C., Pompeo si limitò a due richieste al Senato: una ratifica dei provvedimenti presi in Asia e la concessione delle terre ai suoi veterani. LO SCONTRO TRA FAZIONI Lo scontro tra populares e gli optimates aumentava. | due esponenti dei optimates erano: e Marco Tullio Cicerone, homo novus, riteneva che le istituzioni repubblicane fossero ancora in vita solamente grazie agli optimates; e Marco Porcio Catone, esponente di famiglia aristocratica, difendeva le tradizioni e i valori della sua classe. Dalla parte dei populares, invece vi erano tre esponenti: Lo sconfitto fuggì in Egitto, sperando nell'aiuto del re Tolomeo XIII, ma questo, per assicurarsi la benevolenza di Cesare, lo fece decapitare. Il re non ottenne l'effetto desiderato, poiché Cesare, rimasto inorridito dal gesto, spodestò Tolomeo. Questa decisione venne influenzata molto probabilmente da Cleopatra, moglie e sorella di Tolomeo, che voleva diventare regina d’Egitto e del quale Cesare si era invaghito. Il re del porto, Farnace, si era ribellato e fu sconfitto rapidamente a Zela nel 47 a.C.; la vittoria fu talmente veloce che Cesare la comunicò al Senato con una frase famosa “veni, vidi, vici”. In Africa, nel frattempo, i superstiti pompeiani trovarono rifugio alla corte di Giuba, re della Numidia e combatterono sotto la guida di Catone; Cesare vinse a Tazio nel 46 a.C. e Catone si tolse la vita. | superstiti rimasti vennero sconfitti a Munda un anno dopo. CESARE DITTATORE: L’INIZIO DELLE RIFORME Tornato a Roma Cesare oltre alla carica di pontefice massimo, assunse anche il titolo di imperator “comandante” e di pater patriae “padre della patria”, facendosi nominare dittatore a vita. | poteri civili, militari e religiosi furono concentrati nelle mani di Cesare e Roma per la prima volta vide una gestione dello Stato “monarchica”. Cesare però non abusò dei suoi poteri, ma avvio una politica di riforme: * diede il permesso agli esiliati di tornare a Roma; e concesse la cittadinanza agli abitanti di molte province, tra cui la Gallia Cisalpina; e emanò nuove leggi che favorivano lo sviluppo dell'agricoltura, dell'artigianato e del commercio; * migliorò il governo delle province, controllando con maggiore precisione i publicani che dovevano riscuotere i tributi; e diedeinizio a grandi opere pubbliche, per diminuire la disoccupazione; * diede una sistemazione decorosa fuori Roma a molti proletari. LE IDI DI MARZO Ormai tutti, sia optimates che populares, temevano che Cesare instaurasse una monarchia di tipo orientale. Si credeva anche che a spingerlo verso questa strada fosse stata Cleopatra dalla quale aveva avuto anche un figlio, “Cesarione”. A causa di questo clima, venne organizzata una congiura contro di lui di cui facevano parte anche amici intimi di Cesare, come Bruto, il figlio adottivo, Cassio Longino e Casca. Il 15 marzo del 44 a.C. - le Idi di Marzo, nel calendario romano - Cesare si recò in Senato, nonostante l'avvertimento di un indovino, e morì con 23 colpi di pugnale. MARCO ANTONIO E IL TESTAMENTO DI CESARE In seguito alla congiura di Cesare, l'esercito era rimasto fedele ai suoi luogotenenti e a Marco Antonio. Il Senato, perciò, non prese provvedimenti contro i congiurati, i quali cercarono rifugio in Campidoglio. Antonio, convinto che sarebbe stato successore di Cesare, fece un accordo con i congiurati: lui non avrebbe aperto inchiesta sulla morte di Cesare e in cambio i provvedimenti presi dal dittatore sarebbero rimasti in vigore. Quando il testamento fu aperto si scoprì che l'erede nominato da Cesare era il suo pronipote Gaio Ottaviano. Un'altra scoperta fu che Cesare aveva lasciato 300 sesterzi a ogni membro del proletariato urbano e a ogni legionario. Per questo motivo, durante il funerale, la folla, presa dal dolore e dalla rabbia, chiedeva la testa degli assassini e diede fuoco alle casse di ognuno. Nel frattempo, i senatori non sembravano coerenti: lasciavano gli assassini di Cesare impuniti e tributavano al dittatore morto solenni funerali e la divinizzazione. OTTAVIANO E ANTONIO: LA BATTAGLIA DI MODENA Ottaviano, non appena venne a sapere del testamento tornò a Roma. Antonio si rifiutò di consegnarli i beni di Cesare per distribuirli alla plebe; perciò, Ottaviano vendette i suoi beni personali per ricavare le somme da dare. Con questa mossa Ottaviano ottenne la fiducia del popolo, ma serviva anche quella del Senato. Allora si mostrò favorevole ai membri conservatori più moderati ed anche Cicerone e ormai dalla sua parte. Nel frattempo, Antonio prese il potere di una provincia, non lontana da Roma. Ad egli però si oppose Cicerone con le orazioni dette “Filippiche”. Antonio, infatti, si attribuì da solo il governo della Gallia Cisalpina, già assegnata a Decimo Bruto. Quest'ultimo partì con l'esercito per occupare la Gallia. Antonio perse a Modena, nel 43 a.C., insieme al suo alleato Lepido; i due furono dichiarati nemici della Repubblica. OTTAVIANO, ANTONIO E LEPIDO: IL SECONDO TRIUMVIRATO Ottaviano non aveva intenzione di farsi manovrare dai senatori ed era deciso ad ottenere il consolato. Il Senato però respinse la sua candidatura e l'erede penso ad un accordo con Antonio: nel 43 a.C. entro in città con l'esercito e si fece eleggere console. Il primo provvedimento fu la revoca sia della benevolenza concessa ai cesaricidi sia l'editto con cui Antonio e Lepido erano stati dichiarati nemici della patria. Ottaviano stringe un accordo con Antonio e Lepido noto come “secondo triumvirato”, il quale sarebbe durato 5 anni e aveva lo scopo di punire i cesaricidi e dare allo Stato una nuova costituzione. Questo accordo fu reso pubblico e radicato dai comizi; i triumviri ricoprivano una sorta di magistratura straordinaria e possedevano poteri illimitati. LA BATTAGLIA DI FILIPPI E LA FINE DEI CESARICIDI I triumviri ricorsero alle liste di proscrizione; tra le vittime vi era anche Cicerone, il quale si era attirato l'odio di Antonio con le “Filippiche”. Bruto e Cassio avevano preparato un esercito, così Ottaviano e Antonio partirono per affrontarlo. Lo scontro fu vinto dai triumviri nel 42 a.C. nella pianura di Filippi; Bruto e Cassio si suicidarono. | sopravvissuti riuscirono a scappare in Spagna e si unirono a Sesto Pompeo, nemico di Antonio e Ottaviano, e che agiva tramite azioni piratesche, ma non disponeva di forze di terra. Ormai i triumviri controllavano Roma. DALLA GUERRA DI PERUGIA AGLI ACCORDI DI BRINDISI I triumviri, dopo la vittoria, avevano assegnato a ciascuno veterano un appezzamento di terra. Per fare ciò, nel 41 a.C., Ottaviano espropriò le terre ai proprietari italici e Antonio riscosse i tributi nelle province orientali, i quali sarebbero stati usati per questo scopo. | sostenitori di Antonio cercarono di creare problemi ad Ottaviano istigando le vittime degli espropri. Ottaviano, nonostante fosse contrario ad una guerra civile, dovette affrontare i ribelli a Perugia, mettendo a fuoco la città. La tensione creatasi fra Ottaviano e Antonio rischiava di compromettere gli equilibri, perciò nel 40 a.C. i triumviri si incontrarono a Brindisi e cambiarono la spartizione delle province: Antonio le province orientali, Ottaviano le province occidentali e Lepido l'Africa. Per chiudere la questione con Sesto Pompeo, gli concessero il governo della Sicilia, della Corsica, della Sardegna e dell'Acaia per 5 anni. In cambio Pompeo avrebbe liberato il Mediterraneo dai pirati, senza più creare ostacoli. Per sancire questo patto (accordo di Miseno), vi furono due matrimoni diplomatici: Antonio e Ottavia (sorella di Ottaviano) e Ottaviano con Scribonia (parente di Sesto Pompeo). LO SCONTRO INEVITABILE Antonio si stabilì ad Alessandria convivendo con Cleopatra e assumendo l'atteggiamento di un sovrano orientale. Invece di combattere contro i Parti, Antonio conquistò la Media, creò nuovi regni in Siria, Armenia e Cirenaica e organizzò una federazione di monarchie mettendovi a capo Cleopatra. Questo suo comportamento non fu ben visto da Roma, che cominciò a considerarlo come un traditore che non rispettava i doveri pubblici e matrimoniali. In più, Antonio inviò una lettera di ripudio ad Ottavia, allontanandosi ancora di più i seguaci rimasti. Ottaviano, al contrario, si impegnava a rappresentare il difensore dello Stato. Lepido, nel frattempo, tentò una rivolta armata e fu escluso dalla scena politica; gli rimase solamente la carica di pontefice massimo. LA BATTAGLIA DI AZIO Antonio venne dichiarato nemico della patria non appena Ottaviano riuscì a impossessarsi del suo testamento e leggerlo in Senato: Antonio aveva lasciato in eredità le province romane d'oriente ai figli avuti con Cleopatra. Ottaviano nel 32 a.C. intraprese la guerra contro Cleopatra. Antonio si mise a capo delle truppe egizie, Agrippa al comando della flotta romana. Nel 31 a.C. Ottaviano bloccò l'uscita di un Golfo, presso il promontorio di Azio, e costrinse Antonio a scontrarsi con Agrippa, subendo una durissima sconfitta. Prima della fine alla battaglia Antonio e Cleopatra e riuscirono a fuggire insieme ad una parte delle truppe, ma Ottaviano assediò Alessandria d'Egitto. Antonio si suicidò e Cleopatra anche, facendosi mordere da un aspide; Ottaviano era ormai padrone incontrastato di Roma e con lui si chiudeva un'epoca della storia romana e si apriva la fase del “principato”.
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