Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Riassunto Frankenstein, Sintesi del corso di Inglese

Un riassunto del romanzo Frankenstein di Mary Shelley. Inizia con le prime lettere del protagonista, Robert Walton, che si appresta a intraprendere un viaggio verso le terre del nord. Successivamente, si passa alla storia di Victor Frankenstein, un giovane appassionato di scienze che crea una creatura mostruosa. Il riassunto copre i primi capitoli del romanzo, descrivendo la vita di Victor e la sua creazione. utile come riassunto per chi deve studiare il romanzo.

Tipologia: Sintesi del corso

2020/2021

In vendita dal 16/01/2022

Lillie02
Lillie02 🇮🇹

14 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto Frankenstein e più Sintesi del corso in PDF di Inglese solo su Docsity! Riassunto Frankestein La prima lettera è scritta da Walton alla sorella; sta per intraprendere con una nave un viaggio verso le terre del nord, per scoprire una nuova via che colleghi quelle terre (a new passage to the North Pacific Ocean) o studiare altri fenomeni (compass needle , magnet) e quindi offrire alle ultime generazioni molti benefici. Questa spedizione è stata il suo sogno sin da bambino, e l'agitazione che aveva all’inizio della lettera ora si è allentata. Fin da bambino era appassionato dei libri sui viaggi di esplorazione, anche se suo padre non era d’accordo. Si era preparato molti anni per affrontare questo viaggio. Partirà per Archangel in russia, e poi da un’altra cittadina noleggerà una nave (ship and sailors) e inizierà la sua avventura. Passeranno mesi o anni prima di rincontrare sua sorella, o forse non la vedrà mai più. Termina la lettera benedicendola. LETTERA Il (28/03/17--). Nella seconda lettera Walton, ormai giunto a buon punto nella sua impresa, si lamenta con la sorella di non avere un amico con cui condividere il successo o la delusione della sua avventura. No one here is gentle and couragesous, educated and interested. Termina la lettera salutando teneramente la sorella. LETTERA III (07/07/17--). In questa lettera, Walton scrive alla sorella durante il viaggio; non è successo nulla di strano, a parte un paio di burrasche e una falla non degna di note per i marinai. È più che convinto a coronare il suo sogno, e termina la lettera salutandola. LETTERA IV (05/08/17--). In questa lettera, Walton racconta alla sorella uno strano episodio accadutogli. Erano rimasti incagliati con la nave in mezzo ai ghiacci e nella nebbia. Quando le nebbia si era dissolta, avevano intravisto una figura umana gigantesca attraversare con la slitta quelle terre. Due ore dopo la nave si liberò dal ghiaccio, ma decisero di non partire per il buio. Alla mattina Robert trovò the tailors parlare con un uomo diverso che appariva essere Europeo. Lo caricarono a bordo, dopo che l’uomo chiese dove erano diretti, e ci vollero alcuni giorni prima che si ristabilisse, viste le condizioni pessime di salute (svenne). Il secondo della nave, chiese allo sfortunato perché si era avventurato fin lì, e l’uomo rispose che stava inseguendo uno che fuggiva: era la strana figura che era già stata avvistata e chiese se sapevano qualcosa. Walton si era affezionato al signore caricato sulla nave (like a brother), e un giorno gli spiegò che avrebbe sacrificato la sua esistenza pur di riuscire nell'impresa. L'uomo scoppiò a piangere, e gli disse che gli avrebbe raccontato la sua storia. Alcuni giorni dopo, l’uomo era pronto a raccontarla, e Walton si ripromise di trascrivere giornalmente, se possibile, tutta la storia dell’uomo e di farla pervenire alla sorella perché era una storia che pur strana e dolorosa valeva la pena di essere letta in futuro. L’uomo disse che ormai il suo destino era segnato. CAPITOLO I. Un signore da Ginevra Ginevra, Alphonse Frankenstein, ricopriva cariche amministrative molto importanti e aveva onore e stima di tutti. Uno dei suoi amici era Beaufort, si rifugiò segretamente con sua figlia nella città di Lucerna dopo aver perso ricchezza, dove rimase povero e sconosciuto. Alphonse impiegò dieci mesi per trovare il posto dove si era rifugiato, ma quando arrivò, trovò solo miseria e disperazione: Beaufort aveva una piccolissima somma di denaro, che gli sarebbe bastata solo per qualche mese e si era anche ammalato, e così non poteva fare niente; allora, la figlia Caroline, che lo curava con molta tenerezza, si procurò dei lavori umili, che le permisero di continuare a tirare avanti. Suo padre peggiorò, e così lei lo curava ancora di più, ma sfortunatamente morì. Caroline era disperata, e così Alphonse la portò a Ginevra. Due anni dopo, Caroline diventò sua moglie. Dovettero recarsi in Italia per il suo clima favorevole e per cercare una medicina per il fisico indebolito di Caroline. A Napoli ebbero il primo figlio, Victor. Una volta, quando Victor aveva cinque anni, fecero una gita sul lago di Como e videro una povera coppia con cinque bambini affamati. Quando Alphonse andò da solo a Milano per motivi di lavoro, Caroline e Victor andarono nella loro casa. Essa vide che fra i bambini che lavoravano c'era una bambina che chiaramente era di origine diverso (thin and light-skinned). Infatti, era figlia di un nobile milanese: la madre morì quando la partorì il padre aveva combattuto per liberare l’Italia dall’Austria ed era morto o in prigione, così venne adottata da questa famiglia che prima era in condizioni migliori. Caroline convinse questa famiglia ad affidarle la custodia, e scoprirono che il suo nome era Elizabeth Lavenza. Così, quando il padre tornò da Milano, vide Victor e Elizabeth giocare assieme: erano più che fratello e sorella, e si volevano molto bene. Victor ed Elizabeth (calmed and more focused and she studied poets, she enjoed the beauty around them) andavano sempre d'accordo. | loro genitori ebbero un altro figlio, che era più giovane di Victor di sette anni: avevano una casa a Ginevra e una in campagna, a Belrive, nella quale vi abitavano quasi sempre. Victor non strinse molte amicizie con i compagni di scuola, ma con uno in particolare, Henry Clerval, figlio di un mercante di Ginevra. Henry aveva la passione di scrivere romanzi cavallereschi e poemi eroici, mentre a Victor non interessava la politica, l'ordinamento degli stati, ma la sostanza apparente e lo spirito delle cose. Quando aveva tredici anni, andò con i suoi genitori a fare una gita di piacere ai bagni di Thonon, il brutto tempo li costrinse a rimanere dentro e gli capitò fra le mani uno scritto di Cornelio Agrippa; le teorie esposte mutarono la sua indifferenza in entusiasmo ma, riferendo la sua scoperta al padre, scoprì che gli insegnamenti esposti erano stati superati. In realtà, le sue teorie erano state invalidate ed erano state ormai superate. Quando tornò a casa, Victor si procurò tutti gli scritti di questo autore. Alla fine, divenne discepolo dei concetti espressi in questi libri, ma però rimaneva quasi sempre insoddisfatto dai suoi studi: siccome suo padre non aveva interessi scientifici, era l'unico bambino di una scuola di Ginevra che era assetato della conoscenza di uno studioso. Per molto tempo, si occupò di teorie ormai superate e sperimentava quello che gli autori affermavano, e se questi esperimenti non gli riuscivano, non attribuiva la colpa alla mancanza di verità di quegli scritti, ma alla sua inesperienza. Un altro episodio cambiò il corso delle sue idee: quando aveva quindici anni, andò nella sua casa a Belrive, e durante un temporale, un fulmine squarciò una quercia, che era stata spezzata in sottili strisce di legno. Da quell'episodio in poi, Victor giudicò i suoi studi precedenti inutili e si interessò alla matematica e alle sue branche, perché basate su fondamenti sicuri e degni della sua considerazione. Fu come un grande sforzo dello spirito del bene e pensò anche che lui fosse impotente davanti alla grande forza del destino, che aveva provocato la sua totale e terribile distruzione. Elizabeth si era ammalata (contagious fever). Sua madre, quando seppe che la vita di Elizabeth era minacciata, non si diede tregua; infatti, Elizabeth guarì, ma la madre dopo tre giorni si ammalò e morì. Prima della morte, disse ai figli che era molto dispiaciuta di lasciarli e che li avrebbe poi rivisti in un altro mondo. Victor era disperato per la morte della madre, ma la sua vita doveva continuare ugualmente. All'età di diciassette anni, i suoi genitori decisero di iscriverlo all'università di Ingolstadt e a causa della morte della madre, la partenza fu rinviata di qualche settimana. Il giorno della partenza, Victor rimase fino a tardi con Clerval, il suo ex compagno di scuola, che aveva tentato invano di ottenere il permesso di suo padre per andare all'università con lui. Victor salutò Elizabeth, Clerval. Aveva paura di incontrare volti nuovi, come quelli dei nuovi compagni, e di fare amicizia. La mattina seguente, incontrò alcuni professori importanti, tra cui quello di filosofia naturale, Monsieur Krempe. Monsieur Krempe fece molte domande a Victor, e lui gli rispose che aveva letto i racconti di Paracelso e di Cornelio Agrippa. Anche il professore disapprovò questa scelta, perché libri superati e inutili. Monsieur Waldman, il professore di chimica, era molto diverso dal suo collega Krempe, e in una sua lezione disse che i vecchi scienziati promettevano l'impossibile della scienza, mentre quelli moderni promettono poco, ma facevano dei veri miracoli. (they show how nature works and how bodies function. They have the power to create thunder and to do the things that once only God could do) Queste parole entrarono nella mente di Victor e lo perseguitarono tutta la notte. Il giorno dopo, fece visita a Monsieur Waldman, e gli raccontò di aver letto i racconti di quegli scienziati ormai superati. Il professore non aveva mostrato disprezzo e disse che i loro studi erano alla base di quelli degli scienziati moderni, e che quindi avevano facilitato loro il lavoro. Poi disse che era contento della preparazione di Victor e che avrebbe fatto molti progressi. Victor si impegnava costantemente e duramente e rimaneva anche fino all'alba a lavorare nel suo laboratorio. | suoi compagni e i professori erano meravigliati dei progressi che aveva fatto in così poco tempo: Monsieur Waldman espresse con la più completa sincerità l'esultanza per i suoi avanzamenti. Così vi trascorse due anni, non ritornando a Geneva e lavorando molto e impegnandosi moltissimo, procurandosi l'ammirazione di tutta l'università in Ingolstadt. Decise di lasciare l'università, perché Îì non avrebbe più imparato niente, ma ci fu un evento che posticipò la partenza. Era sempre stato attratto dalla scienza umana; egli incominciò ad interessarsi alla La prima parte del viaggio, quando la strada era piana, utilizzò il cavallo, mentre per i sentieri aspri, utilizzò un mulo. Mentre saliva la montagna, tutte le sue sofferenze svanivano e vide che c'erano castelli arroccati sulla roccia, baite, molti fiumi e il panorama maestoso del ghiacciaio. Madre Natura placò le sue lacrime. Victor entrò nella vallata di Chamonix, e vide il magnifico Monte Bianco, che sovrastava su qualsiasi altra cosa. Victor era molto contento, e vedendo alcuni particolari della montagna, si ricordò della felicità durante la sua adolescenza. Alternati a questi momenti di piacere, riaffiorava tutta la sua infelicità, ma Victor cercava di respingerla spronando la sua cavalcatura. Infine, Victor giunse al villaggio di Chamonix, e si addormentò sul letto vedendo i lampi sopra il Monte Bianco. Il giorno dopo, Victor vagò per la vallata, e gli sembrava di essere in paradiso. Quando andò a dormire alla sera, sognò il paesaggio che aveva visto di giorno; ma il mattino seguente, Victor era di nuovo malinconico, e il tempo non era fra i più belli: pioveva e c'era molta nebbia. Nonostante questo, partì con il suo mulo per il Montanvert, ricordandosi l'effetto di estasi che gli aveva procurato la vista del ghiacciaio del Monte Bianco. La salita era particolarmente ardua e molto pericolosa. Quando arrivò sulla cima, era quasi mezzogiorno, e siccome il vento dissolse la nebbia, Victor scese sul ghiacciaio. Il ghiacciaio aveva una superficie molto irregolare, e ci impiegò circa quattro ore per attraversarlo. AI di sopra di questo ghiacciaio, si ergeva il Monte Bianco. Mentre guardava il paesaggio, Victor vide arrivare il mostro che aveva creato, e così si arrabbiò moltissimo. Victor lo voleva uccidere, ma il mostro gli disse che se lui adempiva i suoi doveri verso di lui, il mostro lasciava stare in pace i suoi cari. Victor, in preda alla rabbia, cercò di colpirlo invano. Il mostro ripeté a Victor che lui era la sua creatura, e che per questo lui la doveva rispettare. Victor gli disse di andarsene, se no avrebbe lottato sino alla morte di uno dei due. Il mostro disse a Victor che si era dovuto rifugiare sui ghiacciai perché nessun essere umano lo rispettava, e gli chiese di ascoltarlo e poi di decidere se ucciderlo o no. Victor maledisse il giorno in cui la creatura aveva visto la luce, e gli disse di andarsene. Il mostro gli chiese di nuovo di ascoltare la sua storia e, siccome la temperatura del ghiaccio non era adatta per raccontarla, scesero nella capanna della creatura. Una volta entrati, il mostro iniziò a raccontare la sua storia. Il mostro raccontò a Victor che, appena lo aveva creato, non sapeva bene usare i cinque sensi; scese le scale del suo appartamento, e la luce gli diede fastidio. Così andò nella foresta di Ingolstadt, dove c'era più ombra e vicino ad un ruscello, per riposarsi dalla fatica che gli era venuta camminando. Ad un certo punto, gli venne fame e sete; allora, mangiò delle bacche e si abbeverò al ruscello, poi si addormentò. Quando si svegliò, era buio, e lui aveva molta paura; dopo un po' di tempo, vide nel cielo la luna, che gli servì per andare a prendere delle altre bacche. Aveva molto freddo, ma per fortuna trovò un mantello. Era ancora nella foresta quando arrivò il giorno. Il mostro riuscì a trovare un fuoco lasciato acceso, e allora fu confortato dalla piacevole sensazione di calore. Col passare del tempo, imparò che materiale bisognava usare per mantenere il fuoco acceso, e così poi si addormentò di nuovo, sperando che non si spegnesse la fiamma. Il mattino seguente, controllò se il fuoco era ancora acceso e imparò che il fuoco serviva anche per far luce e per cuocere i cibi, quelli lasciati per terra dai viandanti. Siccome il cibo scarseggiava, il mostro, dopo tre giorni di cammino, raggiunse l'aperta campagna. Vedendo una capanna, si avvicinò ed entrò: un contadino stava facendo colazione e, alla sua vista, scappò a gambe levate. Il mostro notò che nella capanna non poteva cadere la pioggia, mangiò i resti della colazione e poi si addormentò. Quando si svegliò, decise di cambiare posto, e così si incamminò. Al tramonto, si trovava in un villaggio; entrò in una casetta; così i bambini strillarono e una donna svenne. Il mostro andò in aperta campagna e si rifugiò in un capanno. Il mattino seguente, guardò intorno se non ci fosse qualcuno che poteva disturbare la sua quiete. Così decise di abitare lì, finché qualcuno o qualcosa gli avesse fatto cambiare parere. Sentì dei passi: da una fessura, intravide una ragazza che portava un secchio, e al ritorno, questo secchio era pieno di latte; dopo un po' di tempo, il mostro vide anche un giovane, che aiutò la ragazza a portare il secchio. Da una finestra della capanna chiusa da assi di legno, c'era una fessura dalla quale il mostro poteva vedere una stanzetta, in cui c'era un signore anziano. Questo signore si mise a suonare uno strumento, e poco dopo rientrò il ragazzo con un carico di legna, da mettere sul fuoco. Dopo, i due giovani andarono nell'orto, mentre il signore anziano era rimasto pensieroso, ma quando tornarono, il vecchio era di nuovo allegro e tutti insieme mangiarono la cena. Quando calò la notte, il mostro si meravigliò dell'accensione delle candele per illuminare la stanza. Dopo un po' di tempo, tutti andarono a dormire. Il mattino seguente, si svegliarono tutti; la ragazza preparò il cibo, e poi il giovane partì. Quel giorno passò come il precedente e il mostro, all'inizio, non capiva perché erano tristi e infelici, anche se avevano il fuoco per riscaldarsi, il cibo e i vestiti. Alla fine, il mostro capì che si trattava della povertà; infatti, il loro nutrimento consisteva in verdure dell'orto e di latte dimucca, che non erano sufficienti. | due giovani lasciavano spesso più cibo al vecchio, e questo gesto fece commuovere il mostro, che da quel momento in poi, non rubò più le loro provviste. Fece anche un gesto per aiutarli: siccome aveva imparato rapidamente l'uso degli strumenti, una notte il mostro andò nella foresta per prendere la legna, e così la ragazza al mattino si trovò già tutta la legna accatastata davanti alla porta. A poco a poco, il mostro riuscì a capire qualche parole di quello che dicevano i ragazzi e il vecchio, come latte, fuoco, legna e i loro nomi: il vecchio si chiamava padre, la ragazza Agatha e il giovane Felix. La ragazza ascoltava con rispetto, e certe volte le venivano le lacrime agli occhi, mentre Felix era molto più triste della sorella. Felix lavorava tutto il giorno in un'altra fattoria nelle vicinanze. Il mostro così capì che i segni che leggeva erano le parole che lui pronunciava; a poco a poco, il mostro fece dei progressi, ma non era ancora in grado di conversare; infatti, si era promesso di farsi vedere a loro soltanto quando avrebbe saputo bene padroneggiare la lingua. Un giorno di primavera, qualcuno bussò alla porta: era una signora a cavallo dalle belle sembianze, e Felix sembrò andare in estasi quando la vide. La signora entrò in casa, e quando cominciò a parlare, il mostro si accorse che parlava una lingua diversa dalla loro; la sua presenza portò un po’ di felicità. Presto, a causa del frequente ripetersi dei suoni, il mostro capì che la donna stava imparando alcune parole della loro lingua, ed egli ne approfittò per apprenderne delle nuove. Il mostro cercava di impegnarsi per imparare più parole possibili. II Mostro imparò anche la scienza della scrittura, e grazie all'aiuto di Felix, anche la conoscenza della storia dei diversi imperi esistenti almondo. (Volney’s Ruins of Empires) Ad ogni conversazione, gli si aprivano nuovi orizzonti e sentimenti contrastanti. Sentì parlare della differenza fra i sessi, della nascita e crescita dei bambini, e sirese conto che nessuno aveva vegliato su di lui e che tutta la sua vita passata era un punto oscuro. Si domandava spesso che cos'era, ma riceveva in risposta solo gemiti. Preferiva, quindi, parlare della storia degli abitanti del casolare, che egli definiva suoi protettori. Il vecchio della casa si chiamava De Lacey, discendeva da una buona famiglia francese, ed abitava a Parigi, confortato da ogni bene e da una discreta fortuna. La causa della sua rovina fu il padre di Safie, la donna araba. Egli, per qualche motivo, era malvisto dal governo francese, e fu mandato in prigione; fu condannato a morte probabilmente per la sua religione e ricchezza, e il giorno del suo processo, in aula era presente Felix che, indignato dalla condanna, si ripromise di aiutarlo ad uscire di prigione. Felix si recò di notte nella cella del turco, il quale gli ripromise una sostanziosa ricompensa, che Felix rifiutò. In un'altra occasione, quando vide la faccia di Felix davanti a quella di sua figlia, si accorse che Felix se ne era innamorato e chiese come ricompensa di sposare la figlia. Nei giorni successivi, Safie scrisse diverse lettere a Felix per ringraziarlo dell'aiuto e lamentarsi del proprio destino. Safie era figlia di un'araba cristiana, catturata come schiava dai turchi, che aveva conquistato il cuore di suo padre. Ella istruì la figlia nei principi della sua religione, e dopo la sua morte, Safie era angosciata dall'idea di ritornare in Asia e venire sepolta tra le mura di un harem. Invece, l'idea di sposare un cristiano e di occupare un posto in società, le sembrava un sogno. Il giorno dell'esecuzione fu fissato ma, grazie a Felix, il turco fuggì e tutti lasciarono la Francia per raggiungere l’Italia. In realtà il padre non voleva far sposare la figlia con un cristiano ma voleva che questa ritornasse a casa con lui e questo suo intento fu appoggiato dal fatto che il governo francese riuscì a scoprire il complotto, e così Agatha e suo padre furono mandati in prigione. Felix partì per Parigi per consegnarsi alla legge e liberare il padre e la sorella. Felix rimase in prigione cinque mesi prima del processo, e il risultato fu che la sua famiglia venne privata dei beni e condannata all'esilio perenne dalla Francia. Muhammadan disse alla figlia di dimenticarsi del tuo amore ma Safie non ubbidì e, raccolto un po' di denaro e di gioielli e dopo varie sventure, raggiunse la casa dell'innamorato. Una notte il mostro, durante la sua solita visita nel bosco, trovò una sacca di pelle con all'interno alcuni libri e del vestiario. | libri erano: "Il paradiso perduto", "Le vite di Plutarco" e "I dolori del giovane Werther” (Sorrows of Werther). La lettura dell'ultimo libro produsse uno strano effetto sul mostro, tanto da indurlo a porsi tutta una serie di domande a cui lui non era in grado di rispondere. Mentre con questo libro aveva appreso i concetti di disperazione e tristezza, Plutarco gli insegnarono ad amare gli eroi del passato. Il libro "Il paradiso perduto" suscitò, invece, più profonde emozioni, sentimenti di meraviglia e terrore. Dio aveva creato Adamo come una creatura perfetta mentre lui era senza speranza e miserabile. Il mostro aveva anche trovato nelle tasche dell'abito che aveva preso nel laboratorio di Victor dei fogli che ora era in grado di decifrare. Riportavano, come in un diario, tutti i progressi nel lavoro svolto da Victor; il mostro si era meravigliato di quanto Victor era ripugnato da questa creatura da lui prodotta e si preparava, nel migliore dei modi, all'incontro con i vicini, in maniera da non farsi accettare per compassione. Un giorno, quando il vecchio, che era cieco, era rimasto da solo, il mostro entrò in casa spacciandosi per un viandante che aveva bisogno di un po' di riposo. Il vecchio lo fece accomodare, e il mostro gli raccontò che stava andando da alcuni amici per chieder protezione, ma che aveva paura del loro giudizio. Il vecchio lo rincuorò chiedendogli di raccontare i particolari, quando ad un certo punto la porta si aprì: Agatha, alla vista del mostro, svenne, Safie scappò per la paura, mentre Felix gli si lanciò contro e lo colpì con forza. Il mostro non si difese, e senza che nessuno se ne accorgesse, si rifugiò nel suo capanno. Il mostro, arrivata la notte, scappò nel bosco e sfogò tutta la sua disperazione con un urlo, poi dichiarò guerra a tutta la specie umana ed in particolare a chi lo aveva creato. Sorse il sole, e il mostro si calmò e capì che il suo errore era stato quello di non essersi presentato bene a De Lacey. Decise così di ritornare al suo capanno. Il mattino dopo, dal capanno non vide più nessuno nella casa; ad un certo punto, vide Felix che, parlando con altri contadini, li avvertiva che avrebbe abbandonato la casa, perché il padre e le due donne erano troppo spaventati per stare ancora lì. Disperato, quella stessa sera, raccolte alcune sterpaglie dal bosco, il mostro distrusse il giardino, diede fuoco alla capanna e fuggi via. Si allontanò, e con una cartina geografica, iniziò il suo viaggio verso Ginevra, per vendicarsi di Victor. Solitamente viaggiava di notte per non farsi vedere ma, in prossimità della Svizzera, approfittando di un bosco e della bella stagione, lo attraversò di giorno. Ad un certo punto, udì delle voci: erano quelle di una bambina che stava scappando per gioco da qualcuno; improvvisamente, cadde nella corrente impetuosa di un fiume vicino, il mostro accorse, la trascinò sulla terra, ma l’uomo che la stava seguendo la prese e fuggì nel bosco ma successivamente, vedendolo, visto che il mostro l’aveva inseguito, gli puntò il fucile contro e lo ferì. Il mostro vagò ferito per molte settimane nei boschi, finché la ferita si rimarginò; riprese così il suo viaggio sino a raggiungere Ginevra due mesi dopo. Era sera quando arrivò, e così si nascose nei campi vicino alla città; si era appena addormentato quando la voce di un bambino lo svegliò. Il bambino gli si presentò davanti ed egli lo afferrò per un braccio e, spaventato, il bimbo gridò che era il figlio di Frankestein e, a quelle parole, il mostro lo prese per la gola per farlo tacere, e in un attimo lo ammazzò. Notò un ritratto al collo del bambino che luccicava, lo prese e andò a cercarsi un nascondiglio. Entrò in un fienile dove stava dormendo una ragazza, cercò di svegliarla, ma prima che lei lo facesse, le lasciò fra le vesti la medaglietta e fuggì. Il mostro chiese a Victor di creargli una compagna simile a lui, ma Victor si rifiutò, e allora il mostro lo minacciò di distruggerlo se non avesse acconsentito. Gli promise di andare a vivere nel sud- america in una zona isolata, a contatto con gli animali e senza uccidere nessuno. Victor fu preso dalla compassione ma, alla vista del suo aspetto, i suoi sentimenti si trasformarono in odio. Alla fine, acconsentì, a patto che il mostro lasciasse per sempre l'Europa e ogni altra zona abitata dagli uomini. Il mostro sparì, e Victor cominciò a scendere dalla montagna; arrivò a casa, e senza dire una parola, decise di dedicarsi al suo compito. Tornato a casa, trascorsero giorni e settimane, ma Victor non si decideva a cominciare il suo lavoro; avrebbe dovuto dedicare mesi e mesi al nuovo studio, ma ogni scusa era buona per non iniziare. La sua salute andava migliorando, e questo faceva piacere al padre, che un giorno gli chiese se avrebbe voluto per moglie Elizabeth. Il padre desiderava subito il matrimonio, ma Victor aveva bisogno di tempo per completare la sua opera. Accettò il matrimonio, ma chiesedi ritornare in Inghilterra: sistemato tutto, avrebbe potuto sposarsi. Il padre acconsentì, a patto che non andasse da solo, e senza dire nulla ad Elizabeth, convennero che il suo amico Clerval lo incontrasse a Strasburgo per proseguire il viaggio per l'Inghilterra. Victor partì alla fine di Settembre dalla Svizzera convinto che il mostro lo avrebbe inseguito; arrivò a Strasburgo, dove con Henry avrebbe attraversato il Reno giungendo a Rotterdam e proseguendo per Londra. Il
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved