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Riassunto frase semplice, Sintesi del corso di Linguistica

Riassunto teorico frase semplice

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

Caricato il 24/10/2023

ilaria-contu-1
ilaria-contu-1 🇮🇹

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Scarica Riassunto frase semplice e più Sintesi del corso in PDF di Linguistica solo su Docsity! 12. LA FRASE SEMPLICE 12.1 UNITA’ DI ANALISI E TERMINOLOGIA La comunicazione verbale avviene attraverso i testi, che sono unità di lunghezza variabile, caratterizzate dalla unità e dalla completezza. Tra le parole e i testi esistono varie unità intermedie: - I sintagmi sono unità intermedie tra la parola e la frase e sono costituiti da parole gruppi di parole che svolgono la medesima funzione (Marco ha regalato un libro a sua sorella  sono presenti due sintagmi, nominale ‘Marco’, costituito da una sola parola, verbale ‘ha regalato un libro a sua sorella’, struttura più articolata). - Le frasi semplici sono sequenze di parole ben formate e dotate di senso comprese tra due pause forti. Una frase semplice composta solo da sintagmi, cioè non contiene altre frasi (Giovanni corre). Le frasi semplici non dipendono da altre né dal punto di vista sintattico né dal punto di vista del significato e perciò sono dette frasi indipendenti. - Le frasi complesse sono composte da più frasi collegate tra loro (Andrea andò a teatro --- a vedere una commedia di Pirandello). Le frasi subordinate (a vedere una commedia di Pirandello) non sono indipendenti dal punto di vista sintattico e di significato.  Chiamiamo proposizioni le frasi principali, coordinate o subordinate che compongono una frase complessa. 12.2 LA STRUTTURA DELLA FRASE SEMPLICE Può essere analizzata da diversi punti di vista. - Analisi logico – grammaticale: individuiamo due componenti fondamentali, il soggetto, cioè l'elemento che determina l'accordo col verbo (voi cantate), e il predicato, composto sempre dal verbo espresso anche da altre parole dipendenti sintatticamente dal verbo e che insieme a esso formano il cosiddetto ‘gruppo del predicato’ (voi cantate una canzone napoletana in giardino). - Analisi del contenuto informativo: tiene conto del contenuto informativo, i due componenti fondamentali sono il tema (ciò di cui si parla, l'argomento della frase) e il rema (ciò che si dice a proposito del tema). - Analisi della struttura delle conoscenze: cioè lo scambio di informazioni che avviene aggiungendo a una parte dell'enunciato già nota, una parte nuova.  Normalmente il soggetto grammaticale coincide con il tema e con l'elemento noto, mentre il predicato coincide con il rema e con l'elemento nuovo. Non sempre è così, ‘è scoppiata una bomba!’, è presente solo un'informazione nuova, non possiamo distinguere tra noto e nuovo. 12.2.1 Valenza del verbo: nucleo, argomenti e circostanziali. Possiamo chiamare valenza il numero di caselle vuote che ciascun verbo richiede di riempire per del luogo frasi ben formate e dotate di senso compiuto. Ciascuna casella vuota richiede un argomento, esistono quindi verbi: - A zero argomenti o zerovalenti: che hanno senso compiuto da soli (piove). - A un argomento o monovalenti: che sono completati dalla presenza del soggetto (Paolo corre). - A due argomenti o bivalenti: che possono essere transitivi (Paolo sorseggia una bibita) o intransitivi (Paolo telefona a chiara). - A tre argomenti o trivalenti: che richiedono un soggetto, un oggetto diretto e un oggetto indiretto (Paolo regala una rosa chiara). Il verbo e i suoi argomenti costituiscono l'ossatura fondamentale della frase, il nucleo, cioè la parte fondamentale della frase. Al nucleo possono essere aggiunti ulteriori elementi, chiamati elementi circostanziali o extranucleari. 12.3 IL SOGGETTO Dal punto di vista grammaticale il soggetto è l'elemento della frase che si accorda morfologicamente col verbo. L'accordo riguarda il numero e in alcuni casi anche il genere. Dal punto di vista del significato, il soggetto può svolgere diversi ruoli: - Agente (Paolo scrive). - Paziente (Francesco è ammirato da tutti). - Esperiente (Giulio ammira un bel panorama). - Strumento (il coltello taglia la torta). Normalmente la funzione di soggetto è svolta da un nome o da un pronome (Carlo lavora in banca; voi ascoltate musica pop). Anche un'intera proposizione può essere soggetto, proposizione soggettiva (mi piace andare in barca a vela). Quando il soggetto è introdotto da una delle forme dell'articolo partitivo o delle espressioni un po’ di, alcuni, qualche, si parla di soggetto partitivo (qualche fiore in più starebbe bene. 12.3.1 La posizione del soggetto Normalmente precede il verbo ma all'interno della frase gli elementi circostanziali possono precederlo (Domani, alle 8 in punto, Marco andrà a correre nel parco). Il soggetto può seguire il verbo: - se si vuole metterlo in rilievo (l'ho sempre detto, io). - Se si vuole metterlo a confronto con un altro possibile soggetto (l'arrosto l’ho preparato io, non tu). Il complemento predicativo del soggetto è normalmente introdotto da: - Verbi copulativi (tuo cugino sembra furbo). - Alcune categorie di verbi passivi: o Appellativi (essere chiamato, essere detto). o Elettivi (essere eletto, essere nominato). o Effettivi (essere fatto, essere reso). Il complemento predicativo dell'oggetto è un aggettivo o un sostantivo che completa il significato del verbo e si riferisce grammaticalmente al complemento oggetto. I complementi predicativi, oltre a essere legati direttamente al verbo, possono essere introdotti da preposizioni, avverbi o locuzioni preposizionali (a, da, in per, come, quale, in qualità di, in conto di ecc). Ho avuto per maestro una persona eccezionale. 12.5.2 I principali complementi indiretti I complementi indiretti sono così chiamati perché si legano al verbo indirettamente, cioè per mezzo di una preposizione.  Complementi di termine Il complemento di termine è introdotto dalla preposizione a e indica il destinatario dell’azione espressa dal verbo. Dipende dal verbo (ho scritto una lettera a un amico; il fumo nuoce alla salute), ma può anche dipendere da aggettivi come piacevole, utile, inutile, favorevole, contrario, obbediente ecc. Esempio: stasera telefonerà a Luca; non abbiamo partecipato a quella riunione. Il complemento di termine può stare sia con i verbi transitivi sia con verbi intransitivi: - ho riferito (verbo transitivo) la notizia (complemento oggetto) a Marta (complemento di termine); - ho parlato (verbo intransitivo) a Natalia (complemento di termine). Quando il complemento di termine è costituito da un pronome personale, la preposizione a precede solo le forme pronominali toniche: ha parlato con me, ma mi ha parlato, si è rivolto a te, ma ti si è rivolto. I pronomi indiretti mi (me), ti (te), ci (ce), vi (ve), si (se), gli (glie), le, loro e il pronome relativo cui hanno funzione di complemento indiretto di per se stessi, senza bisogno della preposizione -a- e, tranne loro, occupano il posto immediatamente prima del verbo: → Alex mi (complemento di termine) ha regalato un fiore. Me (complemento di termine) lo (complemento oggetto) ha regalato per il mio compleanno. → Sono andato da Lucia e Marco e ho raccontato loro (complemento di termine) tutto. A CHI? A CHE COSA? Solitamente, quindi, il complemento di termine si colloca dopo il verbo; tuttavia nel parlato più familiare e spontaneo si colloca spesso all‘inizio della frase per metterlo in rilievo, e a volte si fa seguire anche dal pronome corrispondente (anche se è una ripetizione): → a Luca (complemento di termine) gli (ripetizione del complemento di termine) avevo detto di non andarci, ma lui ci è andato lo stesso.  Complemento d’agente e di causa efficiente I complementi d’agente e di causa efficiente sono introdotti dalla preposizione da e indicano l’essere animato da cui è compiuta l’azione espressa da un verbo passivo. Esempio: Giovanni è stato aiutato dagli amici; quel libro è stato comprato da Maria. Il complemento d’agente equivale al soggetto animato delle corrispondenti frasi attive: - Gli amici hanno aiutato Luca; - Maria ha comprato quel libro. In contesti formali, il complemento d’agente può essere introdotto dalle locuzioni preposizionali: da parte di, a opera di. Esempio: è stata aperta un’inchiesta da parte della magistratura. Anche il complemento di causa efficiente equivale al soggetto inanimato espresso dalla corrispondente frase attiva: - Le acque hanno sommerso il villaggio; - Una pietra ha rotto il vetro.  Complemento di specificazione Il complemento di specificazione è introdotto dalla preposizione di e illustra, chiarisce, specifica il significato del termine a cui si riferisce. Esempio: questo è il libro di Giulia; vorrei partire con il treno delle otto. Può indicare: - un’appartenenza generica: il nonno di Andrea; la porta di casa; - un rapporto di proprietà: la macchina di Laura; la giacca di Marco; - l’autore di qualcosa: le sculture di Michelangelo; le imprese di Napoleone. Nella maggior parte dei casi il complemento di specificazione dipende da un nome, ma può anche dipendere:  da un aggettivo: una libreria piena di libri; è un giovane desideroso di gloria;  da un verbo: si è ricordato di me; disponiamo di tutti i modelli che vede nel catalogo. È possibile che più di un complemento di specificazione si riferisca allo stesso elemento della frase: la tasca del cappotto di papà. DA CHI? DA CHE COSA? DI CHI? DI CHE COSA? TRA CHI? TRA CHE COSA?  Complemento partitivo Il complemento partitivo dipende da un elemento introduttivo (un nome, un aggettivo, un pronome o un avverbio che indicano una quantità) e specifica il tutto di cu l’elemento introduttivo rappresenta una parte. Il complemento partitivo è introdotto dalle preposizione tra (fra), di: non c’è niente di nuovo sui giornali di oggi; alcuni tra gli studenti si sono ritirati. L’elemento introduttivo può essere costituito da: o Nomi che indicano un numero, quantità o misura: la gran parte degli iscritti; o Numerali: tre d loro si sono isolati dal gruppo; o Comparativi o superlativi: il maggiore di fratelli; o Pronomi interrogativi, indefiniti: chi di voi è disponibile a partecipare al progetto? L  Complemento di mezzo Il complemento di mezzo indica la persona, l’animale o la cosa per mezzo del o della quale si compie l’azione espressa dal verbo. Può essere introdotto da: con, per, di, a, in, da, per mezzo di, mediante, per opera di, grazie a ecc.:  ci siamo sentiti per telefono;  vengo a scuola in autobus;  ho fatto questo disegno con i nuovi colori. Vediamo nello specifico l’uso degli elementi che introducono il complemento di mezzo:  per ⇒ questa preposizione dà l’idea di tramite; si accompagna di solito ai nomi di cosa, raramente a nomi di persona: ti manderò il materiale per posta; se non era per te non sarei venuto;  di ⇒ ha un valore moto vicino a quello modale (in che modo?): quell’uomo vive di elemosina;  a ⇒ ha anch’esso un valore molto simile a quello modale (ma come riferimento a un modello): le piace disegnare a matita;  in ⇒ si usa se allo strumento si accompagna anche un’idea di collocazione in un luogo reale o figurato: veniamo in macchina; CON CHE COSA? PER MEZZO DI CHI?  se il rapporto si presenta come un tutto unico, inseparabile, più che di un complemento di unione, si dovrà parlare di complemento di qualità: è un libro con bellissime illustrazioni; ho mangiato pasta col pomodoro. L  Complementi di luogo I complementi di luogo indicano il luogo reale o figurato in cui si volge un fatto, specificano la collocazione nello spazio di qualcuno o di qualcosa. I complementi di luogo, oltre che da gruppi nominali, possono essere costituiti da avverbi o locuzioni avverbiali: dove sei stato? Da dove vieni?; ti conviene passare da qui o dalle particelle avverbiali ne e ci: adoro Venezia: ci sono stata tante volte. Si distinguono quattro diversi complementi di luogo:  stato in luogo → vivo a Bologna;  moto a luogo → vado a Bologna;  moto da luogo → vengo da Bologna;  moto per luogo → passo per Bologna. COMPLEMENTO STATO IN LUOGO Il complemento di stato in luogo indica il luogo reale o figurato in cui ci si trova o avviene un’azione. Dipende solitamente da verbi che esprimono uno stato come essere, stare, restare, trovarsi, abitare, vivere, a differenza degli altri complementi di luogo che dipendono da verbi che esprimono movimento. In alcuni casi può dipendere da sostantivi come: soggiorno, sosta, permanenza e simili: la permanenza a Roma è durata tre giorni; il soggiorno in montagna è stato rilassante. Il complemento di stato in luogo può essere introdotto da: in, a, da, su, per, sopra, sotto, prima, dopo, al di là, vicino, presso o dalle locuzioni preposizionali accanto a, vicino a, nei pressi di, nelle vicinanza di ecc. COMPLEMENTO MOTO A LUOGO Il complemento moto a luogo indica il luogo verso cui si muove o verso cui è diretta un’azione. E’ introdotto dalle preposizione a, da, in, su, per, di, tra, verso, sopra, sotto, vicino, dentro, o dalle locuzioni preposizionali dalle parti di, nei pressi di ecc.: vado a Milano; torno a Roma; entro nel supermercato. COMPLEMENTO MOTO DA LUOGO Il complemento moto da luogo indica il luogo da cui si muove o da cui proviene un’azione. E’ introdotto dalla preposizione da (raramente di): vengo da Torino; sono uscito di casa alle sette. Dipende da un verbo che esprime un movimento verso un luogo, ma può dipendere anche da sostantivi di significato analogo come partenza, arrivo, salita, discesa ecc. DOVE? IN QUALE LUOGO? COMPLEMENTO MOTO PER LUOGO Il complemento moto per luogo indica il luogo attraverso cui si muove o si effettua un’azione. E’ introdotto dalle preposizioni per, da, di, tra, attraverso, in, o dalla locuzione preposizionale in mezzo a: siamo passati per il centro della città; il tram transita per la circonvallazione. .  Complemento di tempo Il complemento di tempo serve a richiamare, a chiarire le circostanze temporali in cui i fatti si svolgono; questo significa determinare l’epoca, la data, l’ora in cui i fatti avvengono o sono avvenuti. Questa determinazione di tempo risponde alla domanda “quando?” e prende il nome di complemento di tempo determinato. Se invece si determina la durata dello svolgimento dei fatti la domanda sarà “per quanto tempo?” e questa determinazione prende il nome di complemento di tempo continuato. COMPLEMENTO DI TEMPO DETERMINATO Il rapporto di tempo determinato è solitamente espresso mediante un sostantivo con significato temporale (ora, giorno, mese, anno, minuto, epoca, secolo ecc.). Il complemento di tempo determinato può essere introdotto da: in, a, di, al tempo di ecc., talvolta non ha un elemento introduttivo. Gli elementi che introducono il complementi di tempo determinato più frequenti sono:  in e a che introducono un significato di precisa collocazione nel tempo: sono nato nel 1980; mi sono svegliata all’alba;  di che introduce espressioni con valore avverbiale: di sera, di giorno, di notte, d’inverno, d’estate ecc.;  con che introduce la circostanza di tempo in coincidenza della quale avviene il fatto di cui si parla: mi sono alzato col sole;  al tempo di, nel periodo di, in occasione di, al tempo di: ci siamo conosciuti in occasione della laurea di suo figlio;  circa, intorno a, presso, su che si usano per indicare circostanze di tempo approssimate: siamo arrivati intorno alle tre, finirò di lavorare intorno a mezzogiorno. Come abbiamo detto a volte non c’è un elemento introduttivo, questo accade quando si indica una data o un tempo preciso: sono nato il 7 aprile 1980, o in caso di indicazioni temporali che indicano un’abitudine: il venerdì vado in palestra. Ci sono poi altre determinazioni temporali che rientrano nel tempo determinato e rispondono alle seguenti domande:  entro quanto tempo? Gli elementi introduttivi in questo caso sono: in, entro, nel giro di, nel tempo di: finirò la relazione in poco tempo; QUANDO? PER QUANTO TEMPO?  ogni quanto tempo? Si può esprimere in vari modi: la lezione c’è ogni sabato (il sabato-tutti i sabati); ti pagherò mensilmente (ogni mese);  quante volte in un dato tempo? Si può esprimere in vari modi: prendo il treno due volte al giorno per andare al lavoro, vado in montagna una volta all’anno;  quanto tempo prima o dopo? Sono partita un giorno prima di te; Marco è arrivato un’ora dopo la tua partenza;  quanto tempo fa? Indica un fatto già avvenuto rispetto al presente, la quantificazione del tempo è seguita da fa: sono arrivati tre giorni fa. COMPLEMENTO DI TEMPO CONTINUATO Risponde alla domanda “per quanto tempo?” e può essere introdotto da:  per, durante: è piovuto per tutto il giorno, mi sono addormentato durante la lezione; a volte per può essere sottinteso: restero in città (per) tre mesi;  su, intorno a, circa, all’incirca: indicano la durata approssimativa: lavora tutti i giorni sulle otto ore; circa e all’incirca possono anche essere posposti: ho riposato due ore circa;  il complemento di tempo continuato può essere introdotto anche da avverbi di quantità: poco, molto, tanto, parecchio, abbastanza: oggi ho studiato parecchio. Ci sono poi altre determinazioni temporali che rientrano nel tempo continuato e rispondono alle seguenti domande:  da quanto tempo? Esprime un fatto che dura ancora nel momento in cui si parla o nel momento in cui accade il fatto narrato, in questo caso l’elemento introduttore è da: stanno discutendo da un’ora;  per quando? Fino a quando? Indica il punto terminale nel tempo per un’azione già iniziata o ancora da iniziare, in questo caso gli elementi introduttori sono per e fino a: farete questo tema per domani, per consegnare il lavoro hai tempo fino a domani;  da qui a quanto tempo? Si introduce con le preposizioni tra o fra: ci vediamo fra un’ora;  con quale progressione nel tempo? In questo caso gli elementi che introducono sono: di…in, da…all’altro: migliori di giorno in giorno, ha cambiato opinione da un giorno all’altro. - Apposizione complessa: è collocata dopo il nome. L’apposizione può essere introdotta dalla preposizione da, dall’avverbio come o dalle locuzioni preposizionali in qualità di, in veste di: Andrea, da vero intenditore, preferisce i vini d’annata. 12.7 La frase indipendente Le frasi semplici sono autonome dal punto di vista sintattico dalle rasi che le precedono e le seguono e sono perciò dette indipendenti. Essi si possono classificare sulla base dell’intento comunicativo del parlante: informare su qualcosa, porre una domanda, esprimere un augurio ecc.  Dichiarative: esprimono un’asserzione;  Interrogative: pongono una domanda;  Esclamative: esprimono meraviglia o sorpresa;  Imperative: esprimono un ordine o un comando;  Desiderative: esprimono un desiderio o un augurio. 12.7.1 DICHIARATIVE Le frasi dichiarative sono le più comuni e non sono direttamente associabili a una particolare intenzione comunicativa del parlante. Possono comunicare un’esposizione di fatti, una dichiarazione di intenzioni, la descrizione di uno stato di cose ecc. Quando alla forma, le dichiarative si distinguono in: o Affermative: oggi fa caldo; ho visto un film; o Negative: non ho soldi; non si è accorto del cartello. 12.7.2 INTERROGATIVE Le frasi interrogative esprimono una richiesta e possono essere di tre tipi: 1. Interrogative totali, quando la domanda riguarda l’intero contenuto della frase. In questo caso la risposta è Sì/No: vieni con noi?; Hai comprato il giornale?; 2. Interrogative parziali, quando la domanda è focalizzata su uno degli elementi della frase, rappresentato da un avverbio, un pronome o dal gruppo aggettivo interrogativo + nome (chi, dove, quando, quale treno ecc.); 3. Interrogative disgiuntive, quando la domanda pone un’alternativa fra due o più elementi: preferisci il calcio o la pallacanestro?. Nel formulare una domanda, non si fornisce un particolare orientamento all’interlocutore per la risposta. Talvolta, però, la presenza di particolare espressioni (mica, forse, per caso ecc.) può indicare un orientamento negativo: - Ti ha raccontato quello che è successo l’altra sera? (Non) Ti ha mica raccontato quello è successo l’altra sera? - Hai racconto a Mario quello che è successo l’altra sera? Non avrai per caso raccontato a Mario quello che è successo l’altra sera? Il limite estremo delle domande a risposta orientata è costituito dalla interrogative retoriche, che contengono una risposta implicita. In questo caso la domanda non viene formulata per avere nuove informazioni, ma per dare un’affermazione maggiore rilievo e cercare al contempo l’assenso degli interlocutori: chi potrebbe far soffrire i propri genitori? Un tipo particolare di interrogativa è costituito dalle domande eco. Questo tipo di frase si ha solo nei dialoghi e si riferisce a una parte di quanto appena detto dal nostro interlocutore. In genere serve a chiedere maggiori precisazioni: sono stato a casa di Filippo, a casa di chi?; vorrei andare in via Jenner, in via?, ma possono essere usate anche per esprimere sorpresa o disaccordo nei confronti dell’interlocutore: bello questo quadro!, Bello?. Le interrogative dirette (frasi indipendenti) possono essere trasformate in interrogative indirette (proposizioni subordinate): - E’ arrivato Gianni?  voglio sapere se è arrivato Gianni; - Come stai?  dimmi come stai Le interrogative possano essere rafforzate con l’aggiunta mai: perché mai hai aperto quella lettera?; quando mai hai lavorato in vita tua?. 12.7.3 ESCLEMATIVE Le esclamative sottolineano che il contenuto della frase è inatteso ed esprimono sorpresa, meraviglia, stupore, gioia, rabbia ecc.: è tardi! 12.7.4 IMPERATIVE Sono frasi che hanno lo scopo di indurre qualcuno a fare qualcosa: possono quindi rappresentare un ordine, un consiglio, una preghiera, un’esortazione. Queste frasi presentano di solito il verbo all’imperativo (per la seconda persona singolare e plurale e per la prima persona plurale): dammi quel foglio!; chiudi la finestra! Le imperative possono essere anche in forma nominale: via di qui!; su le mani!. 12.7.5 DESIDERATIVE Sono frasi che esprimono un augurio, un desiderio, una speranza. Possono essere prive di un elemento lessicale introduttivo: fosse la volta buona!; trovassi mai un semaforo verde!. SCISSIONE E DISLOCAZIONE Nel parlato si fa ricorso con una certa frequenza alle frasi segmentate. Si tratta di particolari costruzioni, così chiamate perché sono il risultato di una trasformazione che suddivide l’informazione di un’unica frase in due segmenti. Le due forme più diffuse di frase segmentata sono la frase scissa e la dislocazione (a sinistra o a destra). FRASE SCISSA Nella lingua parlata si fa spesso ricorso alle frasi segmentate, così chiamate perché sono il risultato di una trasformazione che suddivide l’informazione di un’unica frase in due parti. Dal punto di vista comunicativo, questo tipo di costruzioni serve a concentrare l’attenzione dell’ascoltatore su un particolare elemento, isolandolo e mettendolo in evidenza rispetto al resto della frase. Al principio della frase si colloca l’informazione “nuova”, che si vuole evidenziare, isolandola dall’informazione “nota”, che è collocata nel secondo segmento:  è lui (informazione nuova) che mi ha portato il libro (informazione nota). La frase scissa è il risultato della suddivisione di una frase semplice in due frasi. È possibile mettere in evidenza i diversi elementi della frase:  il soggetto: Marco canta (frase semplice) → è Marco che canta (frase scissa);  il complemento oggetto: Lucia vuole il gelato → è il gelato che vuole Lucia;  un complemento indiretto: stavamo parlando di politica → era di politica che stavamo parlando;  un avverbio: ci dobbiamo vedere domani → è domani che ci dobbiamo vedere;  una subordinata: non mi piace parlare in pubblico → è parlare in pubblico che non mi piace. Il soggetto, il complemento oggetto, un altro complemento indiretto o anche una frase sono “estratti” dalla loro posizione e, accompagnati dal verbo essere in funzione di copula, formano una proposizione a sé (è Marco), mentre il resto della frase, introdotta da che, costituisce una seconda proposizione (che canta). Il verbo essere della prima frase concorda con la persona e il numero del soggetto della subordinata: Giovanni e Luca saranno interrogati → sono Giovanni e Luca che saranno interrogati. Con il pronome personale di prima e seconda persona la concordanza c’è solo se il pronome ha funzione di soggetto: tu hai ragione → sei tu che hai ragione. Quando il pronome ha la funzione di complemento oggetto la concordanza non c’è e il verbo essere è alla terza persona singolare: stanno chiamando te  → è te che stanno chiamando. La frase scissa ha anche una costruzione implicita, ma solo nei casi in cui l’elemento da evidenziare sia il soggetto. Il secondo elemento è introdotto dalla preposizione a e il verbo è all’infinito: Elena suonerà il violino → sarà Elena a suonare il violino; Francesca ha vinto → è Francesca ad aver vinto / è stata Francesca a vincere.
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