Docsity
Docsity

Prepara i tuoi esami
Prepara i tuoi esami

Studia grazie alle numerose risorse presenti su Docsity


Ottieni i punti per scaricare
Ottieni i punti per scaricare

Guadagna punti aiutando altri studenti oppure acquistali con un piano Premium


Guide e consigli
Guide e consigli

Riassunto gattopardo, Sintesi del corso di Letteratura Contemporanea

Riassunto completo e dettagliato del Gattopardo (temi, personaggi e sintesi del testo) Nozioni sulla vita dell'autore.

Tipologia: Sintesi del corso

2022/2023

In vendita dal 11/06/2023

sofiafrancescarusso_
sofiafrancescarusso_ 🇮🇹

4.6

(8)

24 documenti

Anteprima parziale del testo

Scarica Riassunto gattopardo e più Sintesi del corso in PDF di Letteratura Contemporanea solo su Docsity! Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Il gattopardo. Manuale di letteratura: Luperini, Perché la letteratura, Storia e antologia della letteratura italiana nel quadro della civiltà europea. L’opera fu pubblicata postuma nel 1958. Riscosse un grande successo e consenso sia da parte della critica che dal pubblico di lettori, anche se diverse furono le opinioni che polemicizzarono il romanzo, temendo un ritorno alla letteratura tradizionale intrinseca di atteggiamenti conservatori. I modelli d’ispirazione presenti si rifanno sia alla prospettiva ottocentesca (Balzac-Stendhal) che a quella novecentesca (Proust-Virginia Woolf). La prospettiva temporale assume un ruolo cruciale all’interno dell’opera, questa, infatti, seppur mostrando i connotati di un romanzo storico, presenta una suddivisione del tempo in quattro quadri tra loro staccati, la cui durata non supera le 24h; l’intreccio narrativo viene, dunque, articolato intorno all’eco che gli avvenimenti hanno nell’animo del protagonista. → Si attesta così una duplice trattazione del tempo: da una parte storica, lineare e progressiva, dall’altra immobile, analitica ed interiore. Sul piano ideologico, invece, è opportuno distinguere la prospettiva del protagonista, il principe di Salina, e quella del narratore: i due livelli mostrano una contrapposizione di pensiero, di fatto il Principe di Salina accetta il cambiamento, pur non rinunciando alla propria posizione (Tutto cambia e tutto resta uguale), il narratore invece è consapevole del cambiamento dettato dall’arrivo di Garibaldi e dalla prima borghesia. Riassunto personale. 1. Contesto storico: linee generali Il gattopardo fu scritto durante gli ultimi trent’anni di vita dell’autore (già maturo rispetto all’ingresso nella letteratura degli altri autori), che, per uno curioso caso del destino, conobbe la fama dopo la morte, di fatto il romanzo fu pubblicato postumo, permettendo di conseguenza allo scrittore di nascere, come tale, solo dopo la morte. Si sottolinea come la prima edizione del romanzo coincise con la pubblicazione del Consiglio d’Egitto e di Gli zii di Sicilia di Sciascia. In origine, entro il progetto dell’autore, l’arco temporale in cui doveva estendersi il romanzo non doveva superare le 24h, tale motivazione è da ritrovare nella profonda ammirazione di Tomasi di Lampedusa verso l’autore inglese James Joyce, in particolare nei confronti del romanzo Ulisse. Nonostante ciò, l’articolazione del romanzo presenta uno sviluppo di cinquant’anni, dal 1968 (anno in cui Garibaldi sbarcò in Sicilia) e il 1910 (cinquantesimo anniversario dallo stesso. Nello specifico l’arco temporale presente può essere raggruppato in tre macroaree:  Dalla prima alla quarta parte le vicende vengono disposte entro il 1860  Nella quinta e nella sesta parte vi è uno spostamento non solo temporale, ma anche tematico-contestuale: l’attenzione riguarda le vicende riguardanti l’unificazione nazionale, quindi la nascita del regno.  Entro le ultime due parti, rispettivamente settima e ottava parte, si registra un ulteriore salto temporale: al 1883, sezione dedicata alla morte del principe, e al 1910 momento in cui si fa leva su due elementi, il primo ha come obbiettivo quello di comunicare al lettore ciò che avviene dopo la morte di don Fabrizio e di rappresentare, come riportato nel sommario, la fine di tutto (questo aspetto viene emblematicizzato nella carcassa imbalsamata del cane Bendicò gettata dalla finestra e ridotta un mucchietto di polvere livida), con il secondo, invece, si cerca di dimostrare come l’attenzione di Tomasi, sia rivolta, non al principe, ma alla storia e all’esistenza umana che proseguono lungo il loro corso, indipendentemente dalla sorte del singolo. Il risorgimento di cui narra Giuseppe Tomasi di Lampedusa è legato a se stesso, alla propria memoria, racconta, infatti, di un periodo di cambiamento e distruzione (pressoché analogo al post seconda guerra mondiale) entro il quale è necessario scorgere un percorso biografico: la perdita delle certezze in Don Fabrizio, nonché l’espressione ‘’Lì ero nato, lì volevo morire’’, coincide con la perdita del luogo sicuro, nonché la distruzione della casa dell’autore stesso. Quanto al contesto storico entro cui viene ambientato il romanzo viene scelto, dall’autore, il risorgimento italiano, le vicende, infatti, prendono forma negli anni in cui avvengono le battaglie tra l’esercito Garibaldino (del quale fa parte anche il nipote del principe, Tancredi) e quello borbonico. NOTAZIONE STORICA→ Nella notte tra il 5 e il 6 maggio il corpo di spedizione garibaldino salpò da Quarto su due piroscafi, il Piemonte e il Lombardo; lo sbarco avvenne nelle coste marsalesi l’11 maggio, tre giorni dopo Garibaldi emanò il noto Proclama di Salemi, attraverso cui si rese noto la presa dell’isola in nome, e per conto, di Vittorio Emanuele II. L’operazione fu facilità dal supporto delle truppe marine britanniche, che riuscirono a tenere lontane la flotta napoletana. 2. Narrazione: tipologia Il narratore ha un ruolo esterno: gli unici casi in cui si presenta una partecipazione dello stesso si registrano entro dei confronti tra il contesto storico di cui il romanzo e gli anni contemporanei allo scrittore, dunque un confronto tra gli anni del risorgimento e quelli del post Seconda guerra mondiale/boom economico. La tecnica narrativa segue l’utilizzo del discorso diretto riportando diverse conversazioni tra i personaggi; alcune parti della narrazione presentano dei monologhi, propri ad esempio ai momenti di riflessione tipici del Principe Fabrizio. Lo stile paratattico conferisce maggiore enfasi alla narrazione, rendendola incalzante; il registro linguistico è formale, data la presenza d personaggi nobiliari, anche se in alcuni casi si ricorre a forme gergali e/o di tipo volgare. Vi è un frequente utilizzo di aggettivi, differentemente all’utilizzo della punteggiatura, che, usata di rado, di fatto sono presenti periodo molto lunghi. 3. La premessa. Nell’Avvertenza e nella Premessa all’edizione del Meridiano del 2004, dedicato alle Opere di Giuseppe Tomasi di Lampedusa, Gioacchino Lanza Tomasi (figlio adottivo), fa il punto delle edizioni del Gattopardo: costruisce le fasi della sua stesura, dà l’elenco delle edizioni del Gattopardo e ricostruisce le diverse fasi di stesura del romanzo. dal suono delle campane, così da riempire l’aria di baccano festoso. Tra i personaggi ad aspettarli c’erano: il sindaco Don Calogero, l’arciprete Trottolino, il notaio Don Ciccio Ginestra e altri, tra cui Ciccio Tumeo, l’organista del Duomo, suo amico di caccia, che portò Teresina, la cagna, poiché sapeva rendere il Principe felice. In questo contesto, quasi festoso, Tancredi era oggetto di grande curiosità (l’ammirazione rivoltagli lo riempiva di felicità). Le carrozze con i servi, i bambini e Bendicò andarono al palazzo, mentre gli altri dovevano assistere al Te Deum alla Chiesa Madre; una volta usciti dalla chiesa la Principessa invitò a cena per quella stessa sera il Sindaco, l’Arciprete e il Notaio. Il sindaco fece seguito anche la figlia, Angelica. Ad accogliere Don Fabrizio di ritorno dalla Chiesa Madre c’è Don Onofrio Rotolo, amministratore locale, che non aveva partecipato alle accoglienze ufficiali, poiché preferiva aspettare all’entrata del Palazzo. Don Onofrio Rotolo era una delle persone più stimate del Principe e forse la sola che non lo avesse derubato. Teneva il palazzo nello stato preciso in cui è stato lasciato. I due si presero una tazza di thè raccontando i pettegolezzi di Donna fugata. Mentre Don Fabrizio gustava il suo bagno caldo fu interrotto da Padre Pirrone, il gesuita, che lo vide completamente nudo, nonostante il Principe cercasse di coprirsi prima che egli entrasse dalla porta: l’arrivo di Padre Pirrone era dovuto alla volontà di informare il Principe dell’amore della figlia Concetta per Tancredi, il quale, a questo punto, avrebbe dovuto chiederla in sposa. Concetta cerca in questo modo di trovare la dote dal padre. Don Fabrizio inizia a pensare che la figlia stia sognando troppo in grande e che le attenzioni che Tancredi le riserva siano solo semplici fantasie. Inoltre, il Principe inizia a pensare che il matrimonio non sia totalmente vantaggioso a livello economico. Giunta l’ora di pranzo, la famiglia decise di tenere gli abiti del pomeriggio, per non scomodare gli invitati; tuttavia, quando il principe venne a sapere dal figlio che Don Calogero era in Frac ebbe un momento di titubanza, svanito nel vedere un abito di bassa qualità. Seguì l’arrivo di Angelica, stupendo tutti gli invitati data la bellezza, core a salutare la Principessa, la quale la elogiò, ricordano, inoltre, del loro ultimo incontro quando Angelica aveva appena tredici anni. (la descrizione di Angelica è a pagina 91) Inizia il pranzo: Tancredi si trova seduto tra Angelica e Concetta, che inizia ad ingelosirsi per come sia perfetta l’invitata; Tancredi cerca di dare eguali attenzioni ad entrambe, raccontando le vicende di guerra, alle quali faranno seguito due reazioni opposte: Angelica ride e Concetta piange. Segue lo spostamento della famiglia al Monastero di Santo Spirito, quindi la preghiera alla beata Corbera, antenata del principe e fondatrice del convento. Il monastero soggetto a clausura non prevedeva l’ingresso di uomini, fatta eccezione per il principe, data la discendenza. Viene esaltata la bellezza del posto in cui vi è un Gattopardo nella volta. Tancredi, leggendo l’atto di fondazione, scopre che il Principe può essere accompagnato da due gentiluomini, chiede, pertanto, allo zio di poter entrare, ma Concetta, ancora innervosita dai suoi comportamenti del pranzo, nega la sua entrata, lasciandolo fuori. Intanto Don Fabrizio si mostra compiaciuto del battibecco tra i due, considerandolo come un mezzo volto a ritardare la decisione di matrimonio. Il Principe salì nella libreria, da dove è possibile scorgere la dimora del sindaco e altre case; da lì scorge Tancredi vestito col suo “vestito da seduzione”. A dieci passi da lui un domestico con un cesto di pesche gialle con le guancette rosse. Vide che raggiunse la porta di casa Sedàra. Alter ego di Fabrizio (rispecchiamento e differenza) > Tancredi (l’Altro, e in quanto tale mostra l’adeguamento ai tempi, nonché la capacità di adattarsi a nuove realtà, emerge l’ammirazione da parte di Don Fabrizio, alla quale, tuttavia, si contrappone il disappunto.) La parte si conclude con la vicenda della fontana. Parte terza: ottobre 1860 Momento dedicato alla caccia.Tancredi invia una lettera al Principe chiedendo allo stesso il permesso di poter spostare Angelica: l’obbiettivo di tale decisione i rifà alla possibile unione tra le due famiglie, dalla quale, si genererebbe sangue nuovo. Il principe accoglie la lettera con entusiasmo, anche se i propri dubbi vengono confermati. (Segue la metafora dell’aereo). La decisione di Don Fabrizio viene comunicata, in segreto, alla moglie, la quale non reagisce nel migliore dei modi: inizia a piangere (Tancredi era considerato un traditore); la reazione del principe, ormai innervosito, vedrà lo stesso urlare. Insieme a Tumeo, il principe andrà a caccia: una lepre agonizzante fissa Don Fabrizio, il quale vedendo la sofferenza dell’animale, lo compatisce e si sente come lui. [Occhi carichi di dolore > Don F. rivede nei suoi occhi il senso di decadenza e morte che si sente addosso. La sensazione della morte se la portano dentro tutti i personaggi > causa di tutto ciò che succede lì. Si sente con maggiore intensità la colpevolezza del personaggio.] In un secondo momento, i due, sotto un albero, intrattengono una conversazione il cui tema ruota attorno alla questione politico, quindi il voto per l’annessione al Regno: don Fabrizio scelse il sì, Tumeo il no capendo che i voti fossero già truccati. Il principe fu informato di questo. Don Ciccio inizia a spiegare tutti i segreti della famiglia Sedara, tra cui quello del nonno Peppe Mmerda di Angelica: i racconti sconforteranno Don Fabrizio, per poi ragionare sul fatto che la parentela tra il nonno e lo zio della sposa non fosse così tanto stretta. Elogiano la bellezza di Angelica e il segreto della sua bellezza che deriva dalla famiglia dalla madre e di come sia cambiata da quando è tornata da Firenze. Don Fabrizio rivela che Tancredi ha mandato una lettera con richiesta di matrimonio minacciando Don Ciccio di tacere. Venne Don Calogero a palazzo e il Principe confessò il contenuto della lettera di Tancredi, di cui il sindaco era già a conoscenza dal momento che i due innamorati erano già stati visti, durante un bacio, il 25 settembre, nel giardino del palazzo. Entrambi espressero il loro consenso verso le nozze, ma Don Calogero sostenendo di essere un buon padre, vuole prima poter parlare con Tancredi. Successivamente fa presente a Don Fabrizio dei suoi titoli e i suoi possedimenti vantandosene. Parte quattro: novembre 1860. Primi accordi nuziali. Don Calogero e Don Fabrizio iniziano a frequentarsi e scambiarsi di opinione. Aneglica fa la prima vista in casa Salina e viene accolta con allegria, baci e abbracci ovunque. Don Fabrizio cerca di elogiare Tancredi al meglio. L’attenzione, a questo punto si sposta su Tancredi: il ritorno a casa con l’amico Conte Civiriaghi; la scrittura della lettera ad Angelica in cui la informa che circa due ore dopo sarà da lei; infinel’anello in regalo per l’amata (Anello dai ritratti cimiteriali, di zaffiro.) Con i ragazzi arrivati a Corte, la sensualità emanata da Tancredi e Angelica si riscoprono i piaceri e le sensazioni. Tancredi ed Angelica si dirigono verso un palazzo della famiglia, dal momento che la futura sposa dove conoscere ogni cosa, entrando all’interno di questa grande villa, con corridoi lunghissimi in cui ci si poteva perdere, arrivano accidentalmente davanti ad un armadio, con una porta chiusa all’interno: scoprono un piccolo appartamento da sei piccole camere disposte intorno ad un salotto, all’interno delle quali si eseguivano pratiche erotiche. Vicino scorgono una scatola contente fruste con macchie nerastre ed ogni genere di frustino. Scoprirono quindi la parte nascosta della villa. Tancredi si dispiace per come ha trattato Concetta, sua cugina, portando così dietro di sé Civriaghi, per cercare di colmare il vuoto da lui lasciato, ma la cugina non sembra apprezzare il gesto, rivolgendo all’amico uno sguardo di disgusto. Lei lo guarda con disgusto. In seguito, vi è l’arrivo di Chevalley dal Piemonte, poiché doveva parlare con Don Fabrizio di una questione che stava a cuore al Governo: richiede a Don Fabrizio di diventare Senatore, proposta a cui il principe non accetterà. Partenza all’alba e bel discorso pag.185. Parte quinta: febbraio 1861 Padre Pirrone torna a S.Cono dove era cresciuto. In sacrestia fece una rimpatriata col parroco. Le donne, i giovani e i bambini gli si affollarono intorno poiché era un uomo molto riconosciuto. Sistemò una faccenda familiare e cercò di far sposare sua nipote con suo cugino. Parte sesta: novembre 1862. Sono trascorsi due anni dall’arrivo di Garibaldi, Palermo ormai ha trovato una nuova stabilità, spesso venivano organizzati momenti collettivi e feste da ballo, ad una di queste prese parte anche la famiglia Salina, occasione in cui Angelica fu accolta, dopo esser stata presentata, da tutti. Nonostante l’atmosfera, Don Fabrizio descrive il ballo con note negative cercando di fuggire via: le donne presenti non erano gradite, molte delle quali erano precedenti amanti, divenute con l’età, brutte. Emergono segni di allucinazione, la realtà si sta trasformando, i partecipanti hanno caratteristiche animalesche. La società di cui fa parte non è più la stessa, il ruolo nobiliare non conta più. Decide così, si spostarsi in un ambiente in cui si sentisse più a suo agio: la biblioteca, dove noterà il quadro della ‘’Morte del Giusto’’, un dipinto pieno di malinconia. La porta si apre ed entrano Angelica e Tancredi ancora euforici per il ballo, ma stanchi. Angelica chiese di ballare la mazurka al Principe insieme, il quale contento della proposta disse di ballare il primo valzer insieme. Tancredi per scherzo, forse no, si ritiene geloso di lasciare la sua amata. Gran buffet e Don Fabrizio sceglie di sedersi vicino Pallavicino, invece che Tancredi, poiché aveva paura di esser noioso per loro due giovani. Si vide costrette a fare conversazione con Pallavicini. Il ballo continuò fino alle sei del mattino, nonostante dovesse finire tre ore prima, non era educato andarsene prima, cosicché Stella: Anche Stella, la Principessa, è in fondo una estranea: quell'ombelico di lei mai visto è simbolo significativo di una mancata conoscenza interiore e assenza di comprensione. Completamente suddita del marito "tiranno, verso il quale il corpo minuscolo si protende in una vana ansia di dominio amoroso", questa donna bigotta è personaggio scialbo e senza nessuna rilevanza perché la famiglia Salina è prettamente patriarcale e, di conseguenza, la moglie e i figli non hanno nessuna possibilit di intervento. à̀ I figli e Tancredi: il mancato dialogo tra genitori e figli rende più acuto il conflitto tra le generazioni, tanto che uno dei figli di don Fabrizio, solo il secondogenito, Giovanni, riesce a dire di no a questo tipo di impostazione famigliare, ad avere il coraggio di rompere con un mondo in cui non crede, conquistando a proprie spese libertà e indipendenza. La figura di questo giovane non è da sottovalutare, perché è forse l'unica persona che il Principe ami veramente; è il solo che riesce a risvegliare un tenero e ansioso pensiero in questo padre freddo e distaccato. Probabilmente l'amore del Principe per Giovanni è una sorta di narcisismo, in quanto in lui vede un po' sé stesso, è l'unico che gli rassomigli; anche il figlio infatti ha in un certo senso "corteggiato la morte", anzi "con l'abbandono di tutto ha organizzato per sé quel tanto di morte che è possibile metter su continuando a vivere”. Nessun legame affettivo esiste invece tra don Fabrizio e il primogenito Paolo, che è posto in ridicolo per quella sua morbosa passione per i cavalli che sar la causa della sua morte; moltoà̀ meglio se al suo posto fosse stato Tancredi. La stima e l'affetto che il Principe prova per il giovane nipote potrebbe far credere che almeno con lui egli riesca ad instaurare un profondo legame affettivo; in Tancredi invece il Principe proietta ciò che avrebbe voluto essere: i sogni che non è mai riuscito a realizzare, l'ambizione di salire sempre più in alto e la capacità di adattarsi agli eventi con tutti i compromessi che occorrono. Tancredi si adatta molto bene alle nuove condizioni politiche, essendo guidato non certo da incrollabili ideali, quanto da opportunismi e interessi personali. Don Fabrizio non lo stima per questo, ma lo ammira perch riesce a non soccombere e a sfruttare a suo vantaggio unaé́ situazione rovinosa. L'ammirazione per il nipote lo spinge anche ad aiutarlo sia con sovvenzioni in denaro sia favorendo il matrimonio con Angelica a spese dell'amore di Concetta per il cugino, sacrifica la figlia all'ambizione di Tancredi che richiede una donna molto più ricca e più brillante di lei. Del resto, le reazioni di Concetta al matrimonio Falconieri-Sedara non sono neppure prese in considerazione, se non cinquant'anni dopo, quando questa ripensa a quel lontano passato e si compiace quasi di essere stata vittima del sacrificio voluto da padre e del suo orgoglio rabbioso che l'aveva portata a non difendere il suo amore. Angelica: Così vince Angelica; ma ella paga cara la sua vittoria uscendo dal romanzo come figura alquanto goffa e volgare nonostante la sua travolgente bellezza. Tomasi, pur abbagliato dalla grazia femminile, presenta Angelica negativamente, affidando a Concetta il compito di scoprire in lei i difetti che gli altri non riescono a scorgere. Certo che la sensualit che lei emana può richiamare alla mente lenzuola che sanno di paradiso,à̀ ma la sua rozza origine è implicita in tutta la sua descrizione, dalla "groppa stupenda" che disegna nell'inchinarsi davanti alla Principessa, al soprannome del nonno che don Fabrizio tiene a precisare, al suo cinismo e al suo egoismo. Angelica è così personaggio tutto fatto di esteriorità̀ appariscente e Tomasi si mostra crudele nei suoi confronti quando indica la precarietà della sua bellezza accennando alla malattia che la trasformerà in larva umana. DON CALOGERO SEDARA: Angelica, d'altra parte, non poteva essere presentata in maniera più adeguata, perché è figlia di don Calogero, l'uomo che simboleggia il nuovo ceto vittorioso e tanto disprezzato da don Fabrizio. Il Principe è tuttavia costretto ad apprezzare l'intelligenza e le capacità di quest'uomo che è riuscito, anche a danno degli altri, a costruirsi una ricchezza. Non potendo combattere ad armi pari, don Fabrizio si vendica di Sedara con l’ironia che tocca i suoi abiti, le sue imperfette rasature, i lezzi di sudore, i mezzi con cui si è affermato e la sua capacità di procedere nella “foresta della vita con la sicurezza di un elefante che, svellendo alberi e calpestando tane, avanza in linea retta non avvertendo neppure i graffi delle spine e i guaiti dei sopraffatti” . L’orgoglio di classe porta il Principe ad assumere nei confronti di questo personaggio un forte senso di superiorità, che tuttavia risulta sterile perch i risultati delle vicende storiche darannoé́ ragione a don Calogero. 7. I temi La “trascendentalità” del principe rispetto al suo ambiente e alla storia politica si fonda su un sistema stilistico che ha già raggiunto la perfezione e che quindi non può prevedere altro che la ripetizione. È un sistema di buone maniere inespugnabili, di distacco, imperturbabilità, scetticismo: ed ha i suoi correlativi oggettivati nelle costellazioni, nelle sfere celesti che il principe studia come astronomo, negli arredi, nelle abitudini. Ecco tutto ciò che nel romanzo e nel suo protagonista si oppone alla Storia e la contesta: le pareti e i soffitti dipinti, le favole e le figure mitologiche che abitano i palazzi, l’osservatorio astronomico del principe di Salina, i calcoli matematici a cui si dedica, la qualità del cibo e dell’abbigliamento, le forme del comportamento e del linguaggio, la cura del corpo e infine l’alleanza fra mitologia e astronomia, favole antiche e scienza della natura, presidio di una classe che aveva vissuto se stessa come perenne. La religione: Il primo capitolo del romanzo si apre sulla famosa recita del Rosario introdotta dall’ultima frase dell’Ave Maria: «“nunc et in hora mortis nostrae. Amen”» e si chiude con la prima frase dell’antifona mariana: «“Salve Regina, Mater misericordiae...”». Il primo capitolo del romanzo è dunque racchiuso dentro la cornice del Rosario, di cui vengono riportate solo le due brevi citazioni che concernono la Madonna nella sua funzione di Mater pia e misericordiosa. Ma dentro questa cornice cattolica risaltano le divinità pagane dipinte nei pavimenti e negli affreschi del salone di villa Salina, tra i quali gli Dèi maggiori dell’Olimpo» che «sorreggevano di buon grado lo stemma azzurro del Gattopardo, un oggetto quest’ultimo investito in sommo grado dal Principe come è stato egregiamente dimostrato dalla critica. Il titolo definitivo del romanzo, Il Gattopardo, coinciderà infatti col nome stesso e con l’immagine dello stemma nobiliare garante delle antiche e consolidate origini feudali del Principe di Salina. La chiesa cattolica è presente in molte forme diverse: Padre Pirrone, il convento di clausura a Donnafugata, le cerimonie sacre, i monasteri di Palermo, il rito del Rosario, il sacramento della confessione, le reliquie dei santi, etc. Eppure, non vi è traccia alcuna di referenti cristiani né all’interno di casa Salina. Astronomia: «”Vedi, tu Bendicò, sei un po’ come loro, come le stelle: felicemente incomprensibile, incapace di produrre angoscia.”» (ibid.: 97). Non c’è dunque angoscia di morte nel regno delle stelle, la morte sembra al contrario coincidere con un ideale atarassico, con una sorta di aspirazione nirvanica. Contrariamente ai suoi antenati, Don Fabrizio possiede forti e reali inclinazioni alle scienze matematiche che applica all'astronomia traendone sufficienti riconoscimenti pubblici e gustosissime gioie private, probabilmente legate alla scoperta di due pianetini: Salina e Svelto. Il suo orgoglio e la sua inclinazione all'astronomia sono talmente legate che la precisione dei calcoli matematici con cui riesce a prevedere i movimenti degli assi, fa credere all'orgoglio del principe che quei moti siano regolati dai suoi calcoli. L'astronomia è molto importante per il Principe perché ha su di lui non solo il potere di estraniarlo dalle occupazioni quotidiane, ma anche quello di elevare il suo spirito ad una visione rasserenante dell'universo. Lo studio dell'astronomia fa dimenticare al Principe tutti gli aspetti più meschini della vita, infatti anche al ballo a palazzo Ponteleone, Don Fabrizio desidererebbe andare all'osservatorio, perché non si trova a suo agio tra quelle persone che lo considerano uno 'stravagante' proprio per il suo interessamento alla matematica. La morte: il tema che permea di sé direttamente o indirettamente tutto il libro è quello della morte. Presentata verbalmente fin dalla prima battuta del romanzo nel frammento dell’Ave Maria (“Nunc et in hora mortis nostrae”), si concretizza in immagine visiva nel ricordo del soldato che giace morto nel giardino di villa Salina o in quella del coniglio colpito durante la caccia: quel coniglio dai grandi occhi neri “carichi di un dolore attonito rivolto contro tutto l’ordinamento delle cose”. Ma il tema tocca il suo vertice nel capitolo del ballo a palazzo Ponteleone, capitolo abilmente costruito sull’antitesi tra il sentimento della morte e un simbolo, il ballo, della vita. Tutto il sesto capitolo è dominato dai pensieri del Principe mentre guarda una copia della “Morte del Giusto”; e Tancredi, quasi evocato telepaticamente, sintetizza le gravi riflessioni dello zio con la domanda: “Corteggi la morte?”. Tutta la vita del Principe del resto è attesa e preparazione alla morte, tanto che egli giunge a dire “finché c’è morte c’è speranza”; Tra i pensieri più ricorrenti del Principe c'è la morte, che viene considerata come desiderio di staccarsi dalle noie, dalle angosce e dalle inquietudini della vita e di trasferirsi in un mondo più puro e più sereno. Il tema della morte diventa il più importante nel settimo capitolo intitolato "La morte del Principe": la morte non è sentita dal protagonista come un totale annullamento della persona, né come un passaggio nell'oltretomba cristiano, sebbene non manchi il prete con le ultime preghiere rituali. La morte, invece, che è sempre stata un miraggio per il Principe, viene percepita come uno sgretolarsi della personalità legato ad un vago presagio di una vita non terrena. Il Principe muore all'età di 73 anni e la morte gli si presenta con le sembianze della "creatura bramata da sempre" che amorosamente si avvicina a lui . Venere- Morte diventa una giovane signora, con un vestito marrone da viaggio ad ampia tournure, un cappellino di paglia ornato da un velo, e la mano inguantata di camoscio. "Giunta faccia a faccia con lui sollevò il velo e così, pudica ma pronta ad essere posseduta, gli apparve più bella di come mai l'aveva intravista negli spazi stellari". La bellezza non è che quest' ultimo sguardo, astrale, erotico e funerario, che si cela dietro le eleganze della scrittura. L’amore: Contrasto fra amore coniugale e passionale-carnale: Angelica-Tancredi avrebbero potuto dare all’autore lo spunto per una compiuta storia d’amore, ma l’amore non è un tema
Docsity logo


Copyright © 2024 Ladybird Srl - Via Leonardo da Vinci 16, 10126, Torino, Italy - VAT 10816460017 - All rights reserved